BastaBugie n�164 del 29 ottobre 2010
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IL CANCELLIERE TEDESCO ANGELA MERKEL AMMETTE CHE IL MULTICULTURALISMO HA FALLITO DEL TUTTO
Popoli diversi possono convivere, invece culture diverse insieme non possono coesistere a lungo: chi mette sullo stesso piano tutte le culture prepara il terreno per coloro che imporranno la propria
Fonte: Corrispondenza Romana
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LULA, PRESIDENTE DEL BRASILE, VUOL FAR CREDERE CHE LA SUA CANDIDATA SIA CONTRO L'ABORTO PER FARLE VINCERE LE ELEZIONI
Ma l’arcivescovo di Paraiba denuncia la subdola strategia del Partito dei Lavoratori per instaurare in Brasile la cultura della morte
Fonte: Corrispondenza Romana
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IL VESCOVO AUSILIARE ANGLICANO DI LONDRA DIVENTA CATTOLICO
E lo seguiranno probabilmente un migliaio di parrocchie anglicane in tutto il mondo: grande successo per l'Ordinariato degli ex anglicani costituito un anno fa da Benedetto XVI
Fonte: Avvenire
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SINODO IN VATICANO SUL MEDIO ORIENTE: CENSURATO VESCOVO LIBANESE CHE ATTACCA MUSULMANI E CORANO
Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli e ordina di imporre la religione con la spada, ma non si può dire...
Autore: Franca Giansoldati - Fonte: Il Messaggero
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SESSO: ELOGIO DELLE DIFFERENZE TRA MASCHIO E FEMMINA
La cultura dominante combatte la natura umana e la perverte, invece di assecondarla e di realizzarla
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
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ECCO PERCHE' CHI USA LA RAGIONE TROVA INGIUSTO IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA A CHI HA INVENTATO LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Abbondano gli articoli su riviste scientifiche specializzate che evidenziano tutta una serie di problemi medici per i figli della provetta
Autore: Gonzalo Miranda - Fonte: Zenit
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L'ULTIMA MESSA DI PADRE PIO: L'ANIMA SEGRETA DEL SANTO DELLE STIGMATE
Gnocchi e Palmaro mostrano l'immane distanza tra la Messa di Padre Pio e la nuova visione della liturgia cattolica
Fonte: Corrispondenza Romana
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SPESSO VENGONO ASSOLTE DAI TRIBUNALI CIVILI LE PERSONE ACCUSATE DI PEDOFILIA, MA NEL FRATTEMPO VENGONO ALLONTANATI I BAMBINI DALLE FAMIGLIE
I giornali nazionali dedicano paginate allo scandalo (soprattutto se si tratta di preti) e solo qualche riga per l'assoluzione
Autore: Lucia Bellaspiga - Fonte: Avvenire
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LA CINA SUPERA IL GIAPPONE COME POTENZA COMMERCIALE, MA HA UN TARLO CHE LA FARA' CROLLARE NEL GIRO DI POCHI DECENNI
La legge del figlio unico è un lento suicidio della popolazione che mina le fondamenta della crescita economica cinese (e uccide milioni di innocenti)
Autore: Bernardo Cervellera - Fonte: Avvenire
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LETTERE ALLA REDAZIONE: ANCORA SULLA POLEMICA DEL MOVIMENTO PER LA VITA
Chi sta nascondendo la verità su ciò che sta accadendo?
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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LETTERE ALLA REDAZIONE: IL COMUNE DI CHIUSDINO CONCEDE ALLA MASSONERIA L'USO DELL'ABBAZIA DI SAN GALGANO PER LA CELEBRAZIONE DI RITI INIZIATICI
Profanata la memoria di San Galgano, il santo della spada nella roccia (che la Massoneria tenta di associare al mito di Re Artù con il quale non c'entra nulla)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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LETTERE ALLA REDAZIONE: LE INESATTEZZE DI TERRA RIBELLE DI RAI UNO
Un consiglio su come impiegare meglio il proprio tempo, anziché perderlo davanti alla tv
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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OMELIA PER LA XXXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 19,1-10)
Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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IL CANCELLIERE TEDESCO ANGELA MERKEL AMMETTE CHE IL MULTICULTURALISMO HA FALLITO DEL TUTTO
Popoli diversi possono convivere, invece culture diverse insieme non possono coesistere a lungo: chi mette sullo stesso piano tutte le culture prepara il terreno per coloro che imporranno la propria
Fonte Corrispondenza Romana, 23/10/2010
Svolta strategica di Angela Merkel. Il multiculturalismo modello tedesco – ha affermato ieri – ha «fallito, fallito del tutto». Sono quarant’anni di politiche di integrazione degli immigrati, dall’inizio del primo miracolo economico tedesco, sui quali la Cancelliera ha voluto mettere inaspettatamente una pietra. Il dibattito che infuria in Germania dall’estate, innescato da un libro di un socialdemocratico accusato poi di razzismo, sta avendo i suoi primi risultati: l'Unione tra Cdu e Csu si è accorta di essersi scoperta sul fianco destro dello schieramento politico e cerca di correre ai ripari su un argomento tra i più delicati nel Paese, l'atteggiamento nei confronti degli stranieri e di chi è etnicamente e culturalmente diverso In Germania il multiculturalismo è stato la risposta che i governi democratici hanno dato all'arrivo di manodopera necessaria a sostenere il miracolo economico, dagli Anni Settanta soprattutto turca e più di recente araba. Ha significato cercare forme morbide di integrazione dei nuovi arrivati, rispetto della loro cultura e della loro religione, ma integrazione effettiva scarsa: comunità cospicue di turchi e di arabi vivono isolate nei loro quartieri, molte famiglie non parlano il tedesco nonostante siano in Germania da decenni, alcuni padri musulmani costringono le figlie a non andare a scuola. «Questo approccio ha fallito, fallito del tutto», ha detto la signora Merkel tra gli applausi della platea di giovani dell' Unione: non si deve solo dare ma anche chiedere. Nel discorso, duro, ha chiarito che gli immigrati devono imparare il tedesco per potere trovare lavoro. «Chiunque non parli immediatamente tedesco non è benvenuto – ha detto –. Chi vuole essere parte [della nostra società, ndr] non deve solo obbedire alle nostre leggi ma deve anche padroneggiare la lingua». Frau Merkel non vuole chiudere le porte della Germania agli immigranti, soprattutto a quelli con alte competenze di cui l'economia ha bisogno. Tuttavia – ha specificato – i tedeschi anziani non devono essere sacrificati a favore degli immigrati, i quali non dovrebbero essere assunti «finché non abbiamo fatto tutto quello che possiamo per aiutare la nostra gente a qualificarsi e ad avere una chance». Inoltre, gli immigrati che già vivono Germania devono fare di più per integrarsi. Il dibattito sul multiculturalismo – in sostanza la parificazione delle diverse culture e provenienze in un Paese che a quel punto considera se stesso “di immigrati” - monta da settimane. Un libro di Thilo Sarrazin, nel quale sosteneva che gli immigrati non studiano e non lavorano con il risultato di istupidire e impoverire il Paese, ha suscitato tra agosto e settembre un dibattito fortissimo che ha preso di sorpresa la politica ufficiale. Nonostante l'establishment l' abbia accusato di razzismo, percentuali molto alte di cittadini si sono detti d' accordo con le sue teorie. Al punto che, per la prima volta, si è iniziato a parlare della possibilità di formare un partito alla destra dell'Unione Cdu-Csu proprio partendo dalla questione immigrati: i sondaggi dicono che potrebbe raccogliere il dieci per cento dei voti. È a questo punto che i cristiano-democratici hanno iniziato a reagire. La ministra della Famiglia Kristine Schröder ha denunciato le vessazioni che molti giovani tedeschi subiscono dai coetanei turchi. Quando il presidente federale Christian Wulff ha detto che l'Islam è parte integrante della vita tedesca, mettendolo sullo stesso piano del cristianesimo e dell'ebraismo, ha sollevato reazioni contrarie fortissime. E venerdì sera, sempre davanti ai giovani dello schieramento conservatore, il capo della bavarese Csu, Horst Seehofer, ha sostenuto che «l'Unione sta con la cultura tedesca dominante, è contro il multiculturalismo: il multiculturalismo è morto». E ha proposto sette punti per cambiare direzione, dall'introduzione di un sistema di chiamate a punti per gli immigrati alla penalizzazione delle famiglie che non si integrano. La maggioranza di governo terrà a breve un vertice sull'immigrazione, ma contro Frau Merkel sono già partite le critiche, anche dal suo partito. È evidente – conclude Danilo Taino su “Il Corriere della Sera” del 17 ottobre – che la Cancelliera, in enorme difficoltà politica, sulla questione integrazione può giocarsi il futuro.
Fonte: Corrispondenza Romana, 23/10/2010
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LULA, PRESIDENTE DEL BRASILE, VUOL FAR CREDERE CHE LA SUA CANDIDATA SIA CONTRO L'ABORTO PER FARLE VINCERE LE ELEZIONI
Ma l’arcivescovo di Paraiba denuncia la subdola strategia del Partito dei Lavoratori per instaurare in Brasile la cultura della morte
Fonte Corrispondenza Romana, 23/10/2010
Mentre si avvicina il secondo turno delle elezioni per eleggere il nuovo presidente del Brasile (cfr. CR n. 61, 9 ottobre 2010), l’arcivescovo di Paraíba, monsignor Aldo Pagotto, ha denunciato la campagna di «disinformazione e di manipolazione delle coscienze», con la quale il Partito dei Lavoratori ha tentato di convincere gli elettori di un presunto cambiamento di atteggiamento verso l'aborto istituzionale allo scopo di accaparrarsi i voti degli elettori pro-vita nel secondo turno di votazione a favore della candidata presidenziale del governo, Dilma Rousseff. In un video diffuso il 12 ottobre, il presule ha spiegato che le azioni del PT (Partido dos Trabalhadores, partito dei lavoratori) contraddicono il suo presunto cambiamento di posizione contro questa pratica anti vita e ha aggiunto che il gruppo politico usa sistematicamente la menzogna per indurre in errore gli elettori circa i suoi progetti reali per il paese. «Quando la democrazia si trasforma in questo tipo di demagogia, per ottenere voti, è la dittatura che si profila», ha detto l'Arcivescovo, e ha avvertito che la posizione del PT pro-aborto non è basata su “voci” come sostenuto dal Presidente Lula. Elogiando l'atteggiamento dei vescovi di San Paolo che nel loro “Appello ai brasiliani e alle brasiliane” hanno denunciato le manovre del PT per promuovere l'aborto, Mons. Pagotto ha affermato la necessità per ogni prelato brasiliano di far sentire la sua voce. «Siamo di fronte a un partito che è istituzionalmente compromesso con l’installazione della cultura della morte nel nostro Paese, (...) che impedisce ai suoi membri a seguire la propria coscienza, che utilizza sistematicamente lo stratagemma per ingannare gli elettori circa i loro reali progetti per la nazione», ha avvertito. L'arcivescovo ha quindi ricordato che dagli anni ‘90, la cultura della morte in Brasile è stata sistematicamente introdotta dai massicci finanziamenti delle grandi fondazioni internazionali che trovano nel PT il suo principale alleato. «Fin dal suo arrivo al potere, il Partito dei Lavoratori ha assunto come progetto di governo la piena legalizzazione dell'aborto in Brasile» ha aggiunto. «Nel corso degli anni questo è stato ripetuto molte volte. E ciò dovrebbe far giustamente concludere che questo atteggiamento pro-aborto da parte del PT non è un equivoco, non è il frutto di una codardia, né un vizio, o un errore di percorso, ma una vera e propria strategia per implementare la cultura della morte in Brasile» (www.lucisullest.it, 19 ottobre 2010).
Fonte: Corrispondenza Romana, 23/10/2010
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IL VESCOVO AUSILIARE ANGLICANO DI LONDRA DIVENTA CATTOLICO
E lo seguiranno probabilmente un migliaio di parrocchie anglicane in tutto il mondo: grande successo per l'Ordinariato degli ex anglicani costituito un anno fa da Benedetto XVI
Fonte Avvenire, 17 ottobre 2010
Il vescovo ausiliare anglicano di Londra, John Broadhurst, si dimetterà entro fine anno per diventare cattolico a pieno titolo. Ne ha dato notizia ieri l’edizione online del Daily Telegraph. Il vescovo, secondo quanto riferito dal quotidiano, ha annunciato la sua decisione intervenendo ieri a Londra all’assemblea nazionale di «Forward in Faith» (FiF), – organizzazione che si oppone all’ordinazione sacerdotale ed episcopale delle donne – di cui è presidente e di cui rimarrà tale in quanto, come ha sottolineato, «non è un’organizzazione della Chiesa d’Inghilterra». Broadhurst, sposato e con quattro figli, è il primo vescovo del movimento anglo-cattolico ad annunciare che si unirà all’Ordinariato che Benedetto XVI, con la costituzione apostolica «Anglicanorum Coetibus», ha voluto istituire un anno fa per garantire agli anglicani che rientrano nella Chiesa cattolica, il rispetto della liturgia e delle tradizioni. La sua decisione, al di là dell’eco che ha avuto oltremanica, non è arrivata tuttavia inattesa. Fin da quando la Chiesa d’Inghilterra, all’inizio degli anni Novanta, avviò il dibattito sull’ordinazione femminile, infatti, Broadhurst s’era posto in prima linea nella corrente che si opponeva a tale svolta. Fif nacque nel 1992, dalla fusione di preesistenti organizzazioni anglo-cattoliche non solo britanniche, e attualmente raccoglie un migliaio di parrocchie anglicane in tutto il mondo. Adesso si pensa che con l’annuncio del vescovo, il quale, oltre all’incarico di ausiliare del quartiere londinese di Fulham, era incaricato della «cura pastorale delle parrocchie con una più tradizionale visione della loro fede e che si oppongono all’ordinazione delle donne», saranno in molti a seguire il suo esempio. (...)
Fonte: Avvenire, 17 ottobre 2010
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SINODO IN VATICANO SUL MEDIO ORIENTE: CENSURATO VESCOVO LIBANESE CHE ATTACCA MUSULMANI E CORANO
Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli e ordina di imporre la religione con la spada, ma non si può dire...
Autore: Franca Giansoldati - Fonte: Il Messaggero, 22/10/2010
Dopo giorni di dibattiti interni in punta di fioretto, al Sinodo sul Medio Oriente è arrivata la denuncia choc di un vescovo libanese che, abbandonando il fair play della curia, ha voluto descrivere le cose come stanno: «Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli» e «ordina di imporre la religione con la forza, con la spada». Monsignor Rabula Antoine Beyluni osserva criticamente la situazione, facendo presente al Papa che certe interpretazioni del testo sacro islamico non fanno altro che gettare benzina sul fuoco, alimentando le persecuzioni anti-cristiane. Il Corano, ha detto, «ordina di imporre la religione con la forza, con la spada». Per questo «i musulmani non riconoscono la libertà religiosa» e «tutti i paesi arabi e musulmani si rifiutano di applicare integralmente i diritti umani». Nel Corano, inoltre, «non c’è uguaglianza tra uomo e donna, vi sono versetti contraddittori e versetti annullati da altri, cosa che permette al musulmano di usare l’uno o l’altro a suo vantaggio». Il Corano, inoltre, «inculca al musulmano l’orgoglio di possedere la sola religione vera e completa». L’invettiva del vescovo non risparmia nemmeno i cristiani accusati di avere spesso un atteggiamento arrendevole e di non essere spesso «all’altezza» del confronto: «Occorre scegliere i temi da affrontare e gli interlocutori cristiani capaci e ben formati, coraggiosi e pii, saggi e prudenti che dicano la verità con chiarezza e convinzione. Deploriamo talvolta alcuni dialoghi in Tv in cui l’interlocutore cristiano non riesce a esprimere tutta la bellezza e la spiritualità della religione cristiana. Peggio ancora, talvolta ci sono interlocutori del clero che, nel dialogo, per guadagnarsi la simpatia del musulmano chiamano Maometto profeta e aggiungono la famosa invocazione musulmana spesso ripetuta (che la pace e la benedizione di Dio siano su di lui)». L’Osservatore Romano che solitamente dà resoconto degli interventi, ha censurato l’intervento del vescovo libanese, che lo ha pubblicato togliendo la parola Islam. L’invito a censurarlo all’Osservatore è arrivato direttamente dalla Segreteria di Stato. E’ la seconda volta nell’arco di dieci giorni, da quando è iniziato il Sinodo. Era accaduto anche al discorso letto dall’ospite islamico invitato a parlare ai padri sinodali la scorsa settimana. Il passaggio in cui lo studioso sciita criticava Israele per la sua politica di occupazione è saltato dal testo pubblicato sull’organo ufficiale della Santa Sede. Le parole del vescovo libanese hanno immediatamente sollevato reazioni da parte islamica. L’Unione delle Comunità islamiche in Italia (Ucoii) getta però acqua sul fuoco dicendo che quella del vescovo libanese è una «voce isolata», che non deve oscurare quella di «decine di vescovi che coltivano ogni giorno buone relazioni con l’Islam». Il maronita Bechara Rai, invece, ha detto che il problema non è con l’Islam, ma con i musulmani fondamentalisti e con gli Stati teocratici che mescolano politica e religione. Le affermazioni di monsignor Beyluni hanno evocato alcuni passaggi del famoso discorso del Papa a Ratisbona. La citazione medievale tratta da Manuele II Paleologo cui faceva riferimento il pontefice, affermava che Maometto ha introdotto solo «cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede» ma, secondo Manuele II, ciò è irragionevole e «non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio».
Fonte: Il Messaggero, 22/10/2010
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SESSO: ELOGIO DELLE DIFFERENZE TRA MASCHIO E FEMMINA
La cultura dominante combatte la natura umana e la perverte, invece di assecondarla e di realizzarla
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 10/10/2010
Nell’attuale concezione femminista dell’uomo e della donna la differenza tra le due creature viene sostanzialmente annullata. Per Alexandra Kollontaj, famosa rivoluzionaria, amica di Lenin, impegnata su fronte della “liberazione della donna”, la realizzazione femminile passa dal lavoro fuori casa: l’educazione dei bambini, la cucina, la casa, la “cura” del marito, sono tutti residui di una cultura oppressiva da spazzare via per sempre, e totalmente. L’utero stesso, in certo pensiero femminista, diviene un impiccio, in quanto “costringe” la donna ad essere madre, e a portare nel corpo i segni della inferiorità, impostale dall’uomo. Oggi questo pensiero è piuttosto dominante, anche se non sempre così esplicito. Le donne realizzate, quelle magari che occupano le copertine delle riviste e dei giornali che celebrano l’8 marzo, sono quelle che hanno avuto successo, come gli uomini, in politica, in banca, in televisione... La casalinga è di per sé una “poveretta”, irrimediabilmente frustata, uccisa nella sua dignità. Anche la donna che per i figli rinuncia ad una carriera “migliore”, che esiga magari orari di lavoro troppo lunghi, è guardata con sospetto. Non voglio dire che il lavoro fuori casa non possa essere parte della realizzazione femminile, ma certamente, nella concezione cristiana della donna, esso non lo può essere principalmente. Anzitutto perché il lavoro è anzitutto una maledizione, divenuta, solo secondariamente, una benedizione. In secondo luogo perché tra uomo e donna vi è una grande differenza, che non può essere annullata o ignorata, come avviene in molta cultura occidentale contemporanea. Dire che l’uomo e la donna sono uguali in dignità, perché ugualmente creature di Dio, non esclude affatto che vi siano differenze per quanto riguarda i ruoli, le attitudini, le esigenze proprie dei due generi. Secondo l’attuale teoria del gender non siamo né uomini né donne, ma, gnosticamente, ciò che desideriamo divenire. Sempre in quest’ottica la famiglia non è più necessariamente l’unione di un uomo e di una donna, e, di conseguenza, un figlio non ha bisogno di due genitori di sesso diverso, ma qualsiasi soluzione fattibile e sperimentabile, è di per sé lecita. Che problema esiste, secondo i sostenitori di questa visione del mondo, se il padre non c’è? Se il figlio viene programmato, con la fiv, già orfano della figura femminile? E analogamente, chi lo ha detto che sia necessaria una donna per la corretta crescita di un bambino (vedi matrimoni gay)? A me sembra che la realtà sia ben diversa: ognuno di noi nasce uomo o donna. Ha cioè una natura maschile o femminile, ben visibile, anzitutto, fisicamente. Il corpo dell’uomo e quello della donna sono diversi: complementari. Questa diversità fisica, data in origine, non sottoposta alla nostra libertà, si accompagna ad una diversità psichica, quella invece in fieri, affidata alla realtà, all’educazione, alle circostanze, eppure anch’essa con una sua sostanza immutabile. La donna nasce donna e nello stesso tempo deve divenire donna; lo stesso l’uomo. Natura è infatti un participio futuro: nasciamo e continuiamo a nascere... Ecco perché è possibile quello che avviene oggi: una rivoluzione antropologica tale per cui esistono sempre più uomini effeminati, che si truccano, che preferiscono lo shopping al calcio, che mettono lo smalto sulle unghie, e donne che farebbero paura agli scaricatori del porto di Livorno. E’ la nostra “cultura” che lotta con la natura, la perverte, invece di assecondarla e di realizzarla. La differenza tra uomo e donna infatti è originaria, ma va coltivata, aiutata, non ostacolata e violentata. Quanto alla specificità della donna, scriveva Edith Stein: "non solo il corpo è strutturato in modo diverso, non sono differenti solo alcune funzioni fisiologiche particolari, ma tutta la vita del corpo è diversa, il rapporto dell'anima col corpo è differente, e nell'anima stessa è diverso il rapporto dello spirito alla sensibilità, come rapporto delle potenze spirituali tra loro". Questa differenza a mio modo di vedere si sostanzia in questo: la funzione, il ruolo materno della donna, che è la sua natura più vera, la rende più attenta al particolare, mentre la natura dell’uomo, che è la natura paterna, è più incline all’universale. La madre custodisce, protegge, conforta; il padre taglia il cordone ombelicale, divide, introduce nella società. Scriveva sempre Edith Stein: “Il modo di pensare della donna, e i suoi interessi, sono orientati verso ciò che è vivo e personale e verso l'oggetto considerato come un tutto. Proteggere, custodire e tutelare, nutrire e far crescere: questi sono i suoi intimi bisogni, veramente materni. Ciò che non ha vita, la cosa, la interessa solo in quanto serve al vivente e alla persona, non in se stessa. E a ciò è connessa un'altra caratteristica: l'astrazione, in ogni senso, è contraria alla sua natura. Ciò che è vivo e personale è oggetto delle sue cure, è un tutto concreto, e dev'essere tutelato e sviluppato nella sua completezza; non una parte a danno dell'altra o delle altre: non lo spirito a danno del corpo o viceversa, e neppure una facoltà dell'anima a danno delle altre. (…) A queste disposizioni materne si uniscono quelle proprie della compagna. Saper partecipare alla vita di un altro uomo, cioè sapere prendere parte a tutto ciò, grande e piccolo, che lo riguarda alla gioia e al dolore, come al suo lavoro e ai suoi problemi: ecco il dono e la felicità della donna. L'uomo è tutto preso “dalle sue cose” e si aspetta dagli altri che mostrino per quelle interesse e pronta collaborazione; per lui in genere è difficile mettersi alla dipendenza di altri, dedicarsi alle cose altrui. Ciò invece è naturale per la donna; ella è in grado di penetrare con sentimento e comprensione nell'ambito di quelle realtà che di per sé le sono lontane, e delle quali non si prenderebbe cura, se non fosse l'interesse per una persona che le mette in contatto con esse”. Cosa significa tutto questo? Semplicemente quello che vediamo ogni giorno: la donna nota il particolare, il calzino sbagliato, il colletto della camicia alzato, la smorfia del bambino diversa dal solito; legge con un solo sguardo ciò che il marito ha in testa, ne capisce con una enorme lucidità i pensieri, i problemi, le domande; ricorda le date, gli anniversari, tutto ciò che ha a che vedere con la vita di tutti i giorni... Sa essere madre sia del figlio che del marito, perché coglie la realtà così come si presenta a lei; si dedica interamente alla realtà, con spirito di servizio, di donazione. “La donna, scriveva Gustave Thibon, in ‘Vivere in due’, è fatta per sacrificarsi alle persone che la circondano, per assicurare il futuro immediato dell’umanità. L’uomo, al contrario, è destinato a un’attività più universale: la sua missione consiste nel prodigarsi, spesso nello sciuparsi, per scopi altrettanto concreti, ma assai meno prossimi nel tempo e nello spazio. La donna vigila sulle sottostrutture, l’uomo sulle sovrastrutture. Non credo che queste due funzionino ad essere invertite come spesso accade ai nostri giorni”. Questa attitudine della donna (generalmente intesa, con le dovute eccezioni), questo suo essere fortemente “incarnata”, come incarnato in lei è il figlio che porta nel grembo, la rende per molti aspetti più concreta, più capace di muoversi nella realtà immediata, come diceva Montale, alludendo a sua moglie Mosca nel suo “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”. L’attenzione della donna al particolare, così essenziale per la vita nascente e per la famiglia, si vede per converso anche nei suoi difetti: mentre il vizio dell’uomo può essere l’astrattezza, e la superbia, la donna rischia di cadere molto di più nelle piccole invidie e nelle piccole gelosie, legate appunto al particolare. L’uomo ama la storia e la politica, discute di massimi sistemi, si crede il ct della nazionale, anche quando non fa politica o non sa per nulla giocare a calcio. La donna, di massima, preferisce la letteratura, la poesia, la psicologia, quando hanno a che fare con vicende, pensieri, emozioni concreti, sperimentati e sperimentabili nella quotidianità. Prendiamo un esempio concreto: la donna tragicizza talora il particolare, una lite col vicino, un malore del figlio, mentre l’uomo lo minimizza, alla luce dell’universale, e alleggerisce pesi che la donna farebbe troppo grandi, ma che lui, però, magari neppure noterebbe. Si instaura così un perfetto bilanciamento che evidenzia la complementarietà tra le due creature. La concretezza della donna, legata al suo compito di madre e di moglie, ha una grande funzione: la rende, tutto sommato, ottimista. E’ più difficile che la donna si ponga davanti problemi immensi, astratti, perché preferisce affrontarli e risolverli di volta in volta, ed è più raro, quindi, che ne rimanga schiacciata. E’ l’uomo che, intellettualizzando quello che invece andrebbe vissuto, con slancio di cuore, si rifugia, molto più spesso, statisticamente, nella droga, o nel suicidio. L’ atteggiamento femminile, più umile, più amoroso, più incarnato, la rende anche naturalmente più religiosa. La madre si inginocchia più facilmente del padre; l’amore è più umile dell’autorità. Sono più numerose le donne che pregano, che vanno in Chiesa, che sentono la loro dipendenza, degli uomini. Essi invece cercano le soluzioni più in grande, quelle sociali, politiche: possono essere, per dirne una, grandi inventori di splendide macchine, di grandi trovate, economiche, politiche, ecc., ma possono anche degenerare nell’astrattezza dell’ideologia e dell’utopia. Non è un caso che le ideologie e le utopie di morte, nate dalla sottovalutazione dei “particolari”, dalla astrattezza e dalla superbia, siano frutto di menti maschili, e non femminili. L’insoddisfazione nociva infatti nasce più facilmente in chi cerca di imporsi sulla realtà, piuttosto che in colei che, per sua natura, serve una realtà, la vita nascente, sperimentata fin da principio come dono. Alla Madonna Dio ha dato il compito di curare e crescere Cristo stesso; a Pietro di guidare la sua Chiesa. All’uomo il compito di guidare la famiglia nelle sue scelte verso la società, verso l’esterno; alla donna il compito di guidare i figli e l’uomo, nelle scelte, fondamentali, della famiglia. Per questo una donna tutta “fuori” è una negazione della femminilità, nociva per la famiglia e quindi per la società intera; esattamente come un uomo tutto “dentro”, non può che creare problemi, dentro e fuori. Primati diversi, dignità diverse, dunque, per una identica dignità, lontano dalle miopi guerre tra i sessi.
Fonte: Libertà e Persona, 10/10/2010
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ECCO PERCHE' CHI USA LA RAGIONE TROVA INGIUSTO IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA A CHI HA INVENTATO LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Abbondano gli articoli su riviste scientifiche specializzate che evidenziano tutta una serie di problemi medici per i figli della provetta
Autore: Gonzalo Miranda - Fonte: Zenit, 10 ottobre 2010
Un giornalista mi chiede “perché la Chiesa si oppone alla concessione del premio Nobel a Robert Edwards”, pioniere della fecondazione in vitro. Non si tratta di opporsi, ma di distinguere: non gli è stato concesso il “Nobel per l’etica” (che, fortunatamente, non esiste) ma quello per la medicina. Da molti commenti, invece, sembrerebbe che il riconoscimento da parte della Accademia di Oslo debba per forza spazzare via ogni dubbio e ogni domanda sui molteplici problemi etici legati alla pratica della fecondazione artificiale. Si ripete in continuazione la cifra di 4 milioni di bambini nati grazie alle ricerche di Edwards. E sembra che, con questi numeri alla mano, ogni tentativo di riflessione etica sia ormai fuori luogo. “Il Vaticano prepara il rogo mediatico”, ha scritto qualcuno. C’è, però, qualche cosa di strano nel mondo della fecondazione artificiale: non pochi operatori in questo campo si pentono e cambiano lavoro. Ne conosco ormai diversi. Riflettono, si interrogano, si tormentano... e a volte lasciano le provette, nonostante i lauti guadagni. Avete mai visto un ginecologo tormentato nella sua coscienza per il fatto che con il suo lavoro aiuta i bambini a venire in questo mondo nella sala parto? 4 milioni di bambini nati. Quanti milioni di bambini non nati? Quanti milioni eliminati in stadio embrionale nello stesso momento in cui i loro fratelli venivano trasferiti nell’utero della madre? Quanti milioni si trovano oggi congelati in azoto liquido, perché “avanzano”? Non si tratta soltanto di deviazioni o di incidenti imprevisti. Robert Edwards annunciò di aver ottenuto embrioni umani in vitro già in due articoli scientifici nei primissimi anni 60. Naturalmente, non si sognava nemmeno, in quel tempo, di trasferirli in utero per dare loro la possibilità di continuare a vivere. Embrioni umani prodotti in laboratorio con lo scopo di migliorare la tecnica. Louise Brown è nata dopo che molti embrioni umani erano stati sacrificati per poter ottenere il risultato. Si ricorre alla scappatoia del “pre-embrione”. Si afferma che prima dell’impianto in utero è solo “un amasso di cellule” o un mero “progetto di vita”, et voilà, problema risolto. Per niente. I manuali di embriologia umana continuano testardi ad insegnare che nel momento del concepimento comincia l’esistenza di un nuovo individuo; nella specie umana, un individuo umano. E poi, se non degli embrioni, vogliamo dire qualcosa almeno a proposito dei bambini che nascono da fecondazione in vitro? “Tutti sani” è stato scritto in questi giorni. Si vede che leggono poco. Ormai abbondano gli articoli su riviste scientifiche specializzate che evidenziano tutta una serie di problematiche mediche, per niente banali, i figli della provetta. Ecco alcuni testi recenti: - “I bambini nati da coppie infertili, qualsiasi sia stato il trattamento, corrono un maggior rischio di nascita prematura e sotto peso, condizioni associate con il ritardo dello sviluppo” (Pediatric and Perinatal epidemiology, marzo 2009). - “Anche se la ICSI [tecnica molto utilizzato oggi] è accettata, rimangono le preoccupazioni sulla sua sicurezza e sui potenziali rischi per i bambini”; tasso di malformazioni congenite del 6,5% contro il 4% generale (Gynecol Obstet Invest, gennaio 2010). - “Diversi disordini del imprinting genetico avvengono con frequenze significativamente superiori nei bambini concepiti con la Riproduzione Assistita che in quelli concepiti spontaneamente” (Ann Endocrinol (Paris), maggio 2010). - “Abbiamo riscontrato un aumento moderato del rischio di contrarre il cancro nei bambini concepiti con la FIVET” (Pediatrics, luglio 2010). I veri esperti del settore conoscono questi e altri studi preoccupanti. Gli apologeti della fecondazione artificiale non ne vogliono sapere. La gente normale, soprattutto le coppie infertili, dovrebbero essere informate. Per mera giustizia. Tutto pulito, dunque? Non proprio. E ciò spiega in parte le perplessità e gli abbandoni di alcuni operatori nel settore. Ci sarebbe poi da aggiungere tutto il discorso sul rispetto della dignità della persona nel modo di farla esistere e venire in questo mondo. Le persone si procreano, non si producono. La persona è il frutto in un’atto inter-personale di amore dei propri genitori. Le tecniche che si pongono come aiuto affinché l’atto di amore nella donazione sessuale degli sposi possa dare il suo frutto naturale, si pongono nella logica della procreazione. La fecondazione in vitro è un atto di produzione. Mi hanno risposto recentemente su un giornale, dicendo che il bambino nato da fecondazione artificiale è frutto di un’atto di amore; addirittura simile all’atto di amore creatore di Dio. Si confondono le cose. Posso desiderare di avere un figlio, come posso desiderare di avere un iPad. E posso, in entrambi i casi, porre i mezzi necessari per ottenerlo, anche con dei sacrifici. Questo è amore in quanto volontà di... Non è questo l’amore sponsale che genera un figlio. Il figlio nasce da un’atto di amore tra gli sposi, non da un mero atto di volontà per ottenere il bambino desiderato. Lo capisce bene il tecnico che prende coscienza che è lui, e solo lui, a causare l’esistenza del bambino nel suo laboratorio. Una volta ottenute le cellule necessarie dai futuri genitori, loro non c’entrano niente. Potrebbero addirittura essere morti in un incidente di ritorno a casa. Il tecnico può andare avanti e far sorgere le nuove vite. Sono risolti tutti i dubbi morali sulla Riproduzione Assistita? Non mi pare. La concessione del Nobel a Robert Edwards certamente non li cancella. Piuttosto dovrebbe stimolare la riflessione e il dibattito.
Fonte: Zenit, 10 ottobre 2010
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L'ULTIMA MESSA DI PADRE PIO: L'ANIMA SEGRETA DEL SANTO DELLE STIGMATE
Gnocchi e Palmaro mostrano l'immane distanza tra la Messa di Padre Pio e la nuova visione della liturgia cattolica
Fonte Corrispondenza Romana, 25/9/2010
Quando, nel 2002, Giovanni Paolo II dichiarò santo Padre Pio da Pietrelcina (1887-1968), egli non stava semplicemente allungando di un nome, pur insigne, la già lunga lista dei sacerdoti canonizzati ma, in qualche modo, stava dando riparazione ad una tremenda ingiustizia, vissuta e perpetrata nel cuore stesso della Chiesa. Questa ingiustizia fu il fatto di aver perseguitato e ingiuriato, sospettato e deriso, un grande santo e un vero e inascoltato profeta, il quale si erse, nel XX secolo, per tracciare l’unica strada possibile di salvezza e di misericordia: la via della conversione, senza sconti o scorciatoie, dalla modernità laica all’integrale Vangelo di Cristo. La stigmatizzazione di Padre Pio durata esattamente mezzo secolo (1918-1968) in questo contesto è del tutto simbolica: a fronte di una Chiesa che tendeva ad una “riconciliazione” coi suoi peggiori nemici – quasi che tra il teismo e l’ateismo, il cristianesimo e la laicità ci potesse essere un accordo a metà strada – Padre Pio fu e sarà sempre l’icona di un’altra Chiesa, quella che concepisce la vita come combattimento, la sofferenza come grazia, e la morte non come fine di tutto, ma come inizio della realtà più vera e importante. In un libretto intenso e commovente, agile e accessibile, i due polemisti cattolici Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro mostrano l’immane distanza tra la Messa di Padre Pio e la nuova visione della liturgia cattolica, come poli di una diametrale opposizione di fondo (A Gnocchi – M. Palmaro, L’ultima messa di Padre Pio. L’anima segreta del santo delle stigmate, Piemme, 2010, € 15). Il 9 marzo del 1965 il cardinal Antonio Bacci, insigne latinista della Curia Romana, consegnò a Padre Pio, l’auspicato permesso per continuare la celebrazione della Messa secondo il Messale del 1962, ignorando dunque quelle variazioni approvate ad experimentum dal 1963 e che portarono in seguito, sotto Paolo VI, alla cosiddetta Nuova Messa. Tre anni dopo, il 23 settembre del 1968, Padre Pio scomparve circondato da una diffusissima eredità spirituale, eredità che si pone in un certo senso in antitesi rispetto alle tendenze teologiche del momento storico, le quali non solo volevano avvicinare la liturgia cattolica a quella protestante – obliterando la necessaria dimensione sacrificale – ma avevano il programma dichiarato di passare nei confronti del mondo ateo e anticristiano, sia comunista che liberale, dall’“anatema al dialogo”. Dalla promulgazione del Messale Romano rinnovato (1969-70) ad oggi sono trascorsi 40 anni esatti e il tempo ha potuto dire se l’albero ha prodotto buoni frutti. Il calo immane delle frequenza religiosa e i numerosissimi richiami romani all’ordine avutisi in questi decenni sono la prova che qualcosa di profondo nella fede e nel modo di intendere il Culto divino è radicalmente mutato, sia nei sacerdoti che nei fedeli. La Messa di Padre Pio – in cui egli riviveva anche visibilmente la Passione del Calvario, indagata dai due autori grazie ai documenti lasciati da Giuseppe Pagnossin (1924-1987), detto dal santo “l’alfiere della verità” – fu per tanti anni come un’irruzione di grazia nel mondo sconsolato a causa delle guerre mondiali, della persecuzione dei cristiani e della sistematica distruzione della famiglia. La dipartita di Padre Pio coincise con l’esplosione del ’68, l’ultima tappa della secolare rivoluzione anti-cristiana. Il ritorno al santo di Pietrelcina si pone oggi come una necessaria purificazione della mente e del cuore, tanto più urgente vista la miseria spirituale che monta e la tristizia dei tempi.
Fonte: Corrispondenza Romana, 25/9/2010
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SPESSO VENGONO ASSOLTE DAI TRIBUNALI CIVILI LE PERSONE ACCUSATE DI PEDOFILIA, MA NEL FRATTEMPO VENGONO ALLONTANATI I BAMBINI DALLE FAMIGLIE
I giornali nazionali dedicano paginate allo scandalo (soprattutto se si tratta di preti) e solo qualche riga per l'assoluzione
Autore: Lucia Bellaspiga - Fonte: Avvenire, 10 luglio 2010
Tutti assolti nei tre gradi di giudizio per non aver commesso il fatto. È capitato ad esempio lo scorso maggio a Brescia quando sei maestre, un sacerdote e un bidello, accusati nel 2003 di aver abusato ripetutamente di 23 bambini della materna 'Sorelli' (e a lungo incarcerati), sono stati riconosciuti innocenti. I giudici già in primo grado parlavano di 'colonizzazione mentale' dei bambini da parte di adulti che avevano fatto dire ai piccoli ciò che temevano fosse successo (ma successo per fortuna non era). È un fenomeno che accade soprattutto quando i bimbi sono in età prescolare: di fronte a domande che contengono già le risposte, sono portati a raccontare non il vero, ma quello che intuiscono ci si aspetti da loro. Si chiama 'testimonianza a reticolo': esiste una memoria collettiva di un fatto mai avvenuto, che tutti raccontano in maniera identica. Altra clamorosa assoluzione pochi giorni fa, il 9 giugno, quando la Corte d’appello di Bologna ha mandato liberi con formula piena due coniugi di Finale Emilia, Delfino Covezzi e Maria Lorena Morselli, entrambi condannati in primo grado a 12 anni per abusi sui quattro figli, che ovviamente gli erano stato sottratti. Le accuse riferite dai bambini agli psicologi parlavano di messe nere e orge infernali, violenze di gruppo e addirittura una decapitazione, il tutto sotto la regia di un sacerdote, don Giorgio Govoni, conosciuto dalla sua gente per la santità di vita. In totale 17 le persone accusate, 13 i bambini allontanati dalle famiglie, e don Giorgio Govoni che, dopo essersi difeso con tenacia, alla vigilia della sentenza di primo grado morì di crepacuore nello studio del proprio legale. I giornali nazionali dedicarono paginate allo scandalo, non una riga un mese fa all’assoluzione. La riabilitazione per don Govoni è arrivata postuma, ma anche per i coniugi Covezzi sarà ora molto difficile recuperare una normale vita di famiglia accanto a 4 figli cresciuti lontano. E si potrebbe proseguire con le suore Orsoline di Gandino (Bergamo), condannate in primo grado a 9 anni, assolte con formula piena all’età ormai di 80. O con quel maestro d’asilo torinese, le cui movenze sessuali erano state addirittura mimate da una scolara, salvo poi raccontare dopo l’assoluzione del giovane che in realtà le aveva viste fare «al Grande Fratello». Il vero problema cui si trovano di fronte magistrati e psicologi quando si tratta di ascoltare i bambini è come interrogarli, terreno ancora poco noto e in fase di studio. È ormai superato il metodo degli anni ’90, che affidava a psicologi e assistenti sociali il compito di 'far parlare' i bambini con domande suggestive, dando credito ad accuse spesso nate proprio da quegli interrogatori (alcuni media lo chiamavano 'metodo Forno' dal nome del pm). Finché nel 2000 l’ennesima odissea di un padre ingiustamente incriminato si tramutò in un 'processo' alla giustizia: «Le indagini sono state condotte su tesi preconcette e i periti hanno dimostrato una superficialità che rasenta lo scandalo», denunciò il pm Tiziana Siciliano, subentrata a Forno, chiedendo l’assoluzione dell’uomo. Il rischio opposto è di non credere ai bambini quando invece l’abuso esiste davvero: Carta di Noto e Protocollo di Venezia, allora, fanno ordine in un campo tanto delicato, nel quale gli psicologi oggi vengono formati a raccogliere le testimonianze dei piccoli stabilendo se il bambino ha chiara la differenza tra vero e falso, ma lasciando al magistrato il compito di giudicare la verità. Sulla base soltanto dei fatti.
Fonte: Avvenire, 10 luglio 2010
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LA CINA SUPERA IL GIAPPONE COME POTENZA COMMERCIALE, MA HA UN TARLO CHE LA FARA' CROLLARE NEL GIRO DI POCHI DECENNI
La legge del figlio unico è un lento suicidio della popolazione che mina le fondamenta della crescita economica cinese (e uccide milioni di innocenti)
Autore: Bernardo Cervellera - Fonte: Avvenire, 25 settembre 2010
La Cina dei trionfi economici, del Pil sempre in crescita, che ha battuto il Giappone come potenza commerciale, cela un terribile abisso. Dalla fine degli anni ’70, quando Deng Xiaoping ha lanciato le sue modernizzazioni, non si registrano soltanto i successi nell’agricoltura, nell’industria, nella tecnologia e nell’esercito: negli stessi anni è stata varata la legge del figlio unico che secondo i capi del Partito ha permesso allo sviluppo di fare passi da gigante, calcolando con precisione l’incremento della popolazione, le possibili spese per sanità, educazione, case... In tutti i congressi internazionali questa legge viene sbandierata come l’ennesimo 'successo' della Cina, che ha immobilizzato la crescita della popolazione, bloccando la nascita a 400 milioni di bambini. La legge 'del figlio unico', proibisce alle coppie di avere più di un figlio (ne possono avere 2 le famiglie contadine se la prima è femmina, oppure le minoranze etniche) e punisce con gravi sanzioni pecuniarie e discriminazioni sul lavoro chi viola il divieto. Grazie a un’organizzazione capillare che si basa sul controllo di oltre 80 milioni di impiegati, ad ogni provincia, città, villaggio viene fissata una quota annuale di nuove nascite. Per rispettare la quota i rappresentanti dell’Ufficio per la popolazione ricorrono ad aborti forzati (anche al nono mese), sterilizzazione delle donne e dei maschi, enormi multe fino a uno-due anni di salari annui per chi ha un secondo figlio. La storia della Cina contemporanea è piena di racconti terribili di bambini soffocati appena nati perché fuori della quota; di genitori torturati perché impossibilitati a pagare la multa; di rapimenti di donne per costringerle alla sterilizzazione. Il governo cinese si difende dicendo che ormai esso 'convince' a non avere più di un figlio con incentivi economici, e la legge non è più imposta con la forza. Ma le cronache smentiscono. Solo un mese fa AsiaNews ha pubblicato la notizia che una donna di 23 anni, Li Hongmei, è stata rapita e portata di forza all’ospedale per la sterilizzazione. La sua colpa è avere avuto una bambina fuori delle quote fissate. Secondo il China Daily, in Cina si praticano ogni anno ed è una stima per difetto almeno 13 milioni di aborti, tutti in funzione della contraccezione. Chai Ling, l’eroina di piazza Tiananmen, ora rifugiata negli Stati Uniti e divenuta cristiana, ha definito i frutti della legge del figlio unico «un massacro di Tiananmen » quotidiano. A questa va aggiunta una piaga conseguente: la preferenza per il figlio maschio soprattutto per i contadini che porta spesso i genitori a praticare l’aborto selettivo contro i feti femminili. L’Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che dagli anni ’80 almeno 20 milioni di donne sono scomparse dalla Cina, invertendo la proporzione fra maschi e femmine, tanto da far aprire un nuovo ramo di commercio: spose-bambine acquistate, donne rapite e vendute. Vi è perfino un traffico di donne dalla Corea del Nord, 'smerciate' in Cina per soddisfare i sogni matrimoniali e sessuali dei locali. Che la legge del figlio unico sia un lento suicidio della popolazione è ormai evidente a molti. Essa comincia a minare alle fondamenta la crescita economica cinese. Anzitutto la popolazione invecchia in modo molto veloce. Ma ci sono problemi anche per la manodopera, che in un Paese da 1 miliardo e 300 milioni di abitanti inizia a scarseggiare. Finora lo sviluppo cinese si è basato sulle fiumane di giovani provenienti dalle campagne, pronti a lavorare per pochi euro al mese. Ma ormai i giovani scarseggiano e le fabbriche fanno fatica a raccogliere operai. Ciò è sentito soprattutto nella 'cinta d’oro' della provincia del Guangdong (la più industrializzata) e nella ricca Shanghai. Proprio per questo i deputati di Canton e Shanghai continuano a chiedere di cambiare la legge, per permettere alle coppie di avere almeno due figli. Alcune voci ancora non confermate dicono che il governo voglia lanciare un progetto pilota in cinque province in cui togliere la legge e studiarne gli effetti. Finora però, a tutte le richieste di scienziati e demografi, Pechino ha sempre risposto esaltando il grande successo di aver evitato la nascita di 400 milioni di persone.
Fonte: Avvenire, 25 settembre 2010
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LETTERE ALLA REDAZIONE: ANCORA SULLA POLEMICA DEL MOVIMENTO PER LA VITA
Chi sta nascondendo la verità su ciò che sta accadendo?
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 ottobre 2010
Cari Amici, visto che pubblicate "BastaBugie" e che avete scelto chi ha detto, forse involontariamente cose inesatte, mi attendo che, per lealtà e coerenza, pubblichiate anche quanto, nella stessa materia scrive Carlo Casini sul sito del Movimento per la Vita o il sottoscritto sul "Sì alla vita". Con amicizia, Pier Giorgio Liverani
Gentile dottor Liverani, innanzitutto vorremmo farle sapere la nostra stima nei suoi confronti. Da decenni leggiamo i suoi preziosi articoli e condividiamo la sua battaglia contro l'antilingua. Siccome ci chiede lealtà e coerenza, ci preme dirle che a questi valori abbiamo sempre puntato. Entrambi conditi di verità, per cui ormai da tempo abbiamo scelto una linea strategica diversa dal Movimento per la Vita italiano. Il fatto che la strategia non ci piaccia, non vuol dire che sulle singole battaglie in difesa della vita non ci dobbiamo trovare d'accordo. Semplicemente riteniamo sbagliata la linea strategica di Casini che infatti non ha impedito in Italia, né l'aborto, né la fecondazione artificiale, né in futuro impedirà l'eutanasia. Ci siamo stufati a perdere e riteniamo che le strategie adottate fino ad oggi siano perdenti. Ecco perché siamo rimasti profondamente delusi dal comportamento tenuto dal presidente del Movimento per la Vita nelle elezioni Piemontesi. Ci saremmo aspettati una forte presa di posizione pubblica contro la Bresso, nota abortista e a favore di Cota, noto pro-life. Invece, niente di tutto questo, ma un assordante silenzio. Invece Federvita piemonte ha dimostrato la sua più concreta vitalità. Ecco perché siamo schierati, ecco perché la nostra posizione da fastidio a chi vorrebbe tacitare le voci dissenzienti. Ovviamente non siamo perfetti e può anche darsi che in futuro ci accorgeremo di aver sbagliato. Ma proprio per questo, dopo aver combattuto le battaglie del Movimento per la Vita per decenni, ci sia consentito di continuare quella battaglia ideale a fianco di chi ci sembra più vicino alle nostre idee che poi sono quelle in difesa dei più deboli: embrioni o anziani che siano. Lei ci chiede di pubblicare per par condicio le posizioni di Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita. Vogliamo sperare che si farà promotore nella sua associazione che sia pubblicata anche la risposta di Francesco Agnoli al lungo articolo di oltre venti pagine di Casini. La risposta di Agnoli a Casini (non pubblicata dal Movimento per la Vita!) la può trovare al seguente link: http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=2080
Poi in questa operazione di trasparenza, vorrà certo invitare il Movimento per la Vita a fare un comunicato stampa per pubblicizzare l'incontro avvenuto a Milano con i dirigenti di Verità e Vita. Anche su questa notizia, come per l'articolo di Agnoli, dal Movimento per la Vita è sceso il silenzio. Nel sito internet è rimasta solo l'informazione unilaterale della "verità" proposta dal Movimento per la Vita. Verità e Vita invece ha relazionato prontamente su tale importante incontro tra i vertici delle due realtà, come può trovare in questo comunicato stampa: http://www.comitatoveritaevita.it/pub/comunicati_read.php?read=267
Ci permetta infine di sperare che le legittime differenti prospettive non impediscano a chi ha a cuore la difesa della vita di ritrovarsi uniti nelle singole battaglie nella difesa del diritto alla vita di ciascun essere umano. Con altrettanta amicizia.
Nota: Per approfondire, vedi il precedente articolo della Redazione che spiega la scelta di campo di BastaBugie: https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=686
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 ottobre 2010
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LETTERE ALLA REDAZIONE: IL COMUNE DI CHIUSDINO CONCEDE ALLA MASSONERIA L'USO DELL'ABBAZIA DI SAN GALGANO PER LA CELEBRAZIONE DI RITI INIZIATICI
Profanata la memoria di San Galgano, il santo della spada nella roccia (che la Massoneria tenta di associare al mito di Re Artù con il quale non c'entra nulla)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 ottobre 2010
Carissimi Amici di BastaBugie, Vi invio il messaggio di posta elettronica che il Sig. Alessio Tommasi Baldi ha inviato alle autorità del Comune di Chiusdino – Provincia di Siena – in ordine alla notizia del raduno massonico organizzato dal Grande Oriente d’Italia nella ex abbazia di San Galgano: si è rinnovato anche quest’anno lo scandalo che già avvenne lo scorso anno; si ripeterà dunque ogni anno questa invasione di massoni corredati di compassi e zinali in un luogo che è – E’, non già FU – sacro alla memoria di Galgano, cavaliere ed eremita? La massoneria prima ha tentato di destituire il nostro glorioso concittadino e celeste patrono di ogni consistenza storica, con forzosi paragoni alle storie di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda, pretendendo relegarlo nel mondo del mito, adesso si impadronisce pure delle sue memorie. Mi rivolgo a Voi, nella speranza che non ci lascerete soli in questa battaglia. Vi chiedo, naturalmente se lo ritenete opportuno, di inviare una vostra nota di protesta al Sindaco del Comune di Chiusdino, Signor Ivano Minocci, sindaco@comune.chiusdino.siena.it; ivanominocci@libero.it, ed al presidente dell’Unione dei Comuni della Val di Merse, Dott.ssa Luciana Bartaletti, bartaletti.luciana@gmail.com, gestori del luoghi. Forse se da più parti giungeranno vibrate proteste a chi di competenza, per questo scempio morale, qualcosa riusciremo a fermare. Grazie dell’attenzione, Andrea Conti Di seguito il testo del messaggio del Sig. Alessio Tommasi-Baldi: Ill.mo Sig. Sindaco, Gent.ma Presidente, E' con sdegno e profondo rammarico che devo segnalare di nuovo come l'abbazia di San Galgano sia ormai divenuta una sorta di tempio massone. Ribadisco che, pur nella consapevolezza che l'abbazia ormai non è più un tempio cristiano ma un polo d'attrazione turistica, non posso non sottolineare con forza l'assoluta inopportunità di concedere ad organizzazioni massonica l'uso del tempio per fini esoterici e rituali. Esso resta, infatti, un simbolo della cristianità inscritto profondamente nella coscienza dei chiusdinesi ed è inaccettabile che venga profanato con la celebrazione di riti iniziatici della Massoneria. Organizzazione che, vi ricordo, è colpita da un numero impressionante di scomuniche ribadite nei secoli e ininterrottamente confermate (l'ultima fu dell'amato Giovanni Paolo II). Si tratta di un’organizzazione che ha da sempre aspramente combattuto la Chiesa Cattolica, non solo diffondendo una filosofia totalmente contraria alla Legge di Dio ed a quella dell'uomo ritenendosi i suoi adepti uomini e donne superiori, ai quali il "grande muratore" ha affidato e affida il compito di guidare e governare il mondo. Essi continuano a combattere la Chiesa con tutti i mezzi possibili di propaganda mediatica di diffamazione (in passato persino con armi ed eserciti). Non va dimenticato, tra l'altro, che proprio dentro questo culto esoterico germogliano e crescono associazioni e logge segrete di potere che spesso in passato e tutt'oggi muovono a loro piacere i fili dell'economia e dello Stato con metodi illeciti (ricordo solo la P 2 perché la più famosa tra queste tristi e pericolose vicende). Non si tratta di intolleranza, non di discriminazione, ma di giustizia! Ho sempre udito da voi parole forti in difesa della natura intrinseca del luogo e contro manifestazioni che non sia di alto livello culturale e non mercifichino San Galgano. Ho udito la vostra voce nel considerare indegno ed inopportuno sfilare in bikini nel tempio o critiche aspre per l'installazione di strutture artisticamente discutibili o rifiuti verso iniziative inopportune o di scarso interesse e livello culturale. Se a fronte di ciò si continua a permetterne l'uso a fini iniziatici per la Massoneria , allora si aprano le porte del tempio a messe nere, a falò di neo-streghe, a preghiere islamiche o buddiste, si permetta in esso la celebrazione di riti per la venuta degli alieni e si faccia dell'abbazia il giocattolo remunerativo di chiunque abbia modo di pagare l'affitto (ammesso che queste cerimonie siano state autorizzate regolarmente!) Voglio credere con tutte le mie forze che d'ora in poi, essendo ora il Comune titolare della gestione del complesso abbaziale, le istituzioni locali veglieranno con maggior attenzione e rispetto verso questo tesoro che ci è stato lasciato da una delle più alte espressione della Fede sulla terra : LA SANTITA' DI UN UOMO! Simbolo ancor oggi vivo ed esempio attuale per ciascuno di noi. Fiducioso in un "cambio di rotta" ma fermo e determinato in questa battaglia di giustizia e verità, vi saluto cordialmente
Gentile professor Conti, ci uniamo alla vostra battaglia in difesa delle radici cristiane delle nostre terre. Solo miopi amministratori locali possono permettere lo scempio da voi denunciato. Segnaliamo ai nostri lettori il sito internet della Confraternita di San Galgano di Chiusdino di cui il professor Conti è Priore Generale: http://www.confraternita-sangalgano.it
Per chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza di San Galgano, il primo santo della storia della chiesa canonizzato con un regolare processo, può leggere il bel libro: di Andrea Conti e Mario Arturo Iannaccone "La spada e la roccia. San Galgano, la storia e la leggenda", Sugarco edizioni, Milano 2007, pagg. 240.
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 ottobre 2010
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LETTERE ALLA REDAZIONE: LE INESATTEZZE DI TERRA RIBELLE DI RAI UNO
Un consiglio su come impiegare meglio il proprio tempo, anziché perderlo davanti alla tv
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 ottobre 2010
Gentile redazione di BastaBugie, scusate se mi permetto di segnalarvi l'ennesima bufala televisiva. Avete visto la 2° puntata di "Terra ribelle" su RAI 1 di ieri sera? Non vi dico le risate che mi sono fatto. A parte il fumettone a forti tinte e gli errori anche storici (La vicenda si svolge al tempo di Vittorio Emanuele II, quindi prima del 1878, anno della sua morte, e vi si vede un prototipo di fonografo di Edison, cosa impossibile, perché a quell' epoca il fonografo non era stato ancora inventato) durante il funerale del conte ucciso, si vedono delle donne che seguono il feretro cantando... il Sanctus, poi il sacerdote officiante si lancia in una serie di veementi maledizioni all'indirizzo dell'assassino. (Ma quando mai un prete, che celebra un funerale, direbbe cose simili?). Infine , quando la protagonista va a confessarsi (non si capisce bene di che cosa) il prete le dà l'assoluzione tracciando un segno di croce sulla fronte della penitente, come fa il vescovo quando impartisce la Cresima. Evidentemente la regista Cinthia (sic) Th. Torrini, le chiese le ha bazzicate molto poco. La sottile vena anticlericale è evidente. Altri errori storici: mentre al protagonista della vicenda stanno per tagliare la testa, arriva di corsa a cavallo un carabiniere (arrivano i nostri!) con l' annuncio che la pena di morte è stata abolita. Non mi risulta che in Italia all'epoca le condanne a morte fossero eseguite con la ghigliottina e poi la pena di morte in Italia fu revocata solo nel 1948, con la promulgazione della Costituzione repubblicana. Sarebbe bastato alla regista documentarsi un po' meglio. Ma evidentemente per Cinthia Th. Torrini queste sono quisquillie. Cordiali saluti Antonio
Caro Antonio, vorrei rispondere alla tua domanda: avete visto la 2° puntata di "Terra ribelle"? La mia personale risposta è: no, non l'ho vista. Da 15 anni non ho più la televisione in casa e vivo molto meglio. Quelli a cui lo dico mi ribattono: ma così sei fuori dal mondo! Rispondo che non riescono mai a parlarmi di cose di cui non sono più informato di loro. Eppure loro guardando i telegiornali pensano di essere aggiornati su tutto e non si accorgono che la cultura dominante sceglie per loro le notizie da dare e quelle da nascondere. Oppure distorcono le notizie al punto che solo grazie alla controinformazione (ad esempio quella che fa BastaBugie) si riesce a capire cosa sta dietro alla notizia. Insomma consiglio a tutti il digiuno televisivo. Il tempo può essere utilizzato molto meglio per delle sane letture. Per chi proprio non riesce a fare a meno della televisione in casa, almeno può spengerla durante i pasti: sarà una bellissima sorpresa scoprire come in famiglia ci siano tante cose da dire e da raccontare, molto più interessanti delle notizie della televisione. Altrimenti si rischia che sappiamo tutto di cose successe lontano da noi e non si sanno cosa è capitato a nostro figlio o a nostra moglie che pure abitano con noi!
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 ottobre 2010
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OMELIA PER LA XXXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 19,1-10)
Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 31 ottobre 2010)
Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che occupa gran parte del Vangelo di san Luca, è ormai quasi al termine. Il Signore si trova a Gerico, che allora era una importante città commerciale, centro di transito per tanti mercanti dell’epoca. Qui si inserisce la vicenda di Zaccheo che era un pubblicano, ovvero un funzionario che riscuoteva le tasse per conto degli odiati dominatori stranieri, e che, in quella città di fiorente commercio, aveva molti interessi. Si sa che i pubblicani erano considerati dei grandi peccatori, sia perché erano scesi a compromesso con i dominatori, sia perché angariavano il popolo con molte ingiustizie e soprusi. Gesù era a Gerico e la folla accorreva da ogni parte per vederlo e per essere testimone o beneficiaria di qualche suo miracolo. In mezzo alla folla vi era pure Zaccheo, il quale, piccolo di statura, salì su di un sicomòro per poter vedere il Maestro che passava. Tutti si aspettavano che Gesù fulminasse quell’uomo con qualche parola di fuoco, che gli rinfacciasse davanti a tutti le sue grandi ingiustizie. Invece Gesù si rivolse a lui con parole di amicizia, dicendogli: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5). Immaginiamoci la delusione e la rabbia di tanta gente che si aspettava delle parole di tutt’altro genere! Anche noi, molto probabilmente saremmo rimasti delusi, attendendoci una pronta e spietata giustizia. Ma non la pensava così Gesù, il quale, con la bontà e la misericordia, cerca sempre di guadagnarsi il cuore delle sue creature. A ciascun peccatore Dio rivolge questi inviti di misericordia; ma, se facciamo i sordi e abusiamo della sua Bontà, non tarda a venire il momento della giustizia. Zaccheo coglie al volo quell’invito di Gesù e si precipita ai suoi piedi. Il testo del Vangelo dice: «Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia» (Lc 19,6). Era la prima volta che Zaccheo incontrò chi lo stimasse e l’amasse al punto da voler essere suo ospite. Secondo la legge di Israele non si poteva assolutamente entrare nella casa dei pubblicani. E così Gesù andò a casa di Zaccheo e questo suscitò ancora di più la rabbia e la mormorazione di molti, anzi di tutti, come dice l’evangelista Luca. Essi dicevano: «è entrato in casa di un peccatore» (Lc 19,7). Forse i più benevoli avranno pensato che Gesù ignorava chi fosse veramente Zaccheo; al contrario, Gesù andò da Zaccheo appunto perché lo conosceva nel profondo e lo voleva redimere. Zaccheo si converte, si sente perdonato da Gesù, e sente impellente il desiderio di riparare a tutto il male compiuto, non soltanto restituendo quattro volte tanto quello che aveva rubato, ma addirittura dando ai poveri la metà di tutte le altre ricchezze da lui possedute (cf Lc 19,8). Rivolgendosi poi a Zaccheo e, tramite lui, a tutta la folla, Gesù dice: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,9-10). Dio ci ha perdonato tante e tante volte. Anche noi dobbiamo sentire nascere in cuore il desiderio di riparare il male fatto. è questa una esigenza d’amore. Soprattutto il furto esige la restituzione. E, ricordiamolo sempre, non si ruba solamente estorcendo del denaro, ma anche compiendo svogliatamente il proprio lavoro. Inoltre, si ruba la buona fama al nostro prossimo sparlando di lui. Anche questo è un peccato che dobbiamo riparare, impegnandoci d’oggi in poi a dire bene di chi abbiamo danneggiato. Anche a noi Gesù rivolge le parole: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Egli non viene dentro le nostre abitazioni materiali, ma viene dentro di noi nella Santa Comunione. Quando lo riceveremo, chiediamogli la grazia di una profonda conversione, di vivere sempre nella sua amicizia, la grazia di non danneggiare mai il prossimo, ma di beneficarlo sia nelle azioni come pure nelle parole.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 31 ottobre 2010)
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