BastaBugie n�267 del 19 ottobre 2012

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1 IL CORRIERE DELLA SERA FOTOGRAFA BENE LA CRISI DELLA FAMIGLIA, MA DA' LA RICETTA SBAGLIATA
Cosa può insegnarci una cultura che ha eliminato il padre (incarnazione della regola), che ha incoraggiato la dissoluzione della famiglia (luogo in cui le regole vengono condivise), che ha tolto di mezzo Dio (l'orizzonte sul quale appoggiare le regole)?
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
2 IL PREMIO NOBEL ALL'EUROPA PER 60 ANNI DI PACE?
Eppure l'Europa ha partecipato alle guerre in Libia, Kosovo, Iraq, Libano, Afghanistan, Falkland, e poi ci sono state le rivoluzioni soffocate nel sangue in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia
Autore: Caelsius Mars - Fonte: Qelsi
3 CANALE 5 TOGLIE LA PAROLA A CHI CRITICA LE ADOZIONI GAY
Il Presidente della Società di Pediatria Preventiva e Sociale stava citando nuovi studi scientifici, ma non gli hanno nemmeno fatto finire il discorso...
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
4 DOVE ANDREMO A FINIRE?
Il Vescovo di Pavia dichiara di essere in comunione di fede con i musulmani e che il corano è un libro sacro
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana
5 LE FALSITA' DEL FILM SULLA CADUTA DI COSTANTINOPOLI CHE PRESENTA IL CRISTIANESIMO COME FEDE CORROTTA
Nel film ''Fetih 1453'' Maometto II entra nella basilica di Santa Sofia abbraccia un bambino e gli promette protezione, ma nella realtà il sultano diede ordine di massacrare tutti i 3mila uomini e di stuprare le donne e in seguito la trasformò in moschea
Fonte: AsiaNews
6 PERCHE' IL VATICANO II NON CONDANNO' IL COMUNISMO?
Il Cremlino ottenne che non se ne parlasse grazie all'accordo segreto con il cardinale Tisserant in cambio della partecipazione al concilio di rappresentanti del Patriarcato di Mosca
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Il Giornale
7 E' CONFORME AL VANGELO ESSERE FAVOREVOLI ALLA SCIENZA PER IL BENE COMUNE
Intervenendo al Sinodo dei Vescovi, il premio Nobel Werner Arber ha spiegato che gli OGM ''non comportano rischi legati alla metodologia dell'ingegneria genetica''
Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Zenit
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: IL DIBATTITO SULL'EVOLUZIONISMO TRA I NOSTRI LETTORI
Innoltre vi presentiamo il video nel quale Odifreddi rinnega l'UAAR e si converte al cristianesimo (ma è uno scherzo)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 10,35-45)
Ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL CORRIERE DELLA SERA FOTOGRAFA BENE LA CRISI DELLA FAMIGLIA, MA DA' LA RICETTA SBAGLIATA
Cosa può insegnarci una cultura che ha eliminato il padre (incarnazione della regola), che ha incoraggiato la dissoluzione della famiglia (luogo in cui le regole vengono condivise), che ha tolto di mezzo Dio (l'orizzonte sul quale appoggiare le regole)?
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 11/10/2012

Se non me lo avessero impedito il mio primo libro lo avrei intitolato Da che pulpito, tanto sono consapevole del fatto che non è necessario essere irreprensibili per dire come la si pensa sul mondo. Siamo tutti poveri peccatori in cammino, è chiaro.
Ma che sia il Corrierone della Sera a fare prediche sulla famiglia, be' questo mi suona davvero strano. Mettere in discussione la famiglia tradizionale sembra ormai parte del core business anche dell'ammiraglia dei quotidiani, e allora quando sabato 6 ottobre ho letto il paginone "I grandi siamo noi (dimenticarlo costa caro)" veramente il "da che pulpito" mi è sgorgato dal cuore.
Il pezzo descrive quello che tutti noi vediamo, bambini che contrattano le regole con i genitori, che decidono la meta delle vacanze familiari, e che per questo sono considerati "avanti" da genitori sempre più insicuri e fragili. "Sono più di venti anni che assistiamo a questo ribaltamento dei ruoli" dicono in coro i vari psicoesperti consultati.
Sulla foto siamo tutti d'accordo. È una fotografia, appunto. È sulla ricetta che l'articolo è carente: si limita a un generico invito a riprendere autorevolezza, o a farsi aiutare da un esperto.
A me sembra che quello che sta succedendo sia semplicemente l'epilogo naturale di una cultura che ha eliminato il padre, incarnazione della regola (e infatti la giornalista chiama rigorosamente "genitore", mai "padre", quello che a volte deve anche saper battere i pugni sul tavolo), che ha incoraggiato in tutti i modi la dissoluzione della famiglia, luogo in cui le regole vengono condivise, compensate, bilanciate (se si passa da una casa all'altra di genitori separati ognuno fa come crede, e non è scontato che la linea sia la stessa), che ha tolto soprattutto di mezzo Dio, l'unico orizzonte alto e assoluto sul quale appoggiare le regole.
Colgo l'occasione per dire che non scriverò mai un libro sui figli, come da più parti mi invitano a fare, perché credo che avrò una vaga percezione del lavoro svolto solo sul letto di morte (e, ragazzi, che sia chiaro: io continuerò a farvi prediche anche dopo, quando avrete cinquanta anni,affacciandomi dalle nuvole quando vi pulirete il moccio con la manica della felpa, dal frigo quando mangerete fuori orario, dalla mensola dei fumetti per cercare di indurvi a leggere piuttosto un bel romanzone russo). Ho fatto un numero incalcolabile di errori educativi, e se pubblicassi un libro lo dovrei certo ritirare presto dal mercato quando un mio figlio venisse sospeso dalla scuola per avere cosparso di marmellata la maniglia della porta di scuola, o introdotto un lombrico nel panino del compagno di banco (la hybris di una madre che vuole insegnare alle altre verrebbe senza dubbio punita).
Rimane il discorso che i genitori di oggi vanno alla cieca con i figli perché vanno alla cieca anche con se stessi. Se si cerca, e sottolineo mille volte cerca, di guardare ai dieci comandamenti e al Vangelo e alla vita eterna come obiettivo è forse possibile sbagliare un po' meno. È l'unica speranza di imbroccare la direzione giusta. Se si pensa che ogni opinione e posizione sulla faccia della terra abbiano diritto di cittadinanza, e che i figli vadano lasciati liberi di esprimere le proprie potenzialità, è più difficile mantenere la bussola nelle circa seicento volte al giorno che bisogna prendere microdecisioni con i figli. Se c'è una famiglia solida e unita, che, con tutte le magagne possibili, ce la mette tutta a fare del suo meglio, è ipotizzabile riuscire a fare qualcosa di decente. [...]

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 11/10/2012

2 - IL PREMIO NOBEL ALL'EUROPA PER 60 ANNI DI PACE?
Eppure l'Europa ha partecipato alle guerre in Libia, Kosovo, Iraq, Libano, Afghanistan, Falkland, e poi ci sono state le rivoluzioni soffocate nel sangue in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia
Autore: Caelsius Mars - Fonte: Qelsi, 12/10/2012

Per quanto possa sembrare incredibile adesso è ufficiale: il prossimo 10 dicembre, alle ore 13.00 ad Oslo, non a Stoccolma, verrà consegnato il Nobel per la Pace del 2012 all'Europa. Infatti, il comitato svedo-norvegese ha deciso di premiare con questo ambito riconoscimento l'Unione Europea per l'impegno profuso nella salvaguardia della democrazia e dei diritti umani.  "L'Ue e i suoi predecessori hanno contribuito per più di 60 anni alla pace e alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani", ha detto il presidente del comitato Thorbjoern Jagland, secondo il quale: "il ruolo di stabilità giocato dall'Unione ha aiutato a trasformare la gran parte d'Europa da un continente di guerra a un continente di pace". Il programma di contorno alla cerimonia di consegna del premio prevede una conferenza stampa del premiato al Det Norske Nobelinstituttet il giorno prima, cioè il 9 dicembre, mentre la cerimonia vera e propria si svolgerà al municipio di Oslo alle 13 del 10 dicembre, ed è il clou del programma, ovvio. Nel pomeriggio del 10 dicembre verrà fatta una fiaccolata in onore del vincitore di fronte al Grand Hotel, dal cui balcone solitamente è chiamato a salutare i partecipanti alla fiaccolata. Il giorno dopo la cerimonia, l'11 dicembre, si terrà un concerto d'onore all'Oslo Spektrum con la gradita partecipazione grandi artisti internazionali e norvegesi. I fiori per l'arredo floreale delle sale in cui si articola la manifestazione sono fatti arrivare da San Remo, città nella quale nel 1986 si spense l'inventore del premio e della dinamite, Alfred Nobel, il quale volle coinvolgere nello stesso Svezia e Norvegia che all'inizio del 1900 erano federate. Sin qui la cronaca.  Che dire? All'inizio il Nobel rappresentava un ambito riconoscimento, poi ci sembra un po' scaduto se nel 1997 sono riusciti a conferire quello della letteratura ad un furibondo ed inutile iconoclasta come Dario Fo, e quelli della pace prima ad oltranzista sanguinario come Arafat ed adesso ad una armata Brancaleone di avidi banchieri che chiamano Europa il loro club esclusivo. Ora noi pensavamo che il vincitore del Nobel della Pace dovesse essere buono. [...] E' evidente che ci sbagliavamo, se hanno assegnato il premio all'Europa, che non più di qualche mese fa è stata responsabile dell'uccisione di un dittatore, e diciamo che passi anche se non si dovrebbe mai ammazzare nessuno, ma soprattutto di almeno 50.000 inermi cittadini libici. E prima ancora c'era stato il Kosovo con  caccia e bombardieri che partivano da Aviano (Italia), l'Iraq, il Libano, l'Afghanistan. E non è che nei confini continentali le cose vadano meglio.
L'Inghilterra si tiene le Malvinas argentine che si ostina a chiamare Falkland, si tiene la rocca di Gibilterra che è dura da dimostrare che non è della Spagna, si tiene l'Ulster che appartiene per ragioni storiche, linguistiche, etniche e religiose alla verde Irlanda che per cercare di riprenderselo s'è dovuta affidare all'irredentista guerriglia dell'Irish Republican Army (IRA) con tanti lutti e nessun risultato, dove la Jugoslavia messa insieme con la colla dai comunisti è deflagrata in 5 nazioni passando per una fase di "pulizia etnica" ed una delle più sanguinose guerre civili della storia. Una Europa della quale si dice che non conosca guerre da 70 anni solo perché la Germania non ha ri-aggredito militarmente la Francia, però  ha provveduto abbondantemente ad assoggettare politicamente ed economicamente, mentre continuerà a mancare per sempre la controprova che anche senza la Ue probabilmente non sarebbero esplosi conflitti aperti nel Vecchio Continente. Però c'è stata la cortina di ferro con i "VoPos" che sparavano ai giovani che cercavano di fuggire in Occidente, il muro di Berlino, ci sono state le persecuzioni politiche e religiose, rivoluzioni soffocate nel sangue in Polonia e soprattutto in Ungheria, poi l'invasione della Cecoslovacchia, poi la divisione traumatica di questo Paese in due parti, la Repubblica Ceca (ricca) e la Repubblica di Slovenia (povera). Insomma non ci sembra che l'Europa in questi 60 anni cui si riferiscono quelli di Oslo e Stoccolma possa essere additata come un esempio di civile convivenza e di area dove tutti collaborano con spirito di civile e solidale convivenza, dove si sono tenute solo sagre paesane e feste dell'Unità, dove gli unici scoppi erano quelli dei petardi dei giochi pirotecnici. Perché la domanda che sorge spontanea, agghiacciante e che fa rabbrividire è : ma se l'Europa è un luminoso modello di pacifismo, il resto del mondo che cos'è? E' evidente che questo premio non va all'Europa, in effetti, ma se lo sono auto-assegnato i politici europei, quelli che hanno fatto una unione di paesi in ciascuno dei quali se per sbaglio fai un referendum ti accorgi che tutti vorrebbero stare da soli e nessuno insieme agli altri, perlomeno alle attuali condizioni.  Ma i banchieri del club  massonico-bilderberghiano d'Europa non vogliono essere divisi, loro vogliono stare tutti insieme, che così controllano meglio tutto e possono far passare tutto con la scusa: "avete ragione, ma ce lo chiede l'Europa". E quando abbiamo messo in discussione l'Europa ci hanno ricattato con l'imbroglio dello spread. Forse avrebbero fatto una figura meno squallida se si fossero assegnati il Nobel dell'Economia, per riconoscere l'abilità con la quale hanno saputo tirare fuori centinaia di miliardi di euro da povera gente indifesa che non arriva alla fine del mese in Spagna, Irlanda, Portogallo, Italia e Grecia per regalarli alle banche e farle ricapitalizzare gratis. Questo sì che sarebbe stato un premio meritato, perché non è da tutti riuscire a tirare fuori altro sangue da una rapa già completamente dissanguata.

Fonte: Qelsi, 12/10/2012

3 - CANALE 5 TOGLIE LA PAROLA A CHI CRITICA LE ADOZIONI GAY
Il Presidente della Società di Pediatria Preventiva e Sociale stava citando nuovi studi scientifici, ma non gli hanno nemmeno fatto finire il discorso...
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 10/10/2012

Il segnale positivo è che certe cose si cominci a dirle. Il segnale negativo è che i mass-media ancora censurino chi non canti col coro. 25 settembre 2012: Canale 5 si è occupato del delicatissimo tema delle adozioni gay nel corso della trasmissione "Pomeriggio Cinque". Per questo, si è collegato col dottor Giuseppe Di Mauro, Presidente della Sipps, Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, che, di fatto, non ha potuto esprimere il proprio pensiero. Gli è bastato snocciolare i primi dati realmente scientifici, tali da sconsigliare vivamente le cosiddette "genitorialità" omosessuali, perché la parola gli fosse tolta, senza più aver la possibilità di concludere il proprio discorso.
Ha parlato in tutto 2 minuti e 8 secondi, mentre a Francesca Vecchioni ed alla sua storia lesbica con tanto di gemelline, avute in Olanda con la fecondazione eterologa, sono stati dedicati 18 minuti e 20 secondi ininterrotti con la replica di alcuni brani dopo la pubblicità per altri 2 minuti. In tutto, oltre 20 minuti monodirezionati. In più, l'intervista a Vendola, l'insostenibile dibattito seguito con abili stacchi da un ospite all'altro, applausi e fischi a senso unico in una trasmissione chiaramente faziosa, dove la stessa conduttrice, Barbara D'Urso, si è nettamente schierata, complimentandosi ad esempio con Francesca Vecchioni per l'iscrizione alle "liste civiche" della Milano di Pisapia ed auspicando ben presto un referendum sulle unioni gay.
In tutto questo bailamme l'unico "silenziato" è stato il dottor Di Mauro. Che, a questo punto, ha giustamente inviato una denuncia all'Agcom, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, contro la trasmissione a tutela del pluralismo. Esprimendo «seria preoccupazione per la rapidità e la leggerezza con la quale, a livello mediatico», si diffondono «informazioni superficiali e spesso fuorvianti» in merito.
Perché gli è stata tolta la parola? Cosa avrebbe voluto dire? Che «sulla base della letteratura scientifica disponibile, i bambini sembrano più adatti ad avere una vita adulta con successo, quando trascorrono la loro intera infanzia con i loro padri e madri biologici sposati e specialmente quando l'unione dei genitori rimane stabile a lungo». I dati parlano chiaro, per questo "scottano". E smentiscono la vulgata permissivista.
L'indagine più autorevole in merito ‒ sia per ampiezza, sia per qualità del campione considerato ‒ è quella del sociologo Mark Regnerus dell'Università del Texas, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica "Social Science Research". Ebbene, il 12% dei figli con "genitori" omosessuali pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie eterosessuali sposate), il 40% è propenso al tradimento (contro il 13%), il 28% è disoccupato (contro l'8%), il 19% è in trattamento psicoterapeutico (contro l'8%) e più frequente è il ricorso all'assistenza sociale, il 40% ha contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l'8%). Inoltre, afferma il dottor Di Mauro, «sono genericamente meno sani, più inclini al fumo ed alla criminalità».
Più depressi, più ansiosi, più impulsivi e più esposti alle dipendenze. Questo studio è di luglio. A fronte delle prevedibili reazioni provocate, in agosto il prof. Regnerus ha messo a punto una nuova analisi, sempre pubblicata su "Social Science Research", in cui, tenendo conto delle critiche mossegli, non solo ha confermato, ma ha addirittura rilanciato, rivelando le notevoli differenze sussistenti tra figli adulti adottati da coppie gay conviventi e figli naturali di coppie eterosessuali. Scientificamente invalidi, non empiricamente giustificati e contraddittori sono stati riconosciuti invece i dati forniti dai fans della "genitorialità" gay, come evidenziato dallo studio di Loren Marks della Louisiana State University. Ma non si può dirlo.

Fonte: Corrispondenza Romana, 10/10/2012

4 - DOVE ANDREMO A FINIRE?
Il Vescovo di Pavia dichiara di essere in comunione di fede con i musulmani e che il corano è un libro sacro
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana, 11/09/2012

La notizia non è freschissima perché, a cercare bene, la si sarebbe trovata a pagina 3 del numero del 24 agosto del settimanale "Il Ticino", organo della diocesi di Pavia. Non sarà freschissima, ma siccome nessuno l'ha portata in luce risulta nuova fiammante e, a voler rendere onore a quel mestieraccio che è il giornalismo, è anche enorme e può venire riassunta così: il vescovo di Pavia, monsignor Giovanni Giudici, è in comunione di fede con i musulmani. Parola sua.
Perché non si tratta di una malevola interpretazione di un testo redatto in stile ambiguo che si presta a più letture e a più ermeneutiche. No, qui è tutto chiarissimo e precisissimo e di ermeneutica ce ne può essere una sola. Il messaggio che monsignor Giudici ha inviato alla "Guida della Comunità musulmana di Pavia" in occasione della fine del Ramadan finisce proprio così: «grati della Vostra testimonianza, si sentiamo in comunione di fede e di preghiera». Purtroppo, questo gran finale, diciamo così iperecumenico, non si può neanche definire un colpo di scena poiché il testo del messaggio lo lascia presagire fin dall'inizio e durante tutto lo svolgimento.
In poche righe, il pastore che dovrebbe aiutare i fedeli pavesi a conservare la fede cattolica è stato capace di infilare una discreta serie di quelle che, fino a poco tempo fa, si aveva la buona creanza di chiamare eresie. Leggere per credere: «Come Vescovo di questa comunità ecclesiale pavese, voglio esprimere a nome mio e della comunità sentimenti di vicinanza e di presenza alla Comunità musulmana pavese, in occasione della chiusura del mese sacro del Ramadan 2012. Sappiamo che avete celebrato la discesa celeste del Libro sacro del Corano, applicandovi a una lettura più intensa e pia della Parola di Dio e che avete offerto a Dio il sacrificio del vostro digiuno quotidiano. Grati della Vostra testimonianza, ci sentiamo in comunione di preghiera e di fede. Con stima, Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia».
Dal messaggio di Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia, si evince che il Corano è un Libro sacro disceso dal Cielo. Dunque, se è di origine celeste deve per forza di cose contenere la Parola di Dio, parrebbe, proprio come il Vecchio e il Nuovo Testamento. Qui si ha il pudore di usare il condizionale "parrebbe", ma le maiuscole profuse da monsignor Giudici inducono a far piazza pulita di ogni prudenza. Da non sottovalutare neppure l'apprezzamento dell'offerta a Dio del sacrificio quotidiano del digiuno da parte della comunità musulmana. Se monsignor Giudici crede ancora nel valore sacrificale della Messa, come dovrebbe fare qualsiasi cattolico, mette i brividi sentirlo usare lo stesso termine che definisce la rinnovazione del Sacrificio del Calvario e le pratiche di una religione che, non essendo vera, può solo essere falsa.
Religione con la quale, se le parole e la sintassi hanno ancora un senso, il Vescovo di Pavia si sente in comunione. Rimane da rilevare che gli stessi sentimenti di vicinanza, di presenza, di stima e di comunione di preghiera e fede provati per i musulmani, monsignor Giudici non li prova per quei cattolici che mesi fa avevano intenzione di presentare a Pavia il libro di Roberto de Mattei sul Concilio Vaticano II. In quell'occasione, il Vescovo fu pronto e inflessibile nell'impedire l'associazione del nome e del marchio della sua diocesi all'iniziativa, forse troppo cattolica, tanto da metterlo in imbarazzo.
Per comprendere giova ricordare che monsignore può essere definito una riuscitissima creatura del cardinale Martini, che nel 1991 lo volle vicario generale della sua diocesi. Insomma, l'albero ha dato i frutti che doveva dare. Non servono commenti. Solo la considerazione che, fino a qualche decennio fa, affermazioni come quelle del Vescovo di Pavia non sarebbero state permesse neppure a un chierichetto durante la gita parrocchiale.

Fonte: Corrispondenza Romana, 11/09/2012

5 - LE FALSITA' DEL FILM SULLA CADUTA DI COSTANTINOPOLI CHE PRESENTA IL CRISTIANESIMO COME FEDE CORROTTA
Nel film ''Fetih 1453'' Maometto II entra nella basilica di Santa Sofia abbraccia un bambino e gli promette protezione, ma nella realtà il sultano diede ordine di massacrare tutti i 3mila uomini e di stuprare le donne e in seguito la trasformò in moschea
Fonte AsiaNews, 13/10/2012

Il film sulla caduta di Costantinopoli "Fetih 1453" sarebbe pieno di falsità storiche che incitano allo scontro fra cristiani e musulmani. In programma per lo scorso 27 settembre nei cinema di Beirut, il lungometraggio ha scatenato dure critiche da parte della comunità cristiana libanese che ha chiesto di boicottare l'uscita del film, che ora rischia la censura. Il 29 settembre il partito al-Machreq, formazione dei giovani cristiani ortodossi, e altre associazioni cristiane hanno organizzato una manifestazione contro l'uscita del kolossal turco, costato l'enorme cifra di 17 milioni di dollari.
Diretto dal regista turco Faruk Aksoy, "Fetih 1453" descrive la presa di Costantinopoli da parte degli ottomani nel 1453. Lungo circa 160 minuti, il film si apre con un "flashback" in cui Maometto, in esilio a Medina, promette felicità a chi dei suoi seguaci conquisterà la città bizantina, poi rinominata Istanbul. Il sultano ottomano Maometto II raccoglie simbolicamente l'appello fatto dal profesta 800 anni prima e si lancia alla conquista della città. Questo episodio storico che vede la presa dell'impero bizantino legata a un detto del profeta è un motivo di orgoglio per molti turchi che a febbraio hanno affollato le sale per gustare il film. Tuttavia molti critici sostengono che esso sia ricco di errori storici macroscopici, che servono solo ad esaltare l'islam e la figura di leader politico-religioso del sultano.
Rodrigue Khoury, fondatore di al-Machreq, è stato fra i primi ad aver visto il film in anteprima ed è rimasto scioccato dalla menzogne che propone. Khoury ha inviato una lettera critica dettagliata di riferimenti storici al generale Surete, responsabile della censura in Libano, attirandosi le ire di molti giornalisti che invece ritengono più opportuno far proiettare il video in nome della libertà di espressione. "Il film - afferma Khoury - non racconta la battaglia fra due imperi, come recita il sottotitolo, ma mostra una lotta fra due civiltà: quella cristiana e quella musulmana. La prima è descritta in modo grottesco come l'origine di tutti i mali, la seconda è mostrata come perfetta e incorruttibile".
Per i giovani libanesi, questo film non è altro che una operazione di propaganda politico-religiosa che inasprisce il conflitto tra cristiani e musulmani. Secondo p. Abdo Abou Kassem, responsabile dell'informazione cattolica per la Chiesa libanese, "le falsità mostrate dagli autori di "Fetih 1453" denigrano la religione cristiana, presentata come fede corrotta". Il sacerdote spiega che in una scena Maometto II entra nella basilica di Santa Sofia, facendosi spazio fra migliaia di fedeli che fuggono terrorizzati. In segno di protezione il sultano abbraccia e tranquillizza un bambino, dicendo il conquistatore ti proteggerà. "Sappiamo che tutto ciò non è assolutamente vero - commenta il sacerdote - quando il sultano entrò nella basilica diede ordine di massacrare tutti i fedeli cristiani - oltre 3mila - e fece stuprare ai suoi soldati le donne e in seguito la trasformò in moschea". P. Kassem spiega che questa versione è sostenuta da documenti storici e non può essere travisata a fini propagandistici. [...]

Fonte: AsiaNews, 13/10/2012

6 - PERCHE' IL VATICANO II NON CONDANNO' IL COMUNISMO?
Il Cremlino ottenne che non se ne parlasse grazie all'accordo segreto con il cardinale Tisserant in cambio della partecipazione al concilio di rappresentanti del Patriarcato di Mosca
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Il Giornale, 09/10/2012

Come tutti gli eventi storici, anche il Concilio Vaticano II ha avuto le sue ombre e le sue luci. Poiché in questi giorni se ne evocano soprattutto le luci, mi sia permesso ricordarne una vasta zona d'ombra: la mancata condanna del comunismo. Erano gli anni '60 e aleggiava un nuovo spirito di ottimismo incarnato da Giovanni XXIII, il «Papa buono», Nikita Kruscev, il comunista dal volto umano, e John Kennedy, l'eroe della «nuova frontiera» americana. Ma erano anche gli anni in cui veniva innalzato il muro di Berlino (1961) e i sovietici installavano i missili a Cuba (1962). L'imperialismo comunista costituiva una macroscopica realtà che il Concilio Vaticano II, il primo «concilio pastorale» della storia, apertosi a Roma l'11 ottobre 1962 e conclusosi l'8 dicembre 1965, non avrebbe potuto ignorare.
In Concilio vi fu uno scontro tra due minoranze: una chiedeva di rinnovare la condanna del comunismo, l'altra esigeva una linea «dialogica» e aperta alla modernità, di cui il comunismo pareva espressione. Una petizione di condanna del comunismo, presentata il 9 ottobre '65 da 454 Padri conciliari di 86 Paesi, non venne neppure trasmessa alle Commissioni che stavano lavorando sullo schema, provocando scandalo.
Oggi sappiamo che nell'agosto del '62, nella città francese di Metz, era stato stipulato un accordo segreto fra il cardinale Tisserant, rappresentante del Vaticano, e il nuovo arcivescovo ortodosso di Yaroslav, monsignor Nicodemo, il quale, come è stato documentato dopo l'apertura degli archivi di Mosca, era un agente del KGB. In base a questo accordo le autorità ecclesiastiche si impegnarono a non parlare del comunismo in Concilio. Era questa la condizione richiesta dal Cremlino per permettere la partecipazione di osservatori del Patriarcato di Mosca al Concilio Vaticano II (si veda: Jean Madiran, L'accordo di Metz, Il Borghese, Roma 2011).
Un appunto di pugno di Paolo VI, conservato nell'Archivio Segreto Vaticano, conferma l'esistenza di questo accordo, come ho documentato nel mio Il Concilio Vaticano II. Una storia non scritta (Lindau, 2010). Altri documenti interessanti sono stati pubblicati da George Weigel nel secondo volume della sua imponente biografia di Giovanni Paolo II (L'inizio e la fine, Cantagalli, 2012).Weigel ha infatti consultato fonti come gli archivi del KGB, dello Sluzba Bezpieczenstewa (SB) polacco e della Stasi della Germania Est, traendone documenti che confermano come i governi comunisti e i servizi segreti dei Paesi orientali penetrarono in Vaticano per favorire i loro interessi e infiltrarsi nei ranghi più alti della gerarchia cattolica. A Roma, negli anni del Concilio e del postconcilio, il Collegio Ungherese divenne una filiale dei servizi segreti di Budapest.
Tutti i rettori del Collegio dal 1965 al 1987, scrive Weigel, dovevano essere agenti addestrati e capaci, con competenza nelle operazioni di disinformazione e nell'installazione di microspie. L'SB polacco, secondo lo studioso americano, cercò persino di falsare la discussione del Concilio sui punti peculiari della teologia cattolica come il ruolo di Maria nella storia della salvezza. Il direttore del IV Dipartimento, il colonnello Stanislaw Morawski, lavorò con una dozzina di collaboratori esperti in mariologia per preparare un pro-memoria per i vescovi del Concilio, in cui si criticava la concezione «massimalista» della Beata Maria Vergine del cardinale Wyszynski e di altri presuli.
La costituzione Gaudium et Spes, sedicesimo e ultimo documento promulgato dal Concilio Vaticano II, volle essere una definizione completamente nuova dei rapporti tra la Chiesa e il mondo. In essa mancava però qualsiasi forma di condanna al comunismo. La Gaudium et Spes cercava il dialogo con il mondo moderno, nella convinzione che l'itinerario da esso percorso, dall'umanesimo e dal protestantesimo, fino alla Rivoluzione francese e al marxismo, fosse un processo irreversibile. Il pensiero marx-illuminista e la società dei consumi da esso alimentata era in realtà alla vigilia di una crisi profonda, che avrebbe manifestato i primi sintomi di lì a pochi anni, nella Rivoluzione del '68.
I Padri conciliari avrebbero potuto compiere un gesto profetico sfidando la modernità piuttosto che abbracciarne il corpo in decomposizione, come avvenne. Ma oggi ci chiediamo: erano profeti coloro che in Concilio denunciavano l'oppressione brutale del comunismo reclamando una sua solenne condanna o chi riteneva, come gli artefici dell'Ostpolitik, che occorreva trovare un compromesso con la Russia sovietica, perché il comunismo interpretava le ansie di giustizia dell'umanità e sarebbe sopravvissuto uno o due secoli almeno, migliorando il mondo?
Il Concilio Vaticano II, ha affermato recentemente il cardinale Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato per le Scienze Storiche, «avrebbe scritto una pagina gloriosa se, seguendo le orme di Pio XII, avesse trovato il coraggio di pronunciare un ripetuta ed espressa condanna del comunismo». Così purtroppo non accadde e gli storici devono registrare come un'imperdonabile omissione la mancata condanna del comunismo da parte di un Concilio che si proponeva di occuparsi del problemi del mondo a lui contemporaneo.

Fonte: Il Giornale, 09/10/2012

7 - E' CONFORME AL VANGELO ESSERE FAVOREVOLI ALLA SCIENZA PER IL BENE COMUNE
Intervenendo al Sinodo dei Vescovi, il premio Nobel Werner Arber ha spiegato che gli OGM ''non comportano rischi legati alla metodologia dell'ingegneria genetica''
Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Zenit, 13/10/2012

"Se Gesù Cristo vivesse in mezzo a noi oggi, egli sarebbe favorevole all'applicazione di una solida conoscenza scientifica per il bene a lungo termine dell'umanità e del suo ambiente naturale".
Lo ha detto ieri pomeriggio al Sinodo dei vescovi che si sta svolgendo a Roma, il prof. Werner Arber, professore di Microbiologia nel Biozentrum dell'Università di Basilea, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Insieme ai ricercatori americani Hamilton Smith e Daniel Nathans, Werner Arber ha condiviso il premio Nobel in fisiologia o medicina nel 1978.
Nel corso della relazione sul tema "Riflessione sulle relazioni tra le scienze e la fede religiosa" il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze ha spiegato che "mentre la scienza finora non è riuscita a trovare risposte pertinenti a tutti gli interrogativi sollevati, soprattutto a quelli che trascendono la sfera naturale, diverse credenze (comprese quelle che affondano le loro radici nella religione) hanno un loro ruolo nel dare risposte a questi interrogativi sul senso".
Secondo il prof. Arber le religioni rappresentano una parte essenziale del sapere orientativo, che funge da fondamento guida per le attività umane.
E' evidente che nella società cristiana, importanti regole di condotta sono state divulgate da Gesù Cristo attraverso la sua vita e da allora sono state largamente seguite dai cristiani.
"Tuttavia – ha precisato l'accademico  - rappresenta un importante compito per le società di oggi, aggiornare l'insieme di regole stabilite prestando particolare attenzione alla nostra conoscenza scientifica acquisita".
In tale contesto il prof. Arber ha voluto indicare un esempio particolare.
"Grazie ai recenti progressi nel campo della genomica, della protomica e della metabolomica, - ha illustrato - è diventato possibile orientare l'evoluzione biologica al fine di venire meglio incontro alle nostre esigenze di una alimentazione sana come contributo a importanti miglioramenti in campo medico".
A questo proposito, la Pontificia Accademia delle Scienze ha dedicato una settimana di studio nel maggio del 2009 proprio a questo argomento, con particolare attenzione alle piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo.
Il premio Nobel svizzero ha sottolineato che "la nostra Accademia ha concluso che i metodi recentemente adottati nel preparare gli organismi transgenici seguono le leggi naturali di evoluzione biologica e non comportano rischi legati alla metodologia dell'ingegneria genetica".
Il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze ha concluso affermando che i metodi utilizzati nelle piante transgeniche sono simili alle strategie naturali per la generazione spontanea di varianti genetiche nell'evoluzione biologica e che "le prospettive benefiche per migliorare i raccolti delle piante alimentari più ampiamente consumate, potrebbero alleviare la denutrizione e la fame che ancora esistono nella popolazione del mondo in via di sviluppo".

Fonte: Zenit, 13/10/2012

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: IL DIBATTITO SULL'EVOLUZIONISMO TRA I NOSTRI LETTORI
Innoltre vi presentiamo il video nel quale Odifreddi rinnega l'UAAR e si converte al cristianesimo (ma è uno scherzo)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 07/10/2012

Gentile redazione di BastaBugie,
innanzitutto mi compiaccio per gli articoli da voi pubblicati in generale e in particolare quelli sul tema dell'evoluzionismo.
Alcune mie considerazioni. Da un punto di vista meramente scientifico (io sono un fisico) non accetto le idee presupposte da ipotesi non verificabili tantomeno se suggestionate da una ideologia oltretutto ottocentesca che in questo caso è il positivismo. La teoria è il secondo passo del metodo galileiano, che segue all'osservazione e precede la verifica.
Nella teoria evoluzionistica mancano questi due passaggi. Nessuno infatti ha osservato un animale diventare di un'altra specie e tantomeno c'è la verifica sperimentale di tale passaggio. Dunque l'evoluzionismo è, lo dice la parola stessa, un "-ismo" ossia un'ideologia. Niente di più fastidioso e irritante per un fisico ed in generale per chi si occupa di ricerca scientifica vera.
Da un punto di vista religioso la questione sull'atto creativo di Dio dell'anima non riguarda in ogni caso la teoria di Darwin.
Il darwinismo sostiene che il caso ha generato l'ordine (e non il caos) e che non è necessaria una potenza intelligente esterna all'universo per crearlo dal nulla. Ascoltando queste teorie mi viene un sentimento di ironia misto a compassione perché solo i pazzi o gli ingenui possono pensarlo.
Concludendo, credo che per smontare la teoria evoluzionista non serva nemmeno scomodare la religione, basta un po' di ragione basata sulla conoscenza della fisica e un po' di calcolo della probabilità.
Mirko

Cari signori,
in merito all'articolo riguardante l'intervento di De Mattei sull'evoluzionismo mi permetto di citare Giovanni Paolo II: "quasi due secoli dopo Darwin le nuove conoscenze ci portano a non considerare più la teoria dell'evoluzione una mera ipotesi. Questa teoria si è imposta all'attenzione dei ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere. La convergenza dei risultati dei lavori condotti costituisce di per sé un argomento significativo a favore di questa teoria".
Se volete contraddire il Papa chi ve lo vieta? In tema di scienza non è mica infallibile!
Però vi chiedo: perché tanta paura dell'evoluzionismo? Dio è ben più grande.
Ilario

Abbiamo pubblicato queste due lettere di parere opposto, per mostrare come il dibattito sull'evoluzionismo è sempre caldo.
Ilario ricorda un discorso di Giovanni Paolo II ma, come accade spesso quando si parla di Chiesa, si riferisce solo ciò che fa comodo. Vediamo quindi come Giovanni Paolo II concludeva il discorso citato: "Le teorie dell'evoluzione che, in funzione delle filosofie che le ispirano, considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come un semplice epifenomeno di questa materia, sono incompatibili con la verità dell'uomo". In pratica, l'evoluzionismo come viene insegnato a scuola e in televisione è INCOMPATIBILE con la verità sull'uomo rivelata da Gesù Cristo e trasmessa dalla Chiesa Cattolica.
Se poi interessa tanto la posizione del Papa allora guardiamo cosa disse l'attuale pontefice in occasione della Messa di inizio del suo pontificato: "Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione". E poi in altra occasione, commentando i suoi predecessori, "la teoria dell'evoluzione non è una teoria completa e scientificamente provata".
Quindi, caro Ilario, noi non abbiamo nessuna paura dell'evoluzionismo! E' una teoria non sostenibile né dal punto di vista scientifico, né dal punto di vista filosofico (né tantomeno dal punto di vista teologico). Ho paura, questo sì, dell'uso distorto della scienza che alcuni fanno (non sto parlando di Ilario che esprime una legittima opinione, ma di coloro che fanno discendere dall'evoluzionismo che Dio non esista o che la natura si auto crei o altre idee contrarie alla ragione umana). Essendo stato provato che la terra è in movimento con il pendolo di Foucault nessun c'è nessun problema ad accettarne la dimostrazione. Quando gli evoluzionisti riusciranno a dimostrare la loro teoria, non avrò problemi ad accettarla. Fino ad allora mi sia consentito di rifiutare la macroevoluzione (cioè il passaggio da una specie all'altra) come una fiaba.

Nota di BastaBugie: per sdrammatizzare e per ridere un po', vi invitiamo alla visione del filmato "La conversione al cristianesimo di Odifreddi". Ovviamente si tratta di uno scherzo e come tale va inteso.

http://www.youtube.com/watch?v=06ohN5OWVJM


DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 07/10/2012

9 - OMELIA XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 10,35-45)
Ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21/10/2012)

Anche questa domenica il Vangelo ci parla di umiltà e di croce. Si avvicinarono a Gesù i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, e gli chiesero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10,37). Gli Apostoli non avevano ancora compreso l'insegnamento di Gesù, essi ricercavano ancora la gloria umana, mentre il Maestro voleva far capire a loro che si entra nella gloria del Regno solo attraverso la sofferenza della croce e l'umiltà del cuore. Per far comprendere questa esigenza, Gesù domanda loro: «Potete bere il calice che io bevo?» (Mc 10,38). Gesù intende il calice amaro della Passione e Morte in Croce. Giacomo e Giovanni non comprendono ancora bene, e rispondono: «Lo possiamo» (Mc 10,39). Gesù predice loro che anch'essi avrebbero bevuto questo calice amaro – infatti tutti gli Apostoli dopo la Pentecoste ebbero a soffrire per il Nome di Gesù, e quasi tutti morirono martiri –, ma afferma che spetta solo al Padre stabilire a chi spettano i posti d'onore accanto a Lui nella gloria.
Dall'altra parte vediamo gli altri dieci Apostoli. Anch'essi non avevano ancora compreso la grande lezione di umiltà e carità del Salvatore, e «cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni» (Mc 10,41) a causa della loro grande pretesa. Ecco allora che Gesù impartisce a tutti e Dodici un grande insegnamento, facendo loro comprendere chi è veramente grande agli occhi di Dio: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,43-45).
In poche parole, Gesù ci insegna a ricercare sempre l'ultimo posto. La ricerca dell'ultimo posto ha sempre contraddistinto la condotta dei Santi, i quali volevano fedelmente seguire le orme di Gesù e vivere in umiltà. La vera umiltà si riconosce da alcuni segni. Come quando c'è molto caldo e il sole picchia, istintivamente si cerca l'ombra; così l'anima umile cerca di rimanere sempre nascosta. Essa, quando è posta in alto, si sente a disagio.
Il secondo segno è quello di accettare serenamente le umiliazioni che ci vengono dagli altri. Essa soffre interiormente per l'umiliazione subita; ma, nel profondo del suo cuore, rimane in una pace inalterata. Un conto è umiliarsi davanti agli altri, con la segreta speranza che nessuno ci creda, un altro conto è subire una ingiusta umiliazione e rimanere tranquilli. San Francesco d'Assisi si dimostrava riconoscente nei confronti di tutti quelli che, in qualche modo, lo riprendevano e lo umiliavano.
Un altro segno è quello di parlare sempre bene di tutti. Si capisce: se l'umile si considera l'ultimo di tutti, di conseguenza pensa bene di tutti. Non potrebbe essere diversamente. San Francesco era convinto che se Dio avesse dato le grazie a lui concesse a qualsiasi delinquente di questo mondo, questi sarebbe certamente meglio di lui. Forse questo è il segno più certo che denota una grande carità d'animo.
Poi vi sono altri segni. Uno consiste nel non potersi inorgoglire delle lodi ricevute. L'anima umile sa benissimo che è Dio l'artefice di tutto il bene che riesce a compiere, per cui indirizza subito la lode ricevuta al suo Signore. Così fece la Madonna, la quale, lodata da Elisabetta, esclamò: «L'anima mia magnifica il Signore». L'ultimo segno che consideriamo consiste nel non accorgersi nemmeno del bene che si fa. Questo segno lo vediamo in tutto il suo splendore nella vita di san Francesco, il quale, prima di morire, disse così ai frati radunati attorno a lui: «Fratelli, iniziamo a far del bene, perché finora non abbiamo fatto nulla».
La ricerca dell'ultimo posto ha contraddistinto la vita di sant'Antonio da Padova. Egli, prima di entrare nell'Ordine francescano, era già un profondo teologo e un grande predicatore; ma, una volta entrato tra i frati, volle nascondere queste sue doti per poter vivere nell'ombra. Nel convento dove fu destinato svolse i lavori più umili, stimando una grande grazia quel genere di vita così nascosta agli occhi degli uomini. Ma Dio dispose diversamente. Un giorno, essendoci delle Ordinazioni sacerdotali, e venuto meno il predicatore per un imprevisto, serviva qualcuno che annunziasse la Parola di Dio all'assemblea radunata. Tutti gli altri sacerdoti si tirarono indietro perché non erano preparati e temevano di fare una brutta figura. Allora i Superiori ordinarono all'obbediente sant'Antonio di predicare. Fu una predica meravigliosa e, da quel giorno, i Superiori lo destinarono alla predicazione popolare, per la gloria di Dio e il bene delle anime.
Chi si umilia sarà innalzato!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21/10/2012)

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