NEL 2016 IN TUTTA EUROPA NELLE CARTE D'IDENTITA' IL TERMINE ''SESSO'' SARA' SOSTITUITO DALLA PIU' MODERNA DIZIONE ''IG'' (IDENTITA' DI GENERE)
Vengono così applicati i ''Principi di Yogyakarta'' stilati da 31 ''esperti'' che hanno deciso di abolire le leggi di natura perché antiquate e hanno stabilito il futuro dell'intera umanità
Autore: Dina Nerozzi - Fonte: Corrispondenza Romana
2
ECCO PERCHE' ETTORE GOTTI TEDESCHI FU CACCIATO NEL MAGGIO 2012 DAL VERTICE DELLO IOR
La Banca Vaticana dovrebbe custodire al meglio i beni che i fedeli le affidano per la missione della Chiesa, ma sulle norme anti-riciclaggio la Segreteria di Stato...
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
3
LA SOLITUDINE DEL SACERDOTE NON HA NULLA A CHE VEDERE CON IL CELIBATO
La solitudine del sacerdote è non poter fare a meno di predicare Cristo, ma doverlo predicare come è, crocifisso (in un mondo che, da sempre, fugge le croci)
Autore: don Luca Peyron - Fonte: Il tesoro nel campo
4
IL REDDITOMETRO VERRA' UTILIZZATO PER L'ISTAURAZIONE DI UN REGIME DI POLIZIA FISCALE
Eppure una pressione fiscale smisurata, come quella italiana, è tanto moralmente illecita quanto l'evasione
Autore: Robi Ronza - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
5
STRAGE DI EMBRIONI NELL'INGHILTERRA SENZA REGOLE
In vent'anni più di 3 milioni e 300mila quelli creati e non impiantati nell'utero materno perché distrutti o congelati
Autore: Lorenzo Schoepflin - Fonte: Avvenire
6
LA CULTURA ANIMALISTA, DIVULGATA GRAZIE A GIORNALI E TELEGIORNALI, DIFFONDE ODIO E SVALUTAZIONE DEL VALORE DELLA VITA UMANA
La Digos di Firenze indaga sui terroristi animalisti che la notte di capodanno ha incendiato otto automezzi di una ditta di latticini di Montelupo Fiorentino
Autore: Michele Corti - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
7
MARCIA PER LA VITA 2013: SIAMO TUTTI INVITATI
Intervista a Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
8
LETTERE ALLA REDAZIONE: FACEBOOK, FRA ILLUSIONI E DIPENDENZE
Come e perché liberarsi dei social network (ecco la procedura ''segreta'' per cancellarsi definitivamente da Facebook)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9
OMELIA III DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 1,1-4; 4,14-21)
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
1 -
NEL 2016 IN TUTTA EUROPA NELLE CARTE D'IDENTITA' IL TERMINE ''SESSO'' SARA' SOSTITUITO DALLA PIU' MODERNA DIZIONE ''IG'' (IDENTITA' DI GENERE)
Vengono così applicati i ''Principi di Yogyakarta'' stilati da 31 ''esperti'' che hanno deciso di abolire le leggi di natura perché antiquate e hanno stabilito il futuro dell'intera umanità
Autore: Dina Nerozzi - Fonte: Corrispondenza Romana, 16/01/2013
Il 2007, per decisione del Parlamento Europeo, è stato l'anno europeo delle pari opportunità per tutti. Pochi in realtà hanno compreso il significato di questo evento e pochi sanno che la burocrazia di Bruxelles continua a lavorare per creare "una società più giusta", lavoro che dovrebbe giungere in porto nel 2016 con le nuove carte d'identità personali in cui il termine sesso sarà sostituito dalla più moderna dizione IG (identità di genere). Pochi sanno che la decisione di adottare la "moderna" prospettiva di genere è stata il frutto dell'applicazione dei "Principi di Yogyakarta", principi che intendono applicare le leggi internazionali sui diritti umani in relazione all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Questi principi sono stati stilati da 31 "esperti" di varia provenienza che, di fatto, hanno deciso di abolire le leggi di natura perché considerate obsolete e hanno deciso anche quale debba essere il futuro per l'intera umanità. Data la portata dell'argomento sarebbe stato, forse, il caso di informare in maniera adeguata i cinquecento milioni di persone che vivono in Europa e che dovrebbero adottare questa insana rivoluzione antropologica. In realtà tutto procede sotto traccia fino a quando un giorno arriveranno le nuove carte d'identità in cui le tradizionali figure di maschio e femmina saranno sostituite da 5 generi secondo le indicazioni di Anna Fausto Sterling (The five sexes: Why Male and Female Are Not Enough, "The sciences", March/April 1993, pp. 20-24). In base ai principi di Yogyakarta tutti gli orientamenti sessuali (cioè l'attrazione sessuale nei confronti dell'altro sesso, del proprio sesso, dei minori, di qualsivoglia soggetto o oggetto) devono avere uguale valenza nel mondo governato dalla modernità, così come deve essere possibile cambiare la propria identità sessuale (il maschio che si sente intrappolato nel corpo sbagliato può diventare femmina, e viceversa, senza alcuna interferenza e a spese del Sistema Sanitario Nazionale). Queste sono le nuove frontiere dei diritti umani che portano con sé anche i nuovi diritti civili. Non si può dire che questi argomenti non giungano all'attenzione del pubblico, se ne discute, ma nessuno sa che, indipendentemente da tutto, il processo prosegue indisturbato il suo iter burocratico. La politica sembra propensa a varcare la soglia del nuovo mondo. La posizione assunta dal conservatore Cameron in Inghilterra, per non parlare della Spagna, dei paesi nordici, e anche le recentissime aperture di Berlusconi in questa direzione lasciano intendere che non esistono preclusioni. Questa è la ragione per cui bisogna svegliarci e reagire oppure un giorno non lontano ci diranno che gli Stati che non collaboreranno all'attuazione del nuovo paradigma stabilito dal Parlamento europeo saranno sottoposti a sanzioni. A quel punto non resteranno aperte che due strade: accettare la situazione o armarci.
Nota di BastaBugie: Sandro, un nostro lettore, ci segnala che iscrivendosi a GMAIL (il servizio di posta elettronica di Google) quando si inseriscono i propri dati personali, nella casella relativa al sesso, le scelte sono diventate tre: uomo, donna oppure "altro". Il pendio scivoloso è già iniziato...
Fonte: Corrispondenza Romana, 16/01/2013
2 -
ECCO PERCHE' ETTORE GOTTI TEDESCHI FU CACCIATO NEL MAGGIO 2012 DAL VERTICE DELLO IOR
La Banca Vaticana dovrebbe custodire al meglio i beni che i fedeli le affidano per la missione della Chiesa, ma sulle norme anti-riciclaggio la Segreteria di Stato...
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 15/01/2013
Si prova sempre un certo dolore quando si vede lo Ior (Istituto per le Opere di religione) occupare le pagine di cronaca per motivi poco edificanti. Il motivo è evidente: la Banca Vaticana dovrebbe custodire al meglio, far fruttare, tutti quei beni che persone e aziende le affidano perché possano aiutare le opere di religione e di carità, la missione della Chiesa. In passato lo Ior fu coinvolto in faccende molto gravi, poi iniziò la stagione del cammino verso la pulizia interna e la trasparenza esterna, per adeguarsi alle norme anti-riciclaggio applicate in Europa: misure peraltro necessarie per uno Stato, come la Città del Vaticano, che ha ufficialmente adottato l'euro. Ora un episodio increscioso ci rivela che quel cammino si è bruscamente interrotto: la Banca d'Italia ha bloccato tutti i Pos (il servizio di pagamenti con Bancomat) all'interno del Vaticano, un'ottantina di esercizi commerciali inclusi i Musei vaticani. Il motivo originale sta nel fatto che i Pos, collegati con la Deutsche Bank, erano stati collocati senza autorizzazione della Banca d'Italia; ma soprattutto è stata respinta la richiesta di "sanatoria" da parte della banca tedesca perché, dice la Banca d'Italia, «nella Città del Vaticano mancano sia una regolamentazione bancaria sia il riconoscimento europeo di "equivalenza" antiriciclaggio». Infatti – secondo la ricostruzione del Corriere della Sera - ci sono circa 40 milioni di euro passati su un conto alla Deutsche Bank, di cui però non si conosce l'intestatario. Ma allora che fine ha fatto la famosa legge 127, in vigore dal 1° aprile 2011, che doveva servire a rientrare nella lista delle banche "buone"? E come mai nel luglio scorso la segreteria di Stato vaticana ha presentato trionfalmente il rapporto Moneyval, ovvero l'esito dell'ispezione delle autorità bancarie europee, lasciando credere che la strada verso la piena riabilitazione dello Ior fosse ormai un'autostrada? Domande che ogni buon fedele ha diritto di rivolgere a chi tiene le redini dell'amministrazione della Chiesa. Noi possiamo provare a ricapitolare velocemente gli avvenimenti degli ultimi anni, a partire da quel 23 settembre 2009 in cui Ettore Gotti Tedeschi entra come presidente dello Ior, voluto dal segretario di Stato Tarcisio Bertone. Gotti Tedeschi viene nominato allo scopo di portare a termine l'operazione trasparenza, e in effetti già dai primi mesi si vede l'accelerazione impressa, anche se non tutto fila liscio. Il passaggio più importante avviene comunque il 30 dicembre 2010, con la promulgazione della legge – la 127 appunto – che punisce il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. La legge è poi entrata in vigore il 1° aprile successivo e istituisce tra l'altro l'Autorità di Informazione Finanziaria (Aif), chiamata a vigilare sull'osservanza delle leggi: a presiederla è il cardinale Attilio Nicora, una solida formazione in diritto ed economia. Ma passano pochi mesi e la Legge 127 viene modificata con un colpo di mano, all'insaputa del presidente dello Ior, Gotti Tedeschi, e del presidente dell'Aif, il card. Attilio Nicora, con un indebolimento oggettivo delle norme anti-riciclaggio, incluso il ridimensionamento dei poteri dell'Aif. Le modifiche entrano in vigore a fine gennaio 2012, ma la vicenda mette in rilievo la spaccatura tra il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone da una parte e Nicora e Gotti Tedeschi dall'altra. E' un conflitto interno – che si arricchisce poi di ulteriori elementi di divisione - che culmina nella cacciata di Gotti Tedeschi dal vertice dello Ior nel maggio 2012, peraltro con un comunicato di una durezza senza precedenti (e senza che la Commissione cardinalizia abbia ratificato la decisione, il che blocca la nomina del successore). La Segreteria di Stato cerca di accreditare l'idea che la vicenda Gotti Tedeschi non c'entri con l'impegno di rendere trasparente la procedura per i flussi di denaro, e in questa prospettiva darà poi ampio rilievo alla valutazione positiva da parte di Moneyval. Ma il comunicato della Banca d'Italia ci racconta un'altra storia: in realtà, Moneyval pur riconoscendo i progressi compiuti, «segnala nell'occasione come non sia ancora provata la presenza di un effettivo regime antiriciclaggio nello Stato della Città del Vaticano». Inoltre la Segreteria di Stato fa una serie di mosse che sembrano fatte apposta per suscitare sospetti in Bankitalia: negli ultimi mesi figure molto apprezzate in Bankitalia e scelte dal card. Nicora, sono state estromesse dal Consiglio di Sovrintendenza dello Ior (Giovanni De Censi, presidente del Credito Artigiano), o emarginate, come l'avvocato Francesco De Pasquale (spostato da direttore dell'Aif a consigliere), e Alfredo Pallini, vice direttore dell'Aif. Insomma, c'è un alleggerimento evidente nella lotta al riciclaggio. E contrariamente a quanto è stato comunicato, il giudizio di Moneyval contiene luci e ombre: apprezza la legge 127 perché prima del 2010 non c'era alcuna norma anti-riciclaggio. Ma esprime anche dei rilievi negativi per le modifiche (peggiorative) apportate al testo della Legge antiriciclaggio. In questo quadro non può stupire la decisione della Banca d'Italia di bloccare tutti i Pos in Vaticano: i nodi vengono al pettine e c'è da attendersi che altro venga fuori prossimamente. Resta la questione posta all'inizio: davanti a questi eventi coloro che hanno maggiore responsabilità nell'amministrare i beni della Chiesa dovrebbero dare delle spiegazioni ai fedeli.
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 15/01/2013
3 -
LA SOLITUDINE DEL SACERDOTE NON HA NULLA A CHE VEDERE CON IL CELIBATO
La solitudine del sacerdote è non poter fare a meno di predicare Cristo, ma doverlo predicare come è, crocifisso (in un mondo che, da sempre, fugge le croci)
Autore: don Luca Peyron - Fonte: Il tesoro nel campo
Talora si dice della solitudine di noi sacerdoti, permettete che apra un po' il mio cuore su questo tema. La solitudine che il prete vive non ha nulla a che vedere, almeno non in modo determinante, con il fatto che, tornato a casa, non ci sia qualcuno che gli corre incontro o che gli chiede di vedere i compiti, qualcuno con cui parlare o sfogarsi, con cui ridere o piangere. La vera, grande, solitudine del prete è ritrovarsi solo ed inascoltato nel predicare Cristo. La vera solitudine è non poter dire basta alla folla di lacrime che stanno alla porta e bussano perché dire basta, come scriveva don Primo Mazzolari, sarebbe dire basta a Cristo che viene e questo è impossibile. La solitudine del prete è trovarsi qualche volta nel deserto a parlare ad un mondo che non ti vuole ascoltare, che ti ascolterà un'altra volta perché troppo impegnato a correre dietro a ciò che non salva. La solitudine del prete è avere un tesoro in vasi di creta, desiderare condividerlo, ed accorgersi che alle persone interessa più il vaso del tesoro. Questa è la solitudine del prete, non poter fare a meno di predicare Cristo, ma doverlo predicare come è, crocifisso. In un mondo che, da sempre, fugge le croci e spera di pagarsi in qualche modo la risurrezione. Ma non temete, ci sono i giorni così, ma non sono tanti, perché, alla fine, il prete non è mai solo, c'è sempre un tabernacolo che lo aspetta, la Vergine Madre che lo ascolta, i cuori di alcuni fratelli e sorelle che si aprono...
4 -
IL REDDITOMETRO VERRA' UTILIZZATO PER L'ISTAURAZIONE DI UN REGIME DI POLIZIA FISCALE
Eppure una pressione fiscale smisurata, come quella italiana, è tanto moralmente illecita quanto l'evasione
Autore: Robi Ronza - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 11/01/2013
"Partito il redditometro? Parti anche tu": se si inserisce la parola "redditometro" nei maggiori motori di ricerca, in questi giorni esce tra i primi questo titolo cui segue l'indirizzo di un'agenzia specializzata nell'assistenza al trasferimento di aziende dall'Italia alla Svizzera, compreso il trasferimento o la permuta di beni di lusso (prime fra tutte le auto di grossa cilindrata, motoscafi e altri beni di lusso che il redditometro prende di mira): trasferimenti che sono peraltro perfettamente legali. Già da tempo era in corso l'esodo verso la Svizzera italiana di piccole e medie imprese lombarde e piemontesi in un Paese straniero vicinissimo dove si parla la stessa lingua, e dove la pubblica amministrazione è rapida ed efficiente, la pressione fiscale è inferiore di 20 punti alla nostra e l'IVA è all'8 per cento invece di essere al 21. Adesso l'esodo tende a trasformarsi in una fuga in massa. Per fortuna dello Stato italiano la Svizzera cisalpina e italofona è fisicamente troppo piccola per contenere tutta l'industria delle zone ad essa limitrofe del nostro Paese (che hanno complessivamente una popolazione pari a quella delle Marche e dell'Umbria messe insieme); altrimenti tale industria finirebbe per trasferirsi in massa oltre frontiera. Si parla fin troppo nel nostro Paese del dovere morale del cittadino di pagare le imposte senza altrettanto sottolineare che ad esso corrisponde il dovere dello Stato di non depredarlo e di non sprecare le entrate fiscali raccolte. E in Italia c'è molta evasione ma anche molto saccheggio e spreco statale delle risorse della società civile. Quello che non si capisce o si finge di non capire - da parte di quel mondo di uomini dabbene di cui l'austero Mario Monti è campione e stendardo -- è che i due doveri in questione implicano un certo equilibrio tra loro mancando il quale lo stringersi della morsa dei controlli di polizia fiscale non riesce comunque a ridurre l'evasione al minimo. In compenso deprime i consumi e schiaccia l'economia produttiva spingendo le imprese alla fuga dall'Italia verso altri Paesi dell'Unione Europea o anche altrove. Le imprese piccole e medie migrano verso Paesi vicini, come appunto la Svizzera, e le altre nelle più diverse parti di un mondo la cui economia è ormai globalizzata (come, se lo si vuol vedere, si vede benissimo nel caso della Fiat). Una pressione fiscale smisurata, come quella che si registra in Italia, è tanto moralmente illecita quanto l'evasione. Sarebbe ora di cominciare a dirlo, e soprattutto di cominciare a tenerne conto. Nel tentativo, obiettivamente protervo, di combattere l'evasione senza ridurre la pressione fiscale entro limiti sostenibili, nel nostro Paese si sta montando una macchina che per vari aspetti viola principi di libertà anche di rilievo costituzionale. Principi la cui attuazione a suo tempo venne giustamente considerata come uno storico passo avanti sulla via della democrazia. Con la riforma fiscale passata alla storia con il suo nome, ed entrata in vigore nel 1951, il ministro Ezio Vanoni aveva sostituito al principio dell'accertamento dei redditi dei cittadini da parte dello Stato quello della denuncia dei redditi da parte dei cittadini. Con il "redditometro" viene invece reintrodotto surrettiziamente il principio dell'accertamento, che di natura sua è arbitrario, e per di più agendo non sul lato del reddito ma su quello dei consumi che, essendo nel loro insieme più che mai imponderabili, aprono più che mai la via all'arbitrio o comunque all'ingiustizia. In linea generale, e non solo nel campo delle imposte, la principale vittima dei più recenti sviluppi della legislazione e della prassi giudiziaria italiana è poi quel fondamentale pilastro della civiltà giuridica che è l'incombenza su chi accusa dell'onere di provare le proprie accuse. Oggi siamo sempre più spesso di fronte a un ribaltamento dell'onere di prova sulle spalle di chi è accusato. Sarebbe ora di rendersi conto che un simile passo indietro è un pericolo per tutti, contro cui tutti quanti avremmo ottimi motivi per mobilitarci. Può far comodo (ma in ogni caso è un comodo illecito) a organi inquirenti ormai più abituati alla facile ricerca di "collaboratori di giustizia" e di ambigue intercettazioni telefoniche che all'ardua attività investigativa, ma diventa una spada di Damocle appesa sulla testa di chiunque venga preso di mira da un accusatore politicamente forte e con amicizie importanti nel mondo della stampa e della Tv.
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 11/01/2013
5 -
STRAGE DI EMBRIONI NELL'INGHILTERRA SENZA REGOLE
In vent'anni più di 3 milioni e 300mila quelli creati e non impiantati nell'utero materno perché distrutti o congelati
Autore: Lorenzo Schoepflin - Fonte: Avvenire, 03/01/2013
Sono numeri spaventosi quelli che descrivono la pratica della fecondazione artificiale nel Regno Unito. Emersi grazie alle interrogazioni presentate in Parlamento da Lord David Alton, evidenziano una vera e propria ecatombe generata dal male intrinseco della provetta – l'enorme numero di embrioni che muoiono inevitabilmente in laboratorio per ogni bambino nato – associato alla totale deregolamentazione vigente oltremanica. Sul sito della Hfea, l'autorità che gestisce e monitora l'attività delle cliniche britanniche, è consultabile l'infinita gamma di servizi garantiti nell'ambito della fecondazione: da qualunque tipo di tecnica per ottenere il concepimento al congelamento di embrioni, sperma e ovuli, passando per eterologa, diagnosi preimpianto e maternità surrogata. Un campionario dall'esito catastrofico. Come riportato da Daily Mail e Telegraph , che ha pubblicato le cifre rese note dal Ministero della Sanità a seguito delle richieste di Lord Alton, sono tre milioni e 600mila gli embrioni creati in laboratorio dall'agosto del 1991, cioè da quando esiste un registro pubblico. Di questi, meno di un milione e 400mila sono stati impiantati in utero, per un totale di poco più di 230mila gravidanze. Sono quindi più di tre milioni e 300mila gli embrioni che hanno avuto una sorte diversa dall'utero materno: su quindici esseri umani concepiti in vitro, solo uno arriva a dar luogo ad una gestazione. È sconvolgente apprendere quale sia la fine dei restanti embrioni: 840mila sono quelli destinati al congelamento per ipotetici usi futuri, 2mila quelli congelati per essere donati ad altre coppie, quasi 6mila sono divenuti oggetto di ricerche scientifiche, oltre 23mila quelli prima congelati e poi scartati e addirittura quasi un milione e 700mila sono stati direttamente eliminati subito dopo il concepimento. Da notare, inoltre, che non sono stati forniti i dati sulle 230mila gravidanze: non si sa, cioè, quante di esse siano terminate con la nascita del bambino. «Stiamo creando e distruggendo embrioni umani su scala industriale» affermò Lord Alton nel luglio del 2011, quando analoghe cifre furono rese pubbliche. Dopo un anno, la realtà fuori controllo della fecondazione dà ancora ragione alle proteste unanimi del mondo pro-life del Regno Unito. Lord Alton ha chiesto chiarimenti anche sulla produzione delle cosiddette chimere, embrioni creati mescolando patrimonio genetico di esseri umani e animali, per essere poi distrutti, al fine di condurre studi su cellule staminali embrionali. L'anno scorso emerse che erano stati creati 155 embrioni ibridi dopo che la pratica era stata autorizzata dall'Hfea nel 2008. Ma dai centri di ricerca che hanno prodotto le chimere non è giunta notizia di alcuna scoperta scientifica.
Fonte: Avvenire, 03/01/2013
6 -
LA CULTURA ANIMALISTA, DIVULGATA GRAZIE A GIORNALI E TELEGIORNALI, DIFFONDE ODIO E SVALUTAZIONE DEL VALORE DELLA VITA UMANA
La Digos di Firenze indaga sui terroristi animalisti che la notte di capodanno ha incendiato otto automezzi di una ditta di latticini di Montelupo Fiorentino
Autore: Michele Corti - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 10/01/2013
Ieri la Digos di Firenze ha operato il fermo di un giovane fiorentino ritenuto un componente del commando che la notte di capodanno ha incendiato otto automezzi di una ditta di latticini di Montelupo Fiorentino e provocato anche gravi danni al deposito merci. Il ventiduenne Filippo Serlupi D'Ongran, rampollo di una nobile famiglia, è ritenuto fra i responsabili anche di altri quattro episodi a firma ALF (Animal Liberation Front) commessi in Toscana a danno di strutture di macellazione. Gli altri componenti del commando sono riparati all'estero e sono ricercati. Tra loro tal Lorenzo Oggioni molto impegnato con la Lega Italiana per i Diritti degli Animali. La sigla ALF è usata in franchising da qualsiasi gruppo che si ispira alla linea del "Fronte". ALF non è la sola sigla del terrorismo animalista che attacca anche le persone (oltre a minacciarle di morte). Il Consiglio d'Europa, come osservato da Carlo Giovanardi (il solo politico che si è degnato di commentare i recenti episodi), classifica l'ALF tra i "single-issue terrorism" (terrorismi monotematici). Dalle originarie azioni vandaliche (scritte con la vernice spray, mattoni scagliati contro le vetrine di negozi di pellicce, "liberazione" di animali), gli animalisti sono passati agli attentati incendiari contro strutture (case farmaceutiche e lab di ricerca), ma anche contro auto e abitazioni dei "nemici". Gli episodi toscani, di per sé gravi, indicano un ulteriore salto di qualità del terrorismo animalista. Esso non si limita più a prendere di mira gli allevamenti di cani destinati alla sperimentazione farmaceutica o quelli di animali da pelliccia, ma le strutture di trasformazione dei prodotti di origine animali dove confluiscono le materie prime (latte e carne) provenienti sia da sistemi intensivi che da quelli estensivi che assicurano libertà e aria aperta. Questi signori vorrebbero imporre con l'intimidazione e il terrore la conversione forzata al veganesimo dell'umanità. Vorrebbero negare millenni di civiltà umana (che non si sarebbe sviluppata senza buoi per arare e cavalli per i trasporti) e la stessa identità umana plasmatasi - da 15 anni in qua – in simbiosi con gli animali domestici. Si potrebbe obiettare che si tratta di un pugno di fanatici da assicurare alla giustizia. Purtroppo le cose non sono così. Il terrorismo e l'estremismo sono solo la punta dell'iceberg di una cultura nichilista ampiamente diffusa nella nostra società che fa dire a Mons. Luigi Negri: "La forma più diffusa di idolatria, ma anche la più comica, alla quale stiamo assistendo nel terzo millennio, è quella verso la natura e gli animali". L'animalismo nasce come reazione distorta alla reificazione degli animali "da reddito" operata da un sistema agroalimentare che opera solo in funzione del profitto, al degrado degli ecosistemi, all'artificializzazione della stessa vita umana, all'inaridimento dei rapporti famigliari e sociali. Essa si è tradotta in un'umanizzazione schizofrenica dei pet e quindi in uno statuto di parità con l'uomo esteso dai pet agli animali da reddito e ai selvatici, alla teorizzazione dei "diritti degli animali", all'"antispecismo". Di qui la demonizzazione della caccia, di qui l'opposizione – ancora una volta ideologica – all'introduzione di qualsiasi controllo di animali fortemente dannosi (i cervi in alcuni Parchi) e del lupo, nonostante la sua crescita numerica ed espansione e l'ormai insostenibile impatto sull'economia pastorale. Il lupo e l'agnello sono gli emblemi delle contraddizioni dell'animalismo, la prova del profondo smarrimento antropologico di cui è espressione. Da una parte esso alimenta le campagne pasquali contro il "sacrificio degli agnelli", dall'altra non trova nulla da obiettare se i lupi o gli orsi sbranano vivi pecore, agnelli, capre, asini vitelli con i pastori che possano far nulla per difenderli. "Devono mangiare anche loro" . I commenti degli animalisti sul web nelle discussioni su orsi e lupi sono illuminanti: "L'unica specie nociva è l'uomo"; "ci vorrebbe la pena di morte per chi investe sulle strade gli orsi". I deliri animalisti – che mettono sullo stesso piano il pastore e le multinazionali della carne - sortiscono anche l'effetto di congelare una seria discussione sul mancato rispetto degli animali e dell'ambiente da parte di un industrialismo sfrenato. La diffusione della cultura animalista, dilagata nei media attraverso le formule più melense e buoniste e coccolata da una politica irresponsabile è altrettanto grave della cultura della morte che si afferma con l'aborto, l'eutanasia, la manipolazione della vita. È una cultura di odio e di svalutazione del valore della vita umana, nichilista e idolatra. Di questo – salvo lodevoli eccezioni – vi è pochissima consapevolezza nel mondo cattolico che, anche sul terreno dell'ambiente e della "natura", ha subito l'egemonia culturale neoilluminista e non pare neppure molto sensibile ai recenti ripetuti richiami del magistero in materia di mandato del Genesi con quello che implica in termini profondo rispetto per le creature che ci sono compagne.
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 10/01/2013
7 -
MARCIA PER LA VITA 2013: SIAMO TUTTI INVITATI
Intervista a Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 16/01/2013
LA MARCIA PER LA VITA È ORMAI DIVENTATA UN IMPORTANTE APPUNTAMENTO ANNUALE PER IL MONDO PRO-LIFE ITALIANO. CHE COSA VI PROPONETE? La Marcia per la Vita è innanzitutto un momento di incontro pubblico di tutte le associazioni, gruppi, famiglie, singoli individui che costituisce la vasta e variegata realtà pro-life in Italia. Non si tratta solo di conoscersi e di passare una giornata insieme per affermare il diritto alla vita in un'atmosfera di amicizia e collaborazione. Non è solo una festa per la Vita. Si tratta anche e soprattutto di esprimere la nostra protesta contro l'uccisione degli innocenti, che in Italia è stata legalizzata dalla legge 194 del 22 maggio 1978. Il nostro rifiuto dell'aborto, e della legge che lo legalizza, è totale, senza eccezioni e senza compromessi. Questo è il principale denominatore comune di chi si ritroverà a Roma il prossimo 12 maggio. QUALI SONO I VOSTRI RAPPORTI CON IL MONDO CATTOLICO E CON LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA? La Marcia per la Vita non è un'iniziativa "ecclesiale", ma come tutte le altre marce di questo genere nel mondo (Washington, Parigi, Bruxelles, Madrid etc.) nasce da un'iniziativa spontanea ed autonoma di laici cattolici ai quali il diritto canonico attribuisce ampia autonomia nel campo temporale. E' molto importante mantenere questo carattere di indipendenza dalle autorità ecclesiastiche: i nemici della vita usano qualsiasi pretesto pur di attaccare il nostro messaggio. È bene che i vescovi diano ai fedeli indicazioni chiare nel campo della fede e della morale – e l'aborto rientra in questo campo – senza intervenire in prima persona nelle scelte politiche od operative. Ovviamente questo non contrasta con l'adesione e l'incoraggiamento che lo scorso anno molti vescovi e cardinali, anche tra i più autorevoli, hanno dato alla nostra iniziativa. Anche quest'anno abbiamo già ricevuto importati adesioni di prelati da tutto il Paese. LEI HA SOTTOLINEATO L'INDIPENDENZA DELLA MARCIA PER LA VITA, MA POSSIAMO CONSIDERARLA, IN SENSO PIÙ AMPIO, COME UN'INIZIATIVA "CATTOLICA"? Il Comitato che organizza la Marcia per la Vita è composto da cattolici, ed è logico che sia così. L'Italia è un Paese cattolico e dal cattolicesimo attinge le sue migliori energie spirituali e morali. Il nostro appello alla difesa della vita non si rivolge però solo ai cattolici, ma a tutti coloro che riconoscono l'esistenza di una legge naturale, scritta nel cuore di ogni uomo, che proibisce l'uccisione dell'innocente. L'aborto non viola solo la morale cattolica, ma la legge naturale, valida per ogni uomo, in ogni epoca e sotto ogni latitudine. Questo spiega come lo scorso anno abbiamo registrato la partecipazione di cittadini italiani evangelici, ortodossi e buddisti, ma anche dichiaratamente atei. La Marcia per nostra scelta si conclude a Castel S. Angelo e non a S. Pietro, proprio per sottolineare il carattere non confessionale dell'iniziativa, aperta a tutti gli uomini di buona volontà. QUALCUNO VI HA ACCUSATO DI AVERE INTERESSI POLITICI. Vale per i partiti politici quanto abbiamo detto per le gerarchie ecclesiastiche. L'aborto è un tema etico che ha una chiara proiezione politica ed è anche sul piano politico che vogliamo incidere, lottando per abolire la 194. La nostra iniziativa però è rigorosamente apartitica. Sul nostro sito leggerà che la "Marcia per la Vita" è aperta a tutti, senza preclusioni di ordine politico o religioso; siamo ben lieti della partecipazione di uomini politici, ma a titolo personale; non sono ammessi però striscioni, simboli o slogan politici. L'altro anno intervenne il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ma fu una presenza istituzionale e non politica, dovuta alla prima autorità della Città in cui si svolgeva la Marcia.Consideriamo la nostra autonomia da ogni indebita pressione un bene da tutelare. IL SUCCESSO DELLO SCORSO ANNO NON VI SPINGE A CREARE UN NUOVO MOVIMENTO PER LA VITA IN ITALIA? Non abbiamo assolutamente questa intenzione. In Italia esiste da oltre 30 anni un Movimento per la Vita e ci auguriamo che continui ad esistere, anche perché in esso abbiamo tanti amici e collaboratori; auspichiamo però che sia meglio compresa la necessità di grandi manifestazioni pubbliche in difesa della vita. Noi siamo nati proprio per supplire a questa lacuna del mondo pro-life italiano, ma vogliamo limitarci alla organizzazione periodica di queste manifestazioni: dalla netta denuncia pubblica verrà lo spostamento culturale e da questo il mutamento legislativo per la vita. E' per questo che la nostra struttura giuridica è quella di un Comitato e non di un'associazione. Esistiamo in funzione dell'evento concreto che organizziamo, ma lasciamo ad altri amici il compito di sviluppare con altre iniziative la difesa per la vita in Italia. CI SONO STATE DELLE RICADUTE DOPO LA MARCIA DELL'ANNO SCORSO? Sì, e vorrei ricordarne principalmente due: la nascita della rivista "Pro life News" ad opera di Antonello Brandi, un mensile tutto dedicato alla difesa della vita; e la costituzione dei "Giuristi per la Vita", un gruppo di validi avvocati e giuristi che offrono il loro impegno gratuitamente, fondati e presieduti dall'avv. Gianfranco Amato. IN CHE MODO VI SI PUÒ AIUTARE? In primo luogo partecipando alla Marcia per la Vita e diffondendone la conoscenza, E poi, come è scritto sul nostro sito: con la preghiera, che smuove le montagne (1 Cor. 13, 2) e vince ogni difficoltà; con la costituzione, in ogni città italiana, di centri locali che ci aiutino sul piano organizzativo; con il sostegno economico che può moltiplicare le nostre possibilità.
8 -
LETTERE ALLA REDAZIONE: FACEBOOK, FRA ILLUSIONI E DIPENDENZE
Come e perché liberarsi dei social network (ecco la procedura ''segreta'' per cancellarsi definitivamente da Facebook)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 06/01/2013
Cari amici di BastaBugie, vorrei condividere con voi la mia esperienza su Facebook ed alcune mie considerazioni. Sono convinta che la vera furbizia sia non incontrarlo. Perché, una volta conosciuto, non è facile resistergli, non è facile allontanarsene per più di qualche oretta; appena hai due minuti liberi, lo vai a cercare... come si dice? Tanto per passare il tempo! E se proprio non è possibile un contatto diretto, almeno il tuo pensiero è fisso lì, spesso, molto spesso, sempre più spesso. Perché ti imprigiona, giorno dopo giorno: ti lega a sé sempre di più e il brutto è che hai l'illusione di potertene liberare quando vuoi... Ma non è così e questa è la prima grande illusione. Finirà come per le sigarette: la dipendenza dal fumo, infatti, è ormai accertata e riconosciuta da tutti... Quasi più nessuno dice "Io posso smettere quando voglio" perché si sa che non è vero: non è possibile smettere quando vuoi, anzi: è molto faticoso. E succederà allo stesso modo: nella homepage del sito di Facebook apparirà scritto in grande (e per legge) "Facebook uccide", "Facebook nuoce gravemente alla salute", "Facebook danneggia gravemente te e chi ti sta intorno": la vita tua e delle persone che ti stanno vicine, degli amici vecchi e nuovi che vai a conoscere...
AMICI NON AMICI Ed ecco la seconda grande illusione: gli "amici". Facebook ti dà l'illusione di essere immerso da subito nel paradiso dell'amicizia. Così si inizia: una persona manda la "richiesta di amicizia" ad un'altra e se lei la accetta (... e la accetta, perché... un amico in più... che male fa? Mica è peccato!) si diventa amici. E poi si diventa amici degli amici di quel nuovo amico. E quindi amici anche degli amici di tutti gli altri amici. In quanto tempo? Nel giro di qualche minuto o, se proprio non sei un mago di internet (come non lo sono io), potrai impiegarci qualche giorno. Io nel giro di una settimana mi sono ritrovata ad avere 130 amici. Caspita! Un bel cambiamento: nella vita faccio così fatica a trovarne anche uno solo... e su Facebook 130 in un colpo solo! E di quelli seri: ti danno il buongiorno appena si svegliano... ti mandano la buonanotte prima di andare a letto... ti raccontano ogni loro più piccolo pensiero quotidiano (del tipo: "Oggi non ho voglia di lavorare" oppure "Ma che freddo mi fa oggi?!")... Si ricordano perfino del tuo compleanno! Perché Facebook, quando qualcuno del tuo gruppo di "amici" compie gli anni, qualche giorno prima inizia a mandarti l'avviso in automatico e non è possibile dimenticarsene. Basti pensare che io l'anno scorso via Facebook ho ricevuto gli auguri nel giorno del mio compleanno da circa sessanta persone... e che quest'anno (che non sono più iscritta a Facebook) mi hanno raggiunta "faccia a faccia", due o tre giorni dopo, a malapena le mie due più care amiche! E gli altri 60 amici che conoscevo su Facebook per il mio compleanno precedente, dove sono finiti?!
SESSO AL PRIMO POSTO: TRA FINZIONE E REALTÀ E qui sta la terza grande illusione: Facebook non ti fa "conoscere" nessuno! Ti fa conoscere solo ciò che la gente vuole che tu sappia di lei. Sì, è vero che anche nella realtà una persona può fingere con gli altri... Ma almeno ci vediamo davanti agli occhi in carne ed ossa ed abbiamo molti elementi da poter valutare. E altrettanto noi possiamo essere valutati secondo diversi punti di vista... Sono andata nel profilo dei ragazzi e delle ragazze che conosco nella realtà: ci sono quelli (e sono tanti, purtroppo!) fissati con la sfera sessuale. E allora ti capita di vedere fondoschiena sfoderati in tutte le salse, più nudi possibile, in spiagge che fanno da cornice ideale; oppure foto scattate addirittura negli studi fotografici che ritraggono le ragazze in vestitini sempre più succinti: e sotto a queste foto piombano puntuali i commenti molto interessati dei maschietti che rimangono in contemplazione! E allora ti chiedi: queste ragazze per cosa vogliono essere apprezzate? Lo so che è la solita predicozza fritta e rifritta, ma è triste pensare che tutto sembra ridursi ad affari di sesso: sembra quasi che, siccome è difficile poter essere arruolate fra le veline stipendiate dai programmi televisivi, allora chi fisicamente se lo può permettere appena un po', per vana gloria personale fa la velina gratuitamente su Facebook per volontariato! Poi ci sono quelli che parlano solo di religione: non che l'argomento sia di poca importanza, ma talvolta anche persone che con difficoltà partecipano alla Messa domenicale, su Facebook si trasformano in fedeli illuminati che devono spiegare agli altri tutti gli aspetti più reconditi e interessanti della nostra fede. E allora qualche domanda a uno gli viene... Poi si arriva a quel gruppo di persone che nella vita "normale" non riescono a relazionarsi con nessuno, che tutti cercano di evitare perché sono caratterialmente un po' noiose e pesanti... Ma su Facebook possono finalmente scrivere tutto ciò che capita loro durante la giornata: a nessuno dei loro "amici internettiani" gliene frega niente, ma loro si illudono di farsi finalmente ascoltare dal mondo! Facebook è un mondo molto illusorio... e ho sentito dire a quasi tutti gli utenti (e con che convinzione!) la stessa falsità: ovvero che la bellezza di Facebook sta nel fatto che puoi andare a ricercare, semplicemente scrivendo nome e cognome, tutti i tuoi amici di vecchia data che magari non senti da decenni e che non sai nemmeno che fine abbiano fatto. È vero, ma dopo un anno di assidua frequenza vi posso garantire che questo è solo un modo comodo in cui la società finge di "accettare" con semplicità tutta questa fissazione su Facebook; ma la realtà è ben diversa. Ti iscrivi a Facebook forse con sani scopi, ma quasi tutti finiscono principalmente per ricercare qualcuno che lo stuzzichi, che gli faccia vivere emozioni un po' proibite nella realtà... E non credeteci quando ti dicono "Ma siamo solo amici su Facebook..."
LA MIA ESPERIENZA Chi ti invia una richiesta di amicizia può far parte di tre categorie: o non ti è amico nella realtà e quindi, anche dopo essere diventati "amici" su Facebook, con molte probabilità non ci saranno molti scambi di chiacchiere; o ti è realmente amico e allora mi chiedo che senso ha doversi stressare continuamente su Facebook: non sarebbe meglio uscire e fare due chiacchiere guardandosi negli occhi? Oppure è uno interessato a te e che, ogni giorno un po' di più, ci prova. È soprattutto questa terza possibilità quella che più ti cambia la vita: basti pensare che, a detta degli avvocati, Facebook è diventato uno delle motivazioni che più frequentemente conduce ai divorzi e alle separazioni. Ci pensate?! Dopo circa un annetto dalla mia iscrizione, mi è capitato di ricevere la richiesta di amicizia da un ragazzo che vedo quotidianamente, con cui parlo e scambiamo amichevolmente due parole. Questo ragazzo si era sposato due settimane prima, aveva già duemilatrecento (2.300!) amici su Facebook... Vi pare che non fossero per lui già ingestibili tutti questi contatti?! E allora mi si deve spiegare cosa c'entrasse che venisse a chiedere l'amicizia a me. Per i benpensanti, non c'è nessun tipo di problema perché, come ho detto all'inizio, "un amico in più che male fa?! Mica è peccato! E poi, ci si conosce anche nella vita reale..." Io la penso diversamente, perché mi sembra che dietro a quasi tutte le richieste di amicizia ci sia sempre la possibilità di dire "Chissà... da cosa nasce cosa...". Questo apparentemente insignificante fatto mi ha portato a dire basta a Facebook.
UNA CANCELLAZIONE QUASI IMPOSSIBILE: PERCHÉ? Ed a questo punto è iniziata l'odissea della mia liberazione. Ho cercato di cancellarmi, ma la possibilità che mi dava in continuazione era la "disattivazione dell'account", ovvero una cancellazione temporanea: il profilo e le varie informazioni scompaiono immediatamente da Facebook e il tuo nome non comparirà nei risultati di ricerca... fino a quando... fino a quando deciderai (e lo deciderai!) di utilizzare di nuovo il tuo profilo: il tuo account sarà lì, esattamente come l'hai lasciato e tutte le informazioni (amici, foto, interessi, ecc.) saranno state salvate. Lì per lì mi sono accontentata della disattivazione temporanea, ma poi ho ripreso la ricerca finché non avessi trovato la cancellazione definitiva. "Deve esserci per forza!" mi sono detta, ed infatti dopo molte ricerche l'ho trovata, ma non credevo ai miei occhi: sarei stata cancellata definitivamente dalla memoria di Facebook solo dopo 14 giorni dalla mia richiesta. Ora: avete mai provato ad iscrivervi e poi a volervi cancellare da un qualunque sito? Io l'ho fatto: per esempio su Subito.it mi sono iscritta per mettere in vendita un oggetto; una volta venduto, mi sono cancellata in circa 15 secondi! Come mai per cancellarsi da Facebook ci vogliono ben 14 giorni?! Forse perché gli inventori di Facebook ci vogliono così bene da tutelare un nostro eventuale ripensamento?! O forse perché da studi molto approfonditi si sono accorti che quasi nessuno, dopo essere entrato nel girone di Facebook, è riuscito a resistere più di due settimane senza connettersi di nuovo?! Se così fosse, io rientro nei pochi fortunati che sono arrivati gloriosamente al termine dei 14 giorni e adesso sono definitivamente cancellata dalla memoria di Facebook! Nessuno di voi sarà succube di Facebook: voi non rientrate fra le persone che ho decritto io e con ogni certezza potrete cancellarvi quando volete... Allora vi lancio una sfida: provate a non collegarvi per quattro giorni consecutivi; se non avrete nessun problema, se non farete nessuna eccezione, nemmeno per due minuti, consideratevi quasi salvi. Ma se ne state lontani senza problemi, allora perché rimanere iscritti a Facebook? Ecco a voi la procedura per cancellarvi definitivamente. Se invece rientrate fra coloro che non riescono a liberarsene, per voi sarà un po' più difficile, ma non è impossibile: potete farcela, e così non perderete più tempo prezioso su questo pericoloso social network... Ecco anche per voi la procedura per una libertà assoluta da Facebook!
ECCO LA PROCEDURA PER LA CANCELLAZIONE DEFINITIVA
- se cerchi nei menu la parola "disattivazione" o "cancella" ti verrà presentata una cancellazione solo momentanea e comunque reversibile - per evitare queste pastoie vai al seguente link: https://www.facebook.com/help/delete_account - Clicca su "Elimina il mio account" - Prosegui con la procedura: inserimento della password e della parola in codice del "Controllo di sicurezza" - A questo punto non crederai ai tuoi occhi, ma ci proveranno ancora a farti cambiare idea, sfoderandoti tante foto dei tuoi "amici" e sotto ci scriveranno: sei sicuro di volerti cancellare? Tizio... Caio... sentiranno la tua mancanza! Roba da non crederci!!! Insisti ancora con la tua richiesta! - Lieto fine: a questo punto apparirà la scritta "IL TUO ACCOUNT È STATO DISATTIVATO DAL SITO E VERRÀ PERMANENTEMENTE ELIMINATO ENTRO 14 GIORNI. SE EFFETTUERAI L'ACCESSO IN QUESTO ARCO DI TEMPO, AVRAI LA POSSIBILITÀ DI CANCELLARE TALE RICHIESTA." ... Ma voi non cancellerete tale richiesta! E mi raccomando: di qualunque categoria di fruitori di Facebook facciate parte, impegnatevi a fondo per resistere i prossimi lunghi 14 fatidici giorni! Merita perché, una volta trascorsi, il risultato sarà strabiliante: buona libertà a tutti! Cristina
Cara Cristina, non aggiungo nulla alla tua lunga lettera se non la mia personale (ed opinabile) opinione: io sono su Facebook, ma lo utilizzo solo per la diffusione delle notizie pubblicate su BastaBugie. Credo infatti che sia importante essere in tutti i luoghi (anche virtuali) dove si possono incontrare le persone per potergli annunciare una parola di verità, per cui, pur rispettando la tua esperienza e condividendo la gran parte delle cose che hai detto, continuerò ad inondare internet, Facebook, Twitter, ecc. delle notizie di controinformazione pubblicate da BastaBugie. Del resto trovo appropriate le domande che Papa Benedetto XVI invitava a farsi nell'uso dei social network, tra cui Facebook: "è una grande opportunità, ma comporta anche una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio prossimo in questo nuovo mondo? Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo "differente" rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che siano veramente profondi e duraturi? E' importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita". (Benedetto XVI, Messaggio per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 2011) In conclusione, per farti capire che nella sostanza condivido la tua scelta di abbandonare Facebook (scelta che consiglio a chi può), ti copio qui sotto una storiella che ho trovato in internet che simpaticamente prende in giro chi è su Facebook. In questo momento sto cercando di farmi degli amici al di fuori di Facebook applicando gli stessi principi. Così, ogni giorno scendo in strada e racconto ai passanti che cosa ho mangiato, come mi sento, che cosa ho fatto ieri, quel che sto pensando di fare, do loro le foto di mia moglie, mia figlia, il cane, di me mentre curo il giardino, in piscina... Ascolto le conversazioni della gente e dico loro "mi piace!". E funziona: ho già 3 persone che mi seguono: 2 poliziotti e uno psichiatra.
DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE" Le risposte del direttore ai lettori Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
DOSSIER "CELLULARE? NO, GRAZIE!" L'illusione di essere connessi Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Redazione di BastaBugie, 06/01/2013
9 -
OMELIA III DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 1,1-4; 4,14-21)
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27/01/2013)
Le letture di oggi ci danno degli insegnamenti molto importanti per la nostra vita cristiana. Fin dalla prima lettura si parla del dovere dell'evangelizzazione. Il popolo di Israele era appena tornato dall'esilio di Babilonia ed era giunto il tempo di restaurare la Nazione dalle fondamenta. Più urgente della restaurazione materiale era quella spirituale. Quindi il sacerdote Esdra portò la Legge davanti all'assemblea e, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, fu proclamata e spiegata la Parola di Dio. Il brano del Vangelo presenta Gesù che nella sinagoga di Nazareth illustra la sua Missione di salvezza. Egli si alzò a leggere e gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Egli lo aprì e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio» (Lc 4,18). Terminata la lettura del passo, Egli proclamò: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). Gesù è venuto su questa terra per proclamare a tutti il lieto annunzio della salvezza e questa Missione è continuata dalla Chiesa che deve diffonderlo fino agli estremi confini della terra. Oggi come allora c'è questa necessità dell'evangelizzazione. Il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II parlava di nuova evangelizzazione, il che vuol dire che siamo tornati indietro, da una società cristiana a un mondo ormai pagano nel cuore e nella mente. Gli stessi cristiani tante volte sono paurosamente ignoranti per quanto riguarda le verità eterne. All'interno della Chiesa vi sono quei cristiani chiamati in un modo particolare a quest'opera evangelizzatrice. San Paolo, nella seconda lettura di oggi, scrivendo ai Corinzi, ci ricorda che tutti noi siamo membra del Corpo Mistico di Cristo, ciascuno secondo la propria missione. Per cui alcuni sono apostoli, altri sono profeti, altri ancora maestri, altri hanno il compito di governare la Chiesa, di assistere i bisognosi, e così via (cf 1Cor 12,27-30). Chi è chiamato all'evangelizzazione deve svolgere questa missione pienamente consapevole che essa è un compito di cui dovrà rendere conto a Dio. Per questo motivo, san Giovanni Maria Vianney si preparava le prediche con notti intere di preghiera e di studio. Il suo intento era quello di essere semplice, così che tutti potessero comprendere. Un giorno una donna chiese al Santo: «Perché quando pregate parlate tanto piano, mentre invece predicate tanto forte?». E il Santo rispose bonariamente: «È perché quando predico, parlo a gente sorda o addormentata, mentre quando prego parlo al Signore, che non è sordo». Uno dei più grandi predicatori che abbia percorso gran parte dell'Italia fu certamente san Bernardino da Siena, il quale dal 1419 portò di paese in paese, come predicatore itinerante, la Parola del Vangelo. L'Italia, a quell'epoca, come pure oggi, offriva un quadro ben poco consolante. La fede del popolo era particolarmente scossa per la presenza di molti nemici della Chiesa. Conseguenze ne furono l'indifferenza religiosa e la depravazione dei costumi. Era l'epoca dell'umanesimo e del rinascimento, durante i quali ci fu un ritorno al paganesimo, a un lusso sfrenato e a una vita gaudente e, se ciò non bastasse, vi erano molte discordie nella società. L'unico rimedio a questi mali san Bernardino lo vide in un ritorno al Vangelo e allora per venticinque anni attraversò l'Italia in tutti i sensi, portando, in una predicazione sostanziosa e ardente, viva di fresca naturalezza e di nobile popolarità, il lieto messaggio di Cristo. Nelle sue prediche flagellava con coraggio i vizi dominanti dell'epoca e alla fine ordinava al popolo di inginocchiarsi e di domandar perdono al Salvatore promettendogli conversione e fedeltà. San Bernardino era e rimarrà il grande Santo missionario popolare che ridiede un volto cristiano all'Italia immersa in un nuovo paganesimo. Altro grande predicatore fu san Giacomo della Marca, il quale percorse l'Europa intera predicando il Vangelo. Egli paragonava la predicazione alla semina di un contadino. I cuori dei fedeli sono il terreno che deve accogliere questa semente. Tante volte purtroppo questo terreno è sassoso e spinoso, per cui non ci sono frutti di conversione. E così diceva: «O preziosa e santissima Parola di Dio! Tu illumini i cuori dei fedeli, tu strappi le anime dalla bocca del diavolo, giustifichi gli empi e da terreni li trasformi in celesti. O santa predicazione, più preziosa di ogni tesoro! Beati coloro che volentieri ti ascoltano, perché tu sei la grande luce che illumina il mondo». Oggi come allora c'è bisogno di questa nuova evangelizzazione e, se da una parte dobbiamo pregare il Padrone della messe perché mandi santi predicatori per ridare un volto cristiano ai nostri paesi, dall'altra parte abbiamo il dovere di istruirci nella fede, meditando assiduamente il Vangelo e studiando seriamente il Catechismo.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27/01/2013)
BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.