BastaBugie n�244 del 11 maggio 2012

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1 SEGNALI CHIARI DI ANTI-EUROPEISMO NELLE ELEZIONI IN FRANCIA E GRECIA: BOCCIATI EURO, UNIONE EUROPEA, AUSTERITA' E DITTATURA DELLA BCE
In Grecia netta sconfitta dei partiti pro-euro, mentre Sarkozy ha perso non in quanto uomo di centro-destra, ma in quanto rappresentante dell'europeismo ad oltranza
Autore: Riccardo Ghezzi - Fonte: Qelsi
2 RAGAZZINE COSTRETTE CON LA FORZA A SPOSARSI... NON STIAMO PARLANDO DELL'ARABIA SAUDITA, MA DELL'ITALIA
Ecco i frutti dell'immigrazione sregolata nel nostro Paese: molte cedono alle violenze, altre si suicidano, altre si ribellano ai genitori, ma devono vivere nel nascondimento cambiando città
Autore: Lorenzo Galliani - Fonte: Avvenire
3 LA MODA DEI FUNERALI VERDI E DELLE SEPOLTURE ECOLOGICHE: REVIVAL DI VECCHIE IDEE GNOSTICHE
Per Introvigne lo scopo è eliminare ogni traccia del defunto, perché il suo ricordo perpetua il male che è stata la sua esistenza
Fonte: Il Sussidiario
4 IL COMUNE DI TORINO FINANZIA CON MEZZO MILIONE DI EURO LA PROMOZIONE DI FILM GAY
Titoli e trame che non troverebbero mai un mercato vengono sovvenzionate da soldi pubblici proprio mentre aumentano le famiglie in mezzo alla strada a causa della crisi
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana
5 HO FINITO DI SCRIVERE IL MIO SECONDO LIBRO: DOVEVA ESSERE PER GLI UOMINI MA FORSE NON LO E' PIU' TANTO...
Nell'uso del proprio tempo facilmente si diventa egoisti: a me capita di perderlo in cose inutili quando non dannose, eppure dovremo rendere conto di come avremo speso il nostro tempo
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com
6 TABU' DEL NOSTRO TEMPO: IN TEMA DI ABORTO PERCHE' NON SI SPECIFICA MAI IN COSA CONSISTA CLINICAMENTE?
Senza porre l'accento sulla brutalità del gesto, non si capisce la battaglia per abolire la legge 194; se stiamo zitti vuol dire che la società ha davvero fatto un passo avanti, ma verso il baratro
Autore: Davide Greco - Fonte: Corrispondenza Romana
7 SCIENZIATI, DUNQUE CREDENTI: IL NUOVO LIBRO CHE SFATA LA LEGGENDA DELL'INIMICIZIA TRA SCIENZA E FEDE
Esempio: il primo teorizzatore del Big Bang è stato il sacerdote cattolico Lemaître (il Big Bang infatti è perfettamente compatibile con la creazione: una bomba non può costruirsi da sola e poi scoppiare a caso... lo capisce anche un bambino)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: La Bussola Quotidiana
8 NUOVO LIBRO DEL PROFESSOR ROBERTO DE MATTEI SU PAPA PIO IX, BEATIFICATO ANZITUTTO PER AVER SANTAMENTE GOVERNATO LA CHIESA UNIVERSALE
Pio IX condannò nel Sillabo il socialismo, il comunismo, la massoneria, il liberalismo cattolico e il separatismo liberale (ovvero la separazione assoluta fra Stato e Chiesa)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA VI DOMENICA TEMPO DI PASQUA - ANNO B - (Gv 15,9-17)
Come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - SEGNALI CHIARI DI ANTI-EUROPEISMO NELLE ELEZIONI IN FRANCIA E GRECIA: BOCCIATI EURO, UNIONE EUROPEA, AUSTERITA' E DITTATURA DELLA BCE
In Grecia netta sconfitta dei partiti pro-euro, mentre Sarkozy ha perso non in quanto uomo di centro-destra, ma in quanto rappresentante dell'europeismo ad oltranza
Autore: Riccardo Ghezzi - Fonte: Qelsi, 06 mag. 2012

Non c'erano certo dubbi in proposito: le elezioni in Francia e Grecia hanno fornito chiare risposte non solo sulla politica locale, ma anche e soprattutto sugli equilibri dell'Unione Europea e dell'Europa intera.
Nonostante le poco lucide dichiarazioni di "estrema soddisfazione" da parte di alcuni esponenti del centro-sinistra italiano, la vittoria in Francia del candidato socialista François Hollande contro il  presidente uscente Nicolas Sarkozy non rappresenta affatto una "rinascita socialista" in Europa: basterebbe fare un piccolo sforzo di memoria per ricordare la recente disfatta di Zapatero in Spagna. Oppure possedere sufficiente onestà intellettuale per spostare lo sguardo verso la Grecia e accorgersi della clamorosa sconfitta proprio dei socialisti.
No, cari Bersani e combriccola: non c'è nessuna voglia di centro-sinistra in Europa.
La vittoria di Hollande, abbinata al grande risultato di Marine Le Pen al primo turno, rappresenta semmai la caduta dell'asse Sarkozy-Merkel, la sconfitta della linea dell'europeismo ad oltranza, la "debacle" dei vassalli dell'euro, della Bce e della finanza speculativa. Ha perso Sarkozy, presidente uscente, non in quanto uomo di centro-destra, ma in quanto autorevole (si fa per dire) rappresentante della linea dell'austerità e dell'asservimento agli umori dei mercati. Un chiaro messaggio a questa Unione Europea e alle manie dittatoriali di Angela Merkel, ora orfana del suo principale alleato (o zerbino?).
François Hollande si avvia a diventare presidente di Francia con il 53-55% dei voti al ballottaggio. E questo perché, in campagna elettorale, ha promesso di puntare sulla crescita economica e di combattere la crisi utilizzando armi diverse dal rigore e dall'austerità. Ha garantito discontinuità, ha fatto capire che con lui presidente non sarà Angela Merkel a comandare, e che non saranno i mercati e la finanza a decidere le sorti della Francia. Ha assunto posizioni al limite dell'anti-europeismo. Ed è stato premiato dal popolo transalpino.
Manterrà le promesse? Difficile pensarlo. In tutta Europa, dalla Germania alla  Spagna, così come in Italia, i governi e gli esponenti di centro-sinistra sono sempre stati più sensibili e ben disposti a soddisfare le esigenze dell'Ue e, diciamolo pure, delle lobby riconducibili al mondo dell'alta finanza e delle banche: da Prodi a Zapatero, per non dimenticare il tedesco "kapò" Martin Schulz, forse l'europarlamentare più europeista tra gli europeisti, presidente del gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e attuale presidente del parlamento europeo.
Certo, le medesime posizioni in Francia sono state assunte da Nicolas Sarkozy, che pure socialista non è. Ed è stato bastonato dai francesi.
Non abbiamo in realtà veri motivi per non credere che François Hollande possa garantire una certa discontinuità sia dalla quasi totalità dei socialisti europei sia dal predecessore Nicolas Sarkozy: anzi, possiamo pure augurarcelo, pur con tutti i dubbi del caso. L'importante è che i dati elettorali che gli assegnano la vittoria vengano letti e interpretati nel modo giusto.
Assai più ingarbugliato lo scenario greco, dove il clima di "anti-europeismo dilagante" è ancora più evidente.
I dati parlano chiaramente di una netta sconfitta dei partiti pro-euro, e di una sonora batosta dell'attuale coalizione di "larga intesa" che appoggia il governo tecnico guidato dal banchiere Lucas Papademos: Nea Dimokratia, centro-destra, si attesta a poco meno del 20%; ancora peggio il Pasok, socialisti, che non arriva al 17%. La "grande coalizione" a sostegno del governo tecnico non raggiunge, insieme, il 40%. Esattamente come se in Italia la somma Pd-Pdl-Terzo Polo si attestasse intorno al 37-38%.
Avanza, nonostante le beote sirene allarmistiche circa un fantomatico pericolo "neo-nazista", la lista Chrysi Avgi (Alba d'oro), di estrema destra, che dallo 0,5% delle precedenti elezioni si appresta ad ottenere un risultato vicino al 7% e ad entrare per la prima volta in parlamento. Ma cresce tantissimo pure l'estrema sinistra Syriza, il cui risultato è di poco inferiore a quello dei socialisti: 15-16%.
Lo scenario che si profila per la Grecia è quello di un pericolo di ingovernabilità, anche se con il sistema del premio di maggioranza è molto probabile che la coalizione Nea Dimokratia-Pasok riesca ad ottenere di poco la maggioranza assoluta dei seggi. Ma con molta fatica, e una maggioranza scricchiolante e facilmente ricattabile.
Il quadro è chiaro: hanno vinto i partiti estremisti, ma soprattutto anti-europeisti.
Non è un caso che il primo a mostrarsi preoccupato sia stato proprio il premier italiano, Mario Monti, europeista doc.

Fonte: Qelsi, 06 mag. 2012

2 - RAGAZZINE COSTRETTE CON LA FORZA A SPOSARSI... NON STIAMO PARLANDO DELL'ARABIA SAUDITA, MA DELL'ITALIA
Ecco i frutti dell'immigrazione sregolata nel nostro Paese: molte cedono alle violenze, altre si suicidano, altre si ribellano ai genitori, ma devono vivere nel nascondimento cambiando città
Autore: Lorenzo Galliani - Fonte: Avvenire, 12/04/2012

«Mio padre ci ha detto: andate dove volete, anche dall'altra parte del mondo. Io vi trovo. Sarebbe capace di uccidermi? Credo di sì». Nel racconto di una giovane pakistana, nel rapporto "Per forza, non per amore" dell'associazione "Trama di Terre", c'è il dramma vissuto dalle vittime dei matrimoni forzati.
Molte cedono a pressioni e violenze, sottomettendosi a un marito non voluto e a un futuro di infelicità; altre si ribellano ai genitori, fuggendo da tutto e da tutti: anche dagli affetti, perché rimanere nella stessa città può essere pericoloso, quando per amore della libertà si è diventati, agli occhi del padre-padrone, un ramo secco da tagliare.
I 'mai più' gridati da una comunità scossa dall'uccisione di Hina, sei anni fa, non sono bastati: nel 2010, in Italia, si sono contati 8 omicidi per il rifiuto alle nozze combinate. Altre donne e ragazze, stremate dalla continua pressione, arrivano a togliersi la vita. «Ho incontrato minorenni disperate convinte che l'unica alternativa al matrimonio non voluto fosse il suicidio – racconta l'avvocato Barbara Spinelli, che collabora con Trama di Terre. – Aggrappandosi all'aiuto dei loro insegnanti, sono riuscite ad attivare un percorso di assistenza, fuggendo dai padri. Per poche che ce la fanno, però, ce ne sono tante che entrano in un incubo che durerà tutta la loro vita. Spesso sono portate nel loro paese con l'inganno, con la scusa di una vacanza, e si ritrovano dopo pochi giorni a essere mogli di uomini che non avevano mai visto. Più vecchi di 20 o 30 anni, o appartenenti alla stessa famiglia, con rischi di malattie».
Ma quante sono le 'Hina' che soffrono oggi? La Svizzera ha stimato 17mila matrimoni forzati all'anno nel suo territorio; mentre le autorità italiane, spiega l'avvocato Spinelli, «alla 49esima sessione del Cedaw (Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne) delle Nazioni Unite, hanno affermato che 'i dati sui matrimoni precoci e sui matrimoni forzati non vengono raccolti perché si tratta di una pratica rara in Italia, come negli altri paesi europei'». Così, l'unico censimento resta quello di Trama di Terre, che nel 2011 contò 33 casi di matrimoni forzati nella sola Emilia-Romagna, di cui 10 in famiglie marocchine e 7 pakistane.
Ma le violenze subìte e la paura di non essere protetti, oltre all'eventuale presenza dei figli, frenano il desiderio di cambiare vita. Per questo il sommerso è altissimo: portarlo a galla si può, ma servirebbero ben altre indagini; sulle famiglie immigrate che vivono la frattura tra due generazioni (i genitori attaccati alle tradizioni, i figli che hanno scoperto in Italia il valore della libertà di scelta), e sui ricongiungimenti familiari: «Almeno il 30% di quelli che riguardano alcuni paesi è frutto di matrimoni forzati – va avanti l'avvocato Spinelli – e il problema è che spesso viene etichettato tutto come una 'questione culturale', quando invece si è in presenza di una violazione dei diritti umani ». Serve una maggiore sensibilità: quella richiesta dalla 'Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne', che prevede – per i 17 paesi firmatari – l'introduzione del reato di matrimonio forzato (già presente in alcuni Stati) e l'adozione di misure legislative per consentire l'annullamento delle nozze senza che i costi siano a carico della vittima. Rashida Manjoo, relatrice speciale dell'Onu per la 'Violenza contro le donne', è stata chiara: «L'attuale situazione politica ed economica dell'Italia non può essere utilizzata come giustificazione per la diminuzione di attenzione e risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni della violenza su donne e bambini in questo paese». Considerare il dramma dei matrimoni forzati come una questione che riguarda solo le comunità immigrate rischia di essere il primo passo verso il fallimento del processo di integrazione.

Fonte: Avvenire, 12/04/2012

3 - LA MODA DEI FUNERALI VERDI E DELLE SEPOLTURE ECOLOGICHE: REVIVAL DI VECCHIE IDEE GNOSTICHE
Per Introvigne lo scopo è eliminare ogni traccia del defunto, perché il suo ricordo perpetua il male che è stata la sua esistenza
Fonte Il Sussidiario, 19/04/2012

L'eco sepoltura, o gli eco sepolcri così come i funerali verdi. Sono l'ultima tendenza in fatto di ambientalismo - o ecologismo - profondo. Da tempo infatti hanno preso piede particolari tipi di sepolture, ad esempio la bara di cartone, considerate non inquinanti e a scarso impatto ambientale. A questo si aggiungono le sepolture in particolari aree cimiteriali come le foreste o i campi: invece di lapidi vengono piantati alberi. C'è però chi va ancor più oltre: l'associazione svedese "Promessa" propone infatti la sepoltura nella nuda terra in modo che il corpo umano diventi  un fertilizzante utile. Secondo questa associazione da sempre si sono seguiti tre percorsi per la sepoltura dei propri cari: permettere che si torni a essere terra, che si marcisca o che si venga bruciati. Secondo la biologa Susan Wiigh-Masak solo le ultime due possibilità sono quelle che si sono sempre seguite. Tramite una tecnica da lei ideata che permette l'eliminazione dell'acqua e il successivo congelamento del corpo, l'organismo biologico diventa così un fertilizzante naturale. Secondo Massimo Introvigne, raggiunto da IlSussidiario.net, tutto questo fa capo ad una concezione di ecologismo profondo che di fatto "diffonde l'idea che una volta morti si ridiventa parte della natura. Quella che era l'identità dell'uomo che per un po' era emersa, ma era emersa come increspatura del grande mare panteistico della natura, deve tornare a identificarsi con questo mare perdendo la sua identità". Per Introvigne, si tratta di eliminare anche il ricordo dell'uomo, cioè il suo nome, perché il ricordo del morto perpetuerebbe questo male che è stata la sua esistenza fuori del ciclo della natura.
CHE COSA SI CELA SECONDO LEI DIETRO A QUESTA IDEA DEI FUNERALI COSIDDETTI VERDI, DELLE SEPOLTURE ECOLOGICHE?
Si cela quella che si chiama ecologia profonda. Una lunga tradizione di attacco a un caposaldo del cristianesimo, cioè alla differenza ontologica e comportamentale che il Beato Giovanni Paolo II ha ben sintetizzato nelle sue opere e nel suo magistero.
CE LA RICORDA?
Che l'uomo è l'unica creatura voluta da Dio per se stesso;  le altre, gli alberi, i campi e gli animali sono state volute da Dio in funzione dell'uomo.
L'UOMO COME ESSERE SUPERIORE CHE DOMINA SULLA NATURA?
Non esattamente. Esiste naturalmente una ecologia accettabile, come dice spesso Benedetto XVI, e anche una ecologia cristiana, perché l'uomo è chiamato ad amministrare tutte le altre creature, che Dio ha voluto per l'uomo stesso. Non è despota o padrone assoluto, ha invece la responsabilità del creato.
QUESTO ECOLOGISMO PROFONDO DI CUI CI HA PARLATO, IN COSA CONSISTE?
Come dicevo prima, esiste una teologia cristiana del rispetto dell'ambiente: l'ecologia è una cosa buona, ma l'ecologismo è una deviazione. In particolare, l'ecologismo profondo - lanciato dal filosofo norvegese  Arne Næss, nega che esista una differenza o una superiore dignità o un superiore valore dell'uomo rispetto le altre creature.
E COME SI INSERISCE IL DISCORSO DELLE COSIDDETTE ECO SEPOLTURE IN QUESTO CONTESTO?
Si inserisce per sottolineare una cosa precisa: è la negazione che esista una differenza ontologica fra l'uomo creato a somiglianza di Dio e le altre creature che - sebbene importanti - sono state create in funzione dell'uomo.
ELIMINARE IL CIMITERO COME LUOGO DEL RICORDO, DELLA MEMORIA?
Guardi, io vivo a Torino dove le amministrazioni di centrosinistra da diversi anni - anche quella precedente a questa - hanno creato la possibilità di essere semplicemente calati in una grande fossa comune dove si perde l'identità e anche il nome. In realtà le amministrazioni, più che lanciare questa iniziativa, l'hanno recepita da un associazionismo ideologicamente ateo e radicale che si è anche opposto quando il Comune voleva inserire una sorta di video proiezione dei nomi dei defunti. Non hanno voluto neanche questo.
PERCHÉ?
Perché occorre ridiventare parte della natura: l'identità dell'uomo, che per un po' è emersa ma solamente come increspatura del grande mare panteistico della natura, deve tornare a identificarsi con questo mare.
IN CONCLUSIONE?
Si tratta in fondo una vecchia idea gnostica che sostiene che l'affermarsi del sé sia male e quindi un male temporaneo a cui la morte pone per fortuna rimedio. Il ricordo del morto perpetuerebbe questo male. Come spesso accade, il panteismo di cui questa ecologia profonda non è altro che l'ultima incarnazione si combina con lo gnosticismo, cioè l'idea che l'emergere dal cosmo dell'identità forte di un essere come l'uomo non sia un bene, ma un male.

Fonte: Il Sussidiario, 19/04/2012

4 - IL COMUNE DI TORINO FINANZIA CON MEZZO MILIONE DI EURO LA PROMOZIONE DI FILM GAY
Titoli e trame che non troverebbero mai un mercato vengono sovvenzionate da soldi pubblici proprio mentre aumentano le famiglie in mezzo alla strada a causa della crisi
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana, 23/04/2012

In effetti, il Paese ne aveva proprio bisogno: 500mila euro di finanziamento alla rassegna cinematografica torinese «Da Sodoma a Hollywood», in corso dal 19 al 25 aprile. Il titolo non è felicissimo, perché, com'è noto, da Sodoma non uscì nulla di vivo (a parte Lot e i suoi, che erano etero). Stando all'inserto piemontese del «Giornale», il consigliere comunale Maurizio Marrone (naturalmente Pdl) pensa «alle famiglie in mezzo alla strada a cui viene rifiutata una casa popolare per mancanza di risorse» e punta il dito contro «titoli e trame che non troverebbero mai un mercato» senza il contributo pubblico (...e io pago! diceva Totò).
Per esempio, a proposito di trame, sta scritto sul programma ufficiale che il documentario La Coccinelle - sceneggiata transessuale tratta di «quattro transessuali e artisti della canzone neomelodica in drag» (cioè, vestiti da cocottes, tacchi a spillo, piume e lustrini) che «si dividono tra i vicoli di Napoli, dove si prostituiscono» e il palcoscenico sui generis di «battesimi, comunioni e matrimoni» (documentario o pio desiderio? boh). Il cortometraggio messicano A Rapel parla di un uomo che «prova una forte attrazione per il nipote» e cerca in ogni modo di «sedurlo». Di particolare interesse il corto "What Do You Know? Comizi d'amore col grembiulino". Nessun riferimento massonico, bensì «venticinque bambini tra i sei e i dodici anni» che rispondono «con candore e franchezza» a domande sui gay e sulle lesbiche e su come l'omosessualità «viene vissuta da loro e da chi sta loro intorno».
Il consigliere Marrone in tutto questo non vede altro che «un inno al trash e alla decadenza». E ricorda altre benemerenze sponsorizzate dalle istituzioni, come «Paratissima» (dove si può ammirare il Papa crocifisso ad una svastica) e la «Gay Map», che «illustra le mete torinesi del sesso occasionale omosex all'aperto». Nello stesso momento, il sindaco di Londra ha dovuto inchinarsi all'indignazione gblt, perché un'associazione anglicana aveva osato tappezzare i bus pubblici con la pubblicità alle terapie riparative dei disturbi della personalità (tra cui la tendenza omosessuale). Le associazioni gay (use a moltiplicare le loro sigle per far mostra di essere in tanti: come diceva il Duce, «Il numero è potenza») non vogliono sentir parlare di "disordine oggettivo". L'ansia, l'insonnia, gli attacchi di panico, la depressione, lo stress, le fobie vanno bene, perfino l'autismo e l'anoressia-bulimia. Ma non ci si azzardi a "curare" i gay, non sia mai che il loro numero-potenza abbia a diminuire.
Al contrario, l'attivo proselitismo (anche nelle scuole, col denaro di tutti e perfino la forza della legge penale) lo farà aumentare, il numero, fino al giorno fatale in cui diverrà obbligatorio. Mala tempora currunt.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 23/04/2012

5 - HO FINITO DI SCRIVERE IL MIO SECONDO LIBRO: DOVEVA ESSERE PER GLI UOMINI MA FORSE NON LO E' PIU' TANTO...
Nell'uso del proprio tempo facilmente si diventa egoisti: a me capita di perderlo in cose inutili quando non dannose, eppure dovremo rendere conto di come avremo speso il nostro tempo
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 3 maggio 2012

Vi do una notizia che farà tremare le vene al grande capo indiano Estiqatsi. Ho finito di scrivere il libro. Quello che doveva essere per gli uomini ma forse non lo è più tanto. Soprattutto quello che segnerà il mio definitivo declino, la scomparsa dalla scena pseudoletteraria, l'ostracismo da tutti i luoghi che contano qualcosa, l'esclusione dalla società. Quello che indurrà tante persone a dire: "però, poverina, aveva cominciato abbastanza bene... pazienza!"
Credo di essere stata colta da un attacco di insicurezza acuta, ma d'altra parte soffro da sempre del ben noto morbo di Cokkinson (Coky era il mio soprannome da piccola) che mi fa immancabilmente avere il desiderio di sprofondare nel nulla ogni volta che consegno un compito, un servizio, un lavoro (anche con il primo libro è stato così).
Alla produzione di un simile disastro ho dedicato tutte le – pochissime – energie lasciate da figli e lavoro, e ho saltato un numero incredibile di ore di sonno. Per mesi sono andata a dormire alle prime luci dell'alba, e mi sono trovata la mattina alle conferenze stampa ad alzare la mano e chiedere "chi va a prendere le mie bambine all'asilo?", perché ho trovato davvero impegnativo rispondere alle sfide del quotidiano, tipo radunare i figli a casa e dare loro, saltuariamente, qualcosa di commestibile. Ammetto che anche la qualità della mia preghiera ne ha leggermente risentito, ma ho brevettato un nuovo tipo di rosario, quello detto camminando velocemente di notte nella sala da pranzo adibita a studio, in casi di sonno estremo procedendo a zoppa gallina per evitare di chiudere gli occhi.
A questo punto mi trovo con delle energie in eccesso (ieri ho messo a soqquadro la stanza delle bambine per riordinarla) e ho già invitato una cinquantina di persone a pranzo per domenica (comunione di un figlio), mentre srotolavo il lungo papiro della to-do-list che si era accumulata negli ultimi mesi, dalla a di amica Marina alla z di zanzare (comprare candele alla citronella), passando per la m di mammografia.
Tutto questo, lo so, attende un commento del grande capo indiano di cui sopra, ma ve ne metto a parte perché proprio ieri, srotolando il papiro riflettevo su quanto sia importante, e per me difficile e doloroso, scegliere bene a cosa dedicare le nostre energie. Paradossalmente quando abbiamo meno da fare è ancora più difficile.
Con i bambini piccoli, per esempio, o con una scadenza da rispettare è quasi più facile, basta dire di no a tutto quello che non è necessario. Quando avanza qualche ora intanto si diventa un po' più egoisti, ci si attacca come cozze a difendere quel piccolo fazzoletto di tempo per sé. Inoltre a me capita di distrarmi terribilmente, di perdere tempo in cose inutili quando non dannose. Mi sembra di riflettere troppo poco su questo. Dovremo rendere conto di come avremo speso il nostro tempo, soprattutto noi laici che abbiamo maggiore libertà nel mondo, e che dobbiamo dare tempo a Dio, nello stesso momento in cui lo diamo alla nostra vocazione specifica, e anche a noi stessi (ogni tanto è necessario), imparando a impastare di Dio il quotidiano, anche quello apparentemente più estraneo.
Credo che il nemico esulti moltissimo quando ci distraiamo, eppure distrarsi è l'imperativo del mondo. L'industria occidentale più fiorente è appunto quella dell'entertainment, come se avessimo bisogno di essere intrattenuti, mentre invece dovremmo vivere. Credo anche che il nemico lavori spesso più sulla distrazione che sulla tentazione, sapendo che è difficile mantenere il cuore in Dio quando si è trascinati da mille stimoli. Io personalmente trovo difficilissimo gestire il flusso continuo di informazioni alle quali abbiamo accesso, per esempio anche da qui, dalla rete, anche quando sono cose buone, stimoli positivi. Se non sbaglio anche san Filippo Neri, per dire, invitava ad essere cauti nello scegliere per noi delle devozioni, per non finire poi per abbandonarle (io a volte faccio anche shopping di devozioni).
E ora scusatemi, vado a tagliare i tre quarti del mio papiro.

Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 3 maggio 2012

6 - TABU' DEL NOSTRO TEMPO: IN TEMA DI ABORTO PERCHE' NON SI SPECIFICA MAI IN COSA CONSISTA CLINICAMENTE?
Senza porre l'accento sulla brutalità del gesto, non si capisce la battaglia per abolire la legge 194; se stiamo zitti vuol dire che la società ha davvero fatto un passo avanti, ma verso il baratro
Autore: Davide Greco - Fonte: Corrispondenza Romana, 24/04/2012

Sul web è presente una sorta di tema-tabù sull'aborto. Si parla un po' di tutto, esistono punti di vista differenti, analisi logiche dettagliatissime. Ma c'è un aspetto di cui si parla poco: in cosa clinicamente consista. Con sorpresa, la maggior parte dei testi, anche quelli più specialistici, evitano l'argomento. Perché? È interessante notare, ad esempio, come nel Glossario fornito dall'Istat del 2011 per gli anni 2008-2009, non esista una voce che descriva la procedura clinica adottata.
Invece sono tenute ben distinte le voci "Aborto" e "IVG". Non è un dettaglio da poco. Sono la stessa cosa, ovviamente, ma nel primo caso (quello semanticamente più forte), l'aborto viene definito «interruzione della gravidanza prima che il feto sia vitale, cioè capace di vita extra uterina indipendente ». Cerchiamo di capire. Se uno si fermasse alla prima parte della frase, penserebbe che il feto «non è vitale», dunque privo di vita, o almeno mancante di esistenza propria. Ma non è così. Il feto è vivo, e tuttavia è incapace di esistere al di fuori del grembo materno.
Estrarlo coincide esattamente con l'ucciderlo. Una società con un'etica ben salda darebbe rilievo a quest'ultimo aspetto, mentre una società dai parametri scombinati insisterebbe su quel "prima che... vitale" per giustificare la propria innocenza. Per specificare, sempre la stessa voce dice: «Si distingue l'aborto spontaneo dall'aborto indotto o interruzione volontaria della gravidanza».
Da un lato si ha «l'aborto spontaneo», naturale, dall'altro si ha un qualcosa di diverso che, con eufemismo ben studiato, viene prima siglato e poi neutralizzato con «interruzione volontaria della gravidanza». La voce IVG, infatti, descrive l'aborto solo in termini legali, tecnici, freddi. Ed è chiaro il motivo: mentre aborto si capisce subito, IVG è poco comprensibile e rende il tutto più stemperato.
È un po' come la propaganda in Inghilterra, sottolineata da Gianfranco Amato (I nuovi Unni, p. 132-134): lì si preferisce chiamare l'aborto medical care (cura medica) e i movimenti che lo sostengono pro choice (a favore della scelta) che tutelano l'abortion right (il diritto all'aborto). Che poi si tratti di decisione che uccida o meno una creatura viva fa parte delle specifiche, come fosse un dettaglio marginale. Il dato importante sembra essere la cura, la libertà di scelta, l'autodeterminazione della donna, ed è su questo che la propaganda abortista fa leva.
Ma la percentuale della cosiddetta "cura", gli aborti procurati per la salute fisica e mentale della donna, in Italia come in Inghilterra non sono che uno zero virgola un numero. Numeri bassi, peraltro già compresi nella legislatura precedente al 1978 (vedi art. 54 del Codice Penale sullo "Stato di necessità"). Si faccia attenzione poi alla parola auto-determinazione perché, messa così, sembra che la donna possa scegliere per qualcosa che riguarda solo lei.
Quasi che un bambino fosse una massa di cellule amorfe, un pezzo smontabile, che si può togliere come la carta da parati in casa. Invece si tratta anche di etero-determinazione, una decisione che si prende al posto di un altro. È bene sempre sottolinearlo, perché a forza di eufemismi e di acronimi si rischia di perdere il senso della gravità di ciò che si sta facendo. Il senso vero dovrebbe essere questo: si faccia attenzione a parlare semplicisticamente di aborto, perché il bambino abortito avresti potuto essere tu. Ora tu puoi amare, decidere, sorridere, lavorare o disperarti perché una mamma, la tua, ha deciso che valevi di più di una "causa economica".
O peggio ancora, che valevi meno della sua libertà. Le parole usate per descrivere questa scelta sono ambigue, sbagliate o controverse. Possono ingannare. Personalmente apprezzo la consapevolezza e sto sulle difensive quando qualcuno o qualcosa cerca di nascondermi la verità o me la racconta con parole poco chiare. Va da sé, poi, che la consapevolezza e l'informazione creerebbero non pochi dubbi nell'opinione pubblica, ma è proprio questo che i gruppi pro-choice vorrebbero evitare.
La consapevolezza. I percorsi per addormentare le coscienze della gente sono proprio questi: spostare il baricentro del discorso, presentare come positiva una realtà negativa. Nessuna dittatura, per quanto spietata, si è mai presentata come distruttiva verso il popolo, ma ha sempre motivato le proprie scelte come belle, sane, produttive per chi le segue. Per avere un'informazione corretta e autorevole sull'isterosuzione, la pratica abortiva più utilizzata, bisogna prendere invece testi come quelli di Rodríguez-Luño, Scelti in Cristo per essere santi, III, manuale a cura della Facoltà di Teologia "Santa Croce". A pagina 194 troviamo questa descrizione: «Viene allargato l'orifizio esterno del collo uterino, e viene introdotta una cannula allo scopo di estrarre il nascituro mediante l'aspirazione, prodotta da un apparecchio simile all'aspirapolvere domestico, ma molto più potente. La morte del nascituro viene provocata smembrandogli le braccia e le gambe. I resti fetali diventano una marmellata sanguinolenta».
Non è necessario commentare ulteriormente, ma qualsiasi medico con parole più o meno diverse (magari tecniche) vi confermerà che è vero. Cercate su internet, fra le immagini, basta digitare "isterosuzione" o "metodo Karman". Ma la domanda è soprattutto questa: è giusto che si possa leggere una descrizione dell'aborto come questa solo (o quasi) in un libro di Teologia Cattolica? Perché non la si può trovare anche nel Glossario dell'Istat, nelle specifiche della legge 194 o in qualche altro testo di portata pubblica? È forse troppo brutale, di cattivo gusto?
Se non si ponesse l'accento sulla brutalità del gesto, non si capirebbe perché a distanza di 34 anni molti sentono ancora come un dovere aprire una discussione sulla legge sull'aborto. Se non fosse brutale, chi contesta la legge 194 apparirebbe come un matto che si scalda per niente. Se tutti stessero zitti, vorrebbe dire che la società ha davvero fatto un passo avanti. Verso brutalità ancora peggiori.

Nota di BastaBugie: riproponiamo il video di Bernard Nathanson "L'eclisse della ragione" che abbiamo già pubblicato in passato che mostra la procedura dell'aborto sopra descritta.
Per vederlo, clicca qui https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2003

Fonte: Corrispondenza Romana, 24/04/2012

7 - SCIENZIATI, DUNQUE CREDENTI: IL NUOVO LIBRO CHE SFATA LA LEGGENDA DELL'INIMICIZIA TRA SCIENZA E FEDE
Esempio: il primo teorizzatore del Big Bang è stato il sacerdote cattolico Lemaître (il Big Bang infatti è perfettamente compatibile con la creazione: una bomba non può costruirsi da sola e poi scoppiare a caso... lo capisce anche un bambino)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: La Bussola Quotidiana, 28/04/2012

C'è compatibilità tra scienza sperimentale e fede in un Dio creatore? Tra scienza e Chiesa; tra scienza e miracoli? Può un uomo di oggi continuare a credere in Cristo, senza essere ed apparire ridicolo e fuori del tempo? Se ne dibatte spesso, per lo più in termini filosofici. Lo si fa anche in questo libro, discutendo sui Dio, l'anima, i miracoli, la Chiesa... Ma soprattutto si interrogheranno gli scienziati, i grandi fisici, astronomi, matematici... e si scoprirà che tutti i padri della scienza moderna hanno creduto in Dio. Si scopriranno le preghiere di Keplero e di Pascal; gli interessi per la Bibbia di Newton; la fede genuina di Pasteur... Si apprenderà che un monaco, padre Benedetto Castelli, ha fondato l'idraulica ed ha inventato il primo pluviometro; che un padre, Andrea Bina, ha inventato il primo sismografo moderno; che Niccolò Copernico era un religioso cattolico; che il primo teorizzatore del Big bang e dell'espansione delle galassie è stato il sacerdote belga Georges Edouard Lemaître; si apprenderà che il padre dell'aeronautica, Francesco Lana de Terzi, è un padre gesuita, come il "principe dei biologi", Lazzaro Spallanzani e come un pioniere dell'astrofisica, Angelo Secchi; che il padre della geologia e della cristallografia, Niels Stensen, si fece sacerdote e poi divenne vescovo, e che il fondatore della genetica fu il monaco Gregor Mendel... Si apprenderà che i matematici Gauss ed Eluero leggevano tutte le sere il Vangelo, che i matematici A. L. Cauchy, Ennio De Giorgi e Maria Gaetana Agnesi si dedicavano, oltre che alla matematica, all'assistenza ai poveri secondo lo spirito cristiano... Forse qualcuno leggerà per la prima volta che le uniche grandi persecuzioni contro scienziati sono avvenute durante la laicissima rivoluzione francese (a danno di scienziati particolarmente devoti, come Luigi Galvani e Paolo Ruffini), e, soprattutto, nell'URSS ateo e comunista, dove chi proponeva teorie scientifiche vere, ma non ortodosse rispetto al marxismo, ha perso il posto e, non di rado, la vita.

Nota di BastaBugie: esce a maggio nelle librerie il libro di Francesco Agnoli, "Scienziati, dunque credenti", Cantagalli, Siena, 2012 (pagine 185, con inserto fotografico a colori, euro 14)

Fonte: La Bussola Quotidiana, 28/04/2012

8 - NUOVO LIBRO DEL PROFESSOR ROBERTO DE MATTEI SU PAPA PIO IX, BEATIFICATO ANZITUTTO PER AVER SANTAMENTE GOVERNATO LA CHIESA UNIVERSALE
Pio IX condannò nel Sillabo il socialismo, il comunismo, la massoneria, il liberalismo cattolico e il separatismo liberale (ovvero la separazione assoluta fra Stato e Chiesa)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 24/04/2012

Come maturò l'appellativo di «Papa liberale» assegnato al beato Pio IX, in realtà strenuo difensore della Tradizione? A questo quesito risponde il Professor Roberto de Mattei nel suo esaustivo studio storiografico Pio IX e la Rivoluzione italiana (Cantagalli 2012, € 16.00, pp. 207). Il primo atto del lungo pontificato di Pio IX (1792-1878), durato 32 anni, fu la concessione (16 luglio 1846) dell'amnistia ad oltre 400 detenuti ed esuli politici.
Il gesto di clemenza era privo di connotazioni politiche, ma esso si trasformò nella propizia occasione, di far divampare l'incendio ideologico rivoluzionario in tutta Italia e in buona parte dell'Europa. Fu un edificio politico artificiosamente costruito. Afferma de Mattei: «È in quell' "artificiosamente montato" che non è difficile trovare le vere cause del "delirio collettivo dell'opinione pubblica" che, dal luglio del 1846 all'aprile del 1848, creerà, attorno al nome di Pio IX, il mito del Papa "liberale", frutto in realtà [...] di un "sistematico sfruttamento" delle iniziative del pontefice, per realizzare lo storico "abbraccio" tra la Chiesa e i principi della rivoluzione francese»
L'intera Penisola era disseminata di società segrete che volevano destabilizzare gli ordini costituiti. Le piazze furono messe a ferro e fuoco e si inneggiava alla Costituzione. Gli eventi incalzarono in maniera sempre più violenta e tumultuosa. I repubblicani anticlericali misero in atto il loro piano di odio e il legittimo governo romano fu rovesciato. La Repubblica romana del 1849 era l'espressione concreta di ciò che l'ideologia liberale, nata sotto la Rivoluzione francese, si era proposta di realizzare: la distruzione del cristianesimo e della Chiesa. Pio IX fuggirà a Gaeta e farà ritorno a Roma il 12 aprile del 1850, accolto dal tripudio popolare. Intanto, però, procedevano nei loro disegni le menti carbonare, i massoni inglesi, gli spiriti volterriani... e si compì l'usurpazione del potere temporale della Chiesa.
Pur tuttavia l'opera di restaurazione di Pio IX fu eccezionale: risanò le finanze lasciate in stato fallimentare dal governo repubblicano, avviò una serie di importanti opere infrastrutturali, pianificò diverse riforme amministrative.
Importantissimo risulta essere il ristabilimento della gerarchia episcopale in Inghilterra con la bolla Universalis Ecclesiae del 29 settembre 1850: vennero stabilite, per la prima volta, dopo la rivoluzione protestante  iniziata da Enrico VIII, tredici diocesi governate dal nuovo arcivescovo di Westminster, Nicholas Wiseman (1802-1865). «A questo primo atto di sfida di Pio IX all'Inghilterra protestante e massonica si possono ricollegare i tre grandi gesti pubblici del suo pontificato: la definizione dell'Immacolata (1854), la proclamazione del Sillabo (1864) e l'apertura del Concilio Vaticano I (1870)».
Tre punti fermi che vanno inquadrati non nel loro tempo, ma nell'eternità della Chiesa. Il Sillabo, che  compendia, in dieci paragrafi, i principali errori di del tempo e l'enciclica Quanta cura, in cui veniva esposta la critica alla Rivoluzione francese e al Risorgimento italiano, facendo cenno alla libertà di pensiero illuminista come «libertà di perdere se stessi».
Il Papa condannava nel Sillabo, senza esitazioni o ambiguità, la filosofia del XIX secolo, che deifica la natura umana trasferendo ad essa gli attributi che nega a Dio. Inoltre con la Quanta cura ed il Sillabo il Pontefice condannò categoricamente il socialismo, il comunismo, la massoneria, il liberalismo cattolico e il separatismo liberale, ovvero la separazione assoluta fra Stato e Chiesa. Afferma il professor Roberto de Mattei: «Pio IX è stato beatificato innanzitutto per la virtù eroica dimostrata nello svolgere le funzioni caratteristiche del Papa, che sono quelle di pascere, reggere e governare la Chiesa universale».

Fonte: Corrispondenza Romana, 24/04/2012

9 - OMELIA VI DOMENICA TEMPO DI PASQUA - ANNO B - (Gv 15,9-17)
Come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 13/05/2012)

Quando si parla di amore, ci si riferisce normalmente a quello che dobbiamo avere verso Dio e verso il prossimo. Oggi, il brano evangelico, che segue immediatamente alla parabola della vite e dei tralci, letta domenica scorsa, fissa invece l'attenzione sull'amore che Dio ha per noi e lo propone come sorgente e modello di quello che noi pure dobbiamo a Lui e ai fratelli.
«Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi» (Gv 15,9). Queste parole, scaturite dalle labbra e dal Cuore di Gesù, sono tra le più belle di tutto il Vangelo. Esse ci fanno comprendere tutta la grandezza dell'amore di Gesù per noi. Con lo stesso amore con cui è amato dal Padre, Gesù ama ciascuno di noi in particolare. Gesù stabilisce il confronto dell'amore suo verso di noi con quello che ha per Lui il Padre: è un amore veramente divino, senza limiti. Non sarebbe stato possibile dare una definizione più elevata di questa per farci comprendere di quale estensione e portata sia l'amore di Cristo per noi e per aiutarci a dissipare le eventuali obiezioni contro l'amore di Dio che sorgono talvolta dal nostro fondo di peccatori.
E Gesù ci dice: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Rimanere nell'amore di Dio comporta una conseguenza pratica: l'osservanza dei Comandamenti. Chi deve rimanere nella corrente dell'amore divino è tutto l'uomo: non solo la mente, ma anche la volontà, decisa a conformarsi al Volere divino. Non può infatti esservi amore autentico e sincero se non c'è una piena adesione della volontà dell'uno a quella dell'altro: è solo dalla fusione delle due volontà che sorge l'amore. Perciò amare Dio e non osservare i suoi Comandamenti è una vera e propria contraddizione. Gesù lo dice molto chiaramente: «Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore» (Gv 15,10).
Viene dunque da sé che chi cerca il Signore è sempre disposto ad osservare i suoi Comandamenti. Dio, che è amore, come ci ricorda san Giovanni nella seconda lettura, non può non desiderare quello che è bene per ciascuno di noi. I suoi precetti sono perciò la via migliore, anzi l'unica, perché noi raggiungiamo il vero nostro bene definitivo ed eterno. Anche su questo punto Gesù si richiama al paragone del suo amore verso il Padre. Anche Egli ha dimostrato il suo amore al Padre con l'osservanza dei Comandamenti del Padre suo e lo ha fatto con ubbidienza assidua e perfetta. Così Egli invita a fare anche noi, mostrandoci il suo esempio. L'imitazione di Cristo è infatti la grande strada che il cristiano è chiamato a percorrere ed è, nonostante le apparenze, la fonte della massima gioia. Lo conferma Gesù: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11).
A questo punto Gesù estende la sua esortazione passando all'amore del prossimo. E se anche per questo occorre un modello, eccolo pronto: «Come io vi ho amati» (Gv 15,12). Il modello da imitare è sempre di natura divina: è Cristo stesso, colui che sa e può veramente amare nel senso più pieno della parola. Come io vi ho amati: e qui dobbiamo pensare alla nostra Creazione, alla Redenzione, al Sacrificio di Cristo per noi, a tutti i doni di cui ci rende partecipi.
I caratteri di questo amore disinteressato e senza limiti devono costituire l'esempio da seguire da parte di noi tutti. Ed è così che l'amore verso il prossimo diventa la perfetta imitazione di quello di Cristo e la norma suprema della vita dei suoi discepoli.
L'esortazione va così a colpire il punto centrale: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Questa misura straordinaria dell'amore costituisce il supremo vertice a cui dobbiamo tendere anche nelle circostanze ordinarie della vita. L'amore deve essere disinteressato al massimo per meritare di chiamarsi amore cristiano.
Nella seconda lettura di oggi abbiamo la più bella definizione di Dio, se di definizione possiamo parlare. L'apostolo san Giovanni scrive che «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero divino. E noi, creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo chiamati innanzitutto ad amare, siamo chiamati a riflettere l'amore del nostro Creatore nell'amore fraterno. Comunemente si dice che il simile conosce il simile, che solo l'amore può conoscere l'Amore. Pertanto si comprende molto bene che quanto più amiamo, tanto più riusciremo a conoscere Dio e a farlo conoscere a chi ci sta intorno. Per questo motivo, i Santi parlavano di Dio anche senza aprir bocca: tutta la loro vita era una predica vivente. San Giovanni scrive inoltre che «chi non ama non ha conosciuto Dio» (1Gv 4,8), proprio perché Dio è amore.
La Vergine Immacolata, Madre del Risorto, ci ottenga dal Figlio suo il bene inestimabile del puro e santo amore!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 13/05/2012)

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