DIECI ANNI DI EURO, LA MONETA NATA CONTRO L'ETICA, CHE MONTI VUOLE SALVARE A TUTTI I COSTI (OVVIAMENTE A CARICO NOSTRO)
In attesa del passaggio finale dall'Euromoneta all'Eurotassazione vi proponiamo il video di De Mattei con le riflessioni di fine 2011
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Il Foglio
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SOPRAVVISSUTA ALL'ABORTO: LA STORIA DI GIANNA JESSEN DIVENTA UN FILM
Ecco in anteprima il trailer di ''October Baby'' che uscirà prossimamente al cinema
Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali
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CALCIOSCOMMESSE: UN GIOCATORE CHE PERDE APPOSTA STA TRADENDO UN INTERO POPOLO
Qual è la molla che può spingere dei giovanotti che hanno già molti soldi e molti divertimenti, a infilarsi in un pasticcio più grande delle loro stesse intenzioni?
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana
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SAN FRANCESCO NELL'ANNO 1223 INVENTA IL PRESEPE A GRECCIO: OGGI IL VESCOVO LO ABOLISCE
Quest'anno proprio il vescovo di Rieti (dov'è Greccio) ha abolito (sì, proprio abolito) il presepe della cattedrale
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
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LACRIME DI STATO IN COREA DEL NORD PER LA MORTE DI KIM JONG IL
Come mai i coreani piangono per la morte del feroce dittatore che li ha martoriati con arresti, vessazioni e carestie? Semplice: chi non piange viene individuato e punito severamente!
Autore: Alessandra Nucci - Fonte: La Bussola Quotidiana
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UNA RICERCA SCIENTIFICA DELL'ENEA DURATA CINQUE ANNI LO CONFERMA: LA SINDONE E' AUTENTICA
Ancora conferme per la reliquia più amata della cristianità, l'oggetto più studiato dalla scienza
Autore: Marco Bonatti - Fonte: Osservatore Romano
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ENZO BIANCHI E IL CATECHISMO OLANDESE
Il priore di Bose invita a minimizzare la disfatta dell'ultraprogressista Chiesa olandese accusata di pedofilia
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Corrispondenza Romana
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L'UNIONE EUROPEA SPENDE OLTRE TRE MILIONI DI EURO (3.000.000) IN MESSAGGI PUBBLICITARI PER CONVINCERCI A NUTRIRCI DI INSETTI!
L'ideologia ambientalista e antioccidentale pretende di insegnarci (a nostre spese) che mangiare insetti sia il rimedio necessario, sicuro, sano ed etico ai presunti ''errori'' della nostra civiltà
Autore: Anna Bono - Fonte: La Bussola Quotidiana
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OMELIA BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO B - (Mc 1,7-11)
Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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DIECI ANNI DI EURO, LA MONETA NATA CONTRO L'ETICA, CHE MONTI VUOLE SALVARE A TUTTI I COSTI (OVVIAMENTE A CARICO NOSTRO)
In attesa del passaggio finale dall'Euromoneta all'Eurotassazione vi proponiamo il video di De Mattei con le riflessioni di fine 2011
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Il Foglio, 23/12/2011
La principale preoccupazione del governo Monti sembra oggi quella di "salvare l'euro", nella convinzione che dalla salute della moneta unica dipenda il benessere economico dell'Italia e dell'Europa. Il problema che l'Italia e l'Europa avrebbero di fronte sarebbe monetario e lo strumento per risolverlo di natura fiscale. La leva del cambio e la leva fiscale sono infatti i due strumenti principali delle manovre economiche dei governi. E poiché la leva del cambio è stata sottratta ai paesi che hanno adottato l'euro, a essi non resta che la leva fiscale, in attesa che anche questa venga trasferita a Bruxelles. Il passaggio finale dall'Euromoneta all'Eurotassazione scaturisce peraltro dal ruolo attribuito alla Banca centrale europea dal Trattato di Maastricht, di cui Mario Monti fu acceso fautore. La riflessione sul ruolo della moneta e delle banche che ne detengono l'uso e la produzione si impone dunque per meglio comprendere il processo di costruzione europea. A chi volesse approfondire il tema, consiglio la lettura del libro del professore Jörg Guido Hülsmann, "L'etica della produzione di moneta" (Solfanelli, Chieti 2011). L'autore è un brillante esponente della scuola austriaca di economia, una corrente, fondata da Carl Menger (1840-1921), che nel suo sviluppo incontra il realismo della tradizione scolastica. Autori come Ludwig von Mises (1881-1973) e Murray N. Rothbard (1926-1995), che non partono da presupposti teorici, ma da una analisi pratica della circolazione monetaria, confermano le tesi già esposte dal primo trattato scientifico sulla moneta, il "Tractatus de origine, natura, iure et mutationibus monetarum" del vescovo francese Nicolas Oresme (1323-1382). Gli scolastici come Oresme non misero in discussione la legittimità della produzione della moneta in sé, ma affermarono che, come nel caso del suo uso, questa produzione deve rispettare alcune regole etiche. Quanto oggi sta accadendo è la conseguenza della separazione tra etica ed economia, che si è accompagnata, nell'età moderna, a una altrettanto netta dissociazione tra la politica e la morale. Limitiamoci ad alcune considerazioni storiche. La moneta nasce come il mezzo di scambio più idoneo a sostituire il baratto, inteso come scambio di merce contro merce. Il mezzo di scambio è anch'esso una merce, che però, per venire spontaneamente adottata, deve avere alcune specificità: essere facilmente utilizzabile ed essere desiderata, oltre che per la facilità di uso, per quanto vale in se stessa, indipendentemente dal suo potere di scambio. Fu questo il caso, in tutte le civiltà, di alcuni metalli, come l'oro, l'argento o il rame, che proprio per queste caratteristiche possiamo definire "monete naturali". Nella maggior parte delle epoche e dei luoghi della storia d'Europa, le monete d'argento erano quelle più diffuse per i pagamenti quotidiani, mentre le monete d'oro si usavano per i pagamenti più importanti e quelle di rame per transazioni di minor valore. Nel XVII secolo, con l'istituzione della Banca di Amsterdam (1609) e della Banca di Inghilterra (1694), nasce il sistema bancario, fondato sulla cartamoneta e garantito dallo stato. La Banca di Amsterdam cominciò a emettere note di carta, le quali certificavano che il possessore era proprietario legale di una data quantità di argento depositato nei forzieri della Banca. Queste banconote si potevano cambiare in qualsiasi momento in argento agli sportelli della banca, dietro una semplice domanda del portatore della nota cartacea. Tuttavia, per motivi di comodità, la gente preferiva fare i suoi acquisti con le banconote, che certificavano il possesso della somma d'argento custodita dalla banca. Gli istituti di credito, a questo punto, iniziarono a mettere in circolazione una massa di cartamoneta molto superiore alla riserva aurea o argentea conservata nei loro forzieri, chiedendo agli stati sovrani di assicurare valore legale a questa cartamoneta. Nacque il modello di banca "a riserva frazionaria", in cui gli stati assicurano protezione legale alle banche, mentre queste ultime emettono moneta secondo le direttive economiche dei governi. La riserva frazionaria, su cui si regge il sistema bancario moderno, è la percentuale dei depositi bancari che la banca è tenuta a detenere per legge, un tempo sotto forma aurea, oggi di contanti o di attività facilmente liquidabili. Questa riserva obbligatoria che all'inizio era di circa il 20 per cento si è progressivamente ridotta a meno del 2 per cento, per consentire, a vantaggio delle banche, l'espansione del credito, pur senza una basereale sottostante. Il premio Nobel per l'economia Maurice Allais (1911-2010) ne ha spiegato bene i meccanismi. La riserva frazionaria costituisce un formidabile strumento di politica monetaria, come i tassi di interesse, e soprattutto arricchisce enormemente chi produce e presta moneta. Hülsmann spiega come le istituzioni monetarie moderne non sono venute alla luce per necessità economica, in maniera spontanea e fisiologica, ma perché consentono a una lobby di politici e banchieri di perseguire i propri fini politici e arricchirsi a spese di tutti gli altri stati sociali. Questo spiega la fortuna dei sistemi di cartamoneta che attualmente dominano la scena in tutti i paesi del mondo. Pretendere di spiegare la storia degli ultimi due secoli in termini puramente finanziari sarebbe tuttavia riduttivo: bisognerebbe inserire questo processo in un più ampio quadro, collegandolo alla fondazione della Gran Loggia di Londra, nel 1717, e, negli stessi anni, allo sviluppo della filosofia deistica inglese. Qui ci basta sottolineare come nel corso del XVIII e del XIX secolo, dopo l'Inghilterra, anche in altri paesi, come la Francia e la Germania, l'evoluzione del sistema monetario seguì strade simili: monopolio dell'oro, banche a riserva frazionata a servizio delle finanze statali, corso legale delle banconote, mentre i banchieri prosperavano sotto la tutela dello stato. Per rafforzare il sistema, il cancelliere tedesco Bismarck alla fine del XIX secolo aprì le porte al sistema monetario conosciuto come gold standard, che prevedeva la convertibilità delle monete in oro, considerato come il fondamento del sistema economico. La scelta dell'oro come moneta standard negli scambi internazionali era dovuta agli stati nazionali, le cui Banche centrali in oro detenevano interamente le proprie. Dopo la Grande guerra si ebbe il gold exchange standard, un sistema che riduceva a due sole banche, la Fed americana e la Banca di Inghilterra, il ruolo di banche mondiali. Tutte le valute nazionali erano essenzialmente certificati a riserva frazionaria coperti dall'oro, attraverso il dollaro americano. Anche il sistema progettato nel 1944 a Bretton Woods, dopo la seconda guerra mondiale, era un gold exchange standard, basato su rapporti di cambio fissi trale valute, tutte riferite al dollaro, il quale a sua volta era agganciato all'oro. Si arrivò però alla creazione di un solo forziere centrale, la Fed statunitense, unica banca in grado di convertire le proprie banconote in oro. Per consentire una certa partecipazione degli stati alla direzione dell'ordine economico mondiale furono create due burocrazie internazionali sopravissute fino a oggi: la Banca mondiale e il Fondo monetario Internazionale (Fmi). Il sistema di Bretton Woods crollò, nel 1971, quando la Fed rifiutò, per il futuro, di convertire in oro i dollari detenuti dalle altre Banche centrali. Gli stati nazionali, liberi da ogni vincolo, iniziarono a emettere ad libitum cartamoneta, producendo inflazione e accumulando debito pubblico. L'abbandono del sistema di Bretton Woods permetteva infatti di creare ex nihilo qualsiasi somma di danaro, senza limiti etici o economici, sulla sola base del credito concesso ai governi dalle Banche centrali, produttrici nazionali di cartamoneta. Di fronte all'esplosione dell'indebitamento, banchieri e uomini politici decisero di creare un nuovo sistema monetario. Si arrivò così al Trattato di Maastricht (1992), che prevedeva l'introduzione di una moneta unica europea, la creazione di un Sistema di banche centrali (Sebc) e l'istituzione di una banca centrale europea (Bce), come unica istituzione capace di autorizzare l'emissione di banconote e stabilire la loro quantità. Nel 1997, un anno prima dell'introduzione dell'euro, fu stipulato tra i paesi della Ue il Patto di stabilità e crescita (Psc), detto anche Trattato di Amsterdam, con l'obiettivo di limitare, attraverso l'imposizione di sanzioni, il disavanzo pubblico degli stati. Contestato, nel 2003, da Germania e Francia, gli stessi paesi che oggi ne reclamano il rispetto, il Patto di stabilità non ha mai funzionato, perché il problema non è l'indebitamento, ma è la moneta. L'euro, gestito dalla Bce, pur non essendo la moneta sovrana di nessuno stato nazionale, si regge solo perché gode il privilegio di una speciale protezione legale da parte di tutti. La soluzione, secondo la scuola austriaca, sta nel ritorno, non alle banconote nazionali, ma alla moneta reale, in Europa e negli stati nazionali. Una società libera e rispettosa della proprietà privata dovrebbe accogliere una molteplicità di monete naturali lasciando alle persone la scelta del migliore mezzo di scambio tra le alternative possibili. La cartamoneta non potrebbe reggere la concorrenza delle monete naturali, ricche di un valore intrinseco, cioè capace di essere sempre rimonetizzate. "Non occorre cambiare gli strumenti quali le banconote, la cartamoneta e l'organizzazione delle banche centrali – scrive Hülsmann – ma le norme legali sotto cui operano le Banche centrali e sotto cui si produce la cartamoneta. Occorre abolire i privilegi legali delle Banche centrali e delle autorità monetarie". Il problema è in realtà più vasto perché non basta abolire i privilegi legali, se non si mutano i princìpi di fondo della società moderna, che ha sostituito il primato della metafisica e della morale con quello abnorme dell'economia. Non si tratta di utopia, ma di un ritorno al reale: quel reale che deve essere ritrovato su tutti i piani e a tutti i livelli, dall'economia alla politica, dall'arte alla filosofia. Gli utopisti definiscono utopia tutto ciò che si discosta dai loro sogni deformi. Ma al di fuori del reale c'è solo la follia autodistruttiva di chi oggi guida l'Europa.
Nota di BastaBugie: vi invitiamo alla visione del filmato del prof. Roberto de Mattei con le sue interessanti riflessioni di fine 2011
http://www.youtube.com/watch?v=Qbb935fLzWo
Fonte: Il Foglio, 23/12/2011
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SOPRAVVISSUTA ALL'ABORTO: LA STORIA DI GIANNA JESSEN DIVENTA UN FILM
Ecco in anteprima il trailer di ''October Baby'' che uscirà prossimamente al cinema
Fonte Unione Cristiani Cattolici Razionali, 19/12/2011
La commovente storia di Gianna Jessen è diventata un film. Lei è una donna scampata all'aborto, che hanno tentato di sopprimere per rispettare i diritti della donna a scegliere della vita di un altro. Oggi Gianna gira il mondo portando la sua forte testimonianza, tanto potente che l'industria cinematografica ha voluto portarla sul grande schermo in un film intitolato "October Baby", che uscirà nelle sale a marzo 2012.
Nota di BastaBugie: l'articolo da noi pubblicato qualche mese fa sulla storia di Gianna Jessen lo puoi vedere cliccando qui (contiene inoltre il video con la testimonianza di Gianna Jessen): https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1588
Ti invitiamo inoltre a vedere il trailer del film:
https://www.youtube.com/watch?v=9tDxlakpyBA
Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali, 19/12/2011
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CALCIOSCOMMESSE: UN GIOCATORE CHE PERDE APPOSTA STA TRADENDO UN INTERO POPOLO
Qual è la molla che può spingere dei giovanotti che hanno già molti soldi e molti divertimenti, a infilarsi in un pasticcio più grande delle loro stesse intenzioni?
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/12/2011
Ci risiamo un'altra volta: è calcio scommesse. La Procura di Cremona indaga su venti partite di Serie A che sarebbero state truccate. Non solo indizi, ma intercettazioni, testimonianze e confessioni di alcuni protagonisti sembrano confermare che i sospetti degli inquirenti sono fondati: c'erano giocatori che si prestavano, in cambio di soldi, a "pilotare" i risultati. Gente che andava in campo facendo finta di impegnarsi, davanti a decine di migliaia di spettatori pronti a farsi venire l'infarto per i loro beniamini. Non è la prima volta che il mondo del pallone ci casca, e non sarà l'ultima. Però il quadro che esce fuori da questa ennesima inchiesta è particolarmente raccapricciante. Come si sa, il diavolo si annida nei particolari. E i dettagli sono proprio quelli che in questa brutta storia svelano agli occhi della gente comune un mondo decisamente squallido; un mondo nel quale calciatori ed ex calciatori si presentano agli appuntamenti per aggiustare le partite con la Porsche 911, discutono di pacchetti di decine di migliaia di euro come se si trattasse di soldi del Monopoli, si fanno fotografare dai paparazzi con qualche ragazza copertina. Tutte cose che, di per sé, non sono né reati né peccati. Ma tutte cose che smascherano una concezione della vita malata, vuota, piena di quel nulla che alimenta tutti i vizi peggiori che possono ottundere la coscienza di un uomo. Uno legge notizie come queste e cerca di capire perché, di spiegare qual è la molla che può spingere dei giovanotti che stanno bene, hanno già molti soldi e molti divertimenti, a infilarsi in un pasticcio più grande delle loro stesse intenzioni. E a guardar bene, le cause ci sono. Innanzitutto, quell'ideuzza troppe volte ripetuta secondo la quale bisogna evitare di "fare del moralismo". Con questa faccenda di non fare del moralismo, tutto viene trasformato ed edulcorato: le prostitute diventano escort, i truffatori gente scaltra, i ladri persone sveglie, i corruttori persone dotate di senso pratico, i peccatori gente di mondo, e, ovviamente e per coerenza, gli aborti delle Ivg, e l'eutanasia un aiuto a morire con dignità. Non c'è scampo: se ci sbarazziamo della morale con la scusa di non fare del moralismo, poi dobbiamo tenerci anche le partite truccate e il campionato truffaldino. Perché ci abituiamo a pensare che l'omino il quale, pur con tutti i suoi limiti, si sforza di vivere onestamente, è in fondo uno stupido, un bacchettone, uno superato, un anormale. L'onesto diventa il vero e unico imperdonabile "diverso" della modernità, perché ormai ci siamo giocati la "normalità" del bene, quell'idea forse anche un po' piccolo borghese, ma anche grandiosamente cristiana, l'idea cioè che il bene va fatto tutti i giorni più volte al giorno evitando innanzitutto il male. A questa motivazione va poi ad aggiungersi l'idea della vita come supermercato del desiderio: un gigantesco supermercato senza confini, sui cui scaffali puoi trovare donne, motori, invitate tivvù e tanta tanta adrenalina. Stordirsi di emozioni, di rischi, di cose che si devono fare di nascosto, di scommesse appunto, di soldi messi sul tavolo verde per provare la paura di perderli e la speranza di trasformarli in un gruzzolo più grande. Un cocktail micidiale, innaffiato abbondantemente con il selz del guadagno facile, del soldo da acchiappare senza lavorare e senza far fatica, dell'idea che l'unico posto in cui si possa sudare legittimamente sia la sauna di un centro benessere. Una concezione della vita che certo non viene scoraggiata dalla impressionante diffusione delle scommesse legalizzate. L'altro giorno, mentre sfogliavo la Gazzetta dello Sport per capire meglio i contorni di questa inchiesta, mi sono imbattuto in molte pubblicità delle scommesse legali. Certo: controllate, pulite, regolamentate, legalizzate. Ma sempre di scommesse si tratta. C'è però un aspetto ulteriore che rende questa vicenda particolarmente odiosa: vendere una partita di calcio significa sporcare qualche cosa di sacro. Non esagero: una competizione sportiva, interpretata vestendo la maglia di una squadra, è la rappresentazione simbolica di una battaglia. Per fortuna non scorre il sangue, ma durante il gioco si ripete in maniera metaforica lo scontro fra due nemici, si rivive la competizione drammatica del conflitto. Ed è precisamente questo significato ulteriore che spiega la passione, e perfino gli eccessi, del tifo calcistico. Un giocatore che vestendo una maglia scende in campo per perdere sta tradendo un intero popolo. E per quanto sia bello, abbronzato e piaccia alle donne, non dovrebbe più avere il coraggio di guardarsi allo specchio. Per fortuna, come capita spesso nella vita, non tutto in questa storia manda un odore nauseabondo. C'è anche chi di quel mondo fatto di soldi a di truffe non vuole saperne. Simone Farina, 29 anni, terzino del Gubbio, una moglie e due figli, è stato contattato per vendere una partita della sua squadra, perdendola. Gli promisero più soldi di quelli che guadagna in un anno. Simone ha rifiutato e ha raccontato tutto al suo direttore sportivo, Stefano Gianmarioli. Il quale ha commentato così la condotta del suo giocatore: "Non facciamolo passare per un eroe. Ha solo fatto il suo dovere, come ogni cittadino per bene dovrebbe fare". Parole sante.
DOSSIER "GIOCO DEL CALCIO" I preziosi insegnamenti dello sport Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/12/2011
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SAN FRANCESCO NELL'ANNO 1223 INVENTA IL PRESEPE A GRECCIO: OGGI IL VESCOVO LO ABOLISCE
Quest'anno proprio il vescovo di Rieti (dov'è Greccio) ha abolito (sì, proprio abolito) il presepe della cattedrale
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 30/12/2011
Benedetto XVI, nella messa di mezzanotte di Natale, quest'anno, ha pronunciato un'omelia tutta incentrata su san Francesco per la sua meravigliosa "invenzione" del presepio, a Greccio, nell'anno 1223. Spiegando che quell'umile rappresentazione coglie il cuore del cristianesimo. Incredibilmente, proprio quest'anno, il vescovo di Rieti, che è il vescovo di Greccio – cioè del luogo dove Francesco inventò il presepio – ha deciso: niente più storico presepio nella cattedrale. Gesù bambino, la Madonna, san Giuseppe, con i pastori e i magi... Come a Betlemme duemila anni fa, "non c'era posto per loro" nella cattedrale di Rieti. Negli anni scorsi su queste pagine più volte abbiamo criticato certe crociate ideologiche contro il presepio, soprattutto nelle scuole, dovute a professori o presidi imbevuti di "politically correct" che consideravano quella tradizione cristiana una discriminazione verso alunni di religione islamica. Ma non era mai capitato che fosse un vescovo ad "abolire" il presepio e soprattutto sta facendo clamore – nella rete – il fatto che si tratti proprio del vescovo di Greccio.
PAROLE SCONCERTANTI Più ancora della decisione in sé, hanno sconcertato le motivazioni che sono state fornite dal settimanale diocesano di Rieti per giustificare la scelta. La toppa è stata molto peggiore del buco. Infatti il giornale ha scritto che si tratta di "una scelta di sobrietà" e "un segno tangibile di condivisione". Condivisione di cosa? Con chi? Il presepio lo fanno tutti. E poi perché "scelta di sobrietà"? In omaggio al governo Monti, "sobrio" per definizione? Siamo a tal punto alla mercé delle mode politiche da svendere il presepio? Allora il Papa che anche quest'anno (come tutti i parroci della Chiesa Cattolica) ha fatto allestire il presepio in piazza San Pietro non avrebbe fatto una scelta "sobria" e "di condivisione"? La Curia reatina sembra considerare il presepio un segno di "edonismo". Ma ignora – proprio lei – la storia del presepio? Esso nasce dal santo della povertà come segno di amore al Salvatore da parte dei più poveri e dei più semplici. L'ineffabile settimanale diocesano reatino sostiene che sarebbe "superficiale" (oltreché "edonista") chi giudicasse criticamente la cancellazione del presepio. Dunque la Curia reatina – unica nella cristianità – avrebbe dato un segno di profondità e di ascesi? Negando il presepio ai fedeli? Il giornale diocesano dice che dobbiamo "contribuire a recuperare risorse". Abolendo il presepio? Non sarebbe un risparmio maggiore abolire il giornale diocesano visto che – anche in questo numero – sembra preoccupato soprattutto di difendere le esenzioni dall'Ici della Chiesa? Il settimanale motiva la "cancellazione" del presepio invitando a "rinunciare a quello che ci sembra necessario per concentrarci su quello che è essenziale". Ebbene, la difesa dell'esenzione dell'Ici sarà "necessaria" per la Chiesa, ma davvero non sembra "l'essenziale" della sua missione nella storia. Oppure tutto si è capovolto?
GESU' CACCIATO Un fedele ha scritto: "La Cattedrale senza presepe non è per nulla più sobria, è solo più brutta, e la bruttezza non salverà certo il mondo... se si deve rinunciare ad usare la bellezza per parlare al mondo di Dio, cosa che costituisce l'unica ragione di essere di una cattedrale, allora è la cattedrale ad essere superflua". In realtà dal 1997, su direttiva dei vescovi, è stato sfrattato dalle chiese italiane lo stesso Gesù eucaristico (si è infatti imposto di relegare il tabernacolo in qualche sgabuzzino) per cui non c'è da sorprendersi che ora venga sfrattato anche il presepio. C'è il rischio che quello di Rieti sia solo l'inizio di un altro crollo a catena. Notevole è un altro sofisma della Curia reatina, secondo cui "l'assenza in questo caso vale più della presenza". Un lettore ha ribattuto: "Non ho parole... nemmeno il governo Monti nella manovra pensioni ha avuto il coraggio di usare boutade di questo genere...". Del resto se questa "assenza" voleva essere una "provocazione" alla serietà della fede ha risposto a tono Riccardo Cascioli, sul giornale cattolico online La Bussola Quotidiana: "Chissà che bella provocazione alla nostra fede quella domenica che entrando in chiesa, trovassimo l'avviso: 'La messa non si celebra per richiamare all'essenziale'. Chissà quante conversioni fulminanti".
SOBRIETA' E ROTARY Dei lettori di Rieti ci scrivono mail indignate: "il vescovo vuole che teniamo solo l'essenziale e cancelliamo via, per 'sobrietà' e 'solidarietà', tutto ciò che non è essenziale. Sarà per questo che quest'anno è andato al Rotary Club di Rieti a ricevere il Premio 'Sabino d'oro' consistente in una placca d'argento dorato su cui è incisa l'immagine di un Guerriero Sabino stilizzato? Era proprio essenziale per la fede?". Dal reatino ci segnalano altre iniziative con cui quest'anno la Chiesa di Rieti ha mirato all' "essenziale". Per esempio, durante i festeggiamenti di S. Antonio, conclusi dalla solenne celebrazione del vescovo, segnalano – oltre all'illuminazione delle maggiori vie cittadine (fatta forse per "recuperare risorse") – l'"essenziale" festa del "Bertoldo show", lo spettacolo dell'Orchestra Sonia e il Duo di Pikke, il fondamentale (per la fede) spettacolo "Pizzica e Taranta" con i tamburellisti di Torrepaduli, il concerto della Rino Gaetano band, quello della banda di Poggio Bustone, l'imperdibile (per il bene delle anime) concerto Erosmania, con Antonella Bucci e il comico Gabriele Cirilli, per non dire della distribuzione della "tradizionale cioccolata calda" che è un tocco di ascesi e di spiritualità. Il tutto concluso dalla processione solenne col vescovo seguita, a ruota, dallo spettacolo pirotecnico della ditta pirotecnica Morsani. E dopo ciò invocano la "sobrietà" per far fuori il presepe. Si dirà: suvvia, quello della Curia di Rieti è stato uno sbaglio, ma non facciamola lunga, in fondo è solo un presepio. E' vero.
MENTALITA' PROTESTANTE Ma dietro questa scelta in realtà fa capolino una mentalità purtroppo assai diffusa nel mondo ecclesiastico-episcopale, la quale intimamente disprezza la devozione popolare, ritenendola preconciliare e fastidiosamente "materialista", mentre sarebbe da preferire una presunta purezza della spiritualità incarnata dai discorsi degli "addetti ai lavori" (da qui anche l'ostilità verso santi popolari come padre Pio o verso realtà come Medjugorije). Ora, a parte la somiglianza di questa mentalità clericale, un po' iconoclasta, con quella protestante, c'è da dire che il presepio e la venerazione dei santi e della Madonna sono quanto c'è di più cattolico, proprio perché esprimono il desiderio di toccare con mano e vedere il Dio che si fa uomo e che entra nella carne della nostra vita, si prende sulle spalle le nostre sofferenze e le nostre miserie.
LA LEZIONE DEL PAPA E' precisamente per questo che il Papa, la notte di Natale, ha pronunciato quella poetica meditazione sul presepio di san Francesco a Greccio, dove "si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale". Francesco di Assisi "baciava con grande devozione le immagini del bambinello e balbettava parole di dolcezza alla maniera dei bambini, ci racconta Tommaso da Celano... attraverso di lui e mediante il suo modo di credere" ha aggiunto il Papa "è accaduto qualcosa di nuovo: Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l'umanità di Gesù... Tutto ciò non ha niente di sentimentalismo. Proprio nella nuova esperienza della realtà dell'umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l'umiltà di Dio". Il Papa ha concluso: "Proprio l'incontro con l'umiltà di Dio si trasformava in gioia: la sua bontà crea la vera festa. Dobbiamo seguire il cammino interiore di san Francesco – il cammino verso quell'estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. .. ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell'umiltà di un bimbo appena nato".
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Fonte: Libero, 30/12/2011
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LACRIME DI STATO IN COREA DEL NORD PER LA MORTE DI KIM JONG IL
Come mai i coreani piangono per la morte del feroce dittatore che li ha martoriati con arresti, vessazioni e carestie? Semplice: chi non piange viene individuato e punito severamente!
Autore: Alessandra Nucci - Fonte: La Bussola Quotidiana, 30/12/2011
In questi giorni il mondo intero ha assistito alle infinite manifestazioni di dolore e disperazione del popolo della Corea del Nord per la morte del dittatore Kim Jong Il. La teatralità dei gesti e delle lacrime ha lasciato ammutolita la gran parte dei commentatori, si direbbe imbarazzata di fronte all'apparente illogicità di comportamenti tanto plateali, trattandosi di un leader che ha rinsaldato le catene di una nazione-carcere, perpetuando arresti, vessazioni e carestie, in un paese le cui esportazioni più lucrose sono tuttora i missili di era sovietica e le banconote false da $100, dove si mangia a sazietà solo nella capitale mentre dalle altre parti si soffre la fame, e i cittadini sono obbligati a contribuire per dare da mangiare all'esercito, ma si fanno test nucleari sotterranei e si sta costruendo un impianto tecnologicamente avanzato per l'arricchimento dell'uranio. In realtà, invece, i comportamenti che vediamo alla tv e sui giornali risultano del tutto logici: in Corea del Sud arrivano notizie di camionette della polizia che fanno continuamente la ronda per arrestare chi dovesse restare a ciglio asciutto. Il dato trova conferma negli avvenimenti dell'ultimo grande trapasso, quello del padre del dittatore appena scomparso, Kim Il-sung, nel 1994. Nel libro 'Nothing To Envy: Ordinary Lives in North Korea' [Niente da invidiare: le vite normali nella Corea del Nord], Barbara Demick scrive che "L'istrionismo del dolore prese un aspetto concorrenziale. Chi sarebbe riuscito a piangere più forte?". Perché infatti nel momento del trapasso del "caro leader" il lutto era obbligatorio e il popolo sotto stretta sorveglianza. Chi non manifestava un dolore abbastanza convincente era a rischio di arresto e anche peggio. La classe favorita, quella che aveva il permesso di abitare nella capitale, Pyongyang, dove le condizioni di vita erano migliori che altrove, era quella che rischiava di più. Non solo la carriera e il diritto di far parte del Partito dei lavoratori (Partito comunista), ma la sua stessa sopravvivenza dipendeva dalla capacità di piangere. E chi non riusciva a lacrimare a comando? Fra gli espedienti consigliati c'era quello di tenere sgranati gli occhi, esponendo le orbite all'aria per irritarle fino a farle lacrimare. Dell'alluvione di lacrime dopo la morte di Kim Il Sung scrisse anche Hwang Jang Yop, ideologo del partito fuggito all'Ovest: "La maggior parte piangeva perché indottrinati al culto della personalità, ma anche perché non era permesso fare altro. Il partito controllava per vedere chi si dimostrava più addolorato, e questo divenne un criterio importante per valutare la lealtà al partito. Dai pazienti che restavano all'ospedale, a chiunque restasse allegro dopo le notizia della morte del leader, furono tutti individuati e puniti." Le motivazioni per l'apparente impazzimento di un intero popolo, naturalmente, sono anche altre. Oltre alla coercizione, l'indottrinamento al culto della personalità e l'interesse dei fiancheggiatori del regime, c'è anche da tenere conto della cultura confuciana coreana, che prescrive commiati rumorosi e lacrimosi a cui del resto si assiste anche in molte parti del meridione italico. Infine, secondo Park Jong-chul, un analista dell'istituto statale Korea Institute for National Unification di Seoul (Corea del Sud) molto del lutto enfatico di Pyongyang è anche genuino, dovuto allo smarrimento e all'incertezza per il futuro. Del resto i Kim governano il Paese presentandosi come "genitori" da oltre sei decenni, per cui ci sono intere generazioni che non hanno conosciuto altro. Ma quello che interessa evitare in Occidente è il consueto effetto assuefazione dei media, moltiplicato con ogni passaggio di immagini trasmesse alla rinfusa e senza commento.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 30/12/2011
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UNA RICERCA SCIENTIFICA DELL'ENEA DURATA CINQUE ANNI LO CONFERMA: LA SINDONE E' AUTENTICA
Ancora conferme per la reliquia più amata della cristianità, l'oggetto più studiato dalla scienza
Autore: Marco Bonatti - Fonte: Osservatore Romano, 29/12/2011
La Sindone continua a essere, per la scienza, un «oggetto impossibile». Impossibile, anche, da falsificare. Nei giorni scorsi sono stati resi noti i risultati di cinque anni di interessanti ricerche condotte da una équipe dell'Enea (l'Ente nazionale italiano per le nuove tecnologie e lo sviluppo sostenibile) e dedicate alla «colorazione simil-sindonica di tessuti di lino tramite radiazione nel lontano ultravioletto».Si è cercato, cioè, di approfondire quello che è il tema centrale delle ricerche scientifiche sulla Sindone: come si sia formata quell'immagine che ai credenti evoca così potentemente la Passione del Signore e che per tutti — ma per gli scienziati in particolare — costituisce una «provocazione all'intelligenza», come la definì Giovanni Paolo II nella sua riflessione di fronte al telo, nel duomo di Torino il 24 maggio 1998. Le ricerche dell'Enea sono state condotte per un lustro ma in particolare nel 2010, durante l'«International Workshop on the Scientific Approach to the Acheiropoietos Images» tenutosi a Frascati, nella sede dell'Enea, nel mese di maggio, utilizzando le più aggiornate fra le tecnologie attualmente disponibili (responsabili i professori Di Lazzaro, Murra, Santoni, Nichelatti e Baldacchino). L'obiettivo era di tentare la «riproduzione» dell'immagine del tessuto sindonico (e del Volto in particolare): se uno dei numerosi esperimenti effettuati da vari studiosi nel passato allo scopo di riprodurre l'immagine sindonica fosse riuscito, si sarebbe aperta la possibilità di dimostrare, con argomenti più validi, che la Sindone attualmente custodita a Torino possa essere un «manufatto», realizzato in un'epoca successiva al i secolo. Ma anche i tentativi di riproduzione hanno evidenziato una colorazione troppo profonda e molti fili di lino carbonizzati, caratteristiche incompatibili con l'immagine sindonica. Senza contare che le prove sono state condotte su porzioni di tessuto molto piccole. Per effettuare l'esperimento su una superficie come quella della Sindone (4,36 metri per 1,10 circa) bisognerebbe disporre di una potenza di 34.000 miliardi di watt: una quantità che, osservano gli scienziati Enea, «rende oggi impraticabile la riproduzione dell'intera immagine sindonica usando un singolo laser eccimero, poiché questa potenza non può essere prodotta da nessuna sorgente di luce vuv (radiazione ultravioletta nel vuoto) costruita fino a oggi (le più potenti reperibili sul mercato arrivano ad alcuni miliardi di Watt)». Diversamente da altri annunci sensazionali che si sono succeduti negli anni scorsi, gli scienziati dell'Enea, molto attenti a documentare tutti i passaggi del metodo di lavoro seguito, presentano con estrema cautela le proprie conclusioni, limitandosi a proporre precise considerazioni che non esulano dal campo scientifico. È una prudenza molto apprezzata da monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della commissione diocesana torinese per la Sindone: «Il lancio di notizie sulla Sindone assume facilmente il tono del sensazionale, ma nel caso attuale è apprezzabile il senso di misura con cui i protagonisti parlano delle loro ricerche: un fatto raro, che rende la cosa gradevole e dà alla notizia la qualifica di serietà». Negli ultimi anni gli annunci di «nuove scoperte», «rivelazioni sconvolgenti» intorno alla Sindone sono diventati un vero e proprio genere letterario: il telo è stato associato ai templari o ai marziani; ci si è detti sicuri che sarebbe stato dipinto da Leonardo da Vinci, sottolineando certe somiglianze con l'Autoritratto; sono comparsi qua e là nel mondo campioni di tessuto sindonico di provenienza per lo meno dubbia. In molti casi, per non dire in tutti, dietro questi annunci c'era soprattutto l'opportunità di lanciare la pubblicazione di un libro o la possibilità di trovare finanziamenti per qualche ricerca. In questo la Sindone non è certo in grado di sottrarsi alle logiche dominanti del marketing. Il massiccio ingresso del «mistero sindonico» nel mondo della comunicazione di massa rende sempre più difficile, per il pubblico comune, la distinzione fra il lavoro scientifico serio, la ricerca dilettantesca e il puro opportunismo. La storia recente delle ricerche sul telo è purtroppo ricca di manipolazioni, equivoci, fraintendimenti. Le conclusioni degli esami condotti col carbonio 14 nel 1988, che indicarono una datazione medievale per la Sindone, risultano oggi ulteriormente indebolite dai risultati, seppure parziali, delle ricerche Enea; ma più ancora dalle carenze metodologiche con cui fu eseguito l'iter scientifico. [...] Oggi si attende che possa ripartire una nuova stagione di ricerche. «Le nuove tecnologie acquisite — dice ancora monsignor Ghiberti — permetteranno di compiere esami e accertamenti non invasivi sul telo; ma, soprattutto, si dovrà prestare la massima attenzione al rigore e al rispetto delle procedure scientifiche: per evitare strumentalizzazioni e per rispettare il grande significato religioso ed ecclesiale che la Sindone ha per il popolo cristiano e per tutti quelli, anche non credenti, che in quel Volto vedono la testimonianza misteriosa di un amore senza fine».
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ENZO BIANCHI E IL CATECHISMO OLANDESE
Il priore di Bose invita a minimizzare la disfatta dell'ultraprogressista Chiesa olandese accusata di pedofilia
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Corrispondenza Romana, 27/12/2011
Apprendo con piacere della neo-nata vocazione apologetica del priore di Bose, Enzo Bianchi, che, sul quotidiano "La Stampa" di venerdì 23 dicembre, difende la Chiesa (olandese) rispetto a chi «specula» sulla tremenda piaga della pedofilia. La sua analisi è puntuale quando rileva come «i dati confermino ogni volta che la percentuale di tali crimini commessi all'interno delle istituzioni cattoliche non si discosta da quella relativa a qualsiasi tipo di istituzione che si prende cura dei minori, specialmente se prevede la convivenza quotidiana tra educatori e minori». E fin qui nulla di nuovo, il rapporto Deetman, infatti, giunge alle stesse conclusioni di altre indagini di questo tipo condotte in varie parti del mondo. Il prosieguo rivela però altre intenzioni apologetiche. «Ancora più improprio – dice Enzo Bianchi – mi appare l'accostamento delle cifre spaventose di abusi all'immagine della Chiesa olandese così aperta e all'avanguardia nella ricezione del Concilio Vaticano II, quasi a lasciar intendere che il clima di rinnovamento di quella stagione e l'episcopato più conciliare abbiano influito al terribile degrado». A questo proposito però diciamo che se è da provare che ci sia un nesso, ovviamente sarebbe da provare anche il contrario, e forse non basta notare che «delle decine di migliaia di abusi di cui si è occupata la commissione, commessi tra il 1945 e il 2010, oltre l'ottanta per cento risale agli anni precedenti il Concilio». Ma, per Enzo Bianchi, questo è già sufficiente per chiedersi: «Come si può allora parlare onestamente di "disfatta postconciliare dell'ultraprogressista Chiesa olandese"?». Sul fatto che ci sia stata una qualche «disfatta» si potrebbero, ad esempio, leggere i dati sulle vocazioni, ma, se anche fosse, come mai proprio il rapporto Deetman, nella sua versione inglese, indica il periodo post-conciliare (1960-1990) come il più refrattario alla soluzione del problema abusi su minori? Proprio in quel periodo, sottolinea il rapporto, c'è stata la maggiore omertà. Anche questo sarebbe da approfondire. Infine, Bianchi sferra la sua arma apologetica definitiva: «Come si possono collegare tali misfatti al "catechismo olandese", opera a suo tempo criticata dalle autorità ecclesiastiche per alcune posizioni teologiche, ma non certo morali?». Qui casca l'asino, perché si dà il caso che, al momento della pubblicazione del Nuovo Catechismo olandese, la curia romana rilevò, accanto a 14 punti di carattere più strettamente dottrinale (robetta tipo la verginità di Maria, la presenza reale di Cristo nell'Eucarestia, l'esistenza degli Angeli e altre cosucce così), un'altra quarantina di elementi ambigui "minori", dei quali molti di carattere morale, come emerge dagli atti dell'incontro di Gazzada (VA), avvenuto nel 1967 tra teologi inviati dal Papa e teologi olandesi. Nel tentativo di rendere il discorso appetibile per il contemporaneo, nella ottica di un aperto storicismo, i teologi olandesi mostravano di scambiare l'attualità per la verità, e così in campo etico il bene rischia di ridursi a ciò che è adeguato ad un determinato periodo e a un certo compito storico. Ma la curia romana non si limitò a questioni di principio, furono rilevati una serie di punti concreti su cui si chiedeva di intervenire correggendo ambiguità evidenti nel testo del catechismo olandese, ad esempio sul matrimonio, sulla procreazione "responsabile", sull'autoerotismo, sul celibato sacerdotale, ecc. Per questo mi pare abbastanza difficile sostenere, come fa il Bianchi, che il «catechismo olandese» fosse criticato dalle autorità ecclesiastiche solo «per alcune posizioni teologiche, ma non certo morali». Sarebbe poi interessante indagare se veramente tra queste posizioni e i "misfatti" degli abusi vi sia una totale indifferenza. Per il resto, in merito alla questione pedofilia, siamo d'accordo con Enzo Bianchi sul fatto che «non giova a nessuno speculare su simili tragedie». A nessuno.
DOSSIER "ENZO BIANCHI" L'eretico priore di Bose Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Corrispondenza Romana, 27/12/2011
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L'UNIONE EUROPEA SPENDE OLTRE TRE MILIONI DI EURO (3.000.000) IN MESSAGGI PUBBLICITARI PER CONVINCERCI A NUTRIRCI DI INSETTI!
L'ideologia ambientalista e antioccidentale pretende di insegnarci (a nostre spese) che mangiare insetti sia il rimedio necessario, sicuro, sano ed etico ai presunti ''errori'' della nostra civiltà
Autore: Anna Bono - Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/12/2011
Di certo il modo migliore per affrontare una crisi è agire su più fronti e predisporre una pluralità di interventi. Deve essere in quest'ottica che nel 2011 l'Unione Europea ha deciso di incoraggiare un radicale cambiamento nelle abitudini alimentari, in particolare nei Paesi industrializzati. Si tratta di assicurare all'organismo umano l'apporto ottimale di proteine animali mangiando insetti, vermi e ragni invece che carne di manzo, maiale, pollo e altri mammiferi. La Commissione Europea, a tale scopo, ha deciso di contribuire a una ricerca della UK Food Standard Agency, l'agenzia britannica per la sicurezza alimentare, sulle proprietà nutritive degli insetti. Inoltre ha istituito un cospicuo premio di ben 4,32 milioni di dollari (3,3 milioni di euro, in lire italiane quasi 6,4 miliardi) da assegnare all'equipe di ricercatori che presenterà l'idea migliore per convincere la gente a nutrirsi di insetti. Perché gli insetti? Innanzi tutto la loro carne - sostiene Marcel Dicke, professore di Entomologia presso l'Università di Wageningen in Olanda - garantisce il necessario apporto, oltre che di proteine, anche di vitamine, calcio, ferro e altri indispensabili principi nutritivi e ha il vantaggio di contenere meno grassi rispetto alle carni normalmente utilizzate. Quindi è un'alimentazione più sana. Inoltre è anche più economica nel senso che richiede un minor dispendio di energie. L'alimentazione a base di carne di mammiferi sta diventando assolutamente insostenibile: con 10 chilogrammi di mangime – spiega il professor Dicke – si producono al massimo tre chilogrammi di carne di maiale e solo un chilogrammo di carne di manzo, ma ben nove chilogrammi di locuste. Alcune domande e qualche dubbio vengono in mente. Se davvero, come la stessa FAO ha previsto già nel 2008, molto presto dovremo necessariamente cibarci di insetti e affini, la prima domanda è: come faremo a procurarceli? Li alleveremo oppure cattureremo quelli esistenti in natura? In entrambi i casi, si ha un'idea dei costi di produzione e commercializzazione? Se si punta sulla cattura di insetti selvatici, soprattutto magari nei paesi in cui il clima garantisce un approvvigionamento costante, non c'è per caso il rischio di alterare gli ecosistemi modificando la quantità di insetti, vermi e larve che, come è noto, svolgono funzioni essenziali nei cicli riproduttivi di innumerevoli specie vegetali e nell'alimentazione di diverse specie animali? Se poi alcune specie di insetti saranno utilizzate più di altre, non c'è il pericolo di una crescita sproporzionata e insostenibile delle specie meno cacciate, dovuta alla riduzione degli insetti concorrenti? Un'ulteriore punto interrogativo riguarda l'effettiva superiorità degli insetti in termini nutrizionali. Come è possibile che l'umanità, dotata di una capacità straordinaria di progredire scegliendo tecnologie e sistemi produttivi sempre più idonei a migliorare le proprie condizioni di vita, abbia inspiegabilmente abbandonato una dieta tanto sana ed economica in favore di altri prodotti, compiendo un errore davvero clamoroso e perseverando in tale errore per millenni? Il primo dubbio deriva da una constatazione. Ci sono delle popolazioni che si cibano di alcune specie di insetti: ad esempio, le termiti sono considerate una prelibatezza e quando sciamano in Africa si fa festa. Ma nessuna popolazione si procura le proteine necessarie soltanto catturando insetti, vermi e larve. Le economie più semplici e antiche, quelle di caccia e raccolta, tentano di garantire la sopravvivenza quotidiana con la raccolta di bacche, semi, frutti e piccoli animali inclusi gli insetti. Ma chi le pratica si sottopone a fatiche e rischi enormi pur di riuscire a procurarsi almeno di tanto in tanto della carne di mammiferi cacciando. [...] Il dubbio è che ci sia lo zampino dell'ideologia ambientalista e di quella antioccidentale nel pretendere che mangiare insetti sia il rimedio necessario - sicuro, sano ed etico - agli "errori" di una civiltà.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/12/2011
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OMELIA BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO B - (Mc 1,7-11)
Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8/01/2012)
Oggi celebriamo la festa del Battesimo del Signore. Questa festa è stata collocata dopo quella dell'Epifania perché è sempre stata considerata come la manifestazione di Gesù, Figlio prediletto del Padre. Dopo aver ricevuto il Battesimo, Gesù «vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba» (Mc 1,10). Inoltre venne una voce dal cielo, la voce del Padre, che disse: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11). Ciò che sorprende è come mai il Figlio di Dio abbia voluto ricevere il Battesimo da Giovanni. Non furono certamente le acque a santificare Gesù, ma, al contrario, fu Lui a santificarle e a renderle poi materia del Sacramento del Battesimo. Gesù si assoggettò al Battesimo di Giovanni per dare a noi un esempio di umiltà e per farci comprendere che siamo noi ad aver estremo bisogno di purificazione. Egli è stato come un genitore che, per invogliare il figlio a prendere una medicina amara, per primo l'ha assunta. Vi è inoltre una grande differenza tra il Battesimo di Giovanni e il Sacramento istituito da Gesù. Il primo fu solamente un segno di penitenza che richiamava il fedele all'impegno nel mutare condotta di vita. Esso era una gesto simbolico di umiltà da parte dell'uomo che si riconosceva peccatore e prova di un grande desiderio di purificazione e di rinnovamento. Il Battesimo di Gesù, invece, è il Sacramento che ci toglie il peccato originale, il peccato di Adamo ed Eva che abbiamo ereditato dai nostri Progenitori, ed è il Sacramento che ci rende figli adottivi di Dio. Quando abbiamo ricevuto il Battesimo si sono realizzate anche per noi quelle parole che abbiamo ascoltato all'inizio: siamo divenuti figli di Dio – figli adottivi, mentre Gesù è della stessa natura del Padre – e su di noi è sceso lo Spirito Santo. Per istituire questo Sacramento, Gesù si è servito del segno dell'acqua. Come l'acqua lava esteriormente il nostro corpo, così la grazia di Dio, per mezzo di quel segno sensibile, lava interiormente la nostra anima. Dio si serve sempre di segni perché noi abbiamo bisogno di cose sensibili per comprendere le realtà spirituali. Nel giorno del nostro Battesimo, per bocca dei nostri genitori e dei nostri padrini e madrine, noi abbiamo preso degli impegni molto importanti davanti a Dio. Abbiamo infatti promesso solennemente di rinunciare al peccato e di credere fermamente a tutto quello che la Chiesa ci propone a credere. Di tanto in tanto è cosa molto buona rinnovare queste promesse battesimali, con convinzione sempre maggiore. Alcuni non comprendono l'importanza di far battezzare i bambini, dicendo che noi non possiamo decidere per loro e che bisogna aspettare che siano loro stessi a scegliere. A questa obiezione si risponde abbastanza facilmente, facendo comprendere che sarebbe veramente stolto quel genitore che non chiamasse il medico quando il figlio ancora piccolo è malato, dicendo che bisogna aspettare che il figlio cresca in modo che possa decidere da solo. Se non chiama il medico, il figlio muore. Orbene, il peccato originale è ben più grave di una semplice malattia, ed è pertanto molto importante far battezzare al più presto i bambini. La Chiesa, nella sua saggezza, raccomanda che siano battezzati nelle prime settimane di vita, perché troppo grande è il dono che ricevono, un dono che li trasforma interiormente rendendoli figli di Dio. Si racconta che quando san Leonida, che fu un Martire dei primi secoli, fece battezzare il suo primogenito, subito dopo il rito prese il bambino tra le braccia e lo baciò sul cuore, dicendo che Dio, grazie al Battesimo, abitava ora in quel piccolo bambino. Ed è vero. Quando, dopo il Battesimo, i genitori stringono tra le braccia il loro bambino, essi possono essere certi che Dio abita in lui come in un tempio. Ogni battezzato è tempio di Dio. Questa presenza è una delle più belle realtà della vita umana qui su questa terra. Il pensiero che Dio è dentro di noi deve rafforzarci nel momento della prova e consolarci nell'ora del dolore. Questa presenza silenziosa ma reale è stabile e solo il peccato la può purtroppo distruggere. Infatti, come sappiamo dal Catechismo, il peccato mortale allontana Dio dal nostro cuore e noi diventiamo preda del demonio. Questa festa del Battesimo ci ricorda pertanto la necessità di vivere sempre come figli di Dio, di custodire gelosamente questa dolce presenza di Dio in noi, e di ricorrere al più presto alla Confessione se ci cogliesse la sventura di perdere il Signore con il peccato mortale.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8/01/2012)
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