BastaBugie n�189 del 22 aprile 2011

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1 HABEMUS PAPAM: IL PESSIMO FILM DI NANNI MORETTI (DOVE I CARDINALI NON PREGANO MAI) ANNUNCIA CHE LA CHIESA ORMAI E' FINITA E QUINDI BISOGNA FARLE LE CONDOGLIANZE
Da duemila anni i suoi nemici annunciano la morte della Chiesa e invece muoiono loro e la Chiesa è ancora viva e giovane
Autore: Marina Corradi - Fonte: Avvenire
2 SPETTACOLARE INTERVISTA ALL'AUTRICE DEL BESTSELLER DEL MOMENTO: ''SPOSATI E SII SOTTOMESSA''
Nel matrimonio ognuno deve fare la sua parte: l'uomo deve incarnare la guida, la regola, l'autorevolezza; la donna deve uscire dalla logica dell'emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell'accoglienza e del servizio
Autore: Camillo Langone - Fonte: Il Foglio
3 VIDEO BELLISSIMO CON UNA PROPOSTA CONCRETA: SE TI SEI ALLONTANATO DALLA CHIESA CATTOLICA TI INVITIAMO A CAMBIARE PROSPETTIVA DELLA TUA VITA!
''Catholics come home'' è un apostolato basato su una campagna di spot televisivi accompagnati da un progetto di evangelizzazione in internet che si propone di far tornare i fedeli a Gesù Cristo e alla sua Chiesa
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: La Bussola Quotidiana
4 UNA DEGNA SEPOLTURA ANCHE PER I BAMBINI NON NATI: UN DIRITTO IGNOTO AI PIU', MA PREVISTO DALLA LEGGE
Sopra alle 20 settimane c'è l'obbligo per gli ospedali di procedere alla sepoltura, invece, prima dei cinque mesi, si procede solo se c'è la richiesta dei genitori (che spesso non lo sanno)
Autore: Mimmo Muolo - Fonte: Avvenire
5 NERONE SANTO SUBITO: CONTRO I CRISTIANI RIABILITANO ANCHE L'IMPERATORE ROMANO MORTO SUICIDA A 31 ANNI
Eppure perseguitò ferocemente i cristiani e inoltre fece uccidere il fratellastro, la madre, la prima moglie, l'adorata seconda moglie Poppea, il maestro Seneca, ecc.
Autore: Antonio Giuliano - Fonte: La Bussola Quotidiana
6 TRIPLO TEST, AMNIOCENTESI E VILLOCENTESI, ESAMI SU ESAMI ORMAI DIVENTATI ROUTINE: LA DIAGNOSI GENETICA PRENATALE E' SENTITA COME UN OBBLIGO
Eppure manderesti tuo figlio in gita scolastica se uno su cento non tornasse a casa? Ecco cosa accade con l'amniocentesi (uno su cento muore anche se sano)
Autore: Carlo Bellieni - Fonte: La Bussola Quotidiana
7 IN OLANDA COMPIE DIECI ANNI LA LEGGE PER L'EUTANASIA: IMBOCCATO IL PENDIO SCIVOLOSO NON CI SONO PIU' FRENI
Ormai si parla di estendere il diritto all'eutanasia agli ultra-settantenni indipendentemente dalle loro condizioni di salute
Autore: Lorenzo Schoepflin - Fonte: Avvenire
8 THE DAT AFTER (3): TRE CASI CONCRETI DI ABBANDONO TERAPEUTICO, DAI NEONATI PREMATURI AGLI ANZIANI SOLI...
Con l'approvazione della legge in discussione alla camera sul testamento biologico, non si bloccheranno, ma anzi si promuoveranno altri casi di eutanasia: vediamo quali
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: Comitato Verità e Vita
9 OMELIA NELLA MESSA DELLA PASQUA DI RISURREZIONE
Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1 - HABEMUS PAPAM: IL PESSIMO FILM DI NANNI MORETTI (DOVE I CARDINALI NON PREGANO MAI) ANNUNCIA CHE LA CHIESA ORMAI E' FINITA E QUINDI BISOGNA FARLE LE CONDOGLIANZE
Da duemila anni i suoi nemici annunciano la morte della Chiesa e invece muoiono loro e la Chiesa è ancora viva e giovane
Autore: Marina Corradi - Fonte: Avvenire, 15/04/2011

Piazza San Pietro è colma di fedeli, la fumata è bianca, la finestra è già aperta. «Habemus Papam», si annuncia. Ma il Papa non si affaccia. Il Papa di Nanni Moretti  è amnesico, e drammaticamente depresso dopo l'elezione. Si chiude nelle sue stanze fra la costernazione dei cardinali e del mondo intero. Viene convocato in Vaticano un famoso psicoanalista, che naturalmente è Moretti stesso; ma il Papa scappa, vaga sui bus di Roma, sogna di far l'attore mentre Moretti, prigioniero del Conclave, gioca a scopa con i principi della Chiesa. Il mondo però non può attendere oltre: il Papa, ricondotto a San Pietro, annuncia Urbi et Orbi che non ce la fa, nello sgomento collettivo, e rinuncia.
Habemus Papam è un film ben fatto. Si sorride nell'ironia e autoironia di Moretti, che avviluppa questo moderno "gran rifiuto" nel consueto groviglio di una tentacolare psicoanalisi che avviluppa ogni cosa, senza peraltro guarirne nessuna. Come non sorridere guardando la elegante faccia da "sessantottato" di Moretti che racconta ai cardinali perché la moglie, naturalmente anche lei psicoanalista, lo ha lasciato per un altro psicoanalista? E quel Papa smarrito, un grande Michel Piccoli, non fa forse tenerezza mentre cerca se stesso per Roma, e non si trova? Anche i cardinali sono raccontati con una simpatia affettuosa, uomini semplici che giocano a carte e a pallavolo per ingannare l'attesa. Purtroppo, appunto, questa Chiesa amichevolmente raccontata dietro le quinte del Conclave sta per finire: giacché il successore di Pietro, smarrito, rifiuta.
Insomma, questa volta non la Messa (per citare un suo precedente film, La Messa è finita, del 1985), ma proprio la Chiesa è finita. Non c'è acrimonia nel film, anzi quasi un'ombra di malinconia. Come le condoglianze di Moretti al capezzale di una grande vecchia, per cui si aveva una qualche simpatia. Chi guarda, pure sorridendo, non può non vedere però che questa Chiesa non è quella reale, ma quella che Moretti immagina.
Fateci caso: tra i 107 cardinali che vegliano in un momento così grave, c'è chi fa i puzzle e chi beve tranquillanti, ma il regista non ne immagina nemmeno uno che preghi. Già, che preghi: non uno che domandi a Dio. Una dimenticanza non casuale. Nello sguardo di Moretti la Chiesa è fatta solo dagli uomini, e Dio è il grande latitante – per non parlare dello Spirito Santo, che in questa elezione avrebbe clamorosamente fallito. E come il povero Papa depresso, anche i cardinali, pure così simpatici, sembrano prescindere dal primo fondamento della fede cristiana: cioè l'essere in Cristo, cioè il radicale costante rapporto con la carnale concretezza di Cristo. Brava gente, generosa, che però non sa a che santo votarsi. Certo, una Chiesa senza Cristo sarebbe destinata a finire. Non è andata così, da duemila anni a questa parte, ed è strano. Tutti gli imperi, i regni, i partiti, le rivoluzioni, tramontate. E il trono di Pietro ancora lì – inspiegabile.
Lo sguardo pure acuto di Moretti vuole vedere nella Chiesa solo una faccenda di uomini. Cresciuto nei tentacoli di una psicoanalisi di cui sa sorridere, Moretti non si accorge che la Chiesa di Habemus Papam è solo, per usare il gergo psicoanalitico, una sua "proiezione". Ha immaginato la morte di una Chiesa vecchia e confusa, ma gliene è sfuggita l'essenza: l'essere la Chiesa "corpo e membra" di Cristo. Film elegante, con bravi interpreti, che può piacere a Cannes. Il film di cui il pubblico, uscendo dalle sale, dirà: carino e intelligente. Attenzione però a quella profonda dimenticanza, a quel non sapere vedere l'essenziale in questa vecchia Chiesa, che tuttavia sopravviverà anche a Freud e ai suoi eredi. Cioè, grazie delle gentili condoglianze, ma la Chiesa – cioè noi, credenti in Cristo – siamo ancora piuttosto vivi.

Fonte: Avvenire, 15/04/2011

2 - SPETTACOLARE INTERVISTA ALL'AUTRICE DEL BESTSELLER DEL MOMENTO: ''SPOSATI E SII SOTTOMESSA''
Nel matrimonio ognuno deve fare la sua parte: l'uomo deve incarnare la guida, la regola, l'autorevolezza; la donna deve uscire dalla logica dell'emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell'accoglienza e del servizio
Autore: Camillo Langone - Fonte: Il Foglio, 23/02/2011

È bellissima e bravissima ed è una moglie sottomessa e ha scritto un libro per convincere altre mogli a sottomettersi, per la gioia di mogli e mariti e figli e l'armonia del mondo intero, "Sposati e sii sottomessa" (Vallecchi) non è un volgare pamphlet provocatorio ma un quaderno di istruzioni serio nel contenuto quanto spiritoso nella forma, opera di una donna che io chiamo Miss Umbria da quanto è splendida e da quanto è nata a Perugia, madre di quattro figli quattro e incredibilmente giornalista del Tg3, la mosca bianca, l'unica papista dell'intera redazione di Bianca Berlinguer. Costanza, che nome meraviglioso, è il cacio sui maccheroni in questi tempi di guerra dei sessi, ripicche e sciarpe bianche. E' un dono che Dio ci manda per ricondurci sulla retta via e sebbene pensi che gli italiani non siano capaci nemmeno di scartarlo, un regalo del genere, la intervisto perché dovere e ammirazione me lo impongono.
"DISTRIBUIRE CONSIGLI, ATTIVITÀ MASSIMAMENTE GRATIFICANTE", SCRIVI. MI SEMBRA DI CAPIRE CHE IL LIBRO SIA SCATURITO DALLA TUA ATTIVITÀ DI CONSIGLIERA SENTIMENTALE, O SBAGLIO?
Dare consigli piace a tutte le donne (per verificarlo basta entrare con un pancione, o un neonato, in una stanza popolata da femmine: tutte sentiranno il dovere di regalare una perla di saggezza all'incauta). Le donne, per abitudine, per pigrizia (è più facile tenere un ruolo fisso) fanno le educatrici a tempo pieno. Una vocazione che può essere devastante se esercitata su esseri umani che hanno superato l'adolescenza. Mio marito, le rare volte in cui non esce dalla stanza mentre gli parlo, sostiene conversazioni con me, ormai ha imparato, utilizzando una zona molto superficiale del cervello. Ogni tanto dice: "Ah" oppure, "mia cara, hai ragione". A volte ci prende anche, lo dice persino a proposito. Detto questo, qualche volta può anche capitare di prenderci, a dare i consigli. E' un fatto statistico. E questo libro è nato dalle lettere accorate che scrivevo davvero a una mia carissima amica, per convincerla a sposarsi. Alla fine ce l'ho fatta, conquistando l'ambito trofeo di testimone della sposa.
"LA MIA RISPOSTA A QUALSIASI PROBLEMA È UNA A SCELTA TRA LE SEGUENTI: HA RAGIONE LUI; SPOSALO; FATE UN FIGLIO; OBBEDISCIGLI; FATE UN ALTRO FIGLIO; TRASFERISCITI NELLA SUA CITTÀ; PERDONALO; CERCA DI CAPIRLO; E INFINE FATE UN FIGLIO". NON VORREI FARE UNA DOMANDA PER NON SPEZZARE L'INCANTO DI QUESTE FRASI SUBLIMI MA DEVO: A PARTE L'AMICA CHE SI È SPOSATA, LE ALTRE TI DANNO RETTA?
Ovviamente no. Devo avere pochissimo carisma, non convinco quasi mai nessuno. Eppure credo che le donne avrebbero tutto da guadagnare nel recuperare il loro ruolo, la loro vocazione all'accoglienza (quello che Wojtyla chiamava il genio femminile). Noi donne siamo fatte per questo, per accogliere la vita innanzitutto: lo dice la nostra conformazione fisica siamo fatte per fare spazio tra le viscere, e quella mentale: solo noi possiamo fare sei o sette cose insieme. Chi di noi non si è mai mossa a pietà per quel poveraccio che si ritrova accanto, il quale, lucidissimo nell'analizzare la strategia politica statunitense in medio oriente, si intreccia se deve prepararsi un tè e insieme rispondere a una domanda elaborata e complessa come "Che ore sono?". "Non vedi che sto facendo una cosa?" risponderà sinceramente indignato per l'indelicatezza della consorte, la quale nel frattempo allatta, parla al telefono, assaggia il minestrone e ascolta l'elenco delle province della Lombardia. Non è che gli uomini siano meno bravi, è che sanno fare cose diverse.
MA INSOMMA, PERCHÉ SPOSARSI NEL 2011? SEMBRA CHE TUTTI LA CONSIDERINO UNA PRATICA DESUETA.
Mi chiederei piuttosto come sia pensabile non sposarsi, se si vuole costruire qualcosa che superi la nostra incostanza, la nostra emotività. Io chiaramente penso al matrimonio cristiano, dove gli sposi sono tre, lui, lei e Dio. Solo così è pensabile provare a reggere per tutta la vita, perché uno ha un aiuto super, la grazia (noi peccatori senza quella siamo fritti, magari i buoni possono anche sposarsi in municipio). L'idea comune dell'amore è tutto uno scintillio di batticuore, un svolazzo di emozioni rosa, un fru fru di occhiate e messaggini. Ma l'amore ha poco a che fare con questo e molto di più con una scelta volontaria e una decisione intelligente. E definitiva.
E PERCHÉ FARE FIGLI? PER UNA DONNA SONO DAVVERO LA MEDICINA DI TUTTI I MALI?
Sul tema tenderei ad avere un'idea ancora più obsoleta delle precedenti. Uno i figli non è che li programma più di tanto. E' vero, la maternità e la paternità devono essere responsabili, è intelligente e prudente fare i conti con le proprie forze, ma la coppia deve anche essere aperta alla vita. Non è che tutto si può programmare, tanto quella del controllo è un'illusione. Non controlliamo niente, veramente. E quindi i figli non sono un diritto, e non sono neanche una medicina per la donna, per carità, che egoismo. I figli sono un dono. Quando arrivano, la famiglia si attrezza e fa fronte alla nuova realtà. Magari se ne arriva qualcuno in più si rinuncia a qualcosa di materiale, e si impara anche a tenere un po' l'ordine, in base al sano principio educativo "Noi siamo più grossi di voi e questa è casa nostra".
A ME, CHE PURE SONO A FAVORE DEL QUOZIENTE FAMILIARE, I BAMBINI FANNO SENSO COME FANNO SENSO GLI ANIMALI, A CUI SOMIGLIANO MOLTISSIMO. IO SONO UN CASO PATOLOGICO MENTRE GLI ALTRI UOMINI NON VEDONO L'ORA DI RICEVERE SIMILI REGALI?
Certo, nei primi mesi, quando il bambino è tutto poppate e pannolini, e allarga qualche sorriso bavoso per lo più a caso, credo che attaccarsi a lui sia più immediato per le mamme. Non per niente si parla di istinto materno, che ha anche una base ormonale, checché ne dicano alcune femministe. E' quella forza potentissima che ti permette di saltare ore di sonno e pasti e ancora trovare la forza di sorridere ad altri due o tre figli che ti vogliono raccontare un episodio di "Star Wars" o coinvolgere nella scelta del dress code per la Barbie. Quella forza animale che ti permette di stare sveglia tutta la notte dopo una zuccata più forte delle altre, perché la pediatra ti dice di svegliarlo ogni tanto per vedere se reagisce, e tu venderesti la casa in cambio di tre ore di sonno, ma non appoggerai la testa neanche morta. Ecco, questo tipo di amore viscerale secondo me è più materno.
BENE, QUINDI NON SONO UN MALATO, SONO SEMPLICEMENTE UN UOMO.
I padri amano diversamente, ed è meraviglioso che sia così. I padri sono la guida, mantengono la lucidità, sono autorevoli. Non si angosciano se non è necessario. Montano i giochi e spiegano la storia dell'antica Roma. Danno sicurezza al figlio, con la loro forza e l'essere punti fermi. Mettono le regole. Un giorno, quando sarà il momento di stare in panchina e lasciare andare i ragazzi nel mondo, sarà il padre a dare il coraggio di partire per l'avventura. Io i miei figli li vorrei tutti sotto la mia gonna, e sono certa che sarò una suocera insopportabile. I figli hanno bisogno di entrambi i tipi di amore, per la loro crescita equilibrata. L'amore di un uomo e l'amore di una donna. Diversi e insostituibili e mai in nessun modo intercambiabili.
TI RILEGGO IL PASSAGGIO CRUCIALE: "DOVRAI IMPARARE A ESSERE SOTTOMESSA, COME DICE SAN PAOLO. CIOÈ MESSA SOTTO, PERCHÉ TU SARAI LA BASE DELLA VOSTRA FAMIGLIA. TU SARAI LE FONDAMENTA. TU SOSTERRAI TUTTI, TUO MARITO E I FIGLI, ADATTANDOTI, ACCETTANDO, ABBOZZANDO, INDIRIZZANDO DOLCEMENTE. È CHI STA SOTTO CHE REGGE IL MONDO, NON CHI SI METTE SOPRA GLI ALTRI". NON TEMI CHE QUALCHE SCIARPA BIANCA TI ASPETTI SOTTO CASA PER STRANGOLARTI?
Al contrario! Non credo che ci sia un complimento migliore da fare a una donna. Cosa c'è di più difficile da fare che sostenere, aiutare, sorreggere? Quando tu hai bisogno di aiuto lo chiedi a chi è più debole o a chi è più forte di te? Io a chi è più forte. E infatti il racconto della creazione mi mette ogni volta un gran senso di orgoglio. La donna è un aiuto, simile all'uomo, dice la Genesi. Non una schiava, ma un aiuto. Chi aiuta è più robusto, più grande. E se una si offende è perché è accecata dall'ideologia.
IL TUO TITOLO È RICAVATO DALLA BIBBIA. CHI COME NOI CONSIDERA ANTICO E NUOVO TESTAMENTO NON VECCHI LIBRI BENSÌ LA VIVA VOCE DI DIO CHE CI PARLA OGGI, VIENE DETTO ESALTATO, E COMBATTUTO OPPURE COMPATITO. IO NE SOFFRO, E TU?
Dico la verità, non mi interessa proprio niente dell'incomprensione. Anzi, non ci avevo mai pensato. Per fortuna noi cristiani europei non veniamo davvero perseguitati come in gran parte del mondo islamico, e in Asia. Lì sì che si soffre. A me invece dispiace per i non cristiani: non ho mai conosciuto una persona profondamente felice che non fosse cristiana. La vera sfida per noi cattolici è spiegare che, come dice Chesterton, "non c'è niente di più eccitante dell'ortodossia". Superare la contrapposizione peccato/divertimento versus virtù/noia. La vulgata del mondo vuole invece che i limiti morali che la fede impone tarpino le ali, impediscano di vivere felici e autodeterminati. Io mi vedo intorno un sacco di persone che vivono completamente autodeterminate e completamente, o almeno moderatamente, infelici. Il peccato etimologicamente viene da una radice che significa "sbagliare mira". E' un colpo sbagliato, è fare cilecca.
QUESTA ETIMOLOGIA MI MANCAVA.
Aiuta a capire che non si tratta di limiti morali, ma riguarda ciò che davvero fa il nostro vero bene. Con la testa capiamo che quello che la fede ci invita a fare in qualche modo ci conviene, ci custodisce davvero felici. Non c'è nessuna fregatura dietro. Noi cattolici sappiamo di avere bisogno di Dio perché ammettiamo che l'uomo è una creatura misteriosa, un impasto inscindibile di peccato e carne e sublime. Ogni volta che tendo a sentirmi molto buona mi ricordo di quello che dice il mio padre spirituale: le persone si dividono tra quelle cattive e quelle che riescono a nascondersi bene. Per questo, perché sa che siamo così, la chiesa non permette niente ma perdona tutto, mentre il mondo permette tutto ma non ti perdona niente (neanche questa è mia).
DAVVERO FRA LAVORO FUORI CASA E LAVORO A CASA PUOI DORMIRE QUATTRO ORE PER NOTTE? A ME NON NE BASTANO OTTO. LE DONNE HANNO UN FISICO SUPERIORE O DI SUPERIORE HANNO LA FORZA DI VOLONTÀ?
Usciamo per favore dalla logica del superiore e dell'inferiore. A parte che io non faccio testo, sono una maratoneta, ma non mi stanco mai di dire che siamo solo diversi. E' vero, forse noi abbiamo una maggiore resistenza al dolore, anche perché abbiamo il compito di partorire (non è il massimo far passare un pollo arrosto da una narice, come si dice) ma in tante altre cose siamo incapaci. Io sono in grado di perdermi pressoché ovunque, e se devo programmare un decoder mi butto dalla finestra. Mio marito se deve andare a parlare con la maestra sviluppa un improvviso e sincero attacco di mal di testa. Lui si entusiasma come un ragazzino di fronte a un documentario sullo sfondamento della Slesia nel '39, io che pure a scuola ci sarei anche andata, non riesco ancora a ricordarmi chi ha vinto la Seconda guerra mondiale, anzi non me lo dire che mi rovini la sorpresa, prima o poi la studierò con qualche figlio.
SBAGLIO O TI SEI DEFINITA MARATONETA? SPIEGA A UN ACCIDIOSO QUAL SONO COME SIA POSSIBILE AVERE QUATTRO FIGLI E UN LAVORO ALL'ALTRO CAPO DELLA CITTÀ E ANDARE A MESSA TUTTI I GIORNI E CORRERE.
La messa è un'esigenza esistenziale, basta avere una mappa delle chiese della città, gli orari e una disciplina da generale Patton. Se una cosa ti piace il modo di farla lo trovi. La passione per la maratona (correre per 42 chilometri e 195 metri senza alcun motivo apparente) non si può spiegare con le parole.
PROVIAMOCI LO STESSO.
Credo che sia al limite della patologia. Un limite superato ampiamente quando andavo a correre in piena notte perché lavoravo al Tg dell'alba, o con i piedi fasciati, insanguinati dai "troppi lunghi" (in gergo, le corse più lunghe di due ore), o anche con i pancioni fino all'ultimo giorno di gravidanza (non seguite il mio esempio, adesso che sono una saggia signora di quarant'anni non lo rifarei mai). Di certo nei giorni in cui corro ho molte più energie per tutto il resto. In più credo che per una sposa curare anche un po' l'aspetto fisico sia un dovere. Certo da quando ho quattro figli non faccio più gare né gli allenamenti di un tempo. Però ogni giorno provo a incastrare qualche chilometro. Ma la cosa che faccio più spesso, poiché il senso di colpa è la cifra esistenziale della madre lavoratrice e non mi sognerei mai di lasciare i bambini con la tata per il mio piacere, è correre a tarda sera in casa sul tapis roulant. Ah, dimenticavo, ho un dignitoso personale di 3 ore e 15, che conterei di migliorare quando i figli saranno cresciuti. Taglia tutto quello che vuoi di questa intervista, ma non il mio tempo! (...)

Fonte: Il Foglio, 23/02/2011

3 - VIDEO BELLISSIMO CON UNA PROPOSTA CONCRETA: SE TI SEI ALLONTANATO DALLA CHIESA CATTOLICA TI INVITIAMO A CAMBIARE PROSPETTIVA DELLA TUA VITA!
''Catholics come home'' è un apostolato basato su una campagna di spot televisivi accompagnati da un progetto di evangelizzazione in internet che si propone di far tornare i fedeli a Gesù Cristo e alla sua Chiesa
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/03/2011

Vi potrebbe capitare un giorno, guardando la Tv, facendo zapping tra un canale e l'altro, di vedere uno spot del tutto particolare. Sullo schermo scorrono immagini che raccontano la Chiesa, con quello che ogni giorno da 2000 anni opera per i più bisognosi, ma la pubblicità non si conclude con l'invito a firmare per l'8x1000, bensì con un'esortazione più ambiziosa. Una voce maschile suadente si rivolge a chi sta guardando e dice «Se ti sei allontanato dalla Chiesa cattolica, qualunque sia la ragione, ti invitiamo a cambiare prospettiva della tua vita visitando Catholicscomehome.org, oggi». Vi potrebbe capitare se fossimo negli Stati Uniti e se vi trovaste in una delle diocesi che promuovono un apostolato a misura di piccolo schermo.
C'è la storia di Kathleen che, come molti, aveva smesso di andare a Messa quando era al college, c'è Scott che dopo il divorzio si sentiva sempre preoccupato e ansioso, Frank, disoccupato sull'orlo di una crisi di nervi ma da sempre convinto di non aver bisogno di Dio, e poi ancora Pam, che aveva smesso di andare in Chiesa perché stava con un uomo non cattolico e all'improvviso si era ritrovata senza fidanzato e senza fede. Uomini e donne normali che raccontano le loro storie in poco meno di un minuto, il tempo di uno spot televisivo. E in effetti le loro conversioni sono diventate degli spot, dopo che loro stessi, per primi, hanno accolto l'invito di una pubblicità a riavvicinarsi alla Chiesa. L'invito a tornare a casa.
Catholics come home è un apostolato nato in Arizona nel 1998 basato su una campagna di spot televisivi accompagnati da un progetto di evangelizzazione sul web che si propone di ispirare, educare ed evangelizzare le persone lontane dalla Chiesa invitandole ad interrogarsi sul perché si sono allontanate ed esortandole a riavvicinarsi a Gesù Cristo.
La prima campagna televisiva è stata realizzata dalla Diocesi di Phoenix che è riuscita a far trasmettere gli spot nel corso del prime time di alcune emittenti. L'idea risulta subito vincente poiché ben 3000 cattolici non praticanti si riavvicinano alle proprie parrocchie in sole tre settimane. Si tratta di produzioni televisive professionali e d'effetto, il linguaggio è semplice ed empatico, così la fede diventa il prodotto di cui non si può fare a meno se si vuole dare senso alla vita e, anche se l'approccio può sembrare materialistico, i numeri dicono che funziona.
Oggi il progetto coinvolge 30 diocesi e arcidiocesi sparse per gli Stati Uniti dove negli ultimi tre anni oltre 200 mila persone si sono convertite grazie a questa campagna, un successo già di per sé straordinario, ma i numeri sono destinati a raddoppiare secondo le anticipazioni di un report in fase di ultimazione. Non solo, nelle diocesi partner il numero dei partecipanti alla Messa e di coloro che si avvicinano ai sacramenti è cresciuto in una percentuale tra il 10 e il 18%. E ancora, sono oltre 40 milioni gli americani che hanno visitato il sito di Catholics come home, cui si aggiunge un milione e mezzo di internauti sparsi in 80 diversi paesi. Al momento diverse diocesi dell'Australia, del Canada e del Brasile stanno pensando di aderire alla campagna, che ha anche una versione spagnola Catolicosregresen.org.
Il presidente e fondatore del movimento è Tom Peterson, esperto di marketing e comunicazione che nel 1997 ebbe l'intuizione di sfruttare il potenziale televisivo per promuovere la realtà che gli aveva cambiato la vita, la Chiesa, appunto: «Un americano trascorre in media 40 ore settimanali davanti al computer o guardando la tv. Non solo, è provato che uno spot di due minuti è più efficace e incisivo di una storia che dura due ore, per interessante che sia». Peterson dunque non ha fatto che applicare i principi del suo lavoro alla Chiesa «Alla vigilia del grande Giubileo del 2000 abbiamo accolto l'esortazione di Giovanni Paolo II ad un utilizzo responsabile dei nuovi media e alla nuova evangelizzazione. Per questo abbiamo pensato ad una campagna che passasse attraverso la comunicazione televisiva».
Gli spot sono di tre tipogie: Epic, Movie e Testimonial. Gli Epic testimoniano la bellezza e la spiritualità della Chiesa che attraverso 2000 anni di storia ha creato ospedali, scuole, chiese in tutto il mondo. I Movie mostrano cosa prova una persona che, nel momento della morte, si vede passare davanti tutta la vita e con essa i momenti di gioia e quelli in cui ha provato o causato molto dolore, i Testimonial infine sono le semplici testimonianze di chi è "tornato a casa". Ma da dove deriva il successo di questi spot? Lo abbiamo chiesto a Tom Peterson.
Oltre all'approccio televisivo, la campagna passa anche attraverso il web. Sul sito Catholicscomehome.org si aprono tre differenti sezioni: "Sono cattolico", "Non sono cattolico", "Ero cattolico". Per ogni sezione sono proposti in modo schematico gli step da percorrere per un eventuale "ritorno a casa". Ci sono le 10 buone ragioni per avvicinarsi alla chiesa cattolica, le risposte alle domande più frequenti, link e suggerimenti di libri per approfondire le diverse materie di studio insieme a sezioni dedicate ai temi del matrimonio, della bioetica, della morale sessuale, della morte, della resurrezione, della Trinità. Tutto a portata di click. Come dice lo spot "Tornare a casa non è mai stato così facile".
Ma chi sono le persone che più frequentemente rispondono all'invito? «Inizialmente avevamo pensato di rivolgerci a persone tra i 30 e 40 anni sposati con figli, poi abbiamo capito che la campagna non ha età e i nostri messaggi arrivano indistintamente a giovani e vecchi, cattolici tiepidi o agnostici, genitori o ragazzi. Generalmente risponde al nostro invito chi vive delle domande importanti nella propria vita, chi si interroga e cerca un senso a quello che succede, chi si trova in difficoltà e vuole un aiuto, chi si sente perso e appunto, non sa come tornare a casa. Per noi è un miracolo».
Anche se forse il vero miracolo di questa campagna è il modo in cui viene finanziata... «Noi ci sosteniamo unicamente grazie alle donazioni dei cattolici generosi che amano il Signore, poi però bisogna essere abili a reinvestire subito e bene il denaro raccolto, perché il denaro salva le anime. Più precisamente abbiamo calcolato che per ogni dollaro e 63 centesimi investiti abbiamo riportato un'anima a casa».
Un'impresa che vale la spesa...  «Solo che l'impresa non è nostra. Noi siamo strumenti o meglio usiamo gli strumenti che conosciamo, ma è il Signore che continuamente invita, cerca e chiama chi è lontano. Quando si parla direttamente alla vita delle persone, quando si dice chiaramente che la fede cambia la vita e ci si rivolge a quel tu che c'è oltre alla telecamere e lo si invita a tornare a casa, è allora che all'invito segue sempre un sì».

Nota di BastaBugie: per vedere il video sulla Chiesa Cattolica vai a http://youtu.be/9iyPeabmvCk

Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/03/2011

4 - UNA DEGNA SEPOLTURA ANCHE PER I BAMBINI NON NATI: UN DIRITTO IGNOTO AI PIU', MA PREVISTO DALLA LEGGE
Sopra alle 20 settimane c'è l'obbligo per gli ospedali di procedere alla sepoltura, invece, prima dei cinque mesi, si procede solo se c'è la richiesta dei genitori (che spesso non lo sanno)
Autore: Mimmo Muolo - Fonte: Avvenire, 27/03/2011

I bambini abortiti hanno diritto a una degna sepoltura. E impegnarsi in quest'opera di pietà è anche un modo per riaffermare la loro dignità di persone. Senza toni apocalittici o polemici, ma come estremo atto d'amore nei confronti di coloro che hanno subito la più terribile delle violenze. Lo chiedono le associazioni promotrici del convegno che si conclude oggi presso il Pontificio Ateneo 'Regina Apostolorum' e che si intitola 'I bambini non nati - L'onore e la pietà'. Si tratta delle Associazioni 'Difendere la vita con Maria' e 'Donum Vitae' e della Fondazione 'Ut vita habeant', che hanno scelto di trattare il delicato argomento sia da un punto di vista giuridico, sia nei suoi inevitabili risvolti teologici e pastorali.
Giuridicamente parlando, infatti, non sempre le regole sono chiare. Come ricorda Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale all'Università Cattolica di Piacenza, se il feto abortito ha superato l'età gestazionale di 20 settimane, si deve procede alla sepoltura. Così dispone il regolamento di polizia mortuaria. Il problema si pone, invece, per i feti di età gestazionale inferiore alle 20 settimane. Specie quando non vi sia una richiesta da parte dei genitori. Se questa richiesta, infatti, c'è, si procede come nel primo caso. Ma quando manca? Il rischio è che il feto possa essere "trattato" come gli organi e le parti anatomiche non riconoscibili, che vengono smaltiti in impianti per rifiuti pericolosi. Eusebi su questo punto è categorico: «Il piccolo feto abortito – argomenta il giurista –, anche quando si distacchi in fase molto precoce e in modo non integro dal corpo non costituisce, infatti, una mera parte anatomica, un organo o un tessuto del concepito, bensì il corpo del medesimo nella sua sostanziale interezza. Ne deriva – conclude Eusebi – che il trattamento di questi resti umani, anche quando non vi sia una specifica richiesta di sepoltura da parte dei genitori, deve essere assimilato alle parti anatomiche riconoscibili (ad esempio una gamba amputata), per le quali è previsto che la struttura sanitaria proceda alla sepoltura ». Di qui il consiglio del docente: «Una cooperazione tra strutture sanitarie e organismi del volontariato no profit per la sepoltura dei feti». Una proposta che viene raccolta e rilanciata dalle associazioni che hanno promosso il convegno.
«Il tutto, però – spiega il coordinatore del simposio, don Gianmario Lanfranchini – deve essere fatto tuttavia senza toni polemici, quanto piuttosto al fine di testimoniare che questi bambini non nati sono persone». La lezione da tenere presente è quella di Giovanni Paolo II, di cui ha parlato monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute. Amore incondizionato per la vita, ma grande misericordia verso chi ha abortito e si è pentito. Atteggiamenti da coltivare con una adeguata pastorale per la vita, come ha chiesto il cardinale Elio Sgreccia, intervenuto insieme a numerosi politici e studiosi come Carlo Casini, Maria Luisa Di Pietro e Giuseppe Noia.

Fonte: Avvenire, 27/03/2011

5 - NERONE SANTO SUBITO: CONTRO I CRISTIANI RIABILITANO ANCHE L'IMPERATORE ROMANO MORTO SUICIDA A 31 ANNI
Eppure perseguitò ferocemente i cristiani e inoltre fece uccidere il fratellastro, la madre, la prima moglie, l'adorata seconda moglie Poppea, il maestro Seneca, ecc.
Autore: Antonio Giuliano - Fonte: La Bussola Quotidiana, 13/04/2011

Nerone "santo subito". È stata sufficiente una mostra inaugurata il 12 aprile a Roma (durerà fino al 18 settembre) per beatificare l'imperatore romano (37-68 d.c.) salito al potere all'età di 17 anni e morto suicida a 31. Tutta colpa della storiografia contemporanea e cristiana, sentenziava il 12 aprile su La Stampa Silvia Ronchey: gli storici hanno attribuito a Nerone i «bui tratti di molti altri imperatori» e hanno ignorato invece il «raffinato carisma» di un sovrano che sarebbe stato modello dell' "imperatore filosofo" Marco Aurelio, istruito nella paideia (educazione) greca, campione sportivo, poeta, attore e musicista… Così come sono state oltremodo stigmatizzate, secondo la Ronchey, «le condanne inflitte alla minoranza cristiana dopo l'incendio attribuitole dalla plebe», ma non dal sovrano… E anche Popotus, il pregevole giornale per bambini di Avvenire, il 5 aprile scorso, dedicava all'imperatore un titolone ambiguo: «Piromane forse, di sicuro pompiere», asserendo che Nerone, dopo il famoso incendio del 64, tornò da Anzio nella capitale «per organizzare i soccorsi e limitare i danni, mettendo a disposizione i suoi giardini per fornire agli sfollati un ricovero e assicurare loro i viveri».
Nessuno tocchi Nerone, insomma. Come se fossero stati incidenti di percorso le persecuzioni anticristiane e gli omicidi di cui si macchiò: il fratellastro Britannico, la madre Agrippina, la prima moglie Ottavia, l'adorata seconda moglie Poppea, il maestro Seneca...
Ma chi era davvero Nerone? Alfredo Valvo, docente di Storia romana all'Università Cattolica di Brescia è assai stupito. «Questi articoli non fanno bene alla verità storica, ma la ridicolizzano. Sono colpito dalla lettura di tante inesattezze. Stiamo parlando di un imperatore megalomane che dal 62 fino alla fine, nel 68, si è macchiato di delitti ignobili. Faceva leva sugli strati più bassi del popolo per consolidare un potere autocratico e teocratico. Un'auto-divinizzazione che non ha nulla a che vedere con la paideia greca: perseguitò allo stesso modo gli stoici e i cristiani. Altro che "raffinato carisma": mise in atto raffinate crudeltà».
MA SI PUÒ DIRE CHE LE PRIME PERSECUZIONI ANTICRISTIANE CI FURONO SOLO DURANTE L'IMPERO DI DOMIZIANO (81-96)?
Non è così. Oltre ad autori cristiani come Melitone, Tertulliano e Lattanzio, sappiamo da fonti al di sopra di ogni sospetto, come Tacito e Svetonio, che Nerone perseguitò i cristiani, ne fu anzi il primo persecutore, a meno di non mettere in discussione fonti autorevoli come quelle citate. Da Tertulliano sappiamo che un Senato Consulto del 35 d.C., quindi dell'età di Tiberio, aveva dichiarato la religione cristiana illecita (superstitio illicita), diversamente dal Giudaismo, del quale i cristiani inizialmente rappresentarono una costola, ed è questo provvedimento, con molta probabilità, all'origine delle persecuzioni. L'atteggiamento di Nerone verso i cristiani fu tollerante fino al 62 quando Nerone decise di solidarizzare con le correnti filo-giudaiche in tutto l'impero romano che vedevano nel cristianesimo un pericolo. Secondo Tacito, che è il solo a collegare la persecuzioni anti-cristiana con l'incendio di Roma, nell'anno 64, la colpa di esso ricadde sui cristiani. Nerone sarebbe stato responsabile di questa "operazione" per allontanare da sé i sospetti di essere l'ispiratore e il regista del tragico incendio. Tacito parla di ingens multitudo di cristiani martirizzati.
A PROPOSITO DELL'INCENDIO, CHI FU IL MANDANTE?
Come ricordava Marta Sordi, a parte Tacito che riporta accanto alla responsabilità di Nerone (dolo principis) anche la versione di coloro che attribuivano l'incendio al caso, le fonti antiche concordano nell'imputarlo a Nerone: da Plinio Il Vecchio a Tacito, Svetonio e Cassio Dione. Non si può concludere con certezza che la responsabilità dell'incendio sia stata sicuramente di Nerone, anche perché ancora nel I secolo gli incendi erano all'ordine del giorno in quanto molte case romane erano fatte di materiale incendiabile e non era raro che interi quartieri di Roma andassero a fuoco. Di sicuro, però, Nerone non fece nulla per spegnere l'incendio. È infondata l'ipotesi che si sia adoperato per "limitare i danni". Anche le fonti che definiscono l'incendio fortuito raccontano che fu alimentato da uomini dell'imperatore il quale era ben contento di dar vita così al nuovo assetto urbanistico di Roma. Progetti come la Domus Aurea o il colosso di Nerone testimoniano la megalomania di Nerone.
È VERO CHE LA STORIOGRAFIA E LE RAPPRESENTAZIONI DI NERONE NEL CORSO DEI SECOLI NE HANNO SMINUITO LE SUE DOTI CULTURALI?
L'amore per la poesia, la musica e l'arte faceva parte dell'educazione che veniva data ai principi all'interno del palazzo. Comunque Nerone non era colto quanto Adriano, che era un amante del bello nel senso più elevato, ed era un uomo dotato di grande equilibrio. Se la storiografia è stata ostile a Nerone, lo è stata per il suo comportamento paranoico, per la voglia smisurata di mettersi sempre e comunque in evidenza: era geloso persino dei suoi generali. E soprattutto gli storici hanno sottolineato i delitti di cui si rese colpevole. Poppea venne uccisa con un calcio mentre era incinta. Seneca, suo maestro, stoicamente preferì togliersi la vita. Per non parlare, appunto, delle persecuzioni contro i cristiani: anche Adriano e altri imperatori fecero condannare alcuni credenti ma sicuramente Nerone fu tra i principali protagonisti di esse.
EPPURE PARE CHE IL POPOLO LO ADORASSE...
Ma parliamo degli strati di popolazione più bassi e perciò ricattabili. Il popolino di Roma era una massa informe: bastava una parola d'ordine per allinearsi. Aspettavano la sportula, il necessario per sopravvivere. Erano costretti ad assecondare il padrone. Nerone fu criticato in seguito all'incendio, ma attraverso la sua politica di compiacere il popolo riuscì ad accattivarsi la plebaglia, non tutto il popolo. E il fatto che dopo la sua morte molti si augurassero che ritornasse in vita non vuol dire granché: allora si pensava che tutti gli imperatori ricevessero l'apoteosi e che fossero assunti tra gli dei. E l'attesa di un ritorno, come l'età dell'oro, faceva parte della cultura romana.
NAPOLEONE BONAPARTE AVREBBE DETTO CHE «IL POPOLO AMAVA NERONE PERCHÉ OPPRIMEVA I GRANDI MA ERA LIEVE CON I PICCOLI».
Per fortuna Napoleone non era uno storico. Il culto della personalità imposto da Nerone riguardava tutti. E il fatto che si accanisse contro l'aristocrazia aveva anche un tornaconto economico: tutti quelli che venivano accusati di lesa maestà erano anche spogliati dei loro beni. L'imperatore aveva dilapidato enormi fortune per progetti urbanistici dissennati, tanto che Vespasiano dovette faticare parecchio per rimettere a posto i conti dell'impero.
LA RONCHEY METTE ANCHE IN DUBBIO LA DECAPITAZIONE DI SAN PAOLO CHE INVECE SAREBBE STATO ASSOLTO DA NERONE...
Questi sono errori inspiegabili. Paolo fu dapprima assolto in un processo, ma non per merito di Nerone. Egli venne decapitato nel 63, negli anni in cui imperversava la violenza dell'imperatore. Sono davvero tante le fonti cristiane che lo attestano: Eusebio di Cesarea, Melitone, Lattanzio, Tertulliano e molti altri. D'altra parte, il martirio di Paolo poteva benissimo essere ignorato dalle fonti pagane. La storiografia del novecento ha avvalorato le fonti. Ma c'è ancora, talvolta, un uso improprio, anche ideologico della storia, che tende ad escludere accusandole di partigianeria le testimonianze di autori cristiani. Si cerca di far passare i cristiani come persecutori e non come perseguitati (e gli scritti apologetici, gli Atti dei martiri erano esercizi letterari?) e di riabilitare certi imperatori che sarebbero vittime della storiografia cristiana, in quanto laici. Ma queste ricostruzioni pseudo-storiche non rendono un buon servizio alla verità.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 13/04/2011

6 - TRIPLO TEST, AMNIOCENTESI E VILLOCENTESI, ESAMI SU ESAMI ORMAI DIVENTATI ROUTINE: LA DIAGNOSI GENETICA PRENATALE E' SENTITA COME UN OBBLIGO
Eppure manderesti tuo figlio in gita scolastica se uno su cento non tornasse a casa? Ecco cosa accade con l'amniocentesi (uno su cento muore anche se sano)
Autore: Carlo Bellieni - Fonte: La Bussola Quotidiana, 08/04/2011

Continua la ricerca accanita e perpetua del feto Down: attraverso un microchip genetico è ora possibile 'scovare' 150 patologie genetiche o difetti di sviluppo come ritardi mentali, molto più di quanto possa 'vedere' l'amniocentesi classica oggi in uso. La novità si chiama 'Amniochip' ed è stata messa a punto dall'azienda Genetadi Biotech che l'ha presentata al XXVI Congresso Nazionale di Genetica Umana tenutosi a Murcia in Spagna. Clinicamente non cambia nulla, e la donna si sottopone a una normalissima amniocentesi; poi però, in laboratorio, il materiale prelevato dal liquido amniotico viene analizzato con un sistema più sensibile che moltiplica la risoluzione dell'esame di 100 volte.
Molto raffinato; ma cosa dire dal punto di vista della difesa della vita? E' giusto andare a conoscere il DNA del figlio prima che nasca se non serve a curarlo e se il rischio che muoia è di 10 ogni 1000 amniocentesi?
Leggiamo cosa dice l'istruzione Donum Vitae. La diagnosi prenatale genetica "è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto (…); la donna che richiedesse la diagnosi con l'intenzione determinata di procedere all'aborto nel caso che l'esito confermi l'esistenza di una malformazione o anomalia, commetterebbe un'azione gravemente illecita. (…) Così pure sarebbe responsabile di illecita collaborazione lo specialista che nel condurre la diagnosi e nel comunicarne l'esito contribuisse volutamente a stabilire o favorire il collegamento tra diagnosi prenatale e aborto". (Donum Vitae Parte I).
Inoltre, sempre nella Donum Vitae leggiamo: "Tale diagnosi è lecita se i metodi impiegati, con il consenso dei genitori adeguatamente informati, salvaguardano la vita e l'integrità dell'embrione e di sua madre, non facendo loro correre rischi sproporzionati" (ibidem). Vi sembra che il rischio di morte di 10 feti su 1000 sia sproporzionato o proporzionato?
Ma quello che più ci inquieta è l'accanita ricerca di sistemi di diagnosi prenatale, senza che vediamo altrettanto accanimento di terapie prenatali. Non è un bel mondo se sei concepito con un'anomalia genetica: nessuno – quasi - pensa a curarti e tanti ti scrutano per eliminarti; e se nasci, ti guarderanno come un errore dei genitori.
Il 5 aprile il senato francese ha rigettato l'emendamento proposto da alcuni senatori, tra cui Jean Leonetti, che mirava a far uscire la diagnosi prenatale genetica dalla routine, e renderla disponibile solo su indicazione medica, per evitare proprio una corsa verso l'eugenetica. Il dr Patrick Leblanc, capo del comitato "Per La Salvezza della Medicina Prenatale" ha così commentato la bocciatura: "Il senato rischia di innestare la diagnosi prenatale negli spiriti".
In Italia di fatto è già così: tra esami per la ricerca della plica nucale, dell'osso nasale, triplo e quadri test, amniocentesi e villo centesi, quante donne italiane non hanno fatto diagnosi genetica prenatale, che diventa nei fatti routine, innestata nella mentalità, sentita come un obbligo?

Fonte: La Bussola Quotidiana, 08/04/2011

7 - IN OLANDA COMPIE DIECI ANNI LA LEGGE PER L'EUTANASIA: IMBOCCATO IL PENDIO SCIVOLOSO NON CI SONO PIU' FRENI
Ormai si parla di estendere il diritto all'eutanasia agli ultra-settantenni indipendentemente dalle loro condizioni di salute
Autore: Lorenzo Schoepflin - Fonte: Avvenire, 14/04/2011

Compie dieci anni la legge che ha depenalizzato eutanasia e suicidio assistito in Olanda. Era infatti il 10 aprile del 2001 quando il Senato olandese, con 46 voti a favore e 28 contrari, dette il via libera al testo già passato alla Camera nel novembre precedente con 104 sì e 40  no. La legge entrò poi ufficialmente in vigore quasi un anno dopo, ma è quel 10 aprile 2001 lo spartiacque, l'anno zero della 'buona morte' nei Paesi Bassi, l'inizio della discesa lungo un piano inclinato che, a distanza di dieci anni, sembra non volersi fermare.
L'approvazione della legge in Olanda arrivò dopo vent'anni di serrato dibattito sulla prassi medica nel fine vita e dopo che alcuni casi giudiziari avevano segnato delle tappe fondamentali sulla strada della legalizzazione di eutanasia e suicidio assistito.
Nel 1971 la dottoressa Geertruida Postma uccide con una iniezione di morfina la propria madre, una settantottenne paralizzata che aveva espressamente chiesto di morire. Durante il processo, è la stessa donna ad ammettere che la sofferenza fisica della madre era seria, ma «nulla di più, era la sofferenza psicologica a essere insopportabile». La dottoressa Postma viene riconosciuta colpevole di omicidio e condannata a una settimana di carcere più un anno di libertà vigilata. Una sentenza non certo esemplare e che incoraggia i sostenitori dell'eutanasia attiva. Non va dimenticato che la portata di quella sentenza fu ancor più grande in considerazione del fatto che il Codice penale olandese prevede dodici anni di reclusione per chiunque uccida una persona che manifesta il desiderio di morire.
Nel 1984 viene posta un'altra pietra miliare sulla strada che conduce l'Olanda verso l'eutanasia legale. Questa volta si tratta di un'assoluzione piena per il dottor Schoonheim, un medico che due anni prima aveva praticato un'iniezione letale su una paziente di novantacinque anni. Schoonheim aveva agito in accordo col figlio della donna e dopo essersi consultato con altri due medici. Nell'epilogo del caso Schoonheim, un ruolo primario era stato recitato dalla Koninklijke Nederlandsche Maatschappij tot bevordering der Geneeskunst (la Knmg, la Reale società medica olandese), che aveva emanato linee guida volte ad alleggerire la posizione di quei medici che avessero agito per ridurre le sofferenze dei pazienti, fosse anche causandone le morte.
Da allora, le discussioni si fanno sempre più accese e si registra uno stillicidio di casi analoghi, la soluzione dei quali segna sempre un ulteriore passo avanti verso la legge oggi vigente in Olanda. Nel 1994 si conclude il processo che vedeva sotto accusa il dottor Chabot, reo di aver aiutato a morire una donna cinquantenne depressa, preparandole una dose di sostanze letali ingerite dalla signora alla presenza dello stesso Chabot. Il medico viene riconosciuto colpevole per aver agito senza garantire alla donna la visita di un altro specialista, ma nessuna pena gli viene inflitta.
Nel 1995 un epilogo simile si registra per i casi Prins e Kadijk, episodi che erodono ulteriormente l'argine già indebolito delle limitazioni in tema di eutanasia e suicidio assistito. Si tratta questa volta di eutanasia infantile, praticata su bimbi con prospettive di vita limitate nel tempo. I due medici vengono sì riconosciuti formalmente colpevoli, ma la Corte suprema conferma la bontà delle decisioni delle corti distrettuali di Alkmaar e Groningen, che avevano optato per non comminare alcuna pena poiché si era agito in accordo coi genitori e in modo scientificamente e medicalmente «responsabile».
Sono questi dunque tutti casi che hanno spinto in modo decisivo verso l'approvazione di una legge che negli anni ha visto sempre più ampliare il proprio raggio d'azione, con un costante aumento del numero di morti procurate registrati.
Proprio in tema di eutanasia infantile l'Olanda è divenuta la pioniera grazie al dottor Eduard Verhagen, che nel 2005 elaborò il celebre «Protocollo di Groningen», vera e propria sistematizzazione dei criteri per procedere all'uccisione di neonati ritenuti non adatti a vivere. Nel marzo 2010 vengono raccolte più di 125mila firme per estendere il diritto di accesso all'eutanasia agli ultrasettantenni, indipendentemente dalle loro condizioni di salute. A giugno vengono pubblicate nuove linee guida della Knmg, nelle quali si stabilisce che si può procedere all'eutanasia su pazienti incoscienti che abbiano in precedenza espresso il desiderio di morire ma si trovino impossibilitati a confermarlo.
Due mesi fa la Nvee, l'Associazione olandese per il diritto a morire, ha dichiarato di voler aprire entro il 2012 una clinica per aiutare i pazienti – compresi dementi e malati psichici – che non trovano un medico disposto a praticare loro l'eutanasia. Il mese scorso, infine, si è concluso con la condanna a dieci mesi di carcere il processo che vedeva incriminato il presidente di un'associazione impegnata nella promozione del diritto a morire: l'uomo aveva collaborato all'uccisione di una donna alla quale i medici avevano negato l'accesso all'eutanasia. Dieci anni dopo, insomma, l'Olanda non riesce più a fermarsi. E da noi c'è chi la indica a esempio...

Fonte: Avvenire, 14/04/2011

8 - THE DAT AFTER (3): TRE CASI CONCRETI DI ABBANDONO TERAPEUTICO, DAI NEONATI PREMATURI AGLI ANZIANI SOLI...
Con l'approvazione della legge in discussione alla camera sul testamento biologico, non si bloccheranno, ma anzi si promuoveranno altri casi di eutanasia: vediamo quali
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: Comitato Verità e Vita, 08-13/04/2011

PRIMO CASO: A COSA SERVE L'AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO?
Poco tempo fa ha fatto scalpore un decreto del Giudice tutelare di Firenze che ha autorizzato l'amministratore di sostegno di una persona attualmente capace di intendere e di volere di rifiutare terapie e cure quando l'assistito si troverà in condizione di incapacità.
Si è detto: i Giudici si arrogano un potere che la legge non dà loro! La legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento risolverà anche questa questione!
COSA SUCCEDERÀ CON LA NUOVA LEGGE?
L'amministratore di sostegno cui è attribuita la rappresentanza dell'assistito in ordine alle situazioni di carattere sanitario potrà rifiutare tutte le terapie e cure (allo stesso modo del tutore o dei genitori del figlio minore): il suo rifiuto sarà efficace, anche se porterà a morte l'assistito.
MOTIVAZIONE GIURIDICA
Il potere dell'amministratore di sostegno è previsto (con gli stessi poteri del tutore) dall'articolo 2 comma 6 del progetto di legge.
Perché tanto scandalo per quanto deciso a Firenze? Forse per nascondere che la legge autorizza esattamente la stessa cosa?
SECONDO CASO: RIANIMARE I NEONATI PREMATURI?
Da molti anni una parte del mondo scientifico propone di non rianimare e lasciar morire quei neonati che, in conseguenza di un parto prematuro, possono sì, essere assistiti con una buona probabilità di successo, con l'aiuto delle nuove tecniche di rianimazione neonatale, ma rischiano di riportare handicap permanenti. Il tristemente noto "protocollo di Groningen" divide i bambini in categorie, a seconda della settimana in cui sono nati, e dispone che i più sfortunati non vengano rianimati.
Qualche tentativo di introdurre questo sistema è stato fatto anche in Italia, ma è stato sonoramente bocciato da due documenti del Comitato Nazionale di Bioetica e del Consiglio Superiore di Sanità che hanno ribadito che ogni bambino (sempre che abbia qualche chance di sopravvivenza) deve essere adeguatamente assistito.
COSA SUCCEDERÀ CON LA NUOVA LEGGE?
I genitori dei bambini potranno rifiutare il consenso alle terapie (talvolta lunghe, sicuramente intense) che i neonatologi potranno approntare. In mancanza del loro consenso scritto i medici non potranno procedere (salvo ricorrere al giudice).
Chi deciderà davvero? I genitori stravolti dalla nascita prematura e terrorizzati dalla vista del loro figlio tanto piccolo sottoposto a terapie intense o i medici che rappresenteranno loro le probabilità di sopravvivenza e quelle di avere un figlio disabile per tutta la vita?
MOTIVAZIONE GIURIDICA
La norma di riferimento è l'articolo 2 comma 7. Il fatto che il parto prematuro avvenga all'improvviso potrà essere considerato un "evento acuto" che permetterà ai medici di intraprendere le prima terapie rianimatorie (articolo 2 comma 9): ma una volta stabilizzata la situazione, i genitori potranno chiedere di interrompere i trattamenti.
Il caso dei neonati prematuri è simbolico per dimostrare quanto conti davvero l'autodeterminazione: quei bambini non potranno certo dire la loro!
Anche la posizione dei medici è esemplare: essi non correranno nessun rischio nel caso i genitori dispongano la cessazione delle terapie ma saranno in grado di influenzare in modo decisivo la decisione. Non dimentichiamo che, tra coloro che auspicano l'eutanasia neonatale vi sono anche dei medici! I neonatologi volenterosi (il cui impegno di questi decenni ha prodotto un avanzamento tecnico e medico eccezionale, permettendo di salvare bambini che, fino a pochi decenni orsono erano destinati a morte certa) avranno le mani legate.
TERZO CASO: IL (LIBERO?) CONSENSO (INFORMATO?) E IL TESTAMENTO BIOLOGICO DELL'ANZIANO ABBANDONATO
Il rapporto tra un medico e un paziente è un'esperienza umana che non si può definire in termini esatti e giuridici: comprende fiducia, informazione, paura, sostegno umano, conoscenza medica, psicologia … Quello che è stato bollato come "medico paternalista" è un professionista che sa accompagnarci nelle sofferenze e nelle malattie, ci conosce, sa come spiegarci e cosa spiegarci, ci aiuta a scegliere: una persona di cui ci possiamo fidare.
Il rapporto con il medico, però, presuppone un patto tacito: il medico non lascerà morire e non farà morire il paziente fino a quando è giunto il momento della morte naturale.
COSA SUCCEDERÀ CON LA NUOVA LEGGE?
Il rapporto tra medici e pazienti è reso formale e rigido, fatto di diritti e obblighi.
Il paziente ha il diritto di prestare o rifiutare il consenso alle terapie, ha il diritto di revocare il consenso prestato per farle interrompere, ha il diritto di rifiutare le informazioni, ha il diritto di fare una dichiarazione anticipata di trattamento e nominare un fiduciario, ha diritto a chiedere in giudizio l'interruzione di cure che ritiene costituire accanimento terapeutico. Analogamente il fiduciario da lui nominato o i suoi parenti avranno diritti ed azione verso i medici: il fiduciario, addirittura, potrà instaurare una controversia contro il medico curante davanti ad un collegio di specialisti.
L'esercizio di questi diritti è sempre esplicitato con atti scritti: il consenso alle terapie, la revoca, la scelta di non essere informato, la dichiarazione anticipata di trattamento.
I medici, dal canto loro, hanno obblighi e divieti: l'obbligo di informare il paziente sui trattamenti sanitari più appropriati, il divieto di trattamenti straordinari per i pazienti in stato di "fine vita", il divieto di attivare trattamenti sanitari in mancanza del previo consenso scritto del paziente, l'obbligo di interromperli in caso di revoca.
Ma queste regole (che sono già tutte scritte nel codice deontologico dei medici, ma che ora diventano regole giuridiche) non garantiscono affatto il paziente di essere davvero informato e davvero libero; e, soprattutto, il medico, ora, può farlo morire, se lui lo chiede.
Un esempio? La legge impone che "l'espressione del consenso è preceduta da corrette informazioni rese dal medico curante al paziente in maniera comprensibile circa diagnosi, prognosi, scopo e natura del trattamento sanitario proposto, benefici e rischi prospettabili, eventuali effetti collaterali, nonché circa le possibili alternative e le conseguenze del rifiuto del trattamento": in sostanza, ogni volta che ci prescriverà un medicinale, il medico, prima di farci firmare il foglio di consenso informato, dovrà elencarci tutto quello che è scritto nel "bugiardino" che troviamo nella confezione.
Sarà davvero così? O forse il modulo che ci faranno firmare riporterà la frase standard: "il sottoscritto dichiara di essere stato correttamente informato su diagnosi, prognosi, scopo e natura del trattamento ecc. ecc."? Ma il consenso che avremo prestato, firmando il foglio, sarà ugualmente valido.
E cosa succede se il medico non propone al paziente "i trattamenti sanitari più appropriati"?
Per il medico niente: non essendovi consenso ai trattamenti sanitari che egli non ha proposto, non sarà responsabile per gli effetti della mancata terapia.
Ma soprattutto: con che spirito l'anziano abbandonato in un ospizio insisterà per una terapia salvavita la cui decisione, ora, ricade su di lui? Sarà veramente libero di dire "sì" o "no"?
Certamente ha perso il suo alleato, il medico.
E quanto alle Dichiarazioni anticipate di trattamento? Come avrà la forza di opporsi a coloro che gli diranno (o gli faranno intendere): "Non vorrai mica gravare ancora sulla tua famiglia e sulla società, pretendendo di restare vivo quando sarai malato e incosciente?"
MOTIVAZIONE GIURIDICA
La legge vieta l'eutanasia e richiama i divieti di omicidio, omicidio del consenziente e aiuto al suicidio (articolo 1 comma 1 lettera c) ma, riconoscendo efficace il rifiuto alle terapie salvavita, non impedisce che la morte venga procurata per omissione di terapie o sostegno vitale; ribadisce che la vita umana è "diritto inviolabile e indisponibile" (articolo 1 comma 1 lettera a), ma conferma che "nessun trattamento sanitario – quindi anche quello salvavita – non può essere attivato a prescindere dal consenso informato" (articolo 1 comma 1 lettera e).
Non c'è dubbio che – trasformando gli obblighi deontologici in regole giuridiche – il rapporto tra medico e paziente cambia: la forma scritta è prescritta dall'art. 2 comma 3 che è una norma ipocrita: "L'alleanza terapeutica costituitasi all'interno della relazione fra medico e paziente ai sensi del comma 2 si esplicita in un documento di consenso informato, firmato dal paziente, che diventa parte integrante della cartella clinica": viene "sbandierata" l'alleanza terapeutica, ma l'unica cosa che conta è la firma in calce al documento. La forma scritta è prevista anche dall'articolo 2 comma 4 e, per le dichiarazioni anticipate di trattamento, dall'articolo 4.
Nessuna sanzione (nemmeno l'invalidità del consenso prestato da paziente) è prevista nel caso che il medico non abbia proposto i trattamenti sanitari più appropriati (articolo 1 comma 1 lettera d) o non abbia reso le "corrette informazioni" previste dall'articolo 2 comma 2.
Allo stesso modo consenso informato e dichiarazioni anticipate di trattamento devono essere scritte "in piena libertà e consapevolezza" (articolo 2 comma 1 per il consenso informato, articolo 4 comma 2 per le DAT) e, naturalmente, "in stato di piena capacità di intendere e di volere" (articolo 4 comma 1), ma nessuna sanzione (tanto meno l'invalidità delle DAT o del consenso prestato) è prevista se il paziente non si trova davvero in piena libertà psicologica (magari è spinto dai suoi familiari a firmare le DAT), oppure è affetto da depressione, oppure, ancora, si è ingannato (o è stato ingannato) sull'effettivo contenuto del foglio che va a firmare.

Fonte: Comitato Verità e Vita, 08-13/04/2011

9 - OMELIA NELLA MESSA DELLA PASQUA DI RISURREZIONE
Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelia per il 24/04/2011)

Gli amici di Gesù - il giorno dopo quel sabato opprimente e desolato per la visione della tomba sigillata e muta, nella quale, col corpo esanime e martoriato di Cristo, era ormai racchiusa ogni loro speranza - a partire da un certo momento cominciano a essere sconcertati e sconvolti da una serie di fatti inattesi.
Prima c'è l'enigma del sepolcro scoperchiato e vuoto, visto e verificato oltre che da Maria di Magdala anche da Pietro e Giovanni, come ci ha detto il Vangelo (cfr. Gv 20,1-8).
Poi c'è la domanda sorprendente rivolta dagli angeli alle donne sbigottite: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?" (Lc 24,5). Come si vede, anche le creature celesti sono capaci di sorridente ironia.
Ma soprattutto quel giorno è scandito da un susseguirsi di improvvise comparse del Crocifisso redivivo, che si mostra splendido di gloria ed esuberante di vitalità nuova: si mostra a Pietro, ai due viandanti di Emmaus, agli apostoli radunati.
Sicché alla fine tutti devono proprio convincersi: quel Gesù di Nazaret, che, dissanguato, inerte e spento essi aveva raccolto dal patibolo, è risorto ed è vivo.
E' stata per tutti loro un'esperienza emozionante e agitata anche se felice, una certezza indubitabile cui non è stato possibile non arrendersi, un mutamento totale e decisivo della loro esistenza.
Tutto è cambiato per loro. Erano stati, fino a quel giorno, un gruppo di uomini pavidi e disanimati; e improvvisamente diventano gli araldi inarrestabili dell'unica notizia che davvero ha segnato una svolta nella vicenda umana.
Dare a tutte le genti una lucida e appassionata garanzia di questo evento: d'ora in poi questo, solo questo, sarà il significato e lo scopo della loro vita, fino all'ultimo respiro e fino all'ultima goccia di sangue che per tale testimonianza essi saranno chiamati a versare.
Si rendono ben conto che non soltanto il loro personale destino, ma anche l'intera storia dell'umanità con la risurrezione di Cristo ha acquisito una dimensione nuova e un nuovo valore.
Con l'evento pasquale - da cui si diparte tutto l'evento cristiano - il secolo futuro (cioè quel Regno di Dio, annunciato da tutti i profeti e sospirato inconsciamente da tutti i cuori) è ormai entrato, anche se non ancora clamorosamente, nelle vicissitudini della terra e già comincia con pazienza e tenacia a riscattare le miserie e le tristezze del tempo presente.
Questo nostro mondo visibile e perituro è dunque ormai pervaso e nascostamente lievitato dal mondo più vero, il mondo invisibile ed eterno che ci sovrasta e ci avvolge. Questo vogliono dire le estreme parole del Signore risorto: "Ecco, io sono con voi tutti giorni sino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
Queste parole di Cristo - le ultime che di lui vengono registrate nei vangeli - sono tra le più alte e pregnanti di tutto il Libro di Dio, e noi dovremmo richiamarle ogni giorno alla nostra memoria e alla nostra stupita contemplazione.
Esse sono una sintesi mirabile non solo dell'annuncio pasquale, ma di tutta la nostra fede.
Gesù con questa frase si presenta a noi come colui che "risuscitato dai morti non muore più: la morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9); e anzi come colui che, essendo colmato della pienezza della divinità" (cfr. Col 2,9), domina e riempie di sé tutto il trascorrere dei nostri anni fuggevoli e le varie età che inarrestabilmente si succedono.
In quelle parole si rivela anche la natura vera della Chiesa: essa - per quanto sia fatalmente rivestita della nostra povertà e della nostra debolezza che la immiseriscono - è sempre "la città posta sulla cima dei montiÖdove per sempre vive il suo Fondatore" (Liturgia ambrosiana). Perciò, avendo con sé il suo Signore, non si preoccupa troppo delle ostilità, delle incomprensioni, dei giudizi malevoli che immancabilmente le vengono riservate dalle diverse potenze mondane.
"Io sono con voi tutti i giorni": questa promessa del Risorto, se è presa sul serio in un'assidua meditazione, ha la virtù di sperdere dal nostro animo ogni avvilimento, ogni pessimismo, ogni paura. Su questa promessa - che è data a tutti e segnatamente vale per la barca di Pietro che è chiamata ad affrontare le gelide tempeste della storia e l'imperversare delle follìe umane - si fonda e si mantiene l'imperturbabile serenità del credente, se però si lascia illuminare e riscaldare dalla Pasqua di Cristo.
"Io sono con voi tutti i giorni": alla luce di questa persuasione noi riusciremo a leggere correttamente e a capire con fierezza e intima letizia tutte le varie epoche della presenza e dell'azione ecclesiale. E ci appariranno in tutto il loro fascino i prodigi di carità che hanno impreziosito la nostra vita sociale, i miracoli di religiosa bellezza che ancora adornano le nostre città, l'intelligenza soprannaturale e la fermezza evangelica con cui si è combattuto ogni errore, ogni eresia, ogni prevaricazione perché il cibo della verità divina non mancasse mai di nutrire i semplici e i piccoli.
Alla luce di questo convincimento, possiamo ben capire (e ammirare) la ragione della perenne giovinezza del messaggio di Gesù crocifisso e ritornato alla vita, e al tempo stesso la ragione del crollo immancabile di ogni ideologia che di volta in volta tenta di risolvere i problemi e di alleviare le angosce degli uomini senza affidarsi alla Pasqua di Cristo.
Tutto è dono del Risorto, che non soltanto vive e regna alla destra del Padre ma anche è sempre con noi, suoi fratelli, e con la Chiesa, sua sposa, "sino alla fine del mondo".
A lui quindi si elevi ogni giorno dal nostro labbro, dal nostro cuore, dalla nostra vita, il canto pasquale della nostra esultanza, della nostra gratitudine, del nostro affetto sincero.

Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelia per il 24/04/2011)

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