BastaBugie n�229 del 27 gennaio 2012

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1 UN INGLESE SCRIVE SU FACEBOOK CHE LO STATO NON DOVREBBE OBBLIGARE LA CHIESA A CELEBRARE I MATRIMONI GAY: ORA RISCHIA IL LICENZIAMENTO!
Aveva scritto nel suo profilo personale: ''le Sacre Scritture sono assolutamente chiare sul fatto che il matrimonio sia l'unione di un uomo e di una donna''
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: Corrispondenza Romana
2 DICHIARAZIONE INQUIETANTE DEL VESCOVO DI RAGUSA: ''LO STATO RICONOSCA LE UNIONI GAY''
Ma per la legge del piano inclinato se si apre la porta al riconoscimento di queste unioni, il matrimonio omosessuale è la tappa successiva, per poi arrivare immancabilmente alle adozioni per le coppie gay
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana
3 ESAME DI COSCIENZA SUI VIZI CAPITALI
Schema tratto dalla penitenziale per i giovani in San Pietro alla presenza di Benedetto XVI
Fonte: Libreria Editrice Vaticana
4 LA DISGUSTOSA E BLASFEMA RAPPRESENTAZIONE DI ROMEO CASTELLUCCI: IL PAPA ZITTISCE IL CORRIERE DELLA SERA
Ricordiamo inoltre che l'arcivescovo di Parigi ha guidato una veglia di preghiera di riparazione a Notre Dame
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana
5 ROMEO CASTELLUCCI: ECCO COSA DICEVA NEL 2002
''Ciò che io e i miei colleghi abbiamo cercato di fare nel corso degli anni è di portare lo scandalo scenico al parossismo e di mantenerlo sempre vibrante''
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana
6 2012: 600° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI SANTA GIOVANNA D'ARCO, PATRONA DELLA FRANCIA
Appena 25 anni dopo, con la sua mamma ancora vivente, il processo fu annullato, Giovanna fu riconosciuta innocente e il Papa scomunicò come eretico il vescovo che l'aveva condannata
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: CulturaCattolica
7 IN SLOVACCHIA SI PENSA A UN PROGRAMMA DI STERILIZZAZIONE DI MASSA PER GLI ZINGARI
Tornano di moda i progetti attuati dal nazismo in Germania, in molti stati americani e del Canada a partire dagli anni '20 con leggi ad hoc o in Svezia fino agli anni '70
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Bussola Quotidiana
8 SECONDA EDIZIONE DELLA MARCIA PER LA VITA: APPUNTAMENTO A ROMA PER DOMENICA 13 MAGGIO
E il sabato precedente un interessante convegno scientifico-divulgativo al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 1, 21-28)
Taci! Esci da lui!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - UN INGLESE SCRIVE SU FACEBOOK CHE LO STATO NON DOVREBBE OBBLIGARE LA CHIESA A CELEBRARE I MATRIMONI GAY: ORA RISCHIA IL LICENZIAMENTO!
Aveva scritto nel suo profilo personale: ''le Sacre Scritture sono assolutamente chiare sul fatto che il matrimonio sia l'unione di un uomo e di una donna''
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: Corrispondenza Romana, 11/01/2012

Per rendersi conto di quanto siano pericolosi gli interventi legislativi in materia di omofobia, basta attraversare la Manica. In Gran Bretagna aleggia un clima da terreur jacobin, che alimenta la preoccupante escalation di quella che è diventata una vera e propria caccia alle streghe contro chiunque possa anche vagamente apparire in odore di omofobia.
Scrivevo un anno fa del rischio di un nuovo maccartismo delle lobby gay, prendendo lo spunto dal titolo di un intelligente articolo della nota giornalista conservatrice britannica Melanie Phillips apparso sul Daily Mail del 24 gennaio 2011 (Yes, gays have often been the victims of prejudice. But they now risk becoming the new McCarthyites). Le cose da allora sono solo peggiorate. L'ultimo episodio di questa assurda caccia all'omofobo rende assai bene l'idea. Stavolta di mira è stato preso Adrian Smith un funzionario della Trafford Housing Trust (THT), una housing company con sede nei pressi di Manchester, il quale, a seguito di un procedimento disciplinare, è stato retrocesso ad una mansione inferiore, ed ha subito una decurtazione del 40% del proprio stipendio, passando da 35.000 a 21.000 sterline.
Praticamente una multa di 14.000 sterline applicata ogni anno. L'accusa è quella di "gross misconduct",  indisciplina talmente grave (come furto o violenza) da giustificare persino il licenziamento in tronco di un dipendente. Smith è stato "graziato" da questa sanzione estrema solo per il suo ottimo curriculum e per il suo impeccabile comportamento tenuto in diciotto anni di onorato lavoro.
Questi i fatti che hanno portato i dirigenti della THT ad assumere un così severo provvedimento disciplinare. Adrian Smith avrebbe rilasciato presunti commenti "omofobici" nella propria pagina di facebook personale. I commenti consistevano, in realtà, nell'obiezione alla pretesa di celebrare i matrimoni omosessuali in chiesa. «Io non capisco», ha scritto Smith, «perché persone che non hanno fede e non credono in Gesù Cristo devono sposarsi in chiesa; le Sacre Scritture sono assolutamente chiare sul fatto che il matrimonio sia l'unione di un uomo e di una donna». Aggiunge persino questa affermazione: «Se lo Stato intende riconoscere il matrimonio civile tra omosessuali, può benissimo farlo, ma non può imporre le proprie regole nei luoghi destinati alla fede ed alla coscienza».
L'errore commesso da Smith, secondo la THT, è quello di aver specificato la propria posizione lavorativa nel suo profilo facebook, e quindi di aver leso gravemente l'immagine dell'organizzazione, associandola a quelle espressioni ritenute di contenuto omofobico. Tra l'altro, il comportamento di Smith sarebbe anche andato contro la policy aziendale della THT ispirata ai concetti di «inclusione e tolleranza» (sic!).
In questa vicenda, però, qualcosa non torna.
Primo, Adrian Smith ha espresso i suoi commenti fuori dall'orario di lavoro, utilizzando la propria pagina personale di facebook, che non è pubblica e non può, quindi, essere vista da chiunque. Secondo, Adrian Smith si è limitato ad esprimere un'opinione, in maniera pacata, non offensiva, e senza ingiuriare nessuno. Terzo, Adrian Smith non ha minacciato o intimidito chicchessia. Quarto, Adrian Smith non ha neppure espresso un giudizio negativo contro l'omosessualità di per sé, dichiarandosi persino non contrario al matrimonio civile tra gay.
La sua colpa è quella di aver criticato l'eventualità di imporre con una legge i matrimoni in chiesa tra persone dello stesso sesso. Poiché la questione è oggetto di ampio e acceso pubblico in Gran Bretagna, allora dovrebbe essere considerata omofoba tutta quella larga fetta dell'opinione pubblica britannica che condivide le perplessità di Smith. Anzi, per essere precisi, insieme a lui dovrebbero essere bollati come omofobi, il Primo Ministro, il Ministro per le Pari Opportunità, e tutta l'alta gerarchia della Chiesa Anglicana. Se è omofobo Adrian Smith, allora sono omofobi anche tutti loro.
Il provvedimento adottato dal THT non è solo illegittimo ma anche odioso. E a renderlo ancora più odioso è stato il tripudio con cui è stato accolto dalla comunità LGBT. Con una meritoria eccezione di riguardo, però. Si tratta di Peter Tatchell, noto attivista gay che si batte per i diritti degli omosessuali.
Tatchell è l'unico che non solo ha criticato pubblicamente l'operato della THT, ma che ha addirittura preso le difese di Smith. Ha, infatti, scritto sul prestigioso blog statunitense Huffinghton Post: «In una società democratica tutti, compreso Adrian Smith hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni anche quando possono apparire ad altri fuorvianti ed errate; la libertà di espressione dovrebbe essere limitata solo in casi estremi, come, ad esempio, quando si concretizza nell'incitazione esplicita alla violenza».
E poi ha sollevato una provocazione che gli fa onore: «Se un dipendente gay fosse stato trattato così duramente da un'organizzazione cristiana per aver scritto commenti in favore degli omosessuali sulla propria pagina personale di facebook, avremmo assistito ad una sollevazione generale ed all'inevitabile accusa di omofobia».
Quando Peter Tatchell ha saputo dell'intenzione di Smith di opporsi alle sanzioni inflittegli rivolgendosi al giudice del lavoro, si è dichiarato pronto a testimoniare in suo favore. Ciò dimostra che il punto non è tanto l'orientamento sessuale di una persona, quanto l'uso ideologico e distorto che di esso se ne fa. E come tutti i frutti velenosi delle degenerazioni ideologiche, anche questa isteria collettiva che tende ad identificare gli omofobi come gli untori manzoniani del XXI secolo, finisce inevitabilmente per tradursi in deprecabili atteggiamenti di intolleranza. E' così che è sempre accaduto nella Storia ogni volta che i discriminati si sono trasformati in discriminatori.

Fonte: Corrispondenza Romana, 11/01/2012

2 - DICHIARAZIONE INQUIETANTE DEL VESCOVO DI RAGUSA: ''LO STATO RICONOSCA LE UNIONI GAY''
Ma per la legge del piano inclinato se si apre la porta al riconoscimento di queste unioni, il matrimonio omosessuale è la tappa successiva, per poi arrivare immancabilmente alle adozioni per le coppie gay
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana, 18/01/2012

Eccellenza Reverendissima mons. Paolo Urso, vescovo della bella città siciliana di Ragusa,
Le indirizzo questa lettera aperta dopo avere letto non solo la Sua discussa e ormai famosa intervista al Quotidiano.net – uscita con il titolo «Il vescovo Urso: "Lo Stato riconosca l'unione gay"» –, ma anche le precisazioni che ha ritenuto opportuno fornire al sito locale Ragusa News.
La ringrazio, anzitutto, per le precisazioni. Mi fa piacere leggere che come pastore condivide la posizione del «Catechismo della Chiesa Cattolica» e del Magistero in genere, e ribadisce che «quella dell'omosessualità è oggettivamente una cosa disordinata». Lei ha ragione: non si deve confondere l'accoglienza e l'accompagnamento delle persone omosessuali, che fanno parte della grande misericordia e capacità di ascolto della Chiesa, con gli atti omosessuali, che rimangono «oggettivamente disordinati». Considerata la grande confusione che regna sul punto, affermare che quello degli omosessuali è semplicemente «un percorso differente» può forse prestarsi a interpretazioni ambigue. Ma aiuta a fare chiarezza la Sua precisazione che «Gesù avvicinava le prostitute, i peccatori, ma non per questo li condivideva».
D'accordo, dunque. E non mi verrebbe mai in mente di mettermi a dare lezioni di morale a un vescovo. Come ho scritto ad altro proposito su questo giornale, nutro viva antipatia per chi tira i vescovi per la veste episcopale cercando d'insegnare ai presuli a fare il loro mestiere.
Tuttavia, nella Sua intervista, Lei fa una distinzione che mi permette, sempre – ci mancherebbe altro – con il dovuto rispetto dovuto a un successore degli Apostoli, d'intervenire come laico. Afferma infatti che altro è il giudizio morale, altra è la valutazione politica, su cui Ella si esprime come cittadino italiano. In quanto cittadino, «educato alla laicità dello Stato», Lei afferma che lo Stato deve riconoscere le unioni di fatto: «Uno Stato laico come il nostro non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione morale spetterà ad altri».
E questo riconoscimento dovrebbe estendersi anche alle unioni omosessuali. «Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme, è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Che va chiamato con un nome diverso dal matrimonio, altrimenti non ci intendiamo».
Qui, naturalmente, non stiamo più parlando di teologia morale – di cui i vescovi sono per definizione maestri – ma di politica, un ambito dove l'instaurazione cristiana dell'ordine temporale, come insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II, è compito primario dei laici. Non mi sembra dunque di commettere un'invasione di campo segnalandoLe alcuni elementi di fatto e di principio che sembrano militare oggettivamente contro la Sua posizione.
Parto da un tema di fatto. È apprezzabile che Lei ribadisca che, comunque, una unione omosessuale non è un matrimonio, e che se si arrivasse a chiamare «matrimonio» un'unione fra persone dello stesso sesso questo causerebbe seri problemi sociali. Di fatto, tuttavia, la maggioranza dei Paesi che hanno concesso forme di riconoscimento alle unioni fra persone dello stesso sesso hanno poi introdotto leggi che hanno effettivamente creato un «matrimonio» omosessuale, chiamato proprio con questo nome. Il Magistero cattolico ha parlato più volte di una «legge del piano inclinato»: se si apre la porta al riconoscimento di queste unioni con il nome di PACS, DICO o simili, il matrimonio è dietro l'angolo come tappa successiva.
Mi permetto di consigliarLe la lettura del libro sul matrimonio omosessuale del filosofo francese Thibaud Collin. Collin si definisce un sostenitore pentito dei PACS (Patti Civili di Solidarietà), nati in Francia e da qui esportati in tanti altri Paesi. Aveva accettato i PACS, scrive, perché lo avevano convinto che questi erano l'alternativa al matrimonio omosessuale, che Collin considera un rischio mortale per la famiglia. Date agli attivisti omosessuali i PACS, gli dicevano i suoi amici: avranno risolto i loro problemi, e non chiederanno più il matrimonio. Senonché non si era ancora asciugato l'inchiostro della firma dell'allora presidente Jacques Chirac sulla legge sui PACS che già quegli stessi che avevano usato questo argomento si affrettavano a presentare proposte di legge per il matrimonio omosessuale, che hanno fatto il loro cammino e ora ritornano nella campagna elettorale francese. Dunque mentivano: i PACS (o DICO, o come altro li si chiami) non sono l'alternativa ma l'apripista al matrimonio omosessuale. Dopo il quale verranno – la Gran Bretagna insegna – il diritto delle coppie gay ad adottare bambini, e l'obbligo per gli enti anche privati (compresi quelli cattolici, a pena di chiusura) che si occupano di adozioni a non discriminare fra coppie etero e omosessuali quando si tratta di scegliere a chi dare in adozione un bambino. «Legge del piano inclinato», appunto.
In realtà, lo scivolamento sul piano inclinato comincia prima del riconoscimento delle coppie omosessuali. Comincia quando si riconoscono le coppie di fatto, anche se composte da persone di sesso diverso. Contrariamente a quanto Lei afferma, questo riconoscimento è una vera minaccia per il matrimonio. Il 12 gennaio 2006 il Papa ha ricordato agli amministratori di Roma e del Lazio che è «un grave errore oscurare il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio, attribuendo ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, dei quali non vi è, in realtà, alcuna effettiva esigenza sociale». L'11 gennaio 2007, parlando di nuovo agli stessi amministratori romani e laziali, Benedetto XVI è tornato sul punto, definendo «pericolosi e controproducenti quei progetti che puntano ad attribuire ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, finendo inevitabilmente per indebolire e destabilizzare la famiglia legittima fondata sul matrimonio».
Temerei di annoiarla, eccellenza, elencando le molte altre volte in cui il Pontefice ha ripetuto lo stesso concetto. Questi riconoscimenti sono «impropri», «pericolosi», «controproducenti»; destabilizzano i matrimoni; sostenerli è un «grave errore». Ma forse il Papa continua a ripetere le stesse cose perché molti non le ascoltano.
Quanto poi al riconoscimento delle unioni omosessuali, nel discorso di auguri natalizi alla Curia romana – come sa, un genere letterario che offre sempre l'occasione al Pontefice per interventi particolarmente importanti – del 22 dicembre 2006, Benedetto XVI ha osservato che il problema è ancora più grave, perché tocca la natura stessa della persona umana. In effetti, tali riconoscimenti non propongono nulla di meno che «la relativizzazione della differenza dei sessi. Diventa così uguale il mettersi insieme di un uomo e una donna o di due persone dello stesso sesso. Con ciò vengono tacitamente confermate quelle teorie funeste che tolgono ogni rilevanza alla mascolinità e alla femminilità della persona umana, come se si trattasse di un fatto puramente biologico; teorie secondo cui l'uomo – cioè il suo intelletto e la sua volontà – deciderebbe autonomamente che cosa egli sia o non sia. C'è in questo un deprezzamento della corporeità, da cui consegue che l'uomo, volendo emanciparsi dal suo corpo – dalla "sfera biologica" – finisce per distruggere se stesso».
Anche in questo caso, il Papa ha risposto all'obiezione consueta, che ormai suona come un disco rotto, secondo cui la laicità dello Stato imporrebbe tali riconoscimenti, e la Chiesa dovrebbe tacere. «Se ci si dice che la Chiesa non dovrebbe ingerirsi in questi affari, allora noi possiamo solo rispondere: forse che l'uomo non ci interessa? I credenti, in virtù della grande cultura della loro fede, non hanno forse il diritto di pronunciarsi in tutto questo? Non è piuttosto il loro – il nostro – dovere alzare la voce per difendere l'uomo, quella creatura che, proprio nell'unità inseparabile di corpo e anima, è immagine di Dio?».
Ecco, Eccellenza, Lei è noto ai Suoi diocesani per alzare la voce per molte cause, fra cui nella recente intervista ricorda come a Lei particolarmente care la lotta contro la base NATO di Comiso e quella per un «raccordo stradale migliore tra Ragusa e Catania». Quest'ultima causa è certamente popolare a Ragusa. Ma, vedendo le cose da più lontano, mi piacerebbe – con il dovuto rispetto – che ci fosse un raccordo migliore pure fra le Sue prese di posizione sul riconoscimento delle unioni di fatto, anche – o in particolare – fra persone dello stesso sesso, e quelle del Magistero pontificio: a chiarezza ed edificazione dei cattolici, a illuminazione della politica che ne ha tanto bisogno, e a maggior gloria di Dio, anche sociale.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 18/01/2012

3 - ESAME DI COSCIENZA SUI VIZI CAPITALI
Schema tratto dalla penitenziale per i giovani in San Pietro alla presenza di Benedetto XVI
Fonte Libreria Editrice Vaticana, 2007

Perdona Signore i nostri peccati di SUPERBIA: le azioni che cercano solo la lode e l'approvazione della gente, l'ambizione, la ricerca di potere e di notorietà.
Perdonaci per quando parliamo, diamo consigli, studiamo, lavoriamo, facciamo il bene solo in funzione di ciò che ne penseranno gli altri e per catturare la stima altrui.
Perdonaci per quando esibiamo con vanità la bellezza fisica e le qualità dateci da Dio.
Perdonaci per l'arroganza che nasce dalla superbia, per il desiderio di non dipendere da nessuno, e nemmeno da Dio, per il vittimismo con cui sappiamo darci sempre una giustificazione.
Rendici umili. L'umiltà è la virtù che elimina tutte le passioni perché in essa noi ci rendiamo disponibili ad essere aiutati da Dio.
 
Perdona Signore i nostri peccati di INVIDIA: l'ostilità, l'odio, l'idea che il male altrui possa essere bene per noi.
Perdona l'egocentrismo che ci impedisce di desiderare il bene per gli altri e ci rende incapaci di amare, il malcontento e i contrasti generati dall'invidia. Liberaci dal rancore, dal tormento interiore, dall'insoddisfazione.
Perdonaci quando vediamo tutto in funzione di noi stessi, quando non sappiamo mettere un freno ai desideri, quando chiamiamo l'invidia "sana competitività".
Perdona i cedimenti a una società che alimenta continuamente l'ambizione, l'avidità e la vuota curiosità.
Perdonaci quando desideriamo la roba d'altri e ci condanniamo all'infelicità.
Aiutaci a contrastare l'invidia con il dono quotidiano di noi stessi per i fratelli.
 
Perdona Signore i nostri peccati d'IRA: i turbamenti del cuore, i sentimenti di avversione verso i fratelli quando sentiamo colpito il nostro io, l'animosità eccitata, l'aggressività del corpo, la sete di vendetta.
Perdonaci quando l'ira soffoca la libertà, ci rende schiavi di noi stessi, toglie la pace interiore ed esteriore.
Perdonaci la tentazione di "farla pagare" a chi ci ha umiliato, il piacere perverso del "far del male a qualcuno", i giudizi taglienti e la gratuita durezza verso gli altri, le mille giustificazioni dell'ira.
Aiutaci a seguire la via suggerita dai padri:"il silenzio delle labbra pur nel turbamento del cuore", dato che "La medicina perfetta… sarà quella di essere prima di tutto ben persuasi che non ci è consentito adirarci mai e in nessun modo".
 
Perdona Signore i nostri peccati di ACCIDIA: il torpore, la pigrizia, l'abbattimento, la tristezza, la dipendenza e le crisi di astinenza da stimoli e piaceri esteriori che ci lasciano sempre tristi e vuoti.
Perdonaci per la noia che a volte proviamo nel pregare e che ci spinge a cercare distrazioni, o ci lascia soli a parlare con noi stessi.
Perdonaci quando l'accidia genera disgusto e noia per ogni attività sana e spirituale, per quando la stessa vita quotidiana si tinge di tristezza, svogliatezza, vittimismo e lagnanza.
Perdonaci per la vita senza scopo, il tempo perso e la fuga dall'impegno quotidiano.
Donaci il desiderio di reagire. Facci trovare una guida spirituale e fa' che accettiamo la disciplina dell'obbedienza, unica via per non essere sballottati come un corpo inerte in balia delle passioni.
 
Perdonaci Signore per i peccati di AVARIZIA: l'avidità, la brama di possedere, la fiducia smodata riposta nel denaro. Perdonaci se per avarizia lavoriamo di domenica, siamo disonesti, non diamo in elemosina, ci circondiamo di cose superflue.
Perdona le conseguenze terribili della fame di soldi: liti familiari, ansie e falsi timori, tradimenti, frodi, inganni, spergiuri, violenza e indurimento del cuore.
Perdonaci l'abitudine a essere insoddisfatti per ciò che abbiamo e bramosi di ciò che non ci è dato. Liberaci da lussi inutili, comodità e abitudini dispendiose.
Perdona le ingiustizie della società, le drammatiche disuguaglianze tra paesi ricchi e poveri, le guerre, i disumani sfruttamenti e l'inganno delle coscienze prodotto da un sistema di accumulo e consumo che fa di tutto per eccitare la brama di possesso.
Aiutaci a sottrarci all'influenza dei media e a fidarci di te, che rivesti i gigli del campo e non abbandoni gli uccelli del cielo.
 
Perdonaci Signore per i peccati di GOLA: il rapporto irrazionale con il cibo, i vizi del fumo, dell'alcool, delle droghe, la dipendenza che ci fa schiavi.
Perdonaci se scambiamo per la libera scelta ciò che è solo condizionamento dell'abitudine, delle mode, della pubblicità.
Perdonaci per la mente ottenebrata che si allontana anche dalla preghiera e dalle sane letture, per gli eccessi che ci rendono meno padroni di noi stessi e affievoliscono la capacità di autocontrollo.
Insegnaci la capacità dell'astinenza, che disintossica il corpo e la mente. Aiutaci a scoprire i piaceri sani della vita, per essere capaci di amare i fratelli con la libertà e la gioia con cui tu hai amato noi.
 
Perdonaci Signore per i peccati di LUSSURIA, che ci fanno schiavi del sesso, e per il disordine morale che mette a rischio persone, famiglie e società.
Perdona il cedimento a immagini proposte ad arte,a voci allusive, alla pornografia in video e in rete. Perdonaci la debolezza di fronte a piaceri tanto intensi quanto effimeri.
Perdona la mentalità diffusa che si spaccia il disordine sessuale per conquista e fa credere che ogni istinto debba trovare immediata soddisfazioni. Facci comprendere che non è libero chi non ha il controllo di se stesso, chi si riduce al doppio gioco e alla menzogna, chi perde l'integrità morale e la pace, chi si chiude in se stesso.
Perdona i danni gravi nella società: per il sesso si litiga, si minaccia, si uccide; la libidine alimenta uno stile di vita fatuo, degenera spesso nella prostituzione, nel ricatto, nella pedofilia...
Aiutaci a custodire la castità nel cuore e nella mente, e a non avere rapporti sessuali prima o fuori del matrimonio, a evitare deviazioni e stravaganze. Insegnaci modestia e dignità nel vestire, custodisci sguardi e fantasie.
Aiutaci a riscoprire la meraviglia della sessualità secondo Dio, nella cornice dell'amore coniugale, nell'atmosfera di famiglia e di tenerezza dove il sesso non è profanato e svenduto ma è sacra partecipazione al dono della vita.

Fonte: Libreria Editrice Vaticana, 2007

4 - LA DISGUSTOSA E BLASFEMA RAPPRESENTAZIONE DI ROMEO CASTELLUCCI: IL PAPA ZITTISCE IL CORRIERE DELLA SERA
Ricordiamo inoltre che l'arcivescovo di Parigi ha guidato una veglia di preghiera di riparazione a Notre Dame
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana, 20-01-2012

Il Papa «auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i Santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della Comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi Pastori». Recita così il telegramma che la Segreteria di Stato della Santa Sede – con firma dell'assessore Peter B. Wells – ha inviato a padre Giuseppe Cavalcoli, il teologo domenicano che aveva espresso solidarietà e fedeltà al Papa come risposta allo spettacolo teatrale blasfemo di Romeo Castellucci – "Sul concetto di volto del Figlio di Dio" – che andrà in scena a Milano dal 24 al 28 gennaio sollevando grandi reazioni da parte di singoli e gruppi cattolici.
Si tratta di un intervento importante che sicuramente toglie ogni alibi a interventi livorosi e fuori misura come quello di Pierluigi Battista che, il 18 gennaio dalle colonne del Corriere della Sera, si è scagliato contro i cattolici che si sono organizzati per protestare contro la messa in scena di questa opera sia con una manifestazione in piazza nelle adiacenze del Teatro Parenti sia con rosari e messe di riparazione in diverse città italiane. Nessuna minaccia, nessuna manifestazione di antisemitismo, nessuna violenza verso chi vuole andare a vedere lo spettacolo: anche se qualcuno – nei social network – esprime giudizi oltremisura, è evidente che chi sta organizzando le diverse manifestazioni  esprime soltanto quella "reazione ferma e composta" invocata dal Papa.
E la reazione va ben oltre quel mondo tradizionalista che – per Battista ma anche per tanti cattolici – viene semplicisticamente etichettato come "integralista, intollerante, intimidatorio, prepotente". Alle diverse manifestazioni di cui si è già parlato abbondantemente sui giornali vanno infatti aggiunte tante altre messe e preghiere di riparazione che tante comunità in giro per l'Italia stanno promuovendo. Ci permettiamo di indicarne una, a Milano, perché a questa aderisce anche la redazione de La Bussola Quotidiana: martedì 24 alle ore 21, nella chiesa di San Pio X (Piazza Leonardo da Vinci, Città Studi), il parroco don Marco Barbetta celebrerà una messa di riparazione, a cui invitiamo tutti i nostri lettori che potranno.
Nella logica di Battista non si capisce perché solo ai cattolici dovrebbe essere impedito di protestare civilmente – addirittura pregando in riparazione – contro spettacoli che offendono ciò che hanno di più caro. Parlerebbe allo stesso modo Battista se in scena al Parenti andasse una rappresentazione teatrale che metta in dubbio l'Olocausto o che si risolvesse in un lancio di pietre e una colata di m. contro una copia del Corano?
Ma le scarne parole del telegramma della Santa Sede dovrebbero anche  suggerire qualche passo alla Conferenza episcopale italiana che, sulla vicenda, ha mantenuto il più rigoroso silenzio. C'è stato certamente il comunicato dell'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, che – come ha rilevato ieri il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi - è in linea con quanto espresso nel telegramma inviato dalla Santa Sede.
Ma quella "guida dei vescovi" invocata dal Papa se, da una parte, può nascondere la preoccupazione per possibili manifestazioni fuori misura, dall'altra è un monito a tutti i vescovi perché intervengano con chiarezza ed essenzialità in casi come quello dello spettacolo di Castellucci, che non può essere considerato un episodio isolato e delegabile a una sola diocesi. Lo aveva già scritto su queste colonne monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, e il Papa ne dà un'ulteriore conferma allargando il discorso a tutte quelle forme di "mancanza di rispetto verso Dio, i Santi e i simboli religiosi" che ormai sono una costante della nostra società, dominata – diceva monsignor Negri – da "una ideologia anticristiana".
I vescovi dunque non hanno alcun alibi al silenzio, soprattutto dopo averli visti protagonisti negli ultimi mesi su tante vicende politiche e sociali, dalla gestione dell'acqua alle centrali nucleari fino alle manovre per ricreare un partito cristiano. E per quanti continuano a sostenere che le proteste in Francia per lo spettacolo di Castellucci sono state fomentate solo dai gruppi lefebvriani, ricordiamo che l'arcivescovo di Parigi, cardinale Andre' Vingt-Trois, ha guidato una veglia di preghiera di riparazione a Notre Dame.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 20-01-2012

5 - ROMEO CASTELLUCCI: ECCO COSA DICEVA NEL 2002
''Ciò che io e i miei colleghi abbiamo cercato di fare nel corso degli anni è di portare lo scandalo scenico al parossismo e di mantenerlo sempre vibrante''
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana, 20-01-2012

Il regista romagnolo Castellucci, quello del volto di Cristo imbrattato di escrementi, deve essere proprio ossessionato dalla religione. Un lettore mi ha indirizzato verso la newsletter di gennaio della TFP (associazione internazionale Tradizione-Famiglia-Proprietà), dove compare la traduzione di un'intervista rilasciata da Castellucci alla rivista australiana Real Time Arts (n. 52, dicembre-gennaio 2002). Infatti, al festival di Melbourne, il regista aveva presentato la sua opera titolata Genesis.
Così viene presentata detta pièce sulla Genesi dalla rivista: «Meno nota, invece, è la versione mistica giudaico-cristiana che troviamo nello Gnosticismo, nella Cabala e nella filosofia Rosacroce. È questa la versione che Castellucci ci presenta (…). Castellucci attinge alle stesse tradizioni che hanno ispirato artisti come Baudelaire, Antonin Artaud (…). In questa versione più tenebrosa della Genesi, l'atto creativo non è frutto dell'amore, ma di un terribile errore (…). Non è l'Amore che regna nell'universo, ma la Crudeltà. Non è l'uomo ad aver peccato, ma Dio. Tutta l'arte e il teatro di Castellucci costituiscono una storia che racconta questo atto iniziale di violenza primordiale». Artaud, tra parentesi, è il fondatore della scuola detta Teatro della Crudeltà.
L'intervista, a cura di Jonathan Marshall, si intitola «L'Angelo dell'arte è Lucifero». Così esordisce l'intervistatore: «Lei ha detto che "la Genesi mi spaventa più dell'Apocalisse" perché rappresenta "il terrore delle possibilità senza fine". Questo sembra essere ispirato agli scritti di Antonin Artaud e di Herbert Blau, nonché alle dottrine gnostiche e cabalistiche che ispiravano Artaud. Lei è d'accordo con le idee di solito associate a questa cosmologia? Per esempio, Artaud sosteneva che prima della creazione regnava un caos terrificante, che è poi rimasto per sempre presente, latente o immanente all'interno dell'esistenza quotidiana. Egli ha sostenuto che questo caos è il vero senso del teatro. L'obiettivo più alto, la virtù più eminente del teatro sarebbe quindi di poter rappresentare — o almeno avvicinarsi a rappresentare — il caos attraverso una performance dal vivo?». La risposta è in perfetto stile artistico, cioè piuttosto fumosa (chi conosce il modo di esprimersi degli artisti contemporanei non si stupirà), però emerge una frase indicativa: «Ciò che io e i miei colleghi abbiamo cercato di fare nel corso degli anni è di portare lo scandalo scenico al parossismo e di mantenerlo sempre vibrante».
Altra domanda (l'intervistatore sembra avere le idee più chiare): «Lei è d'accordo che ogni atto creativo sia un atto di violenza? O per lo meno una violazione del tabù contro la Creazione? Ho in mente qui la sua dichiarazione che Lucifero, l'angelo caduto, sarebbe il primo artista con cui l'umanità si debba identificare». Segue un commento che potrebbe essere anche condivisibile nella sua ambiguità, ma neanche Castellucci sa resistere a presentare se stesso come il genio artistico a cui si perdona la sconclusionatezza, un linguaggio in cui era maestro lo scomparso Carmelo Bene: «Che senso ha ripetere oggi queste parole che costituiscono l'incipit del Genesi? Queste parole del Genesi sono le stesse che hanno causato l'esistenza del mondo e, quindi, anche l'esistenza del palcoscenico. L'unica persona che ha potuto reggere il peso di queste parole creative, e che per prima ha parlato in "doppia forma", il primo che ha assunto le vesti di un altro, è Lucifero. In tutta la storia dell'umanità, Lucifero si è sempre mostrato in travestimenti e costumi, adottando le parole di qualcun altro. Ha fatto questo sin dal Principio, quando ha rivestito la pelle del serpente e la lingua del serpente. Per la prima volta egli ha parlato per bocca di qualcun altro, facendo al serpente dire: "Ma è proprio vero ciò che Dio ha detto?", e creando così una forma di mimetismo, una forma di duplicazione del linguaggio. Lucifero è il primo ad aver esplorato la sovrabbondanza del linguaggio, avvalendosi del teatro come fonte di energia, dando così origine all'arte stessa».
Qualunque cosa ciò voglia dire. Infatti: «Il mio spettacolo Genesis non è solo il libro biblico della Genesi, ma è anche una genesi che reca al mondo, usando il palcoscenico, le mie proprie pretensioni di creare un mondo. Lo spettacolo mette in scena gli aspetti più volgari del mio essere, cioè l'artista che vuole rubare a Dio l'ultimo e più importante Sefirot. Questa è la maggiore gioia dell'artista: rubare a Dio. (…) In sintesi, la Genesi mi spaventa molto di più dell'Apocalisse. (…) L'Angelo dell'Arte è Lucifero. È Lui il primo che assume le sembianze e le fattezze di un altro. È Lui il primo ad aver sdoppiato il linguaggio, salvo poi tradurlo. È Lui il primo, e l'unico, ad aver dominato l'arte della trasformazione. Egli proviene dalla zona del non-essere. L'unica possibilità per lui di tornare alla zona dell'Essere è farlo con la voce, il corpo, il nome di un altro. A questo serve il teatro. Questa zona del non-essere è la zona genitale di ogni atto creativo».
Ai lettori il giudicare. Suggeriamo una chiave: lo scandalo, l'ambiguità espressiva, l'insistenza sui simboli di una religione che, a differenza di altre, porge l'altra guancia sono mezzi utilissimi, anche se frusti, per portare la gente in teatro e pagare gli stipendi a chi non si rassegna a guadagnarsi il pane senza rompere le scatole al prossimo.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 20-01-2012

6 - 2012: 600° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI SANTA GIOVANNA D'ARCO, PATRONA DELLA FRANCIA
Appena 25 anni dopo, con la sua mamma ancora vivente, il processo fu annullato, Giovanna fu riconosciuta innocente e il Papa scomunicò come eretico il vescovo che l'aveva condannata
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: CulturaCattolica, 06/01/2012

Il 6 gennaio dell'anno di Nostro Signore mille quattrocento dodici, a Domrémy, nella Marca di Lorena, veniva alla luce una bambina di nome Giovanna, figlia di Giacomo d'Arco e sua moglie Isabella. Giovanna d'Arco, la Pulzella d'Orléans, è una delle figure più affascinanti della storia europea. Assurta nel corso dei secoli a simbolo dell'identità nazionale francese, venne messa in soffitta dalla Rivoluzione del 1789, scalzata da nuovi miti e simboli. Troppa religiosa, addirittura mistica, la Pulzella che aveva combattuto per la libertà di Francia ma anche nel nome di Cristo per il nuovo potere giacobino. Giovanna venne poi riscoperta nel corso della Prima Guerra Mondiale, invocata dai combattenti – credenti e no- a difesa della Patria minacciata da nuovi invasori. Era stata beatificata nel 1909 da papa Pio X, e dopo la guerra, nel 1920, venne proclamata santa da papa Benedetto XV.
La protettrice dell'indipendenza della Francia, a cui venne eretto un maestoso santuario nel suo villaggio lorenese, in realtà ha un significato e un'importanza che vanno molto oltre i confini gallici. Giovanna, nata al crepuscolo del Medioevo, incarnò il meglio dei valori cavallereschi di quell'epoca, così come lo spirito religioso profondo e attento ad ogni manifestazione della potenza di Dio, ma allo stesso tempo fu un segno di contraddizione, fu un'irregolare, fu bruciata sul rogo come eretica, dopo essere stata processata da un tribunale inquisitorio al soldo di un potere politico, quello inglese. La vicenda di Giovanna infatti si colloca al culmine della Guerra dei Cent'Anni tra Francia e Inghilterra.
Giovanna era cresciuta in una Francia divisa, occupata dagli eserciti inglesi, prostrata moralmente, priva di una guida salda. La ragazza di Lorena, contadina adolescente, alta e robusta, di corpo vigoroso e mente limpida, una mattina d'estate udì una voce che le parlava della Fede e della sua osservanza, e alla fine le ordinava di ricercare il Re di Francia non ancora incoronato, spodestato dai nemici, per salvarlo e incoronarlo a Reims. Ebbe in seguito altre visioni: l'Arcangelo Michele, Principe della Milizia terrena, Santa Caterina e Santa Margherita, e Giovanna viveva in loro compagnia, consacrata, esitante, trascinata. Intorno a lei c'era il mondo, ma c'erano anche quegli esseri. Intanto l'Inghilterra si preparava a sferrare un attacco tremendo contro il paese occupato, e così nel 1428, la coraggiosa diciassettenne andò a cercare il re. Nonostante questi si fosse celato tra i suoi cortigiani, Giovanna andò dritta fino a lui, come ad un bersaglio, senza esitare o volgersi, gli si inginocchiò davanti e gli chiese truppe per soccorrere Orléans assediata, vincere e quindi accompagnarlo fino a Reims, per esservi unto e incoronato, secondo la volontà di Dio. Allora Carlo la prese un po' in disparte per parlare a quattr'occhi, dato che lo aveva riconosciuto. Ma quel che si dissero non ci è stato tramandato. Eppure, o avvenisse allora o più tardi, sappiamo questo: il segno da cui il re doveva riconoscere che lei veniva da Dio fu dato, e trasformò la mente di lui. Le fecero fare a Tours, da un armaiolo della città, un'armatura bianca, spessa e pesante; le diedero anche uno stendardo, per essere riconosciuta in battaglia, di lino bianco fino, cosparso di gigli di Francia, e la figura di Nostro Signore, con il mondo in mano, ed ai due lati angeli in adorazione, col motto Gesù, Maria. Il Re le avrebbe dato anche una spada nuova come l'armatura. Ma essa era decisa a non uccidere né ferire mai in combattimento, e non volle quella spada.
Seguirono a questo soprannaturale esordio due anni di imprese gloriose e dolorose, con alti e bassi bellici, ma la Francia si era doppiamente risvegliata grazie alle sue gesta: si era risvegliato l'amore per la Patria e la Devozione a Dio. Ma la politica non sopporta figure mistiche, idealiste e sognatrici: venne così la caduta e la rovina. Ma non bastava: il potere voleva anche che il suo nome cadesse nel fango del discredito. Era arrivata in nome di Dio, e in nome di Dio doveva essere condannata. Fu ordinato il processo ecclesiastico: era accusata di eresia, stregoneria e bestemmia. Bisognava che Giovanna fosse gravata d'infamia per sempre, per vendicare l'onore offeso degli inglesi, che manovravano l'inquisitore, il vescovo Pierre Cauchon.
Il processo durò per lunghi mesi, interrogando Giovanna e facendo ricerche febbrili ovunque di testimonianze contro di lei. Alla fine il tribunale usò addirittura come prova di eresia il fatto che si vestisse da uomo. Tutte le sue gesta, tutti i suoi prodigi, vennero considerati effetto di stregoneria, e la sua incrollabile fiducia in Dio una prova di superbia e di sfida alla Divinità stessa.
Alla fine venne la condanna al rogo. Non le fu nemmeno permesso di sentire la Messa cui aveva anelato in tutto quel periodo di abbandono, ma ricevette il Corpo del Signore.
Domandò anche un crocifisso dalla chiesa, e dopo che l'ebbe sollevato davanti a sé, baciandolo con fervore, mentre i soldati inglesi tumultuavano, la torcia fu avvicinata alle fascine, ed in mezzo al fumo la udirono proclamare con fermezza che in verità la sua missione veniva da Dio, e la udirono pregare i santi.
Per impedire che le sue reliquie venissero venerate, fu dato ordine di gettare le ceneri nella Senna.
Anni dopo, nel 1456, quando ormai le truppe inglesi avevano perso la propria influenza, la Chiesa, con un rescritto di papa Callisto III, riaprì l'inchiesta su Giovanna d'Arco: il tribunale che l'aveva condannata fu riconosciuto come illegittimo, il processo annullato e Giovanna fu riabilitata e riconosciuta innocente. Il papa inoltre scomunicò postumo come eretico Pierre Cauchon.
Giovanna, scandalo e follia, rappresenta dopo 600 anni, in una società ostile al cattolicesimo, la fede dei semplici, conservata con gioia e ardore da una ragazza dal cuore puro. Giovanna è, soprattutto, la donna della pietà, che non conosce paura. Pietà per il proprio popolo umiliato, pietà per un regno senza un re, pietà per le colpe e le mancanze dei suoi compagni d'armi, e per l'uomo che diventa re tra dubbi e viltà. Pietà per la Fede trascurata, dimenticata, per i cuori induriti, che lei scioglie con la preghiera e con il suo esempio. Pietà per se stessa, per una giovane donna chiamata ad un destino tanto più grande di lei.
L'eroismo di Giovanna non è solo quello mostrato sul campo di battaglia, o davanti al tribunale dell'inquisizione, ma in primo luogo quello dell'obbedienza alla chiamata di Dio.

Nota di BastaBugie: il miglior film su Giovanna d'Arco fu quello di Victor Fleming del 1948 con protagonista Ingrid Bergman. Se vuoi, puoi approfondirlo su Film Garantiti, clicca qui!

Fonte: CulturaCattolica, 06/01/2012

7 - IN SLOVACCHIA SI PENSA A UN PROGRAMMA DI STERILIZZAZIONE DI MASSA PER GLI ZINGARI
Tornano di moda i progetti attuati dal nazismo in Germania, in molti stati americani e del Canada a partire dagli anni '20 con leggi ad hoc o in Svezia fino agli anni '70
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/08/2011

La proposta di legge del Ministero del Lavoro della Slovacchia, «definita a favore delle comunità svantaggiate» - stimate in 700, pari ad oltre 200mila persone - ha al suo centro il programma di sterilizzazione, in questo caso volontaria, delle donne, in particolare quelle appartenenti all'etnia rom. La notizia è comparsa sui giornali di tutto il mondo ed è stata definita scioccante.
In realtà, come hanno documentato negli anni passati fonti autorevoli - l'Associated Press, per esempio - sono dozzine i casi di sterilizzazioni avvenute tra il 1979 e il 2001 nell'allora Repubblica Ceca, «senza che vi fosse stato consenso formale ed esplicito», quindi in modo forzato e molte donne romni hanno portato i loro casi in tribunale, senza peraltro vedere riconosciuti i loro diritti.
Ma la cosa ancora più grave - in questo clima di ipocrisia dominante - è costituita dal fatto che nessuno ha sottolineato quanto l'iniziativa odierna del governo slovacco s'inserisca in un contesto scandaloso a livello internazionale, dove la sterilizzazione delle donne - uno degli esempi più terribili dell'eugenetica del terzo millennio - è stata usata e viene ancora usata come strumento di controllo della natalità, soprattutto nei paesi poveri del mondo.
Non c'è bisogno di richiamarsi al nazismo o prima ancora ai ventiquattro Stati americani, a partire dall'Indiana, che negli anni '20 introdussero leggi ad hoc o alla Svezia, dove si è praticata la sterilizzazione fino agli anni '70, o a parti consistenti del territorio del Canada.
Durante gli anni '90, in Perù, fu praticata una sterilizzazione di massa nei confronti delle donne indigene, in base al cosiddetto "Programma Nazionale di Salute Riproduttiva". Sembra che tale campagna fosse stata finanziata dall'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID), tramite un contratto concesso all'Association for Voluntary Surgical Contraception (AVSC). Le donne, minacciate da funzionari o costrette a cedere al ricatto per ottenere cibo e medicinali, furono sottoposte a interventi chirurgici. Molte morirono. Un'indagine  indicò che tra il 1995 e il 2000, 331.600 donne furono sterilizzate contro la propria volontà, a causa di una politica eugenista e in nome di un Piano di salute pubblica, il cui vero obiettivo era quello di ridurre il numero di nascite tra i settori più poveri, cioè tra le popolazioni indigene delle zone più disagiate del Paese.
Nel 2000, alcuni dottori uzbeki raccontarono all'Institute for War and Peace Reporting che esisteva un decreto riservato del Ministero della Salute, che ordinava la riduzione del tasso di natalità nelle aree rurali del Paese, suggerendo di praticare isterectomie e di applicare spirali alle donne subito dopo il parto.
In India, sono milioni e milioni le donne sottoposte a sterilizzazione nel Tamil Nadu, sotto l'egida di un programma di "pianificazione familiare", promosso dal governo indiano. Con un tasso di incremento demografico annuo pari all'1,40%, l'India registra attualmente una crescita demografica costante, tuttavia notevolmente inferiore ai picchi raggiunti tra gli anni Cinquanta e Settanta che portarono a drastiche misure di pianificazione familiare, tra cui impopolari campagne di sterilizzazione.
Secondo stime del 1995, le ultime a disposizione, 160 milioni di donne in età riproduttiva hanno fatto ricorso alla legatura delle tube. Di queste, centotrentotto milioni vivono in paesi in via di sviluppo ed è difficile credere che questa pratica di massa, in queste realtà del mondo, sia stata frutto di una libera scelta da parte delle donne. È stata, piuttosto, la conseguenza, di scientifici piani di controllo delle nascite e di aperte violazioni dei diritti umani.
La cosa ancora più grave è costituita dal fatto che queste violazioni - perpetrate per almeno tre decenni - sono state pianificate e perfino finanziate da organismi internazionali legati al sistema delle Nazioni Unite. Per esempio, l'International Planned Parenthood Federation, il Population Council - fondato dal finanziere John D. Rockfeller III e dal presidente della Società Eugenetica Americana Frederick Osborn -, che hanno come scopo il calo delle nascite nei Paesi in via di sviluppo. Anche l'UNICEF, per molti anni, si è mossa in questa direzione.
Pure l'Unione Europea ha concorso a questo disegno, che evidentemente non è stato mai dichiarato nella sua nettezza. Prendiamo, ad esempio, la relazione del 2003 sui diritti umani nel mondo, presentata al Parlamento europeo, dove si legge: «Dal 1994 la Commissione è diventata uno dei maggiori partner nell'affrontare le esigenze di salute riproduttiva nei paesi in via di sviluppo, nel quadro degli obiettivi concordati alla Conferenza internazionale dell'ONU sulla popolazione e lo sviluppo svoltasi al Cairo dieci anni fa. Nel periodo compreso tra tale conferenza e il 2001 abbiamo stanziato oltre 655 milioni di euro per assistenza esterna esplicitamente destinata alla pianificazione familiare, alla salute riproduttiva, alla maternità sicura, all'HIV/AIDS e alla politica e alla gestione demografiche».
Il contesto teorico di queste politiche, rispondenti alle logiche dei cosiddetti "diritti riproduttivi" - la definizione che le Nazioni Unite hanno usato per definire i "nuovi diritti umani" - è stato rappresentato dai movimenti internazionali neomalthusiani ed eugenisti. I primi considerano la crescita della popolazione come una diretta minaccia al benessere dell'Occidente, al suo accesso privilegiato alle risorse fondamentali. I secondi spingono per un processo di selezione e miglioramento genetico delle popolazioni, e ritengono che i poveri, i deboli, i malati, i disabili, non debbano riprodursi.
Questa è la logica all'interno della quale può e deve essere letta la proposta di legge che si discute oggi in Slovacchia ed è anche la logica che ha prodotto una realtà dove l'umano - come l'abbiamo conosciuto - è stato dolosamente e forse irrimediabilmente compromesso, in nome di teorie aberranti e di poteri che le hanno usate per consolidare se stessi e i loro interessi.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/08/2011

8 - SECONDA EDIZIONE DELLA MARCIA PER LA VITA: APPUNTAMENTO A ROMA PER DOMENICA 13 MAGGIO
E il sabato precedente un interessante convegno scientifico-divulgativo al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 11 gennaio 2012

Gli attacchi alla vita umana innocente sono sempre più numerosi e nuovi strumenti di morte minacciano la sopravvivenza stessa del genere umano: Ru 486, Ellaone, pillola del giorno dopo ecc. Da oltre trent'anni in Italia una legge dello Stato (la 194/1978) regolamenta l'omicidio deliberato dell'innocente nel grembo della madre e i morti si contano a milioni.
Esiste, però, un popolo che non si rassegna alla morte dell'innocente e vuole far prevalere i diritti di chi non ha voce, di chi non possiede nulla, se non l'alito della vita, e non conosce la violenta ideologia dell'utilitarismo e dell'individualismo esasperato. Per la prima volta tale popolo è sceso in strada il 28 maggio 2011 a Desenzano, durante la 1° edizione della Marcia per la vita, organizzata in breve tempo e con poche risorse a disposizione; tuttavia si è dimostrata un vero successo. È per tale ragione che saranno moltiplicate le forze e sarà profuso l'impegno per questa battaglia buona e doverosa che ormai si è avviata.
La 2° edizione della Marcia per la vita si svolgerà a Roma il 13 maggio 2012, centro della Cristianità e del potere politico. Le strade della capitale sono state attraversate, anche recentemente, da numerosi cortei indecorosi, vergognosi e blasfemi; questo corteo, invece, affermerà il valore universale del diritto alla vita e il primato del bene comune sul male, sull'egoismo e sull'edonismo.
L'iniziativa sarà una "marcia" e non una processione religiosa e come tale aperta anche ai pro life non credenti e a tutti i gruppi che vorranno partecipare con i loro simboli, ad esclusione di quelli politici. Inoltre è previsto un convegno, sempre a Roma, il 12 maggio, sulla vita, al quale hanno già dato la loro adesione personalità conosciute del mondo pro life italiano.
Il programma della Marcia prevede la partenza intorno alle ore 9,00 per poi percorrere il centro della città fino a Castel Sant'Angelo. [...]
Le adesioni di personalità del mondo ecclesiastico, politico e culturale, associazioni e gruppi pro-life, italiani e stranieri, giungono sempre più numerose. La Marcia per la Vita è una iniziativa apartitica e indipendente dalle autorità ecclesiastiche, nata per iniziativa del MEDV (Movimento Europeo Difesa Vita) e dell'Associazione Famiglia Domani. L'iniziativa è aperta a tutti coloro che ne condividono gli obiettivi, ovvero:
- affermare che la vita è un dono, indisponibile, di Dio, e che il diritto alla vita di ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, deve essere tutelato e protetto dalla società;
- contrastare l'iniqua legge 194 che ha legalizzato l'uccisione, sino ad oggi in Italia, di oltre 5 milioni di innocenti;
- ribadire che esiste una distinzione tra Bene e male, tra Vero e falso, tra Giusto ed ingiusto;
- invitare alla mobilitazione in difesa della vita i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà. [...]
C'è bisogno dell'aiuto di tutti con la preghiera, che smuove le montagne (1 Cor 13,2) e vince ogni difficoltà; con la costituzione, in ogni città italiana, di centri locali che collaborino sul piano organizzativo (fotocopiando e diffondendo materiale, organizzando pullman per venire a Roma, preparando striscioni, bandiere, cartelli...); con il sostegno economico, che può moltiplicare le possibilità. [...]

Nota di BastaBugie: tratto dal sito ufficiale della manifestazione www.marciaperlavita.it riportiamo di seguito il programma del Convegno che si terrà sabato 12 maggio 2012, cioè il giorno precedente la Marcia per la Vita.
"Chi salva una vita, salva il mondo intero" - Dedicato a Chen Guangcheng
Aula Magna del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum

I parte – Presiede e modera Marisa Orecchia
14.30 – Saluto ai partecipanti ed introduzione al convegno
14.40 – Renzo Puccetti: Aborto e mentalità contraccettiva: che cosa dicono i numeri?
15.00 – Padre Gonzalo Miranda: Scienza e tecnica: lo spazio dell'etica
15.20 – Pino Noia: Diagnosi pre-natale, tra lecito ed illecito
15.40 – Carlo Bellieni: Ricerca scientifica: la prima alleata del rispetto della vita
 
II parte – Presiede e modera Riccardo Cascioli
16.10 - Ettore Gotti Tedeschi: Le radici demografiche della crisi
16.30 – Mons. Ignacio Barreiro: La difesa della vita integrale
16.50 – Costanza Miriano: La donna accoglie la vita
17.10 - Giovanni Lindo Ferretti: Testimonianza
17.30 – Irene van der Wende: Testimonianza
18.15 – Premiazioni
19.00 – Fine convegno
 
Sede del convegno: Università Regina Apostolorum
Via degli Aldobrandeschi 190 – 00163 Roma (vicino al Raccordo Anulare, sulla via Aurelia)

Fonte: Corrispondenza Romana, 11 gennaio 2012

9 - OMELIA IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 1, 21-28)
Taci! Esci da lui!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 29/01/2012)

Il popolo ebraico aveva in Mosè il suo maestro che li istruiva sulle vie di Dio. Per mezzo di Mosè, Dio diede al suo popolo la Legge santa, per mezzo della quale gli Ebrei potevano sapere con certezza ciò che piace e ciò che dispiace a Dio. Dio, inoltre, fece questa assicurazione a Mosè, dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a te. A lui darete ascolto» (Dt 18,15). Queste parole si riferivano chiaramente a Gesù, il Figlio stesso di Dio, mandato su questa terra per portare a compimento la Legge data a Mosè, per portarla al suo perfezionamento. «Se qualcuno – continua la profezia – non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto» (Dt 18,19). Così, nella pienezza dei tempi, il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Anche noi dobbiamo ascoltare il Signore, altrimenti dovremo rendere conto di questa nostra chiusura di cuore nei confronti del Vangelo. Il Salmo responsoriale di questa domenica diceva: «Se ascoltaste oggi la sua voce! Non indurite il cuore» (Sal 94,8).
Ascoltare la voce del Signore significa leggere e meditare il suo Vangelo e, in ultima analisi, ascoltare l'insegnamento della Chiesa. Chi ascolta i Pastori della Chiesa, e in modo particolare il Papa, ascolta Gesù stesso. Purtroppo si assiste oggi quasi a una ribellione nei confronti del Vicario di Cristo: si mette in dubbio il suo insegnamento e, alla sua, si preferisce la voce di un qualsiasi teologo, purché dica quello che noi vogliamo. Esaminiamo seriamente la nostra coscienza e vediamo se anche noi abbiamo indurito il nostro cuore, chiudendoci all'insegnamento di chi nella Chiesa ha il compito di insegnare nel nome del Signore.
Il brano del Vangelo di oggi ci presenta Gesù che entrò di sabato nella sinagoga di Cafarnao, per insegnare e per far comprendere ai suoi interlocutori quella che era la missione a Lui affidata dal Padre. Il suo compito era quello di liberare l'umanità dal potere del maligno per renderci figli di Dio e donarci la salvezza.
Gesù avvalorò il suo insegnamento con un segno della sua potenza, scacciando da un ossesso un demonio che lo tormentava. Lo spirito impuro così disse al Signore: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» (Mc 1,24). Gesù è venuto realmente per distruggere le potenze del male e per allontanare da noi la malefica influenza del demonio. Così, dopo aver comandato allo spirito impuro di andarsene, questi, straziando l'ossesso e gridando forte, uscì da lui.
Questo episodio ci insegna che il demonio esiste e che, anche se non giunge tante volte a possedere qualcuno, tenta tutti gli esseri umani, affinché si allontanino dalla Legge d'amore di Dio e sprofondino con lui nell'inferno. Il cristiano deve tener conto di questa realtà e deve difendersi da queste insidie con una preghiera perseverante. Se saremo uniti a Gesù per mezzo dei Sacramenti e della preghiera, allora non avremo nulla da temere.
L'intento del demonio è quello di passare inosservato, e la sua più grande vittoria è quella di far credere agli uomini che lui non esiste. Egli agisce come un ladro che fa di tutto per non far notare la sua presenza, in modo da depredare indisturbato le nostre anime. Ed è sempre il Signore a farlo fuggire; ma, per essere da Lui protetti, bisogna pregare ogni giorno e ripetere con fede quella bella petizione che ripetiamo nel Padre nostro: «liberaci dal male».
Il cristiano deve anche tenere conto che, quanto più farà il bene, tanto più il tentatore cercherà di ostacolarlo. Non dobbiamo però cadere nell'errore di non impegnarci, altrimenti cadremmo nella più brutta delle tentazioni.
Si racconta un episodio nella storia dei Padri del deserto. Un santo monaco stava camminando per una grande città, ove vedeva che vi erano pochi demoni e per giunta quasi del tutto oziosi; mentre, avvicinandosi al Monastero che si trovava fuori di quella città, vide che vi erano molti demoni e molto indaffarati. Allora, quel monaco ordinò ad un demonio, in Nome di Dio, di spiegargli il motivo di quella differenza. Quel demonio fu costretto a rispondere che in città non c'era poi gran bisogno di tentare gli uomini, perché facevano già tutto da soli; mentre, in quel Monastero essi avevano molto da fare, dal momento che quei monaci facevano molto del bene e, quindi, dovevano essere ostacolati.
Ma chi vive con il Signore non ha nulla da temere. Dio guida e protegge tutti coloro che lo vogliono servire e sconfiggerà sempre il maligno tentatore, servendosi di Maria, l'umile sua serva. Invocandola con fiducia, sperimenteremo sempre la protezione dell'Onnipotente. Facendo risuonare il Santo Nome di Maria, le dense nubi della tentazione saranno spazzate via, e tornerà a splendere il Sole divino.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 29/01/2012)

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