BastaBugie n�307 del 26 luglio 2013

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1 ANCHE IN ITALIA RISCHIAMO LA DITTATURA GAY
Invitiamo i lettori a diffondere questo articolo per denunciare il grave pericolo che incombe con il reato di omofobia
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 DIECI RAGIONI PER OPPORSI ALLA LEGGE SULL'OMOFOBIA
Chi non è d'accordo con l'ideologia gay sarà arrestato e costretto ad una rieducazione di stampo leninista
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LA DITTATURA DEL RELATIVISMO MINACCIA LA LIBERTA'
Pochi se ne rendono conto, ma con la legge sull'omofobia è tornata in Europa l'età delle persecuzioni violente
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
4 PDL INAFFIDABILE: ALFANO E BERLUSCONI NON MUOVONO UN DITO CONTRO LA LEGGE SULL'OMOFOBIA
La moratoria sui temi etici proposta da Lupi, Carfagna, Sacconi, Gelmini arriva tardi (e sull'UdC meglio non sprecare parole)
Autore: Ruben Razzante - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LETTERA AD UN AMICO OMOSESSUALE
Siccome ti voglio bene, ti spiego perché non c'è bisogno di una legge contro l'omofobia
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
6 FERRARA: STORIA DELLO SCONTRO VINTO DAL VESCOVO CONTRO OGNI SPERANZA
Mons. Luigi Negri vince il braccio di ferro con gli amministratori locali (cattolici): la gente comune sta con lui
Fonte: Amici del Timone di Ferrara
7 IL CATECHISMO SECONDO PINOCCHIO
Il cardinale Giacomo Biffi torna sulla sua celebre lettura teologica a 130 anni dall'uscita del capolavoro di Collodi
Autore: Filippo Rizzi - Fonte: Avvenire
8 LA PERSECUZIONE DI FEDELI CATTOLICI DA PARTE DI VESCOVI CATTOLICI
Ad esempio a Monza la Messa in rito antico è sospesa in estate: proviamo a fare 4 ipotesi per capire il perché
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana
9 I FRANCOBOLLI FRANCESI AVRANNO IL VOLTO DI UNA ''FEMEN'' (FEMMISTA UCRAINA MOLTO BEN PAGATA)
Si tratta di Imma Shevchenko, ricercata dalla polizia ucraina per avere tagliato a seno nudo con una motosega la croce eretta a Kiev in memoria delle vittime dello stalinismo
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
10 OMELIA XVII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 11, 1-13)
Signore, insegnaci a pregare
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ANCHE IN ITALIA RISCHIAMO LA DITTATURA GAY
Invitiamo i lettori a diffondere questo articolo per denunciare il grave pericolo che incombe con il reato di omofobia
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/07/2013

È uscito in Francia un libro davvero impressionante, «La répression pour tous?», «La repressione per tutti?», dell'imprenditore e attivista politico François Billot de Lochner (Lethielleux, Parigi 2013). Di passaggio a Parigi, ho potuto raccogliere qualche ulteriore testimonianza sui fatti di cui si parla, ma il volume - il cui titolo evoca il «matrimonio per tutti», omosessuali compresi, introdotto in Francia dalla legge Taubira, e la «manifestazione per tutti» che vi si è opposta - parla da solo.
La collezione di violenze poliziesche contro chi manifesta per la famiglia criticando il matrimonio e le adozioni omosessuali in Francia è impressionante, ma rischia di fare perdere di vista un passaggio essenziale, che pure il volume spiega. La polizia - opportunamente istruita dal potere esecutivo - non interviene in nome di presunte leggi che vietino di manifestare contro il governo o il Parlamento. Non ci sono leggi simili in Francia. Interviene, bastona e usa i gas lacrimogeni perché in Francia c'è una legge sull'omofobia. Una legge del 2004 che permette d'intervenire in modo duro contro chi promuove la discriminazione razziale o fondata sul genere, emendata a due riprese nel 2008 e nel 2012. Oggi la legge punisce anche chi - così recita l'articolo 1 - «crea un clima ostile» a un'etnia, una razza o un «orientamento sessuale». Chi ha manifestato contro la legge Taubira è stato accusato di «creare un clima ostile» agli omosessuali, crimine che è punito con la prigione e permette l'arresto del pericoloso criminale colto in flagrante mentre esprime la sua ostilità.
Si noti - perché interessa all'Italia - la precisa concatenazione temporale: prima si modifica la legge sull'omofobia per permettere al meccanismo repressivo di stroncare eventuali proteste, poi si fa passare la legge che introduce il matrimonio e le adozioni omosessuali. E chi «crea un clima ostile» agli omosessuali, facendo scattare le gravi sanzioni previste dalla legge sull'omofobia? Qui il libro di Billot de Lochner si legge come un romanzo di Franz Kafka (1883-1924) o di George Orwell (1903-1950). Vi trovate sugli Champs Elysées, studenti e studentesse, per prendere un aperitivo e vi sfugge qualche commento ostile alla legge Taubira? «Clima ostile»: la polizia arriva subito, vi porta via dal bar e vi spinge in una stazione della metropolitana intimandovi di disperdervi. Vi avviate alla coda per visitare la Sainte- Chapelle con una maglietta che non insulta nessuno ma porta il logo della «Manifestazione per tutti»? Mal ve ne incoglie: «clima ostile», siete fermato dai gendarmi e caricato sul cellulare. Siete un'handicappata e, confidando nella legge che protegge i disabili, aspettate con qualche amico alla stazione di Caen l'arrivo di un ministro con le bandiere della «Manifestazione per tutti»? Confidate male: vi accusano di «clima ostile», la polizia vi butta a terra e continua a picchiarvi dopo che siete caduta - tutto filmato e documentato su YouTube. Siete dei politici francesi - accompagnati da uno italiano, Luca Volonté - e portate anche voi una maglietta della «Manifestazione per tutti»? Arrestati e tenuti in guardina tutta la notte. Reagite in modo non violento, cantando nel cellulare che vi porta in prigione? La polizia getta un candelotto lacrimogeno nel cellulare per impedirvi di cantare e perpetuare il «clima ostile».
E tutto questo senza contare le vere e proprie violenze e brutalità poliziesche, l'uso dei lacrimogeni anche contro mamme che manifestano con bambini n passeggino, e gli insulti - da «fascista» a «puttana» -, tutto oggetto di un dossier presentato dallo stesso Luca Volonté al Consiglio d'Europa, di cui «La nuova Bussola quotidiana» ha già parlato. Il libro nota che la repressione si scatena solo contro chi critica la legge Taubira. Il 13 maggio 2013 violenze a Parigi da parte di tifosi di calcio che hanno distrutto automobili e saccheggiato negozi, trasformando - come ha detto un commerciante - «una zona di Parigi in Beirut», sono state affrontate dalla polizia con estrema tolleranza. Qui non si applica la legge sull'omofobia, e dunque un ultras del calcio che sfascia un'automobile è considerato meno pericoloso di una mamma che si mette una maglietta pro-famiglia. O meglio, qualche tifoso di calcio è arrestato, come scopre un tale che l'8 maggio festeggia la vittoria della sua squadra. Lo arrestano perché ha commesso un errore: forse nella fretta, è sceso in strada a festeggiare con una maglietta della «Manifestazione per tutti».
Per non parlare delle Femen, il gruppo ucraino di attiviste pro-gay e anti- religiose che protestano denudandosi, una delle cui leader, Imma Shevchenko, ricercata in Ucraina e Russia non solo ha ottenuto asilo politico in Francia, ma - lo abbiamo già raccontato su queste colonne - ha prestato il volto al simbolo della Repubblica francese, Marianna, per il nuovo francobollo unico voluto dal presidente Hollande. Nel 2012 le Femen hanno gettato un liquido che sembrava proprio urina su manifestanti anti-legge Taubira. il 12 febbraio 2013 sono entrate a Notre-Dame spogliandosi e proponendo il consueto repertorio di bestemmie e pose oscene. Non sono state neppure fermate dalla polizia: solo accompagnate, con cortesia e sorrisi, nel vicino commissariato per l'identificazione. È vero, a Parigi si vocifera che la Shevchenko sia legata da affettuosa amicizia a un'altissima personalità della «République»: ma l'impressione di due pesi e due misure resta fortissima. Non si tratta di fatti che interessano solo ai francesi. Mostrano a che cosa servono le leggi sull'omofobia e come saranno applicate. Oggi in Francia, domani in Italia.

Nota di BastaBugie: ecco un nuovo video sulle manifestazioni che in Francia hanno visto scendere in piazza milioni di persone per protestare contro la legge sul "matrimonio" omosessuale e le adozioni ai gay

https://www.youtube.com/watch?v=DUlbxjAvp5o


VIDEO GIA' PUBBLICATI DA BASTABUGIE

CIO' CHE NESSUNO DICE DELLA SITUAZIONE FRANCESE DA TOTALITARISMO
Questo video spiega la situazione in Francia (che a noi arriva molto ovattata dai mezzi di comunicazione di massa). E' in francese e inglese, ma le immagini parlano da sole.
Per vedere il video cliccare nel triangolino in basso a sinistra e poi, per saltare la pubblicità, nella "X" in alto a destra.
Guarda il video >>> http://www.dailymotion.com/video/x1158jb

IMPERDIBILE: LA CANZONE DELLA RESISTENZA FRANCESE AL MATRIMONIO GAY IMPOSTO DA HOLLANDE
Ecco il video della Manif Pour Tous con traduzione in italiano
Guarda il video >>> https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2830

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/07/2013

2 - DIECI RAGIONI PER OPPORSI ALLA LEGGE SULL'OMOFOBIA
Chi non è d'accordo con l'ideologia gay sarà arrestato e costretto ad una rieducazione di stampo leninista
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/07/2013

Ci sono dieci ottime ragioni per opporti alla proposta di legge contenente disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia (testo unificato C. 245 Scalfarotto, C. 1071 Brunetta e C. 280 Fiano), che andrà in discussione alla Camera dei Deputati il prossimo 22 luglio.
1) All'art.1 della proposta di legge (Orientamento sessuale e identità di genere) viene introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico la definizione di «identità di genere» come la «percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico».
In questo modo la volontà individuale finisce per prevalere sulla realtà, per cui non si è uomo o donna secondo il dato oggettivo derivante dalla natura, ma secondo il pensiero soggettivo capace di determinare ciò che si vuole essere. Siamo al trionfo della teoria del gender, e all'apoteosi dell'ideologia relativista. Tutto ciò con buona pace del principio di certezza del diritto e di oggettività del reato, che, in questo caso, sarebbe del tutto rimesso ad un criterio d'identificazione meramente soggettivo (una sorta di autocertificazione) non empiricamente valutabile da parte del magistrato.
2) Altro punto pericoloso contenuto nella proposta di legge è quello relativo alla punibilità con la «reclusione fino ad un anno e sei mesi» di chi «incita a commettere o commette atti di discriminazione motivati dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima.». Questo significa, ad esempio, che non sarà più lecito sollecitare i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il "matrimonio" gay, o ad escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali, né sarà più lecito organizzare una campagna di opinione per contrastare l'approvazione di una legge sul "matrimonio" gay o sull'adozione dei minori agli omosessuali.
3) In gioco non c'è soltanto la libertà religiosa ma la stessa libertà di opinione, poiché la proposta di legge, così come formulata, non potrà non avere gravi ripercussioni sui diritti fondamentali dell'uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione, tra cui il diritto alla libertà di pensiero (art.21) e alla libertà religiosa (art.19).
4) Per comprendere la gravità delle conseguenze della proposta di legge in questione, è sufficiente guardare cosa sta capitando nei paesi in cui è in vigore da anni (Francia e soprattutto Gran Bretagna).
5) Identità di genere e orientamento sessuale, in realtà, non possono costituire una qualità paragonabile alla razza, all'origine etnica, ecc. rispetto alla non-discriminazione, perché diversamente da queste, essa appartiene oggettivamente alla sfera etico-morale. E vi sono ambiti nei quali non può considerarsi ingiusta discriminazione il fatto di tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido.
6) Includere l'orientamento sessuale e l'identità di genere fra le considerazioni sulla base delle quali è illegale discriminare può facilmente portare a ritenere l'omosessualità quale fonte positiva di diritti umani, ad esempio, in riferimento alla cosiddetta "affirmative action". Ciò è tanto più deleterio dal momento che non vi è un diritto all'omosessualità, che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali. Il passaggio dal riconoscimento dell'omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell'omosessualità. L'omosessualità di una persona sarebbe invocata in opposizione a una asserita discriminazione e così l'esercizio dei diritti sarebbe difeso precisamente attraverso l'affermazione della condizione omosessuale invece che nei termini di una violazione di diritti umani fondamentali.
7) Le norme che si intendono approvare rispondono ad una mera prospettiva ideologica, del tutto inutile sul piano legale, godendo gli omosessuali degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale.
8) La Costituzione italiana, peraltro, già sostiene, all'art 3, che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
9) Si commenta da sola, poi, la proposta di modificare il terzo comma dell'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, nei seguenti termini: «È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione (…) motivata dall'identità sessuale. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni». Stiamo parlando di tutti coloro che ritengono giusto discriminare gli omosessuali in ordine alla possibilità di contrarre matrimonio e di adottare minori.
10) L'impianto ideologico che sta dietro la ratio di questa proposta di legge si evince anche da una delle pene accessorie, ed in particolare dalla «attività non retribuita in favore della collettività da svolgersi al termine dell'espiazione della pena detentiva per un periodo da sei mesi a un anno», costituita da lavoro «in favore delle associazioni a delle persone omosessuali». Siamo alla rieducazione culturale di stampo maoista.

Nota di BastaBugie: l'autore dell'articolo parteciperà alla conferenza stampa 24 luglio all’Hotel Nazionale Piazza Montecitorio sui rischi della legge sull'omofobia. Per informazioni clicca qui.
Per ascoltare l'intervista su Radio Vaticana all'avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, clicca qui.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/07/2013

3 - LA DITTATURA DEL RELATIVISMO MINACCIA LA LIBERTA'
Pochi se ne rendono conto, ma con la legge sull'omofobia è tornata in Europa l'età delle persecuzioni violente
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 23 luglio 2013

Nei paesi dove è stato imposto, lo pseudo-matrimonio omosessuale è generalmente preceduto da due leggi che lo accompagnano: il riconoscimento dei diritti delle coppie gay e l'introduzione del reato di "omofobia". Non manca, anche tra i cattolici, chi si illude che, concedendo queste leggi, sia possibile placare le rivendicazioni estreme ed evitare che si giunga al "male maggiore" del cosiddetto "matrimonio gay". In realtà, quando si è concesso il male minore si è già concesso tutto, anche perché, nel caso della legge sull'omofobia, tra questa e lo pseudo-matrimonio gay non è facile stabilire quale sia il male peggiore.
La legge contro l'omofobia, presentata per la prima volta nel 1999 dal presidente del Consiglio D'Alema, e poi riemersa senza successo sotto i governi Prodi e Berlusconi, sarà associata al nome di Enrico Letta e del suo governo delle "larghe intese"? Quel che è certo è che il disegno di legge contro l'omofobia e la transfobia, approvato dalla Commissione Giustizia della Camera e ora in discussione al Parlamento, rappresenta una grave minaccia all'ordine naturale cristiano e alla libertà di espressione, non solo dei cristiani, ma di tutti i cittadini italiani.
L'idea di fondo è quella di punire chiunque si renda colpevole di "discriminazione" in base all'"orientamento sessuale". I concetti di "discriminazione" e di "orientamento sessuale" sono privi però di valore giuridico e, soprattutto, di senso logico. Discriminare significa trattare una persona in modo meno favorevole di altra. Ma il principio di discriminazione regola i rapporti sociali. La discriminazione in sé infatti può essere una scelta buona o cattiva, a seconda delle categorie di riferimento: nella partecipazione a concorsi pubblici o privati, nella selezione per i corpi militari o per le competizioni sportive, come nella ammissione in un seminario cattolico, cambiano i criteri di scelta, ma una discriminazione è sempre presente. Perché non dovrebbe essere lecito, fatto salvo il rispetto dei diritti fondamentali della persona?
Altrettanto equivoco è il concetto di "orientamento sessuale", definito dalla legge come «l'attrazione nei confronti di una persona dello stesso sesso, di sesso opposto, o di entrambi i sessi». Questa definizione è talmente ampia e generica da giustificare qualsiasi scelta che nasca dal desiderio del singolo individuo. Lo stesso dicasi dell' "identità di genere", definita a sua volta dal testo di legge, come «la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico». Ma ciò che è più grave è che il legislatore pretende attribuire a questa libertà di orientamento sessuale la qualifica di "status" cioè di una situazione soggettiva portatrice di diritti in quanto tale, prescindendo da qualsiasi riferimento ad un quadro oggettivo di valori.
Se si afferma il valore illimitato della libertà di scelta, negando una legge naturale e morale che ne costituisca il limite, cade con ciò il concetto di devianza e di trasgressione. Una volta negata la legge naturale e ammesso il principio della assoluta libertà di orientamento sessuale, la via alla pedofilia, all'incesto e a ogni altra manifestazione di vita sessuale, oggi considerata come devianza, è aperta. Ciò che oggi è anormale, sarà la normalità del domani. E viceversa, ciò che oggi appare normale, domani sarà condannato come anormalità. Tutto è permesso perché tutto nasce dalla libera scelta dell'uomo, che non può essere limitata da norme assolute esterne alla sua volontà. Le norme esterne alla volontà dell'uomo sono quelle che chiamiamo leggi morali. Il fondamento della morale è la distinzione tra l'idea di bene e di male da cui scaturiscono le norme che indicano il bene da seguire e il male da evitare. Se non esiste un ordine morale, non esistono crimini assolutamente parlando, perché la nozione di crimine ha una dimensione morale che viene dissolta dal relativismo assoluto fondato sul primato della assoluta libertà dell'uomo di esprimere e realizzare i propri desideri.
Nelle leggi sull'omofobia, come quella in discussione in Italia, l'assoluto libertinismo viene inevitabilmente a coincidere con il massimo totalitarismo. In assenza di una morale e di un diritto oggettivo, la società si riduce infatti ad un luogo di conflitti, in cui i diritti del più debole vengono sacrificati all'egoismo del più forte. Non è necessariamente la forza di un individuo rispetto a un altro, come è il caso della madre e del bambino nell'aborto. Può essere la forza di gruppi organizzati, di poteri mediatici, di interessi finanziari. Gli omosessuali non sono cittadini inermi e indifesi di fronte alla legge come i bambini vittima dell'aborto, ma costituiscono un gruppo di potere: una lobby.
Questa lobby oggi impone il delitto di omofobia, domani potrà imporre di eliminare il reato di pedofilia in nome del libero orientamento sessuale dell'individuo che voglia scegliere di appagare il proprio desiderio sessuale con un bambino. Dall'articolo 1 della legge contro l'omofobia si evince che il bene giuridico inventato e tutelato non è solo l'omosessualità, ma la libertà di scelta di sesso illimitato, quanto a forme e compartecipi. Perché escluderne i minori come possibile oggetto? Se il bambino non-nato può essere soppresso in nome delle esigenze di realizzazione psicologica della madre, perché il bambino vivente non potrebbe essere fatto oggetto del desiderio di appagamento sessuale di un adulto, o di un gruppo di adulti, che democraticamente lo stabiliscano a maggioranza? Il nucleo del totalitarismo non sta nell'idea di limite e neppure nell'uso della forza, ma in quell'uso disordinato della forza che diventa cieca violenza, perché svincolata da riferimenti morali. In una parola, la radice del totalitarismo è il disordine, la confusione tra il bene e il male, tra ciò che può o non può essere fatto. L'idea dell'esistenza di un ordine assoluto di valori costituisce, al contrario, un oggettivo limite all' arbitrio e alla violenza totalitaria.
Introducendo il reato di omofobia si sottrae alla famiglia la protezione di cui essa ha sempre goduto nel corso dei secoli e si trasferisce questa tutela giuridica agli omosessuali, riconosciuti come portatori di diritti in quanto tali. Per ottenere questo obiettivo è necessario un salto logico: il passaggio dai diritti umani ai diritti degli omosessuali. Gli omosessuali, come gli eterosessuali, essendo uomini, godono dei diritti di tutti gli uomini, ma non esistono, propriamente parlando, diritti degli omosessuali, come non esistono astratti diritti legati al sesso o all'età delle donne o degli uomini. Non esistono infatti diritti dove non esistono doveri. Esistono diritti delle madri, perché esistono innanzitutto i doveri delle madri (e dei padri), ma non esistono diritti delle donne, perché non esistono, né in astratto, né in concreto, doveri legati allo status femminile, e meno che mai a quello omosessuale. Gli unici diritti possibili si radicano sulla legge naturale e su istituzioni naturali come la famiglia.
Un tempo vigeva un ordine familiare cristiano, in cui l'omosessualità era messa al bando come immorale. La nuova legislazione vuole capovolgere la situazione di un tempo, ponendo ciò che un tempo era considerato devianza, come nuovo modello sociale e isolando come crimine, e quindi come devianza e anormalità, l'affermazione dei principi cristiani. La possibilità di definire anormale o deviante l'omosessualità, è soppressa per legge, perché qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, sarebbe considerata una forma di ingiusta discriminazione. Pochi se ne rendono conto ma, nel XXI secolo, è iniziata anche in Europa l'età delle persecuzioni contro i difensori dell'ordine naturale e cristiano.

Nota di BastaBugie: per protestare contro l'introduzione del reato di omofobia che violerebbe la libertà di opinione, la neonata Manif pour Tous Italia organizza per la serata del 25 luglio una veglia in piazza Montecitorio a Roma. Per informazioni
https://www.bastabugie.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=eventi

Fonte: Corrispondenza Romana, 23 luglio 2013

4 - PDL INAFFIDABILE: ALFANO E BERLUSCONI NON MUOVONO UN DITO CONTRO LA LEGGE SULL'OMOFOBIA
La moratoria sui temi etici proposta da Lupi, Carfagna, Sacconi, Gelmini arriva tardi (e sull'UdC meglio non sprecare parole)
Autore: Ruben Razzante - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-07-2013

La presa di posizione di alcuni esponenti del Pdl (Lupi, Carfagna, Sacconi, Gelmini), che chiedono una moratoria sui temi etici e quindi il congelamento di disegni di legge, come quelli contro l'omofobia e per il riconoscimento dei matrimoni gay e delle unioni tra lesbiche e transgender, non può che rallegrarci. Ci si può solo augurare che trovi immediata risposta positiva da parte di altre componenti del Parlamento, visto che ormai il progetto di legge sull'omofobia sta per arrivare in aula alla Camera.
In effetti, per quanto positiva, non si può non notare quanto l'iniziativa degli esponenti del Pdl sia un po' tardiva e comunque insufficiente. Da settimane, anche attraverso campagne mediatiche orchestrate ad arte, si stanno alimentando in modo surrettizio e strumentale aspettative perverse rispetto all'approvazione della legge contro l'omofobia, salutata come conquista di libertà, come traguardo virtuoso in termini di uguaglianza. In realtà, come abbiamo avuto modo di documentare con dovizia di particolari e con argomentazioni fondate sul diritto, si tratta di un testo legislativo assai lacerante e divisivo, che mina dalle fondamenta i diritti costituzionali, in particolare il principio di uguaglianza tra cittadini, la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà religiosa, tanto per richiamare i più importanti.
Non occorre essere ferventi cattolici ma semplicemente persone di buon senso per opporsi a un disegno di legge che avrebbe effetti devastanti sulla convivenza tra le persone, sui cardini del patto sociale, sull'educazione delle nuove generazioni. Il testo normativo approvato dalla Commissione giustizia della Camera prevede 18 mesi di carcere e l'obbligo di lavori socialmente utili per i responsabili di istigazione, propaganda e violenza omofoba. Il rischio concreto sarebbe quello di poter essere incriminati solo per dichiarazioni contrarie ai matrimoni gay o per richiami al Catechismo, alle Sacre Scritture o alla Dottrina sociale della Chiesa che, in maniera inequivocabile, sottolineano il valore insostituibile della famiglia naturale tra uomo e donna. Basterebbe peraltro gettare lo sguardo oltre confine, in Francia, dove, in virtù della vigenza di norme come quelle in discussione nel nostro Paese, si registra una serie impressionante di violenze poliziesche contro chi legittimamente difende la famiglia naturale, criticando i matrimoni gay. Nella Francia di Hollande perfino la libertà d'opinione, oltre che la libertà religiosa, viene negata in nome di un'ideologia gay alimentata da lobbies potentissime contro le quali cresce il malcontento popolare.
In Italia, fermo restando che anche tra i non cattolici di tutti gli schieramenti ideologici, culturali e politici esistono molte riserve rispetto a quel disegno di legge, è evidente che il maggior imbarazzo dovrebbe provarlo chi, richiamandosi alla dottrina sociale della Chiesa, ha promesso nell'ultima campagna elettorale che mai e poi mai avrebbe acconsentito all'emanazione di norme del genere. Quando parlamentari del centro-destra come Bondi e Galan avevano aperto, alcune settimane fa, al riconoscimento dei matrimoni gay, ci saremmo aspettati che il segretario del Pdl, Angelino Alfano ricordasse i contenuti del programma elettorale del suo partito in materia. Invece ha taciuto, lui come altri del centro-destra, rinunciando a far valere posizioni che dovrebbero stare a cuore a tutti i cattolici, ma soprattutto a quelli che sbandierano la coerenza tra il loro agire e i principi delle Sacre Scritture e chiedono agli elettori un consenso anche in nome di tale (presunta) coerenza. Con ipocrisia e indolenza hanno lasciato fare, consentendo al disegno di legge contro l'omofobia di marciare indisturbato nelle aule delle commissioni parlamentari, salvo rendersi conto, con colpevole ritardo, che il disorientamento in molti credenti (e anche non credenti) era crescente.
Ora chiedono la moratoria sui temi etici, che è una soluzione pilatesca ma comunque utile. Si chiede di frenare l'iter di quel disegno di legge e degli altri su temi affini, semplicemente per impedire che passino normative contrarie ad ogni più elementare principio di civiltà giuridica e, giova ricordarlo, alla Costituzione italiana, come non mancherebbe di far rilevare, all'occorrenza, la Corte Costituzionale. Ormai non è solo tempo di "pars destruens", bensì anche e soprattutto di "pars construens".
Sarebbe opportuno che i parlamentari Pdl come Alfano, Lupi, Gelmini, Sacconi, Carfagna prendessero carta e penna, elaborassero un documento chiaro e perentorio da sottoporre alla firma di tutti i colleghi, esprimendo una posizione trasparente e inequivocabile di contrarietà ai contenuti di disegni di legge come quelli sui temi etici attualmente in discussione. Tale documento potrebbe rappresentare una base di discussione e, perché no, in epoca di larghe intese, anche di convergenza, con altri cattolici del Pd o del terzo polo (Scelta civica/Udc) che probabilmente hanno maturato un'analoga sensibilità su quegli argomenti. Da cattolici del Pd, come Beppe Fioroni o Ernesto Preziosi, che pure militano in un partito sempre più ostaggio di posizioni laiciste, massimaliste e anticlericali, ci sarebbe da aspettarsi un sussulto d'orgoglio e una difesa convinta e non di facciata di valori che dovrebbero stare a cuore non solo ai cattolici ma a tutti i cittadini attenti a salvare i capisaldi della pacifica convivenza tra le persone, al di là di ideologie e punti di vista differenti.
Se è vero che da una visione cattolica della società e del mondo non possono discendere soluzioni univoche ai problemi dell'economia o ricette vincolanti sugli assetti politico-istituzionali, la coerenza tra fede e vita non può non stimolare tutti i credenti a respingere con forza i tentativi, ormai palesi e conclamati, di minare per legge valori imprescindibili come quelli della famiglia naturale, della libertà educativa, della libertà religiosa, dell'uguaglianza, della sussidiarietà.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-07-2013

5 - LETTERA AD UN AMICO OMOSESSUALE
Siccome ti voglio bene, ti spiego perché non c'è bisogno di una legge contro l'omofobia
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 23/07/2013

Caro Fabio,
avrei voluto scrivere caro amico omosessuale, ma perché dovresti essere definito dal tuo orientamento? Io non mi definisco mai eterosessuale, e mi offenderei se qualcuno lo considerasse il mio tratto distintivo. Quindi non vorrei offenderti, chiamandoti omosessuale. Tanto meno userò la parola gay, che vuol dire contento, e mi sembra un modo un po' disonesto di definirsi, come se gli altri lo fossero di meno. Quanto ad altri sinonimi più all'antica, apprezzo il coraggio di alcuni, per esempio di quelli del Foglio, nell'usarli, ma tu sai quanto ti voglio bene, e quanto rispetto la tua sensibilità, quindi li censurerò.
Comunque, dicevamo, caro Fabio, e fin qui ci siamo. Perché tu davvero mi sei caro. Capisco che tu abbia sofferto per arrivare a definirti omosessuale. Capisco la sofferenza che hai letto negli occhi dei tuoi, e a volte nella curiosità o nel disprezzo di alcune persone. Ma chi di noi non ha sofferto per diventare grande? Per scegliere cosa tenere di quello che aveva ricevuto e cosa buttare via? Per fare i conti con gli errori e le mancanze degli altri? Per la non accettazione, per le cattiverie, gli sgarbi, il cinismo, le falsità? Credi di essere stato solo, ad avere avuto questi privilegi?
L'essere umano è una cosa complicatissima, è un mistero, noi siamo un mistero a noi stessi, ed è una pia illusione piallare asperità e oscurità degli uomini, illuminarne lati oscuri, imbrigliarne imprevisti a colpi di legge.
Ti chiedo scusa se a volte ti sei sentito giudicato da me, è qualcosa di cui dovrò rendere conto, ma d'altra parte sappi che io giudico spesso, e non solo te. Devo correggermi, e non lo farò perché c'è una legge, ma perché ci sto lavorando.
A questo punto però vorrei che anche tu fossi onesto con me. Perché credi che ci sia bisogno di una legge contro l'omofobia? L'Italia è oggettivamente uno dei paesi più tolleranti al mondo. Quello che fai in camera da letto non è reato – e ci mancherebbe. La coppietta di uomini che voleva sposarsi è salita sul palco di Sanremo, lo spettacolo più nazionalpopolare che ci sia, guardato da nonnette e bambini. In ogni fiction c'è sempre l'amico omosessuale intelligente e simpatico, mai cattivo, perfido, disonesto. Se vuoi comprarti una casa con un tuo amico vai da un notaio e ve la cointestate. Se venissi picchiato per strada, e grazie al cielo non ti è mai successo, gli aggressori verrebbero puniti, qualunque sia il motivo che li muove. Qualunque fosse la discriminazione, la violenza, l'offesa alla tua dignità, il nostro codice già ti fornisce abbondanti strumenti di difesa (con in più la già esistente aggravante per motivi abietti).
Sai bene, te l'ho raccontato, che a scuola, lo posso testimoniare da mamma e da rappresentante di classe, si fanno delle vere e proprie catechesi contro le discriminazioni, per la diffusione delle teorie di genere. Le vogliono i ministeri per le pari opportunità e quello per l'educazione.
Mi resta ancora da capire in cosa tu venga discriminato. Io, come anche molti pensatori dentro e fuori la Chiesa, rifiuto le gender theories, e in questo caso sono io, o meglio, i miei figli che vengono discriminati.
Non capisco davvero a cosa serva questa legge, cosa davvero ti manca.
Ho una paura. Tra i tanti rischi che comporta l'affermazione delle teorie di genere, e sono davvero tanti, ma non riguardano te, Fabio, ce ne è uno che mi sta particolarmente a cuore. Non vorrei che un giorno io potessi essere fuori legge se mi trovassi a dire che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre, di un maschio e di una femmina. Non vorrei che questa legge fosse propedeutica a una proposta sui matrimoni omosessuali, e soprattutto sulle adozioni.
Questo no, non puoi chiedermelo. Puoi anzi devi pretendere rispetto, tutela, astensione dal giudizio. Ma non puoi pretendere che neghiamo la realtà, e cioè che non difendiamo i bambini da questo rischio: essere cresciuti da due genitori dello stesso sesso, essere privati del confronto con uno dei due sessi, che non sono orientamenti culturali, né caratteristiche accessorie, ma i due cardini profondissimi della struttura dell'essere umano. Tutti noi ci siamo formati in parte somigliando in parte negando la somiglianza al genitore del nostro sesso, e confrontandoci con quello dell'altro sesso, pietra di paragone. Tutti noi abbiamo ricevuto accudimento materno ed educazione paterna. Tutti noi, infine, veniamo da un padre e una madre, e questo nessuna legge potrà mai cancellarlo.
Io non giudico neanche il tuo desiderio di diventare padre, ma purtroppo i figli non sono un diritto, sono loro ad avere diritto a un padre e una madre, e una legge di un paese civile deve necessariamente tutelare loro per primi, la parte debole.
Se tu vorrai un figlio dovrai aggirare l'ostacolo, chiedendo la collaborazione di una donna, e sappiamo cosa questo possa concretamente significare: donne bombardate di ormoni per produrre ovuli, o costrette a portare in grembo un bambino di cui non saranno le madri, e non vedo altro motivo a spingerle che la necessità economica (perché le femministe non protestano contro questa massima forma di schiavitù?). Oppure potrai adottarlo, e come dici tu, sarà sempre meglio di niente, per il bambino, ma io non credo affatto, come Obama, che "love is love", e credo che un bambino a cui venga tolto il confronto con la madre e il padre non potrà crescere bene.
Se la legge venisse approvata, queste cose non le potremo più dire? Questo sarà discriminarti? Se così fosse la legge sarebbe inapplicabile, perché se il problema delle carceri è il sovraffollamento, tante persone di buon senso dovrebbero essere pronte a sfidare la legge.
Di certo tra gli altri lo saremo noi cattolici. Se proclamare il Catechismo della Chiesa cattolica diventerà fuori legge, non si troverà un milione di cattolici pronti a leggerlo in pubblico? Se non un milione, centomila? Se non centomila, diecimila? E dove ci metteranno?

Nota di BastaBugie: per vedere il video di Jason Evert dal titolo "Cosa pensa la Chiesa riguardo agli omosessuali" e per leggere il comunicato dell'Arcivescovo di Bologna contro le gravi affermazioni del sindaco su adozioni e matrimoni gay, clicca qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2838

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 23/07/2013

6 - FERRARA: STORIA DELLO SCONTRO VINTO DAL VESCOVO CONTRO OGNI SPERANZA
Mons. Luigi Negri vince il braccio di ferro con gli amministratori locali (cattolici): la gente comune sta con lui
Fonte Amici del Timone di Ferrara, 15/07/2013

Forse sono questi i momenti in cui si può dire che un Vescovo entra in città: dai giovani universitari ai politici, dai pensionati che leggono il Carlino e la Nuova agli internettiani di Estense.com e ai frequentatori dei bar: per 10 giorni l'attenzione è stata puntata sulle dichiarazioni di Mons. Luigi Negri sul degrado del centro cittadino in occasione del settimanale ritrovo del mercoledì sera di centinaia di frequentatori degli happy hour nei bar antistanti lo storico Duomo ferrarese.
A scatenare il putiferio è stata una lunga intervista del 28 Giugno al settimanale diocesano La Voce, in cui l'Arcivescovo commenta i suoi 100 giorni a Ferrara, e il cui tema principale è la necessità di un nuova evangelizzazione a partire dalle parrocchie.
In un passaggio infatti se la prende con gli adulti e le istituzioni che "consentono a migliaia di giovani di bruciare la loro vita, quasi tutte le notti, in enormi sbronze di alcool e droga. Non consentirò più che la Piazza della Cattedrale possa servire a queste vicende che sono postribolo a cielo aperto". Si riferisce ai bar accanto il Duomo e agli assembramenti di folla del mercoledì sera.
I quotidiani locali hanno colto l'opportunità dello scoop e hanno messo la questione in prima pagina scatenando ovviamente una prevedibile, secondo la sensibilità contemporanea, ondata di sdegno: "Il Vescovo deve dialogare con i giovani", "La piazza non è un postribolo", con levata di scudi degli amministratori comunali a partire dal Sindaco (ovviamente cattolico) Tagliani "Il Vescovo ha usato una espressione infelice" . Il mercoledì successivo però Negri esplicita il concetto dicendo in una intervista informale al Resto del Carlino di aver personalmente colto giovani a fare sesso a tarda notte nel sagrato del Duomo e di star pensando ad una eventuale recinzione.
Apriti cielo: l'assessore (ovviamente cattolico) ai Lavori Pubblici Modonesi si affretta a trovare clausole urbanistiche e catastali per scongiurare eventuali cancelli, i politici e i commentatori locali intervengono quasi tutti contro l'oscurantismo della Curia. Si distingue il politico Mauro Malaguti con una lettera ai quotidiani in cui difende il Vescovo, ma con lui stanno, oltre a noi Amici del Timone con le parole di Giulio Melloni pubblicate dai quotidiani, tantissimi privati cittadini ,alcuni che si dicono esplicitamente di sinistra ma d'accordo con Negri sul punto del disordine, e specialmente i residenti che dicono che si, il Vescovo ha ragione: il centro cittadino ha raggiunto livelli di inciviltà mai visti. Interviene Vittorio Sgarbi, ferrarese, in difesa di Negri, in una intervista dice che il Duomo è un monumento storico e non va insozzato. Mentre gli amministratori di sinistra cominciano a vedere che la piazza poi non è così distante dalla Curia su questo tema, mentre la Nuova Ferrara pubblica una inchiesta tra i giovani che, partita in tono come per ridicolizzare le parole di un Vescovo retrogrado alla fine pubblica affermazioni secondo cui effettivamente qualcuno che usa le scale del Duomo in modo improprio ad una certa ora, beh, è vero, c'è..., mentre anche il Sindaco afferma alla festa del PD che è vero, Ferrara non è un postribolo ma sicuramente è un letamaio, mentre si sta realizzando un clamoroso successo di opinione verso il Vescovo ecco che accadono due sgambetti. Il primo, clamoroso, presso la parrocchia di Santa Francesca Romana durante una conferenza di Venerdì 5 Luglio dove due noti intellettuali cattolici ferraresi si esprimono nettamente contro il Vescovo cogliendo l'occasione presentata dalla polemica in corso, contrapponendo Papa Francesco sia a Benedetto XVI che al Vescovo di Ferrara. Il secondo ad opera dei giovani di centrodestra universitari, tra cui qualcuno che si definisce ovviamente cattolico praticante, che organizzano un Postribolo Night per mercoledì 10 Luglio chiamando a raccolta più di 400 giovani via Facebook per ironizzare contro Negri. Si uniscono a loro quelli del flash mob Il Bottiglione, già protagonisti di eventi analoghi. Per prenderlo in giro.
Tensione, cosa succederà, povera Chiesa, cosa faranno, sono troppi da fermare... Ma Negri reagisce. Lunedì 8 Luglio alla presentazione del libro di Tornielli su Papa Francesco in una affollatissima serata al Lido degli Estensi Monsignor Negri si dichiara rammaricato della conferenza a Santa Francesca Romana e auspica che fatti analoghi non accadano più: contribuiscono in modo offensivo a gettare una immagine falsata tra i credenti del proprio pastore e non aiutano a comprendere né il papato attuale né quello passato. Poi arriva il pericoloso mercoledì del Postribolo Night. Ma accade l'imprevedibile e fortunatamente è ancora una vittoria per Luigi Negri: le forze dell'ordine in piazza garantiscono che non succeda niente di grave, ma sopratutto, i locali sono CHIUSI PER PROTESTA contro LA MALA MOVIDA, cioè i gestori sono i primi a dire che sono STANCHI degli ubriachi e dell'urina sui muri e del sesso di qualcuno a cielo aperto per cui CHIUDONO PER PROTESTA CONTRO I GIOVANI. Più di così...se lo dicono loro...insomma, Negri aveva ragione. La città lo ha conosciuto ed il sigillo finale ad una battaglia vinta che sembrava dover essere un ennesimo tiro al piccione per la povera chiesa cattolica è il risultato del sondaggio organizzato dalla Nuova Ferrara, sulla opportunità di recintare il Duomo, i cui risultati sono stati resi noti oggi: la maggioranza dei votanti sta col Vescovo e si dice d'accordo.
Il titolo in prima pagina de La Nuova Ferrara, quotidiano del gruppo La Repubblica- Espresso, sancisce il risultato del referendum a favore del Vescovo.
Sì alla proposta del vescovo: 61% (1.137 voti).
No alla proposta: 39% (723 voti).
Considerando il bacino di utenza del giornale, il risultato è storico.

Nota di BastaBugie: a Mons. Luigi Negri sarà consegnato il premio Viva Maria al termine del 5° Giorno del Timone della Toscana che si terrà sabato 21 settembre 2013 a Staggia Senese. Per informazioni
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=giorno_del_timone_toscana

Fonte: Amici del Timone di Ferrara, 15/07/2013

7 - IL CATECHISMO SECONDO PINOCCHIO
Il cardinale Giacomo Biffi torna sulla sua celebre lettura teologica a 130 anni dall'uscita del capolavoro di Collodi
Autore: Filippo Rizzi - Fonte: Avvenire, 10/07/2013

Quest'anno ricorre un importante anniversario, dall'alto valore simbolico per la biografia del cardinale Giacomo Biffi: i 130 anni (era il febbraio del 1883) dalla prima edizione de Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, alias Carlo Lorenzini. Un anniversario che tocca nel profondo le corde più intime della sua memoria di «pinocchiologo», come ama definirsi il cardinale. Lo spunto di questi 130 anni (1883-2013) rappresenta l'occasione per l'arcivescovo emerito di Bologna (che da poco, il 13 giugno scorso, ha compiuto 85 anni) di riprendere in mano e di rileggere il suo saggio, pubblicato dal 1977 dalla Jaca Book e ristampato ininterrottamente in varie edizioni fino ad oggi, Contro Maestro Ciliegia. L'ammirazione per Le avventure di Pinocchio è nata in Biffi nel 1935 e non si è mai sopita, tanto che il cardinale è sempre tornato a parlarne e discuterne in dibattiti pubblici, molto dei quali dedicati al nostro Risorgimento, negli anni del suo lungo ministero di arcivescovo di Bologna (1984-2003) e non solo. «Del mio primo incontro con il libro di Pinocchio conosco con esattezza la data: 7 dicembre 1935. Me lo comprò mio padre alla fiera di Sant'Ambrogio, quando avevo sette anni – rammenta dalla sua abitazione sulle colline bolognesi il porporato di origini milanesi –. Ricordo che era un'edizione economica. Fu così che il fatale burattino entrò nella mia vita, e vi rimase». Una passione maturata negli anni successivi, tanto da rileggere il testo di Collodi come un vero «capolavoro teologico e di introspezione» già tra i banchi di scuola: «Una prima illuminazione la ebbi in terza liceo dalla lettura di un saggio di Piero Bargellini: Pinocchio ovvero la parabola del figliol prodigo. Poi vennero gli studi di teologia. La mia tesi di dottorato su "Colpa e libertà nella condizione umana" fu tutta debitrice al libro di Collodi. Solo che dovetti scriverla in un linguaggio accademico, col risultato che fu apprezzata da tutti e letta da nessuno…».
Come nacque, sul finire degli anni Settanta, l'idea di un libro proprio su Pinocchio?
Rammento che ne parlai con il cardinale Giovanni Colombo, di cui in quegli anni ero vescovo ausiliare a Milano, e la sua risposta alle mie esitazioni: "Dipende da quello che scriverà". Tutto ciò mi spinse a compiere l'impresa di un commento teologico. L'idea mi solleticava da tempo. E infatti in quel racconto riscontrai da subito non solo il carattere giocoso di intrattenimento e pura evasione: conteneva un messaggio che svelava il mistero centrale dell'universo. Ai piccoli lettori non diceva tanto come dovessero comportarsi, bensì narrava la storia dell'uomo e presentava il senso dell'esistenza. Ed era in fondo la storia che ci è insegnata dalla Rivelazione cristiana. Il successo di Pinocchio è ancora, a 130 anni dalla sua pubblicazione, un enigma straordinario. Nacque per caso, scritto di malavoglia da Collodi per un giornale di bambini, a puntate irregolari e interrotto due volte, la prima con la convinzione di concluderlo per sempre. E invece è l'unico libro uscito in Italia dopo l'Unità che abbia avuto un successo mondiale. La spiegazione è una sola. Contiene un messaggio eterno, che tocca le fibre del cuore di tutti gli uomini di ogni tempo e cultura.
Un libro, eminenza, che insomma suggerirebbe di leggere anche ai ragazzi di oggi presi da ben altre distrazioni: videogiochi, internet…
Certamente, anche perché si tratta di un magnifico catechismo adatto ai bambini come agli adulti. Pinocchio è la verità cattolica che erompe travestita da fiaba. E soprattutto facciamo bene a darlo in mano ai ragazzini, in una società come la nostra così distratta, affascinata dalla civiltà dell'immagine e catturata più dalle cose superficiali che da quelle sostanziali. In quelle pagine vi è in fondo, a mio giudizio, la sintesi dell'avventura umana. Comincia con un artigiano che costruisce un burattino di legno chiamandolo subito, sorprendentemente, figlio. E finisce con il burattino che figlio lo diventa per davvero. Ma c'è anche molto di più. C'è, ad esempio, Lucignolo che rappresenta la perdizione: dove il destino dell'uomo non sempre è a lieto fine. C'è la figura di Maestro Ciliegia, vero maestro dell'antifede: un personaggio che non vuole andare al di là di ciò che vede e tocca. Quello che mi ha sempre colpito è l'oggettiva concordanza di struttura tra la fiaba e l'ortodossia cattolica.
Un testo che per buona parte del Risorgimento ha rappresentato una specie di «Bibbia mazziniana» e in cui lei ha invece scovato una profonda e sotterranea «anima cattolica»…
La tesi del mio saggio è stata quella di uscire da una certa retorica risorgimentale e sfatare qualche luogo comune. Già nel 1860 Collodi appare deluso dagli esiti dell'avventura unitaria (alla quale aveva dato il suo apporto partecipando alle due prime guerre di indipendenza). Successivamente, a poco a poco, dimostra di non aver più fiducia negli uomini che contano; pare addirittura essersi convinto che gli adulti sono "irredimibili" e perciò decide di rivolgersi nei suoi scritti soltanto ai ragazzi. Chi sono i suoi lettori? Sono i ragazzi del 1881, l'anno in cui Collodi scrive Pinocchio; non sono né sabaudi né repubblicani né anticlericali né clericali: nessuna ideologia li aveva ancora raggiunti. Ma non sono dei barattoli vuoti. Sono i ragazzi del catechismo, delle prediche del parroco, delle preghiere delle mamme, dei dipinti delle chiese. Non conoscono le ideologie, conoscono la verità cattolica. L'autore vuole così entrare in comunione di spirito con loro. Collodi ha voluto dunque scrivere una storia che, per parlare alla mente e al cuore dei piccoli, li andasse a trovare dove di fatto stavano, nel loro mondo spirituale con le loro persuasioni.
Una figura chiave della fiaba è la Fata turchina. Cosa rappresenta nella vicenda di Pinocchio questo personaggio?
Ne Le avventure di Pinocchio compare con la Fata turchina l'idea della redenzione e il "principio femminile della salvezza"; in lei vi è la salvezza donata dall'alto: e quindi Cristo, la Chiesa, la Madonna. Lo straordinario personaggio della Fata dai capelli turchini è posto appunto a indicare l'esistenza di questa salvezza che è donata dall'alto e può guidare al lieto fine la tragedia della creatura ribelle. Il protagonista raggiunge così il suo riscatto, e in tal modo scampa alla sorte di Lucignolo che non si è ravveduto; tutto si conclude con il ritorno al padre.
Un libro che ci aiuta anche a riflettere sul mistero del male e sul tema della libertà. Quale è la sua considerazione a riguardo?
Nella favola le forze malefiche sono rappresentate vivacemente nelle figure del Gatto e della Volpe. Ma più di tutti l'Omino, corruttore mellifluo, insonne. Memorabili sono le sue parole: "Tutti la notte dormono, io non dormo mai". E poi c'è il tema della libertà. Basti pensare alla scelta di un burattino legnoso come protagonista della narrazione, anch'essa una cifra: è in fondo il simbolo dell'uomo, che da ogni parte viene condizionato, è schiavo degli oppressori e dei persuasori occulti. E rimane legato a fili invisibili che determinano le sue decisioni e rendono illusoria la sua libertà. Se Pinocchio non resta prigioniero del teatrino di Mangiafuoco è perché a differenza dei suoi fratelli di legno riconosce e proclama di avere un padre. È questo il segreto della vera libertà, che nessun tiranno può portar via.
Eminenza, si può parlare di un Collodi credente e «cattolico a modo suo»?
Collodi aveva una sua fede. "Non sono miscredente. Stia tranquilla che ci credo", disse una volta alla madre Angiolina Orzali. A questa figura il Lorenzini rimase sempre legato. Un po' tutti questi uomini del nostro "laico" Ottocento dovevano vedersela con una madre dalla fede limpida e viva. E poi nella sua formazione cattolica ha sicuramente contato, negli anni giovanili, la frequentazione del seminario di Colle Val d'Elsa e lo studio di retorica e filosofia presso i padri scolopi a Firenze. L'ipotesi più semplice è che proprio nei mesi della stesura finale del libro, magari con l'affettuosa e illuminante assistenza della mamma che in quel tempo gli è sempre stata vicina, il Collodi abbia riscoperto la visione e le certezze della sua prima età. E il successo e la diffusione universale di Pinocchio forse trovano qui la "ragione sufficiente". In questa favola, fantasiosamente immaginata e scritta splendidamente, tutte le genti intuiscono che c'è qualcosa di eterno e di cosmicamente vero.

Nota di BastaBugie: per vedere altri articoli del card. Biffi su Pinocchio, leggere il primo capitolo del suo libro "Contro Maestro Ciliegia. Commento teologico a Le avventure di Pinocchio" e vedere il trailer del bellissimo film di Benigni, clicca qui sotto
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=30

Fonte: Avvenire, 10/07/2013

8 - LA PERSECUZIONE DI FEDELI CATTOLICI DA PARTE DI VESCOVI CATTOLICI
Ad esempio a Monza la Messa in rito antico è sospesa in estate: proviamo a fare 4 ipotesi per capire il perché
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana, 17/07/2013

La Messa in rito antico è come il gelato: d'estate si squaglia. Nel senso che in molte diocesi dove pure si celebra, quando arriva luglio, o addirittura giugno, si ordina categoricamente che la celebrazione venga sospesa. Così i fedeli che la frequentano sono costretti a farne a meno per tutta l'estate. Costoro sono dispiaciuti, ma abbozzano perché sennò – si dicono sottovoce fra loro, come un manipolo di cristiani del primo secolo nascosti nelle catacombe di San Sebastiano – «sennò se ci lamentiamo poi ce la tolgono del tutto».
Insomma, si vede che, con il caldo, ciò che è lecito – in base a un Motu Proprio scritto da un Papa – diventa illecito. Si vede che è un tipo di Messa che si può fare a seconda di quello che stabilisce il termometro: con la canicola, non s'ha da fare. Il fatto singolare è che questo fenomeno liturgico-meteorologico accade nelle diocesi rette da vescovi definiti "amici" della Liturgia gregoriana, che però evidentemente sono pronti a tollerarla al massimo 10 mesi all'anno. Arrivati al decimo mese, devono prendersi una pausa e diventare un po' meno amici.
Lo stile con cui viene ordinata la sospensione è, in alcuni casi, piuttosto odioso. Oltre che la sostanza, è infatti il modo che ancor più offende.
A Monza, antica enclave di rito romano nella diocesi ambrosiana, le cose sono andate pressappoco nel modo che segue. La Messa antica si celebra nella città di Teodolinda ogni domenica e feste comandate esattamente da un anno, dall'1 luglio 2012. I fedeli che promossero a suo tempo la petizione hanno atteso 2 anni prima di ottenere il semaforo verde dall'Arcivescovo Angelo Scola. Avvertiti comunque dall'Arciprete del Duomo che «tutti i sacerdoti della città sono contrari».
Nell'anniversario dalla prima celebrazione, i cattolici che frequentano la Messa antica hanno pensato bene di organizzare una celebrazione un po' più solenne del solito, domenica 7 luglio, coinvolgendo anche un maggior numero di persone. Insomma, una piccola festa. I volenterosi hanno messo anche delle pubblicità a pagamento sul settimanale cattolico della città (che altrimenti non parla di questa Messa), Messa che non è inserita nell'elenco cittadino delle celebrazioni domenicali, è collocata alle 18.45 (d'inverno andarci è una vera impresa per i fedeli anziani e per quelli che hanno bambini), né compare negli avvisi della chiesa delle suore che la ospita. Insomma, una messa fantasma.
Dunque, inizia la Messa di anniversario. Il celebrante, un sacerdote del capitolo del Duomo di Milano, inizia la sua predica portando i saluti personali dell'Arcivescovo Scola, e riferendo della gioia del cardinale per il celebrarsi così bello e degno del sacrificio eucaristico. Dopo la captatio benevolentiae, però, arriva il colpo di randello: sono certo ‒ dice il prete ‒ che voi tutti accetterete il piccolo sacrificio, che vi chiede il Cardinale, di interrompere la celebrazione di questa messa a partire da oggi e per tutto il periodo di luglio e agosto, fino all'1 settembre. Lo stesso sacerdote spiega poi, nel suo fervorino sul Vangelo, che l'estate è un tempo davvero propizio per stare con Gesù, per approfondire la nostra fede, per ritemprare lo spirito. Ovviamente, a patto di non continuare a frequentare la Messa Antica.
L'annuncio è stato dato a freddo, senza alcun tipo di preavviso, e con modalità che escludono qualunque tipo di dialogo. D'altra parte si sa che questa è una Chiesa in cui c'è tempo e voglia per dialogare con tutti: fratelli delle chiese separate, sorelle pastore valdesi, suore dissidenti, cantanti rock in ricerca, astronome atee, preti di strada, fratelli musulmani devoti impegnati nel ramadan, i fratelli maggiori ebrei, i cugini di altre religioni, i diversamente credenti, politici abortisti, intellettuali omosessualisti, transessuali purché famosi. Ma se si tratta di dialogare con un gruppo di cattolici che chiedono di applicare il Motu Proprio di un Papa, ecco che improvvisamente il tempo del dialogo è scaduto. È così e basta. E la ragione è semplice: mentre i non cattolici godono del diritto all'errore, i cattolici bollati di tradizionalismo possono essere al massimo tollerati. Vengono cioè trattati così come la Chiesa trattava i non cattolici prima del Concilio Vaticano II.
Ovviamente, il «provvedimento di sospensione» è stato accompagnato da alcune suggestive motivazioni: d'estate ci sono gli oratori feriali, le escursioni in montagna, e i preti hanno molto da fare, si assentano dalla città, non ce ne sono abbastanza; e inoltre sospendiamo anche altre Messe; e poi tutte le celebrazioni in rito antico nella diocesi di Milano vengono sospese, quindi dobbiamo sospendere anche quella di Monza.
Di fronte alla richiesta del «piccolo sacrificio» (cioè di rinunciare al rito antico per due mesi) i fedeli che frequentano la Messa antica vanno maturando alcune domande e curiosità. Ad esempio, chissà come saranno le liturgie e le letture dei mesi di luglio e di agosto? Per ritemprare lo spirito, infatti, non le vedremo mai. E la Messa dell'Assunta? Mai la vedremo nello splendore della Messa di sempre. Altra domanda riguarda gli eventi, come dire, imprevedibili e ingovernabili. Come la morte. Se uno muore in luglio, o in agosto, e ha chiesto il funerale in rito antico, glielo faranno? Oppure risponderanno ai parenti che, se proprio voleva "la Messa in latino" doveva morire prima, quando i preti pullulano perché non vanno a popolare come stambecchi le vette alpine? Ma al di là di tutte queste considerazioni, la domanda fondamentale è: perché?
Qual è la ratio che spinge una diocesi a decidere che una Messa, una Messa altrimenti inaccessibile, non si può celebrare nei mesi estivi? Qui si riescono a immaginare razionalmente solo quattro ipotesi:
1. La Messa in rito antico è una cosa cattiva. Ma se così fosse, bisognerebbe non celebrarla mai, nemmeno in inverno o in primavera o quando c'è abbondanza di sacerdoti. Esortando i fedeli a tenersene bene alla larga. E concludendo che Benedetto XVI è un Papa che sbaglia.
2. La Messa in rito antico è una cosa buona. Ma se così fosse, bisognerebbe celebrarla sempre, anche d'estate, esortando i fedeli a frequentarla.
3. La Messa in rito antico è impossibile da celebrare d'estate per mancanza di preti: ad impossibilia nemo tenetur. Ma se così fosse, prima di sospenderla si verificherebbe se esiste un modo per risolvere il problema pratico. Nel caso di Monza, ad esempio, i fedeli frequentanti la messa antica hanno non un nome, ma una lista di sacerdoti cattolici apostolici romani pronti a celebrare il rito straordinario anche durante l'estate. Ma nessuno ha preso nella benché minima considerazione questo fatto. Che smentisce in maniera clamorosa la impossibilità di proseguire la celebrazione.
4. La Messa in rito antico è una cosa fastidiosa, che va ostacolata se non in linea di principio almeno nei fatti. Perché celebrata d'estate, quando diminuiscono le altre messe, questa liturgia rischia di attrarre fedeli molti fedeli, che conoscendola potrebbero decidere di continuare a frequentarla. Purtroppo, questa ipotesi è la più verosimile. È evidente, infatti, che la sospensione estiva vuole depotenziare la Messa antica proprio nel periodo in cui servirebbe di più, vista l'abolizione di altre celebrazioni curriculari nel rito ordinario.
Che male fa, infatti, una Messa in più in una città che proprio in quel periodo ha meno messe? E se servisse a permettere anche a un solo cristiano di non perder Messa in quella domenica di agosto? Non sarebbe questo motivo, nella prospettiva della legge suprema della salus animarum, motivo necessario e sufficiente per permettere che si compia un bene di tal natura?
Queste sono solo alcune delle considerazioni che si potrebbero esprimere in amicizia, ove esistesse un dialogo con i cattolici che frequentano il rito antico. Ma questo dialogo, è evidente, non lo si vuole. Dimenticando quelle famose preoccupazioni di natura pastorale che da almeno quarant'anni sembrano essere diventate la nuova legge suprema della Chiesa. Insegnare dal pulpito che la contraccezione è peccato? Attenzione, alcuni fedeli potrebbero offendersi e non venire più a messa. Insegnare dal pulpito che il matrimonio è indissolubile? Prudenza, fratelli, perché un divorziato risposato potrebbe andarsene triste. Insegnare dal pulpito che chi mangia l'eucarestia in peccato mortale «mangia la sua condanna»? Carità, carità, sennò la gente si sente respinta dalla Chiesa che è madre.
C'è un gruppo di fedeli che chiede, semplicemente, di celebrare la Messa in rito antico tutto l'anno. Sennò c'è il rischio che qualcuno di loro, magari, perda la Messa perché non trova un'alternativa per due mesi e non si adatta al novus ordo? Fratelli, peggio per lui: se non digerisce la riforma liturgica, che vada pure alla Fraternità San Pio X. Un tradizionalista in meno fra i piedi.

Fonte: Corrispondenza Romana, 17/07/2013

9 - I FRANCOBOLLI FRANCESI AVRANNO IL VOLTO DI UNA ''FEMEN'' (FEMMISTA UCRAINA MOLTO BEN PAGATA)
Si tratta di Imma Shevchenko, ricercata dalla polizia ucraina per avere tagliato a seno nudo con una motosega la croce eretta a Kiev in memoria delle vittime dello stalinismo
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/07/2013

Martedì 16 luglio la Francia ha adottato come suo simbolo ufficiale Shevchenko. Non il calciatore - il che, per quanto bizzarro, avrebbe fatto piacere ai milanisti - ma un'altra personalità, ucraina come il giocatore, e con lo stesso cognome: Inna Shevchenko, attivista di punta del gruppo femminista Femen. Da martedì i francobolli francesi portano l'immagine di Marianna, simbolo delle Rivoluzione francese e della Repubblica, con il volto della Shevchenko. Ne sono stati stampati 630 milioni, e si conta di arrivare nientemeno che a tre miliardi di esemplari. Francobollo unico, in sedici varianti di prezzo. Non ci sarà scampo: chi vorrà usare le poste in Francia dovrà passare per la faccia della Shevchenko.
Che c'entra un'attivista ucraina con la Francia? Semplice: ricercata in patria, la bionda Inna ha appena ottenuto asilo politico nel Paese della presa della Bastiglia. Ma il vero motivo è un altro. I due disegnatori dei francobolli, David Kawena e Olivier Ciappa, volevano fare passare il messaggio che la conquista più importante dopo la Rivoluzione francese, il nuovo simbolo della Francia, è il matrimonio omosessuale. Hanno provato, raccontano, un bozzetto dove Marianna aveva il volto della ministra Christianne Taubira, che ha dato il suo nome alla legge sul matrimonio gay. Ma si suppone che Marianna fosse belloccia, e - sia detto senza che si offendano le femministe - la Taubira si prestava poco allo scopo. Imma Shevchenko invece si presta, e come. La sua unica attività politica consiste nel manifestare a seno nudo contro tutti coloro che considera reazionari e omofobi, dalla Chiesa Cattolica a Berlusconi.
Il sociologo Zygmunt Bauman ha di recente rilevato che con le Femen giunge a compimento la parabola che porta la sessualità e il corpo femminile da realtà dotata di significato a puro «significante», cui si può far dire qualunque cosa e il suo contrario, così confermando - paradossalmente, perché le Femen sono femministe - che il corpo delle donne è un oggetto buono per qualunque uso.
Perché ha ottenuto asilo politico in Francia la Shevchenko? Perché la polizia ucraina la ricerca per avere tagliato con una motosega, il 16 agosto 2012, la croce eretta in memoria delle vittime dello stalinismo a Kiev, carissima ai cristiani ucraini. La Shevchenko intendeva manifestare solidarietà al gruppo russo delle Pussy Riots, a loro volta condannate in Russia per avere inscenato una protesta anti-Putin nella cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca, cantando una canzone che conteneva diverse bestemmie. Uno dei disegnatori dei francobolli francesi, Ciappa, ha affermato che le provocazioni antireligiose della Shevchenko incarnano perfettamente lo spirito della Rivoluzione francese - come dargli torto? - e che in quanto attivista per il matrimonio gay anche lui è stato «perseguitato» dai cattolici.
Alcuni deputati hanno espresso perplessità sui francobolli, ma il presidente Hollande li ha messi a tacere dichiarando che li trova «simbolici» e «poetici» e che ha scelto personalmente il bozzetto fra vari possibili, in quanto «rappresenta bene le priorità del suo mandato».
Quanto a Inna Shevchenko, ha dichiarato che se la ride «pensando a tutti gli omofobi che dovranno leccarmi il sedere ogni volta che mandano una lettera o una cartolina». Quando avrà finito di ridere, potrà tornare dagli avvocati: che stanno cercando di ribattere a una devastante inchiesta giornalistica ucraina secondo cui le Femen non sono affatto attiviste disinteressate ma percepiscono lauti stipendi da fondazioni dietro cui si celano vari «poteri forti» europei. Gli stessi, forse, che ispirano le scelte di certi francobolli.

Nota di BastaBugie: per vedere un video con un esempio delle bravate delle Femen (in questo caso contro l'arcivescovo di Bruxelles che aveva ricordato che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna), clicca qui sotto
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DOSSIER "FEMEN"
Il delirio del femminismo

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/07/2013

10 - OMELIA XVII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 11, 1-13)
Signore, insegnaci a pregare
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 28/07/2013)

«Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1). Anche noi, come i Discepoli del Vangelo, dobbiamo imparare a pregare e le letture di questa domenica ci danno dei preziosi insegnamenti. La prima lettura ci riporta l'episodio di Abramo che intercede per le città di Sodoma e Gomorra. In queste due città dilagava il vizio contro natura. Dio disse ad Abramo: «Il grido di Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave» (Gen 18,20). Dio voleva distruggere quelle città per i peccati dei loro abitanti, ma per le insistenti preghiere di Abramo, se avesse trovato anche solo dieci giusti tra i loro abitanti, Egli non le avrebbe annientate. Questo episodio ci insegna quanto è importante la preghiera delle anime buone. Essa trattiene i giusti castighi che ci meritiamo. Per questo motivo un tempo, quando vi era una fede più viva, le nostre città facevano a gara per avere dei monasteri ove ci fosse chi, notte e giorno, pregasse per tutti gli abitanti. Avere questi monasteri era per loro la migliore protezione contro i mille pericoli che incombevano, pericoli di nemici, pericoli di cataclismi, pericoli di pestilenze, pericoli di ogni genere. La presenza di quelle anime oranti era molto importante soprattutto per ottenere la grazia più grande, la grazia della salvezza eterna. Tante volte capita che qualcuno si raccomandi alle preghiere di qualche anima consacrata. Questa consuetudine è molto bella e riflette la consapevolezza che la nostra preghiera è debole e che abbiamo bisogno di qualcuno che preghi per noi. Vogliamo soprattutto ricorrere alla preghiera della Beata Vergine Maria. Ella tutto ottiene ai suoi figli, soprattutto a quelli che a Lei ricorrono. In un Santuario mariano mi è capitato di vedere che l'icona raffigurante la Madonna presentava qualcosa di particolare. Il pittore aveva raffigurato la Vergine con le mani giunte, in atteggiamento orante, e le mani erano grandi, leggermente sproporzionate rispetto al volto. In un primo momento pensai che quella sproporzione fosse frutto della mancanza di abilità del pittore. Solo in un secondo momento mi spiegarono che quello non era uno sbaglio ma era proprio nell'intenzione del pittore, il quale, con quelle mani grandi, voleva significare la potenza dell'intercessione di Maria. Affidiamoci anche noi alla sua preghiera e troveremo sempre aiuto e protezione. Nel Vangelo troviamo altri preziosi insegnamenti. Prima di tutto, Gesù insegna ai Discepoli la preghiera del Padre nostro. Questa è la preghiera per eccellenza. Ogni altra preghiera deve riflettere nei contenuti questa meravigliosa orazione uscita dal Cuore e dalle labbra del Salvatore. Essa ci insegna a ricercare al di sopra di tutto la gloria di Dio, l'adempimento della sua Volontà, ben sapendo che Dio, Padre buono, si prenderà cura della nostra vita. Essa ci insegna a riconoscere le nostre colpe, a domandare umilmente perdono, con il dovere però di perdonare anche noi il nostro prossimo. Sarà una cosa molto bella meditare lentamente questa preghiera, assaporandola parola per parola. Nel proseguo del Vangelo, Gesù ci insegna ad essere insistenti nella nostra preghiera. Dobbiamo imitare quell'uomo che andò a bussare a mezzanotte per chiedere del pane. Se non venne esaudito per amicizia, venne comunque esaudito per la sua insistenza. Ci sono delle parole che devono animarci a pregare con grande fiducia. Gesù ci dice: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9). Con la preghiera noi bussiamo al Cuore di Gesù e troveremo tutto ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Una cosa, soprattutto, ferisce il Cuore del nostro Salvatore: la nostra diffidenza. Proponiamoci di non dare più questo dispiacere a Gesù, ben sapendo che, se non otteniamo ciò per cui preghiamo, otterremo qualcosa di ancora più grande. Forse ora non siamo in grado di accorgercene, solo un giorno lo comprenderemo. Infine, Gesù ci insegna la Bontà di Dio Padre: «Se voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (Lc 11,13). Dio ascolterà le nostre preghiere, non perché noi siamo buoni, ma perché Egli è buono e desidera aiutarci. Ogni nostra preghiera sarà sempre ascoltata da Lui, nella misura della nostra umiltà, fiducia e perseveranza.

Nota di BastaBugie: Per l'omelia della domenica successiva, vai a
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Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 28/07/2013)

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