BastaBugie n�57 del 21 novembre 2008

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1 ELUANA 1
Che cosa vuol dire amare nel caso difficile di Eluana
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire
2 ELUANA 2
No alla pena di morte per gli innocenti
Autore: Magdi Cristiano Allam - Fonte: Fonte non disponibile
3 LA CALIFORNIA HA DETTO NO ALLE NOZZE GAY
Non c’è spazio per il circo Zapatero
Autore: Emanuele Boffi - Fonte: Fonte non disponibile
4 IN URUGUAY IL PRESIDENTE BLOCCA LA LEGGE SULL'ABORTO
E un male sociale che bisogna evitare
Autore: Michela Coricelli - Fonte: Fonte non disponibile
5 LA SINGOLARE CONCEZIONE DELLA SINISTRA SUL TEMA DELLE QUOTE ROSA

Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Fonte non disponibile
6 IL DIRETTORE DEL PROGETTO GENOMA UMANO SI CONVERTE ALL'ESISTENZA DI DIO

Autore: Luigi dell’Aglio - Fonte: Fonte non disponibile
7 GIGI BUFFON
Il portiere della Juventus e della Nazionale, e il senso della vita
Autore: Antonio Socci - Fonte: Fonte non disponibile
8 UN AVVOCATO DENUNCIA LA FABBRICA DEI DIVORZI

Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Fonte non disponibile
9 ARMONIA TRA SCIENZA E CREAZIONE
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Fonte non disponibile

1 - ELUANA 1
Che cosa vuol dire amare nel caso difficile di Eluana
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire, 18/11/2008

 Noi che siamo tremendamente addolorati per la fine atroce (una morte per fame e per sete) che aspetta Eluana siamo accusati di essere crudeli e sadici, mentre la scelta di farla morire viene da molti considerata un’espressione di amore.
  Non mettiamo in dubbio la buona fede di chi ragiona in questi termini; tuttavia, chiediamoci: che cosa significa amare?
  Ovviamente l’amore ha una molteplicità di espressioni, ma (lo suggerisce già Aristotele) amare qualcuno è un po’ come dirgli «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista, gioisco perché tu sei». La prima forma di ogni amore consiste in una gioia perché chi amiamo vive, è un rendimento di grazie perché l’amato esiste. Precisiamo: amare non significa volere che l’altro esista come conseguenza del fatto che l’altro ci procura gioia, bensì vuol dire volere e insieme gioire per la sua esistenza. Far morire qualcuno, anche se a richiesta (tra l’altro presunta nel caso di Eluana), significa dire «non è bene che tu sia, non è meraviglioso che tu esista». Se qualcuno dice con anni di anticipo o grida (o sussurra) disperato nel presente: «io sono un peso per te» e/o «non vale la pena il mio vivere in questo stato», il vero amore risponde: «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista anche se la tua condizione è dolorosa per te e/o gravosa per me». Chiedere di morire significa dire: «la mia esistenza non è (non sarà più) preziosa»; così far morire qualcuno (per esempio tramite l’azione con cui si toglie il sondino dell’alimentazione, oppure tramite l’omissione di chi non lo riattacca) equivale a dire a qualcuno: «è vero, tu non vali la pena, la tua esistenza in certe condizioni non è un bene che soverchi queste condizioni, non è prezioso che tu viva». In effetti, chi si occupa dei malati gravi sa che, quando chiedono di morire, quasi sempre lo fanno perché soffrono e perché si sentono soli. Ora, si noti bene, la sofferenza può essere quasi sempre molto lenita con le cure palliative. E la risposta alla solitudine non è far morire, bensì è l’affetto, è prendere per mano il malato, detergergli il sudore, guardarlo negli occhi anche se non risponde, stargli vicino: le invocazioni della morte esprimono la richiesta di non soffrire e una protesta contro la solitudine. Così, il desiderio di suicidarsi o la richiesta di eutanasia si manifestano, solitamente, quando una diagnosi infausta viene comunicata e molto spesso tramontano se il malato viene assistito e confortato. Le suore straordinarie che accudiscono Eluana hanno scritto: «L’amore e la dedizione per Eluana» è ciò per cui 'affermiamo la nostra disponibilità a continuare a servire – oggi e in futuro – Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzio e la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero'.
  Sono crudeli e sadiche? Come si può mai considerare la loro dedizione a Eluana una forma di accanimento terapeutico? E come può essere amore far morire Eluana di fame di sete? Lasciare che il suo corpo si consumi lentamente a causa della secchezza dei tessuti, della disidratazione delle pareti dello stomaco (che provoca spasmi) e delle vie respiratorie, mentre la pelle si ritira, gli occhi si incavano, la temperatura corporea aumenta per mancanza di sudorazione, il naso sanguina, le labbra e la lingua si spaccano: questo è amore? È vero, sono previste delle misure per attenuare (ma solo in parte) questi effetti: ma ciò cambia la sostanza?

Fonte: Avvenire, 18/11/2008

2 - ELUANA 2
No alla pena di morte per gli innocenti
Autore: Magdi Cristiano Allam - Fonte: Fonte non disponibile, 17/11/2008

Cari Amici, Lancio un appello urgente e forte a mobilitarci per difendere il diritto alla vita di Eluana Englaro, affinché trionfi il valore insopprimibile della sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale quale fondamento della nostra umanità e della nostra civiltà. Mobilitiamoci testimoniando con la parola la nostra strenua condanna dei boia del relativismo etico che violano incontestabilmente il valore insopprimibile della sacralità della vita, che si sono arbitrariamente auto-attribuiti il diritto di sentenziare che Eluana non debba più continuare a vivere, che Eluana debba essere uccisa cessando di nutrirla. Mobilitiamoci contro questa deriva etica, giuridica e politica che vorrebbe “cosificare” la vita umana, con il tragico risultato che oggi i nostri figli immaginano, come è avvenuto per dei quattordicenni siciliani che non si sono fatti scrupoli ad assassinare una loro coetanea dopo averla stuprata e messa incinta, che la vita umana possa essere impunemente usata, violata e buttata. Mobilitiamoci affinché Eluana possa restare in vita presso le suore Misericordine che da 14 anni l’accudiscono amorevolmente nella casa di cura “Monsignor Luigi Talamoni” a Lecco, che hanno detto: “Per noi Eluana è una persona e viene trattata come tale. E’ una ragazza bellissima. Vorremmo dire al signor Englaro (il padre) che se davvero la considera morta di lasciarla qui da noi. E’ parte della nostra famiglia”. Mobilitiamoci sostenendo a viva voce che anche per noi Eluana è una persona che ha diritto alla vita e anche per noi Eluana è parte della nostra famiglia. Promuoviamo un’adozione a distanza di Eluana che sia tale innanzitutto nei nostri cuori e che possa, se necessario, trasformarsi in un impegno concreto al fianco delle suore Misericordine che attestano con la loro testimonianza d’amore e di vita l’autentico messaggio di Gesù, che trova piena corrispondenza nei valori assoluti e universali che sostanziano l’essenza della nostra umanità. Vi esorto a far pervenire a questo sito la vostra adesione a questo appello, indicando il vostro nome e cognome, la vostra e-mail e la motivazione per la quale aderite all’appello. Cari Amici, secondo la testimonianza, pubblicata oggi su Il Foglio, di Marco Barbieri che ha incontrato Eluana cinque anni fa, la ragazza ogni mattina apre gli occhi e alla sera li richiude. Non è attaccata a nessun tipo di macchinario che ne favorisca la respirazione, non assume alcun farmaco, l'unico elemento esterno che le consente di vivere è il sondino che scende in fondo al suo stomaco e la nutre. I medici lo definiscono uno stato vegetativo permanente, ma Barbieri ricorda che "la letteratura clinica è ricca di casi di uomini e donne che dopo periodi di coma come Eluana si sono risvegliati" anche se non è dato sapere come e quando. Di fatto il coma permanente è ben diverso dal coma irreversibile. Tanto che, come si legge a pagina 6 de Il Giornale, le suore che la accudiscono non sospenderanno mai l'alimentazione, come conferma la responsabile della clinica suor Albina Corti: "Per ora non ci hanno ancora comunicato nulla. Non sospenderemo mai l'alimentazione. Nel caso, venga il padre a prenderla: fino ad allora la ragazza starà qui. Anche se vorremmo dire al signor Englaro che se davvero la considera morta di lasciarla qui da noi. E' parte anche della nostra famiglia. Per noi è una persona e viene trattata come tale. E' una ragazza bellissima. Qualche volta se le parla suor Rosangela muove gli occhi". Cari Amici, è per queste ragioni che vi chiedo ancora di sottoscrivere l'appello. Cari Amici, andiamo avanti insieme da Protagonisti per l’Italia dei diritti e dei doveri, del bene comune e dell’interesse nazionale, promuovendo un Movimento della Verità, della Vita e della Libertà, per una riforma etica dell’informazione, della società, dell’economia, della cultura e della politica, con i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.
Per aderire all'appello, vai a
www.magdiallam.it/appellosalviamoeluana

Ulteriori approfondimenti nello speciale Eluana che BASTABUGIE ha pubblicato il 18 luglio. Per leggerlo tutto, vai a
http://www.nobugie.splinder.com/tag/n+39+del+18-07-2008

Fonte: Fonte non disponibile, 17/11/2008

3 - LA CALIFORNIA HA DETTO NO ALLE NOZZE GAY
Non c’è spazio per il circo Zapatero
Autore: Emanuele Boffi - Fonte: Fonte non disponibile, 11-11-2008

L’America che vota Obama ha detto no alle nozze omosessuali. Il vescovo di San Diego spiega perché i giovani e i neri non hanno seguito gli spot (e i dollari) delle star hollywoodiane.

La sorpresa è tutta per il bel mondo hollywoodiano e dei mass media che non s’aspettava certo la vittoria del “sì” perché, come ha detto il sindaco di San Francisco, Gavin Newsom, «dove va la California, poi va l’America». Solo che stavolta la California è andata contromano rispetto alle aspettative progressiste, e chissà che il sindaco Newson, gran celebratore di matrimoni fra omosessuali, non si sia pentito di aver vantato l’avanguardia californiana. Il 4 novembre negli Stati Uniti non si è votato solo per le elezioni presidenziali, ma anche per una serie di referendum, tra cui quello californiano sui matrimoni fra persone del medesimo sesso. Ci si doveva esprimere sulla Proposition 8, la risoluzione che chiedeva di annullare la sentenza con cui la Corte suprema in maggio aveva legalizzato nello Stato i matrimoni omosessuali. «È stata una grande vittoria», dice monsignor Salvatore Joseph Cordileone, vescovo ausiliario di San Diego, tra i più attivi in campo cattolico per il “sì”. Cordileone era assai fiducioso sull’esito del voto. «Già nel 2000 si era svolto il referendum e il 61 per cento si era detto contrario al matrimonio omosessuale. Il Protect Marriage (il comitato per il “sì”, ndr) ha svolto un lavoro di informazione porta a porta e noi sapevamo, al di là di quel che era fatto passare sui media, che la maggioranza della popolazione era contraria a riconoscere il matrimonio tra omosessuali».
L’esito del referendum (52 per cento “sì”, 48 “no”) è interessante per diversi motivi. In California Barack Obama ha raccolto il 61 per cento dei consensi, eppure il gruppo etnico che ha maggiormente sostenuto la Proposition 8 è stato quello afro-americano, tanto che oggi sui siti omosessuali si parla espressamente di «tradimento della comunità di colore» che ha scelto Obama come presidente, ma ha seguito l’indicazione di John McCain – per il “sì” – sul referendum. Forse consapevole di ciò, lo stesso candidato democratico era stato piuttosto ondivago sulla questione: ora dichiarandosi contrario al matrimonio omosex, ora sostenendo le istanze dei gay (che ha espressamente ringraziato il giorno della vittoria). I sondaggi hanno rilevato un secondo dato in controtendenza rispetto al luogo comune che vorrebbe i giovani tutti entusiasti sostenitori delle istanze progressiste, e cioè che, come spiega Cordileone, «sono stati proprio gli under trenta il gruppo generazionale che, dall’inizio della campagna elettorale al giorno del voto, più hanno modificato il proprio orientamento, passando dal “no” al “sì”». Il terzo elemento è che i californiani non hanno accettato che fossero i giudici, i mass media e le star a decidere per loro. Dopo il referendum del 2000, infatti, le lobby gay erano tornate a far pressione per far introdurre il matrimonio. Il sindaco di San Francisco, Newsom, aveva iniziato, sull’esempio di quanto accaduto in Massachusetts, a rilasciare licenze matrimoniali per le coppie gay. Sebbene la Corte suprema avesse definito illegittima l’iniziativa, nel settembre del 2005 l’assemblea statale californiana, a maggioranza democratica, aveva modificato il codice di famiglia, aprendo, di fatto, a matrimoni “diversi” da quelli tradizionali. E nel maggio di quest’anno, grazie alla sentenza della Corte suprema, erano partite le celebrazioni delle unioni. «Addirittura, il procuratore generale californiano Jerry Brown, che pure per la sua carica avrebbe dovuto difendere una legge del suo Stato, ha osteggiato in ogni modo il nostro referendum, modificandone il testo che, tendenziosamente, risultava chiedere se si fosse contrari o meno ai “diritti” dei gay».
Tutto questo non è bastato, così come vani sono risultati gli appoggi a favore del “no” di Bill Clinton, Steven Spielberg, Ellen DeGeneres e la sua fresca sposa californiana Portia De Rossi, Brad Pitt (che ha donato alla causa 100 mila dollari), America Ferrera (protagonista di Ugly Betty), oltre che dei proprietari di Google e Apple, e dei quotidiani Los Angeles Times e New York Times. Quella che dal mondo glamour californiano era stata presentata come «la Gettysburg dei diritti civili» – dal nome della battaglia che decise la guerra di Secessione per liberare dalla schiavitù gli Stati del sud – si è rivelata una cocente sconfitta. Tanto che oggi, nei forum online, oltre a denigrare il voto dei neri e la tiepidezza di Obama, si ritorna alla carica mediatica inneggiando all’uscita del film di Gus Van Sant Milk, con protagonista Sean Penn. È la storia dell’attivista e politico Harvey Milk, il primo gay a diventare consigliere comunale a San Francisco, assassinato il 27 novembre 1978.
LA NASCITA DI UN NETWORK
La propaganda delle star oggi fa meno paura al mondo del Protect marriage. «Lo sappiamo – afferma Cordileone – che torneranno ad attaccarci. Possono contare su molti fondi, come hanno dimostrato durante la campagna elettorale quando, in una sola sera, sono riusciti a raccogliere quattro milioni di dollari. E sappiamo che sono molto aggressivi nel sostenere le loro tesi, come è successo nelle ore immediatamente successive al voto quando a Los Angeles un gruppo di manifestanti ha attaccato una chiesa di mormoni». Eppure, dice il vescovo, «per la prima volta abbiamo visto nascere in California un fronte che, senza grandi media e nomi altisonanti, ha saputo muoversi tra la gente – anche noi abbiamo raccolto diversi milioni di dollari – e muovere consensi assai trasversali». Il cuore del Protect marriage è costituito da mormoni, protestanti e cattolici (la Conferenza episcopale californiana si è esplicitamente espressa per il “sì”). «Stiamo discutendo su come proseguire questa esperienza che ci ha unito – spiega Cordileone – in particolare con i fratelli evangelici. Ho sempre sentito dire che la Chiesa è un gigante che dorme e negli ultimi anni, qui in California, mi pareva fosse addirittura in coma. Oggi, però, si è svegliata dal suo torpore».

Fonte: Fonte non disponibile, 11-11-2008

4 - IN URUGUAY IL PRESIDENTE BLOCCA LA LEGGE SULL'ABORTO
E un male sociale che bisogna evitare
Autore: Michela Coricelli - Fonte: Fonte non disponibile, 15/11/2008

 «L’aborto è un male sociale che bisogna evitare. Ma nei Paesi in cui è stato liberalizzato, gli aborti sono aumentati. Negli Stati Uniti nei primi 10 anni si triplicarono e la cifra si mantiene».
  «Lo stesso è successo in Spagna».
  Comincia così il messaggio inviato dal presidente dell’Uruguay al Parlamento per spiegare le ragioni della sua decisione: Tabaré Vázquez ha posto il suo veto alla depenalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza. La legge che permette l’aborto libero nei primi tre mesi di gestazione era stata approvata in via definitiva dal Senato lunedì, dopo lunghi dibattiti e accese polemiche. Ma Vázquez – medico oncologo, ancora in attività – aveva ribadito più volte la sua ferrea opposizione e aveva annunciato l’intenzione di porre il veto presidenziale alla norma, per ragioni «biologiche, scientifiche e filosofiche». Ora il capo dello Stato ha messo nero su bianco queste motivazioni. «La legislazione non può non riconoscere la realtà dell’esistenza della vita umana nella sua tappa di gestazione, come lo rivela in modo evidente la scienza»: «Dal momento del concepimento, c’è una nuova vita umana, un nuovo essere». E poiché «il vero grado di civiltà di una nazione si misura nel modo in cui protegge i più bisognosi» e i «più deboli», secondo Vázquez «d’accordo con l’idiosincrasia del nostro popolo, è più adeguato cercare una soluzione basata sulla solidarietà, che aiuti la donna e la sua creatura, dandole la libertà di optare per altre vie» e «salvarli entrambi». Invece di facilitare l’aborto, il presidente chiede al Parlamento di «attaccare le vere cause» del fenomeno, soprattutto nei settori più poveri.
  Secondo dati extraufficiali, in Uruguay ogni anno si realizzano circa 30.000 aborti clandestini. Per sbloccare il veto presidenziale serve una maggioranza qualificata dei tre quinti dell’Assemblea Generale (formata dalle due Camere): la sinistra (Frente Amplio) non ha voti sufficienti. Vázquez appartiene alla stessa coalizione di sinistra. La sua decisione è stata accolta con soddisfazione dalle organizzazioni in difesa della vita, mentre le associazioni pro-aborto lo hanno accusato di «autoritarismo» e sono scese in piazza per protestare.

Fonte: Fonte non disponibile, 15/11/2008

5 - LA SINGOLARE CONCEZIONE DELLA SINISTRA SUL TEMA DELLE QUOTE ROSA

Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Fonte non disponibile, 7 novembre 2008

Le sinistre, post-marxiste come in Italia o liberals come negli Usa, hanno una singolare concezione delle cosiddette «quote rosa». Vogliono le donne nei posti che contano; ma, se queste donne non sono di sinistra, scatta la ferocia. Esse, allora, o hanno avuto la poltrona per meriti sessuali o sono semplicemente cretine (mi riferisco agli insulti quotidiani che ricevono le ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini). Sarah Palin, antiabortista americana, è stata letteralmente crocifissa: hanno addirittura sostenuto contro di lei che il figlioletto down fosse non suo ma di sua figlia. Evviva Obama perché è nero, ma anche Condoleeza Rice lo era, ed era pure donna; però le manifestazioni di giubilo non ci sono state per lei, né per l’altrettanto nero Colin Powell. Eppure, per la prima volta due neri erano diventati rispettivamente Segretario di Stato e Capo di Stato Maggiore. Beh, è giusto sappiate che ogni tanto qualche cattolico mi scrive per chiedermi come si possa essere cattolici e «non di sinistra». Rispondo che, non avendo alcuna posizione di prestigio da difendere (neanche finanziaria), posso permettermi il lusso di dire quel che penso.

Fonte: Fonte non disponibile, 7 novembre 2008

6 - IL DIRETTORE DEL PROGETTO GENOMA UMANO SI CONVERTE ALL'ESISTENZA DI DIO

Autore: Luigi dell’Aglio - Fonte: Fonte non disponibile, 4 novembre 2008

 Uno scienziato che acquista la fede osservando e studiando il Dna e scopre nella cellula il 'linguaggio di Dio'. Questo è il professor Francis S. Collins, uno dei maggiori genetisti del mondo, direttore del progetto Genoma umano ed autore de Il linguaggio di Dio. Alla ricerca dell’armonia fra scienza e fede (Sperling & Kupfer). Ieri, nella terza giornata dei lavori della Pontificia accademia delle Scienze su 'Approcci scientifici sull’evoluzione dell’universo e della vita', Collins ha galvanizzato la discussione portando la sua testimonianza. Ha mostrato una serie di immagini per spiegare lo sviluppo della genomica e ha cominciato dal famoso numero della rivista Nature del 25 aprile 1953, nel quale compare la doppia elica dell’acido desossiribonucleico (Dna), disegnata e illustrata da Jimmy Watson e Francis Crick. «Dal 2003, quando abbiamo portato a termine il progetto – racconta –, giorno per giorno stiamo scoprendo che cos’è il patrimonio genetico dell’uomo e come ogni gene riveli progressivamente le sue possibili funzioni, le conseguenze che può produrre (malattie comprese), i caratteri e insomma l’enorme ricchezza della natura umana. Ogni individuo, pur partecipando al genoma comune, è diverso dagli altri, è unico». Ma di fronte a queste scoperte, man mano che il progetto procedeva, Collins (che non era affatto credente) si poneva interrogativi che lo cambiavano interiormente. A questo punto, si chiedeva, si può giudicare l’evoluzione come un processo puramente casuale? Possiamo considerare strutture biologiche così complesse come il prodotto della sola evoluzione? E anche la legge morale deriva dai meccanismi evolutivi? Alcune forme primitive di comportamento altruistico appaiono nel mondo animale. «Ma le più piene e nobili espressioni dell’altruismo sono una contraddizione in termini, addirittura uno scandalo, se considerati dal punto di vista dell’evoluzione», sottolinea Collins. Di qui la sua proposta: il Bio-Logos, dove logos sta per parola di Dio, una visione in cui la scienza è un potente mezzo di progresso in quanto scopre e sviluppa i 'dettagli' della Creazione. E il ruolo dell’evoluzione è chiaro per Collins: Dio ha usato il processo evolutivo per realizzare il suo piano creativo. Il genetista americano ha mal sopportato le dispute scoppiate fra i credenti in materia di evoluzione. E cita sant’Agostino: «Nelle materie che sono oscure e restano oltre le nostre possibilità di comprensione, noi troviamo nelle Sacre Scritture passaggi che possono essere interpretati in maniera differente ma senza pregiudizio per la fede che abbiamo ricevuto». Gli chiedono: la scienza ha bisogno di Dio? E lui: «La scienza non ha come suo scopo diretto quello di dimostrare l’esistenza di Dio ma può essere un primo gradino per arrivare poi, con un ragionamento filosofico, a Dio». C’è chi dice che nulla in biologia può avere senso se non alla luce dell’evoluzione. «Ma l’origine della vita – replica Collins – rimane un mistero. Quando comincia la vita, la scienza e l’evoluzione ci spiegano il 'come'; però noi abbiamo bisogno di Dio per capire il 'perché'». Su una questione rimasta aperta tra i cosmologi – l’universo è eterno, oppure ha avuto un inizio (come fa pensare il Big Bang)? – ha poi fatto chiarezza il cardinale  Georges Cottier, che si è richiamato a san Tommaso. Tanto per cominciare, dice Cottier, che l’universo abbia avuto un inizio è una verità di fede, che non può essere dimostrata. E il cardinale avverte che Tommaso era particolarmente severo con quanti pretendevano di dimostrare le verità di fede. «È la fede a dirci che l’universo ha avuto un inizio. E comunque la tesi dell’eternità del mondo non è contraddittoria: anche un mondo eterno sarebbe un mondo creato perché la creazione stabilisce una relazione di dipendenza ontologica tra l’essere creato e la causa creatrice».

Fonte: Fonte non disponibile, 4 novembre 2008

7 - GIGI BUFFON
Il portiere della Juventus e della Nazionale, e il senso della vita
Autore: Antonio Socci - Fonte: Fonte non disponibile, 16 novembre 2008

Cosa dà senso alla vita? Cosa le dà valore e gusto? Il soldi? Il successo? La salute? Per cosa vale la pena vivere? Mi ha colpito, in questi giorni, il casuale intrecciarsi sui giornali di storie apparentemente lontanissime. Tre storie.
Quella di Gigi Buffon, il portierone della Juventus e della Nazionale, quella di Eluana Englaro e quella di altre due donne, Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, sequestrate cinque giorni fa in Kenia dove vivono come missionarie.
Buffon ha pubblicato un libro dove racconta la sua storia: “Numero 1”. Secondo il senso comune questo allegro giovanottone ha tutto per essere felice. Cosa gli manca? E’ il più grande portiere del mondo, ha la giovinezza, la salute, la celebrità, la prestanza fisica, il successo, i soldi, gli amori, gli amici, un lavoro che è la sua passione, perfino un carattere solare, la simpatia e il buonumore. Non gli manca niente.
Eppure proprio lui racconta come un giorno di dicembre del 2003 gli si è spalancato sotto i piedi l’abisso della depressione. Senza motivi particolari. Un velo scuro sempre più opprimente, uno smarrimento progressivo: “cosa mi succedeva?”. Racconta di momenti in cui si sentiva sprofondare: “ero impaurito… mi tremavano le gambe all’improvviso, un malessere continuo mi attraversava… come se fossi continuamente altrove”.
Quello di Buffon non è un caso strano. In forme diverse è quasi la normalità per i cosiddetti “uomini di successo”. Cesare Pavese diceva: “c’è qualcosa di peggio del fallire nei propri progetti: è riuscirci”. Perché è lì, quando sei “arrivato”, quando stringi fra le mani quello che volevi possedere, che avverti il nulla e ti scopri insoddisfatto, destabilizzato. Tanto da smarrirti.
Per superare questo senso “di paura e insicurezza” Buffon si è fatto aiutare. E comunque un giorno, d’improvviso, il sole è tornato: paradossalmente è tornato a splendere proprio con “l’orrenda partita Italia-Danimarca 0-0”, a dimostrazione che davvero il “male di vivere” non dipende da circostanze negative. Ma sta nell’anima.
L’USCITA DEL TUNNEL
Oggi il celebre calciatore racconta cosa comprese all’uscita dal tunnel: “I soldi non sono tutto. In testa mi rimbalzavano queste parole. E all’improvviso capii quanto fossero vere. Mi resi conto che in certe situazioni i soldi con la tua vita non c’entrano nulla, non c’entrano coi tuoi valori, con quello che hai imparato, che impari ogni giorno e che puoi trasmettere a chi ti sta accanto”.
Quel gorgo oscuro – che sembrerebbe solo una disgrazia – in realtà gli ha lasciato un regalo prezioso, una consapevolezza più vera della vita, di ciò per cui vale la pena vivere. Tante cose possono farci capire meglio l’esistenza e renderci più umani e più saggi. Anche circostanze dolorose. Tutto può aprirci gli occhi e rivelarsi una carezza misteriosamente amica che dà una percezione più giusta della vita, che rende più autentici. Sì, perfino il dolore.
Proprio attraverso di esso alcuni hanno fatto incontri che hanno dato senso alla loro vita, sono diventati uomini eccezionali che danno speranza agli altri. Perle preziose. E’ il caso – per citare un altro campione del calcio – di Stefano Borgonovo che, a 44 anni, dopo la gloria dei prati verdi si è scoperto ammalato di Sla, una tremenda croce che gli impedisce ogni movimento, cosicché da tre anni vive su un letto, attaccato a un respiratore. La mentalità di oggi definirebbe tutto questo “un inferno”.
E invece chi ha incontrato Stefano, chi ha visto l’amore da cui è circondato dalla sua bella famiglia, chi ha potuto stupirsi dalla luce, dalla positività e dalla forza che emanano dal suo volto, come tanti amici calciatori (a partire da Roberto Baggio), commossi dalla sua umanità (due mesi fa gli hanno dedicato una partita allo stadio di Firenze, con lui a bordo campo) ebbene chi lo ha incontrato testimonia che è difficile trovare un uomo così vero, umano e appassionato alla vita. Uomini così sono la speranza del mondo.
Sembra incredibile, ma c’è un’impressionante quantità di persone così speciali che – nella malattia – vivono una vita più piena e umana di noi che magari scoppiamo di salute, ma non sappiamo perché siamo al mondo. Si può fare a meno di tutto, ma non del senso dell’esistenza. Che è la cosa essenziale e misteriosa che ti manca quando sembra non ti manchi niente. Tutto in noi lo desidera, lo cerca. Siamo come mendicanti, senza saperlo.
Non sapere chi sei e perché stai al mondo, non percepire l’utilità della tua esistenza, non sentirsi amati e non amare: questo è l’inferno. Non la mancanza di denaro o di salute.
SPETTRO DELLA SOLITUDINE
Soldi, successo e salute non mettono al riparo dalla solitudine, dalla tristezza e dalla disperazione. Anzi, la nostra epoca mostra il contrario. Lo prova l’uso industriale che nelle società opulente si fa di psicofarmaci, alcol e droghe, cioè di trucchi chimici per eludere il “male di vivere”. L’uso compulsivo e congestionato del sesso, che caratterizza il nostro tempo di pornomania di massa, è un’altra droga per anestetizzare la solitudine, la sensazione d’inesistenza che ci avvolge.
Non c’è sciagura più grande, diceva Teilhard de Chardin, della perdita del gusto di vivere. Questa infelicità è un’epidemia dilagante. Nel mondo si verifica un suicidio ogni 40 secondi, un milione di morti l’anno. Secondo l’Oms dal 1950 al 1995 la percentuale dei suicidi è cresciuta del 60 per cento. In Italia se ne contano 4000 ogni anno ed è molto significativo che l’area più “colpita” sia il Nord-Est (Friuli 9,8 per cento), mentre la percentuale più bassa di suicidi si registra in Campania (2,6 per cento). Prova ulteriore che davvero non è il benessere economico, né il contesto sociale degradato, né la difficoltà materiale della vita a definire l’infelicità.
Per questo mi chiedo se la rappresentazione del presente che continuamente facciamo su giornali e televisione sia giusta. Non parliamo che di soldi, di bollette, di mutui, di sprechi, di tagli, di questioni sociali. Cose importanti – sia chiaro – ma la realtà è tutta qui? Noi siamo solo i nostri problemi sociali?
LA RISORSA DELLA SPERANZA
Siamo sicuri che il benessere che inseguiamo, come meta unica e assoluta, sia veramente la felicità? Certi ripetitivi programmi di informazione fanno pensare a una battuta di Bruce Marshall: “Oggi la gente vive nel benessere senza gioia. In fondo a una lunga sfilata di bollette della luce, del telefono e del gas, non intravede altro che il conto delle Onoranze funebri”.
Eppure ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne veda la filosofia marxisteggiante ed economicista che ci domina: le cose che rendono la vita degna di essere vissuta, per le quali si può dare tutto, di solito sono oscurate. Perché non parlarne? Perché non raccontare le tante persone che testimoniano una speranza più grande delle difficoltà e delle sofferenze?
Dal rapimento, cinque giorni fa, delle due suore italiane in Kenia, scopriamo che ci sono fra noi persone – di cui i media non si occupano – che sono capaci di scelte di vita eccezionali, di un eroismo quotidiano (così pure le suore che da anni assistono amorevolmente Eluana). Perché lo fanno? Da cosa sono mosse? Cos’hanno conosciuto loro che noi non sappiamo? Quale tesoro hanno trovato che sa trasformare il dolore in amore? Abbiamo bisogno di saperlo, perché scoprire la speranza, per un popolo, è più importante che scoprire il petrolio.
E’ la risorsa più preziosa, come dimostra la nostra storia. Come c’insegnò don Giussani all’indomani di Nassiriya, davanti alla testimonianza della moglie del brigadiere Coletta. Nel dopoguerra avevamo un paese in ginocchio, uno stato a pezzi, un popolo sconfitto. Ed eravamo già prima una terra povera, senza materie prime. Eppure la nostra gente seppe esprimere un’energia inaudita che, nel giro di pochi anni, ci ha trasformato in una grande potenza economica. Da quali radici dimenticate è venuta quell’energia morale? Da quale speranza? Quale sconosciuta gioia di vivere sa ricostruire sulle macerie?

Fonte: Fonte non disponibile, 16 novembre 2008

8 - UN AVVOCATO DENUNCIA LA FABBRICA DEI DIVORZI

Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Fonte non disponibile, 21 ottobre 2008

In quasi quarant'anni dall'approvazione della legge Fortuna-Baslini, fino a che punto il divorzio ha trasformato la società italiana? Che cosa è rimasto del matrimonio e della famiglia naturale? Duecento separazioni e cento divorzi al giorno in Italia sono veramente un progresso? Quali sono i danni che i divorzi generano nella prole e nel tessuto sociale? Quali sono le proposte per cambiare la legge sul divorzio?
A queste e altre mille domande ha provato a rispondere l’avvocato Massimiliano Fiorin, pubblicando un libro dal titolo “La fabbrica dei divorzi. Il diritto contro la famiglia” (Edizioni San Paolo, 304 pagine, 18 Euro).
L’avvocato Fiorin, che è anche giornalista, svolge la sua professione a Bologna dove ricopre l'incarico di Presidente della Camera Civile.
Per approfondire un tema di così scottante attualità, lo abbiamo intervistato.
UN TITOLO FORTE IL SUO. PERCHÉ PARLA DI MECCANISMO INFERNALE DEI DIVORZI?
Fiorin: Il sistema divorzista, non solo in Italia, si basa su una contraddizione e un rovesciamento. Il divorzio, che secondo la legge doveva essere un estremo rimedio per le crisi familiari altrimenti irrisolvibili, nella prassi giudiziaria è invece diventato un sacrosanto diritto individuale. Esso non viene soltanto riconosciuto e garantito, ma anche favorito molto più di tutti gli altri diritti e doveri che dovrebbero discendere dal matrimonio.
Oggi una moglie in crisi può ottenere una rapida separazione senza dover fornire la minima giustificazione, sapendo di poterne trarre dei vantaggi economici assai notevoli. Nello stesso tempo, nella società si è ormai diffusa una spaventosa carenza di educazione alla vita familiare. Così, sono sempre meno quelli che riescono a resistere alle sirene divorziste, non appena il loro matrimonio si rivela per quello che è, e cioè un'avventura che richiederebbe impegno e responsabilità.
Questo ha fatto sì che gli operatori del diritto oggi tendano a considerare la separazione coniugale e il divorzio più come obiettivi da raggiungere, che non come semplici eventualità. Assai difficilmente cercano di guidare i loro assistiti verso soluzioni alternative, che siano più rispettose dell'interesse dei figli minori, che a parole tutti dicono di voler tutelare.
NEGLI ANNI SETTANTA IL DIVORZIO È STATO PRESENTATO COME UNA MISURA CHE AVREBBE GARANTITO IL PROGRESSO E LA FELICITÀ DEGLI UOMINI E DELLE DONNE. LEI PARLA INVECE DI INFERNO. COSA È ACCADUTO NEGLI ULTIMI TRENT'ANNI?
Fiorin: Nel Discorso della Montagna, secondo la versione di Matteo, Gesù ha insegnato che è dai frutti che si riconoscono i falsi profeti. Nel mio libro ho cercato di seguire questo consiglio, e di dimostrare che le conseguenze sociali del divorzio di massa già oggi dimostrano che negli anni Settanta si era appunto in presenza di una falsa profezia. La possibilità di divorziare liberamente non ci ha resi tutti più liberi, e tantomeno più felici. Lo dimostra il malessere sociale, economico, ma soprattutto psicologico che il divorzio ha diffuso endemicamente nella società occidentale. Questo è ciò che ho cercato di dimostrare nel mio libro, partendo dai fatti. Il divorzismo invece si basa su una cattiva coscienza collettiva, che partendo dalla propria ideologia cerca di rimuovere certe questioni dal dibattito pubblico.
QUALI SONO I DANNI SINGOLI, SOCIALI, ECONOMICI, DEMOGRAFICI …. DEL DIVORZIO?
Fiorin: Il divorzio ha portato le società occidentali ad essere inondate da quelli che io chiamo gli "oceani di sofferenza". Negli ultimi quarant'anni, con un'accelerazione spaventosa a decorrere dall'ultimo decennio, si sono prodotti disagi e lacerazioni sociali assai più profondi di quanto non si sia disposti ad ammettere.
Oggi, in Italia, i fatti di sangue con motivazioni connesse alla separazione e al divorzio sono probabilmente più numerosi di quelli dovuti alla criminalità organizzata. Ci sono migliaia di persone, quasi tutti padri separati, che a causa della separazione hanno perso tutto, casa, lavoro, figli, e vivono alle soglie dell'indigenza.
La crisi dell'istituto matrimoniale ha poi contribuito al cosiddetto inverno demografico. Oggi la maggior parte delle coppie sembra non volere più di un figlio, e non prima dei 35 anni. Questo potrebbe ben presto portare l'intera Europa ad una crisi di civiltà, e comunque alla insostenibilità del nostro sistema di welfare. Questi, peraltro, sono solo i frutti economici più immediati. Ma in realtà, è l'assenza forzata del padre dalle famiglie che ha causato i problemi più devastanti nel medio e lungo termine, specie oggi che la prima generazione dei figli del divorzio di massa è diventata adulta.
Negli Stati Uniti, che hanno conosciuto per primi le conseguenze del "no-fault divorce" (cioè la possibilità di divorziare facilmente e senza colpa), non vi è studio sociologico e statistico che non abbia dimostrato che l'assenza del padre da casa durante gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, a causa del divorzio dei genitori, è un fattore di devianza sociale che ricorre molto più di tutti gli altri.
A partire dalle bocciature e dagli abbandoni scolastici, per arrivare alla depressione, all'alcolismo e alla tossicodipendenza, fino alla disoccupazione e alla marginalità sociale, e così via fino ai casi più gravi di suicidio e criminalità. L'essere cresciuti senza il padre in casa è sempre il fattore statisticamente più ricorrente, tra i campioni di popolazione che si trovano coinvolti in questi problemi.
QUALI SONO I LUOGHI COMUNI E I PREGIUDIZI IDEOLOGICI CHE, SECONDO LEI, NASCONDONO LA REALTÀ DEI DIVORZI?
Fiorin: Vi è prima di tutto l'idea che un bel divorzio sia sempre meglio di un cattivo matrimonio, specialmente se tra i coniugi in crisi vi è conflittualità. La vera bestia nera degli operatori del diritto non è tanto il divorzio in sé, quanto la conflittualità che esso genera. Per non disturbare i manovratori della macchina divorzista, ci si illude che per i figli sia meglio essere preservati dall'assistere ai litigi dei genitori, piuttosto che dalla loro separazione. Ma ormai buona parte degli psicologi e dei neuropsichiatri devono ammettere che sembra piuttosto vero il contrario. La ferita prodotta dalla separazione dei propri genitori in se stessa produce danni permanenti all'equilibrio psichico, anche nei soggetti che sembrerebbero averne risentito di meno. Invece, l'essere cresciuti in una casa dove i genitori "non si amavano più" - secondo la visione romantica e tardo adolescenziale del matrimonio che ormai ha conquistato tutti - è un fattore di instabilità psichica molto meno grave.
Oltretutto, la mia esperienza professionale, e non solo quella, dimostra che sono proprio le situazioni di grande conflitto tra coniugi, o comunque tra genitori, quelle che lascerebbero i maggiori margini di mediazione. Sempre che si convinca le parti a lasciarsi aiutare, invece di proporre loro il divorzio come unica panacea. 
QUALI SONO LE RIFORME LEGISLATIVE E CULTURALI CHE LEI PROPORREBBE PER RIPARARE AI DANNI SOCIALI E INDIVIDUALI DEI DIVORZI?
Fiorin: Dal punto di vista legislativo, una prospettiva interessante - che è stata già adottata da alcuni Stati nordamericani, come Louisiana, Arkansas ed Arizona - è quella del "covenant marriage". Si tratta di un nuovo modello matrimoniale, dove gli sposi decidono fin dall'inizio che il loro legame sarà un'alleanza per la vita, e quindi potranno divorziare solo fornendo motivazioni oggettive, e dopo essersi sottoposti ad un periodo di mediazione familiare. E' un modello di libertà, che nel contempo aiuterebbe molto un ritorno al matrimonio e alla filiazione responsabili. Nel contempo, visto che non mi illudo che ci si possa arrivare in tempi brevi, nel mio libro propongo nuovi modelli di comportamento che già ora ritengo che dovrebbero essere adottati dagli avvocati familiaristi, per fare il proprio lavoro in maniera più responsabile, e di maggiore aiuto alle coppie in crisi.
QUAL È IL FINE ULTIMO DEL LIBRO? PERCHÉ LO HA SCRITTO?
Fiorin: Nella mia esperienza di avvocato, sono arrivato relativamente tardi ad occuparmi di diritto di famiglia. Tuttora mi considero più un avvocato civilista che non un "familiarista" in senso stretto. Per scelta di coscienza, ma anche di specializzazione personale, mi occupo solo di un numero selezionato di casi di separazione e divorzio, e solo laddove è ancora possibile aiutare i coniugi in crisi a trovare una soluzione meno drammatica, o ancor più spesso quando si tratta di difendere loro e i loro figli da una violenta aggressione ai propri diritti naturali, perpetrata dalle logiche divorziste.
Questa scelta mi ha aiutato a vedere i problemi in modo più distaccato, e ad accorgemi che "il re è nudo", molto meglio di quanto non possa fare un avvocato che occupandosi solo di divorzi, magari in modo magistrale, ha comunque finito per adeguarsi alla logica del sistema, talvolta in modo inconsapevole.

Fonte: Fonte non disponibile, 21 ottobre 2008

9 - ARMONIA TRA SCIENZA E CREAZIONE
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Fonte non disponibile, 31 ottobre 2008

Illustri signore e signori,
sono lieto di salutare voi, membri della Pontificia Accademia delle Scienze, in occasione della vostra assemblea plenaria, e ringrazio il professor Nicola Cabibbo per le parole che mi ha cortesemente rivolto a vostro nome.
Nella scelta del tema "Comprensione scientifica dell'evoluzione dell'universo e della vita", cercate di concentrarvi su un'area di indagine che solleva grande interesse. Infatti, oggi molti nostri contemporanei desiderano riflettere sull'origine fondamentale degli esseri, sulla loro causa, sul loro fine e sul significato della storia umana e dell'universo.
In questo contesto, è naturale che sorgano questioni relative al rapporto fra la lettura che le scienze fanno del mondo e quella offerta dalla rivelazione cristiana. I miei predecessori Papa Pio XII e Papa Giovanni Paolo II hanno osservato che non vi è opposizione fra la comprensione di fede della creazione e la prova delle scienze empiriche. Agli inizi la filosofia ha proposto immagini per spiegare l'origine del cosmo sulla base di uno o più elementi del mondo materiale. Questa genesi non era considerata come una creazione, quanto piuttosto come una mutazione o trasformazione. Implicava una interpretazione in qualche modo orizzontale dell'origine del mondo. Un progresso decisivo nella comprensione dell'origine del cosmo è stato la considerazione dell'essere in quanto essere e l'interesse della metafisica per la questione fondamentale dell'origine prima e trascendente dell'essere partecipato. Per svilupparsi ed evolversi il mondo deve prima essere, e quindi essere passato dal nulla all'essere. Deve essere creato, in altre parole, dal primo Essere che è tale per essenza.
Affermare che il fondamento del cosmo e dei suoi sviluppi è la sapienza provvida del Creatore non è dire che la creazione ha a che fare soltanto con l'inizio della storia del mondo e della vita. Ciò implica, piuttosto, che il Creatore fonda questi sviluppi e li sostiene, li fissa e li mantiene costantemente. Tommaso d'Aquino ha insegnato che la nozione di creazione deve trascendere l'origine orizzontale del dispiegamento degli eventi, ossia della storia, e di conseguenza tutti i nostri modi meramente naturalistici di pensare e di parlare dell'evoluzione del mondo. Tommaso ha osservato che la creazione non è né un movimento né una mutazione. È piuttosto il rapporto fondazionale e costante che lega le creature al Creatore poiché Egli è la causa di tutti gli esseri e di tutto il divenire (cfr. Summa theologiae, I, q. 45, a.3).
"Evolvere" significa letteralmente "srotolare un rotolo di pergamena", cioè, leggere un libro. L'immagine della natura come libro ha le sue origini nel cristianesimo ed è rimasta cara a molti scienziati. Galileo vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio così come lo è delle Scritture. È un libro la cui storia, la cui evoluzione, la cui "scrittura" e il cui significato "leggiamo" secondo i diversi approcci delle scienze, presupponendo per tutto il tempo la presenza fondamentale dell'autore che vi si è voluto rivelare. Questa immagine ci aiuta a comprendere che il mondo, lungi dall'essere stato originato dal caos, assomiglia a un libro ordinato. È un cosmo. Nonostante elementi irrazionali, caotici e distruttivi nei lunghi processi di cambiamento del cosmo, la materia in quanto tale è "leggibile". Possiede una "matematica" innata. La mente umana, quindi, può impegnarsi non solo in una "cosmografia" che studia fenomeni misurabili, ma anche in una "cosmologia" che discerne la logica interna visibile del cosmo. All'inizio potremmo non riuscire a vedere né l'armonia del tutto né delle relazioni fra le parti individuali né il loro rapporto con il tutto. Tuttavia, resta sempre un'ampia gamma di eventi intellegibili, e il processo è razionale poiché rivela un ordine di corrispondenze evidenti e finalità innegabili: nel mondo inorganico fra microstruttura e macrostruttura, nel mondo animale e organico fra struttura e funzione, e nel mondo spirituale fra conoscenza della verità e aspirazione alla libertà. L'indagine filosofica e sperimentale scopre gradualmente questi ordini. Percepisce che operano per mantenersi in essere, difendendosi dagli squilibri e superando ostacoli. Grazie alle scienze naturali abbiamo molto ampliato la nostra comprensione dell'unicità del posto dell'umanità nel cosmo.
La distinzione fra un semplice essere vivente e un essere spirituale, che è capax Dei, indica l'esistenza dell'anima intellettiva di un libero soggetto trascendente. Quindi, il Magistero della Chiesa ha costantemente affermato che "ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio - non è "prodotta" dai genitori - ed è immortale" (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 366). Ciò evidenzia gli elementi distintivi dell'antropologia e invita il pensiero moderno ad esplorarli.
Illustri accademici, desidero concludere ricordando le parole che vi rivolse il mio predecessore Papa Giovanni Paolo II nel novembre del 2003: "Sono sempre più convinto che la verità scientifica, che è di per sé una partecipazione alla Verità divina, possa aiutare la filosofia e la teologia a comprendere sempre più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull'uomo, una rivelazione compiuta e perfezionata in Gesù Cristo. Per questo importante arricchimento reciproco nella ricerca della verità e del bene dell'umanità, io, insieme a tutta la Chiesa, sono profondamente grato".
Su di voi, sulle vostre famiglie e su tutti coloro che sono associati all'opera della Pontificia Accademia delle Scienze invoco di cuore le benedizioni divine di sapienza e di pace.

DOSSIER "BENEDETTO XVI"
Discorsi e omelie del Papa teologo

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Fonte: Fonte non disponibile, 31 ottobre 2008

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