BastaBugie n�271 del 16 novembre 2012

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1 ELEZIONI AMERICANE: QUALE FUTURO PER GLI STATI UNITI E PER IL RESTO DEL MONDO?
Aborto, eutanasia, matrimoni gay, libertà religiosa negata, affinità con la Cina comunista, persecuzioni dei cattolici: ecco perché per il mondo intero si prospettano tempi bui...
Autore: Roberto de Mattei, 08/11/2012 - Fonte: Corrispondenza Romana
2 ELEZIONI AMERICANE: REFERENDUM SULLA MARIJUANA LIBERA E I MATRIMONI GAY
Raffaella, mamma e sposa che vive in Minnesota, racconta che cosa ha cambiato il voto... in lei
Autore: Alessandra Stoppa - Fonte: Tracce
3 ELEZIONI AMERICANE: UN ESEMPIO CONCRETO DELLA BATTAGLIA DI OBAMA CONTRO LA CHIESA CATTOLICA
La Hobby Lobby, azienda leader nei prodotti fai da te, dovrà pagare una multa di 474 milioni all'anno per rimanere libera di non pagare l'aborto e la contraccezione ai propri dipendenti
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
4 ELEZIONI AMERICANE: I REPUBBLICANI HANNO PIU' ELETTORI, MA HA VINTO OBAMA
Stessa cosa in Sicilia: il nuovo presidente Rosario Crocetta è stato votato dal 14% degli aventi diritto... eppure ha vinto!
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Centro Cattolico di documentazione
5 A QUANDO LA SCOMUNICA DI DON GALLO?
Favorevole a matrimonio gay e spinello libero, ha un solo grande nemico: il Papa e (quindi) la Chiesa e (quindi) Gesù Cristo
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
6 PADRE DAVIDE TUROLDO ESALTAVA I REGIMI DEL SOCIALISMO REALE SENZA TENERE CONTO DELLA REALTA'
Ecco perché contestava padre Piero Gheddo, l'unico che negli anni '70 ha denunciato in Italia la reale situazione in Vietnam
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti
7 STA PER CROLLARE L'ULTIMO ''PALETTO'' DELLA LEGGE 40: COSI' I FIGLI DELLA PROVETTA SARANNO ABBANDONATI
Ciò dimostra, ancora una volta, che sostenere una legge in nome del ''male minore'' porta all'avanzamento della cultura della morte
Fonte: Comitato Verità e Vita
8 LA REALE SITUAZIONE DELLA GRECIA DEVE PREOCCUPARE ANCHE NOI ITALIANI
In Grecia disoccupazione raddoppiata, droga e prostituzione hanno invaso le città, grande povertà generalizzata, aumentato il numero dei reati e dei suicidi...
Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 13,24-32)
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ELEZIONI AMERICANE: QUALE FUTURO PER GLI STATI UNITI E PER IL RESTO DEL MONDO?
Aborto, eutanasia, matrimoni gay, libertà religiosa negata, affinità con la Cina comunista, persecuzioni dei cattolici: ecco perché per il mondo intero si prospettano tempi bui...
Autore: Roberto de Mattei, 08/11/2012 - Fonte: Corrispondenza Romana, 8 novembre 2012

Qual è il futuro degli Stati Uniti dopo la rielezione di Barack Obama? Il carisma del presidente americano si è certamente appannato, dopo quattro anni in cui sono state mantenute ben poche delle promesse fatte nel 2008. Ciò che però resta, e che ha già caratterizzato il primo mandato, è un programma di governo apertamente secolarista. L'azione politica di Obama si oppone frontalmente ai princìpi dell'ordine naturale e cristiano e rischia di proporsi come un modello per il mondo intero, come già accadde per il presidente spagnolo Zapatero.
Il prof. Patrick O'Malley, in un articolo pubblicato in Italia dal Comitato Verità e Vita ha efficacemente riassunto le ragioni che lo hanno spinto, come la maggior parte dei cattolici americani, a votare contro Obama. Il presidente americano considera l'aborto come un diritto assoluto in quasi ogni mese di gravidanza ed è a favore della totale libertà della donna di abortire sia chirurgicamente che chimicamente (RU486 e tutti gli altri abortivi chimici). Egli è anche a favore dei cosi detti Partial Birth Abortion – in cui il bambino da abortire è costretto ad uscire dal grembo materno e quando la testa appare, è sfondato ed ucciso.
Obama ed i democratici sono anche a favore di una massiccia liberalizzazione dell'eutanasia. Ma soprattutto, essi vogliono costringere università, scuole, ospedali, ONLUS, cliniche ed altri imprese sociali cattoliche (e imprese private gestite da cattolici praticanti) ad assicurare per i loro dipendenti una copertura sanitaria che fornisca anticoncettivi, abortivi, sterilizzazione, suicidio assistito e così via. La multa per chi decide di non adeguarsi a questa imposizione dello Stato ammonta a centinaia di dollari al giorno per ogni dipendente. Ciò significa la bancarotta e/o la rinunzia della Chiesa alla sua attività assistenziale. Di fronte a questa gravissima situazione, la Chiesa americana ha, per la prima volta nella storia, reagito contro un presidente americano, promuovendo oltre 45 cause in tribunale per violazione del secondo emendamento della Costituzione, che prevede la libertà di credo e di religione.
Per quanto riguarda la Corte Costituzionale, che è l'organo supremo negli Stati Uniti, Obama ha già nominato due giudici radicalmente liberali durante il primo mandato, ed ha promesso di nominarne altri sulla stessa linea durante il suo secondo mandato. La società americana sarà profondamente influenzata, per i prossimi 20 o 30 anni, dalla composizione laicista della Corte che interverrà giuridicamente sulle questioni morali più importanti, a cominciare dal diritto alla vita. Obama è infine un convinto fautore del matrimonio omosessuale, che vuole legalizzare in ogni Stato, tramite una legge nazionale o tramite una decisione della Corte Suprema, valida in tutto in paese. Il reato di omofobia minaccia tutti coloro che vorranno difendere l'ordine naturale, per esempio opponendosi pubblicamente all'indottrinamento "pro-gay" che viene fatto nelle scuole e nelle pubbliche istituzioni. Anche in questo caso ciò che è in gioco è la libertà dei cristiani e dei difensori dell'ordine naturale.
Sui temi cruciali di ordine morale, l'America è spaccata in due e non manca chi paventa una guerra civile. Parlando qualche tempo fa ad un gruppo di sacerdoti, il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, ha affermato che prevedeva di morire nel suo letto, ma che il suo successore sarebbe morto in prigione, e il successore di questi sarebbe finito come martire sulla pubblica piazza. Aggiunse poi, a proposito dell'altro vescovo che sarebbe seguito al martire: «Il suo successore raccoglierà i detriti di una società in rovina e pian piano aiuterà a ricostruire una civiltà, come la Chiesa ha fatto tante volte nel corso della storia umana». Sono parole che devono rincuorarci. Gesù Cristo regna sulla storia e quando la sconfitta della Chiesa appare inevitabile, si avvicina irreversibile l'ora della vittoria.
Sul piano della politica internazionale, è possibile avanzare previsioni per il secondo mandato presidenziale di Obama? Per un cattolico che abbia spirito soprannaturale non c'è previsione che possa prescindere dalla profezia di Fatima. Meno di cinque anni ci separano dal primo centenario dell'apparizione della Madonna ai tre pastorelli della Cova da Iria, tra maggio e ottobre del 1917. Lo stesso Benedetto XVI ha dichiarato che la profezia di Fatima non è ancora pienamente realizzata. Essa conserva dunque una drammatica attualità, per quanto riguarda il futuro della Chiesa, delle nazioni, delle singole anime. In quella profezia la Madonna diede una chiave di lettura della politica internazionale del secolo a venire, affermando che se l'umanità non si fosse convertita, la Russia avrebbe diffuso nel mondo i suoi errori. La minaccia per l'umanità non veniva dagli Stati Uniti di America, ma dalla Russia ed era una minaccia di carattere ideologico, più che politico e militare La Russia era il punto di partenza, il mondo il punto arrivo, di una disseminazione di false dottrine, non limitate a punti secondari di carattere politico od economico, ma relative ad una ideologia radicalmente distorta.
L'errore della Russia, nel ventesimo secolo, è stato il comunismo ed il comunismo è una concezione dell'uomo e della storia fondata sul materialismo evoluzionista. Dopo il crollo del muro di Berlino, evoluzionismo e materialismo sono i due dogmi vissuti, prima ancora che proclamati, dall'Occidente, ma costituiscono anche i cardini ideologici di un regime politico contemporaneo che continua ad ispirarsi a Marx, a Lenin e a Mao Tse tung: la Cina comunista del presidente Hu Jintao. In Cina, dal 1949, anno della presa di potere dei comunisti di Mao Tse-tung la libertà è repressa nel sangue, la popolazione soffre la fame e vive in semi schiavitù, e per chi si oppone si aprono le porte dei Laogai, i campi di concentramento dove si muore di stenti.
La Cina è il primo Paese del mondo per il numero di condanne a morte ( il 90% delle condanne capitali nel mondo), di "aborti di Stato" e di soppressioni di neonati, ma anche per il commercio di organi da trapianto, per lo sfruttamento del lavoro minorile, per la persecuzione delle religioni. Il genocidio di massa in Cina ha il volto dell'aborto selettivo. Nel 1978 Deng Xiao Ping impose la politica del figlio unico con una legge che imponeva alle donne cinesi di non avere più di un figlio. Questa legge è ancora vigente, con conseguenze talmente catastrofiche da suscitare, proprio in questi giorni, all'interno della stessa nomenklatura, le prime reazioni. Oggi in Cina esiste un pesante squilibrio nella proporzione dei sessi, dovuto alla sistematica uccisione delle bambine da parte dei genitori. I cinesi, infatti, costretti ad avere un solo figlio, praticano l'aborto non solo sui figli successivi al primo, ma anche sul primo, se è femmina. Nel 2005 è stato stimato un eccesso di 1,1 milioni di maschi in tutto il Paese, e il numero di maschi di età inferiore ai 20 anni ha superato il numero di femmine di circa 32 milioni.
Obama ha ricevuto con tutti gli onori il presidente Hu Jintao alla Casa Bianca. Tra il capo di Stato afroamericano e quello cinese c'è un'affinità di fondo. Nessuno dei due considera immorale l'uccisione dell'innocente: entrambi promuovono l'aborto nei loro Paesi. Planned Parenthood, la più potente organizzazione abortista mondiale ha finanziato con 1,4 milioni dollari. la campagna elettorale di Obama. Quest'ultimo ha preso posizione a favore dell'aborto selettivo e negli Stati Uniti il Partito democratico ha bocciato una proposta che avrebbe vietato l'aborto in base al sesso del nascituro. Nessuna barriera morale divide Obama da Hu Jintao, che è anche segretario generale del Partito Comunista cinese. Il terrorismo abortista li unisce. E il primo Paese al mondo a introdurre nella sua legislazione l'aborto fu, nel 1920, la Russia comunista.

Fonte: Corrispondenza Romana, 8 novembre 2012

2 - ELEZIONI AMERICANE: REFERENDUM SULLA MARIJUANA LIBERA E I MATRIMONI GAY
Raffaella, mamma e sposa che vive in Minnesota, racconta che cosa ha cambiato il voto... in lei
Autore: Alessandra Stoppa - Fonte: Tracce, 07/11/2012

«Ma cosa può cambiare un cartello?». È la domanda di Letizia, diciassette anni. «La verità bisogna dirla, e la verità è che io sono contento della mia famiglia»: questo è Pietro, di tredici. La discussione in casa è accesa. Raffaella e Andrea hanno convocato i quattro figli per una decisione importante. Piantare o no un cartello nel frontyard di casa.
Ieri l'America non ha scelto soltanto il suo nuovo Presidente. Si è espressa anche su alcuni punti decisivi della vita sociale con centinaia di referendum: 176 proposition. Il tema più forte era quello del matrimonio gay, su cui si sono pronunciati Maine, Maryland, Stato di Washington. E Minnesota. Qui, il matrimonio gay è vietato per legge. Il Congresso statale - a maggioranza repubblicana - aveva approvato un emendamento per inserire questo divieto anche nella Costituzione. Il referendum non lo ha ratificato. Il quesito era posto in questi termini: l'unica forma di matrimonio possibile è quella tradizionale: «One man, one woman»? Hanno vinto i "no". Risultato: il matrimonio gay resta vietato solo per legge (e non dalla Costituzione). Ma intanto è venuto a galla un trend che va in direzione opposta.
Nelle scorse settimane, «la gente di qui ha reagito di più sul referendum che sulla scelta del Presidente», racconta Raffaella, che è andata in parrocchia e ha preso il SÌ da mettere fuori casa, nel mezzo di questo quartiere di Rochester, dove la maggior parte delle villette hanno esibito il loro NO. Vive qui da quattro anni: ieri non ha votato, perché non è cittadina americana, ma in questi mesi vedere cosa le stava accadendo intorno le ha fatto fissare lo sguardo sul fondo della sua vita.
Le famiglie dei vicini con il loro NO sono tutte come la sua: coppie sposate con tre, quattro figli. «Questa è la prima cosa che mi ha ferita. Ma che cosa vuol dire la nostra vocazione di sposi? Che cosa vuol dire per me?», si ferma: «Io amo la strada che Dio ha scelto per me?».
Quel SÌ barrato sul cartello è la risposta a questa domanda.
Ne hanno parlato lei e Andrea. Esporsi così, oggi, può portare delle conseguenze. La gente ti accusa di essere intollerante, e così anche sul lavoro. Letizia frequenta la scuola pubblica e, fra i suoi compagni, ci sono alcuni ragazzi che si dicono omosessuali. All'inizio, era preoccupata che il cartello fosse preso come un attacco alle persone che per lei hanno un volto.
«Noi ci siamo guardati in faccia, avendo presenti tutte queste cose», racconta Raffaella: «Soprattutto abbiamo guardato ciò che suscitava in noi». Quella domanda della primogenita, che è di tanti: cosa cambia mettere quel cartello? Tanto ormai la maggior parte della gente è convinta del contrario, quella sulla famiglia è una battaglia persa, e nei rapporti di vicinato vige il Minnesota nice, il politically correct in versione locale, nessun dialogo franco e leale, per evitare di urtare la sensibilità dell'altro. A forza di non giudicare più nulla perché è da intolleranti, si finisce per non giudicare quello che si vive in prima persona. E se sei tra i pochi del quartiere che mettono fuori il SÌ, ti chiedi ancor di più qual è la battaglia, e quale contributo sei chiamato a dare nell'annacquamento di ragioni generale. Di fronte al mondo che dice l'opposto, «noi alla fine siamo una mosca. Anzi una zampa di mosca...», provocano i figli. «Sì, è così», risponde Raffaella: «Ma noi non siamo "contro i gay" o altro. Il punto è che facciamo un'esperienza e possiamo non essere consapevoli di cosa sia. Quindi, nemmeno la difendiamo quando viene negata». L'esperienza, guardata, ha una ricchezza che straborda tutto, per primi gli "schieramenti". Può far scoprire ad una ragazzina che cosa le permette di voler veramente bene ai suoi amici. Può far ribadire a suo fratello: «Io sono contento e non devo avere paura di dirlo».
Può portare Raffaella a piantare quel cartello con le lacrime agli occhi. «Non avrei mai pensato di "dire" così che tutto quello che ho nella mia vita è un dono di Dio». Perché è questo che viene minato, alla radice. «La proposta del matrimonio gay apre una breccia enorme sulla concezione di tutta la vita. Ogni cosa è un diritto: ho diritto di amare chi e come voglio, fino a pensare che anche i figli siano un diritto. Ma questa è una menzogna, travestita da libertà. E trovarmi davanti a questo mi aiuta a non dare per scontata la faccia di mio marito e dei miei figli. Mi sono dati. Sono la via scelta per me per andare in Paradiso». È così vero che, quella sera, la decisione di mettere fuori il cartello è stata di tutti: «Ognuno di noi ha detto il suo sì».
Il cartello gliel'hanno rubato dopo una settimana. Loro ne hanno preso un altro e ripiantato. L'autista dello scuolabus ha smesso di sbracciarsi fuori dal finestrino quando si ferma davanti a casa. Mentre a scuola, i compagni della figlia sghignazzano. «Ma che grande occasione è per noi», dice Raffaella: «Proprio mentre il Papa con le sue parole al Sinodo ci dice che "i cristiani non possono essere tiepidi". È solo per una bellezza che possiamo bruciare. Non per altro. Per la bellezza che scopro se guardo il mio essere sposa, che è un cammino in Cristo e non affermare me stessa. Questo mi svuoterebbe». Allora cosa può cambiare un cartello? «Cambia me».

Fonte: Tracce, 07/11/2012

3 - ELEZIONI AMERICANE: UN ESEMPIO CONCRETO DELLA BATTAGLIA DI OBAMA CONTRO LA CHIESA CATTOLICA
La Hobby Lobby, azienda leader nei prodotti fai da te, dovrà pagare una multa di 474 milioni all'anno per rimanere libera di non pagare l'aborto e la contraccezione ai propri dipendenti
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 06/11/2012

La Hobby Lobby, una delle aziende americane leader nella vendita dei prodotti "fai da te", dovrà pagare una multa di 1 milione e 300 dollari al giorno qualora si rifiutasse di non pagare l'aborto e la contraccezione ai propri dipendenti.
LA CHIESA CATTOLICA. È questa una delle molte cause sostenute contro il governo democratico dall'istituto legale Becket Fund for Religious Liberty. Cause nate dalla norma con cui il presidente ha stabilito che tutti gli enti, anche religiosi, devono pagare assicurazioni che includano la contraccezione e l'aborto ai propri dipendenti, fruitori o studenti. Scelta che ha portato la Chiesa cattolica e moltissimi altri esponenti religiosi e laici a condurre in questi mesi una battaglia pubblica contro la scelta di Obama.
PAGHERANNO 22 MILA PERSONE. La Backet Found ha fatto notare l'assurdità della difesa del governo e la famiglia Greens, proprietari della Hobby Lobby, hanno denunciato di lesione della libertà religiosa il governo. «Secondo il governo i proprietari della Hobby e Lobby hanno rinunciato alla propria libertà nel momento in cui hanno scelto di fare impresa, perciò non dovrebbero appellarsi ad essa», spiega un comunicato della Becket Fund for Religious Liberty che quantifica il danno causato dalle scelte presidenziali: «La famiglia Green ha iniziato la sua attività in un garage anni fa e ora ha 22 mila e 500 dipendenti in 500 negozi. Non solo, la Hobby Lobby è una delle poche compagnie che crea lavoro in un'economia stagnante. Infatti, la media salariale dei dipendenti della Hobby Lobby è del 80 per cento al di sopra del minimo salariale». La famiglia Green ha fatto sapere di aver scelto per motivi etici di ridurre le ore di lavoro medie e di tenere chiusa la propria attività la domenica, per permettere ai dipendenti di stare in famiglia e, allo stesso modo, di non volere pagare per atti contrari alla vita.
474 MILIONI DI MULTA. Ma una sconfitta contro il governo porterebbe l'azienda a chiudere o a pagare a discapito dei dipendenti: la multa giornaliera stabilita dal governo la priverebbe di più di 474 milioni di dollari all'anno. «Il che – dicono i legali – significherebbe il mantenimento di tutti gli occupati per 40 ore settimanali, pagandoli al minimo salariale».

Fonte: Tempi, 06/11/2012

4 - ELEZIONI AMERICANE: I REPUBBLICANI HANNO PIU' ELETTORI, MA HA VINTO OBAMA
Stessa cosa in Sicilia: il nuovo presidente Rosario Crocetta è stato votato dal 14% degli aventi diritto... eppure ha vinto!
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Centro Cattolico di documentazione, 08/11/2012

Benché ampiamente annunciata a causa del sistema elettorale statunitense, la netta vittoria del presidente uscente Barak Obama merita qualche commento, tanto più che questa vittoria è stata accompagnata dal successo dei referendum che proponevano la legalizzazione del matrimonio omosessuale negli Stati di Washington (sulla costa del Pacifico, da non confondersi con il Distretto di Columbia dove ha sede la capitale nazionale Washington), nel Maine e nel Maryland, mentre nel Minnesota – dove il matrimonio fra persone dello stesso sesso rimane illegale –, sia pure con un piccolo margine, gli elettori hanno rigettato un emendamento che avrebbe inserito nella stessa Costituzione dello Stato la nozione secondo cui l'unico matrimonio riconosciuto è quello eterosessuale. Lo Stato di Washington, il Colorado e il Massachusetts – ma quest'ultimo solo per "motivi medici" – hanno legalizzato l'uso della marijuana, mentre l'Alabama e il Montana hanno visto prevalere il "no" in referendum simili che avrebbero reso la droga legale. A parziale consolazione, la Florida ha votato "no" alla proposta di usare fondi pubblici per sostenere l'aborto. Infine, solo con un margine molto ristretto – 51% – e solo grazie alle zone rurali – nelle città, Boston compresa, ha vinto il "sì" – il Massachusetts ha respinto un referendum che avrebbe introdotto l'eutanasia "all'olandese", cioè il "suicidio assistito" garantito al "malato terminale" che ne faccia richiesta. Il risultato dei referendum sul matrimonio omosessuale è a suo modo clamoroso, se si considera che in passato c'erano stati analoghi referendum in trentuno Stati, sempre regolarmente persi dai sostenitori delle nozze gay.
Ora, i sondaggi – che, certo, possono sbagliare – ci dicono che la maggioranza degli americani è contraria al matrimonio omosessuale. Ci dicono anche – è la famosa tesi della right nation – che la maggioranza degli americani si sente più vicina alle idee dei repubblicani che a quelle dei democratici. E qui, per la verità, c'è qualcosa di più dei sondaggi. Si è votato anche per la Camera dei Rappresentanti – oltre che, parzialmente, per il Senato – e qui i repubblicani si sono assicurati una solida maggioranza, 231 seggi contro 190 dei democratici. Tuttavia, gli stessi elettori che hanno mandato alla Camera una maggioranza repubblicana hanno riconfermato il democratico Obama come presidente.
Sono risultati schizofrenici? I sondaggi sono sbagliati? La risposta è no. Il dato fondamentale, come sempre nelle elezioni moderne, riguarda i votanti. Le elezioni del 2008 avevano fatto registrare la più alta partecipazione dal 1968, in parte perché un elettorato afro-americano che di solito non vota voleva sostenere Obama e in parte perché un elettorato conservatore che, anch'esso, vota poco, aveva paura di alcuni programmi di Obama. Andando a votare alle presidenziali, gli elettori del 2008 votarono anche per i referendum, sconfiggendo così tra l'altro le proposte sul matrimonio omosessuale in diversi Stati. Per sapere quanti elettori hanno votato alle elezioni del 6 novembre 2012 occorre attendere settimane a causa dei sistemi di calcolo americani, ma una proiezione dell'Associated Press segnala un calo da 131 milioni di votanti del 2008 a meno di 120 milioni del 2012. Si tratterebbe del 53% degli aventi diritto.
Questo dato si coniuga perfettamente con le teorie sulla right nation. La maggioranza degli americani è più vicina alle idee dei repubblicani, ed è anche contro il matrimonio omosessuale e l'eutanasia. Solo che in questa maggioranza conservatrice coloro che non si recano a votare sono quasi sempre di più rispetto agli astenuti tra gli esponenti della minoranza liberal. Dunque per tradurre la maggioranza che la right nation ha nel "Paese reale" in maggioranza effettiva nel "Paese legale" delle elezioni e dei referendum occorre motivare i conservatori perché vadano a votare. E questo benché la right nation sia, in effetti, così maggioritaria da riuscire a far vincere i repubblicani – nonostante l'astensione – alla Camera dei Rappresentanti, dove i conti si fanno e si spezzettano collegio per collegio.
Come si motiva l'elettore tentato dall'astensione? Il presidente Bill Clinton coniò il famoso slogan "È l'economia, stupido", ritenendo che i suoi successi derivassero dal fatto che le sue campagne parlavano di economia, che è quanto interessa davvero agli elettori, mentre i repubblicani parlavano maggiormente di valori, ruolo dell'America nel mondo e politica estera. La tesi di Clinton, però, è vera con riferimento alla minoranza che si reca a votare. Nel 2006 Clinton fu eletto in una tornata elettorale cui partecipò solo il 49% degli aventi diritto, meno di metà, la più bassa percentuale nella storia degli Stati Uniti dopo quella del 1924. Se invece si tratta di motivare chi di solito si astiene l'economia non è sufficiente. Vi sono ormai innumerevoli controprove: per quanto la crisi economica li colpisca, gli elettori della right nation sono convinti che, chiunque vinca, la crisi continuerà più o meno nello stesso modo. Viceversa, vanno a votare se qualcuno riesce a entusiasmarli su temi diversi dall'economia. Se togliamo l'anomalia del 2008 – con le peculiari caratteristiche del caso Obama – le elezioni americane con più votanti dal 1968 a oggi sono state quelle del 2004, trasformate dall'allora presidente uscente George W. Bush, che le vinse, in un vero e proprio referendum sui valori e sugli ideali.
Sembra difficile sfuggire alla conclusione: nonostante le campagne dei media che, come denuncia Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate, hanno ormai raggiunto una capacità di manipolazione inaudita sui temi ostili alla vita e alla famiglia – e del cui incessante martellamento si deve certamente tenere conto –, gli elettori conservatori negli Stati Uniti sono ancora in maggioranza. Solo che molti di loro non vanno a votare. Si mobilitano solo quando trovano qualcuno che li entusiasma, e l'entusiasmo funziona solo su temi che non si possono ridurre alla sola economia. Le ricette economiche di Romney erano molto ragionevoli. La sua analisi della crisi economica era persuasiva. Ma Romney, forse mal consigliato da esponenti di una certa fazione repubblicana o forse intimidito da inaudite aggressioni mediatiche a ogni minimo accenno, ha corso con il freno a mano tirato su temi come il matrimonio gay o l'aborto. Il numero degli astenuti sta lì a dimostrare che la campagna di Romney, pure intelligente e onorevole, non è bastata a mobilitare la right nation. Con l'effetto secondario che, non andando alle urne, l'elettore conservatore che non ha votato per le presidenziali non ha votato neanche per i referendum sulla droga, il matrimonio omosessuale o la stessa eutanasia, dove in Massachusetts i difensori della vita l'hanno scampata per un pelo.
Si parva licet componere magnis (in tempi in cui si studia meno il latino, "se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi": Virgilio, Georgiche, IV, 176), le elezioni siciliane ci dicono qualche cosa di simile. Incontro amici stranieri molto stupiti che la cattolica Sicilia, un tempo considerata come granaio elettorale della destra, abbia eletto presidente un candidato di sinistra e dichiaratamente omosessuale. Ma anche qui ha votato solo il 47,42% degli aventi diritto. Il nuovo presidente, Rosario Crocetta, è stato votato dal 30,47% dei votanti ma solo dal 13,93% degli aventi diritto. In altre parole, più dell'86% degli elettori siciliani non ha votato per Crocetta... che però è stato eletto.
E anche in questo caso il candidato di centro-destra, Nello Musumeci, ha presentato ricette realistiche e apprezzabili per molti problemi della Sicilia ma ha scelto – direi consapevolmente – di correre anche lui con il freno a mano tirato su quelli che Benedetto XVI chiama valori non negoziabili. Per dire il meno: se si considera che fra i candidati della lista di Musumeci c'era Sandro Mangano, già presidente dell'Arcigay di Catania e oggi presidente di un'altra associazione di attivisti gay, GayLib. Forse Musumeci dava per scontato che gli elettori cattolici e sensibili ai valori non negoziabili si mobilitassero comunque contro Crocetta, nonostante tutto e perfino nonostante Mangano. In effetti, probabilmente questi elettori non hanno votato Crocetta. Ma non hanno neanche votato Musumeci: sono stati a casa loro.
Naturalmente sarebbe grossolano ed eccessivo attribuire le sconfitte di Romney e – ancora, si parva licet – di Musumeci alla sola riluttanza a introdurre nelle loro campagne elettorali in modo più vigoroso gli elementi ideali e dottrinali e i valori non negoziabili. Ma certamente il loro insuccesso deriva dal fatto di non essere riusciti a portare alle urne molti elettori della maggioranza conservatrice, non inesistente e non inventata, che non è andata a votare per i loro avversari è rimasta a casa. Il fenomeno ormai è mondiale. I candidati conservatori possono vincere solo motivando il loro stanco e disilluso elettorato e sottraendolo all'astensione. Non è assolutamente sicuro che riescano a motivarlo insistendo sui principi e sui valori. Ma è molto probabile che, se continueranno ad avere paura di avere coraggio e a non parlare, parlare poco o lanciare messaggi contraddittori sui principi e sui valori, sulla vita e sulla famiglia, non riusciranno a entusiasmare chi è spinto dal disgusto per la politica a rifugiarsi nell'astensione. E sarà ancora una volta l'astensione a sconfiggerli. La prossima volta, ciascuno farà bene a ripetere a se stesso: "Non è (solo) l'economia, stupido".

Fonte: Centro Cattolico di documentazione, 08/11/2012

5 - A QUANDO LA SCOMUNICA DI DON GALLO?
Favorevole a matrimonio gay e spinello libero, ha un solo grande nemico: il Papa e (quindi) la Chiesa e (quindi) Gesù Cristo
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 08/11/2012

«Pietro negò di nuovo e subito un gallo cantò» (Gv. 18, 27). Il canto del gallo è da sempre il segnale del rinnegamento. Ed il Gallo ha cantato ancora. Don Andrea Gallo, per la precisione. È stato lui stesso a rendersi conto di avere esagerato col suo ultimo libro, Come un cane in chiesa , realizzato a quattro mani con Vauro, il vignettista convintamente di sinistra, cui ha confidato: «Questa è la volta che mi scomunicano». Il che non lo ha fermato, anzi lo ha esaltato, dimenticandosi completamente del fatto che la prudenza sia una delle quattro virtù cardinali.
Due anni fa disse di non voler più pubblicare per Mondadori, ma questo suo ultimo libro è stato edito da Piemme, che del gruppo Mondadori fa parte. Evidentemente, oltre alla prudenza, anche la coerenza a don Gallo fa difetto. Ama definirsi un «prete del Concilio», il che non rende un gran servizio al Vaticano II, da lui stesso definito «resistenza partigiana in terra vaticana».
Amico e sostenitore di molti esponenti della sinistra anche estrema, Radicali compresi, nel 2006 si fece multare, perché si appostò con lo spinello in mano presso palazzo comunale, a Genova, come forma di "disobbedienza civile", per invocare la legalizzazione delle droghe leggere; nel 2009 partecipò al Gay Pride di Genova; nel 2011 ha ricevuto da "Gay.it" il titolo di «Personaggio gay dell'anno»; quest'anno ha presentato il primo calendario trans realizzato in Italia. Ama Savonarola, tanto da dedicarvi uno spettacolo teatrale dal titolo Io non taccio, spettacolo che sta portando in giro per l'Italia. Insomma, non occorre esser teologi, per capire come da sempre questo prete violi le più elementari norme della dottrina cattolica e calpesti manifestamente le indicazioni del Magistero tanto quanto i precetti del Catechismo e del Codice di Diritto Canonico.
Gli si potrebbe riconoscere la sola attenuante del peso dei suoi 84 anni, che ad alcuni fanno brutti scherzi: ma ha passato talmente il limite da non bastar più a giustificare l'ingiustificabile. Anche perché l'anagrafe non gli impedisce per altri versi di imperversare su Facebook e Twitter come un ragazzino chat-dipendente. Lo stesso magazine del "Corriere della Sera", "Sette", sul numero del 2 novembre scorso, è stato quanto mai ammiccante nel presentare in toni entusiastici questo prete ed il suo libro, definito «abrasivo, dove le vignette spretate di Vauro funzionano, anziché da provocazione sulfurea, quasi da alleggerimento» alle sue parole «queste sì, spietate».
Ne ha per tutti, vomita i suoi veleni senza freni, senza controllo. Tanto da non risparmiare neppure Papa Benedetto XVI, ch'egli definisce un «sepolcro imbiancato», "rintanato" in un «nascondiglio dorato». Accusa la Chiesa di esser divenuta «una cappellania dei potenti». Per lui si salva solo la Costituzione. Sacerdoti così sono il massimo che la stampa laicista possa desiderare di incontrare. Ma non fanno il bene della Chiesa, né tanto meno, scagliandosi contro Essa e contro Pietro, possono dirsi veri discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo ed autentici testimoni del Vangelo: cavalcano anzi la più scontata demagogia populista ed un pauperismo terzomondista, così miserrimo da far impallidire anche la più spavalda "teologia della liberazione". Che, non a caso, fu a suo tempo condannata. E lui, quando?
Quando il timore, ch'egli stesso ha espresso, si tradurrà in realtà con seri provvedimenti disciplinari da parte dell'Autorità competente? Ed anzi, come mai non ancora? Lo strappo è evidente: che si attende? Permettere ancora a simili personaggi di circolare impunemente rafforza l'idea che, tutto sommato, nella Chiesa del post-Concilio tutto sia loro permesso. Con le evidenti conseguenze del caso.

Fonte: Corrispondenza Romana, 08/11/2012

6 - PADRE DAVIDE TUROLDO ESALTAVA I REGIMI DEL SOCIALISMO REALE SENZA TENERE CONTO DELLA REALTA'
Ecco perché contestava padre Piero Gheddo, l'unico che negli anni '70 ha denunciato in Italia la reale situazione in Vietnam
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti, 31/10/2012

Poiché non mi perdo un rigo di padre Piero Gheddo, ecco una parte significativa di quel che ha scritto su Zenit.org il 10 ottobre 2012 parlando del clima post-conciliare:
«Potrei citare molti casi concreti. Ad esempio, gli attacchi che ho ricevuto quando, ritornando dal Vietnam in guerra, dov'ero stato invitato dai vescovi, denunziavo e documentavo che i "liberatori" del popolo vietnamita (cioè i comunisti vietcong e nord-vietnamiti) erano in realtà nuovi e peggiori oppressori della dittatura filo-americana del Sud Vietnam. Era la pura verità, ma in Occidente non si poteva dire. Anche fra animatori e operatori missionari nei mass media quelle verità erano tabù. Nel novembre 1973, di ritorno da un viaggio in Vietnam sono stato invitato al congresso nazionale dei "Cattolici solidali con Vietnam, Laos e Cambogia". All'inaugurazione, in un teatro di Torino, era presente anche l'arcivescovo card. Michele Pellegrino, che mi dice: "Ti ho fatto invitare io. Ho detto che sarei venuto ad aprire il congresso, se invitavano te a tenere la prima relazione".
Ho parlato, raccontando solo quel che avevo visto e riportando le voci dei vescovi, fra contestazioni e fischi, com'era abituale a quel tempo. Quando finisco, p. Davide Turoldo mi prende e mi porta in un camerino nel retro-palco di quel teatro. Prima mi chiede se quel che ho raccontato l'ho davvero visto io oppure il Vaticano mi ha detto di dirlo. Poi mi aggredisce col suo vocione: "Gheddo, ti voglio bene, ma tu sei fuori strada. Anche se tutto quel che dici è vero, non ti rendi conto che danneggi la causa socialista. Ma il socialismo trionferà, perché è l'unica speranza dei poveri".
Caro e povero Davide, grandissimo prete e poeta, ci volevamo bene davvero! Ma anche tu eri preso nel vortice di un'ideologia che esaltava i regimi del socialismo reale, senza tenere in nessun conto la realtà dei fatti. Sappiamo com'è finita.
Dopo la caduta del Muro di Berlino (novembre 1989), nell'editoriale di una importante rivista missionaria italiana si leggeva: "E' crollato il Muro di Berlino e tutti fanno festa. Ma crollato il socialismo, ora chi difenderà i popoli poveri?"».

Fonte: Antidoti, 31/10/2012

7 - STA PER CROLLARE L'ULTIMO ''PALETTO'' DELLA LEGGE 40: COSI' I FIGLI DELLA PROVETTA SARANNO ABBANDONATI
Ciò dimostra, ancora una volta, che sostenere una legge in nome del ''male minore'' porta all'avanzamento della cultura della morte
Fonte Comitato Verità e Vita, 10/11/2012

Sappiamo che la legge 40 sulle fecondazione artificiale è sempre stata definita, dall'area cattolica che ne ha favorito l'applicazione, "legge imperfetta" che, quindi, potrebbe essere migliorata. Quello che non ci aspettavamo era che il primo miglioramento che avrebbe trovato il consenso di quasi tutti i parlamentari riguarda la possibilità per la madre, che è ricorsa alle tecniche per concepire e far nascere un bambino, di non riconoscerlo e lasciarlo in ospedale: fino ad ora questo non era possibile, in forza di un espresso divieto posto dall'art. 9 della legge, divieto che (se l'iter legislativo proseguirà) verrà abrogato.
Eugenia Roccella ha ragione nel criticare la scelta, sottolineando che il divieto vuole garantire che non vi siano forme surrettizie di commercio intorno alla procreazione assistita, e non si possa aggirare il divieto di fecondazione eterologa, definendo la norma un'indicazione di buon senso che tutela il nascituro, ma anche un concreto ostacolo a forme più o meno mascherate di sfruttamento delle donne e di mercato del corpo, come per esempio l'utero in affitto.
Il fatto è che la modifica risponde alla logica della fecondazione artificiale e della legge che la permette. Il promotore della proposta, l'on. Antonio Palagiano, sostiene che "non deve esserci discriminazione fra donne che hanno concepito il loro bambino in maniera naturale o artificiale. Se il legislatore ha previsto la possibilità di non riconoscere un figlio, lo ha fatto per evitare l'infanticidio. Un principio a mio avviso giusto, anche se fa riferimento a un gesto chiaramente innaturale. E se dopo la Pma sono subentrate nella vita della donna circostanze che espongono a questo rischio, occorre allargare questo principio anche a chi ha concepito con la fecondazione assistita".
Quindi: il criterio è l'uguaglianza tra le donne, cioè un interesse degli adulti. Palagiano parla della prevenzione dell'infanticidio, ma dimentica che il bambino concepito in provetta può essere abortito volontariamente, per espressa previsione della legge 40 e tace sui rischi della modifica indicati dalla Roccella. Il criterio, comunque, è questo: meglio un bambino senza genitori, piuttosto che un bambino ucciso.
Il fatto è che questo criterio lo abbiamo visto applicato troppo spesso.
Visto che c'è il far west della provetta, meglio regolarla (approvazione legge 40);
visto che è lecita, meglio tentare più volte (legge 40: nessun limite ai tentativi);
visto che almeno due embrioni muoiono (in realtà ne muoiono decine di migliaia all'anno solo in Italia), meglio produrne di più per non mettere in pericolo la salute della donna (Corte Costituzionale, abbattimento del limite dei tre embrioni);
visto che talvolta gli embrioni si possono congelare, meglio congelare tutti gli embrioni in eccesso per non farli morire (Corte Costituzionale, stessa sentenza);
visto che le tecniche sono ammesse per le coppie infertili, meglio permettere l'accesso anche a quelle portatrici di AIDS o di malattie genetiche per non generare bambini malati (modifica linee guida ministra Turco, ordinanza Tribunale di Salerno);
visto che i bambini si possono abortire quando sono malati, meglio permettere la diagnosi genetica preimpianto e l'eliminazione dei bambini difettosi (Corte Europea dei Diritti dell'uomo, 18/8/2012 e vari giudici italiani);
visto che l'aborto è permesso a semplice richiesta della donna nei primi tre mesi, meglio che sia così anche dopo, quando si vede se il bambino è malato (Corte di Cassazione, sentenza sul risarcimento del danno per nascita indesiderata di bambina down);
visto che i bambini si possono abortire e rischiano di essere uccisi dopo la nascita, meglio permettere il loro abbandono da parte dei genitori in ospedale (la modifica legislativa approvata ieri alla Camera);
visto che i bambini si possono abortire, meglio permettere la loro uccisione anche dopo la nascita (Giubilini e Minerva, Articolo sull'aborto post-nascita)… quali saranno gli altri passaggi?
Insomma: sempre meglio un male minore che un male maggiore.
No! Meglio il bene! I bambini non devono essere prodotti artificialmente, non devono essere congelati o sezionati, non devono essere uccisi né con l'aborto né in altre maniere. I bambini devono poter essere concepiti nel rapporto d'amore dei loro genitori e poter nascere e vivere in una famiglia.
La fecondazione extracorporea e l'aborto devono essere vietati.

Fonte: Comitato Verità e Vita, 10/11/2012

8 - LA REALE SITUAZIONE DELLA GRECIA DEVE PREOCCUPARE ANCHE NOI ITALIANI
In Grecia disoccupazione raddoppiata, droga e prostituzione hanno invaso le città, grande povertà generalizzata, aumentato il numero dei reati e dei suicidi...
Fonte Corrispondenza Romana, 06/11/2012

La Grecia è in attesa di ricevere dall'Unione Europea un prestito di 31.5 miliardi di euro senza il quale rischia di morire di stenti. Questo prestito giunge in cambio dell'ennesimo giro di adempimenti e riforme prescritte al governo ellenico dai non disinteressati creditori internazionali dei cui interessi la cosiddetta troika (i rappresentanti del FMI, della BCE e della UE che da oltre 4 anni controllano tutte le decisioni che si prendono ad Atene) è garante.
Sui giornali filtra il solito ritornello: "Per la Grecia è il tempo dell'austerità" che suona bene perché fa pensare ad un popolo fattosi virtuoso che stringe la cinghia e va avanti, mentre è vero l'esatto contrario, la Grecia si sfalda anche sotto il profilo umano: la disoccupazione è quasi raddoppiata in un solo anno, droga e prostituzione hanno invaso le città, 439.000 bambini vivono in condizioni di grande povertà (molti dei quali sono sottopeso), è aumentato in modo impressionante il numero dei reati ed il numero di suicidi... A fronte di ciò la tanto sbandierata solidarietà europea pare consistere unicamente in prestiti (non si fanno certo regali) concessi a condizioni draconiane, impossibili da realizzare. Così, dalla manovra finanziaria del prossimo anno, ci si attende un'ulteriore decrescita del -3.8% (con ulteriore perdita di posti di lavoro), un debito che lievita oltre il 179% e tagli del welfare per altri 8 miliardi di Euro. Dopo 5 anni di recessione è morta la speranza. Cos'altro si potrebbe chiedere legittimamente ad un paese ridotto allo stremo? Cosa si pensa che possa dare ancora la Grecia?
Colpisce, a questo proposito, l'insistenza sulle cosiddette "riforme strutturali": potenti personaggi del mondo economico tedesco ammoniscono in questi giorni i politici perchè procurino di "risolvere il problema greco rapidamente". Ma di cosa si parla? Quale tipo di soluzione rapida o finale si auspica? Il noto settimanale tedesco Der Spiegel ha riferito di una pressante richiesta per trasformare la Grecia in una "Zona Economica Speciale" all'interno dell'EU, il che significherebbe la colonizzazione del paese da parte di imprese tedesche e olandesi abilitate a portare in loco propri tecnici, dirigenti e funzionari. Ha affermato Hans Peter Keitel (vedi la traduzione dell'intervista rilasciata a Der Spiegel in Spiegel On Line): "Gli interessi tedeschi saranno favoriti attraverso la creazione di zone economiche speciali da parte del governo greco, come da tempo il mondo economico tedesco chiedeva. Secondo i piani attuali le aziende riceveranno agevolazioni fiscali  – con una possibilità di imposizione fiscale dello 0% – e sovvenzioni (...). Ma non sono solo alcune aree economiche della Grecia, è l'intero paese che dovrebbe diventare una sorta di zona economica speciale dell'euro-zona" la gestione della quale avverrebbe "con personale straniero della UE".
Quale ruolo toccherebbe a quel punto ai Greci? E' del tutto evidente: fornire manodopera a basso e bassissimo costo alle imprese straniere. La Grecia ridotta a periferia bracciantile del nuovo ordine economico. E' forse questo il destino dell'Europa mediterranea? Certo è che si stanno percorrendo strade che sempre più tendono ad assimilare il mercato del lavoro dell'Europa a quello della Cina. Pare proprio questo il modello economico-sociale che i circoli finanziari trovano maggiormente congeniale ai propri interessi. Inoltre la Cina ha acquisito, a causa di una dissennata mondializzazione e dell'acquisto del debito (sta acquistando i bond europei), un crescente controllo sui paesi della zona-euro così come già era avvenuto nei confronti degli Stati Uniti (la Cina possiede un decimo del debito americano). I Greci non potranno far altro che accettare perché sono ridotti allo stremo e lavorare per 10-12 ore al giorno a 450 Euro è comunque meglio che morire di fame. Tutto questo è peraltro consentito e finanche incoraggiato dai trattati-capestro (come il "Patto di Stabilità") che per la gran parte i ceti politici hanno sottoscritto a nome dei loro popoli senza chiedere l'autorizzazione ad alcuno! Trattati che hanno trasformato l'Unione Europea da un'alleanza di stati ad una società per azioni governata da regole impersonali e spietate. Se c'è dunque un crimine che andrebbe addebitato alle classi dirigenti è, a mio parere, quello di aver abdicato ai propri doveri costituzionali di rappresentanza di specifici popoli e regioni, svendendo ai poteri sovranazionali o esteri quote decisive di sovranità senza alcuna verifica democratica.
Non stupisce allora che la costruzione dell'Europa sia diventata sempre più materia di competenza della nuova casta emergente dei tecno-banchieri e non ci si può sorprendere se il risultato conclusivo appare del tutto freddo e sconcertante. Peraltro, mentre Atene agonizza, il nuovo potere celebra i suoi fasti a Francoforte con l'edificazione del nuovo megagalattico grattacielo della BCE. A pagare per la realizzazione di questa nuova torre di babele saremo naturalmente anche noi contribuenti italiani: il tempio della finanza costerà infatti 1,2 miliardi di Euro che la BCE si farà carico di stampare caricandoli poi sul debito del nostro e di altri paesi. Il "patto di stabilità" (Fiscal Compact e MES), approvato in gran segreto dalla Camera dei Deputati il 20 Luglio 2012, serve proprio a garantire i nuovi padroni del fatto che anche noi, come gli altri, faremo fino in fondo il nostro dovere: metteremo a disposizione della BCE e dei poteri finanziari ogni centesimo racimolato grazie alle ulteriori trattenute e ai nuovi tagli alla scuola e alla sanità che il cosiddetto governo tecnico si è affrettato a battezzare: "manovra di stabilità".

Fonte: Corrispondenza Romana, 06/11/2012

9 - OMELIA XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 13,24-32)
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18/11/2012)

L'Anno liturgico volge ormai al termine e le letture della Messa ci portano a riflettere sulle ultime realtà della vita, su quello che ci aspetta al termine della nostra esistenza e alla fine dei tempi. Il brano del Vangelo, innanzitutto, ci vuole far comprendere una cosa di fondamentale importanza: questo mondo finirà, e le realtà terrene, che oggi sono per molti l'unica cosa che conta, sono destinate a perire. Il denaro, il potere, il possesso dei vari beni non possono garantire alcuna stabilità e, comunque, li dobbiamo lasciare al termine della nostra vita. Questa convinzione si deve radicare in noi e deve sottrarci al fascino dei beni terreni. Inoltre, il pensiero che un giorno saremo giudicati deve spronarci a usare saggiamente dei beni di questo mondo per fare il bene e non per alimentare il nostro egoismo.
Il Vangelo afferma: «Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13,26). Il Figlio dell'uomo è Lui, è Gesù, che per nostro amore ha voluto assumere la nostra natura umana. Sarà Lui il nostro Giudice, a cui il Padre ha affidato il compito di decidere la nostra sorte finale. Le uniche due cose sicure della nostra vita sono la morte e il Giudizio, tutto il resto è incerto. Un giorno moriremo e saremo subito giudicati da Gesù Cristo. Molto probabilmente, queste sono le cose a cui meno si pensa. Chi è saggio vi pensa spesso e cerca ogni giorno di prepararsi nel modo migliore a quel momento che sarà decisivo per la nostra eternità.
Il modo migliore per prepararsi al Giudizio è quello di amare con tutto il cuore Colui che un giorno sarà nostro Giudice. Se vivremo nell'amicizia con Lui, se riceveremo frequentemente i sacramenti della Confessione e della Comunione, se allontaneremo il peccato dalla nostra vita, se ameremo Dio e il prossimo, non avremo nulla da temere da quel giudizio che sarà un giudizio di misericordia per tutti quelli che avranno usato misericordia. Il segreto per assicurarci un giudizio favorevole è appunto questo.
Il Vangelo di oggi, inoltre, ci insegna a non dare retta alle previsioni allarmistiche di tutti quelli che ritengono imminente la fine del mondo. Questa fine può avvenire tra un giorno come tra milioni di anni, a noi non spetta saperlo. Gesù lo dice chiaramente: «Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13,32). Quello che sappiamo con certezza è che un giorno moriremo, e quella sarà la nostra fine. Gesù vuole ammonirci perché quello che conta di più non è il giorno e l'ora, ma il modo con cui giungeremo all'incontro con Dio. L'uomo equilibrato e sereno sa che la sua vita deve finire, e sa anche che essa è destinata a una eternità più o meno beata a seconda del suo comportamento.
Vi sono due Giudizi: il Giudizio particolare, al quale saremo sottoposti subito dopo la nostra morte, e il Giudizio universale che vi sarà alla fine dei tempi. Dopo il Giudizio particolare, l'anima riceverà subito la giusta retribuzione: o il Paradiso, molto spesso preceduto dalle sofferenze purificatrici del Purgatorio; oppure l'inferno, se al momento della morte l'anima si trova in peccato mortale.
Alla fine dei tempi ci sarà il Giudizio universale. Con questo Giudizio avremo la definitiva vittoria del bene sul male. Il male non potrà mai avere il definitivo sopravvento sul bene e solo Dio avrà il suo pieno trionfo. In ogni epoca sono sorti errori di ogni genere, eppure anche i più potenti nemici di Dio sono tramontati. Nulla rimane in eterno su questa terra e tutti dovranno rendere conto a Dio.
Come hanno fatto tutti i buoni cristiani, pensiamo anche noi a quelle due uniche cose certe della nostra vita: la morte e il Giudizio: da questa riflessione nascerà un miglioramento di tutta la nostra vita.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18/11/2012)

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