I PAESI POVERI FALSANO I DATI SULLE VACCINAZIONI
Autore: Anna Bono
Una ricerca finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation e pubblicata lo scorso dicembre dalla rivista britannica The Lancet rivela che tra il 1986 e il 2006 decine di paesi in via di sviluppo hanno falsato i dati relativi al numero di bambini vaccinati grazie alle campagne internazionali di prevenzione finanziate dalle Nazioni Unite e da altri organismi dichiarando cifre molto superiori a quelle reali allo scopo di ottenere più ingenti contributi. “L’entità dello scarto tra i dati forniti e la situazione reale è enorme” ha spiegato Christopher Murray, docente alla University of Washington e direttore della ricerca. I bambini effettivamente vaccinati contro malattie come tetano, difterite e pertosse complessivamente sono la metà di quelli dichiarati, vale a dire sette milioni invece di 14 milioni, ma in paesi come il Pakistan, la Liberia e lo Zambia il numero è addirittura quattro volte inferiore a quello riportato dalle Nazioni Unite in base ai dati forniti dai rispettivi governi. Benché alcuni studiosi sostengano che forse l’entità del problema è stata esagerata, i finanziatori delle campagne di vaccinazione stanno prendendo molto sul serio i risultati dell’indagine. La GAVI, Global Alliance for Vaccines and Immunization, un’organizzazione che consegna ai governi dei paesi poveri 20 dollari per bambino vaccinato, ha sborsato 290 milioni di dollari quando ne avrebbe dovuti pagare soltanto 150 milioni. Adesso ha deciso di sospendere tutti i finanziamenti fino a quando i governi chiamati in causa non avranno chiarito in maniera esauriente la loro posizione. È il minimo che possa fare dal momento che nell’illustrare la propria missione afferma: “La GAVI alliance è un’organizzazione che raccoglie risorse pubbliche e private in un globale intento di ampliare l’accesso ai benefici dell’immunizzazione. Lo fa con precisione e in modi creativi e innovativi per garantire che i contributi dei donors servano davvero a salvare vite umane nelle comunità e nelle regioni più povere del mondo e contribuiscano a renderle autosufficienti”. “E’ così che si fanno i soldi – ha commentato Ken Hill, docente di salute pubblica ad Harvard, dopo aver letto il rapporto – si esagera il numero dei morti oppure il numero di coloro che sono stati salvati”: in entrambi i casi – per la gravità del problema o per l’efficienza dimostrata nello spendere bene il denaro ricevuto – gli organismi internazionali stanziano altri e maggiori fondi. Sulla destinazione del denaro così incamerato, l’International Policy Network, un think tank londinese, non ha dubbi: come al solito, qualche conto privato in una banca svizzera. La ricerca solleva dei punti interrogativi sull’attendibilità di altri dati riguardanti la situazione sanitaria dei paesi poveri forniti dall’ONU. Già in passato il Palazzo di Vetro è stato criticato per l’imprecisione dei suoi rapporti. Come si ricorderà, nel 2007 ha dovuto drasticamente rivedere i dati relativi alla diffusione del virus HIV dopo aver adottato nuovi metodi di rilevazione.
Fonte: 12-1-2009
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