MORTO DON GALLO: O BELLO... CIAO!
Fanatico di Che Guevara, favorevole ad aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale, droga libera e alla farfallina di Belen ''perché il Paese vuole vedere le gambe e il sedere'', diceva...
Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali
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IL FESTIVAL DI CANNES PREMIA IL FILM CON UNA DETTAGLIATA SCENA LESBICA: RADIO VATICANA APPLAUDE
Per la radio che si autodefinisce ''la voce del Papa e della Chiesa'' non c'è nulla di strano nel fatto che una ragazza si apra all'amore con un'altra ragazza?
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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PREVENIRE IL FEMMINICIDIO? IL MATRIMONIO E' LA MASSIMA GARANZIA PER LE DONNE
Le violenze fra coniugi non sono dovute alla vita coniugale, ma alla sua rottura (secondo l'Istat l'86% delle separazioni e divorzi hanno conseguenze penali)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: ProLife News
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UNIONI CIVILI: DIRITTI PER TUTTI? NO, SOLO PER I GAY
Approvata la legge sulle unioni gay in Inghilterra, ma i vantaggi non si estendono alle coppie eterosessuali... costerebbe troppo!
Autore: Davide Greco - Fonte: nocristianofobia.org
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LA GUERRA SANTA E' INIZIATA: BOSTON, STOCCOLMA, LONDRA...
Attaccano la polizia, bruciano auto e locali, lanciano molotov, gridano: ''Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro; noi abbiamo fede in Allah e non finiremo mai di combattervi''
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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USCIRE DALLA CRISI? L'UNICO MODO E' FARE FIGLI
Intervista a Ettore Gotti Tedeschi, precursore della lotta alla denatalità, ormai diventata emergenza mondiale
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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LA MARCIA PER LA VITA VUOLE ABOLIRE LA 194
Con la legge della giungla lo Stato sta dalla parte del più forte: con l'aborto uccide il bambino, con il fisco soffoca i cittadini, con le banche umilia la gente, ecc.
Autore: Dina Nerozzi - Fonte: Corrispondenza Romana
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REFERENDUM BOLOGNA: SCONFITTA LA LIBERTA' DI EDUCAZIONE
Affluenza bassissima (28%), di cui Sel, M5S, Uaar, Cgil e Arcigay ottengono il 58% dei consensi per togliere risorse alla scuola non statale
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO C - (Lc 9,11-17)
Voi stessi date loro da mangiare
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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MORTO DON GALLO: O BELLO... CIAO!
Fanatico di Che Guevara, favorevole ad aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale, droga libera e alla farfallina di Belen ''perché il Paese vuole vedere le gambe e il sedere'', diceva...
Fonte Unione Cristiani Cattolici Razionali, 23/05/2013
Si è spento nella sua Genova e a 84 anni, dopo una lunga malattia, don Andrea Gallo. Era stato dimesso dall'ospedale e ha vissuto gli ultimi momenti nella comunità di San Benedetto al Porto che lui stesso aveva fondato alla metà degli anni'70 ospitando poveri ed emarginati. Ci uniamo al cordoglio dei suoi cari e delle persone che si sono sentite da lui volute bene. Non possiamo tuttavia evitare di tratteggiare quello che ha rappresentato pubblicamente questo sacerdote dal nostro punto di vista. Non ne emerge un profilo positivo e siamo consapevoli di non essere in linea con la fiera dei media e dei vip che in queste ore sta sprecando elogi, ma ci interessa ovviamente molto poco. Don Gallo ha certamente aiutato tante persone come ogni giorno fanno tantissimi sacerdoti nell'ombra e nel nascondimento. Ma lo ha fatto davanti alle telecamere costruendosi un personaggio, mediatico, mentre il ruolo del sacerdote è quello di portare a Cristo e alla Chiesa, e non a sé. Ancor meno positiva è la sua costante denigrazione della Chiesa, condanna pronunciata dall'alto della sua celebrata e riconosciuta attenzione ai poveri. Un ricatto emotivo che ha condizionato molti, purtroppo. Anche Giuda, nei Vangeli, sgridava chi lavava i piedi di Gesù con un olio costoso, invitando ad usare quei soldi per aiutare i poveri. Papa Francesco ha commentato: «Questo è il primo riferimento che ho trovato io, nel Vangelo, della povertà come ideologia». Esaltato dal "Fatto Quotidiano" e dalla cultura anticattolica di cui è portavoce il quotidiano di Padellaro, è stato da loro miseramente sfruttato (e lo è anche in queste ore) per chiari interessi antipapisti e anticlericali. Purtroppo ha voluto lasciarsi usare, questa è la differenza tra lui e don Lorenzo Milani, che invece rispondeva così al laicismo che lo portava in trionfo: «Ma che dei vostri! Io sono un prete e basta! In che cosa la penso come voi? Questa Chiesa è quella che possiede i sacramenti. L'assoluzione dei peccati non me la dà mica "L'Espresso". E la comunione e la Messa me la danno loro? Devono rendersi conto che loro non sono nella condizione di poter giudicare e criticare queste cose. Non sono qualificati per dare giudizi. Devono snobbarmi, dire che sono ingenuo e demagogo, non onorarmi come uno di loro. Perché di loro non sono». Don Gallo ha invece sempre cercato l'applauso del mondo, mai prendendo le distanze da chi lo usava come clava contro Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Favorevole a tutto ciò a cui papa Francesco è contrario, dall'aborto all'eutanasia. Favorevole al Papa gay e alla farfallina di Belen, perché «il Paese vuole vedere le gambe e il sedere», favorevole al matrimonio omosessuale salvo poi legare l'omosessualità alla pedofilia: «Il prete omosessuale deve poter essere libero di esprimere la sua identità e la sua sessualità, altrimenti si reprime e arriva alla pedofilia». Una frase omofoba e violenta, questa sì, che però non ha provocato alcun scandalo, nessuna protesta da parte omosessuale, nessun anatema sui media. Si provi a pensare cosa sarebbe successo se a pronunciarla fosse stato un qualsiasi altro sacerdote. Orgoglioso comunista e partigiano, la società secolarizzata lo ha incredibilmente sempre sostenuto nella sua continua violazione della laicità: da sempre immanicato con il potere politico genovese e non solo, sosteneva platealmente la rappresentanza che più si avvicinava alla sua ideologia politica tanto da essere definito dai quotidiani della destra il «king maker del centrosinistra». Benediceva l'assalto violento alla Mondadori del 2010, cantava "Bella ciao" al termine della S. Messa, sprecava consigli politici ai politici («avevo incontrato Marta Vincenzi in dicembre e le avevo consigliato di non candidarsi alle primarie», diceva), ma mai nessun giornalista del "Fatto", nessun Marco Politi ebbe mai nulla da ridire per questa pesante e continua ingerenza, mentre gli ipocriti si stracciano le vesti se il card. Bagnasco consiglia semplicemente di votare tenendo presente «i valori che saranno a fondamento della vita». La laicità evidentemente possono violarla soltanto i sacerdoti antipapisti. Fanatico di Che Guevara più che di Gesù Cristo, il suo motto è racchiuso in questa frase: «La Chiesa si dovrebbe invece convincere che viviamo in un villaggio post cristiano. Spero che abbia il coraggio di cambiare qualcosa», ovvero la Chiesa deve abbandonare le sue posizioni e farsi dettare l'agenda dagli uomini, come se Gesù avesse detto: "Ah, la maggioranza degli ebrei non mi riconosce come Messia? Allora cambio e dico qualcosa di diverso». Ma questa è una posizione atea che non riconosce nella Chiesa un'autorità al di sopra del contingente scorrere del tempo, significa negare l'autorità del Pontefice, del tutto legittimo ma non per un prete cattolico. Per questo sono nel giusto coloro che lo accusano così: i suoi contenuti "non sono religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti". Questo è il nostro giudizio sul personaggio pubblico don Andrea Gallo, In ogni caso rimane comunque ben presente un riconoscimento di stima per tutte le persone che ha cristianamente aiutato. Arrivederci don Andrea!
Nota di BastaBugie: in questo video don Gallo conclude la Messa dell'Immacolata Concezione con un canto poco consone al luogo sacro agitando una sciarpa rossa. Più che la fine della Messa, sembra la fine di un comizio politico: guardare per credere
http://www.youtube.com/watch?v=_5koRYLKUbk
DOSSIER "SIC TRANSIT GLORIA MUNDI" Personaggi morti dal 2009 al 2019 Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali, 23/05/2013
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IL FESTIVAL DI CANNES PREMIA IL FILM CON UNA DETTAGLIATA SCENA LESBICA: RADIO VATICANA APPLAUDE
Per la radio che si autodefinisce ''la voce del Papa e della Chiesa'' non c'è nulla di strano nel fatto che una ragazza si apra all'amore con un'altra ragazza?
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/05/2013
Negli ultimi giorni sono accaduti diversi avvenimenti che per un cattolico non possono non suscitare alcune domande. Partiamo dal primo e più recente: la morte di don Andrea Gallo. Personaggio che non ha bisogno di presentazioni, tutti sanno che la sua opera di accoglienza di poveri ed emarginati a Genova si accompagnava a continue provocazioni contro la Chiesa: dalla confessione di aver accompagnato delle prostitute ad abortire, al "Bella Ciao" cantata alla messa nel giorno dell'Immacolata, fino all'auspicio di vedere presto un Papa gay. Ha anche avuto per anni la possibilità di esternare la sua "visione" di Chiesa nei salotti televisivi, che frequentava con una certa assiduità e che lo hanno reso un personaggio famoso, senza peraltro che nessuno degli arcivescovi suoi superiori avesse mai da obiettare alcunché. Tralascio quanto avvenuto al funerale, che è perfettamente in linea con il personaggio e non meriterebbe neanche un commento, perché in fondo non credo che in tutta questa vicenda il problema più grosso sia quello che don Gallo era e faceva. Personalmente ho apprezzato molto il venire a sapere che il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, andava a visitare di tanto in tanto don Gallo mantenendo con lui un rapporto umano e spirituale, tenendo sempre aperta la porta al dialogo, pur in un serrato confronto, come pare di capire dalle parole dello stesso Bagnasco. E' una bella immagine, che mostra come la Chiesa non abbia nulla a che vedere con le ideologie e sia davvero maestra di umanità nella pratica, non nella teoria. Però, e qui sta il punto, una tale premura pastorale sarebbe dovuta anche al resto del popolo di Dio, verso cui il primo compito sarebbe quello di indicare con chiarezza la Verità, la strada giusta. Perché la misericordia senza verità si chiama complicità. E invece alla morte di don Gallo abbiamo letto comunicati – e ascoltato l'omelia al funerale – in cui si celebra il prete "di strada" come un esempio più che positivo di sacerdozio vissuto, come se aprire la casa a poveri, trans e prostitute bastasse in sé per essere santi. In altre parole, a sentire il cardinale Bagnasco e il cardinale Tarcisio Bertone, predecessore di Bagnasco a Genova e attuale segretario di Stato vaticano, si fa fatica a cogliere una differenza tra Madre Teresa di Calcutta e don Gallo, o anche tra quest'ultimo e don Oreste Benzi. Eppure una differenza c'è: anche don Benzi accoglieva le prostitute e apriva la casa agli ultimi, anche madre Teresa raccoglieva per strada gli scarti della società (e non c'è neanche paragone tra Calcutta e Genova), ma il desiderio, la missione era quella di elevare tutti a Dio, non di abbassare Dio alla misura dell'uomo. Per questo madre Teresa e don Benzi, tanto per fare un esempio, non avrebbero mai accompagnato una povera ragazza ad abortire: erano convinti che l'aborto fosse il peggior crimine che si potesse commettere. Un peccatore, consapevole di esserlo, ha bisogno di un Dio misericordioso non di un Dio complice: abbiamo bisogno di un Dio che è più grande di ogni peccato possiamo commettere, e ci dice "Và, sei perdonato, non peccare più, un'altra vita è possibile". A cosa ci può servire un Dio che ci dice "Ma sì, non fa niente, continua così che ti voglio bene lo stesso"? Ecco, da un vescovo mi aspetterei che ricordasse questa differenza, che aiutasse a discernere, pur nel rispetto dovuto ad ogni persona e perciò anche a don Gallo. Il silenzio, addirittura la benedizione di un certo cammino, portano solo confusione e altre persone che si metteranno sulla strada sbagliata. Ma veniamo a un secondo fatto, di natura completamente diversa: Festival di Cannes, vince il film "La vie d'Adelie", che nei giorni della proiezione ha fatto parlare di sé soprattutto per la lunga e dettagliata scena lesbo delle due protagoniste. Non ho visto il film ma non ho dubbi sul fatto che sia fatto bene e bene interpretato - a volte anche i film porno si dice che lo siano - però ascoltare Radio Vaticana esaltare anche il contenuto del film lascia di stucco. Ecco cosa ha detto il corrispondente da Cannes: "Adèle legge Marivaux e s'interroga sull'amore. Sente il bisogno di un sentimento forte che abiti il suo corpo, ma non ancora l'attrazione fatale, l'affinità che la leghi a un altro essere umano. Nel frattempo prova - prova gli altri e si mette alla prova - forse capisce che può trovare nella sessualità femminile ciò che cerca. Poi l'amore arriva attraverso uno sguardo, un piacere condiviso, un vago desiderio di vivere l'altra persona in profondità". Insomma, per Radio Vaticana – che si autodefinisce "la voce del Papa e della Chiesa" – non c'è assolutamente alcun problema, nulla di strano nel fatto che una ragazza si apra all'amore con un'altra ragazza: eterosessuale o omosessuale non fa alcuna differenza, l'importante è l'amore, l'importante è provare. Sicuramente un bel messaggio per gli adolescenti: se anche la radio del Papa si piega all'ideologia omosessualista, cos'altro dobbiamo aspettarci? Prosegue Radio Vaticana, affermando che il film è "interpretato da due attrici formidabili (Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos), messo in scena con una fluidità che non fa avvertire lo scorrere del tempo, ricco di scene indimenticabili di esplosione dei sentimenti". Esplosione di sentimenti? Ecco come la spiega il quotidiano Repubblica: «Lunghissime scene esplicite tra le attrici Lea Seydoux e Adele Excharchopoulous che si amano con estrema varietà, voracità, fantasia di posizioni, quantità di orgasmi. Momenti che "sono necessari a raccontare l'incantamento del loro rapporto", dice il regista». Non è un problema di moralismo, ma di giudizio: un frutto avvelenato può essere presentato benissimo, nel modo più accattivante possibile, ma resta sempre un frutto avvelenato. E questo va detto con chiarezza, ma ormai il giudizio sembra essere merce rara, anche lì dove ci si aspetterebbe di trovare l'ultimo appiglio, l'ultima resistenza alla mentalità mondana. Ed eccoci all'ultimo fatto: assemblea generale dei vescovi italiani, aperta lunedì scorso dalla prolusione del presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana), cardinale Bagnasco. Come sempre, tanti i temi toccati, ma su tutti fanno notizia due messaggi che partono chiari: guai a chi minaccia il governo di larghe intese (l'Italia ha bisogno di stabilità politica) e preoccupazione per la disoccupazione (il lavoro è la prima emergenza del paese). Per carità, nulla da dire su questi argomenti: del resto, chi prenderebbe la parola per sostenere la necessità di aumentare la disoccupazione? Perciò, plauso generale. Solo che a noi era sembrato che ultimamente ci fosse qualche altro problemino per cui magari i cattolici dovessero preoccuparsi: ad esempio, su La Nuova BQ abbiamo parlato nei giorni scorsi della Strategia nazionale per la prevenzione dell'omofobia varata dal Dipartimento delle Pari Opportunità, un documento agghiacciante che vedrà presto luoghi di lavoro e, soprattutto, scuole trasformate in "campi di rieducazione" gestiti da gay e trans per convincere che maschio e femmina non esistono, esiste solo quello che in quel momento immaginiamo di essere. E' l'ideologia di genere, quella che Benedetto XVI aveva pochi mesi fa definito come una delle più gravi sfide che la Chiesa ha davanti, perché è un attacco diretto al piano di Dio, alla Creazione. Cos'altro dovrebbe starci a cuore più di questo? Ma per la Cei non pare un problema, tanto che anche il quotidiano dei vescovi – pur avendo avuto quel documento in mano prima che fosse reso pubblico – ha deliberatamente scelto di non parlarne. Avranno senz'altro delle buone ragioni, ma che almeno ce le spieghino, così ci tranquillizziamo pure noi. Nel frattempo, l'attacco laicista è partito frontale anche sulla libertà di educazione: a Bologna proprio ieri si è svolto il referendum promosso da chi vorrebbe togliere i fondi comunali alle scuole paritarie. Affluenza bassa, ma i promotori hanno vinto: conseguenze pratiche immediate nessuna, il referendum era consultivo e il sindaco (democratico) non ne vuole sapere, ma dal punto di vista politico e sociale le conseguenze saranno pesantissime. Si può scommettere su un'ondata di iniziative di questo genere in tutta Italia, che metterà in difficoltà sì le scuole cattoliche ma con queste anche la possibilità delle famiglie di scegliere liberamente la scuola per i propri figli. Eppure anche di questo nessuna traccia nella prolusione: è vero, il cardinale Bagnasco aveva preso chiaramente posizione su questo tema lo scorso 3 maggio parlando a un convegno sulla scuola, ma è curioso che tale questione – vitale anche per l'economia del paese – non abbia trovato spazio tra le preoccupazioni dei vescovi nella loro assemblea. E sì che la libertà di educazione è uno dei princìpi non negoziabili. Né sembra aver lasciato ferite l'atto sacrilego compiuto il 1° maggio davanti alla cattedrale del Papa, San Giovanni in Laterano, nel corso del Concertone organizzato dai sindacati (anche quello "cattolico", la Cisl, il cui segretario Raffaele Bonanni ha addirittura accusato di strumentalizzazione chi ha protestato per quella bestemmia pubblica). Nessun cenno dunque, sebbene i gesti vandalici contro i simboli cristiani siano in preoccupante aumento. Ciò che conta, per il futuro dell'Italia, sembra sia il lavoro e il governo stabile (a prescindere da quello che fa). E' evidente a questo punto che qualcosa mi sfugge, sicuramente sono io a non capire qualcosa e sarò grato a quanti volessero colmare questa lacuna. Però, lo stesso mi scappa un po' da ridere a vedere quanto si agitano questi laiconi che ce l'hanno con la Chiesa, si preoccupano di promuovere leggi per tapparle la bocca, evitano che politici cattolici vadano in posti "sensibili". Che spreco di energie, compagni: non vedete che si sono già silenziati da soli?
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PREVENIRE IL FEMMINICIDIO? IL MATRIMONIO E' LA MASSIMA GARANZIA PER LE DONNE
Le violenze fra coniugi non sono dovute alla vita coniugale, ma alla sua rottura (secondo l'Istat l'86% delle separazioni e divorzi hanno conseguenze penali)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: ProLife News, 24/05/2013
Se si ritiene che la serietà, almeno quando si affrontano alcuni temi, sia un dovere, allora è bene agire di conseguenza evitando di tenere in vita stereotipi duri a morire ancorché totalmente infondati. Secondo uno di questi la famiglia sarebbe l'ambiente più pericoloso per le donne e le mogli sarebbero dunque le donne col maggior pericolo di subire violenza. Tale credenza è rilanciata con insistenza da alcune fonti, come per esempio l'Osservatorio del Telefono Rosa. Ebbene, si tratta di affermazioni totalmente prive di fondamento giacché esiste una consolidata letteratura scientifica che certifica come le donne conviventi corrano lo stesso rischio, se non addirittura un rischio maggiore, di subire violenze rispetto alle donne sposate, le quali però evidenziano, rispetto alle altre, tutta una serie di vantaggi per esempio nelle condizioni della gravidanza, esperienza che vivono con maggiore serenità nel matrimonio. Il punto interessante e poco considerato è che questi riscontri emergono anche da rilevazioni effettuate in Italia e che dimostrano come la violenza domestica che taluni uomini esercitano sulle donne non abbia nulla a che vedere col fatto di essere mariti. «Sono più colpite da violenza domestica – osserva l'Istat – le donne il cui partner è violento anche all'esterno della famiglia». E' dunque la violenza di alcuni uomini in quanto violenti, non già in quanto mariti, il problema su cui si dovrebbe ragionare, senza ricorrere a banalizzazioni volte solamente a gettare fango sulla famiglia e, nello specifico, sul matrimonio. Anche analizzando le molestie fisiche in senso lato subite dalle donne in Italia si riscontra come il fenomeno, nella maggior parte dei casi, non riguardi la famiglia. Osservano i ricercatori dell'Istat che «prendendo in considerazione le sole molestie fisiche, ovvero le situazioni in cui la donna è stata avvicinata, toccata o baciata contro la sua volontà, è possibile osservare che la maggior parte di esse sono perpetrate da estranei (59,4 per cento)». Quello del "marito mostro" – anche se ciò non toglie che molti mariti si siano resi e si rendano purtroppo autori di violenza nei confronti delle proprie mogli – è dunque uno stereotipo giacché le violenze fisiche per lo più risultano «perpetrate da estranei». Non regge all'evidenza empirica neppure la tesi – anch'essa rilanciata con frequenza per diffamare la famiglia – secondo cui, tra le donne che subiscono violenza, quelle sposate o che comunque conoscono il proprio partner sarebbero meno inclini, rispetto le altre, a sporgere denuncia dal momento che, sempre l'Istat, ci informa che se il 93% delle donne che afferma di aver subito violenze dal coniuge ha dichiarato di non aver denunciato i fatti all'Autorità detta la percentuale sale al 96% se l'autore della violenza non è il partner. Né va sottaciuto un altro aspetto: le violenze che si verificano fra coniugi sono per lo più legate al tramonto della vita coniugale, non già al fatto di viverla: altrimenti non si spiegherebbe come mai dal gennaio 1994 all'aprile 2003, per esempio, si siano verificati 854 omicidi maturati in seguito a divorzi, separazioni o cessazioni di convivenze e, su un campione di 46.096 casi di divorzi, separazioni e cessazioni di convivenza analizzati, 39.919 (l'86,6%) abbiano avuto implicazioni penali come calunnia, minacce, sottrazione di minore, percosse, maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona, violenza privata, violenza sessuale. Per non parlare dei danni che la fine del matrimonio arreca ai figli. Lo certifica in particolare un recente studio condotto sulla popolazione canadese ed effettuato confrontando dati raccolti nel 2005 con quelli rilevati dieci anni prima, nel 1995, che ha rilevato come – rispetto ad un tasso di abuso infantile medio pari al 3,4% – il divorzio comporta, per i figli di genitori decisi a lasciarsi, una percentuale di abusi pari al 10,7%; questo significa che il divorzio, a suo tempo introdotto e salutato quale istituto moderno e filantropico triplica per questi la possibilità di rimanere vittime di violenze. Dicendo questo, lo ribadiamo, non s'intende in alcun modo negare che la famiglia possa purtroppo divenire luogo di violenza contro le donne, ma solo chiarire che il problema rimane la violenza e non il matrimonio, che in quanto tale non risulta affatto generatore di violenza. Tutt'altro. E questo vale – con buona pace del Corriere della Sera on line, che lo scorso agosto scrisse che «la famiglia uccide più dei criminali» – anche sul versante non solo intimo della coppia, ma pure sociale, come attestano per esempio studi che hanno riscontrato come il matrimonio risulti correlato ad una riduzione del crimine del 35%. A quanti non fossero ancora persuasi dai dati sin qui ricordati e pensano che l'Italia non sia "un Paese per donne" ricordiamo che da noi, dove pure casi di violenza purtroppo non mancano, questi sono percentualmente inferiori rispetto a quelli accaduti in altri Paesi europei, solitamente dipinti come all'avanguardia rispetto alla "cattolica" e "patriarcale" Italia. A dirlo sono i numeri di donne vittime di omicidio: per gli anni 2008 e 2010 l'Italia, col suo 23,9% di vittime femminili di omicidi, si colloca in una posizione molto più favorevole rispetto a tanti Paesi quali la Svizzera (49,1%), il Belgio (41,5%), la Croazia (49%), ed in linea con gli Stati Uniti (22,5%). Sia chiaro: questo non ci autorizza ad abbassare minimamente la guardia e a giustificare i casi di violenza – neppure uno! – che si verificano nel nostro Paese. Tuttavia sapere che l'Italia non è, per le donne, quell'inferno che spesso i mass media denunciano, aiuta a comprendere la differenza fra la realtà di un fenomeno e la sua distorta rappresentazione. Tornando a noi, ossia al legame – del tutto pretestuoso e smentito da riscontri che qui abbiamo citato solo in parte – fra violenza sulle donne e famiglia fondata sul matrimonio, ci permettiamo un ultimo pensiero, che poi è anche un invito: perché i mass media, anziché insistere con resoconti dettagliati e spesso macabri circa gli episodi che purtroppo vedono vittime delle donne, non riservano spazio anche alle storie di donne sposate e che, senza ipocrisie, si spendono assieme ai loro mariti per mandare avanti la famiglia e pagare gli studi ai figli? Perché l'eroismo silenzioso di tante mogli e madri deve passare sempre in secondo piano rispetto alle orrende violenze di cui si rendono autori alcuni uomini? Forse perché pubblicizzare il Male rende economicamente di più rispetto al racconto del Bene? E ancora: la censura sistematica nei confronti delle storie di queste mogli e madri – e delle loro famiglie – non è forse, per certi versi, l'ennesima forma di violenza e di attacco alla dignità della donna e del matrimonio?
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Fonte: ProLife News, 24/05/2013
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UNIONI CIVILI: DIRITTI PER TUTTI? NO, SOLO PER I GAY
Approvata la legge sulle unioni gay in Inghilterra, ma i vantaggi non si estendono alle coppie eterosessuali... costerebbe troppo!
Autore: Davide Greco - Fonte: nocristianofobia.org, 24/05/2013
Il 21 maggio è passata la legge sulle unioni civili (omosessuali) in Inghilterra, in seconda lettura alla Camera dei Comuni di Londra. Voti favorevoli: 366, contrari: 161. Poi sarà la volta della Camera dei Lord. A parte i festeggiamenti della comunità LGBT, che così vede coronarsi il suo sogno d'amore, il nocciolo della questione può essere un altro. Per contrastare la legge, qualche giorno prima, il parlamentare Tim Loughton ha proposto un emendamento particolare. Ha chiesto, con un glossario molto simile alla comunità gay, di estendere le unioni civili anche alle coppie eterosessuali. La proposta è risultata subito spaventosa. Già perché, a parte l'amore, le civil partnership prevedono la riforma del sistema pensionistico e tutta una serie di diritti solitamente riservati al coniuge. Il Downing Street l'ha bollata immediatamente come "distruttiva", in quanto l'estensione avrebbe avuto un costo supplementare di 4 miliardi di sterline (circa 4,7 miliardi di euro). Rizzate le antenne, anche Cameron è corso ai ripari. Attenzione, ha detto, se passa questo emendamento non solo è a rischio il progetto di legge, ma l'intero Tesoro dello Stato. In tempo di crisi, è meglio non farsi venire strane idee in testa. Una vera e sana democrazia, attenta ai diritti di tutti, avrebbe bloccato il progetto. Altolà, avrebbe detto, se non si può fare per tutti, allora non si può fare per nessuno. Invece la legge è passata tutelando solo gli interessi delle coppie omosessuali. Tanto gli etero si possono già unire in matrimonio, che bisogno hanno delle unioni civili? Oltretutto il nuovo sondaggio di YouGov conferma che il 54% della popolazione inglese è favorevole al riconoscimento delle nozze gay. Quindi, dov'è il problema? In realtà, il percorso della legge non fa che confermare che è in atto la decostruzione della coppia e della famiglia tradizionale, e che gli Stati non hanno più intenzione di investire su di essa. La si vuole indebolire affiancandole altre definizioni che, in assenza di altri valori decisivi che non siano quelli laici, finiscono per essere "le diverse possibilità dell'amore". Possibilità, ovviamente, tutte degne dello stesso status, posizionabili tutte sullo stesso piano. Mettendole in comunicazione sul piano giuridico, si vuole abbassare una per innalzare l'altra. La domanda successiva, però, non è se questo sia possibile (lo è già) e nemmeno se sia plausibile, ma è: perché? Perché i governi si danno tutto questo gran da fare per sdoganare le unioni gay? La risposta potrebbe giacere in un'unica parola: spaccatura. Frammentare, indebolire il fronte più grosso corrisponde al vecchio motto latino "divide et impera", separa per comandare. L'impressione è che l'istituzione di una società pluralista, fatta di tanti interessi particolari ma nessuno fondamentale, possa creare fette di popolazione meglio controllabili e manipolabili. Con un uso accorto dell'antilingua e di fiere parole come "libertà" (all'ombra della quale i totalitarismi sguazzano), si tenta ciò che con un confronto diretto sarebbe impossibile ottenere. Attenzione, però. Proprio perché termine cruciale, la "spaccatura" in questo momento è utilizzata dai media solo contro i cattolici. Sono loro a voler interrompere la democrazia, a non consentire questo o quell'altro. Secondo questa interpretazione, li si identifica come anti-sociali, come antiquati, e via di questo passo. E mentre li si accusa di spaccatura, nel frattempo si spaccano tutti i valori intorno o anche in "semplice odore" di cristianità. Se non fosse così, non si capirebbero tanto cose. Non sarebbe chiaro, ad esempio, perché Furio Colombo definisca la Marcia per la Vita "un'altra spaccatura, in un Paese già spaccato", con tanto di allarme per la democrazia, mentre riconoscere la coppie omosessuali non è una spaccatura nella maggioranza, né desta preoccupazioni. Eppure dovrebbe essere esattamente il contrario. In Italia, l'88% si definisce cattolico, perché dovrebbe sembrare una frattura che 40.000 persone manifestino sulla base dell'ideologia della maggioranza? E non è ancora più curioso che invece in Inghilterra una minoranza imponga alla maggioranza un modello di vita e di famiglia in cui non si riconosce, senza creare (secondo i media) nessuna divisione? Quello che preoccupa, in realtà, è che questa maggioranza si accorga di quanto vale tutta insieme. Quello che preoccupa è che esistano ancora fronti compatti che non si disperdono né per denaro, né per potere, né per costumi sessuali. Perché sarebbe ben duro imporre capitalismo aggressivo, ideologie relativiste, disoccupazione strutturale eccetera eccetera se di fronte si ha a che fare con un gruppo unito che sa bene quello che vuole. E che nella carità e nel rispetto della persona (non dei suoi pallini sessuali) sa anche come ottenerlo. Ed è questo a far paura.
Fonte: nocristianofobia.org, 24/05/2013
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LA GUERRA SANTA E' INIZIATA: BOSTON, STOCCOLMA, LONDRA...
Attaccano la polizia, bruciano auto e locali, lanciano molotov, gridano: ''Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro; noi abbiamo fede in Allah e non finiremo mai di combattervi''
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/05/2013
Boston, Stoccolma, Londra, sono le tappe di una nuova guerra di religione nel cuore dell'Occidente. Due bombe a Boston hanno risvegliato l'opinione pubblica sul fatto che il terrorismo jihadista esiste. Gli autori erano due fratelli ceceni, musulmani, uno dei quali era diventato un radicale islamico, "attenzionato" dai servizi segreti russi che lo avevano segnalato, invano, ai colleghi statunitensi. Questa settimana i quartieri a maggioranza musulmana di Stoccolma, a partire da Husby, sono stati messi a ferro e fuoco. Gli assalitori che attaccano la polizia, bruciano auto e locali, lanciano molotov, gridano "Allah Akhbar", come si può udire molto bene in più di un filmato mandato (da loro stessi) su YouTube. La scintilla è stata provocata dall'uccisione, da parte della polizia, di un violento armato di machete, che minacciava la vita di una donna e aveva aggredito gli stessi agenti. Altri due uomini armati di machete, radicali islamici, a Londra hanno ucciso, sgozzandolo, un soldato britannico, Lee Rigby. Uno dei due, Michael Abedolajo, ha dichiarato nella sua estemporanea rivendicazione filmata con un cellulare: "Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro (...) Noi abbiamo fede in Allah e non finiremo mai di combattervi". E solo ora ri-scopriamo, dopo anni di sonno, che esiste un nemico interno. Nemmeno un appassionato di teorie cospirative arriverebbe a ipotizzare uno scenario come quello che stiamo vivendo in quest'ultimo mese. Tre grandi attacchi, in tre città occidentali, sempre condotti da radicali islamici. Sembrerebbe un'offensiva coordinata. Invece non la è. E quindi è molto peggio. A unire i puntini di questo mosaico di eventi non è un unico piano. Ma un'unica cultura. Che è quella dell'islam fondamentalista. Non c'è un disegno coordinato, ma ci sono tanti manifesti. Abedolajo, per esempio, si è convertito dal cristianesimo all'islam, convinto dall'imam radicale Anjem Choudary. Il quale, in un discorso tenuto in un anniversario dell'11 settembre, aveva proclamato: "L'islam è superiore e non sarà mai sorpassato. La bandiera dell'islam sarà issata a Downing Street". Come? Molto semplice: con la procreazione e il proselitismo. Procreazione: l'islam radicale, secondo l'imam, può vincere anche solo figliando. A Londra abita circa 1 milione di musulmani su una popolazione di 8. In alcuni quartieri, i musulmani sono già maggioranza. Proselitismo: dopo l'11 settembre i convertiti all'islam sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti. In questi dodici anni di guerra al terrorismo si sono moltiplicati i fondamentalisti fra quelli che, fino a poco prima, erano musulmani non militanti. Vale lo stesso discorso per la Svezia, dove l'immigrazione, più che sul lavoro, è fondata sull'asilo politico. Non esistono statistiche sulla filiazione ideologica di quanti hanno ottenuto rifugio nel Paese scandinavo, non sappiamo, in percentuale, quanti di questi sono fuggiti dagli Stati che li opprimevano perché troppo jihadisti. Ma vediamo gli effetti: Stoccolma ne è un esempio. "Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro", dichiarava Abedolajo con le mani grondanti del sangue del soldato appena ucciso. Questa frase non è solo sua. E' dello stratega di Al Qaeda Abu Bakar Naji, autore di un altro dei manifesti fondamentali del moderno jihadismo: "Governare alla macchia" (Ederat al Wahsh). Naji ritiene che la guerra santa debba essere condotta in tutto il mondo, ovunque vi sia una presenza musulmana. Predica la costituzione di "aree islamiche" all'interno delle società occidentali. Non vuole che venga creato alcun governo, che potrebbe avere problemi con lo Stato occidentale che lo ospita, ma "società parallele", con le proprie leggi e istituzioni, con le proprie forze dell'ordine ed eserciti, all'interno delle città che le ospitano. Sotto il naso delle autorità. Questa strategia è pericolosa non solo per i cristiani, che si troverebbero perseguitati dai vicini islamici come avviene in Nigeria o in altre società "miste" dell'Africa. E' pericolosa anche per gli stessi musulmani che vivono all'estero e non vogliono avere nulla a che vedere con il fondamentalismo. Naji si rivolge soprattutto a loro. La sua strategia è stata concepita apposta per riportarli all'ordine, per evitare che si facciano attrarre troppo dalle tentazioni di una società "infedele". Queste ideologie si nutrono del multiculturalismo che gli viene offerto dalle società europee e nordamericane. I leader radicali islamici, convinti di colonizzarci, sanno che possono chiedere e ottenere, uno dopo l'altro, tutto quello che vogliono. Possono avere loro tribunali che giudicano in base alla Sharia e corpi di polizia ausiliari controllati da musulmani (come nel caso della Gran Bretagna). Possono ottenere quartieri tutti loro, dove imporre il costume islamico (come avviene in molti quartieri di città inglesi e svedesi). Sanno che un governo occidentale, se deve decidere di dialogare con un'organizzazione musulmana liberale o con una fondamentalista, sceglie di parlare con (e magari anche finanziare) quest'ultima, come avviene regolarmente negli Usa. Perché il musulmano liberale è dato per scontato, è "inutile", mentre il dialogo viene orientato solo con chi predica l'odio, nel vano tentativo di convincerlo a diventare un interlocutore. L'islam fondamentalista sa di vivere in società che rifiutano la propria identità e stanno cercando di imporre la loro.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/05/2013
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USCIRE DALLA CRISI? L'UNICO MODO E' FARE FIGLI
Intervista a Ettore Gotti Tedeschi, precursore della lotta alla denatalità, ormai diventata emergenza mondiale
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 21/05/2013
A Bruxelles si discute, nel Forum sulla demografia, di "Investire sul futuro demografico in Europa". Si parla di lotta alla denatalità, e non in un oratorio parrocchiale, ma in una sede internazionale tra le più laiche e prestigiose. FINALMENTE LE SUE TEORIE, QUELLE CHE LEI DA ANNI VA RIBADENDO IN OGNI SEDE POSSIBILE, STANNO DIVENTANDO DI MODA? CHE SUCCEDE? Credo che a Bruxelles si difenda keynesinianamente le nascite per difendere la necessità di domanda, non tanto la vita. Quando Papa Paolo VI nel 1968 scrisse l'Enciclica Humanae Vitae, ad avversarlo non furono solo gli ambienti laici, ma anche alcuni teologi cattolici. Se ricordo bene si rischiò una specie di "scisma" in casa cattolica sul tema della dignità della vita umana, sul tema natalità e così via. Papa Benedetto XVI riprende magistralmente la Humanae Vitae e la Populorum Progressio, sempre di Paolo VI, per spiegare la crisi economica conseguente il rifiuto della vita umana da parte di una cultura sempre più nichilista, che non sa più distinguere tra fini e mezzi e lascia ai mezzi (l'economia) prendere autonomia morale, contraddire le leggi naturali legate alla vita umana e produrre danni all'uomo stesso. Cara Costanza, le mie non sono teorie, sono tesi provate, riconosciute anche da un grande Pontefice, razionale ed intellettuale come Benedetto XVI. E veniamo a Bruxelles. Se noi cattolici difendiamo la vita umana, ciò viene letto come difesa della Creazione. Il nichilismo dominante rifiuta la Creazione, spiega tutto con la scienza e l'evoluzionismo L'uomo "deve" esser solo un animale intelligente e la sua dignità quella di un bacillo evoluto, ma necessario alla crescita dell'economia... quando si riconosce che senza natalità il PIL crolla e non si assorbono i costi fissi (sanità, pensioni...), non si permette il sostegno della imposizione fiscale, ecc. Il laicismo cartesiano (francese soprattutto) ha scoperto, prima di noi cattolici senza più idee, fede e coraggio, che senza figli si perde ricchezza e potere, così stimola la natalità, sostiene persino la famiglia con incentivi. Ma perchè lo fa? Per amore alla vita, alla famiglia o per rafforzare keynesianamente la domanda e sostenere la produzione? Noi cattolici influenzati da teologi che ignorano i richiami dei Pontefici, influenzati da cattoprogressisti ignavi, che sostengono che non si deve gravare sulle giovani coppie con l'impegno di figliare, stiamo perdendo persino la leadership nella difesa della vita. Le mie non sono teorie, quelle di Malthus e dei neomaltusiani che mi attaccano da anni, sono teorie. Le mie, cioè quelle del magistero della Chiesa, soprattutto quelle di Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, sono la verità, che io ho solamente, ma per primo, utilizzate per spiegare con ogni analisi necessaria, che la crisi economica in corso è dovuta al crollo della natalità nel mondo occidentale. Ma io ho solo fatto il mio mestiere di economista cattolico, la verità e la saggezza in questo principio è nel Magistero della Chiesa. Ma le Encicliche sono veramente lette, studiate, discusse? TRA I RELATORI A BRUXELLES C'È L'ECONOMISTA INGLESE EDWARD HUGH, CHE HA SCRITTO UN LIBRO DAL TITOLO "POPOLAZIONE, LA RISORSA NON RINNOVABILE", NEL QUALE SOSTIENE CHE SENZA CRESCITA DEMOGRAFICA NON C'È NEANCHE QUELLA ECONOMICA. ADESSO È CORTEGGIATO DA ECONOMISTI ILLUSTRI QUALI KRUGMAN E ROUBINI... LEI QUESTE COSE LE VA DICENDO DA ANNI, ED È SEMPRE SEMBRATO UNA VOX CLAMANS IN DESERTO. COSA È SUCCESSO, COSA È CAMBIATO TANTO DA CONVINCERE I SUOI COLLEGHI? Non conosco questo economista e le sue tesi, chiunque sia le sue dichiarazioni a sostegno della vita sono benvenute, se sono a sostegno della vita anzitutto e non del "mezzo uomo mero elemento di sviluppo economico". Perché lo sviluppo economico sia in modo equilibrato fondato sulla natalità va anzitutto rispettato il principio della dignità dell'uomo-persona. Esigenza di natalità non è solo esigenza di domanda per soddisfare l'offerta, altrimenti i figli si possono produrre in provetta o clonandoli, oppure facendoli ma non amandoli come si deve fare, educandoli, formandoli. Ma la tua domanda vuole una risposta precisa: senza crescita equilibrata della popolazione il Pil non può aumentare se non attraverso forme di consumismo, cioè aumentando i consumi pro-capite, arrivando a consumismo a debito, insostenibile come abbiamo visto e con le conseguenze attuali . PER L'ENNESIMA VOLTA DOVRÒ FARLA TORNARE SU ARGOMENTI DI CUI HA GIÀ PARLATO TANTE VOLTE, MA IO NON SONO UN'ECONOMISTA, E LE CHIEDO DI AVERE PAZIENZA. PUÒ SPIEGARE A UNA PROFANA COME ME COME È POSSIBILE CHE, MENTRE SEMBRANO ESSERCI SEMPRE MENO SOLDI IN GIRO, E QUINDI UNA TORTA DA SPARTIRE PIÙ PICCOLA, SECONDO LEI LA RICETTA PER FAR FUNZIONARE MEGLIO LA FESTA SIA NON DIMINUIRE MA AUMENTARE GLI INVITATI? FARE PIÙ FIGLI NON AGGRAVA IL PROBLEMA? Forse ti riferisci alle suggestioni della decrescita felice, che è, fra tutti, il surrogato più insostenibile, pericoloso e persino "demoniaco". Smettere di far figli, interrompere la crescita della popolazione per tasso di sostituzione (due figli a coppia) significa non generare risorse per mantenere i vecchi, che, scusa la rudezza di linguaggio, significa " sopprimerli" in qualche modo, magari facendolo auspicare da loro stessi sentendosi inutile peso per la società. Significa dover aumentare le tasse, significa ridurre proporzionatamente le risorse necessarie per investire per il bene dell'uomo, per creare posti di lavoro. Invece pensare di "crescere il numero degli invitati ", consapevolmente, crea l'effetto contrario. A creare la psicosi della difficoltà è stata la crisi economica conseguente al crollo natalità nel mondo occidentale grazie alle teorie neomalthusiane degli anni 1975 (I saggi: Bomba demografica, I limiti dello sviluppo, ecc nati nelle università americane di Stanford ed MIT). Ora certo è più difficile pensare di fare famiglia e figli, per problema di reddito e potere di acquisto legato ai bisogni artificiali imposti dal consumismo. Per le tasse raddoppiate in trent'anni, per assorbire i costi dell'invecchiamento della popolazione, che hanno ridotto i redditi reali della famiglia e hanno imposto il lavoro di entrambi i coniugi e conseguentemente ridimensionato il legittimo desiderio di far figli ed occuparsi di loro... Ma io credo che anche in queste condizioni si possa fare qualcosa di buono, ma ci vuole fede e coraggio. Mi spiego. Solo la prospettiva di fare famiglia crea nell'individuo un senso responsabile di impegno superiore che produce più produttività, crea attitudine al risparmio che si traduce in base monetaria necessaria alle banche per far credito per lo sviluppo ed i consumi veri e gli investimenti. Si pensi che negli anni 1975 il tasso di risparmio sul reddito delle famiglie era superiore al 25% ed oggi, avendo assorbito detto risparmi per consumare, si è ridotto a sotto il 5%. Si stimolino la formazione di famiglie con incentivi adeguati e la famiglia vera, orientata a prolificare, ridiverrà il motore dello sviluppo. LEI SA CHE IO HO COLTO IL SUO INVITO, PERCHÉ DI FIGLI NE HO FATTI QUATTRO, MA CERTO SE GUARDO AL FUTURO SENZA GLI OCCHI DELLA FEDE UN PO' MI PREOCCUPO, PER LORO... IO PERÒ HO IL CONFORTO DI CREDERE. SECONDO LEI QUANTO POSSONO INFLUIRE I CONDIZIONAMENTI CULTURALI NELLE DECISIONI DELLE PERSONE DI APRIRSI O MENO ALLA VITA? Senza dubbio è un problema di "condizionamento culturale. Nella introduzione a Caritas in Veritate Papa Benedetto spiega proprio che il comportamento dell'uomo di questo secolo è condizionato dalla cultura nichilista. Quante volte questo grandissimo Pontefice ha richiamato l'esigenza di "emergenza educativa " ? Si rilegga perciò bene Caritas in Veritate e Deus Caritas est, la prima Enciclica di Benedetto XVI. In essa spiega che l'uomo per vivere equilibratamente e secondo la sua vera natura ha bisogno tre nutrimenti: quello materiale, quello intellettuale e quello spirituale. Negli ultimi decenni lo si è privato di quello intellettuale e spirituale, rafforzando solo quello materiale, indispensabile per la cultura consumistica necessaria a crescere i consumi individuali per sostenere il Pil che sarebbe crollato grazie al crollo delle nascite. Quante volte abbiamo letto le considerazioni di maestri del pensiero, premi nobel, scienziati di fama che salvano vite umane, spiegare che l'uomo è solo un animale intelligente e che la scienza potrebbe provvedere a tutti i suoi bisogni (persino soddisfare il bisogno di felicità e togliergli il dolore) se non fosse per l'insegnamento dannoso della religione cattolica che continua a sostenere la sacralità ed inviolabilità della vita? Come ringraziare questi benefattori dell'umanità? PER LA SERIE "CORSO BASE DI ECONOMIA PER PRINCIPIANTI" CI PUÒ SPIEGARE PER SOMMI CAPI INVECE CHI ERA MALTHUS? Era un prete, un prete anglicano, ma sempre prete era. E dai preti puo venire, in modo superiore, insegnamenti di salvezza o perdizione. Si pensi al bene prodotto da un santo Curato d'Ars. Si pensi al conforto, entusiasmo rinnovato, illuminazione, gioia, che danno le parole di un santo prete come è il nostro Pontefice Papa Francesco, che ci fa rafforzare la nostra fede e ci richiama alla purezza dell'insegnamento evangelico, rafforza il coraggio di esser cristiani, ci da speranza. Thomas Malthus (1766-1834) invece di predicare il vangelo e la parola del Salvatore, predicava proiezioni economiche sbagliate e soluzioni dannose. Nel mondo, per Malthus, non c'era posto per la popolazione che il tasso di crescita di allora lasciava prevedere. (nel 1798 scrive il famoso saggio sulla popolazione). Ma non si limitò a prevedere male, magari anche "inventandosi" i numeri, ma sembrò più preoccupato alla prognosi che alle diagnosi, tanto che alla storia passa anche per aver "auspicato" carestie, malattie ecc. quale compensazione delle nascite in sovrappiù. (ricordate il malthusiano Scrooge del celebre racconto sul Natale di Dickens ?). Le proposte di controllo della popolazione del Malthus suonavano male dette da un prete, apparivano una offesa alla carità cristiana ed alla stessa scienza, oltre che al buon senso. Ma chi si arrabbiò con il Malthus fu Marx ed Engels che lo interpretarono in chiave pro borghese ed anti-proletaria. Invece Darwin si innamorò delle teorie malthusiane e le strumentalizzò per elaborare la teoria sulla lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale (Darwin dedicò a Malthus il suo libro L'origine della specie). Non commento oltre... Solo ricordo ancora gli attacchi che ho ricevuto io dalla cultura neomalthusiana negli ultimi anni. OLTRE AI BENEFICI STRETTAMENTE ECONOMICI PER LA SOCIETÀ, COME CI HA SPIEGATO, CI SONO ALTRO MOTIVI PER CONSIDERARE LE FAMIGLIE NUMEROSE UN BENE? I motivi per credere anzitutto nella famiglia, nella vera famiglia, quella ispirata da principi cattolici, quella che prende ad esempio la Famiglia di Nazaret, è che lì certamente i figli non sono soddisfazioni al desiderio o necessità di avere figli. Lì i figli si amano perché sono voluti da Dio. Ma perbacco, dobbiamo aver vergogna a dirlo? Questa è l'essenza della nostra educazione cristiana, della nostra cultura cristiana. Noi siamo creature di Dio, Dio è il Creatore che ha dato un senso alla sua Creazione e noi creature siamo orientate a dare senso alla nostra vita ed alle nostre azioni. Se abbiamo vocazione matrimoniale non è per fare un contratto di società di fatto di convivenza. Rispetto, come si dice, per chiunque la pensi in modo diverso, ma siamo obbligati ad un comportamento esemplare, altrimenti chi capisce, e da che, che siamo cristiani? Conseguentemente i figli, nelle famiglie cristiane, non solo vengono fatti, ma vengono amati, e perciò allevati ed educati coerentemente. Così divengono membri esemplari ed influenzanti la società. In una famiglia numerosa, (tu Costanza hai 4 figli, io ne ho 5) ed esemplare, dove si benedice la tavola prima di iniziare pranzo e cena, per esempio. (come si sorriderà leggendo che una famiglia esemplare deve benedire la tavola...), i figli vengono (dovrebbero venir...) educati alla sobrietà, alla condivisione gratuita, alla tolleranza, rispetto reciproco, bandendo l'egoismo. Per spegnere risatine ironiche sulle facce di qualche lettore occasionale o solo curioso del sito Costanza Miriano, dirò che riuscirci è impegnativo, vuole sforzo, vuole unità di vita, vuole sacrificio, ma non avete idea dei ritorni su questo investimento... E' come investire in Dio, come investire sulla fede. Conoscete un investimento con una promessa di rendimento così alta? La vita eterna e persino la felicità quaggiù sulla terra? ANNI FA LEI MI DISSE CHE IL PEGGIO DELLA CRISI SAREBBE ANCORA DOVUTO ARRIVARE, E SPIEGÒ QUELLO CHE SAREBBE SUCCESSO. LE SUE PREVISIONI SI SONO AVVERATE. POSSO ALLORA CHIEDERLE COSA VEDE NEL FUTURO DELL'ITALIA? Vedi, prova a rileggere Caritas in Veritate, alla conclusione Benedetto scrive che in questo mondo, gli uomini, quando devono cercare di risolvere una situazione di crisi cambiano gli strumenti, i modelli di governance, le organizzazioni. Ma dice Benedetto che poiché sono gli uomini che, usando male gli strumenti provocano le crisi, invece di cambiare gli strumenti si devono cambiare gli uomini. Ora, poiché ciò è indiscutibile, cambiare gli uomini ci vuole tempo, ci vogliono uomini disponibili a cambiare, ci vogliono maestri capaci di cambiarli, ecc. Ma la crisi in corso non aspetterà, potrà solo peggiorare se non si prendono vere iniziative immediate. E chi le prende? Chi saprebbe cambiare gli uomini? ridare loro il senso perso della vita? Delle azioni? Lo può solo fare un intervento miracoloso. Non so se lo meritiamo. Ma nel frattempo la Divina Misericordia ci ha dato Papa Francesco. Che sta dando messaggi di cambiamento del cuore dell'uomo. E ciò mi riempie di speranza concreta.
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 21/05/2013
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LA MARCIA PER LA VITA VUOLE ABOLIRE LA 194
Con la legge della giungla lo Stato sta dalla parte del più forte: con l'aborto uccide il bambino, con il fisco soffoca i cittadini, con le banche umilia la gente, ecc.
Autore: Dina Nerozzi - Fonte: Corrispondenza Romana, 22/05/2013
Domenica 12 maggio 2013 è stata una giornata gloriosa, la giornata in cui si è svolta la Terza Marcia per la Vita. Il cielo azzurro, i palloncini colorati, i mille striscioni e le innumerevoli bandierine tutti inneggianti alla vita hanno contribuito a creare un clima di festa tra i trentamila partecipanti provenienti da tante parti d'Italia e anche da molte parti del mondo. La richiesta che i promotori della Marcia per la Vita vogliono far pervenire al mondo politico italiano è l'abrogazione della legge 194 (la legge che ha aperto la strada alla "interruzione volontaria della gravidanza") e il rispetto per la vita sempre, in ogni circostanza, senza compromessi. Anche se la legge prevedeva, contraddittoriamente, oltre all'aborto anche la tutela della maternità, sappiamo bene che, nella prassi, le cose sono andate in maniera ben diversa. Se si riesce a guardare in profondità al significato della Legge 194 ne emerge il quadro emblematico di uno Stato che, con tutto il potere e l'organizzazione che lo contraddistingue, si allea con una delle parti in una situazione di conflitto di interesse. Da una parte la madre che, per molteplici ragioni, vuole interrompere, in maniera brutale, la gravidanza, e dall'altra il feto che biologicamente tende a completare il percorso iniziato al momento del concepimento per giungere fino alla nascita. Si è detto che la madre ha il diritto di scegliere l'aborto, ma forse anche il feto ha il diritto di scegliere di nascere... ci sono dunque due diritti che si confrontano e lo Stato, con la Legge 194, ha preso la decisione di parteggiare per il più forte dei due contendenti. Questa si chiama, in gergo popolare, legge della giungla: la legge la fa il più forte. Non è certo una grande novità. La maggiore responsabilità più che alle donne, che spesso sono vittime di intimidazioni, pressione psicologica, paura e difficoltà va alla strumentalizzazione politica e ideologica cui esse sono soggette e soprattutto al carattere profondamente anti-umano della Legge 194. La legge 194 è abortista: uno Stato che mette al servizio la sua forza e le sue strutture per sopprimere la parte debole in una situazione di conflitto di interesse ci indica anche la strada che intende percorrere nel futuro. Inutile protestare se poi nel campo lavorativo la parte forte tende a prendere il sopravvento sulla parte debole e decide di precarizzare le regole del lavoro.... è lo stesso identico principio che è già stato ribadito e messo in atto in precedenza nel nostro ordinamento, con la protesta di pochi e il disinteresse di molti. Inutile protestare se le banche, soggetti forti, fanno tutto ciò che torna utile al loro interesse schiacciando la parte debole che non ha strumenti per difendersi... il processo è già stato sancito e accettato in precedenza e, dunque, non si vede la ragione per la quale chi è forte dovrebbe cambiare atteggiamento nei confronti di chi è debole. La legge della giungla imperversa per ogni dove. Guardandosi attorno si può scoprire come il processo sia ormai divenuto prassi imperante in ogni settore della vita quotidiana, ma, è bene ricordarlo, per quanto ci riguarda, ha avuto il suo incipit con la Legge 194 del 22 maggio 1978.
Fonte: Corrispondenza Romana, 22/05/2013
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REFERENDUM BOLOGNA: SCONFITTA LA LIBERTA' DI EDUCAZIONE
Affluenza bassissima (28%), di cui Sel, M5S, Uaar, Cgil e Arcigay ottengono il 58% dei consensi per togliere risorse alla scuola non statale
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28-05-2013
La bassa affluenza mitiga la sconfitta del comitato B per il finanziamento del contributo da un milione di euro che il Comune da 20 anni destina alle scuole paritarie private. In gran parte cattoliche. Ma non deve far dimenticare che il comitato A, autoconvocato, sgangherato, massimalista e radicale, ha preso comunque più voti. Certo, la consolazione è che per il sindaco felsineo Virginio Merola dal risultato delle urne non arriva un segnale che lo costringa a mettere da parte la sussidiarietà. Troppo poco il 28% dei votanti, e di questi solo il 58% che si sono espressi per il sì, per farlo desistere dal confermare il sistema pubblico integrato che ha funzionato fino ad oggi. Però se vittoria di misura dell'A c'è stata, è anche vero che, ancora una volta, è la maggioranza che deve subire le pressioni di una minoranza. Una minoranza agguerrita di soli 50mila elettori su 290mila aventi diritto. Un'inezia, dal punto di vista elettorale. Una spina nel fianco dal punto di vista politico. Ieri a Bologna, nelle fila del comitato B, capeggiato da una parte del Pd, i partiti di centrodestra e un arcipelago variegato di società civile che va dal mondo accademico al laicato cattolico fino al mondo della cooperazione bianca e rossa, nessuno aveva voglia di festeggiare al pericolo scampato. Perché tutti sanno perfettamente che il fronte di una nuova battaglia si è aperto. Ed è quello della lotta alla libertà di educazione. Che però in questa prova generale è stata affrontata con le armi spuntate dell'indifferenza. La vittoria risicata dell'A certifica che il 70% dei bolognesi è indifferente alla questione. «Il fatto è che questo modello ha funzionato, ma ora ne serve uno che esalti davvero la sussidiarietà - spiega alla Nuova Bussola Quotidiana il professor Stefano Zamagni a capo del comitato B -. Lo ripeto da tempo: servono politiche che mettano le famiglie in condizione di decidere dove mandare i propri figli a scuola. Un voucher da dare alle famiglie e non un contributo da erogare alle scuole. Solo così si arriverà alla vera libertà di educazione». Intanto però il cammino è irto di ostacoli e non solo perché adesso la parte più anticlericale della sinistra ha affilato le armi e ha visto che è in grado di impensierire forze che seppur liberali non hanno difeso come avrebbero dovuto quei principi. Se ne è resa conto anche l'Agesc (Associazione genitori Scuole Cattoliche) che ieri ha commentato senza trionfalismi il pericolo scampato. «Il risultato del referendum tende a negare la libertà di educazione e la sussidiarietà, principi sanciti dalla Costituzione, e rappresenta una sconfitta delle famiglie e dei bambini bolognesi. Nonché un rischioso precedente per tutto il Paese, visto che i referendari hanno espresso l'intenzione di riprodurre l'iniziativa in altre città, generando nuove inutili spese e nuovi scontri e divisioni ideologiche». Le parole del presidente nazionale Roberto Gontero sono come un segnale preoccupante: «L'accentuato astensionismo ha costituito un fatto grave. Su questo, si rende necessaria una riflessione anche tra i cattolici. Ma su questo i referendari dovrebbero riflettere, prima di intraprendere percorsi analoghi. È urgente una massiccia mobilitazione e un ampio dialogo sulla scuola, evitando prese di posizione ideologiche stataliste». Già, i cattolici. Perennemente divisi anche su queste questioni, il laicato cattolico ha provato a gridare incontrando però una scarsa adesione da parte del clero. La dimostrazione sta nel fatto che il tema della «libertà di educazione, evidentemente, non rappresenta un elemento di interesse per la maggioranza dei cittadini bolognesi, di qualunque estrazione». Anche cattolici. Il fatto è che in pochi hanno gridato e come sapeva perfettamente Chesterton «la cosa più saggia al mondo è gridare prima di essere stati feriti. Non ha senso gridare dopo. Specialmente dopo essere stati feriti mortalmente». In questo caso il laicato cattolico, che non è riuscito a coinvolgere il popolo delle parrocchie e dei movimenti in questa battaglia è ferito mortalmente. E deve decidere da che parte stare. Anche perché dall'altra parte le idee sono molto chiare. A sostenere il teorema A c'erano anche le lobby gay rappresentate da Arcigay e Arcilesbica. Perché una associazione che si batte per i diritti degli omosessuali deve interessarsi alla gestione delle scuole dell'infanzia? La risposta potrebbe trovarsi dietro l'inquietante documento presentato dal Ministero delle Pari Opportunità in collaborazione con l'ufficio Onu anti discriminazioni razziali. Nel piano di strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere per il biennio 2013-2015 vi si legge che «occorre progettare percorsi innovativi di formazione in materia di educazione alla affettività che partano dai primi gradi dell'istruzione, proprio per cominciare dagli asili nido e dalle scuole dell'infanzia a costruire un modello educativo inclusivo, fondato sul rispetto delle differenze, che costituisca una risorsa non solo per chi fa parte della comunità LGBT ma per tutti i bambini». E per questa strategia le scuole materne cattoliche sono un evidente pietra di inciampo. Meglio eliminarle alla radice. Con buona pace dei tanti cattolici che fanno finta di non aver compreso quale sia la posta in gioco. Molto più del milione di euro che il Comune di Bologna in buona fede ha difeso dagli attacchi delle lobby.
Nota di BastaBugie: chi vuole imporre l'educazione di Stato non dice che questo aumenterà di
10 volte i costi (oltre a privare della libertà di scelta i genitori). Per approfondire, clicca qui sotto https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2730
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28-05-2013
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OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO C - (Lc 9,11-17)
Voi stessi date loro da mangiare
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 02/06/2013)
Oggi celebriamo la solennità del Corpo e Sangue di Cristo. È dunque la festa dell'Eucaristia. L'Eucaristia è il dono per eccellenza, poiché è Gesù stesso che si dona a noi nelle sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. Le letture di oggi ci aiutano a comprendere, per quanto è possibile, la grandezza di questo dono. La prima lettura ricorda la più antica figura di Cristo Sacerdote: Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo che, in ringraziamento a Dio per la vittoria ottenuta da Abramo, offre un sacrificio di "pane e vino". Questo sacrificio fatto a Dio del pane e del vino simboleggia il sacrificio dell'Eucaristia. E Melchisedek, questo misterioso personaggio di cui l'Antico Testamento non ci dà alcuna indicazione, è una prefigurazione, ovvero una anticipazione profetica, di Gesù Cristo vero Sacerdote che congiunge la terra al Cielo. Il Salmo responsoriale dice di Lui: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». La seconda lettura ci presenta l'Istituzione dell'Eucaristia. San Paolo, scrivendo ai Corinzi, riporta il racconto dell'Ultima Cena di Gesù con i suoi Apostoli. Durante l'Ultima Cena avvenne il più grande miracolo, miracolo che si perpetua ad ogni celebrazione della Santa Messa: il pane muta di sostanza e diventa il Corpo di Cristo, e così pure il vino che si trasforma nel Sangue Preziosissimo del Redentore. L'Eucaristia che Gesù stringeva tra le sue mani durante l'Ultima Cena è lo stesso suo Corpo che a distanza di pochi giorni è stato immolato sulla Croce, ed è lo stesso Corpo che, ogni volta, riceviamo alla Comunione. Durante l'Ultima Cena, dunque, Gesù anticipò il Sacrificio che compì sul Calvario e disse agli Apostoli: «Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,25). Fin dal suo sorgere, la Chiesa ha sempre obbedito a questo comando del Signore, celebrando la Messa ogni giorno. Non si tratta di un semplice ricordo di un avvenimento passato, in quanto l'Eucaristia rende presente, in modo sacramentale, lo stesso Sacrificio del Calvario. Anche il Vangelo di oggi parla dell'Eucaristia, di cui il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è anch'esso un'anticipazione profetica. Gesù prende i pani, eleva gli occhi al cielo, li benedice, li spezza e li distribuisce. Tutti questi gesti saranno poi ripetuti durante l'Ultima Cena. Per compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si servì dell'aiuto dei suoi Apostoli; per compiere invece il Miracolo Eucaristico, Gesù si avvale dei suoi sacerdoti, i quali sono come i suoi tesorieri. Il Vangelo dice che «tutti mangiarono a sazietà» (Lc 9,17). L'Eucaristia, soltanto l'Eucaristia, può saziare ogni nostro desiderio. Tutto il resto, anche le ricchezze e i beni di questo mondo, ci lasceranno sempre vuoti e insoddisfatti. Come proposito pratico, impegniamoci a partecipare con più amore all'Eucaristia domenicale e a ricevere spesso la Comunione. Ricordiamoci però che, per ricevere la Comunione, bisogna essere in grazia di Dio. Quindi, se uno è consapevole di essere in peccato mortale, deve prima confessarsi. In questi nostri tempi spesso si è pensato che questa norma fosse ormai decaduta, come qualcosa di superato. La Chiesa, invece, continua a ribadirla. L'ultimo Catechismo così riporta: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione, prima di accedere alla Comunione» (CCC, n. 1385). Ciò significa che, per quanto grande possa essere il nostro pentimento, se si è in peccato mortale, bisogna prima confessarsi dal sacerdote. Anche il papa Giovanni Paolo II, in una sua lettera Enciclica, ha ripetuto questo insegnamento, dichiarando: «Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma [...] che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale».
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 02/06/2013)
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