L'ABORTO DEL GIORNO DOPO: IN 13 SCUOLE NEWYORKESI ORA E' GRATIS ED EDUCATIVO (?!?)
La pillola del giorno dopo non è affatto contraccezione preventiva: c'è di mezzo la vita di un bambino che viene interrotta
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Avvenire
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CON IL CORTILE DEI GENTILI, AD ASSISI VA IN SCENA LA TEOLOGIA DEL DUBBIO
Napolitano e Passera ospiti del cardinal Ravasi nella rassegna dall'inquietante titolo: ''Dio, questo sconosciuto''
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana
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IL VERO PARASSITA E' LO STATO
Il Governo gioca a scarica barile, ma le tasse alte non sono dovute all'evasione fiscale
Autore: Nicola Porro - Fonte: Il Giornale
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IN ''SPOSALA E MUORI PER LEI'' CI SONO DEI SUGGERIMENTI ALLE MOGLI SU COME RENDERE VIRILE IL PROPRIO UOMO
Intervista a Costanza Miriano: ''la virilità è la capacità dell'uomo di prendere su di sé i colpi della vita, a difesa di coloro che gli sono affidati; ecco perché il massimo della virilità è Gesù''
Autore: Camillo Langone - Fonte: Libero
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I FEDELI SCELGONO AL 95% LA COMUNIONE IN GINOCCHIO
Quattro passi suggeriti da un parroco ai propri confratelli per spiegare ed aiutare a fare come fa il Papa
Autore: don Andrea Brugnoli - Fonte: Messa in latino
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DUE VISIONI OPPOSTE: LA CHIESA DEL DIALOGO E LA CHIESA CHE CONVERTI' AGOSTINO
Il vescovo Ambrogio non avrebbe tollerato le iniziative ecumeniche e interreligiose dei nostri giorni per il semplice fatto che il compromesso non appartiene alla Chiesa
Autore: Anastasia Domini - Fonte: Corrispondenza Romana
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BREVE PROMEMORIA SULL'AGENDA MONTI
Per non dimenticare le colpe di questo governo di cui la principale è di aver fatto pagare alla gente i debiti delle banche
Autore: Francesco Lari - Fonte: Qelsi
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LETTERE ALLA REDAZIONE: PERCHE' I GIORNALI CATTOLICI IGNORANO LA VERITA' SUI DANNI DELLA LEGGE 40?
Risponde Mario Palmaro chiarendo una volta per tutte in 10 punti la posizione di Verità e Vita (video ''Le frontiere della bioetica'')
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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OMELIA XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 10,17-30)
Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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L'ABORTO DEL GIORNO DOPO: IN 13 SCUOLE NEWYORKESI ORA E' GRATIS ED EDUCATIVO (?!?)
La pillola del giorno dopo non è affatto contraccezione preventiva: c'è di mezzo la vita di un bambino che viene interrotta
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Avvenire, 27/09/2012
Quando la bugia da far passare è molto grossa è bene attrezzarsi subito, sin dalla scelta del nome. E così si chiama dipartimento all'educazione la struttura che ha deciso di distribuire gratuitamente nelle scuole superiori di New York la pillola del giorno dopo alle ragazze che ne facciano richiesta. Poi non ci sarà neanche più bisogno del consenso dei genitori, se hanno preventivamente aderito al programma di contraccezione preventiva, e qui è la bugia più grossa di tutte. La pillola del giorno dopo, poiché appunto si prende il giorno dopo (anzi, entro 72 ore), non è affatto preventiva, e può o ritardare l'ovulazione, oppure, se il concepimento è avvenuto, impedire l'impianto di una nuova vita che già è cominciata, e quindi si tratta di un vero e proprio aborto in piena regola. C'è di mezzo insomma la vita di un bambino che viene interrotta. Non sembra di sentirne traccia nel soddisfatto annuncio della diffusione del programma educativo al quale hanno aderito ben 13 scuole newyorkesi, preoccupate perché ogni anno settemila ragazzine rimangono incinte, e circa la metà di loro finiscono per abortire. Un progetto educativo dovrebbe avere grosso modo queste caratteristiche: c'è un grande che sa il fatto suo. Sa perché sta al mondo e dove è diretto. Solo allora prova a condurre – questo dice l'etimologia – uno un po' più giovane di lui sulla stessa strada che a lui pare buona. Cosa ci sia di educativo nell'affrontare il fatto che migliaia di ragazzine rimangano incinte facilitando loro la strada per l'aborto è davvero un mistero. A me risulta piuttosto che uno dei passi principali della crescita sia imparare a prendersi responsabilità, smettere di dire "non è colpa mia, l'ho fatto per sbaglio", cominciare a dire "ho fatto un errore, me ne prendo le conseguenze". Ho visto tante vite rifiorire, quando una mamma si è fatta carico di quello che all'inizio sembrava un incidente di percorso, e invece è diventata occasione di conversione, e poi gioia infinita, cioè un bambino. E tra l'altro qui non si vede quale sia il progresso tra abortire in ospedale, sapendo che lo si sta facendo, e abortire senza neanche esserne certe. Io penso che queste adolescenti, crescendo, potrebbero anche tormentarsi tutta la vita, nel dubbio che la bomba preventiva che hanno fatto esplodere nel loro utero abbia ucciso una vita, quella del loro bambino. Sarà ancora più difficile fare i conti con il lutto, se neanche si è certe di cosa si è fatto davvero. C'era mio figlio, lì dentro? L'ho ucciso? In Italia almeno il Movimento per la Vita ha ottenuto, con un ricorso parzialmente accolto dal Tar, che il bugiardino delle pillole del giorno dopo (Norlevo, Levonelle) chiarisse che il farmaco può anche distruggere l'embrione, e non solo impedire che venga concepito. Insomma un pesticida umano come lo definì Lejeune. Ci si chiede perché la sensibilità ecologista – spiccatissima a New York, piena di mercatini biologici che vendono le ciliegie a carati e a lingotti gli stracchini non contaminati dalla chimica – non insorga contro la diffusione dei veleni contro l'uomo, che danneggiano tante ragazze e uccidono i loro figli senza che neanche se ne rendano conto. Queste ragazze poi, dopo avere preso il farmaco che risolve il problema, potranno anche uscire a cuor leggero a prendere una centrifuga di carote eque e solidali, ma chissà se un giorno, quando finiranno per tirare le somme della propria vita, quando finiranno per rimpiangere un figlio che non è venuto, o guarderanno negli occhi il loro bambino pensando che forse hanno ucciso il suo fratellino, chissà che non trovino da ridire su questo programma educativo che è stato offerto con tanta leggerezza dalla scuola che le doveva aiutare a crescere.
Fonte: Avvenire, 27/09/2012
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CON IL CORTILE DEI GENTILI, AD ASSISI VA IN SCENA LA TEOLOGIA DEL DUBBIO
Napolitano e Passera ospiti del cardinal Ravasi nella rassegna dall'inquietante titolo: ''Dio, questo sconosciuto''
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana, 26/09/2012
"L'elenco dei partecipanti è impressionante": così dice L'Espresso e, per una volta, non lo si può contraddire quando parla di questioni ecclesiali. Anzi, non si riuscirebbe trovare espressione più efficace di quella usata dal laicissimo settimanale romano per presentare la nuova iniziativa sorta sotto l'egida del Cortile dei Gentili guidato dal cardinale Gianfranco Ravasi. Persino la gazzetta ufficiale dell'intellighenzia laica strabuzza gli occhi, anche se con compiacimento, e, a pagina 93 del numero 39, scrive proprio così: "L'elenco dei partecipanti è impressionante". Non si può certo biasimare l'A.C.P. che sigla il pezzo, visto che poi spiega: "Da Susanna Camusso a Umberto Veronesi, da Massimiliano Fuksas a Gustavo Zagrebelsky, da Enzo Bianchi ad Alex Zanotelli. E poi Lucia Annunziata, Luigi Berlinguer, Franco Bernabè, Giancarlo Bosetti, Vincenzo Cerami, Ferruccio de Bortoli, Umberto Galimberti, Giulio Giorello, Ermanno Olmi, Ermete Realacci... Tutti riuniti ad Assisi, venerdì 5 e sabato 6 ottobre, per una nuova tappa del Cortile dei gentili, la serie di incontri per promuovere in tutto il mondo il dialogo tra cristiani e non credenti avviata dal cardinal Gianfranco Ravasi nel febbraio del 2011. Titolo della due giorni di Assisi ribattezzata "Cortile di Francesco": Dio, questo sconosciuto". In effetti, il titolo pare azzeccatissimo. Tanto più se si scorre l'elenco dei partecipanti. [...] Uno splendido parterre che pare quasi l'elenco delle figurine di un gioco di società che potrebbe chiamarsi "Bravo chi trova il cattolico". E invece è qualcosa di serio, di terribilmente serio. O "impressionante", come si compiace L'Espresso. Tanto serio che la due giorni di Assisi si apre con un serissimo dialogo tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il cardinale Gianfranco Ravasi e si chiude con un dialogo tra il ministro Corrado Passera e, naturalmente, il cardinale Gianfranco Ravasi. Si sarebbe tentati di eccepire subito sul piano dottrinale, sul piano ecclesiale, sul piano culturale, sul piano formale e su svariati altri piani. Ma prima bisogna concedersi una spruzzatina di sana demagogia, un puf di quel censurare che piace tanto alla Chiesa che piace e dovrebbe trovare orecchie sensibili tra organizzatori e partecipanti dell'evento in questione, visto che si apprestano ancora una volta ad abusare di Assisi e del nome del Poverello. Insomma, quanto costa questa faraonica kermesse, nel cui programma c'è di tutto, persino un laboratorio di scrittura creativa, tranne una Messa? Chi paga? Con i soldi di chi? Il presidente Napoletano viene a spese del contribuente italiano, del cattolico che versa l'otto per mille o a spese proprie? E il ministro Passera? Ed Eraldo Affinati? E Lucia Annunziata? E tutti gli altri, in ordine alfabetico, fino ad Alex Zanotelli? Davanti a queste semplici domande, ci sarà qualcuno così sprovvisto di pudore da gridare effettivamente alla demagogia. Ma chi di demagogia ferisce di demagogia perisce: non sarebbe stato meglio, in tempi di crisi come questi, impiegare in qualche opera di carità i soldi necessari per mettere su un simile simposio? Riesce onestamente difficile immaginare qualche professionista della rampogna alla Chiesa costantiniana trionfalista e collaterale al potere che questa volta si alzi in piedi e osi dire che no, con Napolitano non si può, che questo è meretricio perpetrato con il potere di turno, che è il momento della sobrietà. Lo farà, tanto per fare un esempio, il Priore-di-Bose-Enzo-Bianchi, così avvezzo a bacchettare la Chiesa di tutti i secoli tranne quella a sua immagine somiglianza? Lo farà Alex Zanotelli, l'icona del Vangelo ridotto a sociologismo? Trovandoli nell'elenco degli ospiti della kermesse, si direbbe proprio di no. Ma, purtroppo, non è questo l'aspetto più inquietante della vicenda. Il problema è un altro, ed è che ad Assisi ci si appresta a mettere in scena una nuova versione riveduta e aggiornata di quella teologia del dubbio che tanto aveva avuto fortuna grazie al cardinale Martini con la Cattedra dei non credenti. E non è un caso che, alla regia, ora vi sia un cardinale cresciuto alla scuola del martinismo come Gianfranco Ravasi. La matrice è evidentissima sin dalla pagina del sito del Cortile dei Gentili in cui si presenta l'iniziativa: "In occasione dell'Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI, il Cortile dei Gentili vuole raccogliere e dare forma al grido spesso silenzioso e spezzato dell'uomo contemporaneo verso un Dio che per un numero crescente di persone rimane un 'Dio sconosciuto'. Il Cortile dei Gentili intende così proporsi come laboratorio di un dialogo di pari dignità tra atei e credenti che purifichi gli atteggiamenti profondi di entrambi nei confronti di Dio e della fede. Ci sostiene in questa impresa la nobile figura di Francesco, il Poverello di Assisi, amato dai credenti di ogni confessione e dai 'non credenti', che ci indica sempre di nuovo le vie di questo dialogo attorno alla fede: il grido dei poveri e della Creazione, il grido della pace e della non-violenza, la sfida del dialogo interreligioso e interculturale, una nuova centralità della contemplazione attiva, il grido della bellezza contro la bruttezza e la bruttura". Una sublime versione 2.0 dell'invenzione martiniana che, una volta innescata, porta il cattolicesimo all'autodissoluzione. Fino a ridurre pastori, intellettuali e semplici fedeli a mendicare in casa d'altri una fugace visione di una verità provvisoria, come un'improbabile vista mare dalla camera d'angolo della pensione Mariuccia. Ogni casa a cui si bussa è un approdo che durerà lo spazio necessario per incontrare un interlocutore e un pensiero più forte e prepotente del precedente. Ma ormai, se non si pone riparo, manca poco al termine del viaggio, poiché l'interlocutore attuale è il negatore della verità. Non a caso, il titolo della rassegna è un inquietante "Dio, questo sconosciuto", così compiacente nei confronti dell'ateo da mostrare impudicamente tutto il timore e il tremore che il cattolico venuto su a pane, dialogo e Cattedra dei non credenti prova davanti al mondo. Tant'è vero che il clou dei clou dell'evento è l'incontro officiato da Giorgio Napolitano e dal cardinale Ravasi a cui farà da cerimoniere il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli. Non a caso si dice "officiato", perché questi sono veri e propri riti attraverso i quali si celebra e si diffonde la nuova religione del dialogo. Cerimonie che replicano fin nelle pieghe più intime quelle che vanno di moda nel mondo, red carpet compreso. Naturalmente, la celebrazione dell'inchino davanti al mondo ha la sua massima solennità se viene officiata al cospetto del pontifex maximus della laicità, che in Italia è il presidente della Repubblica in quanto Garante-della-Costituzione. Nel caso presente, riesce difficile immaginare un suo sostanzioso contributo al tentativo, sempre che questo sia lo scopo della kermesse, di rendere Dio un po' meno sconosciuto. A meno che non ci vada a ripensare pubblicamente quanto Napolitano ha fatto nel caso di Eluana Englaro: ma c'è da credere che questo il coofficiante Ravasi e il cerimoniere de Bortoli non glielo chiederanno. Ancora una volta, abusando di Assisi e di San Francesco, grazie a un'iniziativa cattolica verranno celebrati i fasti della laicità. Laicità "sana", sia ben chiaro, perché quella malata magari mette qualche brivido persino ai teologi del dubbio, in quanto esige di scegliere subito e una volta per sempre, mentre loro preferiscono rimandare e dialogare all'infinito. È persino tenera l'ingenuità dei cultori del dubbio, i quali fingono di non capire che, sana o malata, la laicità è sempre laicità e il suo scopo è quello portare il cattolico a praticare un'altra religione. È grazie alla "sana laicità", la cui espressione massima si trova nel culto della legalità, che oggi i cattolici considerano peccato ciò che offende il mondo invece di ciò che offende Dio, transigono su qualsiasi eresia ma guai a passare col rosso a non chiedere lo scontrino del caffè. Poveri fedeli e poverissimi pastori che, a forza di dialogare e mettere tra parentesi la propria fede, hanno finito per camminare capovolti. Fino all'assurdo di sacerdoti intimamente scandalizzati davanti ai mafiosi che dicono di credere in Dio invece che davanti a quelle personcine perbene che praticano l'aborto, aspirano all'eutanasia e di Dio non vogliono neppur sentire parlare. Sacerdoti che gridano pubblicamente allo scandalo davanti all'atto di fede di un peccatore invece che davanti alla negazione di Dio di un benpensante. E poi rimproverano la Chiesa di aver smarrito la strada autentica del Vangelo. L'evento di Assisi pare proprio la celebrazione di questo cristianesimo derubricato ad happening culturale, dove tutto si equivale a tutto, ma il Vangelo cede il passo alla Costituzione. Basta che si faccia cultura e si parli, si parli, si parli tanto fino a mescolare le parole e produrre l'illusione di diventare tutti più colti, di saperne di più su Dio ma senza provarne, in fondo, troppo interesse. Ben diversa è la via tracciata in quell'aureo vademecum che è L'imitazione di Cristo, un testo che non verrà certo distribuito il 5 e 6 ottobre ad Assisi: "Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l'anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. (...) Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm 11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E' questo l'insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi. Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione". Si obietterà che il Cortile dei Gentili "l'ha voluto il Papa". Nell'home page dell'apposito sito, viene spiegato fin dalle prime righe: "Il Cortile dei Gentili è un suggerimento di Papa Benedetto XVI poi sviluppato dal Cardinale Ravasi, con lo scopo di creare uno spazio neutrale d'incontro tra credenti e non credenti". Ma il punto è proprio questo: circa le ragioni ultime del credere, lo spazio neutrale non esiste. A meno che non si pensi che qualunque opinione su Dio sia equivalente alle altre. Ma questo, in fondo, non lo pensa neanche un ateo.
Fonte: Corrispondenza Romana, 26/09/2012
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IL VERO PARASSITA E' LO STATO
Il Governo gioca a scarica barile, ma le tasse alte non sono dovute all'evasione fiscale
Autore: Nicola Porro - Fonte: Il Giornale, 04/10/2012
C'è un mito favoloso che si aggira per l'Italia: combattere l'evasione fiscale risolverebbe tutti i nostri problemi di bilancio e di mancanza di fondi. È una balla. Ciò non toglie che sottrarsi ai propri obblighi fiscali modifichi le regole della competizione e danneggi gli onesti e virtuosi. Ma non cerchiamo scorciatoie: il problema è l'eccesso di fiscalità e di presenza dello Stato nella nostra vita quotidiana. Nei mesi scorsi con le tasse degli italiani è stata pagata una réclame contro l'evasore. Piuttosto efficace nella sua crudezza. Si associava il volto di un attore a quello delle bestie: «Lui è un parassita sociale», si diceva. E ancora «chi vive a spese degli altri danneggia tutti». Mai spot (pensato ai tempi del governo Berlusconi) è stato più ingannevole. La «bestia», il «parassita» più dannoso è lo Stato. Il meccanismo pensato dai nostri politici e dai nostri dipendenti (i funzionari del ministero competente) è molto semplice: individuiamo un nemico e allo stesso attribuiamo le ragioni ultime della nostra crisi. Cerchiamo di ragionare con la nostra testa di cittadini e di contribuenti. Come detto siamo danneggiati da coloro che ci fanno concorrenza sleale non pagando le imposte dovute. Ma la fonte del disagio maggiore è la macchina statale. Come diavolo si permettono di creare questo clima intimidatorio nei nostri confronti? Ribaltiamo piuttosto la storia. E vediamo chi vive davvero a spese degli altri. Ieri hanno arrestato un esattore che si intascava, secondo l'accusa, i proventi della raccolta fiscale. Nelle settimane scorse abbiamo assistito in modo plastico all'utilizzo perverso e spesso truffaldino dei quattrini che diamo alle Regioni. È ragionevole pensare che le nostre istituzioni potrebbero dimagrire nelle loro esigenze di funzionamento. Le nostre norme tributarie ci impongono 108 adempimenti per rispettare la corvée fiscale. Orbene, se davvero politici e burocrati hanno questa smania di spendere i nostri quattrini per la comunicazione sociale, prendano un burocrate tipo o un politico zero e associno ad esso la figura del parassita. La cultura dominante ci sta facendo un lavaggio del cervello: ci indica un bersaglio sbagliato. Tolstoj ci diceva che «ogni famiglia è infelice a modo suo». Noi possiamo ben dire che ogni italiano ha un'infelicità fiscale «a modo suo». Chi non riesce a pagare l'Imu, chi si vede il proprio netto in busta paga distrutto dal cuneo fiscale, chi ha la propria azienda vessata da imposte anche sulle perdite, chi paga contributi espropriativi (arriveranno al 33 per cento) senza neanche avere un posto non dico fisso, ma stabile. Ma veramente lo Stato ha la coscienza così pulita da farci la predica sulle tasse? I sermoni se li reciti a casa propria. Vada a vedere come vengono impiegati i nostri quattrini. Affami se stesso, prima di affamare noi. Il bello, o se preferite, il brutto è che nella trappola ideologica dello Stato esattore e avido ci siamo caduti come dei bamba. Tutti i sondaggi rilevano come gli italiani siano inferociti contro l'evasione fiscale. La grande maggioranza degli italiani la ritiene una piaga dolorosissima. Il meccanismo è molto semplice. Ognuno di noi pensa che ad evadere sia sempre e solo l'altro. Noi siamo immacolati, ma la categoria tal dei tali, quella sì che è fatta di farabutti. Basterebbe colpirla che d'incanto avremmo risolto tutti i nostri problemi economici. Non è così. Ma è importante che così si creda. E quando paghiamo irritati la nostra gabella, ci viene detto che se tutti pagassero il dovuto essa sarebbe di molto inferiore. Comodo così. Lo Stato ci chiede il sangue e ci spiega che il prelievo è così duro perché un imprecisato vicino non dona neanche un centilitro. L'importante è non associare il nostro salasso alla festa della Bestia statale. Sennò l'obiettivo sarebbe molto chiaro e facilmente individuabile. Se chi ci governa impiegasse il 10 per cento delle sue risorse di tempo, di leggi, di norme, di interventi liberticidi e di violazioni continue della privacy invece che per combattere l'evasione, per cancellare la propria bulimia spendacciona (dagli enti locali allo Stato centrale), avremmo trovato risorse per la libera economia molto maggiori di quanto sia stato fatto con la caccia all'evasore. È poco chic dirlo. Ma tra il parassita statale e il parassita evasore, quello che succhia più linfa dalla nostra economia è il primo. Ma avete mai visto un parassita che si cosparge da solo di Ddt?
Fonte: Il Giornale, 04/10/2012
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IN ''SPOSALA E MUORI PER LEI'' CI SONO DEI SUGGERIMENTI ALLE MOGLI SU COME RENDERE VIRILE IL PROPRIO UOMO
Intervista a Costanza Miriano: ''la virilità è la capacità dell'uomo di prendere su di sé i colpi della vita, a difesa di coloro che gli sono affidati; ecco perché il massimo della virilità è Gesù''
Autore: Camillo Langone - Fonte: Libero, 20/09/2012
I libri di Costanza Miriano non sono un consiglio ma un augurio. Spesso gli amici mi chiedono di consigliare loro quello che definiscono un "buon libro", mettendomi in imbarazzo perché ognuno ha i suoi gusti e i miei non sono esattamente quelli correnti: non leggo gialli né sfumature né amici di Fabio Fazio. Ma quando ho la ventura di incappare in un "libro buono" (cambiando posizione all'aggettivo cambia tutto, fateci caso) non mi limito a suggerirlo pacatamente e mi spingo fino ad augurarlo di cuore. Auguro a tutti i lettori, uomini e donne, di leggere "Sposala e muori per lei" (Sonzogno). E di incontrare persone che lo abbiano letto: sono pagine di una saggezza e di una dolcezza contagiose e chiunque, in un mondo infestato da saccenti-competitivi, vorrebbe avere al proprio fianco qualcuno che sia al contempo saggio e dolce. Intervistare l'autrice, manco a dirlo, è un piacere. IL TITOLO DEL LIBRO LO FA SUPPORRE DEDICATO AGLI UOMINI MA NON TEMI CHE ALLA FINE SARÀ LETTO SOLO DALLE DONNE? A NOI MASCHIETTI L'ESALTAZIONE DEL MATRIMONIO TURBA. Agli uomini non piace parlare di sentimenti. Sono concreti, parlano per comunicare informazioni, non per discettare, sfogarsi o spaccare il capello come facciamo noi. Io vi amo proprio per questo. Ma che agli uomini non interessi l'amore eterno non lo credo. Se la donna rende lo stare vicino a lei un paradiso l'uomo non se ne stanca mai. ANCHE PER QUESTO SECONDO LIBRO HAI SCELTO COME TITOLISTA SAN PAOLO, MA PERFINO LE CATTOLICHE PIÙ PRATICANTI NON NE VOGLIONO SAPERE DELLA LETTERA AGLI EFESINI E DEL SUO INVITO ALLA SOTTOMISSIONE FEMMINILE. San Paolo lo capisce solo chi capisce il battesimo, che è sostanzialmente far morire la nostra umanità per far agire la grazia, farsi piccoli, lasciarsi trasformare da Dio. È il mistero grande di Cristo che muore per la Chiesa. Perché doveva morire anziché venire comodo comodo, su un trono scintillante? Se uno non capisce questo non capisce niente di san Paolo e si offende a sentir parlare di sottomissione. COSA RISPONDI A CHI, IGNORANTE DI ANTICO TESTAMENTO, TI ACCUSA DI UNA VISIONE CORANICA DELLA DONNA? Confesso: non so quasi niente del Corano, e non mi interessa. Se però ti riferisci a una donna priva di libertà dico che la differenza sta proprio nella libertà. La Verità vi farà liberi. La Bibbia ci dice la verità su di noi. La verità della donna è che è bello per lei scegliere di obbedire a qualcuno che stima, quando appunto è una scelta. La pacifica, la rende felice. E l'uomo a cui lei obbedisce, poi, dà la vita per lei. Non c'entra niente con la logica di chi comanda: è un fare a gara nello spendersi. IL LIBRO PRECEDENTE ("SPOSATI E SII SOTTOMESSA", VALLECCHI) PIÙ CHE UNA QUESTIONE DI COPIE È STATA UNA QUESTIONE DI COPPIE. E' VERO CHE HA SALVATO MATRIMONI? E' vero, diverse persone mi hanno scritto che il loro matrimonio ha cambiato marcia. Quando la donna si arrende cade la barriera del sospetto reciproco e si entra in una dinamica tutta nuova. Ci sono donne che avevano portato le carte dall'avvocato e poi leggendo il mio libro hanno fermato tutto. E COL NUOVO LIBRO QUALI RISULTATI SPERI DI OTTENERE? Mi piacerebbe che le donne convinte dal primo a essere accoglienti riescano a dire ai propri uomini come essere virili. Siccome gli uomini non ascoltano i predicozzi delle donne, c'è solo un modo per far arrivare il messaggio: mostrarsi belle, lasciarsi inseguire con la propria bellezza. Per gli uomini stare vicino a noi dev'essere piacevole e così, senza richieste, prediche, musi, scenate, si compiranno i nostri desideri. Anche se il come e il quando non possiamo deciderlo noi perché non siamo noi gli arbitri della realtà. C'È UN CAPITOLO INTITOLATO "COS'È DAVVERO LA VIRILITÀ". AL LETTORE MASCHIO, OVVIAMENTE INTERESSATISSIMO ALL'ARGOMENTO, PUOI SINTETIZZARLO IN DUE RIGHE? La virilità è la capacità che deve avere l'uomo di prendere su di sé i colpi della vita, a difesa di coloro che gli sono affidati. È la capacità di morire a sé stesso per far vivere gli altri. Il massimo della virilità è Gesù. NEL LIBRO PARLI DELLE "PERSONE CHE TENGONO LA MAGLIETTA MACCHIATA PER STARE IN CASA, INVECE DI RISERVARE AL MARITO, ALLA MOGLIE, LA PARTE MIGLIORE DI SÉ". E' UNA CRITICA ALLA SCIATTERIA? Sì, sono una profonda sostenitrice della cattolicità del reggicalze. PUOI RIASSUMERE LA TUA IDEA DI "AMORE ACCOGLIENTE" CHE TANTO MI PIACE? COME DEV'ESSERE L'AMORE DELLA DONNA? La donna deve prima di tutto resistere alla tentazione di dire all'uomo come deve essere. Non deve fare la maestrina, criticarlo o cercare di formattarlo. Deve lealmente fidarsi di lui e del suo sguardo virile sul mondo. E se proprio vuole fargli arrivare un messaggio deve trovare il modo di parlare con la vita, e di essere talmente dolce e sorridente e solida (non una bambina che fa i capricci o mette i musi) da far venire all'uomo la voglia di seguirla.
Fonte: Libero, 20/09/2012
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I FEDELI SCELGONO AL 95% LA COMUNIONE IN GINOCCHIO
Quattro passi suggeriti da un parroco ai propri confratelli per spiegare ed aiutare a fare come fa il Papa
Autore: don Andrea Brugnoli - Fonte: Messa in latino, 12/07/2012
Ho una proposta da fare ai miei confratelli parroci. Si tratta di una soluzione non ottimale, ma pastoralmente efficace... in vista di tempi migliori nei quali si potrà nella Chiesa fare le cose senza "passaggi". Ma, si sa, questi son tempi in cui dobbiamo pian piano recuperare la fede e ricostruire ciò che è stato devastato. [...] Dal Natale 2012 fino ad oggi, nella mia parrocchia ho iniziato a proporre ai parrocchiani la S. Comunione in ginocchio, nella seguente forma: 1) All'inizio della S. Messa sono già pronti due inginocchiatoi davanti all'altare. 2) La S. Messa in rito ordinario prosegue nel consueto modo fino all'Agnello di Dio. 3) Un lettore legge, mentre il sacerdote va a prendere la pisside al Tabernacolo, queste semplici parole da un foglietto prestampato: «Papa Benedetto XVI ci ricorda che la pratica di inginocchiarsi per la santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di adorazione particolarmente espressivo. Per questo, nella nostra parrocchia, abbiamo deciso di dare a tutti la possibilità di riceverla anche in questo modo». 4) La comunione viene distribuita alla gente che si accosta con grande varietà di modi. A tutti viene data così come si presentano: in ginocchio e in bocca, in ginocchio e in mano, in piedi in bocca e in piedi in mano. Questo viene fatto ad ogni S. Messa, e leggendo il foglietto solo alle S. Messe festive. Risultato? Lasciando questa libertà e senza imporre nulla, il 95% dei miei parrocchiani si inginocchia, dimostrando così che la gente capisce subito la posta in gioco e la bellezza di ricevere Gesù nel modo con cui per secoli l'ha ricevuto. E questo sia per gli adulti che per i giovani e i bambini. Provare per credere. [...] Forza, amici parroci: un po' di coraggio e diamo una mano al Papa che in più occasioni sta cercando di insegnare alla Chiesa, senza imposizioni, il valore di questi gesti.
Fonte: Messa in latino, 12/07/2012
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DUE VISIONI OPPOSTE: LA CHIESA DEL DIALOGO E LA CHIESA CHE CONVERTI' AGOSTINO
Il vescovo Ambrogio non avrebbe tollerato le iniziative ecumeniche e interreligiose dei nostri giorni per il semplice fatto che il compromesso non appartiene alla Chiesa
Autore: Anastasia Domini - Fonte: Corrispondenza Romana, 30/09/2012
Verso la fine del 384 giungeva a Milano un giovane manicheo, Agostino d'Ippona. Ne ripartiva nel 387, da cristiano. Cos'era avvenuto in quei tre anni? Agostino era stato conquistato dalla vita ecclesiale di Milano e dal pastore che con zelo ineguagliabile la guidava, Aurelio Ambrogio. Agostino a Milano s'imbatte in una Chiesa piena: videbam ecclesiam plenam et alius sic ibat alius autem sic (vedevo una Chiesa piena che nella sua pienezza consentiva ai suoi membri itinerari diversi), scriverà nelle sue celebri e sempre attuali "Confessioni". È a contatto con questa "pienezza" che Agostino rimane affascinato ed è spinto ad abbracciare la fede in Cristo. S'imbatte, anzitutto, in un popolo santamente fiero di essere la Chiesa di Dio, un popolo che si raduna in preghiera a cantare gl'immortali inni composti dal suo Pastore, nella certezza che quelle melodie e quelle parole non sarebbero rimaste inascoltate. Un popolo propenso alla carità verso i poveri, ma non meno incline alla magnificenza delle chiese; aperto al matrimonio e alla verginità, ma fermo e intransigente su qualsiasi deviazione morale. Ma è soprattutto al Vescovo di questa Chiesa "piena" che Agostino deve la sua conversione. Eppure questo pastore, Ambrogio, non dialoga con Agostino. Egli propone il Vangelo con la forza persuasiva di chi sa di possedere la Verità. "La Chiesa è colonna e sostegno della verità" – dice –; "La verità è vita, salvezza e letizia per l'uomo"; "Nella Chiesa c'è gioia, nell'eresia e nel paganesimo ci sono pianto e tristezza". Il giovane manicheo d'Ippona sapeva bene quanto vere fossero quelle parole! E Ambrogio incalza: "Quando c'è in gioco la verità, è in gioco la nostra sorte, perciò non si può venire a nessun compromesso". Queste ultime parole del Vescovo di Milano erano con perfetta coerenza tradotte in pratica, in quella "Ecclesia plena". A chi, con mente relativista, sosteneva – anche allora! – che ognuno ha la sua strada per andare a Dio, Ambrogio chiede: "E se Dio, invece, avesse scelto Lui la strada per cui noi dobbiamo andare a Lui?". Egli ci ha mandato il Suo Figlio, e Questi – attraverso la sua Sposa immacolata, la Chiesa – è l'unica via attraverso cui noi possiamo andare a Lui. "Extra ecclesia nulla salus", aveva asserito pochi anni prima, con una chiarezza che non si prestra ad obiezioni, san Cipriano. E Ambrogio conclude: "Quanti padroni finiscono per avere coloro che si rifiutano di sottomettersi all'unico vero Signore". Il popolo milanese era certo di tutto ciò. La Chiesa era "piena" anche e soprattutto per questa persuasione adamantina. La Chiesa che affascina Agostino è, dunque, una Chiesa senza compromessi, che non rincorre il mondo né attenua il rigore del suo insegnamento, ma – al contrario – sfida l'uomo con l'annuncio rivoluzionario del Vangelo, certa com'è della verità di cui è depositaria, della bellezza della sua dottrina, del fascino divino del suo Signore. È una Chiesa "piena" perché non aperta al dialogo sterile e inconcludente, che rischia di relativizzare e vanificare il suo annuncio evangelico. Agostino arriva alla fede attraverso il contatto con "questa" Chiesa. Non una Chiesa dialogante e aperturista, ma una Chiesa santamente inflessibile, perché fondata sull'unica Verità che salva. La Chiesa che è oggi sotto i nostri occhi appare molto diversa: da un cinquantennio ormai vediamo una Chiesa in continuo dialogo col mondo, aperta ad ogni genere di novità . Essa però non persuade nessuno, a differenza della Chiesa ferma e rigorosa di Ambrogio che conquistava i cuori, e cuori come quello di Agostino d'Ippona! Il vescovo Ambrogio non avrebbe tollerato le iniziative ecumeniche e interreligiose che ai nostri giorni si moltiplicano come per magia, con l'eloquente risultato che le nostre chiese, lungi dall'esser piene, sono sempre più vuote. Tali iniziative sarebbero verosimilmente incorse in severe censure canoniche da parte di Ambrogio per il semplice fatto che il compromesso non appartiene alla Chiesa: "Quando c'è in gioco la verità – aveva detto –, è in gioco la nostra sorte, perciò non si può venire a nessun compromesso". Ambrogio sapeva bene che la Chiesa dal suo divin Fondatore ha ricevuto il mandato di annunciare la "verità tutta intera" (Gv 16,13), non di dialogare con il mondo: "Il vostro linguaggio sia sì sì, no no. Il resto viene dal maligno" (Mt 5,37). Anche il dialogo, dunque, e il compromesso che inesorabilmente ne consegue. Ma, nonostante le miserie di cui Essa tollera d'esser rivestita dai suoi membri, la Chiesa è e rimane la Sposa santa e immacolata dell'Agnello. Sulle orme del popolo ambrosiano che nel IV secolo conquistò Agostino, occorre allora riscoprire la bellezza della nostra appartenenza a Cristo e la santa fierezza di avere una tal Madre. Deve apparir chiaro ai nostri interlocutori, per dirla ancora con Ambrogio, che la Chiesa ha già il "suo incantatore", il Signore Gesù, e non ha bisogno d'altro.
Fonte: Corrispondenza Romana, 30/09/2012
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BREVE PROMEMORIA SULL'AGENDA MONTI
Per non dimenticare le colpe di questo governo di cui la principale è di aver fatto pagare alla gente i debiti delle banche
Autore: Francesco Lari - Fonte: Qelsi, 05/10/2012
Non dobbiamo mai dimenticare da dove deriva tutta la attuale crisi che sta colpendo il mondo occidentale. La causa devastante è stata la bolla dei derivati, con prodotti finanziari costruiti a tavolino che non avevano alle spalle nessuna garanzia reale. Le grandi banche hanno accumulato oltre seicentomila miliardi di euro di "garanzie scoperte". 600.000.000.000.000 euro (gli zeri sono giusti) è una cifra inimmaginabile, pensate che se mettiamo insieme il debito di Stati Uniti, Giappone, Italia e Germania arriviamo ad appena un ventesimo di quella cifra! Ma invece che una soluzione politica forte, con una tabula rasa di questo sistema e punizioni esemplari nei confronti dei responsabili, si è scelto di far pagare alla gente i debiti delle banche. Se guardate i provvedimenti del Prof. Monti vanno tutti in quella direzione. Certe volte non è riuscito ad imporre la sua volontà, come l'obbligo di usare il bancomat per ogni acquisto sopra ai 50 euro, altre volte ha avuto successo, come il conto corrente bancario obbligatorio per i pensionati oltre i 1000 euro al mese. E in mezzo un mucchio di provvedimenti su assicurazioni obbligatorie e simili regali al sistema bancario ed assicurativo che altro non sono che nuove tasse per imprese e cittadini. Ma il regalo più grande di tutti in questo sistema economico è lo spread. Le banche investono i propri capitali in titoli di stato con un rendimento altissimo, anche oltre il 6%, ed ovviamente non hanno nessun incentivo a prestare i soldi alle imprese, dove per rendimenti solo marginalmente più alti si è esposti ad un rischio che le politiche di Monti rendono via più crescente. Quindi le banche smettono di fare il loro lavoro, che sarebbe quello di prestare denaro alle attività economiche. Le imprese falliscono o comunque non riescono ad investire, facendo calare il loro fatturato e le imposte che pagano allo stato. Di conseguenza il Prof. Monti deve alzare le tasse peggiorando ancora di più la situazione. Qualcuno aveva paragonato l'affidamento a un banchiere del governo del paese a mettere una volpe a guardare il pollaio. La previsione era semplice, e ci stupisce che la maggior parte dei partiti politici non sia riuscita a capire questa semplice equazione. Nella situazione attuale ci vorrebbe un governo capace di adottare provvedimenti impopolari con il sistema bancario, che costringano gli istituti a tornare a far circolare i capitali e diano contemporaneamente alle imprese e al mondo del lavoro quella boccata d'ossigeno che necessitano. Non aspettatevi che il prof. Monti possa fare una politica del genere.
Fonte: Qelsi, 05/10/2012
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LETTERE ALLA REDAZIONE: PERCHE' I GIORNALI CATTOLICI IGNORANO LA VERITA' SUI DANNI DELLA LEGGE 40?
Risponde Mario Palmaro chiarendo una volta per tutte in 10 punti la posizione di Verità e Vita (video ''Le frontiere della bioetica'')
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 08/10/2012
Gentile redazione di BastaBugie, preciso, subito, che, stimo moltissimo Mario Palmaro e il suo zelo per la Verità. Quindi quello che mi oppone a lui non è la sostanza, identica, con la quale guardiamo alle cose, bensì l'opportunità e la metodologia riferita al miglior modo di servire la Verità. L'articolo relativo al ritardo con cui Avvenire (nei confronti del quale, per altre ragioni, avrei pure io qualche critica da muovere), e, nel caso di specie, Assuntina Morresi, si accorgerebbe dopo 8 anni dei danni della fecondazione omologa è mal posto e, storicamente, errato nei suoi presupposti e nel suo exitus. [vedi articolo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2422, n.d.BB) Non ricordo a Mario Palmaro che - a fronte del far west che precedette la legge 40, che vedeva buttati nei lavandini o nei cessi decine di embrioni - la legge 40 inserì il limite dei tre embrioni. Chiaro? Tre embrioni e non di più! A fronte del far west, e ancora della politica e società italiane che non potevano permettersi nulla di meglio di quel numero tre, il limite di tre embrioni rappresentava il male minore (in ordine al quale non mi soffermo per non oltraggiare oltre che Mario Palmaro, pure me stesso). Su questa linea si schierò non il cattolicesimo democratico o i dossettiani o cattocomunisti d'accatto, ma Santa Romana Chiesa. Qualche realista più del re, invece, criticò sempre e comunque quel limite, non intravvedendone alcun vantaggio. Che scoperta!? A nessuno - tranne a quei cattolici (?) su menzionati - piaceva il limite di tre, ne' mai nessuno, in obbedienza con la Chiesa, ha sostenuto che la fivet, sempre e comunque, fosse bella, buona e moralmente lecita. Si trattava del meglio possibile in quel frangente e, indubitabilmente, del male minore. Cosa e' cambiato oggi che Mario Palmaro non ricorda, non sa o, peggio, non dice? E' accaduto che la Corte Costituzionale con la sentenza 151/2009 ha eliminato quel famoso limite dei tre embrioni e, di fatto, ha riportato le cose come stavano prima della legge 40, facendo si che di embrioni se ne sacrifichino, ora e nuovamente, anche 10 per volta. Ciò chiarito non c'è alcun ritardo di Avvenire o di Assuntina Morresi sulla fecondazione omologa. E' cambiata "qualcosa", è cambiato tutto! Il Comitato Verità e Vita contesta la legge 40, sempre e comunque e – disconoscendo il principio del male minore – la reputa dannosa e illecita. Prima di effettuare l'analisi specifica richiamo – ad ogni utilità – la NOTA DOTTRINALE circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica della Congregazione per la Dottrina della Fede: Giovanni Paolo II, continuando il costante insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana. Per essi, come per ogni cattolico, vige l'impossibilità di partecipare a campagne di opinione in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse il suo appoggio con il proprio voto. Ciò non impedisce, come ha insegnato Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Evangelium vitae a proposito del caso in cui non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista già in vigore o messa al voto, che «un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all'aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica" Ciò chiarito analizzo effetti con la legge 40 e senza legge 40. CON LA LEGGE 40 (sin quando vi era il limite 3 embrioni, abrogato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 151/2009) Numero coppie trattate, nel solo 2010, 44.250 - numero embrioni impiantati circa 103.000 ergo 2,5 a coppia. Ancora: numero nati vivi 10.036 - percentuale di embrioni vivi circa 1 a 10 SENZA LEGGE 40 cosa sarebbe accaduto? Numero coppie trattate 44.250 - il numero di embrioni impiantati (sarebbero stati - facendo una media per difetto, come accadeva prima dell'emanazione della legge - pari ad almeno 8/10) per un totale di embrioni soprannumerari pari non ai 103.000 circa di cui sopra(la media di 2,5 x 44.000 circa coppie) ma pari a 8 embrioni x 44.000 coppie. Gli embrioni eliminati (rectius le vite umane buttate nei water o nei lavandini) sarebbero stati, all'anno, 352.000. A me 200.000 vite umane salvate in più, in un anno, non sembrano poche e danno la palmare evidenza dell'utilità della legge 40. Gradirei che Mario Palmaro mi rispondesse con rigore a questi dati logico matematici e numerici. Tenuto conto che è di scuola giuridica, come me, non vorrei che girasse attorno al problema. La legge 40 ha contribuito o meno a salvare centinaia di migliaia di vite in più nel corso di questi anni? La legge 40 ha, o meno, creato una, seppur flebile, coscienza civile maggiore rispetto a quella che non ci avrebbe consegnato l'assenza di una legge? La legge 40 è stata o meno sostenuta, sostanzialmente, dal Santo Padre (che mai si è frapposto alla legge e, anzi, in più di un occasione ha manifestato il suo apprezzamento per quanto fatto dal Cardinal Ruini in merito)? Se la legge 40 fosse stata irrilevante o dannosa, come mai i nostri nemici hanno fatto, letteralmente, "il diavolo a quattro" per azzopparla, eliminarla o ridurne la portata applicativa? A me sembrano tutte domande con risposte evidenti, ma vorrei che anche Mario Palmaro mi desse la sua risposta in merito. Le lotte interne che li hanno visti frapporsi al Movimento per la Vita (che mi sembrano il vero motore delle loro resistenze) a me non interessano, non mi interessa Casini e la sua gestione, evidentemente, "tirannica" del Movimento per la Vita. A me interessa la salvaguardia della Verità e la tutela della Vita. Sono certo che anche questo sia l'anelito del Comitato Verità e Vita, ma le rigidità e le "aggressioni" a chi come Assuntina Morresi (che, sia chiaro, non conosco) combatte quotidianamente a favore della vita e per la Verità e le divisioni tra fratelli nella Fede siano inaccettabili. I panni sporchi laviamoceli in casa! Grazie. Mauro Barberio Scienza e Vita - Cagliari
Abbiamo girato la lettera a Mario Palmaro che ci ha inviato la seguente risposta. Volentieri la pubblichiamo.
Caro Barberio, rispondo molto volentieri alla sua cortese mail, anche perché mi permette di chiarire – per la verità per l'ennesima volta – la posizione del Comitato Verità e Vita intorno alla legge 40 e alla fecondazione artificiale. 1) Il danno più grave prodotto dalla legge 40 è di ordine culturale ed educativo: da quando esiste, il mondo cattolico e pro life ufficiale si è messo in trincea per difendere tale norma, abbandonando completamente la critica radicale a ogni fecondazione artificiale. Gli organi di stampa ufficiali cattolici e le voci istituzionali del mondo cattolico lavorano da 8 anni alla demonizzazione della fecondazione artificiale eterologa, mentre non spendono mezza parola per affermare che ogni fecondazione artificiale è gravemente illecita. Quanto sto affermando è comprovato dai fatti, e non è una mia opinione personale. Tanto è vero che si è affermata l'idea che esista una "fivet cattolica", quella omologa ammessa dalla legge 40. 2) Questa idea è collegata – inutile nasconderlo – anche alla prassi che vede alcune cliniche di ispirazione cattolica dedite alla effettuazione della Fivet nei termini della legge 40; legge che ha "fotografato" la prassi in atto già da anni all'ospedale San Raffaele di Milano e in altri ospedali; e prassi attuata in ospedali statali da medici "cattolici"; 3) Chi in questi anni ha denunciato la fecondazione artificiale omologa è stato censurato dalla stampa cattolica ufficiale, e viene sistematicamente ignorato dai mass media cattolici ufficiali; 4) La legge 40 ha anche prodotto nel mondo cattolico e pro life un'idea gravemente erronea: e cioè che la fivet eterologa sia immorale e anche illecita sul piano della legge civile; invece, che la fivet omologa sia illecita sul piano morale ma lecita sul piano del diritto civile. Questa tesi implica che si faccia finta non esistano embrioni vittime della Fivet, cioè ignorare la mortalità – da lei giustamente ricordata e conteggiata – di un numero altissimo di embrioni (9 su 10 prodotti). Questa tesi ha comportato addirittura la diffusione di testi apologetici della fivet omologa redatti da esponenti del mondo cattolico e pro life. Essi hanno paragonato la mortalità da Fivet alla mortalità da aborti spontanei, utilizzando categorie che sono da sempre proprie del mondo abortista. 5) La legge 40 potrebbe essere considerata una legge imperfetta, cioè una legge ingiusta che migliora una situazione esistente peggiore. Perché si realizzi una simile situazione, però, occorre – lo dice la Chiesa - che siano rispettati durante il dibattito parlamentare, i requisiti stabiliti dal n.73 della Evangelium Vitae. E cioè che: 1. Sia prima verificato che non si può ottenere una legge giusta; 2. Denunciare pubblicamente che non si condivide la legge imperfetta-ingiusta che si sta votando; 3) verificare che il proprio voto è determinante per ottenere il risultato; 4) verificare che la legge dia benefici significativi e non marginali rispetto alla legge precedente. Ora, è oggettivo che il secondo requisito non ha avuto alcuna attuazione pratica: nessun parlamentare ha detto coram populo che era contro ogni fivet. 6) Il conteggio delle vittime da Fivet è molto interessante, e si può teorizzare che ci siano state un numero minore di vittime con la legge 40. Si tratta però solo di un'ipotesi, perché noi non sappiamo quante Fivet in più sono state attuate proprio perché esiste la legge. Ogni legalizzazione infatti legittima e incoraggia una certa condotta, come ha dimostrato la legalizzazione dell'aborto. Prima della legge 40 la Fivet non era vietata, ma non era nemmeno disciplinata da una legge. Basta fare un giro nelle parrocchie per accorgersi di quante coppie hanno percorso la strada della Fivet dopo che era stata approvata una legge "cattolica". 7) Il fatto che la legge non sia stata ostacolata dal Papa dipende in larga parte dall'immagine che l'ha circondata: quella di una legge cattolica sostenuta dalla Conferenza episcopale e dai politici teoricamente "cattolici". 8) Il fatto che i "nostri nemici" contestino la legge dipende dalla loro intenzione di rendere la Fivet ancora più libera, e in generale dal fatto che la cultura della morte non si accontenta mai e vuole ottenere sempre di più; così facendo illude i cattolici e i pro life di battersi sulle trincee della verità e del bene, mentre stanno semplicemente difendendo posizioni di retroguardia che presto abbandoneranno per retrocedere ancora di più. Basta osservare che i radicali in Parlamento votarono contro la 194 perché volevano una legge più permissiva; e basta vedere che oggi non pochi pro life hanno smesso di attaccare la legge 194 "per evitare che vanga peggiorata" (sic). 9) Si può assistere passivamente a una legge che provoca la morte di 9 embrioni su 10? E che crea una cultura anti vita? 10) Si può tacere il fatto che la Fivet (anche quella omologa, creduta "cattolica") è intrinsecamente eugenetica, perché riduce l'uomo a oggetto di produzione? Si può tacere che con la Fivet l'uomo è prodotto e non generato da un atto coniugale? Noi di Verità e Vita pensiamo che non si possa tacere di fronte a tutto questo, e finché avremo un po' di fiato e di forza continueremo a dirlo. Anche per riempire il vuoto e l'assordante silenzio del cattolicesimo ufficiale. Grazie per aver letto con pazienza questa lunga risposta. Con amicizia Mario Palmaro Presidente nazionale del Comitato Verità e Vita
Nota di BastaBugie: vi invitiamo a guardare il video della conferenza di Mario Palmaro dal titolo: "Le frontiere della bioetica: ciò che è possibile è anche lecito?". Per vedere l'ottimo incontro della durata di 13 minuti, cliccare sul triangolino al centro dell'immagine qui sotto.
http://www.youtube.com/watch?v=KpdMxMjgm0s
DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE" Le risposte del direttore ai lettori Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Redazione di BastaBugie, 08/10/2012
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OMELIA XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 10,17-30)
Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14/10/2012)
La prima lettura di questa domenica ci parla della vera sapienza. La sapienza deve essere preferita a scettri e a troni, e tutta la ricchezza, al suo confronto, è un nulla (cf Sap 7,8). La Sapienza deve essere amata più della salute e della bellezza, e deve essere preferita alla stessa luce che illumina i nostri passi (cf Sap 7,10). L'Autore del Libro della Sapienza, da cui è tratta questa prima lettura, afferma: «Insieme con lei mi sono venuti tutti i beni, nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile» (Sap 7,11). In che modo possiamo ottenere la Sapienza? Il testo che abbiamo letto ci fa comprendere che, per possedere questo dono, innanzitutto dobbiamo pregare il Signore. È un dono, e lo dobbiamo domandare umilmente nella preghiera: «Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza» (Sap 7,7). Ma in che cosa consiste la Sapienza? Vera Sapienza è ricercare sempre la volontà di Dio, ogni giorno della nostra vita, per dare un frutto che rimanga e per essere autenticamente felici. Il Vangelo di oggi si collega molto bene con questo tema. Un giovane si gettò in ginocchio davanti a Gesù e gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?» (Mc 10,17). Egli ricercava la Volontà di Dio; ma, come si capisce dal proseguo del racconto, non era pienamente determinato in questa ricerca. Egli osservava diligentemente tutti i Comandamenti di Dio, e avvertiva che Dio gli stava domandando qualcosa di più. Infatti Dio, nella sua eterna Sapienza, destina a ciascuna delle sue creature una missione particolare da svolgere, per la sua gloria e per il bene delle anime. A quel giovane Dio chiedeva qualcosa di grande: la rinuncia a tutti i suoi averi e il dono completo della sua vita. Gesù infatti «fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una sola cosa ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!"» (Mc 10,21). È questo il dono della vocazione che Dio riserva ad alcuni a preferenza di altri. La vocazione consiste nel seguire Gesù sulla strada dei Consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. La vocazione consente a queste creature di imitare la vita di Gesù nel modo più completo, ed è un anticipo di quella che sarà la condizione futura in Paradiso, ove saremo tutti come angeli. La vocazione comporta delle rinunce, ma, certamente, dona più di quanto domanda. Gesù lo dice chiaramente con queste parole: «Non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» (Mc 10,29-30). Il giovane di cui parla il Vangelo di oggi non ebbe la forza di dire di "sì" a quella chiamata e se ne andò via triste (cf Mc 10,22). Non trovò la forza di seguire Gesù perché era legato ai molti beni, alla grande ricchezza materiale che possedeva. Quando non si dice di "sì" alla vocazione si perde la gioia del cuore; soltanto chi aderisce pienamente alla Volontà di Dio è sempre lieto, pur nelle grandi prove che deve superare. San Leonardo da Porto Maurizio diceva verso il termine della sua vita: «Ho settantadue anni e non sono stato nemmeno un giorno triste». Egli poteva dire così perché aveva sempre fatto la Volontà di Dio. Gesù inoltre dice: «Quanto è difficile, per quelli che posseggono ricchezze, entrare nel regno di Dio!» (Mc 10,23). Si intende chiaramente l'attaccamento a queste ricchezze, dal momento che uno potrebbe anche non averle, ma, in cuor suo, esserne attaccato più di tutti gli altri. La virtù della povertà consiste nell'essere distaccato dai beni di questo mondo e di servirsene con sobrietà, non come il fine della vita, ma come un mezzo per poter servire il Signore e per far del bene al prossimo. Secondo l'insegnamento di san Giovanni Bosco, Dio chiama molti giovani alla vita di consacrazione, secondo lui sarebbero addirittura un terzo; ma, purtroppo, molti sono quelli che non ascoltano questa chiamata, perché storditi dai piaceri e dalle ricchezze di questo mondo. Ognuno di noi dovrebbe far sua la preghiera di san Francesco: «Signore, cosa vuoi che io faccia?». Dalla risposta alla chiamata di Dio, dipenderà la nostra felicità.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14/10/2012)
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