SAN TOMMASO D'AQUINO: ''L'UOMO HA PER NATURA UN PIU' VIGOROSO DISCERNIMENTO DI RAGIONE''
Papa Pio XI: ''Se l'uomo è il capo, la donna è il cuore''; io sarò anche il cuore, ma se fossi sola sarei davvero una catastrofe di portata devastante
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com
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CAMPAGNA CONTRO L'ABORTO LANCIATA DAL PREMIER UNGHERESE SCATENA LA COLLERA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
''Mamma, potrei pure capire che non sei pronta per me, ma pensaci due volte e fammi adottare, lasciami vivere!''
Fonte: Corrispondenza Romana
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ANCHE IN ITALIA LA PILLOLA DEI CINQUE GIORNI DOPO: ECCO IL VIDEO PER CAPIRE LA FREGATURA MORTALE
Si chiama ''ellaOne'' e uccide l'embrione, ma la chiamano ''contraccezione d'emergenza'' così una ragazza abortisce e nemmeno lo sa... Inutile anche il test di gravidanza, perché non segnala la presenza dell’embrione se non è annidato in utero
Autore: Enrico Negrotti - Fonte: Avvenire
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STORIE DI ORDINARIA TRANSESSUALITA': SE IL MARITO DIVENTA MOGLIE...
Si sposano in chiesa, poi ''lui'' diventa ''lei'' e il tribunale le divorzia d'ufficio: scommettiamo che ne faranno un film?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana
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SPAGNA: SI CHIAMANO LEGGI ANTIDISCRIMINAZIONE, MA DISCRIMINANO I CATTOLICI
Il governo socialista di Zapatero è intenzionato a porre il sigillo conclusivo all'opera di demolizione del bene comune
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana
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NO-TAV? CI SONO ANCHE BUONE RAGIONI
Il Corridoio V di cui spesso sentiamo parlare in realtà non è altro che un tratto di pennarello tracciato su una cartina dell'Europa da qualche funzionario di Bruxelles
Autore: Francesco Ramella - Fonte: La Bussola Quotidiana
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DELIBERA CHOC IN VENETO: LA GIUNTA (LEGA-PDL) VOTA ALL'UNANIMITA' LO PSEUDO DIRITTO AL FIGLIO IN PROVETTA FINO A 50 ANNI
Medici e ginecologi in rivolta: si creano false illusioni perché dopo i 40 anni la possibilità di avere figli è quasi inesistente
Autore: Francesco Dal Mas - Fonte: Avvenire
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L'ITALIA E' L'UNICO PAESE DEL G8 SENZA PRODUZIONE DI ENERGIA NUCLEARE
Benché si sbandierino le fonti rinnovabili, queste non potranno mai dare un contributo significativo alla produzione di energia elettrica per cui continueremo le importazioni da Francia (80% energia nucleare) e Svizzera (40% energia nucleare)
Autore: Ernesto Pedrocchi - Fonte: La Bussola Quotidiana
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OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO A - (Gv 6,51-58)
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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SAN TOMMASO D'AQUINO: ''L'UOMO HA PER NATURA UN PIU' VIGOROSO DISCERNIMENTO DI RAGIONE''
Papa Pio XI: ''Se l'uomo è il capo, la donna è il cuore''; io sarò anche il cuore, ma se fossi sola sarei davvero una catastrofe di portata devastante
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 25/05/2011
"L'uomo ha per natura un più vigoroso discernimento di ragione" dice san Tommaso (la citazione la devo a Don Luigi Moncalero, che ha scritto un articolo sul tema su La tradizione cattolica). In piena emergenza di Murphy, posso scrivere solo una piccola riflessione per dire che il filosofo medievale anche qui l'aveva vista giusta, e spero che il fatto che io sia d'accordo con lui non lo allarmi. La ragione a casa nostra la discerne senz'altro mio marito. Ogni tanto mi avvicino a lui chiedendogli: "ma questo secondo te che è? Un brufolo o un tumore?". Lui neanche si gira a guardarmi. Quando al primo malore di un figlio – guaribile generalmente con l'acquisto dell'ultimo numero de Gli incredibili X men deluxe – gli chiedo con voce strozzata se sia meglio portarlo dalla pediatra o direttamente al pronto soccorso è lui a mantenere la calma (non mi risponde). Quando io rendo una giornata in casa uno sport di ultraresistenza, quando attraversare il mio corridoio ingombro di ogni sorta di oggetto richiede capacità atletiche sopraffine, quando preparo i bagagli per partire coprendo tutte le gamme dei possibili climi previsti all'interno della mesosfera terrestre, quando mi lascio prendere dalla frenesia di socializzazione e rischio di dimenticare i nomi dei miei figli (ce n'è una con la L, ma adesso non mi viene) per ascoltare le amiche, quando c'è un ospite e cucino come se l'invitato avesse annunciato che arriverà con tutti i parenti fino al quarto grado, quando sono terrorizzata dai compiti in classe sulle frazioni, quando sento l'esigenza impellente di comprare regali sconsiderati ai pargoli che mi infinocchiano con una faccetta da attori (detti Oscar goes to), è lui a mantenere salda la barra della ragione. Dandomela anche in testa, all'occorrenza. E anche se io, per scegliere qualcosa che gli piace e avere una qualche speranza di indovinarci prendo quello che mi sembra più lontano dal mio gusto – siamo praticamente opposti – confermo che "se l'uomo è il capo, la donna è il cuore", come dice Pio XI (grazie Don Luigi) nell'enciclica Casti Connubii. Io sarò anche il cuore, ma se fossi sola sarei davvero una catastrofe ecologica di portata devastante.
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CAMPAGNA CONTRO L'ABORTO LANCIATA DAL PREMIER UNGHERESE SCATENA LA COLLERA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
''Mamma, potrei pure capire che non sei pronta per me, ma pensaci due volte e fammi adottare, lasciami vivere!''
Fonte Corrispondenza Romana, 15/06/2011
Una campagna contro l'aborto in Ungheria lanciata dal partito di centrodestra del premier Viktor Orban scatena la collera della Commissione europea, che l'ha finanziata, pare, a sua insaputa. «Potrei pure capire che non sei pronta per me, ma pensaci due volte e fammi adottare, lasciami vivere!», è il pensiero attribuito a un feto, ripreso con un'ecografia nell'utero della madre e protagonista dei cartelloni disseminati a Budapest da un mese a questa parte. Con il logo Progress (il Programma comunitario per l'impiego e la solidarietà dell'Unione Europea) la violenta campagna anti-aborto è costata 416.000 euro, in gran parte tratti da fondi europei. «La campagna non è conforme al progetto sottoposto dalle autorità ungheresi e la Commissione Europea chiede di conseguenza alle autorità ungheresi di porre fine a questa parte della campagna e ritirare senza indugio i cartelloni», ha dichiarato il commissario europeo alla Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding, durante un dibattito all'Europarlamento. In caso contrario, «avvieremo procedure per porre fine all'accordo e trarremo le dovute conclusioni, anche in termini finanziari». «La Commissione – ha commentato l'eurodeputata socialista francese Sylvie Guillaume – è molto chiara: utilizzare denaro del programma Progresso o di altra fonte UE per una campagna anti-aborto è un abuso ed è incompatibile con i valori dell'Ue».
Fonte: Corrispondenza Romana, 15/06/2011
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ANCHE IN ITALIA LA PILLOLA DEI CINQUE GIORNI DOPO: ECCO IL VIDEO PER CAPIRE LA FREGATURA MORTALE
Si chiama ''ellaOne'' e uccide l'embrione, ma la chiamano ''contraccezione d'emergenza'' così una ragazza abortisce e nemmeno lo sa... Inutile anche il test di gravidanza, perché non segnala la presenza dell’embrione se non è annidato in utero
Autore: Enrico Negrotti - Fonte: Avvenire, 17 giugno 2011
«Ancora una volta si spaccia un prodotto anche ad azione abortiva per un contraccettivo. E creando ad arte una grande confusione si elude un discorso di reale prevenzione dell'aborto». Di fronte alla possibile introduzione tra i farmaci disponibili in Italia della cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo, Maria Luisa Di Pietro, endocrinologo e medico legale, docente di bioetica presso l'Università Cattolica di Roma e componente del Comitato nazionale per la bioetica, mostra tutta la sua perplessità: «Si rimane stupiti e sconfortati: anche l'idea che basti un test di gravidanza a garantirne l'effetto contraccettivo è un inganno. Infatti i test in commercio non sono efficaci prima di 8-9 giorni, quando cioè l'embrione è già impiantato. Ma questa pillola agisce prima, impedendo l'impianto dell'embrione in utero». COSA PENSA DELLA POSSIBILE INTRODUZIONE NEL NOSTRO PAESE DELLA LA PILLOLA DEI CINQUE GIORNI DOPO, L'ENNESIMO FARMACO DEDICATO ALLA COSIDDETTA CONTRACCEZIONE D'EMERGENZA? La proposta di inserire anche la pillola dei cinque giorni dopo (ulipristal acetato, nome commerciale ellaOne) nel circuito dei prodotti in vendita in Italia è molto preoccupante. Ancora una volta viene proposto un prodotto che, oltre all'azione contraccettiva, ha anche un'azione abortiva. Riducendo l'aborto all'assunzione di una pillola e mascherandolo da contraccezione, si allargano le possibilità di ottenere l'interruzione di gravidanza con modalità fai-da-te. Tra l'altro questo prodotto è uno strumento – come ha osservato anche l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) – potrebbe essere pericoloso per la salute delle donne in caso di uso ripetuto. COME AGISCE LA PILLOLA? È VERO CHE È SOLO CONTRACCETTIVA, CIOÈ CHE IMPEDISCE LA FECONDAZIONE, ALTRIMENTI NON È EFFICACE? Il principio attivo della pillola è l'ulipristal acetato, un antiprogestinico. Gli studi clinici, anche a confronto con il mifepristone (la Ru486), hanno messo in evidenza che se l'ovulazione non è ancora avvenuta, l'ulipristal può bloccarla (meccanismo contraccettivo). Ma se l'ovulazione è già avvenuta, il meccanismo d'azione consiste nel rendere difficoltoso l'annidamento dell'embrione in utero (meccanismo abortivo). PERCHÉ ALLORA VIENE DEFINITO SOLO CONTRACCETTIVO? Perché si sta creando volutamente una duplice confusione. Da un lato, per definire l'ulipristal solo contraccettivo viene negato l'effetto antinidatorio; dall'altro lato, si sono modificati i connotati della gravidanza. L'Organizzazione mondiale della sanità definisce la gravidanza non più il periodo tra la fecondazione e il parto, ma tra l'annidamento in utero dell'embrione e il parto. In questo modo impedire l'annidamento non sarebbe un aborto perché non si interromperebbe una gravidanza. Questo gioco di parole non può nascondere che esiste già un embrione che si sta sviluppando. Il fatto che non si sia ancora annidato in utero non significa che non esista; e, anzi, gli verrebbe impedito di svilupparsi. MA LA LIMITAZIONE DELL'USO DELLA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO ALL'EFFETTUAZIONE DI UN TEST DI GRAVIDANZA NON SERVE A ESCLUDERE QUESTO RISCHIO? No. In realtà chi appoggia l'introduzione dell'ulipristal non si preoccupa dell'eventuale effetto antinidatorio (che anzi nega), ma solo di evitare che una donna che sia già gravida, nel solo senso del già avvenuto impianto dell'embrione in utero e che non sappia di esserlo, eviti di assumere un prodotto che potrebbe causare danni al nascituro. Infatti il test "precoce" di gravidanza si basa sulla rilevazione della presenza dell'ormone della gravidanza (beta-HCG): peccato che tale test dia esito positivo solo 8-9 giorni dopo la fecondazione, quando l'embrione si è già annidato in utero. Quindi se c'è stata la fecondazione, ma l'embrione non si è ancora annidato, il test darà comunque esito negativo, anche se l'embrione esiste e sta viaggiando verso l'utero. L'assunzione dell'ulipristal non sarebbe allora contraccettiva, ma abortiva. Quindi i test attualmente in uso non servono a escludere un'azione abortiva della pillola, perché non segnalano la presenza dell'embrione se non è ancora annidato in utero. Esistono test che potrebbero segnalare la presenza dell'embrione subito dopo la fecondazione. Sono i cosiddetti fattori precoci di gravidanza (Epf, Early pregnancy factor), ma non vi è ancora una sperimentazione adeguata e, quindi, non è a questi test che è stato fatto riferimento. HA FONDAMENTO SCIENTIFICO DEFINIRE LA GRAVIDANZA NON DALLA FECONDAZIONE, MA DALL'ANNIDAMENTO? Evidentemente no. Si tratta di una sorta di ingegneria semantica. Si considera gravidanza lo stato soggettivo della donna e che la presenza dell'embrione nel corpo della madre cominci solo con l'annidamento. In tal modo si relega il nuovo essere umano, che si sta sviluppando dopo la fecondazione, in un limbo indefinito: fino a cancellarne l'esistenza.
Nota di BastaBugie: per vedere il video del comitato "Verità e Vita" sulla pillola EllaOne (dei cinque giorni dopo) vai a: http://www.youtube.com/watch?v=B2vu1j9lQD4
Fonte: Avvenire, 17 giugno 2011
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STORIE DI ORDINARIA TRANSESSUALITA': SE IL MARITO DIVENTA MOGLIE...
Si sposano in chiesa, poi ''lui'' diventa ''lei'' e il tribunale le divorzia d'ufficio: scommettiamo che ne faranno un film?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana, 17-06-2011
Il caso è il solito caso-limite, così estremo che più estremo non si può. Eccolo qua, per la gioia (si fa per dire) dei lettori della Bussola (non sia mai che proprio noi si "buchi" cotale notizia). Nel 2005 due si sposano a Modena, in chiesa. Poi lui si fa l'operazione e diventa lei. Va all'anagrafe ma non gli vogliono più dare lo stato di famiglia da coniugato. Lei e lei vanno in tribunale e ottengono (contente loro...) soddisfazione. Ma la Corte d'Appello ribalta tutto e le divorzia d'ufficio. Solo che le due non ci stanno e si va in Cassazione. Questo è quanto a tutt'oggi. Il fatto è che la legge (per ora) prevede che due coniugi siano di sesso diverso. Anzi, lo dice pure la Costituzione. La quale, essendo stata confezionata nel 1948, non poteva certo prevedere l'«evoluzione» sociale del popolo italiano nel Terzo Millennio. Di più: se qualcuno avesse suggerito ai Padri Costituenti un pensiero del genere (genere, non gender), sarebbe stato espulso a pedate dall'Assemblea, con Togliatti e De Gasperi primi calciatori. Dunque, finché anche l'Italia non si accodi alle nazioni più «avanzate» introducendo le nozze gay, nisba. La vicenda è finita su tutti i media. Per forza: una più grottesca il Caso (quello di Monod), non la poteva escogitare. Saremmo tentati di suggerire alle due signore di fare un sacco di soldi vendendo la loro storia a John Landis (o ai suoi eredi), perché ci cavi un film del filone c.d. «demenziale». Un Blues Sisters in versione trans. Direte che il film The blues brothers era tradizionale perché esaltava una buona azione a favore di un collegio di suore. Ma la nostra storia non si discosta di molto, visto che le due, quando lei era lui, si sono sposati in chiesa. Ora, c'è da chiedersi se a Modena le parrocchie non usino sottoporre i fidanzati ai corsi prematrimoniali obbligatori. Le nozze, infatti, sono state celebrate nel 2005, l'altroieri. Bisognerebbe intervistare il parroco: scusi, Ella non s'è accorta di niente, prima? Sì, perché la cosa che più colpisce è l'atteggiamento della coniuge rimasta donna. Essa vuol continuare a convivere more (e anche jure) uxorio con uno che è diventato una. E ci tiene tanto da adire ben tre gradi di giudizio. Certo, voi, che siete maligni, penserete che i denari per gli avvocati glieli stia fornendo la lobby gay, al fine di usare la vicenda come grimaldello legislativo. E' noto, infatti, quanto i gay ci tengano a sposarsi in chiesa con tanto di abito bianco e Pippe che reggano lo strascico. Sono rimasti i soli, insieme ai preti. Resta il fatto che, se vincesse, dovrebbe restare sposata a una donna. Donde tanto accanimento, dunque? La signora era di tendenze omo anche prima? O lo ha scoperto dopo la scoperta del "marito"? Sarebbe ancora più stupefacente. Diano retta: vendano il soggetto. Di registi golosi (in questo senso) è piena Hollywood e anche mezza Italia. Palme d'oro e orsi d'argento assicurati. E, essendo la vicenda di «alto valore culturale», il finanziamento statale è cosa fatta. Bah, vedremo come andrà a finire. Intanto, ci sentiamo di consigliare i parroci in cura d'anime di leggersi i libri di Joseph Nicolosi e trarne opportune massime da appendere nella stanza dove tengono i corsi per i fidanzati.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 17-06-2011
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SPAGNA: SI CHIAMANO LEGGI ANTIDISCRIMINAZIONE, MA DISCRIMINANO I CATTOLICI
Il governo socialista di Zapatero è intenzionato a porre il sigillo conclusivo all'opera di demolizione del bene comune
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana, 15/06/2011
Il governo socialista di Zapatero è intenzionato a porre il sigillo conclusivo all'opera di demolizione del bene comune portata avanti con straordinaria determinazione da quando è al potere nella penisola iberica: oltre ad aver trasformato il delitto in un diritto con il varo di una nuova legge sull'aborto estremamente permissiva, e ad aver spianato la strada ai matrimoni tra omosessuali e lesbiche e alle adozioni di bambini da parte delle coppie gay, sostituendo alle definizioni classiche di "marito"e "moglie", e di "madre"e "padre" quelle di "coniugi" e "progenitori", il premier socialista mira ad accelerare i tempi (visto che il suo mandato sta per scadere) per l'approvazione del progetto di "Legge per l'Uguaglianza e la Non Discriminazione". La nuova legge ha come obiettivo di «prevenire e sradicare qualsiasi motivo di discriminazione e proteggere le vittime, cercando di coniugare la prevenzione con la repressione, ed estendere la tutela contro la discriminazione per ogni motivo e in tutti gli ambiti». Le pene previste nei confronti di chi infrange la norma sono molto severe e prevedono addirittura l'abolizione del principio legale della presunzione d'innocenza; in altri termini, sarà l'accusato che avrà l'onere di provare la propria innocenza e non il contrario. Viene istituito un nuovo organismo, chiamato "Autorità per l'uguaglianza del trattamento e la non discriminazione", che ha come compito quello di sostenere i discriminati, ricercare l'esistenza di eventuali situazioni di discriminazione, esercitare delle azioni giudiziarie, sollecitare l'intervento delle Pubbliche Amministrazioni e vigilare sull'attuazione della norma. Inoltre, anche i cittadini dovranno «prestare la necessaria collaborazione con le autorità, portando ogni tipo di informazione e di dati, perfino dati di persone senza il loro consenso» ("La Bussola Quotidiana", 15 giugno 2011). Nell'accezione corrente la parola discriminazione ha assunto un significato negativo ma in realtà essa è l'asse portante del convivere, la forma necessaria e ineludibile del mantenimento dell'ordine sociale. Sulla base del principio della giusta discriminazione la persona che delinque, ad esempio, viene legittimamente punita e privata della libertà; l'insano di mente escluso da determinate occupazioni perché inadatto a svolgerle, così come la persona avente un determinato handicap fisico. In altri termini, discriminare vuol dire distinguere, separare in modo tale da formare una società ordinata e ben funzionante. Il vero spartiacque che determina, a livello sociale, una giusta o ingiusta discriminazione è il diritto naturale; infatti, una società che non ha il diritto naturale come riferimento etico e morale rischia di scivolare in una strisciante forma di dittatura in cui l'apparato normativo e culturale non riflette i valori immutabili di origine divina, ma la volontà di determinati gruppi o lobby di potere di orientare le masse nel senso da esse desiderato. Cosicché, nel caso della legalizzazione dell'aborto volontario, al posto della (giusta) discriminazione nei confronti della donna che intendeva disfarsi del bambino, ne è subentrata un'altra ben più grave della precedente, ossia quella (ingiusta) verso l'innocente. Dunque, il vero obiettivo del governo socialista di Zapatero non è tutelare le minoranze considerate più deboli ma usarle come grimaldelli, facendo leva sul falso principio della non discriminazione, utili a scardinare l'ordine naturale e favorire la dittatura delle ideologie antiumane (omosessualismo, femminismo, ateismo ecc.), giungendo infine a discriminare e perseguitare chi ad esse si oppone. D'altronde, il mito della non discriminazione nasce dalle rovine di una società relativista e nichilista che non discerne più il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, il vero dal falso ma pone il suo fondamento nelle sabbie mobili del consenso e del politicamente corretto, orchestrato e diretto dalle forze anticristiane.
Fonte: Corrispondenza Romana, 15/06/2011
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NO-TAV? CI SONO ANCHE BUONE RAGIONI
Il Corridoio V di cui spesso sentiamo parlare in realtà non è altro che un tratto di pennarello tracciato su una cartina dell'Europa da qualche funzionario di Bruxelles
Autore: Francesco Ramella - Fonte: La Bussola Quotidiana, 14/06/2011
Torna alla ribalta, ancora una volta, la saga della TAV. "E' un'infrastruttura strategica dalla quale dipende il futuro dell'Italia". "E' il tassello di un progetto, voluto dall'Unione Europea, il famoso Corridoio V, che collegherebbe Lisbona a Kiev". "E' un'opera che consentirebbe di ridurre il traffico stradale, la congestione e l'inquinamento". In questi termini, quasi all'unanimità, parlano della nuova linea ferroviaria che dovrebbe collegare Torino e Lione con un tunnel di base per l'attraversamento delle Alpi, politici di maggioranza e minoranza, imprenditori e sindacalisti. I pochi che si oppongono all'opera sarebbero "contro il progresso", vorrebbero far prevalere egoisticamente il proprio interesse a scapito del bene comune e, con la loro azione, rischiano di far perdere all'Italia ingenti risorse europee nonché di isolarci dal resto del continente. Se lasciamo da parte la retorica e guardiamo alla realtà dei fatti scopriamo però che le cose non stanno esattamente così. E, se tra i NO-TAV ci sono coloro che lanciano sassi e quanti sono aprioristicamente contrari a qualsiasi grandi opera, vi è però un buon numero di persone che, proprio perché coinvolte in prima persona dal progetto, ne hanno approfondito i dettagli tecnici ed economici e sono arrivati alla conclusione che la realizzazione della TAV sia un errore. Il loro giudizio è condiviso da alcuni fra i più autorevoli studiosi di trasporti in Italia ed in Europa. Cerchiamo di riassumere quali sono gli argomenti del "no ragionato" alla TAV. 1) Il Corridoio V di cui spesso sentiamo parlare in realtà non è altro che un tratto di pennarello tracciato su una cartina dell'Europa da qualche funzionario di Bruxelles. Non esiste alcun progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità/capacità che congiunga il Portogallo all'Ucraina. Né in Francia, ad ovest di Lione, né in Slovenia ed Ungheria, è prevista la realizzazione di una nuova linea parallela a quella esistente. Lungo tutto il Corridoio, ad eccezione della tratta italiana, continuerebbe ad esistere una sola linea ferroviaria tradizionale. La TAV non è la tessera mancante di un mosaico. Il mosaico non esiste. 2) A beneficiare dell'opera non sarebbe l'intera collettività italiana sulla quale graverebbe quasi per intero l'onere del finanziamento essendo la quota a carico della UE poco più che simbolica. Se ne avvantaggerebbero solo le poche migliaia di persone che si spostano in media ogni giorno fra l'Italia e la Francia. Il 99,99% degli italiani non trarrebbe alcun vantaggio per i propri spostamenti quotidiani dalla realizzazione dell'opera. Paradossalmente, sono i contrari all'opera che difendono l'interesse dei più mentre i favorevoli tutelano gli interessi di pochi (i viaggiatori di cui sopra ed imprese di costruzioni fortissimamente interessate a ricevere ingenti risorse dallo Stato). 3) I primi studi di fattibilità della nuova opera risalgono a vent'anni fa. Inizialmente era previsto che la nuova infrastruttura fosse destinata solo ai passeggeri. Più tardi, gli stessi promotori, resisi conto dell'esiguità del numero di potenziali utenti, hanno ritenuto di modificare il progetto (con incremento dei costi) per consentire il transito dei treni merci. A tal riguardo occorre rilevare come per questa tipologia di trasporto, la riduzione del tempo di inoltro consentita dalla nuova linea, sarebbe quasi impercettibile. L'attuale lentezza del trasporto su ferrovia è infatti prevalentemente causata dai "tempi morti" che i carri trascorrono negli scali merci, spesso molto più lunghi di quelli di viaggio effettivo: è un problema di organizzazione e non di infrastruttura inadeguata. A conferma di ciò, è opportuno evidenziare che, anche qualora l'opera venisse realizzata, non vi sarebbe alcuno spostamento modale "spontaneo" dalla strada alla ferrovia; il trasferimento dalla gomma al ferro sarebbe possibile solo imponendo nuovi vincoli ai tir (più elevati pedaggi, contingentamento dei transiti); tale strategia equivarrebbe a chiudere, parzialmente o del tutto, gli attuali trafori stradali che sono utilizzati molto al di sotto della loro capacità, ossia a rendere più difficoltoso l'inoltro delle merci da e verso l'estero. 4) Le ricadute positive per l'ambiente e la riduzione della congestione sulle strade sarebbero di modestissima entità. I flussi intercettati dalla TAV sono di medio-lunga percorrenza. Tali traffici rappresentano una quota minoritaria del traffico su gomma sia delle persone che delle merci che si sviluppa per oltre l'80% su distanze medio-brevi (ogni giorno effettuiamo uno spostamento casa – lavoro ma in Francia andiamo al più una volta nell'arco di qualche anno). Occorre poi ricordare che la leva più efficace per la riduzione dell'inquinamento è quella tecnologica e non il cosiddetto "riequilibrio modale". Nelle nostre città il traffico è oggi di gran lunga superiore a quello di qualche decennio addietro ma le emissioni dei veicoli sono drasticamente diminuite grazie ai dispositivi che abbattono i gas di scarico. La stessa evoluzione ha caratterizzato il traffico di veicoli pesanti attraverso l'arco alpino. Il numero di transiti è aumentato e la qualità dell'aria è migliorata. Per sintetizzare: ciascuno di noi, quando deve decidere se fare o meno un investimento – acquistare un'auto, creare un'impresa – valuta attentamente quali sono i costi e quali i benefici attesi e verifica se non esistano modalità alternative e più redditizie di impiego delle risorse. Analogo criterio dovrebbe essere adottato dal decisore pubblico ma spesso così non è. Nel caso in oggetto, l'analisi costi-benefici fornisce un esito assai negativo. Ciò non vuol dire che la linea non serva a nulla (è difficile spendere 15 miliardi di Euro senza avere qualche ricaduta positiva) ma che le risorse che si intendono destinare a quell'opera dovrebbero essere investite in progetti di infrastrutture più utili (in particolare, strade e tunnel in ambito urbano) o, in alternativa, rimanere nelle tasche dei contribuenti (una famiglia di quattro persone dovrebbe pagare circa mille euro di tasse) oppure ancora dovrebbero essere utilizzate per ridurre l'elevatissimo debito pubblico del nostro Paese.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 14/06/2011
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DELIBERA CHOC IN VENETO: LA GIUNTA (LEGA-PDL) VOTA ALL'UNANIMITA' LO PSEUDO DIRITTO AL FIGLIO IN PROVETTA FINO A 50 ANNI
Medici e ginecologi in rivolta: si creano false illusioni perché dopo i 40 anni la possibilità di avere figli è quasi inesistente
Autore: Francesco Dal Mas - Fonte: Avvenire, 17 giugno 2011
La fecondazione assistita a 50 anni per le donne e a 65 per gli uomini? Non ha dubbi Luca Coletto, leghista, assessore alla sanità della Regione Veneto: «È un segno di civiltà ». E come lui, probabilmente, la pensano gli altri suoi colleghi, sia del Carroccio che del Pdl, che hanno votato all'unanimità la delibera con cui la Giunta regionale del Veneto innalza da 43 anni a 50 anni, appunto, l'età limite per le donne di poter beneficiare della fecondazione assistita in regime di servizio pubblico (quindi, gratuita). Anzi, Coletto ne trae motivo di orgoglio, anticipando che porterà i contenuti dell'atto all'attenzione del Coordinamento degli assessori alla sanità delle Regioni italiane, da lui stesso retto, perché (così almeno si augura) si apra un ragionamento e un dibattito sulla questione, mentre anche a livello governativo se ne sta discutendo (infatti il primo plauso è arrivato da Francesca Martini, sottosegretario alla salute). Si badi bene però, quello dell'età è solo uno dei parametri previsti dalla delibera che pone anche un limite al numero dei tentativi: tre o quattro a seconda della tecnica d'inseminazione usata. Immediate le critiche, con la richiesta di consiglieri regionali del Pd e del gruppo Misto, di area cattolica, perché la giunta ritiri la delibera. Coletto, a quanto pare, non intende farlo. E, al contrario, invita i critici a considerare «lo spirito con il quale abbiamo deliberato: abbiamo infatti assegnato un rilievo particolare all'aspetto umano, psicologico e sociale ed alle aspirazioni profonde della coppia e della donna». Perché «procreare è un'aspirazione forte che caratterizza l'intero genere umano - aggiunge Coletto - e finché madre natura lo consente, cioè sino all'ingresso della menopausa nella donna, è giusto dare una possibilità anche a coloro che, per svariati motivi, non hanno potuto farlo in età giovanile». Ma c'è ancora di più: da Palazzo Balbi, sul Canal Grande, sede dell'esecutivo veneto, hanno precisato anche che quest'iniziativa intende essere «la risposta che diamo al preoccupante fenomeno dei viaggi della speranza che spingono molte donne a rivolgersi all'estero per pratiche sempre costose ed a volta anche di dubbia eticità». Peccato che le statistiche mediche parlino chiaro, in proposito, in Italia come all'estero: certificano, cioè, che sopra i 43 anni i tentativi in oltre il 90% dei casi non hanno successo. Dato ben ribadito, ieri, da una perplessa Eleonora Porcu, responsabile del Centro di sterilità dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna: «Se c'è un'uniformità di giudizio in campo medico sull'inutilità di un trattamento - ha commentato - è proprio quella sulla fecondazione in vitro per le ultraquarantenni. Per cui fino ai 43 anni c'è il 20% di possibilità di un parto, oltre una percentuale che oscilla tra il 2 e il 5». Figurarsi, dunque, a 50 anni. «Credo che questa decisione possa solo alimentare false illusioni, senza contare il dispendio di denaro pubblico per una pratica che non è nemmeno stata concertata con altre Regioni. Qui si rischia l'esplosione di un nuovo fenomeno: il turismo riproduttivo interregionale ». Concetti ribaditi anche dalla Federazione italiana delle società scientifiche della riproduzione (Fissr): «Mentre tutte le Regioni stanno coordinandosi in uno sforzo comune, con la collaborazione dei loro referenti scientifici, nel fissare a una età massima di 43 anni per tutta l'Italia l'accesso alle tecniche di procreazione assistita, la Giunta del Veneto assume una decisione, anche contro il parere dei propri tecnici, che può essere spiegata solo da una assoluta ignoranza della materia o da un atteggiamento demagogico».
Fonte: Avvenire, 17 giugno 2011
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L'ITALIA E' L'UNICO PAESE DEL G8 SENZA PRODUZIONE DI ENERGIA NUCLEARE
Benché si sbandierino le fonti rinnovabili, queste non potranno mai dare un contributo significativo alla produzione di energia elettrica per cui continueremo le importazioni da Francia (80% energia nucleare) e Svizzera (40% energia nucleare)
Autore: Ernesto Pedrocchi - Fonte: La Bussola Quotidiana, 15/06/2011
L'esito del referendum che riguardava l'energia nucleare ci impone la domanda sul dopo. La risposta: allora adesso puntiamo tutto sulle rinnovabili appare troppo semplicistica. Anzitutto una constatazione. La fonte nucleare non si presenta bene: non è intuitiva, non è macroscopicamente sperimentabile, è molto complessa e riservata solo a una casta di superesperti, è nata male (le bombe nell'agosto del 1945 sul Giappone) e gli effetti nocivi delle radiazioni possono non essere immediati, anzi possono essere molto posticipati (una specie di nemico invisibile). La fonte nucleare ha però notevoli vantaggi rispetto alle altre fonti: durante il normale funzionamento, non emette né gas inquinanti a livello locale né gas climalteranti, è una fonte economicamente competitiva ed è alternativa ai combustibili fossili con buona potenzialità e praticamente inesauribile. E' indubbio che il referendum per il nucleare è l'espressione di una opinione pubblica in Italia contraria alla fonte nucleare. Ovviamente si possono fare delle alchimie sui numeri (ha votato il 56,6%, voti per il si 94,6%, totale italiani contro il nucleare 53,5%: non è proprio una maggioranza schiacciante) e con maggior forza si può contestare che una scelta di questo tipo non andava fatta poco dopo l'incidente di Fukushima, era opportuno un periodo di attesa per meglio conoscere la reale situazione in Giappone. In ogni caso gli antinuclearisti interpreteranno il risultato senza remore e con grande enfasi. L'Italia non potrà per ancora molti anni far ricorso all'energia nucleare. Questo è grave perché la fonte nucleare è e sarà sempre di più una fonte importante per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici dell'umanità. L'incidente di Fukushima è stato esasperato dai media al punto di trasformare la catastrofe del terremoto e dello tsunami (circa 30.000 morti) in catastrofe nucleare, ma per fortuna le radiazioni molto probabilmente non causeranno alcun decesso. Il mondo tecnico scientifico è cosciente di questo, infatti la ripresa dei programmi nucleari nel mondo (reattori in costruzione) non ha subito modifiche (vedi sito IAEA) e solo la Germania tra i paesi nuclearizzati ha scelto una linea di abbandono che sarà poi da verificare. Stati Uniti (104 reattori), Francia (58), Russia (32), Corea del Sud (21) e India (20) - per citare i paesi con più di 20 reattori - e Slovacchia, Belgio, Ucraina e Ungheria che producono con il nucleare più del 40% del loro fabbisogno elettrico, non hanno modificato la loro situazione. In Italia questo referendum porterà come conseguenza che la produzione di energia elettrica si sposterà sempre più non già sulle rinnovabili ma sul gas naturale, che è il combustibile fossile più prezioso e destinato a diventare il più costoso. Il carbone, l'altra alternativa, trova infatti una forte ostilità a livello locale. Già ora l'Italia produce con il gas il 50% di energia elettrica e questa è una anomalia a livello mondiale. Benché si sbandierino le fonti rinnovabili, queste non potranno mai dare in un paese come il nostro, un contributo significativo alla produzione di energia elettrica: ora siamo al 18,7% (13,4% idroelettrico), ma le cosiddette nuove rinnovabili (eolico 1,5%) e fotovoltaico (<0,1% nel 2008) non potranno mai dare apporti significativi, malgrado i forti incentivi. Gli incentivi alle rinnovabili sono già al livello di circa 3 miliardi di euro all'anno, ma sono destinate ad arrivare presto (2020) a 10 miliardi € (500€/famiglia all'anno), dati desunti dall'Autorità per l'Energia e il Gas(AEEG). La ridotta potenzialità delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica è evidenziata anche dalle previsioni dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA), la massima autorità mondiale nel settore. Le fonti rinnovabili, biomasse e solare, è molto meglio usarle per produrre energia termica e non elettrica, dato che a livello di consumi, a cui si fa di norma riferimento, hanno un rendimento nel primo caso migliore di almeno un fattore 5. In conclusione in Italia questo referendum causerà un maggior costo dell'energia elettrica e, molto probabilmente, dovremo aumentare le importazioni da Francia (80% energia nucleare) e da Svizzera (40% energia nucleare). Inoltre l'Italia si emargina sempre più dal gruppo dei paesi sviluppati: è l'unico paese del G8 senza produzione di energia nucleare.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 15/06/2011
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OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO A - (Gv 6,51-58)
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 26 giugno 2011)
Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo donati a noi come cibo e bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato. La prima lettura parla della "manna", con la quale Dio nutrì il popolo d'Israele nel suo esodo attraverso il deserto. La manna era un pane disceso dal cielo che prefigurava l'Eucaristia. Il popolo d'Israele era in cammino verso la terra promessa; noi, in questo pellegrinaggio terreno, siamo protesi verso la Patria Celeste e siamo nutriti ogni giorno da questo Pane Celeste che è la Santa Comunione. Il cammino attraverso il deserto, da parte del popolo d'Israele, non fu privo di insidie, ma chi si mantenne fedele, nutrito da questa «manna sconosciuta» (Dt 8,16), giunse alla meta tanto desiderata. Anche il nostro cammino è difficoltoso, il deserto di questo mondo spesso ci tende delle insidie, ma, nutriti di questo celeste alimento che è l'Eucaristia, troveremo il vigore per procedere sicuri, nonostante il demonio, il mondo e la carne continuino a ostacolarci. Nel Vangelo, Gesù dice chiaramente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Queste parole sono tra le più belle e consolanti di tutto il Vangelo. Il pensiero che Gesù vuole essere il nostro cibo che ci sostiene deve colmarci di gratitudine e di gioia. Con questa affermazione, Gesù dice apertamente che la manna che nutrì gli Israeliti nel deserto era solo un'ombra rispetto alla realtà. Il vero pane è Lui, è il Signore, e solo cibandoci di Lui avremo la Vita eterna. Poco dopo infatti afferma: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo [ovvero di Gesù] e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,53-55). Giustamente, l'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della Consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato. Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Santa Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in carne e il vino in sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa carne e questo sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi. L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi. Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Questo aspetto è messo in luce dalla seconda lettura di oggi, quando san Paolo afferma: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane» (1Cor 10,17). Se io sono unito a Gesù e anche tu lo sei, ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola. Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù. Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 26 giugno 2011)
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