BastaBugie n�188 del 15 aprile 2011

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1 SIAMO CONTRO I DITTATORI? ALLORA ECCO QUA L'ELENCO
Oltre alla Libia, dobbiamo aggiungere Corea del Nord, Eritrea, Siria, Myanmar (ex Birmania), Sudan, Zimbabwe, Cuba, Arabia Saudita, ecc.
Autore: Anna Bono - Fonte: La Bussola Quotidiana
2 SPOSATI E SII SOTTOMESSA A TUO MARITO: PRATICA ESTREMA PER DONNE SENZA PAURA
Costanza Miriano, giornalista del Tg3, con un linguaggio accattivante e femminile invita a tornare alla tradizione riconoscendo il ruolo insostituibile di capo famiglia all'uomo (oggi ormai devirilizzato dalla cultura dominante)
Fonte: Corrispondenza Romana
3 L'INCREDIBILE INVETTIVA CONTRO LA CHIESA FATTA SU RAI 3 DA LUCIANA LITTIZZETTO A ''CHE TEMPO CHE FA'' DA UN COMPIACIUTO FABIO FAZIO (SEMPRE PIU' FAZIOSO)
Non ho mai visto un solo intellettuale di sinistra lavare un barbone, mentre la Chiesa ha messo a disposizione strutture capaci di ospitare 2500 immigrati: la Littizzetto e Fazio quanti ne ospitano a casa loro?
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
4 LA CREMA ANTIRUGHE OTTENUTA DA FETI UMANI ABORTITI: ECCO COME I BAMBINI NON NATI SONO EQUIPARATI A SPAZZATURA!
La scienza senza regole produce aberrazioni: aborti a nascita parziale, banche clandestine d'organi umani, bambini estratti dal seno materno in stato di vita per garantire organi intatti alla ricerca scientifica, verifiche dei pesticidi su embrioni umani, ecc.
Autore: Virginia Lalli - Fonte:
5 GESU' ERA GAY? LA BUFALA CHE FA IL GIRO DI TELEVISIONI E GIORNALI PRIMA DI ESSERE CLAMOROSAMENTE SMENTITA
Si crede facilmente alle bufale perché ci si vuole credere: esultano i siti gay, ma dopo il Codice da Vinci dovremmo essere vaccinati a non prendere sul serio le panzane su Gesù
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana
6 BUCO DELL'OZONO: ATTENZIONE A NON CADERE NELLA TRAPPOLA DELL'ALLARMISMO
Anche stavolta si incolpa l'attività umana senza prove scientifiche: un fisico ci spiega perché un'informazione parziale fa arrivare a conclusioni fuorvianti
Autore: Fabio Spina - Fonte: La Bussola Quotidiana
7 TERREMOTO IN GIAPPONE: DIO E' ONNIPOTENTE OPPURE DURANTE LE CATASTROFI SI DISTRAE?
Ecco la domanda a cui non sanno rispondere i cattolici tiepidi che si sono accodati alla cultura dominante che attacca il professor De Mattei in quanto cattolico
Autore: Massimo Viglione - Fonte: Libertà e Persona
8 THE DAT AFTER: ECCO COSA ACCADRA' SE LA LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO VENISSE APPROVATA
Sei casi concreti che dimostrano come legalizzare le DAT (Dichiarazioni Anticipate di Trattamento) sia un tragico errore per chi ha a cuore la difesa della vita
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Comitato Verità e Vita
9 THE DAT AFTER (1): AVREMO UN ALTRO CASO WELBY? CERTAMENTE SI
Con l'approvazione della legge in discussione alla camera sul testamento biologico, non si bloccherà, ma anzi si promuoveranno altri casi come quello di Pier Giorgio Welby
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: Comitato Verità e Vita
10 THE DAT AFTER (2): AVREMO UN ALTRO CASO ENGLARO? CERTAMENTE SI, SE LA LEGGE SARA' APPROVATA
Con il testamento biologico, non si bloccherà, ma anzi si promuoveranno altri casi come quello di Eluana Englaro
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: Comitato Verità e Vita
11 OMELIA PER IL GIOVEDI' SANTO - ANNO A - (Gv 13,1-15)
Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1 - SIAMO CONTRO I DITTATORI? ALLORA ECCO QUA L'ELENCO
Oltre alla Libia, dobbiamo aggiungere Corea del Nord, Eritrea, Siria, Myanmar (ex Birmania), Sudan, Zimbabwe, Cuba, Arabia Saudita, ecc.
Autore: Anna Bono - Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/03/2011

Se l'operazione Odyssey Dawn in Libia ha da essere un monito per gli altri dittatori, come afferma qualche parlamentare italiano, e un segnale ai popoli oppressi affinché sappiano di non essere più soli, se cioè l'offensiva contro il colonnello Gheddafi non è che l'inizio, allora non c'è che da compilare il lungo elenco scegliendo i criteri con cui stabilire l'ordine degli interventi.
Uno potrebbe essere la mancanza persino di mere parvenze di democrazia. Dal colpo di Stato con cui nel 1969 Gheddafi prese il potere, la Libia non è mai andata alle urne. Lo stesso vale per l'Eritrea dove Isaias Afewerki, il leader che l'ha portata all'indipendenza dall'Etiopia nel 1993 dopo una guerra durata 30 anni, non ha mai indetto delle elezioni.
Prima ancora c'è la Corea del Nord in cui dal 1945 non si è mai votato.
Un altro criterio può essere il grado di efficienza dell'apparato repressivo da abbattere e quindi la gravità delle violazioni dei diritti umani commesse. In questo caso, ai tre Stati citati si possono aggiungere sicuramente la Siria e Myanmar, per esempio, anche se in entrambi, così come nella maggior parte degli stati membri delle Nazioni Unite che tuttavia non si possono definire democratici, si svolgono elezioni con cui i rispettivi regimi pretendono di onorare i principi democratici.
Volendo agire per scopi umanitari nell'interesse degli oppressi, forse il criterio più opportuno per decidere i primi interventi è l'entità delle perdite umane e delle sofferenze inflitte da un regime. Probabilmente in prima posizione resta la Corea del Nord con le sue terrificanti condizioni di povertà, talmente isolata, però, da rendere impossibile una precisa quantificazione delle vittime. Secondo gli autori de Il libro nero del comunismo (Mondadori, 1999) ammonterebbero a non meno di due milioni.
Tra i leader attuali, a parte Kim Jong-il in Corea, il primato potrebbe spettare al presidente del Sudan, Omar Hassan el Bashir. Contro di lui la Corte penale internazionale ha spiccato nel 2009 un mandato d'arresto internazionale. El Bashir è accusato di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la sua responsabilità nel conflitto del Darfur, la vasta regione occidentale in cui dal 2003 si stimano più di 200mila morti e oltre due milioni di sfollati e profughi. El Bashir non può essere processato dalla Corte penale internazionale per crimini commessi prima della costituzione della Corte stessa che risale al 2002.
Altrimenti, a quelle del Darfur, andrebbero aggiunte le vittime della guerra quasi ventennale, terminata nel 2005, che el Bashir ha scatenato contro le etnie del sud nell'ambito del processo di arabizzazione del paese da lui avviato nel 1989, anno in cui prese il potere con un colpo di stato. Si è calcolato che i morti siano stati due milioni e oltre quattro milioni gli sfollati e i profughi.
Restando in Africa, in Zimbabwe negli ultimi anni tre milioni di persone - un quarto della popolazione - sono espatriati nei paesi confinanti per sfuggire alla fame, e alle violenze del regime, e altri quattro milioni sono stati assistiti dalla comunità internazionale entro i confini. Il Paese, già in declino negli anni 90, ha ricevuto il colpo di grazia nel 2000 con l'esproprio di migliaia di fattorie per lo più di proprietà di cittadini bianchi ordinato dal presidente Robert Gabriel Mugabe: è stata la totale bancarotta che tuttavia non gli ha impedito di ricandidarsi nel 2008 e, constatata la sconfitta elettorale malgrado i consueti brogli, di infierire sulla popolazione ottenendo infine di svolgere un ulteriore mandato.
A suo carico inoltre vi sono la persecuzione delle minoranze e degli avversari politici, l'appropriazione a scopo personale di fondi internazionali di cooperazione, le violenze sistematiche che gli hanno meritato sanzioni internazionali. Il suo "regno del terrore" - come primo ministro dal 1982 e da presidente a partire dal 1987 - è iniziato con un bagno di sangue: la famigerata quinta brigata ai suoi ordini eseguì una vera e propria pulizia etnica uccidendo circa 25mila Ndebele, l'etnia del suo avversario Joshua Nkomo.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/03/2011

2 - SPOSATI E SII SOTTOMESSA A TUO MARITO: PRATICA ESTREMA PER DONNE SENZA PAURA
Costanza Miriano, giornalista del Tg3, con un linguaggio accattivante e femminile invita a tornare alla tradizione riconoscendo il ruolo insostituibile di capo famiglia all'uomo (oggi ormai devirilizzato dalla cultura dominante)
Fonte Corrispondenza Romana, 09/04/2011

È una sana, valida e coraggiosa provocazione anti-femminista quella che ci offre in un divertente e profondo pamphlet la giovane scrittrice Costanza Miriano (cf. C. Miriano, Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura, ed. Vallecchi, Firenze 2011, euro 12,50). Così recita la seconda di copertina circa l'identità della neo-scrittrice, già divenuta un successo editoriale per il 2011: «Costanza Miriano è nata a Perugia e vive a Roma. È sposata, sottomessa – almeno così le piace dire – e ha quattro bambini. È cattolica e (quasi) sempre di buonumore. È giornalista al tg3». Nei ringraziamenti finali del libro (pp. 249-252), l'autrice ringrazia Dio, i Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la Chiesa cattolica, il marito, i figli, i molti amici (a cui ha indirizzato le lunghe lettere che compongono il libro) e su tutti il giornalista anti-conformista Camillo Langone che la sa davvero lunga in fatto di anti-femminismo.
Il testo è composto da 11 lettere inviate a 9 amiche e a 2 amici in cui, in modo molto accessibile e con un linguaggio davvero accattivante e femminile, si smontano le tante ricorrenti leggende della vulgata femminista e anti-maschile, cercando di mostrare che la bipartizione tradizionale dei ruoli, all'interno del focolare domestico, non solo non era sbagliata, ma era (ed è) la vera garanzia della "realizzazione" di uomini e donne, e il solo presidio in ordine alla sana educazione della prole. La Miriano invita senza alcuna ambiguità le donne moderne di oggi a tornare alla tradizione riconoscendo il ruolo insostituibile di capo famiglia all'uomo, ruolo che prima di essergli attribuito dal Vangelo, dalla storia e dalla cultura, gli deriva in forza della legge naturale. Se l'uomo si devirilizza e la donna si mascolinizza non c'è un vero progresso sociale, ma iniziano normalmente nei figli quei problemi di identificazione e di crescita che li porteranno facilmente a dolorose crisi di identità: è in questo contesto, tra l'altro, che prospera l'omosessualità, l'insicurezza, la violenza e la devianza, e ciò perché la carenza del padre e dell'universo simbolico da esso rappresentato non può non incidere negativamente sulla maturazione degli infanti di sesso maschile.
Anche la fede è intaccata dall'assenza della figura maschile se è vero, come è vero, quanto insegna il Catechismo: «La paternità divina è la sorgente della paternità umana» (CCC, n. 2214). Pur se esistevano non rare ingiustizie nei rapporti sociali interni alla società patriarcale e tradizionale, che ruotava intorno alla figura del capo famiglia e della sua indiscussa autorità, l'abolizione pratica e teorica del suo ruolo a partire dal comunismo e poi esplosa nel '68, ha peggiorato notevolmente le cose, distruggendo il fondamento della famiglia e facendo dei genitori due figure intercambiabili e, se intercambiabili, non più necessarie. La stessa violenza domestica, secondo le statistiche, non è diminuita, ma aumenta costantemente. Da questo errato rivendicazionismo tipico degli anni '70 del secolo scorso, ogni prevaricazione è divenuta giustificabile: prima il divorzio (persino senza colpa, o nonostante la colpa sia di chi lo chiede!), poi l'aborto (per liberare la donna dalla maternità, cioè dal suo tesoro più prezioso), infine la scomparsa del matrimonio sia religioso che civile sostituito da rapporti effimeri di convivenza senza responsabilità, dalle nozze gay e dal ritorno della poligamia, della pedofilia e dell'incesto. Davanti ad una situazione in cui perfino i paesi di più forte tradizione cristiana come l'Italia, registrano ogni anno un forte innalzamento di separazioni e divorzi, e parallelamente un calo drammatico dei matrimoni (con aumenti esponenziali di figli abbandonati e soli, o costretti a conoscere un solo genitore o... troppi!), ecco che davvero la famiglia cristiana – patriarcale se si vuole – torna a splendere come un ideale magnifico.

Fonte: Corrispondenza Romana, 09/04/2011

3 - L'INCREDIBILE INVETTIVA CONTRO LA CHIESA FATTA SU RAI 3 DA LUCIANA LITTIZZETTO A ''CHE TEMPO CHE FA'' DA UN COMPIACIUTO FABIO FAZIO (SEMPRE PIU' FAZIOSO)
Non ho mai visto un solo intellettuale di sinistra lavare un barbone, mentre la Chiesa ha messo a disposizione strutture capaci di ospitare 2500 immigrati: la Littizzetto e Fazio quanti ne ospitano a casa loro?
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 07/04/2011

I cattolici sono indignati con Rai 3. Si sentono bersagliati ingiustamente e si sono stancati di subire in silenzio.
Prendo a simbolo un giovane prete, che chiamerò don Gianni, un bravissimo sacerdote che – fra le altre cose, insieme ad altri – si fa in quattro e dà letteralmente la vita, per aiutare immigrati, emarginati, "barboni" e tossicodipendenti.
L'ultimo episodio che ha fatto indignare lui e molti altri come lui, è stata l'incredibile invettiva contro la Chiesa fatta da Luciana Littizzetto a "Che tempo che fa", domenica sera (che sta pure su Youtube).
E' considerato un caso emblematico della tendenza di Rai 3, la rete simbolo dell'Italia ideologica. Il programma è quello di Fabio Fazio, programma cult della sinistra salottiera.
E' noto che ogni domenica sera la Littizzetto fa le sue concioni  avendo come spalla lo stesso Fazio.
Ebbene domenica, parlando di Lampedusa, a un certo punto – senza che c'entrasse nulla – la Luciana si è lanciata in un attacco congestionato contro la Chiesa, a proposito dell'arrivo dei clandestini tunisini, e ha urlato ai vescovi "dicano qualcosa su questa questione".
I vescovi, a suo parere, stanno sempre a rompere "e adesso stanno zitti… fate qualcosa! Cosa fanno?".
A me pare che non esista affatto l'obbligo per la Chiesa di farsi carico di tutti i clandestini che vengono dall'Africa.
In ogni caso il quotidiano dei vescovi, Avvenire, ieri ha sommessamente obiettato alla Littizzetto che la Chiesa non ha taciuto affatto e che proprio la scorsa settimana il segretario generale della Cei, monsignor Crociata ha convocato una conferenza stampa per informare che 93 diocesi hanno messo a disposizione strutture capaci di ospitare 2500 immigrati, caricando sulla Chiesa tutte le spese.
Ma questa risposta di Avvenire è uscita in ultima pagina, sussurrata e con un tono benevolo, sotto il titolo: "Chissà se Lucianina chiede scusa".
Fatto sta che attacchi come quelli della Littizzetto sono stati visti e ascoltati da milioni di telespettatori e ben pochi avranno letto la documentata risposta di "Avvenire".
Forse si può e si deve rispondere anche più energicamente. C'è chi vorrebbe pretendere le scuse del direttore di Rai 3 e soprattutto il diritto di replica.
In nome dei tantissimi sacerdoti, suore e cattolici laici che in questo Paese da sempre, 24 ore al giorno, sputano sangue per servire i più poveri ed emarginati e che poi si vedono le Littizzetto e tutta la congrega di intellettualini e giornalisti dei salotti progressisti che, dagli schermi tv, impartiscono loro lezioni di solidarietà.
Sì, perché la Littizzetto non si è limitata a questo assurdo attacco (condito di battute sul cardinal Ruini).
Poi, fra il dileggio e il rimprovero morale, si è addirittura impancata a seria maestra di teologia e ha preteso persino di evocare il "discorso della montagna" – citato del tutto a sproposito – per strillare ai vescovi e alla Chiesa:  "ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, avevo sete e mi avete dato da bere… Il discorso della montagna lì non vale perché sono al mare?".
E poi, sempre urlando, ha tuonato: "c'è la crisi delle vocazioni, ci sono seminari e conventi vuoti: fate posto e metteteli lì, che secondo me poi sono tutti contenti".  
Non sarebbe neanche il caso di segnalare che l'ignoranza della Littizzetto è pari alla sua arroganza, perché il "discorso della montagna" sta al capitolo 5 del Vangelo di Matteo, mentre i versetti citati da lei – che non c'entrano niente – stanno addirittura al capitolo 25 (quelli sul giudizio finale che non piacerebbero proprio alla comica di Rai 3).
Non sarebbe il caso di sottolineare la gaffe se la brutta sinistra che ci ritroviamo in Italia non avesse elevato comici come lei al rango di intellettuali e addirittura di maestri di etica e di civiltà.
Apprendo addirittura (da Internet) che "il 22 novembre 2007 Luciana Littizzetto ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il prestigioso premio De Sica, riservato alle personalità più in luce del momento nel mondo dello spettacolo e della cultura".
Se queste sono le "personalità della cultura" che vengono premiate addirittura da Napolitano è davvero il caso di dire "povera Italia!".
viene in mente Oscar Wilde: "Chi sa, fa. Chi non sa insegna".
Chi conosce il Vangelo e lo vive, come il mio amico don Gianni, si fa in quattro per dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati.
Chi invece non lo conosce, pretende di insegnarlo, lautamente pagato per le sue scenette comiche su Rai 3, e si lancia all'attacco dei "preti".
Visto che sia la Littizzetto che Fazio – il quale ha assistito a questa filippica sugli immigrati senza obiettare, facendo ancora la spalla – mi risulta siano ben retribuiti e non vivano affatto nell'indigenza, vorrei sapere, da loro due, di quanti immigrati si fanno personalmente carico. Quanti ne ospitano a casa loro? Quanto danno o sono disposti a dare, dei loro redditi, per accogliere e spesare tunisini, libici e altri clandestini?
Considerata l'invettiva della Littizzetto e il suo pretendere che altri (la Chiesa) ospitino gli immigrati a casa loro, non posso credere che lei per prima non faccia altrettanto.
Sarebbe veramente una spudoratezza inaccettabile.
Vorrebbe allora – gentile signora Luciana – mostrarci la sua bella casa piena di tunisini che lei avrà sicuramente ospitato?
La Chiesa non ha certo bisogno delle lezioni di "Che tempo che fa" per spalancare le sue braccia a chi non ha niente. Lo fa da duemila anni.
E dà pure per scontato che il mondo non se ne accorga e neanche la ringrazi. Ma che addirittura debba essere bersagliata dalle lezioncine è inaccettabile, soprattutto poi se a farle fossero persone che non muovono dito per i più poveri.
Intellettuali, comici e giornalisti dei salotti progressisti che spesso schifano l'italiano medio (e anzitutto i cattolici), che stanno sempre sul pulpito, col ditino alzato, a impartire lezioni di morale, di solito non vivono nell'indigenza.
Molti di loro trascorrono le giornate fra gli agi, in belle case e al riparo di cospicui conti in banca. Qualcuno – come si è saputo di recente – si avventura pure in investimenti sbagliati. Temerari.
Io non so come vivano loro la solidarietà. Ma a me personalmente non è mai capitato di trovarne uno che fosse disposto a coinvolgersi in iniziative di solidarietà e di carità verso i più infelici quando le ho proposte loro.
Ce ne saranno, ma io non ne ho mai trovati. Prima di impancarsi a maestri e censori degli altri, non sarebbe il caso che anzitutto testimoniassero ciò che fanno loro personalmente?
Noi cattolici educhiamo i nostri figli alla carità come dimensione vera della vita.
Mio figlio di 14 anni trascorre il sabato mattina con altri coetanei, insieme a don Andrea, a portare generi alimentari a barboni e famiglie indigenti. E a far loro compagnia.
Don Andrea educa i suoi ragazzi portandoli anche con le suore di Madre Teresa che vanno a cercare i clochard, se ne prendono cura, li lavano, li medicano, mi rifocillano.
Io non ho mai visto un solo intellettuale di sinistra lavare un barbone. Invece i preti, le suore e i cattolici che lo fanno sono tantissimi.
Sono persone che fin da giovani hanno deciso di donare totalmente la loro vita, per amore di Gesù Cristo.
rinunciato a una propria famiglia, vivono nella povertà (i preti, titolati con studi ben superiori alla media, vivono con 800 euro al mese) e servono l'umanità per portare a tutti la carezza del Nazareno.
La Chiesa sono questi uomini e queste donne. E' di questi che straparlano spesso certi intellettuali da salotto.
Non so quanto se ne rendano conto, soddisfatti e compiaciuti come sono di se stessi. Non so se sono ancora in grado di provare un po' di vergogna.
Ma so che questa sinistra intellettuale (quella – per capirci – che se la prende con i crocifissi e che sta sempre contro la Chiesa) fa davvero pena, fa tristezza.
Certamente è quanto ci sia di più lontano dai cristiani.  

Fonte: Libero, 07/04/2011

4 - LA CREMA ANTIRUGHE OTTENUTA DA FETI UMANI ABORTITI: ECCO COME I BAMBINI NON NATI SONO EQUIPARATI A SPAZZATURA!
La scienza senza regole produce aberrazioni: aborti a nascita parziale, banche clandestine d'organi umani, bambini estratti dal seno materno in stato di vita per garantire organi intatti alla ricerca scientifica, verifiche dei pesticidi su embrioni umani, ecc.
Autore: Virginia Lalli - Fonte:

A 180 dollari si può comprare negli USA su prescrizione medica e via internet in Europa per 90 euro, la crema antirughe ottenuta da feti umani abortiti.
I ricercatori dell'Università di Losanna durante le operazioni sui feti nell'utero, si resero conto che i bambini, una volta nati, non avevano alcuna cicatrice. Le virtù di queste cellule di feto si sono allora rese evidenti: queste ultime potevano essere efficaci per trattare le vittime di ustioni. Un male per un bene? Verificata l'ipotesi, i ricercatori di Losanna hanno deciso di associarsi ad un laboratorio privato, Neocutis, autorizzandolo a commercializzare la prima crema antirughe a base di cellule di pelle di feto.
I responsabili di Neocutis hanno dichiarato al giornale Le Parisien: «In nessun caso, noi incoraggeremo l'aborto». Molti prodotti di tale casa contengono linee cellulari di origine fetale.
"The Guardian" nel 2004 ha pubblicato un articolo che illustra come una compagnia cinese usi i feti abortiti per la fabbricazione di cosmetici.
In generale, molte ricerche "mediche" sono state effettuate, e lo sono ancora oggi, sui bambini abortiti ancora in vita.
Il dottor Lawrence Lawn del Dipartimento di Medicina Sperimentale di Cambridge negli anni '70 compiva esperimenti su bimbi vivi abortiti. La sua  giustificazione è stata: "Usiamo semplicemente per il bene dell'umanità qualcosa che è destinato all'inceneritore... non li avrei mai fatti su un bambino vivo. Questo non sarebbe giusto". Sempre in Inghilterra, la Langhman Street Clinic (specializzata in aborti) vendeva feti vivi tra la 18a e la 22a settimana al Middlesex Hospital. Philip Stanley, portavoce della Clinica, ha dichiarato: "La posizione è chiara. Un feto deve avere 28 settimane di vita perché sia riconosciuto legalmente come essere umano. Prima di questo momento equivale a spazzatura".
Le cliniche abortive  rivendono a industrie farmaceutiche oppure ad istituti di ricerca i feti abortiti. Così nel silenzio felpato di questi "luoghi di morte" si è sviluppato un importante traffico che si stende su scala mondiale, e che nell'anno 2000 fruttava già un miliardo di dollari americani.
Certe cliniche consigliano la donna gravida di ritardare l'aborto. Fanno questo con lo scopo (non espresso) di ricevere bambini ben sviluppati, con organi funzionali, in perfette condizioni. Questi bambini di 18 settimane e più vengono estratti tramite un taglio cesareo. Con questo sistema il medico abortitore è in grado di soddisfare le più rigorose specificazioni dell'acquirente: l'industria farmaceutica, cosmetica o  ricercatori universitari.  Il cliente, che  pagherà il feto abortito tra i 70 e i 150 dollari lo riceverà col certificato che dice: estratto dal seno materno "in stato di vita".
Secondo la rivista Time Magazine, il commercio degli organi umani è una cruda realtà, ed in certi paesi i bambini della strada vengono catturati per alimentare le "banche clandestine d'organi umani".
Ecco alcuni esempi denunciati da giornalisti di come alcuni bambini abortiti sono stati sfruttati allo scopo di fornire organi umani.
Certi vaccini contro l'influenza vengono prodotti utilizzando polmoni di bambini abortiti, in sostituzione di uova di anitra.
Il 9 Gennaio 1980, la rivista Chemical Week ha rivelato che alcuni scienziati hanno tentato di produrre un vaccino contro il raffreddore. Per far questo avevano iniettato un virus di questa malattia nel dotto nasale di bambini non nati. Il 26 Luglio 1980, un giornale di Chicago, il Sun Time, ha riportato la notizia di esperienze fatte per verificare l'azione dei pesticidi sugli embrioni umani.
Una ditta farmaceutica si è servita di 14 piccoli abortiti per provare l'efficacia di alcuni prodotti da utilizzare contro l'ipertensione.
I reni di bambini non nati sono utilizzati per coltivare dei virus nelle ricerche sull'immunologia e la biochimica.
Gli intestini di bambini non nati sono utilizzati copiosamente nella preparazione del vaccino Salk, contro la Poliomielite.  
Il 17 marzo 1996, una domenica, la televisione francese ha diffuso in rete nazionale un'emissione intitolata: "Gli embrioni umani sono utilizzati nel mondo". Tra l'altro, la rete nazionale ha divulgato una tecnica nuova chiamata "nascita parziale". Il medico prepara il corpo del bambino in modo che si presenti con le gambe e non con la testa. La testa deve rimanere bloccata all'interno dell'utero materno, la faccia in giù. Trovandosi in questa posizione il bambino non può gridare. Allora, mentre il bambino si agita disperatamente, il medico gli perfora il cranio presso la nuca, vi introduce un tubo e gli aspira il cervello. Un momento prima che il cranio sia vuotato del suo contenuto, il corpicino smette di agitarsi. Finito di succhiare, il medico tira fuori il corpicino e lo smembra. Separa le parti negoziabili, specialmente il cervello, e le confeziona non dimenticando di menzionare la garanzia: "In stato di vita".
Ancora oggi, bambini abortiti sono usati come cavie di laboratorio. In particolare, per la preparazione di alcuni tipi di vaccino. È quanto riporta, nel 2005, la Pontificia Accademia per la Vita nella dichiarazione "Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti": "Dal punto di vista della prevenzione di malattie virali come la rosolia, la parotite, il morbillo, la varicella, l'epatite A, è chiaro che la messa a punto di vaccini efficaci contro tali malattie, e il loro impiego nella lotta contro queste infezioni fino alla loro eradicazione, mediante una immunizzazione obbligatoria di tutte le popolazioni interessate, rappresenta indubbiamente una "pietra miliare" nella lotta secolare dell'uomo contro le malattie infettive e contagiose. Tuttavia, questi stessi vaccini, poiché sono preparati a partire dai virus raccolti nei tessuti di feti infettati e volontariamente abortiti, e successivamente attenuati e coltivati mediante ceppi di cellule umane ugualmente provenienti da aborti volontari, non mancano di porre importanti problemi etici".
La produzione prosegue, nonostante in molti casi esistano alternative moralmente lecite con cellule ottenute da linee animali. Certo è che vi è una coincidenza temporale tra la scoperta di tali vaccini a fine anni '60 - inizio anni '70 e la concomitante 'esplosione' di leggi abortiste nei paesi cosiddetti "democratici". Secondo le parole di Marshall McLuhan alla "meccanicizzazione della morte" e al "sonnambulismo collettivo" di fronte a simili trattamenti della vita ricordiamo ciò che  Giovanni Paolo II scrisse nell'Evangelium vitae (1995): "Ritroviamo l'umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall'Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell'amore".


5 - GESU' ERA GAY? LA BUFALA CHE FA IL GIRO DI TELEVISIONI E GIORNALI PRIMA DI ESSERE CLAMOROSAMENTE SMENTITA
Si crede facilmente alle bufale perché ci si vuole credere: esultano i siti gay, ma dopo il Codice da Vinci dovremmo essere vaccinati a non prendere sul serio le panzane su Gesù
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana, 08/04/2011

Ci sono cascati in molti, soprattutto in Italia, sparando la notizia con parecchi punti esclamativi: Gesù era gay e lo era anche san Paolo, lo dimostrano rotoli ritrovati in Giordania più importanti di quelli di Qumran, che contengono fra l'altro una nuova epistola di san Paolo agli Ateniesi. Associazioni gay hanno diffuso comunicati estasiati, e blogger atei hanno previsto imminenti disastri per la Chiesa Cattolica. Peccato che fosse un pesce d'aprile, e che non ci volesse neppure molto per accorgersene.
Il pezzo è uscito sul quotidiano inglese The Guardian del 4 aprile e ne è autore il biologo darwinista inglese, che insegna in Florida, Michael Ruse. Si tratta di un tipo curioso, ironico e litigioso. Ha dedicato la vita a combattere il creazionismo ma si definisce un ateo classico molto diverso dai Dawkins di questo mondo, i "nuovi atei" che - scrive - rendono un pessimo servigio all'ateismo. Gli autobus atei e le chiassate militanti secondo Ruse rafforzano solo la reazione religiosa.
L'articolo di The Guardian aveva un occhiello sfuggito a molti che spiegava come Ruse "immaginasse" uno scenario ipotetico: un pezzo di fiction, insomma, nella forma letteraria del sogno a occhi aperti. Di vero c'è solo una disputa, che va avanti dal 2007, tra i governi giordano e israeliano su a chi appartengano certi documenti ritrovati nel 2005 da un beduino in una zona di frontiera fra i due Paesi, documenti di cui si afferma che "potrebbero" essere testimonianze della prima comunità cristiana. Ma anche no, perché in attesa che si risolva la disputa legale nessuno studioso ha potuto esaminarli, Il sogno a occhi aperti del provocatore Ruse - incredibilmente preso per vero da tanti commentatori - non è neppure così originale. Ruse ha costruito il suo articolo attingendo ampiamente a Morton Smith (1911-1991), il famoso e controverso storico della Chiesa, docente alla Columbia University di New York, secondo cui Gesù Cristo era il capo di una conventicola esoterica in cui si entrava con un rituale d'iniziazione segreto che comprendeva elementi chiaramente omosessuali.
Morton Smith si era conquistato fama e onori accademici annunciando nel 1958 - e non era un pesce d'aprile - di avere scoperto nella biblioteca del monastero di Mar Saba, in Palestina, inserita in un libro del 1646, la copia scritta a mano da un monaco circa un secolo dopo di un frammento di una lettera asseritamente scritta da San Clemente di Alessandria (?-215) a un certo Teodoro.
Nella lettera – oltre a parlare male degli gnostici  – si fa stato dell'esistenza di una versione segreta del Vangelo di Marco, e se ne cita in particolare un brano parallelo al noto episodio della resurrezione di Lazzaro. "Il giovane che Gesù amava" un personaggio che assomiglia a Lazzaro, in questo "Vangelo Segreto di Marco" è chiaramente un amante omosessuale di Gesù, precisamente il punto ripreso dal furbo Ruse.
È vero che per alcuni anni un buon numero di studiosi ha creduto all'esistenza del "Vangelo Segreto di Marco" sulla base della testimonianza di Morton Smith, delle fotografie da lui scattate della presunta lettera del monaco settecentesco, e delle autentiche di una serie di specialisti greci cui Smith mostrò a suo tempo le fotografie e che certificarono che si trattava in effetti di un testo scritto nel Settecento e su carta dell'epoca. Naturalmente, che il monaco del Settecento avesse copiato fedelmente un testo perduto di san Clemente non si poteva provare direttamente, ma Morton Smith e i suoi seguaci assicuravano che lo stile era così tipicamente di Clemente da rendere la tesi dell'autenticità praticamente certa. E Clemente era abbastanza vicino ai tempi apostolici per dovere sapere di che cosa stava parlando: se affermava che esisteva un "Vangelo Segreto di Marco", questo doveva esistere.
Dal momento che molte ipotesi di Morton Smith su insegnamenti esoterici di Gesù Cristo, diversi da quelli pubblici a tutti noti, erano piuttosto spericolate, molti storici e teologi si rifiutavano di seguirlo fino in fondo. Ma fino a qualche anno fa i più si limitavano a sostenere che il "Vangelo Segreto di Marco" citato da Clemente era in realtà un testo gnostico posteriore al Vangelo di Marco che tutti conosciamo, imitato da questo e da collocare nella categoria dei Vangeli apocrifi, dove storie più o meno bizzarre su Gesù sono – come sa bene chi ha seguito le controversie sul "Codice da Vinci" – più o meno comuni, ancorché del tutto prive di valore storico.
C'era anche, per la verità, chi sosteneva che la lettera di Clemente fosse falsa, e che il fatto che il manoscritto fotografato da Morton Smith fosse andato perduto nel monastero di Mar Saba e non si trovasse più per sottoporlo a ulteriori esami era davvero un po' troppo comodo. Ma queste voci erano messe a tacere: si rischiava di passare da bigotti, che volevano soffocare la voce scomoda di un professore progressista gettando dubbi indegni sulla integrità di un illustre docente.
Ma questo avveniva prima del 2005, quando Stephen C. Carlson, uno specialista di contraffazioni e documenti falsi, ha pubblicato una ricerca condotta per la prestigiosa Baylor University, dove ha dimostrato in via definitiva che quella di Morton Smith era una bufala. Carlson ha provato che, per arrivare a questa conclusione, le fotografie sono più che sufficienti. Applicando tecniche d'investigazione forense non note negli anni 1950 Carlson ha mostrato persuasivamente non solo che il testo è stato prodotto nel XX secolo, non nel XVIII, ma anche che l'autore dello scritto è lo stesso Morton Smith. Le prove calligrafiche, estremamente tecniche, sono di per sé sufficienti. Ma – come molti falsari – Smith non ha resistito alla tentazione di lasciare una firma e ha inserito un'allusione a un metodo di produzione del sale assolutamente ignoto nel XVIII secolo – per non parlare dell'epoca di san Clemente – noto come "metodo Morton", e altri riferimenti alla parola "Smith". Inoltre la famosa prova costituita dall'"inconfondibile" stile di san Clemente tradisce ancora il falsario, perché esagera. Ci sono stilemi e modi di esprimersi unici utilizzati da Clemente, ma nelle sue opere ricorrono una volta ogni due o tre frasi. Qui in un solo breve testo ce ne sono decine.
Dopo lo scandalo letterario del "Codice da Vinci", interamente costruito su documenti noti da vent'anni come falsi, dovremmo essere tutti vaccinati a non prendere sul serio panzane su Gesù, specie quando arrivano dal mondo anglosassone. Ma nella storia del pesce d'aprile di Ruse - che rimanda a quella, con maggiori pretese di serietà, del "Vangelo Segreto di Marco" di Morton Smith - c'è una morale. Si crede facilmente alle bufale perché ci si vuole credere. Ci si crede non solo perché è politicamente corretto ritrovare l'omosessualità fra i primi cristiani, ma perché i presunti nuovi documenti sarebbero utilissimi a provare un punto centrale (ma falso) dell'esegesi biblica più ostinatamente progressista, denunciata da Benedetto XVI nella sua opera su Gesù: l'instabilità della tradizione apostolica e la coesistenza di tradizioni molto differenti fra loro, che sarebbero però ugualmente autorevoli, sulla vita del Salvatore. Che i sostenitori di questa tesi si affidino tanto facilmente a documenti falsi non è un buon indizio della serietà della tesi stessa.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 08/04/2011

6 - BUCO DELL'OZONO: ATTENZIONE A NON CADERE NELLA TRAPPOLA DELL'ALLARMISMO
Anche stavolta si incolpa l'attività umana senza prove scientifiche: un fisico ci spiega perché un'informazione parziale fa arrivare a conclusioni fuorvianti
Autore: Fabio Spina - Fonte: La Bussola Quotidiana, 11/04/2011

Quanto è grande il "buco dell'ozono" rilevato sull'Artico? Quanto è "profondo"? A causa della sua presenza quanto è cresciuta la radiazione ultravioletta (UV)? Queste sono le domande, semplici-semplici, che venivano in mente nei giorni scorsi leggendo, o sentendo gli esperti parlare in TV, del pericolosissimo "buco dell'ozono" sul Polo Nord, il quale spesso è sembrato in grado di mettere a repentaglio la nostra salute non proteggendo più il sottostante territorio dai perniciosi raggi UV.
La risposta alla terza domanda è semplice: lassù fino a pochi giorni fa è stata notte fonda, del Sole neanche a parlarne, quindi la radiazione è stata inevitabilmente pressoché nulla, e rimarrà molto minore di quella presente dalle nostre parti, pur con l'ozono "normale", anche nei prossimi mesi. La relazione "diminuzione Ozono stratosferico ed incremento radiazione UV" non è così lineare come  troppo spesso si racconta; non per niente anche per le altre parti del globo facilmente saranno mostrate le serie storiche relative alla diminuzione della concentrazione di Ozono stratosferico ma quasi mai queste saranno accompagnate dal relativo grafico d'incremento dell'UV.
Torniamo alle due prime domande. E' inutile sforzare la memoria per rispondere: le risposte non sono state scritte né nei comunicati ufficiali ( ESA e WMO) né sui quotidiani. Questo nonostante articoli e titoli occupavano un discreto spazio, destando molta preoccupazione nei lettori meno esperti. Ne riportiamo alcuni: Avvenire ha titolato "Allarme: Strato di ozono ai minimi", La Repubblica   "Buco nell'ozono sull'Artico lo scudo anti-Uva mai così sottile", mettendo sul sito la foto del "buco dell'ozono" sul Polo Sud, Il Mattino "Aria avvelenata, buco dell'ozono da record" e "Fermiamoci stiamo distruggendo la Terra", TGCOM "Scatta l'allarme buco dell'ozono. Sopra i cieli artici un vuoto che espone ai raggi UV", l'ANSA "Buco dell'ozono, record sull'Artico", Leggo "Perdita record di ozono: come negli anni '80".
Chiediamoci allora: cosa è successo? Per capire è possibile un esempio finanziario: fate conto che a fine marzo il direttore della vostra filiale chiami per informarvi che la vostra posizione finanziaria è tragica, da inizio inverno a marzo i vostri fondi sono diminuiti del 40%, fenomeno che non si verificava da più di un decennio (comunque per l'ozono in passato si era rilevato anche 50%, ad esempio Bojkov et. Al., 1995).  Il direttore non vi comunica quanti soldi avete effettivamente sul conto e non dice che il vostro conto è più ricco di molti altri che hanno mediamente più spese.
Relativamente all'ozono sull'Artico si possono verificare le mappe con la quantità di ozono su questo sito, si può verificare che lassù, attualmente e mediamente, la quantità di ozono è molto maggiore delle medie latitudini, ove generalmente la quantità di radiazione è molto maggiore; in realtà più che un buco si tratta di un panettone con qualche avvallamento e bozzo superiore.
Inoltre, analizzati i dati relativi a quanto accaduto nei mesi scorsi, con estrema difficoltà è possibile trovare giorni e zone con valori di ozono talmente bassi da potersi considerare "buco dell'ozono" nel senso in cui è definito per l'Antartide ed ai cui effetti la gente pensa sentendo parlare di "buco".
Quindi, informare sulla creazione di un "buco dell'ozono" record sull'Artico dando solo la percentuale relativa alla diminuzione, senza fornire il valore iniziale e la relativa evoluzione dell'estensione del buco, non è un'informazione esaustiva. Quella dell'ozono sull'Artico si tratta di una situazione da monitorare ma che sicuramente non dovrebbe indurre forte preoccupazione ed essere  trasmessa alle persone sottoforma di allarme.
Verificato sperimentalmente che i CFC distruggono l'Ozono, credo che sia stato corretto nel 1987 proibirne l'uso. Non è corretto che anche stavolta si sia colta subito l'occasione per incolpare l'attività umana. Ad esempio non è stato preso in considerazione nessun esame del contributo dovuto alle attività vulcaniche, neanche dell'attività solare che è fondamentale nella creazione dell'ozono stratosferico (il ciclo è mediamente è di 11 anni ed in questo periodo è particolarmente "irregolare"). Certo nel 1987 con la firma per la messa al bando dei CFC, i modelli prevedevano che non ci sarebbero state più queste diminuzioni. Ma perché non prendere in considerazione che i modelli possono anche sbagliare vista la complessità dell'atmosfera?

Fonte: La Bussola Quotidiana, 11/04/2011

7 - TERREMOTO IN GIAPPONE: DIO E' ONNIPOTENTE OPPURE DURANTE LE CATASTROFI SI DISTRAE?
Ecco la domanda a cui non sanno rispondere i cattolici tiepidi che si sono accodati alla cultura dominante che attacca il professor De Mattei in quanto cattolico
Autore: Massimo Viglione - Fonte: Libertà e Persona, 4 Aprile 2011

I ripetuti e gravi attacchi ricevuti via stampa e soprattutto sul web dal prof. Roberto de Mattei a causa del suo discorso tenuto la sera del 16 marzo a Radio Maria sui drammatici eventi giapponesi meritano alcune riflessioni e chiarimenti. Non sono il primo a prendere le sue difese – altri lo hanno già fatto brillantemente – né in tal senso mi dilungherò per garantire ulteriormente – conoscendolo da 25 anni e avendo l'onore di essere suo collaboratore da venti – sulle sue virtù umane, di cristiano e di uomo di cultura, oltreché di strenuo combattente al servizio della Chiesa e della civiltà cattolica.
Non per niente nessuno degli innumerevoli attacchi rivoltigli (non solo in questa occasione, ma anche nel passato) va a toccare alcuno degli aspetti dell'uomo sopra appena accennati; e figuriamoci se i denigratori di professione non lo attaccherebbero anche sul piano personale, morale e lavorativo, se potessero... ma non possono. E allora l'attacco viene portato sulle sue dichiarazioni, e pertanto su queste intendo dare il mio contributo al chiarimento. Il discorso che il prof. de Mattei ha tenuto a Radio Maria è facilmente rintracciabile sul web, per intero, nelle sue esatte parole. Pertanto, la prima doverosa cosa da fare – per chiunque voglia realmente e serenamente capire cosa è accaduto e sta accadendo – è la più ovvia: andarsi a leggere quello che veramente ha detto, e non farsi un'opinione in base alle manovrate estrapolazioni sui siti laicisti e ai devianti e deviati commenti susseguenti. Dico questo perché vedo come parecchi – anche chi laicista anticattolico non è – in questa storia giudicano con una superficialità disarmante, ancor più grave in relazione al proprio grado di cultura, professionalità e – occorre dirlo – di fede cattolica (quando di cattolici praticanti si tratta), dando prova di adesione aprioristica agli attacchi, dovuta all'evidente mancata lettura delle esatte parole del de Mattei e divenendo così a loro volta propagatori di calunnie (magari non per cattiveria ma, come detto, per faciloneria o per meri interessi personali).
Siccome il testo è sul web, non lo riportiamo ma ne diamo per scontata la conoscenza (come diamo per scontata la serena obiettività di giudizio del nostro lettore) e in tal senso traiamo subito alcune considerazioni doverose. A una attenta lettura, ci si avvede subito che le accuse sono infondate:
1) da nessuna parte si evince ad esempio la volontà di affermare che i giapponesi specificamente si siano meritati il cataclisma, ma al contrario si dichiara testualmente che nessuno sa fino in fondo perché ciò sia avvenuto, solo Dio;
 2) tanto più appare quindi a dir poco folle l'accusa di una sorta di "razzismo" che il de Mattei avrebbe nei confronti del dignitosissimo popolo del Sol Levante; anzi, l'autore ricorda in continuazione anche tanti altri cataclismi della storia recente, e in particolare quelli di Lisbona del 1755 e di Messina del 1908; il suo è un discorso teologico di valore generale, ovviamente, valido per tutti i popoli e in tutti i tempi, anche perché i cataclismi avvengono ovunque e riguardano tutti;
3) anche l'accusa – la più ripetuta – di "antiscientificismo" è forzata e falsa; infatti, egli spiega fin dall'inizio che ovviamente le catastrofi naturali hanno una spiegazione fisica secondo le leggi della natura e infatti l'uomo ha non solo il diritto, ma anche il dovere di prevenirle finché può (il ruolo della scienza, appunto). Detto questo, però, de Mattei, che parla da cattolico quale è e non da scienziato e scientista quale non è, aggiunge che la scienza... può solo fino a un certo punto, e non oltre, specie per terremoti e tsunami. Allora l'uomo – specialmente il credente – deve capire che deve saper accettare la volontà divina e agire semmai sull'unico vero Signore della natura non più con strumenti inefficaci, ma con la preghiera e la penitenza, come tutti i popoli di tutti i tempi (e non solo quindi i cristiani) hanno sempre fatto con le loro divinità;
4) l'accusa poi che egli abbia voluto ridurre ogni disastro naturale, compreso l'ultimo, a forme di giustizia divina è altrettanto tendenziosa: de Mattei si limita a riprendere ciò che la dottrina cristiana ha da sempre insegnato (anzi, possiamo dire anche ebraica, nel senso che già l'Antico Testamento insegna ripetutamente ciò), vale a dire che Dio è Padre, e come Padre premia e punisce ogni singolo uomo come i popoli e le società; quando punisce, la Bibbia insegna che quattro sono gli strumenti che Egli usa: la fame, la guerra, la carestia e la morte (morte in ogni forma possibile, comprese le catastrofi naturali). Se noi da Dio vogliamo (e preghiamo per questo) ottenere il bene, dobbiamo essere pronti anche ad accettare il male. Molti cattolici oggi fanno questo errore: vedono Dio come dispensatore di bene (e di beni) ma non lo riconoscono quando invece agisce in maniera a loro non gradita (allora non è più Dio che agisce), cadendo nell'assurdità di pensare che Dio è sempre pronto a farci le grazie, anche le più piccole o strambe, ma poi si "distrae", "si addormenta" quando la natura fa brutti scherzi...
E qui vengo al nocciolo del discorso, che è tutto teologico e filosofico. Su una cosa credenti e non possono essere perfettamente d'accordo: Dio, o c'è o non c'è, tertium non datur. Su questo tutti, nessuno escluso, concordiamo. Ora, pascalianamente, cerchiamo di ragionare per ordine in maniera che ogni uomo non possa non ammettere quanto detto. Se Dio non c'è, allora è necessario (e il termine necessario ha valenza filosofica, scientifica e teologica) ammettere:
 1) l'esistenza del caso (ad es.: una persona perde l'aereo e questo precipita; quella persona si è salvata per caso);
2) la forza delle leggi della natura: tutto ciò che avviene in natura trova la sua spiegazione nella leggi stesse della natura, e quindi solo la scienza, col tempo, risolverà ogni problema. Queste sono chiaramente le posizioni di atei, laicisti, agnostici, scientisti (o come dir si voglia).
 Ma se invece Dio c'è, occorre ammettere: 1) che il caso non esiste, perché se esistesse il caso esisterebbe una forza estranea a Dio, che sfugge al suo controllo, e quindi Dio non essendo più onnipotente e infinito non sarebbe più Dio (ricordo a tutti questo semplice e lampante assunto non è di "estrazione" cristiana, queste cose furono chiarite da Parmenide cinque secoli prima di Cristo); 2) che le leggi della natura esistono certo, ma rispondono a Colui che le ha create e le fa funzionare, e di cui è assoluto e unico padrone e gestore. Da questo si ricava che – e su questo punto (come sui punti precedenti) non si può non convenire, atei o credenti che si sia – se Dio esiste, nulla sfugge al suo controllo, niente, neanche la formica, neanche i nostri capelli come detto nel Vangelo.
 Tale profondissimo assunto teologico e filosofico è perfettamente illustrato dalla più inveterata voce della sapienza popolare: "Non si muove foglia, che Dio non voglia". Appunto: se non si muove foglia, come si può immaginare che si possano muovere le tettoniche a zolle, rovesciare gli oceani, sprofondare le città intere, e tutto questo senza che Dio se ne avveda? Perfino l'ateo onesto deve ammettere che, accettando per un attimo l'esistenza di Dio, è perfettamente razionale e consequenziale affermare che tutto ciò che è accaduto in Giappone (come in tutte le altre catastrofi di tutti i tempi e luoghi) non può non essere avvenuto che per sua volontà o per suo consenso. Se si ammette l'esistenza di Dio, non può non ammettersi quanto appena affermato. E ora, dopo questi logici presupposti comuni, mi rivolgo più specificamente ai credenti, in quanto, ripetiamolo senza fine, il prof. de Mattei ha parlato in quanto credente a dei credenti (Radio Maria), non in quanto scienziato (che non è) a un consesso di scienziati. Tutta la teologia cristiana, da san Paolo alla Patristica alla Scolastica, insegna che Dio pur non volendo mai il male in sé a volte lo permette (sia il male morale che il male fisico) allo scopo di correggere l'uomo. Vale a dire, lo castiga per provocargli un bene superiore (la salvezza dell'anima o anche il suo miglioramento in questa vita).
 Tutto ciò che accade, accade o perché Dio lo vuole (il bene) o perché Dio lo permette (il male che poi Egli rivolge a un bene superiore); questa non è una mia teoria, né del prof. de Mattei, è la dottrina della Chiesa da sempre. Nessuno al mondo può negare ciò pena la menzogna. Pertanto, ogni cattolico è tenuto a pensarla, a capirla, ad accettarla, ad amarla.
 E a trarne tutte le conseguenze di ogni singolo caso. Da un punto di vista cristiano, Giappone, L'Aquila, Messina, Lisbona, Pompei, e tutte le altre decine e decine di catastrofi naturali di questo pianeta di cui siamo a conoscenza o meno, sono avvenute perché Dio ha permesso che avvenissero. Il cristiano infatti sa che, sebbene vi siano spiegazioni naturali, è Dio che ha creato le leggi della natura e ne regola il funzionamento a sua volontà (altrimenti qualcosa sfuggirebbe al suo controllo), e chissà quante volte Dio ha evitato catastrofi che – secondo natura sarebbero dovute avvenire – intervenendo in nostro favore senza che noi neanche lo possiamo immaginare. O forse qualche cristiano vuole affermare che Dio si era "distratto" in quel momento? Oppure che si è divertito a fare il male dei suoi figli? No, certo nessuno lo può affermare. E allora, chiedo, come possiamo spiegare da un lato che nulla sfugge al controllo di Dio e dall'altro... quanto è avvenuto in Giappone? Il vero problema, purtroppo, che non è possibile in tale sede affrontare, consiste nel fatto che da troppo tempo ormai il clero ha smesso, in gran parte, di dire ai fedeli ciò che dovrebbe sempre ricordare ma che è scomodo ricordare in questo mondo edonista e materialista. Come un padre che non rimprovera i figli per non farli piangere... purtroppo, di questo si tratta.
Pertanto, da un punto di vista cristiano, e, ripetiamo, questo era il punto di vista dal quale parlava il prof. Roberto de Mattei una sera di marzo verso le 22,00 a Radio Maria, non vi può essere nulla da eccepire a quanto da egli affermato. Da un punto di vista non cristiano sì? Può darsi, ma qui si entra nel campo dei diritti fondamentali dell'uomo, di cui uno dei primi è la libertà di pensiero e di espressione. A meno che non si voglia togliere questo diritto ai cattolici. E del resto, come è stato giustamente notato, se è antiscientifico il suo ragionamento (cioè che Dio controlla tutto, anche la natura e che quindi castiga con le catastrofi), allora ancor più antiscientifico è credere che in un pezzo di pane e un sorso di vino vi sia il Corpo e il Sangue di un Uomo vissuto 2000 anni fa, che quell'Uomo era Dio, che è risorto, che ci ha riscattato dai nostri peccati, che il giorno della nostra morte sarà il nostro giudice, che tutto è stato creato tramite Lui, che sua Madre è sempre Vergine ed Immacolata Concezione, e così via...
Dico questo soprattutto per i ben pensanti cattolici che si sono scandalizzati (cosa vi credete, cari confratelli nella fede? Pensate forse che i dogmi della nostra fede abbiano valore scientifico? Che laicisti, scientisti e professionisti del politicamente corretto potranno mai accettare il fatto che adoriamo un'ostia bianca o raccontiamo i nostri fatti privati a un prete? Che ci inginocchiamo lacrimosi e speranzosi dinanzi a un immagine di una Donna ebrea vissuta venti secoli or sono? Pensate forse di essere ai loro occhi più scientifici in questo che nell'affermare che Dio può anche castigare gli uomini? Illusi...
 Prima di giudicare e sentenziare ciò su cui non avete riflettuto abbastanza, tenete presente:
 1) la vera dottrina cattolica di sempre, piaccia o meno;
 2) che noi cattolici non piaceremo mai a coloro verso cui tanti sforzi per poter piacere facciamo, e quello che per noi è normale, i nostri riti, le nostre preghiere, la nostra fede, è dinanzi ai loro occhi non meno ridicolo di credere ai castighi di Dio). Ma, al di là di ciò, mi permetto di ricordare che la credenza che un dio, una divinità, gli dei, castighino, oltre che aiutino, gli uomini, è sempre esistita in tutti i tempi e in tutti i luoghi. In ciò credevano gli antichi pagani, compresi i nostri antenati romani e italici (innumerevoli sono le testimonianze rimaste di invocazioni agli dei sia di impetrazione in caso di dolore personale o collettivo che di richiesta di perdono), ciò insegna l'Antico Testamento, ciò insegna san Paolo, ciò la teologia patristica e scolastica, ciò hanno creduto per secoli e secoli i nostri antenati, i quali, dinanzi alle guerre, alle carestie, alle catastrofi naturali, immediatamente iniziavano le penitenze personali e collettive, le preghiere continue, le invocazioni al cielo, avendo perfettamente chiaro che tali sciagure erano appunto castighi per i peccati degli uomini e che l'unico rimedio era proprio la penitenza e la preghiera. In tutti i tempi, in tutti i luoghi, ciò è accaduto, finché gli uomini hanno avuto un barlume di sapienza. E la via della sapienza, come insegna la Bibbia, inizia con il timor di Dio.
Cari cattolici pseudo-scandalizzati, volete veramente aiutare i giapponesi in questo terribile momento? Non è facendo da grancassa alle fanfare dei laicisti (che in fondo fanno il loro mestiere), soddisfatti ancora una volta di essere stati i loro zerbini e utili idioti, che raggiungerete il vostro scopo. È solo pregando sinceramente e con fede e umiltà Colui che è il creatore e il reggitore del mondo che potrete dare loro un aiuto. Perché, casomai vi fosse sfuggito, solo Egli, Dio, può evitare che accada di peggio. Il resto sono solo chiacchiere, calunnie, risolini amari. Mentre i giapponesi, senza il conforto della vera religione, ma con grandissima dignità umana e forza naturale, vanno avanti nel dolore.

Fonte: Libertà e Persona, 4 Aprile 2011

8 - THE DAT AFTER: ECCO COSA ACCADRA' SE LA LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO VENISSE APPROVATA
Sei casi concreti che dimostrano come legalizzare le DAT (Dichiarazioni Anticipate di Trattamento) sia un tragico errore per chi ha a cuore la difesa della vita
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Comitato Verità e Vita, 01/04/2011

"La legge sulle DAT è una buona legge. Come la legge 40 sulla fecondazione artificiale, e come la legge 194 sull'aborto". Sono in molti, all'interno del mondo cattolico e delle associazioni pro-life, a pensare che la legge sulle dichiarazioni anticipate sia un provvedimento necessario per impedire svariate forme di eutanasia. Fatta salva la buona fede di molti, purtroppo questa tesi è gravemente erronea. Verità e Vita ha spiegato da anni, con analisi molto dettagliate, per quali ragioni questa legge va nella direzione opposta alla difesa del diritto alla vita. Per dimostrarlo, abbiamo preparato una sorta di fiction a puntate - "The DAT After" – che affronta ogni volta un caso diverso, partendo da una simulazione: che la normativa in discussione sia stata effettivamente approvata e sia diventata una legge dello Stato italiano. Queste brevi storie  - che diffonderemo attraverso il web a partire dal 4 aprile -  dimostrano che, purtroppo, la legalizzazione delle DAT è una trappola colossale.
Autore di queste "proiezioni sul futuro prossimo del morire in Italia"  non è stato un filosofo o un teorico del diritto, ma un magistrato. Dunque, una persona che conosce molto bene il diritto così com'è e come esso viene applicato nelle nostre aule giudiziarie. Speriamo che la lettura di questi brevi racconti possa aprire gli occhi a molte persone.
Per altro, noi siamo in grado fin da ora di ribadire una verità incontrovertibile: e cioè che, quando una norma introduce una breccia nella tutela della vita, deve essere giudicata con fermezza una "legge gravemente ingiusta". Le DAT non possono arginare la cultura dell'eutanasia, per la semplice ragione che il riconoscimento legale delle volontà non attuali della persona è un fatto intrinsecamente sbagliato e funzionale proprio alla sua eliminazione per ragioni pietose.  Come sappiamo bene -  e come dovrebbero sapere i molti cattolici che inneggiano alle DAT - ogni legge di compromesso su un tema non negoziabile è destinata ad allargare la (anche se minima) breccia che è stata aperta, fino a diventare una voragine.
Dall'analisi condotta dal magistrato Rocchi, vedremo che la legge contiene non soltanto una breccia, ma che assomiglia al pavimento di un vecchio castello, che nasconde decine di botole pronte ad aprirsi sotto i piedi del malcapitati visitatori. Botole che inghiottiranno malati che hanno scelto male il loro tutore, o che hanno scritto le DAT senza riflettere, o handicappati che le DAT non le hanno mai scritte. Botole che inghiottiranno tutte quelle anime candide che in queste ore stanno battendosi per l'approvazione della legge.
Ma, se anche i limiti posti dal legislatore fossero stati molto più ristretti, la norma sulle DAT produrrebbe ugualmente, nel giro di pochi anni, l'introduzione di fatto dell'eutanasia legale.  E' già avvenuto in tutti quei Paesi che hanno prima enfatizzato a dismisura la volontà del paziente, e poi si sono ritrovati a giustificare l'uccisione per motivi pietosi di malati che non l'avevano chiesta.

Fonte: Comitato Verità e Vita, 01/04/2011

9 - THE DAT AFTER (1): AVREMO UN ALTRO CASO WELBY? CERTAMENTE SI
Con l'approvazione della legge in discussione alla camera sul testamento biologico, non si bloccherà, ma anzi si promuoveranno altri casi come quello di Pier Giorgio Welby
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: Comitato Verità e Vita, 04/04/2011

IL CASO
Pier Giorgio Welby riuscì a farsi uccidere da Mario Riccio che, su sua disposizione, gli staccò il respiratore artificiale che lo teneva in vita e, per non farlo soffrire mentre moriva soffocato, gli iniettò dei sedativi.
Il Giudice penale prosciolse Riccio dall'accusa di omicidio volontario affermando che egli aveva agito nell'adempimento di un dovere: come medico curante di Welby (che lo aveva nominato qualche giorno prima) egli aveva infatti l'obbligo di interrompere la "terapia", perché Welby aveva revocato il consenso.
COSA SUCCEDERÀ CON LA NUOVA LEGGE?
I medici saranno obbligati ad interrompere la respirazione artificiale ai pazienti che lo chiedono.
I medici saranno obbligati anche ad interrompere la respirazione artificiale ai bambini o agli incapaci se i genitori o i legali rappresentanti lo pretenderanno.
Non è prevista per i medici la possibilità di sollevare obiezione di coscienza. Se, comunque, il medico si rifiutasse, il paziente potrà nominare un altro medico curante.
MOTIVAZIONE GIURIDICA
La respirazione (o ventilazione) artificiale non è menzionata dalla legge come "sostegno vitale" (come la nutrizione e l'idratazione artificiale) e, quindi, viene considerata terapia (articolo 3 comma 5).
In quanto terapia i medici non possono attivarla in mancanza del previo consenso informato scritto dell'interessato (articolo 2 comma 1).
Il consenso informato può essere sempre revocato, anche parzialmente (articolo 2 comma 5).
Non esiste nessuna norma che prevede che il rifiuto di terapie salvavita da parte dell'interessato sia inefficace.
(La legge recepisce due principi affermati nella sentenza nei confronti di Mario Riccio: che la respirazione artificiale è terapia e non sostegno vitale e che il consenso inizialmente dato può essere revocato. Si trattava di principi incerti che ora vengono sanciti per legge).
 Quanto ai minori e agli incapaci: per ogni terapia occorre il previo consenso informato scritto dei genitori o del tutore (articolo 2 commi 6 e 7). Il consenso può essere rifiutato o revocato (articolo 2 comma 5).
Non esiste una norma che sancisca l'inefficacia del rifiuto o della revoca del consenso da parte del rappresentante legale nel caso l'omissione della terapia possa portare a morte il minore o l'incapace (un emendamento della sen. Bianconi che prevedeva: "Il consenso di cui ai commi precedenti non può contenere il rifiuto di trattamenti sanitari utili alla vita e alla salute del paziente. Il medico, ove ritenga che il consenso contenga indicazioni in contrasto con il comma 8-bis, le disattende indicando per iscritto i motivi nella cartella clinica" è stato bocciato al Senato, su parere contrario del relatore e del governo.
L'unica eccezione riguarda "una grave complicanza" o un "evento acuto" (articolo 2 comma 9).
Di fronte al rifiuto dei legali rappresentanti degli incapaci di prestare il consenso, il medico può (non è obbligato) ricorrere al Giudice (articolo 8 comma 2): se, comunque, è d'accordo con il legale rappresentante e stacca la respirazione non è responsabile della morte dell'incapace (perché la terapia non poteva proseguire per la revoca del consenso).

Fonte: Comitato Verità e Vita, 04/04/2011

10 - THE DAT AFTER (2): AVREMO UN ALTRO CASO ENGLARO? CERTAMENTE SI, SE LA LEGGE SARA' APPROVATA
Con il testamento biologico, non si bloccherà, ma anzi si promuoveranno altri casi come quello di Eluana Englaro
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: Comitato Verità e Vita, 06/04/2011

IL CASO
Beppino Englaro è stato autorizzato dalla Corte d'Appello di Milano, su indicazione della Cassazione, a sospendere la nutrizione e l'idratazione artificiale alla figlia Eluana (di cui era stato nominato tutore), provocandone la morte. Egli ha più volte affermato di avere ritenuto la figlia – che si trovava in stato vegetativo persistente – morta fin dal giorno dell'incidente stradale.
La Cassazione aveva affermato che, poiché non vi era nessuna possibilità che la disabile tornasse allo stato di coscienza, il padre/tutore poteva esprimere il rifiuto alla nutrizione e idratazione artificiale – considerati terapia e non sostegno vitale – in sua vece, sia pure rispettando la sua volontà presunta.
COSA SUCCEDERÀ CON LA NUOVA LEGGE?
Il tutore può rifiutare ogni forma di terapia per il soggetto in stato vegetativo (che, in quanto mancante di coscienza, può essere interdetto). Può quindi rifiutare: a) l'inserimento e l'avvio di qualsiasi forma di nutrizione artificiale (ad esempio, la piccola operazione necessaria per l'inserimento della PEG); b) qualunque altra terapia (ad esempio antibiotici in caso di influenza). Il suo rifiuto – anche se porta alla morte del disabile – è direttamente efficace, senza alcuna necessità di promuovere una causa.
Prima che il soggetto cada nella condizione di stato vegetativo, quando è ancora in coma, il genitore o il tutore può rifiutare respirazione artificiale e terapie di rianimazione.
Il tutore non può chiedere che alimentazione e idratazione artificiale già intraprese vengano interrotte. Tuttavia i medici autonomamente o su azione giudiziaria del tutore possono sospendere la nutrizione e idratazione artificiale se non sono più efficaci.
Ancora: i medici in autonomia (o costretti da un'azione giudiziaria del tutore) possono (o debbono) sospendere ogni terapia nei confronti del disabile incosciente se ritenuti "trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati".
MOTIVAZIONE GIURIDICA
Tra le tante forzature del "caso Englaro" vi era quella di attribuire al padre/tutore il potere di decidere di terapie e sostegno vitale per l'interdetto, anche con conseguenze mortali, come se non si trattasse di diritto "personalissimo", che quindi può essere esercitato solo dal diretto interessato.
Il progetto di legge conferma questa forzatura e sancisce che i medici, di fronte al rifiuto del legale rappresentante dell'incapace e alla sua richiesta di interrompere le terapie, devono ottemperare, salvo ricorrere al Giudice (se lo ritengono opportuno: ma se medici e tutore saranno d'accordo, non ci sarà nessun ricorso al Giudice).
Come si è detto, il rifiuto del legale rappresentante può anche portare alla morte dell'assistito: è vero che la legge gli impone di avere come "scopo esclusivo la salvaguardia della salute e della vita dell'incapace" (articolo 2 comma 6, ultima frase) ma, ancora una volta, chi giudicherà delle motivazioni che lo spingono, se il ricorso al Giudice non è obbligatorio?
La legge fa un'eccezione quanto al mantenimento dell'alimentazione e idratazione per via artificiale che "devono essere mantenute fino al termine della vita" (articolo 3 comma 5): è una "norma simbolo" per impedire il ripetersi di un altro caso Englaro. Ma, quanto all'attivazione dell'alimentazione e idratazione, conterà il rifiuto opposto dai genitori o dal tutore.
Insomma: si tratta di un'eccezione isolata (un "paletto") destinato ben presto a cadere; e infatti, alla Camera dei Deputati è già stata approvata l'eccezione alla regola, così generica che, si può presumere, sarà molto ampliata nella sua attuazione.
Più in generale, nei confronti di disabili che si trovano nello stato in cui si trovava Eluana Englaro, ma anche di altre "categorie" di soggetti in stato di incoscienza (ad esempio: neonati prematuri, anziani in stato di demenza), la legge – che li definisce in stato di "fine vita", anche se non sono affatto in punto di morte – attribuisce ai medici il potere/dovere di "astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati rispetto alle condizioni cliniche del paziente o agli obbiettivi di cura" (articolo 1 comma 1 lettera e). Insomma: i medici possono smettere di curarli (in tutto o in parte) sulla base di questa valutazione. Non solo: i legali rappresentanti degli incapaci – se non riusciranno a far interrompere le terapie – potranno far causa ai medici, accusandoli di accanimento terapeutico e ottenendo dai Giudici l'ordine di interruzione delle terapie.
Questo potere/dovere dei medici di interrompere terapie "sproporzionate" rispetto agli "obbiettivi di cura" vale anche se, nella Dichiarazione anticipata di trattamento, il soggetto avrà dato il consenso (o l'ordine) di usare tutti i mezzi e i medicinali utili a mantenerlo in vita!

Fonte: Comitato Verità e Vita, 06/04/2011

11 - OMELIA PER IL GIOVEDI' SANTO - ANNO A - (Gv 13,1-15)
Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelia per il 21 aprile 2011)

Con questa intensa celebrazione "nella cena del Signore" ha inizio il Triduo pasquale, cuore di tutto l'anno cristiano. In esso rievochiamo efficacemente - ed è un unico evento salvifico - l'immolazione cruenta di Cristo e la vittoria definitiva del suo splendente ritorno alla vita.
Il Triduo trova il suo principio - e quasi il suo slancio - appunto stasera, in una commossa "festa dell'amore che si dona"; arriva poi al suo culmine nella Veglia pasquale, che canta i prodigi della rinascita dell'uomo e del rinnovamento dell'universo; si conclude infine all'ora vespertina di domenica prossima con la contemplazione ammirata e affettuosa del Risorto, il quale nella concretezza dell'esperienza ecclesiale resta presente e attivo tra i suoi come causa e modello dell'esistenza redenta.
Stasera siamo dunque convocati a ricordare e a riattualizzare quel "convito nuziale", nel quale l'unigenito Figlio di Dio, consegnandosi alla morte, volle affidare alla sua Chiesa, perché lo custodisca e ne viva nei secoli, il suo "nuovo ed eterno sacrificio" (come ci ha detto in apertura l'odierna liturgia).
Mai come in quest'ora possiamo chiaramente comprendere con quale animo si debba partecipare alle nostre abituali eucaristie: non certo come un obbligo che ci è imposto dalle consuetudini religiose e sociali, ma soprattutto come un'espressione di gratitudine. E' la calda inestinguibile gratitudine verso colui che si è congedato visibilmente da noi - da noi che siamo stati gratificati della sua amicizia - mettendo, per così dire, nelle nostre mani la ricchezza riscattatrice della sua morte in croce e lo Spirito santificatore che trabocca e viene a noi dalla sua umanità risorta e trasfigurata.
Il sacramento del "Corpo dato" e del "Sangue versato" nella sua essenziale verità è questo: è un "dono" sovrumano che - elargito nel contesto di intimità e di soffusa mestizia dell'ultima cena - ha poi impreziosito ogni angolo della terra e ogni anno della vicenda umana. Ed è il dono più esuberante e più sorprendente, che ci è venuto della fantasiosa misericordia del Signore.
Ma bisogna fare attenzione a cogliere e a custodire la divina logica dell'ordine sacramentale. Alla rigenerazione battesimale sono chiamate tutte le creature: a tutti (quale che sia la loro posizione religiosa e culturale di partenza) va annunciato il Vangelo (cfr. Mt 28,19), perché tutti arrivino a conoscere e a riconoscere il Signore Gesù, unico necessario Salvatore, e a capire la soprannaturale bellezza della Chiesa sua Sposa. Invece il dono dell'eucaristia, nel disegno del Padre, è riservato ai credenti.
Questo si dice non per intimidire o escludere dalle nostre messe qualcuno; piuttosto per ricordare a tutti noi, che ci avviciniamo abitualmente al "mistero della fede", l'intrinseca necessità di ravvivare ogni volta la nostra interiore adesione al Signore Gesù, alla sua verità e alla sua grazia.
Il giusto atteggiamento di chi si reca all'assemblea eucaristica è quello che troviamo espresso dalle parole umili e ardenti rivolte a Gesù da san Pietro in un'ora difficile: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6,68-69).

Nel cenacolo Gesù dice sul pane: "Questo è il mio corpo"; cioè, "questa è la mia realtà, questo sono io". Poi dice sul vino: "Questo è il mio sangue"; cioè: "Questa è la mia vita". Vale a dire, in sintesi: "Questo è il mio essere vivente, ed è dato per voi". Tutta la sua passione, liberamente offerta come sacrificio di redenzione (sulla quale mediteremo domani), è l'inveramento del suo gesto eucaristico.
Egli si è immolato e si è avviato spontaneamente alla morte perché noi fossimo redenti e giustificati, in modo che il nostro vivere e il nostro morire essenzialmente fosse, come il suo, una "Pasqua": cioè un passaggio da questo mondo al Padre, dalle tristezze e dalle miserie della terra alla gioia e alla gloria del Regno. E sta proprio qui la "fine", l'estremo, il colmo invalicabile del suo amore per noi.
E' quanto ci ha voluto dire l'evangelista Giovanni con l'attacco suggestivo della pagina evangelica che abbiamo ascoltato: "Prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13,1).

Fare comunione con il sacramento della suprema donazione di Cristo non è un gesto che possa rimanere senza un seguito nella nostra storia personale e senza esistenziali implicazioni. Non va mai inteso come un debito da pagare, così che coll'adempimento tutto si debba ritenere concluso.
E' invece una solidarietà da assumere progressivamente con Gesù, con il suo modo di pensare, con il suo modo di comportarsi, con il suo modo di morire. E' almeno tentare di rendersi disponibile a lasciarsi riscattare, in virtù del suo sacrificio, da ogni infedeltà, da ogni incoerenza, da ogni troppo scarso fervore.
Per partecipare bene al banchetto nuziale di Cristo bisogna mirare consapevolmente al traguardo di vivere come è vissuto lui, nell'obbedienza filiale alla volontà del Padre oltreché nella fattiva e generosa attenzione ai fratelli.

Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelia per il 21 aprile 2011)

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