BastaBugie n�46 del 05 settembre 2008

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1 INDIA, LA CACCIA AI CRISTIANI NON SMUOVE L'OCCIDENTE

Autore: Gianpaolo Barra - Fonte: fonte non disponibile
2 PERCHÉ SONO DIVENTATO CATTOLICO (E SONO FELICE DI ESSERLO): ECCO L'AMERICA CHE NON TI ASPETTI
Il cattolico di Bush: Padre Neuhaus spiega i motivi che stanno trasformando gli Usa in un paese papista
Autore: Roberto Persico - Fonte: fonte non disponibile
3 IL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE ECCLESIA DEI: IL PAPA VUOLE IL RITO ANTICO IN OGNI PARROCCHIA
Ancora a proposito di liturgia
Fonte: fonte non disponibile
4 EUROPA ALLO SBANDO, SUBENTRA L'ISLAM
La faraonica moschea di Colonia si farà
Fonte: fonte non disponibile
5 ZAPATERO VUOLE IMPORRE L'ATEISMO DI STATO (COME IN FRANCIA)
Il teologo Prades: pronta una legge per ridurre a minoranza i cattolici e interferire nelle questioni della Chiesa.
Autore: Caterina Maniaci - Fonte: fonte non disponibile
6 SPAGNA: NON BASTAVA ZAPATERO, CI SI METTE ANCHE UN PARROCO!

Fonte: fonte non disponibile
7 PIO XII: 11.000 EBREI IN SALVO AI CARAIBI

Autore: Lorenzo Fazzini - Fonte: fonte non disponibile
8 BENEDETTO XVI: I MERITI DI PAOLO VI IN UN MOMENTO DIFFICILE PER LA CHIESA

Autore: Gianteo Bordero - Fonte: fonte non disponibile
9 GLI ANGELI, MESSAGGERI DI DIO: ECCO COSA DICE LA BIBBIA
L’esistenza degli angeli è ampiamente documentata nelle Sacre Scritture. Ecco qualche esempio dall’Antico Testamento.
Autore: Julio Loredo - Fonte: fonte non disponibile

1 - INDIA, LA CACCIA AI CRISTIANI NON SMUOVE L'OCCIDENTE

Autore: Gianpaolo Barra - Fonte: fonte non disponibile, 30 Agosto 2008

Questa notizia è dedicata soprattutto a coloro che si informano soltanto attraverso il TG1 delle 20. Costoro infatti, ancora non sanno che in India, più precisamente nello stato dell'Orissa, si è scatenata la caccia al cristiano da parte dei fondamentalisti indù. Finora il bilancio parla di 14 morti, una cinquantina di chiese distrutte, centinaia di case bruciate o distrutte, villaggi messi a ferro e fuoco, decine di migliaia di sfollati. Le violenze anti-cristiane in Orissa  vanno avanti da molto tempo, ma l'ondata scatenatasi in questi giorni non ha precedenti. Ad innescarla la morte di un leader religioso indù, pretestuosamente attribuita ai cristiani proprio per scatenare la reazione. A fomentare le violenze sono i gruppi estremisti indù, che mescolano il fondamentalismo religioso al nazionalismo più estremo, ma le autorità locali appaiono compiacenti mentre il governo centrale non sembra avere né la forza né la volontà di fermare le violenze.
Per questo motivo la Chiesa indiana ha ieri chiuso per protesta le 25mila scuole cattoliche dell'India, un pilastro del sistema educativo indiano. “La protesta intende ricordare la carneficina dei cristiani nell’Orissa – sottolinea il card Osvaldo Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, in un articolo pubblicato da Asia News – acuita dall’incapacità del governo centrale di fermare le violenze, mentre nel Paese monta un sentimento anti-cristiano e i fedeli sono torturati e uccisi”. Il prelato afferma di voler mandare “un segnale chiaro” non solo all’India, ma in tutto il mondo sull’importanza della presenza della comunità cristiana, da sempre in prima fila “nel sociale, nell’educazione e nell’opera di assistenza verso i bisognosi”. Un’opera ancora più significativa in India perché “non tiene conto della differenza di casta” e abbraccia “tutta la popolazione”.
Ed è proprio quest'ultimo uno dei motivi fondamentali dell'odio anti-cristiano, la minaccia che la presenza cattolica porta a quella forma di schiavitù che è il sistema delle caste, difeso con forza dai gruppi nazionalisti indù. Se ne parlerà più diffusamente nel numero del Timone di settembre-ottobre, ma intanto invitiamo tutti i nostri lettori a manifestare solidarietà con i cattolici indiani, sia con la preghiera sia con la diffusione delle informazioni, che sulla stampa occidentale passano con il contagocce. Del resto lo sappiamo già: le violenze contro i cristiani non smuovono le coscienze, non mobilitano i media e le star dello spettacolo e dello sport. Che diamine, non siamo mica il Tibet!
Tocca comunque a noi per primi mostrare solidarietà ai nostri fratelli nella fede. Nel modo più concreto che esista: con il digiuno e la preghiera. Segnaliamo per questo l'iniziativa dell'istituto missionario PIME a Milano, una veglia pubblica di preghiera e digiugno che si terrà il 5 settembre, giorno della festa liturgica della beata Madre Teresa di Calcutta. L'appuntamento è per le ore 18 nella chiesa di San Francesco Saverio in via Monterosa 81, a Milano.

Fonte: fonte non disponibile, 30 Agosto 2008

2 - PERCHÉ SONO DIVENTATO CATTOLICO (E SONO FELICE DI ESSERLO): ECCO L'AMERICA CHE NON TI ASPETTI
Il cattolico di Bush: Padre Neuhaus spiega i motivi che stanno trasformando gli Usa in un paese papista
Autore: Roberto Persico - Fonte: fonte non disponibile, 16 Giugno 2008

Padre Richard Neuhaus è uno dei personaggi più popolari, e più criticati, nel mondo religioso nordamericano. Nato in Canada, figlio di un pastore luterano e pastore a sua volta, nel 1990 è stato accolto dal cardinale O’Connor nella Chiesa cattolica. «Sono diventato il cattolico che ero»: così padre Richard ha sempre commentato quella che non considera una “conversione”, ma l’approfondimento fino alle radici della fede che ha sempre vissuto. Consigliere molto ascoltato di George W. Bush, è noto da un lato per la difesa delle posizioni tradizionali della Chiesa contro le derive postconciliari, dall’altro per la volontà di dialogo cordiale col mondo protestante. Tanto che uno scritto del 1995, Evangelicals and Catholics Together: Toward a Common Mission, è stato accusato di sorvolare su fondamentali questioni di fede per promuovere un programma politico neoconservatore. Ma padre Richard non se ne cruccia, e prosegue il suo lavoro, confortato tra l’altro a lungo dall’amicizia di Giovanni Paolo II. Lo splendore della verità, da poco nelle librerie italiane grazie a Lindau, è l’occasione per farsi un’idea di prima mano. Nel libro Neuhaus racconta la propria vicenda personale, sullo sfondo di quella della religiosità americana. Veniamo così a sapere che negli ultimi tempi la Chiesa cattolica del nuovo mondo ha ricevuto duecentomila convertiti all’anno, che decidono di compiere il passo nonostante l’ostruzione dei tanti preti e suore “maniaci dell’ecumenismo” (“ecumaniaci” li definisce lui) che cercano con ogni mezzo di rimandarli alle chiese di provenienza. E scopriamo anche che le voci dei cattolici a favore dell’aborto, del sacerdozio femminile e simili, così rumorose sui media, sono in realtà sparuta minoranza. Insomma, quella di Neuhaus è una storia personale che può illuminare un lato tanto determinante quanto sconosciuto o frainteso dell’anima della più importante nazione del mondo. Specie oggi che qualcuno non esita a ipotizzare addirittura un possibile avvicinamento di Bush alla fede cattolica.
Padre Neuhaus, in uno dei passaggi del libro scrive di un gruppo di “autentici interpreti” del Concilio Vaticano II che aveva lanciato la raccolta di un milione di firme a sostegno delle proprie proposte, ma in due anni ne aveva racimolate in tutto 34 mila. La Chiesa cattolica americana potrà mai mostrare il suo vero volto oppure questa minoranza “critica” continuerà ad essere promossa come la “vera” Chiesa?
I sostenitori della Chiesa “postconciliare” non sgombreranno il campo tanto facilmente. Tuttavia il cardinale di Chicago Francis George ha affermato di recente che «il progetto di un “cattolicesimo liberal” si è esaurito». Ha ragione, nel senso che quelli che si erano messi contro la tradizione, e specialmente contro il Magistero, ormai sanno di non essere il futuro della Chiesa.
Lei racconta di centinaia di migliaia di conversioni nonostante i tanti cattolici “ecumaniaci”. Ma se la Chiesa fa così poco per guadagnare nuovi fedeli, perché tanta gente è spinta alla soglia di Pietro?
Credo che la verità abbia la sua forza di gravità nell’attirare gente in cerca di una sintesi convincente di fede e ragione. Inoltre, se è vero che i cattolici non sono sfavillanti nella loro opera di evangelizzazione, la maggior parte dei fedeli sono attivamente impegnati, anche se a volte solo con la preghiera, perché determinate persone entrino in piena comunione con la Chiesa. Anche l’esempio di numerosi accademici e intellettuali cristiani non cattolici ha una grande influenza. Un itinerario tipico parte dal retroterra di una delle tante denominazioni protestanti, arriva poi a una tradizione con una più forte dimensione liturgica, come la luterana o l’anglicana, e approda infine al cattolicesimo, come una sorta di post-laurea della carriera scolastica cristiana.
Lei presta molta attenzione all’enciclica Humanae vitae, e il Papa ha appena riaffermato la sua importanza. Pensa che stia arrivando il tempo in cui i cattolici possono riscoprirne il valore profetico?
Sì, è il quarantesimo anniversario della Humanae vitae e una quantità sorprendente di persone dicono che è stata “profetica”. Nel prossimo numero di First things (il mensile diretto da Neuhaus, ndr) ci sarà un lungo articolo di Mary Eberstadt, anche lei un’importante convertita al cattolicesimo, che offre un’ampia rassegna di queste posizioni. Le devastazioni prodotte dall’aborto, dal fallimento dei matrimoni e dalla divisione delle famiglie testimoniano la saggezza dell’Humanae vitae.
Che effetti ha avuto il viaggio del Papa sui cattolici americani o sulla posizione dei non cattolici nei confronti della Chiesa di Roma? E quali altri effetti pensa potrà avere in futuro?
È troppo presto per dire quali saranno gli effetti a lungo termine, ma senza dubbio la visita del Papa è stata un trionfo. Molta gente, e immagino anche lo stesso Pontefice, è rimasta sorpresa dal livello dell’accoglienza. Ma sono stati soprattutto la sua delicatezza, la sua gentilezza e il suo candore a dare alla visita così grande impatto. Grande importanza ha avuto il modo in cui ha affrontato il problema degli abusi sessuali, prima ancora di atterrare in America. «Mi vergogno profondamente»: se i vescovi di qui avessero trovato un modo per dire insieme questa cosa quando scoppiò lo scandalo, nel 2002, sarebbe stato tutto molto diverso. Purtroppo invece i vescovi hanno assunto in generale un atteggiamento difensivo, legalistico e incline all’autodiscolpa, cosa che ha peggiorato la situazione. Speriamo che l’esempio di Benedetto cambi le cose. Ma soprattutto, nei suoi discorsi il Papa ha presentato il Vangelo e la comprensione cattolica del Vangelo come una prospettiva invitante per chi voglia vivere la vita come una grande avventura morale e spirituale.
Pensa che l’atteggiamento dei cattolici sia importante per la politica americana, e in particolare in vista delle prossime elezioni presidenziali?
Certo, ci sono 65 o 70 milioni di americani che si dicono cattolici, e questo è un pacchetto di voti che non può non avere un peso in qualsiasi elezione. Nella misura in cui la visita di Benedetto XVI ha condotto molti cattolici a identificarsi con la Chiesa e con la sua visione del mondo, specialmente per quanto riguarda questioni come la dignità della persona e l’atrocità dell’aborto, non può non avere un impatto significativo sulla politica americana. Al tempo stesso, rafforzerà i rapporti con i protestanti evangelici e altri che su questioni cruciali condividono la visione cattolica.

Richard J. Neuhaus, Lo splendore della verità. Perché sono diventato cattolico (e sono felice di esserlo), 21.00 Euro, 320 pagine, Lindau Edizioni 2008
Sconto su: http://www.theseuslibri.it/product.asp?Id=1692

Fonte: fonte non disponibile, 16 Giugno 2008

3 - IL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE ECCLESIA DEI: IL PAPA VUOLE IL RITO ANTICO IN OGNI PARROCCHIA
Ancora a proposito di liturgia
Fonte fonte non disponibile

Sintesi di una conferenza stampa tenuta dal cardinale Dario Castrillo Hoyos, presidente della Commissione Pontificale 'Ecclesia Dei', il 15 giugno 2008. Il cardinale rivela che papa Benedetto XIV vuole introdurre il "Rito Gregoriano" (ovvero quello Romano Antico) in ogni parrocchia della Chiesa d'Occidente.

Domanda: Eminenza, vorrei chiederLe la sua opinione sulla risposta dei Vescovi dell’Inghilterra e del Galles al Motu Proprio del Papa.
Cardinale Dario Castrillon Hoyos: Penso che sia positiva.  Ci sono alcuni problemi perché è un modo nuovo di celebrare la liturgia ed hanno bisogno di tempo per preparare preti e catechisti sui contenuti della Forma Straordinaria.
Domanda: In alcune parti del mondo sembra esserci della resistenza da parte dei vescovi locali nel lasciare ai fedeli piena libertà di celebrare la Forma Straordinaria. Che suggerimenti ha per i fedeli?
Cardinale: Di informarsi. Tante difficoltà sorgono perche’ non conoscono la realtà del Rito Gregoriano – questo è il nome giusto [corretto] della Forma Straordinaria, perché questa Messa non è mai stata vietata, mai. Oggi per tanti vescovi è difficile perché essi non hanno preti che conoscono il latino. Tanti seminari insegnano poche ore di latino – non abbastanza da dare la preparazione necessaria per celebrare bene la Forma Straordinaria. Altri pensano che il Santo Padre stia andando contro il Concilio Vaticano Secondo. Questa è ignoranza assoluta. I Padri Conciliari, non celebrarono mai un’altra Messa che non fosse quella Gregoriana. L’altra [il Novus Ordo] venne dopo il Concilio… Il Santo Padre, che è un teologo e che fece parte della preparazione del Concilio, sta agendo esattamente in linea con il Concilio, offrendo con libertà i modi diversi di celebrare. Questa celebrazione, quella Gregoriana, è stata la celebrazione della Chiesa per più di mille anni... Altri dicono che uno non può celebrare con la schiena rivolta alle persone. Questo è ridicolo. Il Figlio di Dio si è sacrificato al Padre, con la faccia verso il Padre.  Ciò non è contro le persone. E’ per le persone...
Domanda: Eminenza, il Santo Padre vorrebbe che le parrocchie ordinarie in Inghilterra che non hanno conoscenza del Rito Gregoriano vengano introdotte ad esso?
Cardinale: Sì, certo. Non possiamo celebrarlo senza conoscere il linguaggio, i segni, ed i modi del Rito, ed alcune istituzioni della Chiesa stanno aiutando in questo senso.
Domanda: Quindi il Papa vorrebbe vedere tante parrocchie ordinarie far spazio per il Rito Gregoriano?
Cardinale: Tutte le parrocchie. Non tante – tutte le parrocchie  perché questo è un regalo di Dio. Egli offre queste ricchezze, ed è molto importante per le nuove generazioni conoscere il passato della Chiesa. Questo tipo di celebrazione è così nobile, così bella – il modo di esprimere la nostra fede è quella dei teologi più profondi. La celebrazione, la musica, l’architettura, la pittura, crea un insieme che è un tesoro. Il Santo Padre vuole offrire a tutti questa possibilità, non solo a pochi gruppi che la chiedono, così che tutti vengano a conoscenza di questo modo di celebrare l’Eucaristia nella Chiesa Cattolica.
Domanda: Riguardo a ciò, vorreste vedere tutti i seminari in Inghilterra e Galles insegnassero ai seminaristi come celebrare nella Forma Straordinaria?
Cardinale: Mi piacerebbe, e sarà necessario.  Stiamo scrivendo ai seminari, ed abbiamo presente che dobbiamo fornire una preparazione approfondita non solo per il Rito, ma anche per [insegnare] la teologia, la filosofia, la lingua Latina...
Domanda: Quali sarebbero i passi pratici per le parrocchie ordinarie [in preparazione per il Rito Gregoriano]?
Cardinale: Il parroco dovrebbe scegliere un'ora, di Domenica, per celebrare la Messa, e preparare la comunità con la catechesi per capirla, per apprezzare il valore del silenzio, il valore del modo sacro di stare davanti a Dio, la teologia profonda, per scoprire come e perché il sacerdote rappresenta la persona di Cristo e di pregare con il prete.
Domanda: Eminenza, penso che tanti cattolici siano piuttosto confusi da questa continua enfasi sul Rito Tridentino, principalmente perché ci hanno insegnato che il nuovo Rito ha rappresentato un vero progresso, e molti di noi che siamo cresciuti con esso lo vediamo come vero progresso, perché ci sono Ministri dell’Eucaristia, donne sul santuario, perché siamo tutti sacerdoti, profeti e re. A molti di noi questa nuova enfasi sembra negare tutto ciò. 
Cardinale: Cos’e` il progresso?"Progredire" vuol dire [offrire] il meglio a Dio... Sono sorpreso, perche’ tanti giovani sono entusiasti della celebrazione del Rito Gregoriano...
Domanda: Nel Motu Proprio, l’enfasi del Papa é su un Rito e due forme, ed egli descrive il Rito Tridentino come “straordinario”. Straordinario quindi vuol dire un’eccezione, non qualcosa che celebriamo tutte le domeniche.
Cardinale: Non “un’eccezione”. Straordinario vuol dire “non ordinario”, non “un’eccezione”. 
Domanda: Dovrebbe quindi superare il nuovo Rito? Dovremmo tornare indietro?
Cardinale: Non è tornare indietro: è prendere un tesoro che è presente, ma non era offerto… Ma ci vuole tempo. L’applicazione delle riforme del Concilio Vaticano Secondo richiesero anni. Ci vuole tempo per comprendere la profondità del vecchio Rito. Il Santo Padre non sta tornando al passato; sta prendendo un tesoro dal passato per offrirlo fianco a fianco con la celebrazione ricca del nuovo Rito. La seconda preghiera Eucaristica del nuovo Rito è una delle più antiche [nell’intera liturgia della Chiesa]. Non è il caso di uno scontro ma di un dialogo fraterno.
Domanda: Ci sarà una chiarificazione del Motu Proprio?
Cardinale: Non una chiarificazione del Motu Proprio stesso, ma di cose trattate nel Motu Proprio, come il calendario, l’ordinazione al sottodiaconato, il modo di usare i paramenti, il digiuno Eucaristico.
Domanda: Cosa ci dice del “gruppo stabile”?
Cardinale: E` una questione di buon senso... Intorno ad ogni Vescovo ci sono forse tre o quattro persone. Questo è un gruppo stabile. Non è possibile dare la Messa a due persone, ma due qui, due lì, due da un’altra parte – loro possono averla. Sono un gruppo stabile.
Domanda: Da parrocchie diverse?
Cardinale: Non c’è problema! Questo è il nostro mondo. I manager delle imprese non vivono tutti insieme, ma sono un gruppo stabile.

Fonte: fonte non disponibile

4 - EUROPA ALLO SBANDO, SUBENTRA L'ISLAM
La faraonica moschea di Colonia si farà
Fonte fonte non disponibile, 30/08/2008

La grande moschea di Colonia si farà: dopo anni di discussioni e polemiche, il consiglio comunale della città renana ha dato il via libera alla realizzazione dell’imponente edificio, contro il quale si erano schierati anche i cristiano democratici (Cdu) della cancelliera tedesca Angela Merkel. Oltre alla Cdu, ha votato «no» anche la lista civica della destra estrema Pro Koeln, che ha annunciato una manifestazione di protesta alla quale parteciperà pure la Lega Nord.   Favorevoli, invece, i socialdemocratici (Spd), i Verdi, i liberali (Fdp) e la Sinistra (Linke). La moschea, che avrà una cupola alta circa 37 metri e due minareti alti 55 metri, sorgerà nel quartiere di Ehrenfeld, su un terreno dove oggi si trova una fabbrica dismessa che già da anni è centro di preghiera per i musulmani. «I musulmani non possono essere costretti a pregare nei cortili o nelle vecchie fabbriche», ha detto il sindaco cristiano democratico Fritz Schramma, il quale sulla moschea si è opposto alla linea del Partito. Schramma, che fin dall’inizio ha sostenuto il progetto della moschea, si era impegnato nei mesi scorsi per trovare un compromesso tra le opposte posizioni. Il risultato del suo lavoro di mediazione è stato un ridimensionamento della superficie dell’edificio rispetto al  progetto iniziale, anche se i colleghi di partito continuano a considerarlo troppo imponente. Inoltre, non si potrà sentire all’esterno la chiamata alla preghiera del muezzin. «Più che un progetto di integrazione, è una dimostrazione di potere», ha detto il dirigente locale della Cdu, Karl Klipper, criticando l’Unione turco-islamica per gli affari religiosi. Mentre nella Cdu la polemica è ancora accesa, la Pro Koeln ha annunciato una manifestazione di protesta contro la moschea e, in generale, «contro la islamizzazione dell’Europa» per il 19 settembre prossimo.
 All’appuntamento saranno presenti politici di tutta Europa, incluso – secondo il sito Internet dell’organizzazione – un rappresentante della Lega Nord. Tra gli altri, ci saranno anche il rappresentante austriaco della destra estremista Strache e il nazionalista francese Le Pen. Due giorni fa, il consiglio comunale di Colonia ha dato il via libera alla costruzione di un museo ebraico che dovrebbe sorgere sulla piazza del municipio.

Fonte: fonte non disponibile, 30/08/2008

5 - ZAPATERO VUOLE IMPORRE L'ATEISMO DI STATO (COME IN FRANCIA)
Il teologo Prades: pronta una legge per ridurre a minoranza i cattolici e interferire nelle questioni della Chiesa.
Autore: Caterina Maniaci - Fonte: fonte non disponibile, 31 agosto 2008

Cristianofobia: una parola non nuova – usata per la prima volta infatti in una risoluzione dell'Onu del 2003 – ma che oggi assume un nuovo rilievo. Parola pronunciata da monsignor Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati (in pratica il ministro degli Esteri vaticano), che ha parlato al Meeting di Rimini, insieme a Mario Mauro, vice presidente del Parlamento Europeo, di diritto di libertà religiosa. «La cristianofobia va affrontata in Europa e nel mondo con la stessa determinazione con cui si combattono l'antisemitismo e l'islamofobia».
IL DIBATTITO
In realtà, il tema della libertà religiosa, che ora deve dolorosamente fare i conti con un risorgente senso di "cristianofobia", è al centro del dibattito anche politico in Europa. Lo è in qualche modo in Italia, lo è adesso nella Spagna di Zapatero. Lo spiega bene Javier Prades Lopez, docente di Teologia Dogmatica alla Facoltà teologica di Madrid, secondo il quale «in questa seconda legislatura del governo Zapatero, come disegno culturale e politico, sembra rafforzarsi la connotazione fortemente ideologica già espressa nella precedente legislatura». Adesso, però, l'attacco arriva proprio sul fronte del diritto della libertà religiosa. «Infatti il governo dichiara che si vuole presentare una legge sulla libertà religiosa. Ma la verità è, spiega il teologo, che «non si tratta della risposta a bisogni reali della società. Nessuno chiede una nuova legge sulla libertà religiosa, bensì, in questa decisione, traspare l'impostazione di una minoranza che sente di dover guidare una sorte di rivoluzione culturale».
Con questo taglio ideologico, dalle prime informazioni che si hanno, il disegno di legge sarebbe sostenuto da due principali linee di forza. Il primo è quello che mira «a ridimensionare il ruolo della Chiesa cattolica, e questo si farà attraverso il concetto di "pluralismo religioso"». Ossia, si sosterrà che quella cattolica è solo una fra le tante religioni praticate in Spagna e non può avere una posizione preminente e adeguarsi alla nuova e composita realtà sociale. «Il che», obietta il professor Prades, «è contrario al principio di realtà stessa: dire che la Chiesa cattolica è una realtà sociale come qualsiasi altra realtà sociale religiosa, compresa quella islamica, è un'affermazione irrazionale». Insomma, nonostante i cambiamenti avvenuti negli ultimi trent'anni, in Spagna la Chiesa continua ad avere un evidente radicamento sociale che non ha confronti con quello di altre religioni. Il secondo tema che emerge è quello che, in nome della protezione dei diritti dei singoli, «si tenta di intervenire nei rapporti interni alla Chiesa stessa, della sua vita, per influire sul rapporto dei pastori con i fedeli e nella stessa realtà delle Congregazioni, della Diocesi…». Una vera e propria ingerenza dello Stato insomma nella vita della Chiesa, perché si continua a pensare «meno Chiesa meglio è», perché la Chiesa è uno dei pochi ostacoli reali al tentativo di imporre la mentalità espressa dal governo zapaterista.
Dunque la Spagna si avvia sulla strada del laicismo alla francese, quel laicismo indicato a lungo come modello ideale a cui tendere sotto le cui vesti, mutati i tempi, si ripresenta il vecchio giacobinismo: una sorta di "ateismo" di stato che, con la scusa di garantire la libertà e i diritti di tutti e a tutti i costi, finisce per voler esercitare un controllo e una "censura" nei confronti della Chiesa.
OSTILITÀ
E così ritorna l'ostilità contro i cristiani: realtà innegabile, di cui si tace, o che viene messa in un angolo, spiega il professore, «molto più frequentemente rispetto a quel che avviene nel caso di una ingiustizia o di una violenza contro membri di altre religioni. Penso alla Spagna: se c'è una caricatura contro Maometto scoppia un caso nazionale e internazionale, se si ridicolizza la fede cristiana, molto di rado si manifesta una reazione. È vero che in Spagna esiste un'antica tradizione anticlericale che ora tende a "risvegliarsi", ma mi pare innegabile la tendenza dell'Occidente a rivoltarsi contro se stesso e in questo senso, in buona misura, si tratta di un rifiuto della propria tradizione, indiscutibilmente cristiana».

Fonte: fonte non disponibile, 31 agosto 2008

6 - SPAGNA: NON BASTAVA ZAPATERO, CI SI METTE ANCHE UN PARROCO!

Fonte fonte non disponibile, 08 agosto 2008

Disarmato il santo patrono, gli spagnoli protestano. Sta suscitando numerose polemiche la decisione del parroco di Nieva de Cameros che ha tolto la spada alla statua di San Giacomo (San Tiago), il "matamoros" (l'ammazzamori) secondo la tradizione spagnola, conservata nella chiesa di San Martino. L'iniziativa non è piaciuta non soltanto agli abitanti della piccola cittadina in provincia de La Rioja ma anche al resto degli spagnoli, tanto che ne è nato un acceso dibatto sui media, in particolare su Internet.

La ragione del gesto di don José Luis Fernandez è quello di «separare il santo dall'incongruenza che l'accompagna da secoli, perché lui non ha mai ucciso nessuno», tantopiù che quelli che avrebbe ammazzato sono musulmani. Da qui l'idea di poggiare la spada ai suoi piedi «come un simbolo di chi invece calpesta la violenza».
L'iniziativa del parroco, però, non è piaciuta per niente. Il blog spagnolo Urania così ha bollato la decisione: «Violencia clerical contra Santiago matamoros». Alla fine del commento ci si chiede se l'iniziativa sia un'altra conseguenza dell'ecumenismo male interpretato del Concilio Vaticano II oppure se sia da ricollegarsi all'«invasione migratoria in Europa di 30 milioni di musulmani». Ed è proprio questo che gli spagnoli temono: un gesto politicamente corretto per non offendere gli immigrati di religione islamica.
A San Giacomo, Santiago in spagnolo, è legata una delle tradizioni più antiche del paese e uno dei santuari cristiani più famosi al mondo, quello di Santiago de Compostela. Leggenda vuole che per ben due volte sia intervenuto per prestare soccorso all'esercito spagnolo e aiutarlo a cacciare i mori (i musulmani). È quella che in Spagna chiamano "Reconquista".
La prima apparizione viene fatta risalire all'840, quando il santo - in sella a un cavallo bianco - venne in aiuto del re delle Asturie, Ramiro I, e gli fece avere la meglio sull'emiro Abd al Rahman II. Il matamoros poi riapparve nell'859 a suo figlio Ordoño I, re di Galizia, che grazie alla sua presenza sconfisse Musa II. Dopo questi due episodi Santiago divenne il simbolo della vittoria del cristianesimo sulla religione islamica e per questo è, ancora oggi, patrono di tutta la Spagna. Ecco quindi spiegato perché tanto calore nelle proteste degli spagnoli.
A creare ancora più dissapori è stata anche la scelta del giorno, il 25 luglio, data in cui la Chiesa celebra proprio Santiago e motivo per il quale in processione è andata la statua disarmata. Dopo quell'uscita la notizia è rimbalzata sulle pagine dei quotidiani e poi sui blog. Gli spagnoli questo santo che ha aiutato l'esercito a cacciare i mori dal loro territorio lo vogliono così com'è: con la spada pronto per difenderli dagli infedeli, fa parte della loro storia e della loro cultura. E a poco sono servite le rassicurazioni di don Fernandez sulla buonafede del suo gesto.
Nella Spagna di Zapatero che vuole togliere i crocifissi dalle scuole in nome della laicità dello Stato, alla popolazione piacciono le sue tradizioni cattoliche e dalle polemiche che questa storia ha scatenato non sembrano intenzionati a rinunciarci. Anche se i musulmani si dovessero offendere.

Fonte: fonte non disponibile, 08 agosto 2008

7 - PIO XII: 11.000 EBREI IN SALVO AI CARAIBI

Autore: Lorenzo Fazzini - Fonte: fonte non disponibile, 27 agosto 2008

Parla l’ebreo Krupp, presidente della fondazione americana che ha interpellato i testimoni della Shoah: Pontefice da riabilitare.
 Il nunzio ad Haiti Ferrofino, tuttora vivente, inviato più volte dal Papa a chiedere visti per l’espatrio di ricercati dal Portogallo a Santo Domingo

 Pio XII va nominato «Giusto tra le Nazioni» perché fu il leader mondiale che più si diede da fare, durante la Seconda guerra mondiale, nel salvare gli ebrei perseguitati da Hitler; quindi hanno torto quanti, da Cornwell a Hitchens, bollano Papa Pacelli come filo-nazista. Gary L. Krupp, ebreo americano, presidente della Fondazione Pave the Way di New York (che nel 2005 organizzò il più affollato incontro di rabbini con un Papa, Giovanni Paolo II, mai tenuto in Vaticano, e che a giugno ha incontrato Benedetto XVI), apporta inedite rivelazioni sul ruolo di Pio XII nel sottrarre gruppi di ebrei dallo sterminio hitleriano.
  Come quelli che il Pontefice fece fuggire dal 1939 al 1945 – tramite migliaia di visti – nella Repubblica Domenicana. Di questo si parlerà a Roma in un convegno promosso appunto dalla Pave the Way e previsto a Palazzo Salviati dal 15 al 17 settembre, appuntamento al quale interverranno studiosi come lo storico gesuita Peter Gumpel, monsignor Sergio Pagano prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, Martin Gilbert, biografo di Churchill e autore di I giusti. Gli eroi sconosciuti dell’Olocausto (Città Nuova) e Andrea Tornielli, vaticanista, che ha scritto il documentato Pio XII  (Mondadori).
 Dottor Krupp, perché ha deciso di indagare il coinvolgimento di Pio XII nell’aiutare gli ebrei durante l’Olocausto?
 «Pave the Way è una fondazione indipendente che opera per eliminare l’abuso della religione a fini privati. Costruiamo relazioni con diverse confessioni religiose attraverso gesti concreti e identificando gli ostacoli che esistono tra esse. Abbiamo individuato nel papato di Pio XII uno dei temi più difficili nelle relazioni tra ebrei e cattolici; la sola strada percorribile per arrivare alla verità è la testimonianza delle persone presenti durante gli eventi di quegli anni terribili. Pave the Way ha deciso di finanziare questo progetto che ha riguardato l’incontro con persone ancora viventi, le cui testimonianze sono state videoregistrate».
 Quali sono le principali «scoperte» di questa indagine?
 «Io e mia moglie Meredith siamo cresciuti pensando che Pio XII fosse un collaboratore del nazismo e un antisemita. Si può immaginare il nostro shock quando abbiamo indagato direttamente quell’epoca e abbiamo scoperto la nostra disinformazione e in seguito il nostro sconcerto verso coloro ai quali era stato affidato l’incarico di effettuare tali indagini.
  Personalmente, la scoperta più importante è stata l’intervista realizzata in Provenza sulle attività di monsignor Giovanni Ferrofino, oggi novantaseienne, emissario di Pio XII e segretario del nunzio monsignor Maurilio Silvani (rappresentante vaticano in Haiti dal 1939 al ’46). Monsignor Ferrofino riceveva ad Haiti due telegrammi criptati due volte all’anno da parte di Pio XII e in seguito a quei dispacci andava con il nunzio dal generale Trujillo (allora presidente della Repubblica Dominicana, ndr) per chiedergli – a nome del Papa – ogni volta 800 visti per gli ebrei che dal Portogallo stavano scappando dall’Europa a bordo di una nave. Questo accadde due volte all’anno, dal 1939 al 1945: vuol dire che almeno 11 mila ebrei potrebbero essere stati salvati, solo in riferimento a questo Paese.
  Alcuni esperti vaticani, ai quali ho mostrato tale intervista, mi hanno confessato di non aver nessuna idea di questo fatto.
  Monsignor Ferrofino fu spettatore in prima persona della frustrazione di Pio XII per il mancato aiuto degli Stati Uniti e di altri Paesi rispetto alla necessità di salvare gli ebrei.
  Molto istruttivo è risultato anche l’incontro con Martin Gilbert a Londra: egli, da ebreo, afferma che Pio XII dovrebbe essere riconosciuto come 'Giusto tra le Nazioni' dal museo Yad Vashem per il lavoro che fece nel procurare visti di espatrio agli ebrei. Gilbert inoltre suggerisce con forza di cambiare la didascalia, che giudica 'di parte', riguardante Pio XII nel memoriale dell’Olocausto di Gerusalemme».
  Nell’opinione pubblica, sui media o nella pubblicistica – basti pensare al recente «Dio non è grande» di Hitchens – resiste però l’immagine di Pio XII come il «Papa di Hitler». Ci dev’essere un altro appellativo con cui ricordare papa Pacelli?
 «Posso dire che il libro di Cornwell (Il Papa di Hitler, appunto) è stato completamente smentito da esperti come il gesuita Peter Gumpel e Ronald Rychlak. È assolutamente sbagliata l’idea che Pio XII fosse antisemita e collaborasse, o avesse qualche simpatia, con la Germania nazista.
  Durante il convegno di Roma intendiamo provare questo fatto sulla base delle prove raccolte e il messaggio dev’essere diffuso negli ambienti ebraici. Come ebreo, posso anche dire che, nell’opera di salvataggio di ebrei durante la Seconda guerra mondiale, Pio XII fece concretamente molto più di tutti i leader politici e religiosi messi insieme: questo dovrebbe essere conosciuto in tutto il mondo. Credo che per un ebreo sia un obbligo il riconoscimento che durante il periodo più oscuro della nostra storia furono proprio i gesti della Chiesa cattolica, sotto la diretta indicazione di Pio XII, a risultare lo sforzo più grande per ridurre al minimo le sofferenze del popolo ebraico».

Fonte: fonte non disponibile, 27 agosto 2008

8 - BENEDETTO XVI: I MERITI DI PAOLO VI IN UN MOMENTO DIFFICILE PER LA CHIESA

Autore: Gianteo Bordero - Fonte: fonte non disponibile, 5 agosto 2008

Papa Ratzinger non è mai banale. Neppure quando, seguendo il protocollo, fa memoria di un suo predecessore a trent'anni dalla morte. E' accaduto domenica durante l'Angelus recitato a Bressanone, dove Benedetto XVI ha deciso di trascorrere (come faceva quando ancora era cardinale) un breve periodo di vacanza. Il predecessore in questione è Paolo VI, morto il 6 agosto 1978 nella residenza estiva di Castel Gandolfo all'età di 81 anni, dopo tre lustri di pontificato.

Con poche parole Ratzinger ha fornito una nuova chiave di lettura per interpretare uno dei papati più difficili e controversi della storia della Chiesa. Difficili perché dipanatosi a cavallo del Concilio Vaticano II e di tutto ciò che, nel bene e nel male, ne seguì. Controversi perché la figura di Giovanni Battista Montini trova paradossalmente critici, nel mondo ecclesiale, sia a «sinistra» che a «destra». La prima lo accusa di aver impedito, in particolare con l'enciclica Humanae vitae del 1968, una evoluzione della Chiesa in materia di morale sessuale; la seconda gli imputa un eccesso di «apertura al moderno» e prende di mira soprattutto la riforma liturgica del 1969.
Paolo VI, in realtà, fu altro rispetto agli schemi con cui solitamente viene giudicato il suo pontificato - cioè con le solite, trite e ritrite categorie di «progressista» e «conservatore». Fu l'uomo, secondo quanto affermato da Benedetto XVI domenica, «inviato dalla Divina Provvidenza a Roma nel momento più delicato del Concilio, quando l'intuizione del beato Giovanni XXIII rischiava di non prendere forma». Ratzinger non scende nel dettaglio, non ci dice quale sia stato «il momento più delicato» del Vaticano II. Ma è lecito ipotizzare (anche basandosi sulle riflessioni critiche dell'attuale pontefice in merito al Concilio, sviluppate già a partire dai primi anni successivi all'evento) che egli faccia riferimento al momento in cui una parte dei suoi colleghi teologi e dei vescovi tentò di scardinare, con un documento sulla collegialità nella Chiesa da far approvare all'assemblea conciliare, il primato papale e, con esso, la stessa essenza petrina del cattolicesimo.
Fu allora che Paolo VI, compresa la delicatezza del momento e i pericoli di autodistruzione a cui sarebbe andata incontro la Chiesa, decise di formulare una Nota praevia da accompagnare alla Costituzione dogmatica Lumen gentium. Nella Nota si ribadiva che la parola «collegio» non va intesa in senso «strettamente giuridico» (cioè «di un gruppo di eguali, i quali abbiano demandata la loro potestà al loro presidente») e che non vi è «uguaglianza tra il capo e le membra del collegio», tra il Papa e i vescovi. Montini precisava inoltre che il pontefice, «nell'ordinare, promuovere, approvare l'esercizio collegiale, procede secondo la propria discrezione, avendo di mira il bene della Chiesa. Il sommo pontefice, quale pastore supremo della Chiesa, può esercitare la propria potestà in ogni tempo a sua discrezione, come è richiesto dallo stesso suo ufficio».
La Nota praevia costituì un'autentica opera di salvataggio della barca di Pietro, che rischiava allora di essere sommersa dalle onde di una mentalità che voleva a tutti i costi trasformarla in una qualsiasi istituzione moderna e mondana, mettendo in secondo piano il mistero della presenza di Cristo in essa. Lo stesso Papa Montini, qualche anno dopo, fece capire quanto duri e drammatici furono quei momenti quando, nella sorpresa generale, affermò che «si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E' venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio... Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio». Era il 29 giugno del 1972, festa di San Pietro. Festa del primo Papa. Che quella «fessura» dalla quale il Demonio aveva fatto capolino non fosse proprio il testo sulla collegialità a cui il pontefice aveva allegato la sua Nota?
Sia come sia, è da qui - da questa drammaticità - che bisogna partire per comprendere la figura e il magistero di Paolo VI. Tant'è vero che Benedetto XVI, a Bressanone, ha concluso il suo ricordo di Papa Montini affermando: «Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, direi quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l'Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio». «Quasi sovrumano», dice Ratzinger. Sono parole che rendono finalmente giustizia a un Papa che governò la Chiesa in piena tempesta e seppe, tra infiniti dolori e sofferenze spirituali, mantenere al centro il timone affidatogli da Gesù.

Fonte: fonte non disponibile, 5 agosto 2008

9 - GLI ANGELI, MESSAGGERI DI DIO: ECCO COSA DICE LA BIBBIA
L’esistenza degli angeli è ampiamente documentata nelle Sacre Scritture. Ecco qualche esempio dall’Antico Testamento.
Autore: Julio Loredo - Fonte: fonte non disponibile, 2008-08-01

ESEMPI DI PRESENZA ANGELICA NELLA BIBBIA
Giacobbe vede una scala che toccava il Cielo e gli angeli scendere e risalire su essa (Gen. 28, 10ss); lo stesso Giacobbe lotta con un angelo e da lui riceve il nome di Israele (Gen. 32, 24ss); un angelo trova Agar e le annuncia la nascita d’Ismaele  (Gen. 16, 7ss); un angelo precede il popolo d’Israele nel suo viaggio per il deserto (Es. 14, 19); proclamandosi “Principe dell’esercito del Signore”, san Michele appare a Giosué alla periferia di Gerico (Gen. 5, 2ss); due angeli conducono Lot e la sua famiglia fuori da Sodoma (Gen. 19, 1ss); san Raffaele appare a Tobia e lo accompagna sulla strada per Media (Tb. 5, 4); Daniele è protetto da un angelo che gli porta pure da mangiare (Dn. 3, 49, 14, 34).
Il Nuovo Testamento inizia con lo stupendo saluto angelico rivolto dall’arcangelo Gabriele a Colei che sarebbe diventata Madre del Verbo Incarnato (Lc. 1, 26ss); un angelo annuncia ai pastori la nascita del Salvatore (Lc. 2, 8ss); a Lui si uniscono poi una moltitudini di angeli che cantano “Gloria in excelsis Deo!” (Lc. 2, 13ss); un angelo appare in sogno a san Giuseppe avvertendolo del pericolo che incombeva sul Bambino (Mt. 2, 13), e poi per dirli che poteva ritornare in Israele (Mt. 2, 19).
Più tardi lo stesso Gesù parla diverse volte sugli angeli, per esempio quando rivela l’esistenza degli angeli custodi (Mt. 18, 10). Poi ci sono gli episodi riguardanti i demoni che Egli scaccia. Riferendosi al giudizio finale, Nostro Signore afferma: «Il Figlio dell’Uomo (...) manderà i suoi angeli» (Mt. 24, 30).
PROVE DELLA LORO ESISTENZA
L’esistenza degli angeli può essere dedotta teologicamente. San Tommaso d’Aquino spiega che una causa è tanto più perfetta quanto più produce effetti simili a sé. Dio, Essere spirituale, manifesta la sua perfezione creando esseri spirituali, appunto gli angeli.
Un altro argomento che dimostra l’esistenza degli angeli è tratto dall’ordine dell’universo. Dio è sommamente sapiente e agisce in modo ordinato. Una delle regole dell’ordine è la gradualità. Fra una formica e un elefante, per esempio, non v’è una lacuna ma tutt’una gamma di animali successivamente più grandi. Se non ci fossero gli angeli, fra l’uomo e Dio ci sarebbe nell’universo un vuoto troppo grande e, quindi, un disordine.
L’universo è costituito da una gradazione armonica di esseri successivamente più perfetti che, dai minerali fino al più alto degli angeli, formano una gerarchia perfettamente ordinata.
LA NATURA ANGELICA
All’apice dell’universo troviamo la natura divina. È increata, esiste da tutta l’eternità e appartiene esclusivamente all’unico Dio in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, unica natura, unica sostanza. Fra le perfezioni della natura divina vi è l’immensità (Dio è ovunque), l’onniscienza (Dio conosce tutto), l’onnipotenza (Dio può fare tutto).
Poi troviamo la natura angelica. L’onnipotenza divina creò dal nulla gli angeli, che sono puro spirito, cioè non hanno materia. Questa natura è propria degli angeli e dei demoni, e sta al vertice della creazione. Fra le sue caratteristiche vi è: l’immortalità, la volontà immutabile, l’intelligenza acutissima, che conosce direttamente le leggi del mondo materiale, la capacità di attraversare ogni materia, la capacità di muoversi istantaneamente.
Più in basso troviamo la natura umana, misto di spirito e di materia, la natura animale, la natura vegetale e la natura minerale, che costituisce la base del creato.
LA GERARCHIA ANGELICA
Sopra abbiamo detto che l’universo è ordinato in modo gerarchico. Anche fra gli angeli esiste una gerarchia. Essendo puro spirito gli angeli non si possono distinguere, come nel caso degli uomini, per le differenze accidentali dovute alla materia. Per distinguersi devono per forza essere sostanzialmente diversi.
Ogni angelo è una specie a sé. In questa gerarchia lineare esistono tuttavia degli ordini. Gli angeli sono divisi in nove cori, i cui nomi ci vengono rivelati nelle Sacre Scritture:
I Serafini, sono i più alti, contemplano Dio faccia a faccia e Lo amano con amore perfetto.
I Cherubini, conoscono in Dio l’ordine del creato.
I Troni, conoscono in Dio l’emanazione dei decreti coi quali governa l’universo.
Le Dominazioni, effettuano la distribuzione dei servizi a tutti gli angeli e li dirigono.
Le Virtù, comunicano il movimento a tutto l’universo.
Le Potestà, collaborano con l’ordine dell’universo occupandosi specialmente degli ostacoli.
I Principati, sono gli angeli custodi dei Paesi.
Gli Arcangeli, vegliano sul bene comune della Fede e degli affari del culto.
Gli Angeli, aiutano a realizzare i beni particolari, per esempio come angeli custodi di singole persone.
I teologi sono concordi nell’affermare che il numero degli angeli è enorme e supera di gran lunga il numero degli uomini. Seguendo l’opinione dello pseudo Dionigi Aeropagita nella celebre opera De Coelesti Hierachia, la teologia cattolica ritiene l’enormità del numero come una perfezione necessaria della natura angelica.
L’AZIONE ANGELICA SULL’UOMO
Questo mondo angelico non è affatto dissociato da quello umano. Fra l’uno e l’altro intercorrono reciproche influenze. Esiste un’azione angelica sull’uomo e sulla società, che il moderno laicismo ha cercato in ogni modo di nascondere.
Gli angeli sono esseri incorporei, cioè totalmente spirituali. Sono più perfetti dell’uomo poiché più somiglianti a Dio che è puro Spirito. E sono anche molto potenti, poiché riflettono più perfettamente l’onnipotenza di Dio.
San Tommaso d’Aquino, e con lui la teologia cattolica, insegna che nella gerarchia dell’universo gli esseri superiori hanno un naturale dominio su quelli inferiori, come quando l’uomo usa la terra per trarne beneficio. «Gli esseri inferiori – afferma S. Tommaso – sono sotto l’influsso degli esseri superiori». 
L’angelo, intrinsecamente superiore all’uomo, ha dunque su di lui un naturale ascendente.
Questo ascendente, però, ha un limite invalicabile: il libero arbitrio dell’uomo. Dio ha creato l’uomo con una volontà perfettamente libera. Tranne Dio, nessuno può muovere la volontà d’una persona: «Mutare la volontà è prerogativa esclusiva di Dio». Ne consegue che un angelo non può mai imporsi all’uomo. L’angelo può, questo sì, cercare di inclinare la sua volontà presentandogli un oggetto come un bene desiderabile.
Un primo elemento dell’influenza angelica sull’uomo è ciò che possiamo chiamare, in linguaggio non certo teologico, azione di presenza. Così come la vicinanza di un corpo caldo riscalda ciò che gli è attorno, così la presenza di un angelo può influenzare l’uomo.
Cosa non molto diversa accade fra gli uomini. Una persona molto calma irradia naturalmente tranquillità attorno a sé, come una persona nervosa dissemina agitazione. La mera presenza di un angelo illumina l’intelligenza, fortifica la volontà e ordina la sensibilità. Come la presenza di un demonio annebbia l’intelligenza, indebolisce la volontà e turba la sensibilità.
Un secondo elemento è l’influenza sulle passioni che sorgono dall’appetito sensitivo. L’angelo ha un governo sulla materia e può, dunque, influire sul metabolismo di una persona per creare in essa un certo umore. Per esempio, il demonio può invogliare al tedio durante una cerimonia religiosa, mentre può invece aizzare la libidine di fronte ad un’occasione di peccato carnale. La volontà resta, comunque, sempre libera di acconsentire o resistere alla passione.
Un terzo elemento è l’influenza sull’immaginazione e la fantasia. Per via di questo governo sulla materia, l’angelo può influire sui processi fisiologici, specie quelli del cervello, per favorire la creazioni di immagini mentali che inducano a praticare la virtù, oppure a cadere nel peccato.
CIVILTÀ CRISTIANA, CIVILTÀ ANGELICA
Nostro Signore parla degli angeli custodi, a cui viene affidata la guardia d’una persona. La loro azione è facilmente comprensibile: si tratta di condurre la persona sulla via del bene, favorendo la sua vita spirituale e allontanandola dalle tentazioni. Le Sacre Scritture, però, parlano anche di angeli custodi delle nazioni, come quello dei persiani (Dan. 10, 13ss). E qui l’argomento diventa più impegnativo.
In modo generico si tratta di favorire la vita spirituale collettiva della nazione. Ma cosa vuol dire questo? È chiaro che non si tratta semplicemente della somma delle vite spirituali individuali, visto che ogni cittadino possiede già un suo proprio angelo custode.
Qui si tratta piuttosto di proteggere le istituzioni, i costumi, le tradizioni di un Paese, in una parola la sua civiltà, affinché possa favorire la pratica in comune della virtù. Si tratta di dirigere non più un’anima sulla via del bene, ma un Paese sulle vie della civiltà cristiana e del servizio alla Chiesa e alla Cristianità. 
E, così come nella vita d’una persona possiamo scorgere momenti di una intensa azione angelica (per esempio la Prima Comunione), o di un’altrettanto intensa azione diabolica (per esempio il primo peccato carnale), nella vita delle nazioni possiamo scorgere momenti di influenza angelica (per esempio la vittoria di Lepanto), oppure momenti di forte prevalenza diabolica (per esempio in certi episodi della Rivoluzione Francese o in certi aspetti del regime nazista).
Già a metà del secolo XIX il beato Francisco Palau i Quer affermava che molte situazioni politiche  non si spiegavano senza una fortissima influenza demoniaca. Cosa direbbe lui del secolo appena trascorso?
Questo ci conduce ad una visione della politica e della storia nella quale Dio, la grazia divina e l’azione angelica hanno un ruolo importante, anzi preponderante. Una visione distante anni luce da quella laicista.

Fonte: fonte non disponibile, 2008-08-01

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