BastaBugie n�14 del 01 febbraio 2008
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L’UE CONDANNA PARIGI SUL NO ALLE ADOZIONI GAY
Autore: Daniele Zappalà - Fonte:
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LONDRA: IN CRESCITA I «DELITTI D’ONORE» NELLE COMUNITÀ DI IMMIGRATI ISLAMICI
Autore: Elisabetta Del Soldato - Fonte:
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SPAGNA, ZAPATERO VUOLE LA PILLOLA GRATIS
Fonte:
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BUSH: NON È NECESSARIO FARE ESPERIMENTI SUGLI EMBRIONI
Staminali adulte Bush rilancia la ricerca Usa. A novembre risultato storico con la scoperta di un metodo per riprogrammare le cellule.
Autore: Elena Molinari - Fonte:
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LO SCIENZIATO VESCOVI: BUSH È SOSTENUTO DALL'EVIDENZA SCIENTIFICA
Autore: Enrico Negrotti - Fonte:
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USA: MARCIA PER LA VITA
America in marcia per «non dimenticare»
Autore: Marco Respinti - Fonte:
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LA MILLENARIA PREGHIERA DEI FEDELI VERSO L’ALTARE E LE SPALLE DI BENEDETTO
L’inutile scandalo per un rito celebrato da duemila anni.
Fonte:
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OGM: IL PUNTO DI VISTA DELLA SANTA SEDE
Sì agli Ogm, ma con responsabilità e giudizio etico: Monsignor Crepaldi ribadisce che ''l'uomo non è un prodotto ma un progetto''
Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Avvenire
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L’UE CONDANNA PARIGI SUL NO ALLE ADOZIONI GAY
Autore: Daniele Zappalà - Fonte:
Sulle adozioni in Francia potrebbe abbattersi un piccolo ciclone dopo la sentenza emessa ieri dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Lo Stato francese è stato condannato a risarcire un’insegnante di scuola materna, oggi quarantacinquenne, la cui richiesta di adozione, presentata alla fine degli anni Novanta, era stata rifiutata dal Consiglio generale del dipartimento del Giura. Secondo la Corte europea, la donna, lesbica dichiarata, sarebbe stata oggetto di una «differenza di trattamento» imputabile alla sua situazio- ne affettiva. Una ristretta maggioranza di giudici – 10 contro 7 – ha dato dunque torto alle autorità francesi, invocando, nell’ordine, gli articoli 14 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il primo proclama il divieto di discriminazione, mentre il secondo si riferisce al diritto individuale al rispetto della vita privata e familiare. Nel 1999, le autorità francesi avevano giudicato che la situazione dell’insegnante non le consentiva di offrire, in caso di adozione, i necessari «riferimenti d’identificazione» a un minorenne. L’assenza di una figura paterna e la situazione affettiva della donna erano stati giudicati come logici ostacoli al rilascio di un’autorizzazione all’adozione. In proposito, le autorità francesi avevano invocato il principio dell’«interesse e dei bisogni del bambino». Ma ieri, le stesse autorità sono state condannate a versare 10mila euro di “danni morali” all’insegnante omosessuale che non ha voluto rendere pubblica la propria identità. Nell’emettere il loro giudizio, i giudici europei hanno considerato il fatto che la legislazione francese ha già accordato in passato il diritto di adottare a dei single. Una possibilità che non è invece prevista in Italia, dove la sentenza europea di ieri non produrrà dunque alcun effetto a livello della giurisprudenza. Il verdetto europeo non prende di mira direttamente l’attuale quadro legislativo in Francia. Ma quest’ultimo, che non accorda il diritto d’adozione alle coppie omosessuali, rischierà in futuro di essere aggirato nei fatti, secondo il parere di vari esperti. Inoltre, una situazione legale ambigua rischia di aprirsi per gli organismi d’Oltralpe incaricati di gestire le adozioni. Le associazioni omosessuali e non solo hanno reagito con entusiasmo alla notizia della sentenza. Ma tante voci, anche in Italia, si sono levate per esprimere incomprensione e preoccupazione. «La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ci lascia sconcertati ed allibiti», ha dichiarato la vice presidente dei deputati di Forza Italia Isabella Bertolini, aggiungendo che «su questo delicatissimo tema, il ruolo della famiglia tradizionale, esclusivo ed incompatibile con qualsiasi alternativa, non può essere in alcun modo scalfito e intaccato». Da più parti, si teme che la sentenza di ieri possa incoraggiare un’ulteriore spinta in Europa verso una crescente “liberalizzazione” in materia di adozioni. La Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata contro il divieto imposto a una donna dalle autorità francesi. Concesso il risarcimento. In Italia la sentenza è inapplicabile.
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LONDRA: IN CRESCITA I «DELITTI D’ONORE» NELLE COMUNITÀ DI IMMIGRATI ISLAMICI
Autore: Elisabetta Del Soldato - Fonte:
Cresce ogni anno in Gran Bretagna il numero delle vittime dei delitti «d’onore». Ieri è giunta l’ennesima conferma dal tribunale di Kendal, in South Cumbria, che una teenager musulmana, Shafilea Ahmed, è stata uccisa da alcuni membri della sua famiglia perché si era ribellata a un matrimonio forzato in Pakistan dove, nel 2004, per scappare alla sua situazione aveva cercato di uccidersi ingerendo varechina. Il corpo della ragazza venne trovato più tardi in un fiume, non molto lontano dalla sua abitazione a Warrington. Il destino di Shafilea è comune a sempre più donne nel Regno Unito. Solo due mesi fa una famiglia di una madre e quattro ragazze, la più piccola aveva quattro anni e la più grande di sedici, è stata sterminata da un fuoco appiccato dal padre perché questo non era d’accordo con la moglie di mandare le figlie all’università. Anche l’uomo morì qualche giorno dopo in ospedale dalle bruciature. La lista delle vittime è sempre più lunga e il dibattito in Gran Bretagna molto acceso. Secondo le ultime statistiche rilasciate l’anno scorso dal Ministero degli Interni, ogni anno in Gran Bretagna si commettono dodici omicidi per motivi d’onore. Ma il numero reale, è stato confermato più tardi in una conferenza di Scotland Yard a Southampton, è molto più alto. La polizia britannica sta infatti riesaminando le cause di decessi e omicidi di 2000 persone tra il 1996 e il 2006 per capire se questi sono avvenuti per motivi d’onore. Fino a oggi 19 dei casi riesaminati sono risultati omicidi di onore e altri venti rientravano nella categoria di «violenze per onore».
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SPAGNA, ZAPATERO VUOLE LA PILLOLA GRATIS
articolo non firmato
Manca poco più di un mese alle elezioni e i partiti spagnoli lanciano proposte per sondare gli umori dell’opinione pubblica. Anche sui temi più sensibili. Fra le ultime idee trapelate da via Ferraz – sede madrilena del Partito socialista (Psoe) – c’è la distribuzione gratuita e senza ricetta della «pillola del giorno dopo» negli ospedali e negli ambulatori di tutto il Paese. L’obiettivo? Frenare le gravidanze indesiderate fra le adolescenti (13 mila quelle terminate in aborto nel 2005). Fonti del partito del premier José Luis Rodriguez Zapatero hanno confermato al quotidiano più vicino all’esecutivo, «El País», che se i socialisti vinceranno di nuovo promuoveranno la «Strategia di salute sessuale e riproduttiva» che comprenderà anche questo aspetto. Dal 2001 la pillola si può acquistare in farmacia, ma sempre con ricetta. Il prezzo: 20 euro a scatola. Ora il Psoe studia la possibilità di eliminare l’obbligo della ricetta. I ginecologi sono divisi: il 49,61% è per la vendita senza ricetta, un altro 49,61% è contrario. La situazione oggi non è uniforme, con ospedali nelle regioni governate dai socialisti – come Andalusia o Catalogna – dove il farmaco viene già distribuito gratis. «Non c’è spazio per l’obiezione di coscienza di nessun medico», tagliano corto al Partito socialista.
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BUSH: NON È NECESSARIO FARE ESPERIMENTI SUGLI EMBRIONI
Staminali adulte Bush rilancia la ricerca Usa. A novembre risultato storico con la scoperta di un metodo per riprogrammare le cellule.
Autore: Elena Molinari - Fonte:
«Si può fare avanzare la scienza senza toccare gli embrioni». George W. Bush si avvia a chiudere i suoi otto anni di permanenza alla Casa Bianca come li aveva inaugurati: con un forte accento sull’importanza del rispetto della vita fin dal concepimento. Nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione il presidente americano ha infatti annunciato che aumenterà i fondi federali destinati alla «ricerca medica etica», vale a dire quella che di recente ha portato ad estrarre staminali non differenziate (quindi potenti come quelle embrionali) da cellule adulte della pelle. Il riferimento alla ricerca sulle staminali è stato uno dei punti forti del discorso pronunciato da Bush, che nel 2001 appena arrivato alla Casa Bianca, aveva bloccato il flusso di fondi federali destinati ai laboratori e alle università che estraevano cellule staminali dagli embrioni, danneggiandoli o uccidendoli. Un divieto che il presidente americano ha fatto successivamente rispettare ponendo il veto a qualsiasi tentativo legislativo di far ripartire i finanziamenti. Nell’aprile dello scorso anno, ad esempio, ha bloccato una legge approvata dal Senato (a maggioranza democratica) che avrebbe dato il via libera ai fondi pubblici per la ricerca sulle cellule staminali ricavate da embrioni vivi. Prima ancora, nel 2006, il presidente repubblicano si era rifiutato di firmare una misura quasi identica, rimandandola alle Camere e di fatto facendola naufragare. Grazie a questa coerente posizione politica ed etica del presidente, dunque, attualmente i ricercatori americani che ricevono sovvenzioni federali hanno soltanto il diritto di lavorare su linee di cellule staminali embrionali create nel 2001 o prima. Prima di lasciare l’ufficio ovale, però, Bush vuole accertarsi che abbiano pieno accesso ai fondi di cui hanno bisogno per approfondire gli studi in un’altra, promettente direzione: «A novembre siamo stati testimoni di un risultato storico con la scoperta di un metodo per riprogrammare cellule adulte della pelle per farle agire come staminali embrionali », ha ricordato Bush durante il suo discorso. E i risultati di questa ricerca, ha sottolineato, dimostrano che «non è necessario fare esperimenti sugli embrioni. Possiamo superare il dibattito che ci ha diviso in passato, allargando le frontiere della medicina senza dover distruggere la vita umana. Dunque, abbiamo intenzione di aumentare i fondi a questo filone di ricerca etica». L’opposizione del presidente degli Stati Uniti ai test sugli embrioni è sempre stata totale, riguardando sia quelli prodotti in eccesso durante gli interventi di fecondazione assistita, e rifiutati dai genitori biologici, sia che le staminali embrionali prodotte con la clonazione. «Come esploriamo promettenti strade di ricerca, dobbiamo anche assicurarci che ogni vita sia trattata con la dignità che merita», ha sottolineato infatti ieri Bush. In conclusione ha esortato il Congresso a fare un passo fondamentale: approvare una legge che vieti pratiche non etiche come l’acquisto, la vendita, la registrazione o la clonazione della vita umana.
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LO SCIENZIATO VESCOVI: BUSH È SOSTENUTO DALL'EVIDENZA SCIENTIFICA
Autore: Enrico Negrotti - Fonte:
«Si tratta di un filone di ricerca talmente promettente che il Giappone ha recentemente deciso di fare investimenti strategici enormi. Quel che spiace è che in Italia da almeno quattro anni potevamo metterci su questo filone di ricerca, ma per motivi ideologici siamo rimasti prigionieri del dibattito con coloro che difendevano l’utilità della clonazione». Angelo Vescovi, docente di Biologia all’Università di Milano-Bicocca e direttore scientifico del Centro «Brain Repair» di Terni, non si stupisce delle parole del presidente americano, ma puntualizza: «Gli scienziati, ovviamente, spostano il loro interesse dove la presenza di risorse offre la possibilità di lavorare meglio. E in questo caso, la scelta etica di Bush ha avuto il sostegno dell’evidenza scientifica».
Come valuta le parole del presidente Bush che invita gli scienziati a puntare su ricerche «etiche» e promette fondi in questo senso?
Non mi stupiscono. Il presidente americano aveva già fatto sapere di ritenere importante il movente eticomorale nelle ricerche basato sul rispetto della vita umana. È una sua visione, che peraltro condivido. Ma in questo caso c’è una spiegazione molto logica e razionale, visto che i lavori di Yamanaka e di Thomson hanno dimostrato la bontà di una linea di ricerca che può fare a meno degli embrioni.
Queste ricerche sono state infatti citate dal presidente Usa. Sono sufficienti a garantire la svolta?
Credo di sì. Le ottime prospettive di questo filone di ricerca sono confermate dal fatto che proprio James Thomson, che nel 1998 aveva dato avvio agli studi sulle staminali embrionali umane, abbia deciso di dedicarsi a questa nuova via. E scommetterei che lo scienziato americano sia stato revisore per il lavoro di Yamanaka su Cell.
Ma dal punto di vista dei finanziamenti, la scelta americana potrà influenzare anche altri soggetti?
La svolta è già arrivata. Il governo giapponese ha già deciso di finanziare massicciamente questo tipo di ricerche, ne ha capito l’importanza e ne farà un settore strategico della biomedicina, così come ha investito in passato nelle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. La notizia delle scelta giapponese, tra l’altro, è stata pubblicata su «Nature», ma da noi non è stata evidenziata perché forse non piaceva. Quello che mi dispiace è che in Italia potevamo essere all’avanguardia in questo settore di ricerca, quando quattro anni fa io (e pochi altri) sottolineavo che si potevano tentare altre strade che non fossero la clonazione. Invece si preferì insistere in un dibattito ideologico per sostenere l’importanza della clonazione. E lo stesso sta accadendo ora con gli embrioni ibridi.
È stata una scelta etica a sorreggere gli scienziati?
Non solo e non del tutto. Sicuramente in ambito biotecnologico, dove ruotano anche forti interessi economici, la ricerca si sviluppa in primo luogo lungo le linee che appaiono più foriere di risultati. In secondo luogo su quelle più moralmente accettabili, perché in tal modo incontrano minori resistenze da parte della società civile. E oserei dire che la ricerca moralmente accettabile tende a essere quella più proficuamente perseguibile.
Ma è solo una questione di finanziamenti a spingere la ricerca? O gli scienziati, come spesso si sente ripetere, sono in grado di autoregolamentarsi verso soluzioni eticamente accettabili?
È normale che gli scienziati seguano le ricerche che offrono maggiori possibilità di sviluppo perché attirano più finanziamenti. E il governo statunitense è un potere forte, in grado di dirottare ingenti risorse. Ma in questo caso occorre anche rimarcare che il sollevare il problema etico ha costretto gli scienziati a cercare altre vie dalla clonazione, che solo apparentemente era la più facile: in realtà è assurda, si vuole andare da Milano a Varese passando per Pechino. Yamanaka ha cercato una strada diversa, ma l’obiezione etica è stata sollevata dalla società civile. Il biologo: anche il Giappone ha deciso enormi stanziamenti per quello che appare ormai un settore strategico promettente. Peccato che in Italia siamo rimasti indietro a discutere sull’utilità della clonazione.
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USA: MARCIA PER LA VITA
America in marcia per «non dimenticare»
Autore: Marco Respinti - Fonte:
Nella capitale federale si è ripetuta la pacifica iniziativa di popolo che da 35 anni ricorda il giorno in cui l’aborto divenne legale Minaccia di nevicare, la temperatura è sotto lo zero e un vento tagliente sferza i 300mila e passa partecipanti alla «Marcia per la Vita» che da 35 anni si ripete puntualmente ogni 22 gennaio a Washington. Tre decenni e mezzo fa la Corte Suprema degli Stati Uniti legalizzò infatti l’aborto in tutto il Paese pronunciando una sentenza dura come il marmo e famosa come poche. Con una maggioranza di 7 a 2, la Corte mise fine al caso «Roe vs. Wade» (una montatura, si scoprirà più tardi, la cui protagonista Norma McCorvey fu poi al centro di una clamorosa conversione). Un vero deragliamento: la Corte Suprema esiste infatti solo per vegliare sulla Costituzione e sulla compatibilità con essa delle leggi emanate dal Congresso al quale spetta il compito di legiferare. Perché il Congresso viene eletto dal popolo, la Corte Suprema no. Il raduno inizia di prima mattina al centro del Mall, il parco dei monumenti nel cuore di Washington. Alle spalle del palco si scorge il Campidoglio, sede del Congresso. La Corte Suprema è poco distante. I primi ad arrivare sono i giovani, di tutti i tipi. Ordinati e inquadrati quelli delle scuole e dei gruppi più 'tradizionalisti', dreadlock al vento, abbigliamenti sgargianti, anche piercing. Per molti aspetti sembra Woodstock, e il bello è questo. Oggi qui anche i rockettari marciano per dire sì alla vita, alla famiglia, persino alla castità prematrimoniale. C’è un gruppo pittoresco di adolescenti che si chiama «Rock for Life», poco meno che punk. Ci si muove a fatica fra gente, bandiere, striscioni. Le famiglie arrivano dalla stazione del metrò in fondo, Orange Line o anche Blue Line, quella dove scendono i turisti dello Smithsonian. Carrozzine, biberon, palloncini. Il tempo è inclemente, ma nulla trattiene questa fiumana variopinta e allegra. Che s’ingrossa sempre più. La polizia a cavallo fatica a far stare tutti sui marciapiedi in attesa che il corteo parta. E l’attesa è lunga. Tutto è cominciato addirittura sabato, quando sono arrivati i primi gruppi di 'pellegrini per la vita'. Come sempre, hanno preso d’assalto l’Hotel Hyatt che registra regolarmente il tutto esaurito, pratica sconti speciali per i marciatori, così come tutti gli altri alberghi della zona. Ma l’Hyatt è il quartier generale, con gli stand delle varie organizzazioni. C’è Human Life International e l’Università francescana di Steubenville, in Ohio; la fondazione intitolata a Terri Schindler Schiavo e le suore Benedettine del New Hamshipre; 'Stand True' (protestanti giovanissimi) e 'Silent No More', le donne che hanno subìto uno o più aborti, e oggi parlano a favore della vita. E decine di altri. Poi lunedì sera, vigilia della Marcia, come tradizione è stata celebrata la Messa al National Shrine, il santuario nazionale degli Usa, dedicato all’Immacolata Concezione, a ridosso della Catholic University of America. Una Messa gremita come poche, concelebrata da decine di vescovi e sacerdoti. Molti giovanissimi hanno il permesso di trascorrere dentro il santuario qualche notte, accampandosi nei locali della basilica, sacchi a pelo e zaini... Prima che la Marcia inizi, martedì mattina, il palco accoglie canti e saluti, preghiere e voti. Parla Nellie J. Gray, presidentessa del «March for Life Education and Defense Fund», da 35 anni anima del raduno. Risuonano le note di 'God Bless America ' (e come potrebbero mancare), si leva il canto dell’inno nazionale, mano sul cuore. E poi – oramai un altro classico – arriva la voce del presidente George W. Bush. Saluta i partecipanti, li esorta. È una tragedia, l’aborto: ma qui, in questo gelido martedì, si celebra la vita. Non ci sono parole dure, né ingiurie, o slogan sopra le righe. Qui si vuole solo ricordare che da quel giorno del 1973 in cui la Corte Suprema legalizzò l’aborto all’appello mancano 47 milioni di statunitensi. A ricordarlo ecco i Lutherans for Life, la diocesi cattolica di Baltimora, gli episcopaliani, i metodisti... E dappertutto giovani, giovanissimi, bambini. E adulti, anziani, handicappati che ostentano cartelli tipo «Avrei potuto essere un aborto». Si marcia tutti per circa due ore. La cosa che più colpisce l’ospite italiano sono i sorrisi, la serietà e insieme la serenità. Un elicottero delle forze dell’ordine veglia dall’alto, ma non ce n’è bisogno. La divisione o il risentimento non marciano con noi. Il serpentone giunge alla meta davanti alla Corte Suprema dove sfilano silenziosamente, in prima fila, le madri che hanno conosciuto nelle proprie carni il dolore dell’aborto, al loro fianco i mariti. E poi? Una preghiera assieme, alcuni in ginocchio, altri attaccati alla corona del rosario, altri ancora palme al cielo. Un abbraccio agli amici, e appuntamento all’anno prossimo. Per dire ancora una volta, se ce ne sarà bisogno, che in America c’è chi vuole ricordare.
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LA MILLENARIA PREGHIERA DEI FEDELI VERSO L’ALTARE E LE SPALLE DI BENEDETTO
L’inutile scandalo per un rito celebrato da duemila anni.
articolo non firmato
La messa con le spalle ai fedeli” (Corsera). “E a messa il Pontefice dà le spalle ai fedeli” (Giornale). “Ratzinger, messa di spalle ai fedeli” (Messaggero). “La messa del Papa spalle ai fedeli” (Repubblica). “Ratzinger volta le spalle ai fedeli” (Stampa). I quotidiani di ieri sembravano avere un titolatore unico. Così l’idea che è passata è quella di un Papa che snobba i fedeli per mettere un ulteriore tassello alla restaurazione della liturgia cosiddetta preconciliare. E’ una semplificazione ridicola, la realtà non è questa.
Tanto per cominciare la messa celebrata domenica nella Cappella Sistina non era una messa preconciliare. Era invece una eucaristia celebrata secondo il rito latino ordinario, quello riformato da Paolo VI. Oltretutto non era celebrata neanche in lingua latina. L’unica differenza rispetto agli anni precedenti era che Ratzinger ha voluto celebrare la messa non su un altare posticcio ma in quello storico della Sistina, addossato al Giudizio di Michelangelo. E si tratta di una scelta legittima anche secondo le norme liturgiche post conciliari. Oltretutto poi la cappella privata del Pontefice ha anch’essa l’altare addossato al muro e quindi le messe ivi celebrate da Benedetto XVI, e prima di lui da Giovanni Paolo II, sono state sempre “spalle ai fedeli”.
Che il Papa poi abbia scelto di celebrare non "versus populum" non può essere una sorpresa visto che da cardinale aveva più volte espresso la constatazione che il cambio di direzione della preghiera liturgica non era stato previsto dal Concilio Vaticano II e che quindi era pienamente legittimo, e per certi versi auspicabile, farlo. A questo proposito basta andarsi a rileggere l’introduzione dell’allora cardinale Joseph Ratzinger al volume “Rivolti al Signore” (uscito in inglese nel 2004 e pubblicato in Italia da Cantagalli nel 2006) di padre Uwe Michael Lang, che non a caso con papa Benedetto XVI è stato chiamato a Roma come officiale della pontificia Commissione per i beni culturali della chiesa.
Oltretutto è la stessa espressione “spalle ai fedeli” a non avere senso. Ha scritto infatti Pietro De Marco, professore all’Università di Firenze e alla Facoltà teologica dell’Italia centrale, in un commento scritto per il sito di Sandro Magister: “Specialmente l’essere ‘rivolti al Signore’ del celebrante – che non è un ‘dare le spalle’ al popolo come insensatamente molti ripetono – e dell’assemblea tutta, così come la posizione eccentrica dell’altare rispetto agli astanti, conducono a riflettere di nuovo su spazio e tempo sacro, sul loro senso e fondamento. Di nuovo ma non in maniera ‘nuova’: piuttosto nel solco della tradizione cattolica, latina e orientale”. Tornare infatti alla preghiera verso l’altare, cioè verso il Signore, significa tornare a una tradizione millenaria che la riforma liturgica, così come è stata attuata nel dopo Concilio, ha voluto cancellare. Con conseguenze gravi nella chiesa cattolica. Come ha più volte detto l’allora cardinale Ratzinger (che non a caso da Papa ha voluto dare col motu proprio “Summorum pontificum” piena cittadinanza al rito latino preconciliare). E come disse con parole anche dure don Divo Barsotti (1914-2006) nel novembre del 1996 durante un’intervista: “E’ un problema grosso quello di parlare della Liturgia. Non possiamo accettare la riforma liturgica così come è stata introdotta. Se non si ritorna a rivedere quello che è stato fatto, noi rischiamo di perdere veramente tutto”.
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OGM: IL PUNTO DI VISTA DELLA SANTA SEDE
Sì agli Ogm, ma con responsabilità e giudizio etico: Monsignor Crepaldi ribadisce che ''l'uomo non è un prodotto ma un progetto''
Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Avvenire, 25 gennaio 2008
Intervenendo a Roma, questo venerdì, alla presentazione del rapporto Nomisma sull’utilizzo del mais Ogm (organismi geneticamente modificati), monsignor Gianpaolo Crepaldi ha illustrato il punto di vista della Santa Sede, sostenendo l’uso responsabile, giusto e solidale delle biotecnologie vegetali. Nella sede nazionale della Confagricoltura, il Segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace ha rilevato che “c’è un asimmetria nel dibattito culturale che protegge il mais e non protegge l’uomo” Il presule ha fatto riferimento alle posizioni assunte da una parte del dibattito culturale che non mostra scrupoli quando si discute di aborto, fecondazioni assistita, intervento sugli embrioni, utilizzo di cellule staminali embrionali, mentre si oppone strenuamente a tutte le biotecnologie che riguardano il mondo vegetale. “La Chiesa cattolica – ha spiegato monsignor Crepaldi – guarda al dibattito non perchè è interessata alle diverse ideologie, ma perché è attenta all’umanità”. A questo proposito, il Segretario del Dicastero vaticano ha precisato che “la Santa Sede vuole bene all’uomo, che non è un prodotto ma è un progetto” e che “la società a tutti i livelli si salverà se sarà capace di respingere ogni tentativo di riduzione dell’umano”. Monsignor Crepaldi ha spiegato che la Chiesa è impegnata nel discernimento di tipo etico che non è meno complesso di quello scientifico. In questo contesto ha ricordato che la Santa Sede ha elaborato e prodotto almeno due dettagliati e approfonditi studi sugli Ogm: il primo elaborato dalla Pontificia Accademia per la Vita dal titolo “Biotecnologie animali e vegetali nuove frontiere e nuove responsabilità” (Libreria Editrice Vaticana 1999); e il secondo dal titolo “Studio-Documento della Pontificia Accademia delle Scienze sull’uso delle piante geneticamente modificate per combattere la fame nel mondo”, pubblicato in lingua italiana (Pontificia Accademia delle Scienze, extra series n.23, Città del Vaticano settembre 2004). Inoltre, il Vescovo Crepaldi ha ricordato il Seminario internazionale organizzato e svolto dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel novembre del 2003 ed il capitoletto compreso nel Compendio della dottrina Sociale della Chiesa (nn. 472-480). Monsignor Crepaldi ha quindi fatto riferimento alla Genesi ed ha sottolineato che quando Dio creò tutte le cose disse che era “cosa buona”, ma quando creò l’uomo e la donna disse che era “cosa molto buona”. “Dio – ha precisato il presule – assegnò all’uomo il compito di coltivare e custodire”. “La saggezza dell’umanità – ha continuato monsignor Crepaldi – è quella di esercitare il discernimento etico nell’utilizzo delle biotecnologie. La scienza deve andare avanti, l’uomo deve coltivare e custodire con prudenza e senso di responsabilità”. “Coltivare significa intervenire, decidere, fare, non lasciare che le piante crescano a caso”, ha spiegato il Segretario di Giustizia e Pace. “Coltivare significa potenziare e selezionare le piante per dare frutti migliori, coltivare significa ordinare, eliminare le erbe che minacciano le coltivazioni”. In questo contesto – ha sottolineato monsignor Crepaldi – “la legge cristiana dà un giudizio positivo sulla liceità degli interventi dell’uomo sulla natura, però accompagna questo intervento lecito ad un forte e chiaro senso di responsabilità, nell’attuazione di un giudizio etico”. “Alla Santa Sede – ha concluso – interessano molto le implicazioni non solo dei paesi ricchi ma soprattutto quelle per i paesi poveri, perché dobbiamo tenere presente tutte le problematiche legate ai valori della giustizia e della solidarietà”.
Fonte: Avvenire, 25 gennaio 2008
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