BastaBugie n�303 del 28 giugno 2013

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1 PROVE DI DITTATURA IN FRANCIA: 4 MESI DI PRIGIONE AL 23ENNE CHE MANIFESTAVA CONTRO IL MATRIMONIO GAY
Invece all'aggressore che ha minacciato con un coltello un manifestante anti-adozioni ai gay è stato subito liberato (VIDEO: ciò che nessuno dice della situazione francese da totalitarismo)
Autore: Barbara Uglietti - Fonte: Avvenire
2 SCOMUNICATO UN SACERDOTE APPARTENENTE ALLA MASSONERIA
A questa appartenenza non aveva alcuna intenzione di rinunciare, benché assolutamente incompatibile con la Fede Cattolica
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
3 OBBLIGATORIO CITARE IL NOME DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE, NELLE PREGHIERE EUCARISTICHE
Dopo le parole ''con la beata Maria'' d'ora in poi bisognerà sempre aggiungere anche ''con san Giuseppe, suo sposo''
Autore: Matteo Liut - Fonte: Avvenire
4 IL FESTIVAL BIBLICO DI VICENZA FA SALIRE IN CATTEDRA LA DEPUTATA DEL PD, ABORTISTA
La diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo, col sostegno del Progetto Culturale della Chiesa Cattolica, si dichiarano convinti dell'importanza vitale del dialogo con l'uomo contemporaneo
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 L'UNIONE EUROPEA COME L'UNIONE SOVIETICA?
Commissario dell'Educazione sovietico scrisse nel 1930: ''Il nostro problema adesso è quello di eliminare la famiglia e liberare la donna dalla cura dei figli''
Autore: Dina Nerozzi - Fonte: Corrispondenza Romana
6 RECORD DI ASCOLTI PER IL ROSARIO DA LOURDES SU TV2000
Obiettivo: dire grazie alla Mamma più amata del mondo
Autore: Gigio Rancilio - Fonte: Avvenire
7 IMPERDIBILE BIOGRAFIA ROMANZATA SU SANT'ANTONIO
La Cristianità in quel momento aveva due tremendi nemici, uno esterno (l'islam, di cui si fece carico san Francesco) e uno interno (i catari, contro cui fu mandato sant'Antonio)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: HO PRESENTATO A SCUOLA IL TEMA DELL'ABORTO, MA LA PROF. MI HA DATO DELL'IGNORANTE
Spero che più persone possibili aprano gli occhi di fronte alla realtà, invece di continuare a negarla come la mia insegnante
Autore: Cristiano Giombetti - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 9,51-62)
Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - PROVE DI DITTATURA IN FRANCIA: 4 MESI DI PRIGIONE AL 23ENNE CHE MANIFESTAVA CONTRO IL MATRIMONIO GAY
Invece all'aggressore che ha minacciato con un coltello un manifestante anti-adozioni ai gay è stato subito liberato (VIDEO: ciò che nessuno dice della situazione francese da totalitarismo)
Autore: Barbara Uglietti - Fonte: Avvenire, 24 giugno 2013

Il ragazzo è ammanettato e sdraiato a pancia in giù su un sedile, presumibilmente quello di una camionetta della polizia. È stato condannato per direttissima a quattro mesi di prigione (di cui due sospesi) e a mille euro di multa. Ha già trascorso quattro giorni in cella, nel carcere di Fleury-Mérogis (Essonne, vicino a Parigi).
Si chiama Nicolas Bernard-Buss, ha 23 anni ed è "colpevole" di aver manifestato contro la legge Taubira, quella sulle nozze gay in Francia. Per giunta, indossando una (pericolosissima) maglietta con il logo della famiglia. Nicolas è stato fermato una settimana fa, il 16 giugno. Insieme qualche amico, si è inventato tempo fa il gruppo dei "Veilleurs" ("Coloro che vegliano"), vicino alla Manif pour tous (il movimento di opposizione ai matrimoni omosessuali).
Scegliendo una forma di protesta "estrema": poesie, canti e candele. Con queste "armi", lui e i suoi compagni si sono radunati, domenica scorsa, con altre 1.500 persone, davanti alla sede della televisione M6, a Neuilly-sur-Seine, dove il presidente François Hollande (che il 18 maggio ha promulgato la contestata legge) partecipava a una trasmissione. Da lì, i ragazzi si sono spostati sugli Champs-Élyséè per una manifestazione del tutto pacifica.
Ma la polizia è intervenuta perché quel corteo era stato dichiarato «illegale» in quanto non denunciato in prefettura. E da questo punto in poi, le versioni divergono. I ragazzi assicurano di aver subìto, senza alcuna ragione, ripetute cariche della polizia. Gli agenti, riporta La Croix, sostengono invece di essere intervenuti solo quando hanno incontrato resistenza. «Sei poliziotti ci hanno urlato di seguirli in Commissariato – ha raccontato Albert, uno dei Veilleurs –, neanche stessimo cercando di svaligiare una banca». Nicolas ha cominciato a correre e si è rifugiato in una pizzeria.
Lì è stato raggiunto dagli agenti, che lo hanno arrestato. Le forze dell'ordine l'hanno accusato di «resistenza violenta» e di «insulto a pubblico ufficiale». Guardato a vista per due giorni, mercoledì il giovane è stato riconosciuto colpevole di «ribellione» e di essersi «rifiutato di fornire il Dna». Quindi: condanna, multa, mandato d'arresto, galera. La prima sentenza di un militante anti-nozze gay. Una decisione «grottesca», spiega l'avvocato Henri de Beauregard, «perché il ragazzo è stato processato per delle infrazioni consecutive a una richiesta di arresto che non aveva ragion d'essere».
Una "severità" che fa discutere. Anche tenuto conto di una precedente multa presa in maggio da Nicolas per aver tentato di lanciare dei fuochi artificiali dagli Champs-Élyséè. E pure considerando l'ipotesi di un atteggiamento forse impetuoso assunto dal ragazzo, e probabilmente ritenuto irritante dal giudice che l'ha condannato. «Il comportamento di tanti ragazzi della sua età», spiega il suo avvocato, Benoit Gruau. «Il problema non è quello – sottolinea –: non c'è proprio niente nel suo dossier. Il Tribunale, semplicemente, gli rimprovera le sue convinzioni». Tanti parlano già di «reato d'opinione» nella Francia di Hollande. Ma della polemica non c'è traccia, o quasi, Oltralpe, sui media italiani.
La Manif, che parla di decisione «eccessivamente grave», si sta mobilitando massicciamente per la liberazione di Nicolas. E in un comunicato denuncia «l'utilizzo di due pesi e due misure». Al ragazzo quattro mesi di prigione, viene spiegato, «alla persona che ha aggredito un Veilleur con un coltello da cucina a Lille, solo 48 ore di guardia a vista e poi la libertà»». Gli amici di Nicolas hanno aperto una pagina Facebook per sostenere il primo «prigioniero politico» del governo Hollande.
La famiglia del ragazzo ha rivolto un appello alla calma, chiedendo che non se ne faccia un eroe, tantomeno un martire. Ma i parenti si dicono stupiti per la pena «sproporzionata». E vogliono sia rispettato il diritto di opinione. Suo. E di tutti.
Già nelle scorse settimane i rappresentanti di Manif pour tous avevano subito un trattamento particolarmente duro da parte della polizia francese. A metà aprile, ad esempio, l'organizzazione aveva denunciato un'ondata di circa 200 arresti: in molti casi queste persone erano state fermate solo per aver indossato felpe con il logo del movimento.
A Versailles, inoltre, il gruppo aveva segnalato provocazioni e infiltrazioni della polizia, sporgendo quattro denunce per insulti, minacce e incitamento a turbare l'ordine pubblico: «Certi poliziotti, non solo preoccupandosi di non portare la fascia "Polizia", ma recando delle bandiere della Manif, hanno cercato di fabbricare completamente scontri e violenze», aveva sottolineato il movimento.
Molto scalpore, a inizio aprile, aveva poi suscitato il caso di Franck Talleu, un padre di famiglia ripreso da agenti al Parc du Luxembourg di Parigi, perché indossava un indumento contrario ai «buoni costumi» e che avrebbe potuto «choccare ». Si trattava di una felpa di Manif pour tous, con il disegno di un padre e una madre con due figli per mano, senza scritte. Talleu, impegnato in un picnic con i figli, era stato poi multato per «organizzazione di manifestazione ludica senza un'autorizzazione speciale».

Nota di BastaBugie
: ecco un video che spiega la situazione in Francia (che a noi arriva molto ovattata dai mezzi di comunicazione di massa). E' in francese e inglese, ma le immagini parlano da sole.
Per vedere il video cliccare nel triangolino in basso a sinistra e poi, per saltare la pubblicità, nella "X" in alto a destra

http://www.dailymotion.com/video/x1158jb_la-manif-pour-tous-en-france_news#

Fonte: Avvenire, 24 giugno 2013

2 - SCOMUNICATO UN SACERDOTE APPARTENENTE ALLA MASSONERIA
A questa appartenenza non aveva alcuna intenzione di rinunciare, benché assolutamente incompatibile con la Fede Cattolica
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 19/06/2013

Capita (purtroppo) raramente. Ma a volte capita che gli eccessi – specie di taluni sacerdoti – vengano puniti con la fermezza richiesta da Magistero e Tradizione. È quanto verificatosi nel caso di don Pascal Vesin, di 43 anni, Parroco a Megève, nell'Alta Savoia: secondo quanto rivelato dall'edizione on line del settimanale "L'Express", il reverendo è stato destituito dal proprio ministero grazie all'intervento del Vaticano.
A far problema la sua appartenenza alla massoneria francese, appartenenza cui non aveva alcuna intenzione di rinunciare, benché assolutamente incompatibile con la Fede Cattolica. Tanto da indurre Roma ad assumere una sanzione ritenuta assolutamente eccezionale da Claude Legrand, Segretario della Grande Loggia Nazionale di Francia: resta sacerdote, «ma senza il diritto d'esecitare», come precisato dalla Diocesi d'Annecy, da cui dipende la Parrocchia. «Da qualche tempo sulla mia testa pendeva questa spada di Damocle – ha dichiarato candidamente il prevosto – ma non pensavo che giungessero a tanto», dimenticando forse come la Dichiarazione emessa in merito il 26 novembre 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, con specifica approvazione di Papa Giovanni Paolo II, ribadisca la condanna e la diffida relativa all'appartenenza alle "logge": «I loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la Dottrina della Chiesa, perciò l'iscrizione ad essa rimane proibita – si legge. – I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».
Per questo don Vesin ha ricevuto una "scomunica temporanea" con il divieto assoluto di ricevere i Sacramenti, secondo quanto previsto dalla vigente norma. Anche se lui sembra non riuscire a capacitarsene, ritiene la guerra tra Chiesa e massoneria un residuo della Terza Repubblica ed anzi sostiene che oggi «non sia più di moda». Don Vesin è entrato a far parte nel 2001 di una loggia del Grand'Oriente di Francia, prima obbedienza massonica nel Paese, spesso oltre tutto evidenziatasi per le sue posizioni giudicate decisamente anticlericali.
Nel 2010 una fonte anonima aveva rivelato al Vescovo di Annecy, mons. Yves Boivineau, la doppia appartenenza dell'ecclesiastico, che in un primo tempo aveva negato. Nel 2011 tuttavia la voce era tornata a circolare con insistenza e questa volta il sacerdote aveva dovuto confessare, rifiutandosi, nonostante gli fosse stato esplicitamente chiesto, di lasciare la massoneria, definendola anzi «complementare» alla Chiesa ed apprezzandone l'«intervento nelle questioni sociali». Senza successo i tentativi esperiti dal Vescovo nella speranza di un suo ravvedimento. «Ci tengo a questa libertà di pensiero e di parola che mi viene ispirata dal Vangelo», aveva provocatoriamente ribattuto don Vesin.
Nel marzo scorso la Congregazione per la Dottrina della Fede ha assunto quindi il netto provvedimento, definito una sorta di "medicinale" da un comunicato della Diocesi, in cui si specifica come la punizione «possa esser levata», nel caso il Parroco "ribelle" giunga a miti consigli e decida finalmente di lasciare la loggia. V'è da chiedersi, se questo basti: pare che nella sua Parrocchia il sacerdote fosse conosciuto per le sue posizioni iconoclastiche. Inoltre, si sarebbe pronunciato a favore del matrimonio dei preti e delle "nozze gay", che a suo avviso la Chiesa «sbaglierebbe a combattere», poiché ciò farebbe percepire «una forte puzza di omofobia».
Una vicenda che solleva due gravi interrogativi: 1) anche nel caso il Parroco in questione rinunciasse al grembiulino, v'è da chiedersi che affidabilità possa dare ai suoi fedeli ed alla Chiesa; 2) quanti altri sacerdoti si trovano oggi nella stessa situazione di don Vesin? Secondo il Segretario, Claude Legrand, alla Gran Loggia Nazionale di Francia apparterrebbero circa 26.000 sacerdoti. E nel mondo?

Fonte: Corrispondenza Romana, 19/06/2013

3 - OBBLIGATORIO CITARE IL NOME DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE, NELLE PREGHIERE EUCARISTICHE
Dopo le parole ''con la beata Maria'' d'ora in poi bisognerà sempre aggiungere anche ''con san Giuseppe, suo sposo''
Autore: Matteo Liut - Fonte: Avvenire, 19/06/2013

È san Giuseppe, umile custode di un tesoro prezioso, il modello da incarnare con sempre maggiore efficacia nel mondo di oggi. Questo mandato alla Chiesa universale è alla base della decisione di inserire il nome dello sposo della Vergine Madre di Dio nella seconda, nella terza e nella quarta Preghiera eucaristica, estendendo così anche a questi testi più moderni quanto avviene già per la prima Preghiera eucaristica, il Canone Romano. Così dopo le parole «con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio» d'ora in poi bisognerà sempre aggiungere anche «con san Giuseppe, suo sposo». La decisione è stata annunciata ieri dalla Sala stampa vaticana, che ha pubblicato in diverse lingue un decreto emesso dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti.
Un documento che riporta la data dello scorso 1° maggio e le firme del cardinale Antonio Cañizares Llovera e dell'arcivescovo Arthur Roche, rispettivamente prefetto e segretario del Dicastero vaticano. L'indicazione non è frutto di una decisione dell'ultimo minuto, ma, secondo quanto riporta lo stesso decreto, è stata voluta da Benedetto XVI e ora realizzata da papa Francesco. «Nella Chiesa cattolica i fedeli hanno sempre manifestato ininterrotta devozione per san Giuseppe – si legge nel documento – e ne hanno onorato solennemente e costantemente la memoria di sposo castissimo della Madre di Dio e patrono celeste di tutta la Chiesa, al punto che già il beato Giovanni XXIII, durante il Sacrosanto Concilio ecumenico vaticano II, decretò che ne fosse aggiunto il nome nell'antichissimo Canone Romano».
Benedetto XVI, spiega ancora il decreto, «ha voluto accogliere e benevolmente approvare i devotissimi auspici giunti per iscritto da molteplici luoghi, che ora il sommo pontefice Francesco ha confermato, considerando la pienezza della comunione dei santi che, un tempo pellegrini insieme a noi nel mondo, ci conducono a Cristo e a lui ci uniscono». Un gesto, quindi, che rende ancora più forte la continuità tra i pontificati di Joseph Ratzinger e di Jorge Mario Bergoglio: il primo, infatti, ha più volte ricordato la sua profonda devozione al «proprio santo», il secondo porta nel proprio stemma (da vescovo, cardinale e pontefice) il nardo, simbolo dello sposo di Maria. Inoltre il pontificato del Papa argentino è stato ufficialmente inaugurato con la Messa d'inizio del ministero petrino proprio il 19 marzo, giorno in cui la Chiesa festeggia san Giuseppe. In lui, ha detto Francesco nell'omelia quel giorno, «vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!».
Parole cui fa eco in parte anche la spiegazione contenuta nel decreto diffuso ieri: san Giuseppe – vi si legge – «aderendo pienamente agli inizi dei misteri dell'umana salvezza, è divenuto modello esemplare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, umane e semplici, necessarie perché gli uomini siano onesti e autentici seguaci di Cristo. Per mezzo di esse quel Giusto, che si è preso amorevole cura della Madre di Dio e si è dedicato con gioioso impegno all'educazione di Gesù Cristo, è divenuto il custode dei più preziosi tesori di Dio Padre» ed è stato venerato nei secoli «quale sostegno di quel corpo mistico che è la Chiesa». Una Chiesa che oggi vuole ripartire proprio dal suo esempio.

DOSSIER "SAN GIUSEPPE"
Patrono della Chiesa Universale

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Fonte: Avvenire, 19/06/2013

4 - IL FESTIVAL BIBLICO DI VICENZA FA SALIRE IN CATTEDRA LA DEPUTATA DEL PD, ABORTISTA
La diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo, col sostegno del Progetto Culturale della Chiesa Cattolica, si dichiarano convinti dell'importanza vitale del dialogo con l'uomo contemporaneo
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-06-2013

Ho letto su La Nuova Bussola Quotidiana il racconto fatto da un testimone dell'intervento che la deputata del Partito Democratico Michela Marzano ha svolto nell'ambito del Festival Biblico, una kermesse, si legge nei ringraziamenti degli organizzatori, promossa dalla diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo, col sostegno del Servizio nazionale per il Progetto Culturale della Chiesa Cattolica. Non ho assistito personalmente alla relazione della politica del PD, ma il resoconto che ho letto è stato così avvincente che confesso di non avere resistito e ho cercato di saperne un po' di più. Per farlo non c'è molto da girare, basta un computer ed una connessione alla rete. Primo Click, sezione "perché un festival biblico"; gli organizzatori si dichiarano convinti della «importanza vitale del dialogo tra le sacre Scritture ebraico-cristiane e l'uomo contemporaneo» e della «esigenza occidentale di un umanesimo etico-spirituale socialmente condiviso». Ottimo! Come? Sono ancora gli organizzatori a dirlo: «creare occasioni di scoperta del Testo sacro attraverso un ascolto intelligente della Tradizione, capace di declinarsi attraverso modi e linguaggi nuovi […] che invita a un incontro globale con la Bibbia, interpellando i cinque sensi e il cuore, la ragione, le emozioni e le relazioni». Corbezzoli! Davvero un bel programma.
Secondo click, sezione "i relatori 2013". Si scopre che l'onorevole Marzano è una blasonata docente di filosofia che insegna a Parigi alla facoltà di Scienze Umane e Sociali dove, secondo i curatori del Festival Biblico, si occupa di filosofia morale e politica con particolare attenzione rivolta al «posto che occupa al giorno d'oggi l'essere umano in quanto essere carnale» e alla «analisi della fragilità umana». Giunto a questo punto penso che ci sia qualcosa che non quadra; possibile che istituzioni del mondo cattolico e della Chiesa di così alto livello si prestino ad avallare qualcosa di meno che rispettoso della dottrina cattolica e del dettato biblico, oggetto del loro impegno divulgativo? Mi viene il dubbio che il resoconto che ho letto possa essere originato da qualche equivoco. Terzo click, lettura di alcune pagine di una delle opere citate in calce al profilo dell'onorevole Marzano. Leggo: «La legalizzazione dell'aborto non obbliga nessuna donna ad abortire se non lo vuole. Non obbliga nessuno a considerare l'aborto moralmente legittimo. Permette solo a tutte coloro che non possono, o non vogliono, portare avanti la gravidanza di farlo nelle migliori condizioni». Ancora: «Al contrario, coloro che vogliono criminalizzare l'aborto non solo cercano d'imporre agli altri la loro concezione del mondo e della morale ma sono anche indifferenti di fronte alle tragiche conseguenze che potrebbe avere, per molte donne, il fatto di tornare a praticare l'aborto clandestino. Anche da un punto di vista etico, e non strettamente femminista, l'aborto è il male minore».
Siete curiosi di conoscere le ragioni profonde con cui l'autrice spiega la propria difesa dell'aborto? Eccovi serviti nella stessa pagina: «Non solo perché la vita di una donna - che esiste, vive, soffre, agisce – è infinitamente più preziosa di quella di un essere che non è ancora nato, ma anche perché sono convinta che non basta vivere perché la propria vita abbia un senso». Ora il lettore da una fonte di conoscenza filosofica di così alto rango potrebbe con qualche liceità pretendere spiegazioni di quelle che appaiono incoerenze interne (anche il bambino vive, soffre e agisce nelle modalità che gli consente la propria condizione, perché dovrebbe essere infinitamente meno prezioso?), fallacie argomentative (una legge che legalizzasse l'omicidio non obbligherebbe a commetterli, non obbligherebbe a considerarlo l'omicidio un atto moralmente legittimo, ma magari permetterebbe chi non desidera continuare ad avere tra i piedi un ostacolo alla propria felicità di eliminarlo nelle migliori condizioni) e predicati monchi (se non basta vivere perché la vita abbia un senso, è certo che privato della vita il senso viene interrotto con essa).
Al di là quindi del senso di tremenda delusione intellettuale, ancora prima che morale, suscitato da chi non dovrebbe avere difficoltà con gli elementi basilari della logica aristotelica e con la morale formale kantiana, quello che interessa qui sottolineare è il crescente senso di nausea alimentato dal susseguirsi di episodi riferiti dalle cronache che lasciano interdetti. All'indomani del crescente successo della marcia nazionale per la vita, dello sforzo profuso dal laicato cattolico nella raccolta delle firme per l'iniziativa "Uno di noi", della risposta dei ginecologi cattolici e dei giuristi per la vita all'attacco all'obiezione di coscienza all'aborto portato da un grosso sindacato italiano, a pochi giorni dalla celebrazione dell'enciclica Evangelium vitae del beato Giovanni Paolo II, una teorica dell'abortismo libertario viene invitata in un'iniziativa diocesana non a una disputa, non a un dibattito, non a un contraddittorio, ma a tenere una "lectio magistralis", così come con una certa pompa la si è voluta presentare. È con questi attori che "l'uomo contemporaneo" si avvicinerà alla Bibbia?
"Tu mi hai intessuto nel grembo di mia madre", "Le mie ossa non ti erano nascoste quando fui formato in segreto", "Nel tuo libro erano già scritti tutti i giorni che erano stati fissati per me, anche se nessuno di essi esisteva ancora". È il salmo 139 che canta l'onniscienza di Dio. Ci sia fatto capire, è onorando gli autori di questi contenuti che secondo la diocesi di Vicenza e la Società San Paolo "i cinque sensi, il cuore e la ragione" verranno interpellati per meditare su dignità dell'uomo e sacralità della vita innocente? Il bambino abortito non è sufficientemente carnale? Non è sufficientemente fragile? È così che si serve Dio autore della vita? È stato posto in cattedra un personaggio che lancia accuse d'indifferenza e di ostacolo alla civiltà contro chi si oppone alla legalizzazione dell'aborto; mi interrogo se è con queste iniziative che si veicola "un ascolto intelligente della Tradizione" che guarda caso però definisce le leggi abortiste "corruzione della legge" (EV, 72) a cui si ha l'obbligo morale di opporsi (EV, 73). È col cibo avariato che si tutelano gli infermi? È con l'apertura ai lupi che si veglia sul gregge? Oppure, e vorrei tanto sbagliarmi, questo è quanto riesce a produrre una ONG pietosa.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-06-2013

5 - L'UNIONE EUROPEA COME L'UNIONE SOVIETICA?
Commissario dell'Educazione sovietico scrisse nel 1930: ''Il nostro problema adesso è quello di eliminare la famiglia e liberare la donna dalla cura dei figli''
Autore: Dina Nerozzi - Fonte: Corrispondenza Romana, 05/06/2013

Negli ultimi quaranta, cinquant'anni stiamo assistendo al processo di abolizione dell'istituto matrimoniale e contemporaneamente al tentativo di eliminare la famiglia naturale e tradizionale ricalcando gli stessi passi percorsi in Russia dopo la Rivoluzione d'Ottobre. Negli anni 1917-1918 in Russia fu promulgata una serie di leggi in tema di famiglia che ottenne, come risultato, la secolarizzazione del matrimonio.
Da quel momento in poi il solo matrimonio valido fu quello civile reso precario da iniziative politiche che consentivano di accedere al divorzio con estrema facilità. Nello stesso periodo venne anche eliminata ogni diversità di trattamento tra figli legittimi e figli illegittimi. Con le Leggi sul Matrimonio del 1926 la precarietà dell'istituto matrimoniale fu ulteriormente implementata al punto che il fatto che l'unione venisse registrata oppure no non produceva alcuna valenza legale.
Il divorzio si poteva ottenere senza nemmeno rivolgersi al tribunale e, talora, su semplice richiesta di una delle parti, anche senza la presenza e il consenso dell'altra. Naturalmente il libero amore senza "pregiudizi" faceva parte del pacchetto culturale da vendere in cambio del consenso politico, cui bisogna aggiungere il diritto all'aborto, il controllo delle nascite e l'istituzione dei nidi di stato dove custodire i bambini mentre le madri erano al lavoro. Subito dopo la Rivoluzione del Febbraio 1917 venne revocata anche la legislazione antiomosessuale e l'articolo 516 del codice penale, relativo alla sodomia, venne abrogato dopo la Rivoluzione di Ottobre.
Nel codice penale del 1922 e in quello del 1926 non si faceva alcuna menzione all'omosessualità. Gli "esperti" nel campo della medicina e del diritto erano molto orgogliosi della natura progressista della loro legislazione. Al Congresso della Lega Mondiale per la Riforma Sessuale, che si tenne a Copenhagen nel 1928, la legislazione Sovietica era additata agli altri paesi come un esempio di progressismo. Per quanto concerne la questione omosessuale, la posizione della medicina ufficiale e della giurisprudenza nella Russia degli anni 20 era quella secondo la quale l'omosessualità non era un reato ma una malattia che era difficile curare, se non addirittura impossibile.
Anatoli Lunacharski, il Commissario dell'Educazione ci aiuta a capire il significato di tutte queste misure che di fatto minano alla radice l'istituto familiare e che nel 1930 scrisse: «Il nostro problema adesso è quello di eliminare la famiglia e liberare la donna dalla cura dei figli. Sarebbe idiota separare i figli dai genitori con la forza. Ma quando nelle nostre case comuni avremo delle stanze per bambini ben organizzate, connesse con gli alloggi dei genitori mediante una galleria riscaldata... non c'è dubbio che i genitori manderanno i loro figli in questi alloggi di loro spontanea volontà e lì i bambini saranno supervisionati da un personale medico-pedagogista appositamente addestrato. Non c'è dubbio che i termini "i miei genitori", "i nostri figli", gradualmente scompariranno e saranno rimpiazzati da concetti come "gli anziani", "i bambini" "gli infanti"» (H. Kent Geiger,The Family in Soviet Russia, Cambridge, Mass., 1968, pp. 47-48).
È impossibile non notare la similitudine di quanto finora riferito con quanto accade ai nostri giorni. Ecco allora riaffacciarsi l'inquietante quesito che Igor Safarevic dissidente matematico russo, poneva nel suo illuminante libro «È bastata l'esperienza della Russia? È bastata per il mondo intero e specialmente per l'Occidente? Saremo in grado di comprenderne il significato? O il genere umano è destinato a passare attraverso questa esperienza su scala immensamente più vasta?» (I. Safarevic, Il socialismo come fenomeno storico mondiale, La Casa di Matriona, Milano 1980).

Fonte: Corrispondenza Romana, 05/06/2013

6 - RECORD DI ASCOLTI PER IL ROSARIO DA LOURDES SU TV2000
Obiettivo: dire grazie alla Mamma più amata del mondo
Autore: Gigio Rancilio - Fonte: Avvenire, 01/06/2013

Che Maria sia la Mamma più amata del mondo dovrebbero saperlo anche i bambini. Così come il fatto che il mese di maggio – chiuso solennemente ieri sera da Papa Francesco – è quello a Lei dedicato. I bambini, però, sanno poco o nulla di rilevazioni Auditel e di analisi televisive. Gli adulti sentono spesso parlare dei numeri della televisione, di ascolti, share e target. Non c'è radio, giornale o sito internet che non abbia uno spazio dedicato a ciò che va in onda sulle sempre più numerose emittenti tv. Ma non tutti i canali sono uguali. E tra quelli «meno uguali» c'è una rete – come i nostri lettori sanno bene – che «è più di quello che vedi». Qualche malizioso, a questo punto, penserà che stiamo facendo pubblicità ai colleghi di Tv2000.
Faccia pure. A noi, però, interessa un'altra cosa. Precisamente un dato, nascosto nei tanti numeri sull'ascolto televisivo che ogni giorno invadono le redazioni. A rimanerne colpito è stato anche un esperto come il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, che ieri gli ha dedicato un tweet, cioè un messaggio su Twitter. «Il Rosario in diretta da Lourdes (dalle 18 alle 18.30) su Tv2000 (il canale della Cei) visto da 565.000 spettatori pari al 5.0% share». In 140 caratteri – quanti sono quelli a disposizione per un tweet – non poteva dire di più. Non è la prima volta che il Rosario in diretta da Lourdes raccoglie su Tv2000 simili consensi. Ed è tutt'altro che un dato marginale. Tanto per capirci. È quasi il doppio di quanto ha totalizzato a quell'ora La7. E quasi quanto ha raccolto Italia1. Cioè, due emittenti di primissimo piano nel panorama nazionale. Entrambe accessibili attraverso i tasti diretti del telecomando. E chi si occupa di tv sa quanto i canali dall'1 al 9 occupino posizioni privilegiate.
Basterebbe questo dato per farci sentire sul viso una carezza di aria fresca. Per ricordarci che la televisione non è solo trash, violenza, superficialità e pettegolezzo. Ma qui, ovviamente, c'è anche dell'altro.
Molto altro. Perché quel 5% di share, quei 565.000 spettatori non stavano solo "guardando" la tivù.
Stavano pregando grazie alla tivù.
Collegati in diretta con quell'amatissima grotta nella regione del Midi–Pirenei, a due passi dal fiume Gave di Pau, dove la Madonna è apparsa a Bernadette Soubirous. Messi tutti insieme sarebbero stati una città ben più grande di Bologna o Firenze. Senza contare i tanti che alla stessa ora recitavano il Rosario nelle chiese, negli altri santuari mariani o da soli, magari in macchina. A noi che seguiamo la tv questi numeri fanno effetto.
Ma sappiamo benissimo che i 565.000 che hanno scelto Tv2000 non l'hanno fatto certo per contare o per contarsi. Loro – e tutti gli altri fedeli – a quell'ora avevano un obiettivo ben più importante: dire grazie alla Mamma più amata del mondo.

Fonte: Avvenire, 01/06/2013

7 - IMPERDIBILE BIOGRAFIA ROMANZATA SU SANT'ANTONIO
La Cristianità in quel momento aveva due tremendi nemici, uno esterno (l'islam, di cui si fece carico san Francesco) e uno interno (i catari, contro cui fu mandato sant'Antonio)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/06/2013

Quando, una decina di anni fa, Ferruccio Parazzoli mi chiese di scrivere per Mondadori una biografia romanzata su sant'Antonio di Padova, mi misi all'opera cominciando, come sempre faccio, col leggere tutto quel che già c'era sull'argomento. Una letteratura, naturalmente, sterminata perché Antonio, dopo la Madonna e San Giuseppe, è il santo più presente sia nella chiese che nella toponomastica mondiale. Come mai? Si queris miracula è, non a caso, l'antica sequenza che proprio di lui parla. Se cerchi miracoli, rivolgiti a sant'Antonio. Infatti, Antonio, i miracoli li faceva già in vita ed era praticamente il Padre Pio del XIII secolo. Ma su di lui, malgrado le tonnellate di pubblicazioni, moltissimi sanno poco.
Innanzitutto non era padovano bensì portoghese e non si chiamava Antonio ma Fernando. Era un canonico agostiniano (l'ordine colto dell'epoca) prima di farsi francescano e mutare nome. Era praticamente l'unico, nel giovane movimento di Francesco, che avesse studiato. E Francesco era inizialmente contrario allo studio, perché temeva montasse la testa. Ma la Cristianità in quel momento aveva due tremendi nemici, tanto per cambiare, uno interno e uno esterno. Quello esterno era l'islam. Quello interno, i catari. Del primo problema si fece carico personalmente Francesco, recandosi a predicare (vanamente) al Sultano durante la crociata. Per il secondo, mandò il suo uomo migliore, Antonio, che infatti fu fatto responsabile dei conventi della Provenza e della Lombardia. Cioè, le zone infestate dai catari. Ma anche le zone più ricche e colte della Cristianità. Per Provenza e Lombardia a quel tempo si intendeva tutto il Meridione francese e tutto il Settentrione italico.
Contrariamente a quel che si crede, Francesco elevò il suo Cantico delle creature non perché preso da raptus mistico, bensì per contestare in radice la dottrina catara. Questa sosteneva che la Creazione fosse opera di un malvagio Demiurgo, mentre il Dio buono aveva creato solo le anime e queste erano imprigionate nei corpi. E Francesco si chiamava così perché sua madre era provenzale. Antonio, coltissimo ed eccezionale predicatore, affrontò più volte pubbliche dispute coi catari, uscendone sempre vincitore. Per questo, grazie a intimidazioni, non di rado gli facevano trovare le piazze vuote. Come a Rimini, epicentro cataro. Qui Antonio predicò ai pesci proprio per dare un segnale ai catari. Questi non mangiavano carne né uova né formaggio, perché frutto di copula. Ma i pesci sì, perché era l'unico animale sopravvissuto al Diluvio. Antonio, dunque, non fece un miracolo inutile ma precisamente diretto. Molti pensano che si sia trattato di imitazione di Francesco che predicò agli uccelli. Ma neanche Francesco sprecava miracoli: gli uccelli facevano troppo rumore e gli impedivano di predicare, coprendo le sue parole (e lui era debole di petto).
Quando si scrive un romanzo storico e biografico, si deve scegliere il cosiddetto taglio. Io scelsi la prima persona, anche per fare cosa diversa dalle biografie agiografiche precedenti (e successive). Il libro si apre con Antonio che, presentendo la morte, si prepara all'ultimo assalto del diavolo: sa che questi scatenerà tutte le sue forze per il momento finale, dopo il quale sarà per lui troppo tardi. Antonio, che aveva lottato (anche fisicamente) coi diavoli tutta la vita, sa bene che la sua arma migliore è l'umiltà. Così, ripercorre mentalmente tutta la sua esistenza per ricordarsi che deve tutto a Dio e solo a Lui. I moltissimi miracoli del santo sono stati esposti ricorrendo a un espediente narrativo: lettere di testimoni oculari. Il balivo, responsabile dell'ordine pubblico, che scrive al collega di un'altra città o al superiore. L'abate che racconta quel che ha visto a un vescovo. Il mercante che informa la moglie. E così via. Ne è uscito Io e il diavolo. Sant'Antonio racconta la sua storia (Mondadori), che oggi viene riproposto dalle edizioni Lindau col titolo Io e il diavolo. Il romanzo di sant'Antonio di Padova. Un robusto romanzo storico. Secondo alcuni, la cosa migliore che io abbia mai scritto.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/06/2013

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: HO PRESENTATO A SCUOLA IL TEMA DELL'ABORTO, MA LA PROF. MI HA DATO DELL'IGNORANTE
Spero che più persone possibili aprano gli occhi di fronte alla realtà, invece di continuare a negarla come la mia insegnante
Autore: Cristiano Giombetti - Fonte: Redazione di BastaBugie

Gentile redazione di BastaBugie,
per quattro mesi ho lavorato ad una presentazione di metodologia sull'aborto, tema scelto da me perché molto interessata a queste tematiche sociali, a fine maggio però quando ho avuto l'occasione di presentarla alla professoressa sono stata criticata in tutto e per tutto, la professoressa mi ha dato dell'ignorante perché tutto quello che avevo scritto secondo lei era falso poiché siamo in un paese civile dove gli aborti vengono eseguiti raramente e tutti con la pillola abortiva e dove le donne che perdono il loro bambino involontariamente superano subito il trauma e quando lo perdono neanche se ne accorgono.
Ha criticato tutto, dalla legge 194 che secondo lei avevo inventato, alla tematica dell'aborto in USA e Inghilterra anche quella inventata secondo lei, per me la presentazione era davvero fatta bene, ci avevo messo il cuore e parlare di come le donne vengono "ingannate" in America per me era molto importante, vi riporto qui alcuni brani tratti dalla mia presentazione che riguardano questo argomento:
<<Sul sito di una delle più importanti cliniche abortiste americane il "Planned Parenthood" si legge "Only you can decide what is best for you. Abortion is a safe and legal way to end pregnancy."("solo tu puoi decidere quello che è giusto per te. L'aborto è un modo sicuro e legale per mettere fine alla gravidanza"). Myra Meyers, capo della Giustizia in Texas, che nel 1973 fu ingannata dai medici e ricorse nella sua ignoranza all'aborto ha fondato ora l'associazione "Operation Outcry" per informare le donne riguardo la vera realtà dell'aborto e convincere la corte suprema a prendere provvedimenti. Il 24 Maggio 2011, Rick Perry, governatore del Texas ha firmato e approvato l'House Bill 15. La legge del Texas prevede che ad ogni donna, che si presenti in ospedale dicendo di non volere il bambino, venga fatta un ecografia in cui venga mostrato e spiegato lo stato di formazione del bambino, venga fatto ascoltare il suo battito cardiaco e venga messa a conoscenza delle modalità e conseguenze dell'aborto e delle altre possibilità. Lo stato del Texas si impegna infatti a tutelare le donne ferite dall'aborto e ad evitare che ce ne siano altre. Il sito web LifeDynamics.com ha raccolto una lista esemplare molto dettagliata, chiamata Blackmun wall (in onore del giudice Blackmun che nel 1973 legalizzò l'aborto negli USA) di 350 donne su 3450 morte a causa dell'aborto indotto. Nel 2004 i ricercatori finlandesi basandosi sulle cause di morte di donne tre i 15 e i 49 anni tra il 1987 e il 2000 e associando i dati registrati al Cause-of-Death Register, al Medical Birth Register, al Register on Induced Abortions e all'Hospital Discharge Register, hanno rilevato che il tasso di mortalità dopo un aborto indotto è di 83.100 donne su 100. 000. Un nuovo studio nel 2012 fatto da ricercatori danesi delle cartelle cliniche di quasi mezzo milione di donne, pubblicato sulla rivista Medical Science Monitor, ha rivelato che le donne che hanno avuto aborti nel primo trimestre avevano un rischio di morte superiore dell'89% entro il primo anno rispetto a donne che non ne avevano avuti, e un rischio superiore dell'80% nell'intero periodo preso in esame (2 anni). Il ricercatore danese Reardon ha così commentato: "questi risultati critici verso l'aborto vengono "soppressi" per motivi ideologici e politici: attivisti statunitensi ed europei, ONG ed ambienti accademici fanno pressioni sui Paesi in via di sviluppo per condurli ad una legalizzazione dell'aborto. Il loro obiettivo, ampiamente documentato, è quello di ridurre i tassi di natalità tra i poveri; tale obiettivo è stato mascherato dalla tesi "politicamente corretta" che afferma che l'aborto sia più sicuro del parto, e che esso rappresenti un elemento positivo per la salute delle donne. Qualsiasi prova che vada a minare le fondamenta di questa tesi, è quindi ostinatamente ignorata e soppressa. >>
Spero che più persone possibili leggano queste righe e aprano gli occhi di fronte alla realtà invece di continuare a negarla come la mia professoressa.
La presentazione intera è visionabile sul sito http://www.slideshare.net/martiamo/mai-nata-linterruzione-di-gravidanza
Vi ringrazio per l'attenzione.
Martina Amodio

Cara Martina,
grazie per questo tuo scritto che - non dubitare - sarà visibile e accessibile a tutti su BastaBugie.
Purtroppo molte persone, per diversi motivi, trattano ancora il tema dell'aborto come fosse una pure teoria, svincolata dalla realtà che li circonda e che li riguarda. Di solito, si dovrebbe comprendere facilmente quando vale la pena discutere di temi come questo e quando invece è molto meglio evitare o troncare il discorso sul nascere, evitando quindi di arrivare a dei vicoli ciechi.
Non ho mai sentito una donna dire: "Aspetto un embrione". Per quanto inaspettato o addirittura indesiderato, diciamo: "Aspetto un figlio". Si chiama figlio. Ovvero la prima parola con cui noi esseri umani veniamo indicati da chi ci ha concepito. Prima ancora del nome proprio. La prima parola. La parola dell'inizio umano. Non si dice "aspetto una cosa", ma "aspetto qualcuno". Non ho mai sentito una donna dire diversamente. Perché l'esperienza, quel che dovrebbe guidare la ragione, indica con chiarezza fin nelle parole di cosa si tratta.
Nell'inizio c'è tutto. In ogni inizio c'è in nuce tutto quel che si svilupperà da quel seme. Avviene così per le piante, per gli uomini. Avviene così anche per i personaggi teatrali o cinematografici. Quando appare Amleto sulla scena o quando compaiono certi attori di memorabili interpretazioni, nella prima battuta o gesto è contenuto tutto lo sviluppo del personaggio. Per questo l'inizio è delicato e importante. C'è in gioco già tutto.
Per questo non tutelare l'inizio non è solo una spaventosa dimenticanza di qualcosa, anzi, di qualcuno che già c'è, che già entra in scena, ma una amputazione di futuro. Nel negare diritto di esistenza all'inizio, si compie una negazione di ogni diritto successivo. Il diritto all'inizio è l'inizio dei diritti. La violenza, come insegna la storia, inizia nelle parole. Nel cambiare il nome alle persone. Le menzogne antropologiche agiscono sul linguaggio, cioè sulla conoscenza. Lo chiamiamo figlio, e in questa parola dolce e tremenda, come primo nido tremante dell'esistere, nascono tutti i diritti. A un figlio – addirittura – siamo disposti a riconoscere più diritti del necessario, di solito. Perché è il futuro, perché è fragile, perché lo amiamo più di noi stessi.
E invece se lo chiamiamo in un altro modo? Il diritto all'inizio è nido, paglia, abbeveratoio, radice e bacio di tutti gli altri diritti. Affermare questa cosa che oggi sembra rivoluzionaria è affermare un principio di realtà. Affermare una esistenza, una entrata in scena che merita attenzione almeno come e quanto i problemi che può portare con sé. Essendo una battaglia per l'inizio di tutti i diritti non è una battaglia contro nessun altro autentico diritto. Anzi diventa la affermazione che li fonda tutti, altrimenti sarebbero affermati – come ora avviene spesso – su un grande vuoto, su una tremenda ombra. Perciò l'affermazione che è uno di noi è linfa vitale per ogni vera passione per tutti i reali diritti.


DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie

9 - OMELIA XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 9,51-62)
Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 30/06/2013)

Con la pagina del Vangelo di oggi continuiamo ad imparare cosa significa seguire Gesù. La scorsa domenica abbiamo meditato insieme che seguire Gesù significa ripercorrere la via del Calvario per raggiungere la gloria della Vita eterna. Quest'oggi continuiamo il discorso dicendo che, per seguire Gesù, dobbiamo metterlo al di sopra di tutto, al di sopra anche degli affetti più cari e più santi come possono essere gli affetti familiari. Con questo non si vuole assolutamente dire che bisogna spezzare questi legami, ma si vuole unicamente affermare che al di sopra di queste relazioni vi è Dio, il quale deve essere amato con tutto il cuore e con tutte le nostre forze. Amare qualcosa o qualcuno al di sopra o anche alla pari di Dio, sarebbe un peccato contro il primo Comandamento.
A volte, poi, accade di trovarsi come ad un bivio. Da una parte ci sono questi legami umani molto forti; dall'altra vi è la Volontà di Dio che chiama a qualcosa di superiore. Cosa fare? Il cristiano non deve esitare a scegliere Dio e la sua gloria. Pensiamo a san Francesco d'Assisi. A un certo punto della sua vita si sentì chiamato da Dio a rinunciare a tutto per seguire Gesù in povertà e umiltà. A questo suo proposito si oppose tenacemente il padre che voleva fare di lui un ricco mercante. San Francesco non esitò un attimo e, pur con il comprensibile dolore di figlio affettuoso, seppe seguire la chiamata divina e divenne il grande Santo che tutti conosciamo. Se avesse ceduto alle insistenze paterne, noi oggi non saremo qui a parlare di lui.
Gesù insegna questa dottrina adoperando delle espressioni molto forti. A un giovane che voleva seguirlo ovunque, il Maestro dice: «Il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58). Con queste parole Gesù voleva far comprendere a quel giovane il distacco dalle cose materiali, al punto che Egli, Gesù, non aveva niente su questa terra, nemmeno un guanciale per il riposo. Questo ci insegna a usare le cose di questo mondo senza attaccarci il cuore, perché in Paradiso non porteremo nemmeno uno spillo, ma soltanto le opere buone da noi compiute.
Ad un altro che chiedeva a Gesù il tempo di seppellire il padre, Gesù rispose: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio» (Lc 9,60). Ad un altro, infine, che voleva accomiatarsi da quelli di casa sua, Gesù disse: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,62). Sono certamente parole molto forti che devono farci comprendere ancora una volta che al di sopra di tutto c'è Dio e la sua gloria.
Per comprendere meglio queste parole, pensiamo a tanti nostri fratelli che si sono convertiti al Cristianesimo provenendo da altre religioni. Per alcuni di loro, ricevere il Battesimo è equivalso a tagliare radicalmente con tutto il loro ambiente familiare, con la loro cultura, con tutti gli affetti che prima avevano nutrito. Essi hanno sentito fortemente che Gesù li chiamava e hanno trovato la forza anche di fuggire letteralmente dalle loro terre, senza speranza di tornarvi, pur di ricevere il dono del Battesimo e divenire cristiani. Preghiamo per loro e preghiamo per tutti quelli che desiderano fare altrettanto ma, per ora, non trovano la forza.
Di fronte ad esempi così eroici di fortezza, noi rimaniamo confusi. Sforziamoci perlomeno di dimostrare la nostra fedeltà a Dio, mettendolo sempre al primo posto con la preghiera quotidiana, non accontentandoci di dargli solo le briciole del nostro tempo, ma di iniziare e terminare le nostre giornate con una intensa preghiera, domandandogli sinceramente di indicarci la sua Volontà, come fece san Francesco d'Assisi.

Nota di BastaBugie: Per l'omelia della domenica successiva, vai a
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=93

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 30/06/2013)

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