BastaBugie n�308 del 02 agosto 2013

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1 PAPA FRANCESCO APRE AI GAY? CERTO CHE NO!
Come sempre, è una bufala: ecco cosa ha detto davvero
Fonte: Libero
2 IO, OMOSESSUALE (RIMASTO TALE), VI SPIEGO PERCHE' LA CHIESA CATTOLICA HA RAGIONE
Solo nella Chiesa mi sono sentito accolto
Autore: Maddalena Boschetto - Fonte: il Sussidiario
3 MANIF POUR TOUS: ANCHE A ROMA ''VEGLIANTI'' IN PIAZZA
Ecco il video del primo sit-in di protesta davanti alla Camera dei Deputati contro la legge-bavaglio sull'omofobia
Fonte: Zenit
4 IL REATO DI OMOFOBIA CANCELLERA' LA LIBERTA' DI PENSIERO: COSA POSSIAMO FARE?
Per salvare l'Italia occorrono azione e preghiera
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 IL MONDO CATTOLICO SI E' ANNACQUATO
Dall'entusiasmo del Family Day del 2007 che bloccò i Dico, alla tiepidezza del 2013 con matrimonio gay e reato di omofobia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 PERSEGUITATO IL PIU' FIORENTE ORDINE RELIGIOSO DEI NOSTRI TEMPI... CONTRADDICENDO BENEDETTO XVI
La Congregazione per i Religiosi ha esautorato i superiori dei Francescani dell'Immacolata (la cui unica ''colpa'' è l'applicazione del motu proprio sulla Messa in rito antico)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
7 PAPA FRANCESCO PREFERISCE I VESCOVI CHE BALLANO O I FRATI CHE PREGANO?
Dopo la grottesca esibizione dei vescovi che ballano alla GMG, si distruggono i Francescani dell'Immacolata che portano il saio, fanno digiuni, celebrano la Messa (sia in italiano che in latino), praticano e insegnano la morale della Chiesa, venerano Maria, sono fedeli al Papa... (VIDEO: la comunione sulla lingua)
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana
8 NOTA SEMI-UFFICIALE DEI FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA
Accettiamo e obbediamo alle disposizioni S. Sede: chi userà questa vicenda per andare contro il Papa o la Gerarchia Cattolica, andrà contro lo spirito del nostro istituto
Autore: P. Rosario M. Sammarco - Fonte: Profilo Facebook FI
9 KYENGE DOVREBBE RINGRAZIARE DI ESSERE IN ITALIA
Il ministro dell’integrazione è preoccupata per le figlie, ma forse dimentica che nella ''sua'' Repubblica Democratica del Congo le donne sono spesso vittime di stupro, violenze e costrizioni
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
10 OMELIA XVIII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 12,13-21)
Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - PAPA FRANCESCO APRE AI GAY? CERTO CHE NO!
Come sempre, è una bufala: ecco cosa ha detto davvero
Fonte Libero, 29/07/2013

Papa Francesco ha aperto ai gay nella Chiesa cattolica. E qualcuno parla già di possibile "lassismo" nei confronti delle unioni civili tra omosessuali. Ma è proprio così? Certo, basandosi su alcuni passaggi "scelti" del colloquio tra il Pontefice e i giornalisti sull'aereo che riportava tutti in Italia da Rio De Janeiro parrebbe di sì: "Se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli". La maggioranza della stampa online (e sarà così anche martedì mattina, sulle edizioni cartacee), hanno dato peso a questo passaggio. "Tolleranza", "nessuna discriminazione". Abbastanza per far gridare alla rivoluzione. Epperò Bergoglio ha detto altro, pochi secondi dopo: "Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene". Il discorso del Papa, sebbene confidenziale, è più profondo e, soprattutto, tradizionalista. In perfetta linea, cioè con il Catechismo.
Cosa dice il catechismo - E basterebbe leggerlo, il Catechismo della Chiesa cattolica per capire che quello di Sua Santità è anzi un fortissimo richiamo alla dottrina. All'articolo 2357, per esempio, si legge che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati" [Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 8]. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati". La "non approvazione", naturalmente, non impedisce la carità cristiana, la solidarietà, e l'obbligo per il pastore di assistere spiritualmente l'omosessuale. L'articolo successivo sottolinea proprio questo punto: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione". Il passaggio chiave, però, è quello contenuto nell'articolo 2359: "Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana". Ecco il senso di quel "quando uno si trova perso così va aiutato". Il Papa distingue tra un'omosessualità "cattiva", quella delle lobby, e un'omosessualità [...] vissuta come una "prova" dal cristiano, alla ricerca del giusto equilibrio spirituale. Da qui a parlare di "aperture" ce ne passa. Figurarsi nominare unioni civili tra gay.

Nota di BastaBugie: su segnalazione di un lettore, precisiamo che il Papa non ha detto che i gay sono "persi". Ascoltando il video integrale ci si rende conto che quelle parole non ci sono.
Resta valido il richiamo al Catechismo della Chiesa Cattolica che il pontefice ha fatto rispondendo alla domanda sull'omosessualità. Allora per conoscere il pensiero della Chiesa e quindi del Papa non rimane che leggere il catechismo ai numeri 2357-2359.
Consigliamo inoltre, ancora una volta, a chi non l'abbia già visto, il video di Jason Evert dal titolo "Cosa pensa la Chiesa riguardo agli omosessuali" e il comunicato dell'Arcivescovo di Bologna contro le gravi affermazioni del sindaco su adozioni e matrimoni gay. Per vedere il video o leggere il comunicato, clicca qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2838

Fonte: Libero, 29/07/2013

2 - IO, OMOSESSUALE (RIMASTO TALE), VI SPIEGO PERCHE' LA CHIESA CATTOLICA HA RAGIONE
Solo nella Chiesa mi sono sentito accolto
Autore: Maddalena Boschetto - Fonte: il Sussidiario, 16/07/2013

Che Philippe Ariño sia un tipo decisamente controcorrente è un dato di fatto. Francese, nato nel 1980 da una famiglia profondamente cattolica, professore di spagnolo, saggista, blogger, omosessuale dichiarato da quando aveva 17 anni: fin qui la sua biografia non sembrerebbe diversa da quella di altri suoi coetanei, se non fosse che, due anni fa, Philippe lascia il compagno con cui stava dal 2009. "Da allora ho abbracciato la via della continenza che la Chiesa chiede alle persone omosessuali", racconta senza giri di parole in un mondo "sessocentrico" in cui i vocaboli "astinenza" e "castità" appaiono relitti di un passato morto e sepolto alla maggior parte delle persone, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale. Nel suo blog L'Araignée du desert, il "ragno del deserto" ci tiene a precisare di non voler essere etichettato con "un ex gay" come il "Luca era gay e adesso sta con lei" cantato da un discutibile Povia, ma semplicemente come una persona che si è sentita pienamente accolta per quello che è. Un semplice "ragno", potrebbe dire qualcuno, per tornare alla metafora del titolo, ma un ragno amato.
IN MOLTI ACCUSANO LA CHIESA DI ESSERE "OMOFOBA" MENTRE TU DICI DI ESSERTI SENTITO ACCOLTO E DI AVER VOLUTO ADDIRITTURA INTRAPRENDERE IL CAMMINO DELLA CONTINENZA. PERCHE'?
Prima di iniziare il percorso che propone la Chiesa non ero felice, e vedevo che non lo erano nemmeno molte delle persone che mi stavano intorno e ho deciso, per la prima volta, di obbedire a quello che la Chiesa chiede alle persone omosessuali. Da quel momento ho scoperto non solo un'unità che non avevo mai avuto prima, ma soprattutto mi sono sentito amato senza dover rinnegare quello che sono.
QUINDI NON HAI DOVUTO CAMBIARE PER ESSERE ACCOLTO?
No, mi è bastato fidarmi della Chiesa e questa cosa mi ha – paradossalmente – permesso di accettarmi come pienamente omosessuale: non ha cancellato quello che sono, ma lo ha esaltato.
IN CHE MODO?
Ho capito che la mia vera identità è quella di uomo e di figlio di Dio, e questo è l'essenziale, poi viene il mio desiderio affettivo, che non nego, perché esiste, ma la Chiesa, dividendolo dalla pratica, lo riconosce e non mi forza a rinnegarlo. Ma non è più il fulcro attorno al quale ruota la mia vita: per la prima volta mi sono sentito veramente felice e responsabile.
QUINDI HAI VISTO UN CAMBIAMENTO REALE NELLA TUA VITA?
Sì, ho visto in me un'esplosione di vita: nelle amicizie, nei rapporti e nella spiritualità ma persino a livello artistico e professionale. Mi sono accorto che quando una persona si riduce a identificarsi nel suo desiderio omosessuale si annienta, allontanandosi da se stesso e dagli altri, mentre la continenza permette di essere pienamente me stesso ma al contempo libero dalla violenza e dalla schiavitù della pratica fisica.
PERCHE' DICI CHE METTERE IN PRATICA L'OMOSESSUALITA' SIA QUALCOSA DI VIOLENTO?
La pratica omosessuale è violenta perché annulla completamente la differenza oggettiva tra i sessi che invece la Chiesa è ormai l'unica a far notare. Tutto il dibattito in materia, da sempre, è incentrato sulla dicotomia omosessuale-eterosessuale ma in questo modo si distoglie lo sguardo dal dato principale: prima deve esserci il fatto di essere uomo o donna, una diversità indiscutibile tra corpi, poi l'orientamento sessuale.
LA LEGGE DA POCO APPROVATA IN FRANCIA CHE EQUIPARA I MATRIMONI TRA UOMO E DONNA A QUELLI TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO DIMENTICA LE DIFFERENZE DI CUI PARLI.
Certo: i politici hanno cavalcato il fatto che la gente non sappia abbastanza in materia di omosessualità per fare dei diritti dei gay la loro bandiera, in modo da ingraziarsi una fetta dell'elettorato. Ma la legge di Hollande è in realtà violentissima, perché banalizza la differenza tra i sessi mettendo tutte le coppie allo stesso livello.
IN CHE SENSO DICI CHE E' UNA LEGGE "BANALIZZANTE"?
Paradossalmente, la legge contro l'omofobia per eccellenza è la più omofoba di tutte: è come se fosse un "contentino" per le coppie omosessuali che ora possono scimmiottare qualcosa che loro, per natura, non potranno mai essere. È una sorta di presa in giro che aggiunge una lacerazione alla ferita di quanti vivono con coscienza la loro vita e, infatti, al di là della apparenze, non sono pochi dal fronte Lgbt che non hanno preso bene la notizia.
LO STESSO RAGIONAMENTO PENSI POSSA VALERE PER L'AMERICA, DOVE LA LEGISLAZIONE HA APERTO AI MATRIMONI PER TUTTI?
Esattamente. Nell'ossessione di equiparare i diritti, si è cancellato con un colpo di spugna ciò che non potrà mai essere uguale. Il risultato sarà solo confusione, nella quale l'unica visione corretta delle cose è quella fornita dalla Chiesa, che trascende il concetto di orientamento sessuale e va dritto all'essenziale, cioè all'essere maschio o femmina.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sulla teoria riparativa, vedere il video di Povia con la canzone "Luca era gay" che si classificò seconda a Sanremo nel 2009, oppure vedere il video di Luca di Tolve che racconta la sua esperienza a cui si è ispirato Povia, clicca qui
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/edizioni.php?id=35
Per informazioni per uscire dall'omosessualità, clicca qui
http://www.obiettivo-chaire.it

Fonte: il Sussidiario, 16/07/2013

3 - MANIF POUR TOUS: ANCHE A ROMA ''VEGLIANTI'' IN PIAZZA
Ecco il video del primo sit-in di protesta davanti alla Camera dei Deputati contro la legge-bavaglio sull'omofobia
Fonte Zenit, 26/07/2013

Parigi chiama, Roma risponde. Un caldo sole estivo ha salutato, nel tardo pomeriggio di giovedì, l'esordio della Manif pour tous italia, avvenuto dinnanzi alla Camera dei Deputati, a Montecitorio. La data scelta per lanciare questo movimento d'opinione, che tanto successo ha raccolto oltralpe, corrisponde alla vigilia della discussione del progetto di legge Scalfarotto (Pd) e Leone (Pdl) contro l'omofobia e la transfobia.
L'approvazione di una tale proposta estenderebbe il reato di discriminazione, già presente nella Legge Mancino-Reale del 1993 per reati su base razziale, etnica, nazionale e religiosa, anche all'ambito dell'omofobia e della transfobia. Le sanzioni previste per i trasgressori arrivano sino alla reclusione per sei anni.
In tanti hanno intravisto in questa legge la filigrana del reato d'opinione e il timore diffuso è che il comune cittadino verrebbe privato del diritto di parola, sancito dall'Art. 21 della Costituzione, nei confronti di tematiche nevralgiche quali sono quelle che attengono l'etica.
È così che, richiamate da un passaparola veicolato dalla Rete, circa 500 persone sono scese in strada, presso il luogo in cui verrà discussa la proposta, per affermare il proprio dissenso rispetto alla realizzazione di una così sinistra ipotesi. Un portavoce di Manif pour tous Italia ha spiegato, infatti, che «nel reato di discriminazione rientrano tutti quegli atti volti alla diffusione di un'opinione differente da quella di quanti affermano la legittimità del matrimonio omosessuale (e della relativa adozione o produzione mediante fecondazione artificiale di figli)». Senza giri di parole, «si tratterebbe quindi di una "legge bavaglio"».
Proprio un bavaglio, non a caso, è stato uno dei simboli della protesta. Ogni manifestante ne ha indossato uno, per evocare le libertà di parola e di pensiero minacciate. E tra le mani una candela, come richiamo a non spegnere la propria coscienza. In tanti, seduti pacificamente a terra, indossavano l'ormai celebre maglietta con il logo della Manif pour tous. I lunghi silenzi che facevano da sfondo a questo suggestivo scenario creato dai manifestanti erano intervallati soltanto dalla lettura, da parte degli organizzatori, dei passaggi salienti della proposta di legge. Stralci di brani di Orwell venivano letti immediatamente dopo, in modo da far riscontrare le analogie tra l'inquietante genio dei suoi romanzi e la prospettiva che si presenterebbe per l'Italia laddove questa proposta diventasse legge.
«Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario», è l'aforisma più noto dello scrittore britannico. Ebbene, i manifestanti - autodefinitisi "veglianti" - hanno voluto ribadire quella verità sancita dall'art. 29 della Costituzione italiana, laddove è scritto che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Alla manifestazione, che gli organizzatori hanno ricordato essere del tutto aconfessionale e apartitica, hanno tuttavia partecipato a titolo personale alcuni esponenti del consesso politico-istituzionale. [...] Sono loro che, nelle istituzioni, promettono che daranno battaglia per contrastare questa legge. La discussione potrebbe essere rimandata alla Camera mercoledì prossimo, 31 luglio, ma non è escluso che slitti a settembre.
Scroscianti applausi sono seguiti all'annuncio finale, avvenuto via megafono, che, contemporaneamente al presidio italiano, i "Manif" francesi protestavano davanti all'Ambasciata italiana a Parigi. Sulla scorta di questa notizia, si è evidenziato «il dissenso trasversale di popoli e culture che non ha alcuna intenzione di cessare né diminuire».
L'asse Parigi-Roma è già stato lanciato. Ma l'impressione, stando all'ingente numero di adesioni provenienti da ogni latitudine, è che le dimensioni di questo movimento a difesa della famiglia e della libertà d'espressione sia destinato ad assumere dimensioni internazionali ancora più estese.

Nota di BastaBugie: vi presentiamo il video della veglia di cui si parla nell'articolo. La veglia si è svolta il 25 luglio 2013 in Piazza Montecitorio contro la "legge bavaglio" che potrebbe inserire il reato di omofobia con grave pregiudizio per la libertà di pensiero in Italia

http://www.youtube.com/watch?v=ufacIof8tHg

Fonte: Zenit, 26/07/2013

4 - IL REATO DI OMOFOBIA CANCELLERA' LA LIBERTA' DI PENSIERO: COSA POSSIAMO FARE?
Per salvare l'Italia occorrono azione e preghiera
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/07/2013

Finora abbiamo affrontato la questione delle unioni omosessuali e della legge sull’omofobia dal punto di vista politico, culturale, anche religioso. Ma è anche importante collocare quanto sta avvenendo in Italia – e nel mondo occidentale – in una prospettiva più ampia, che è quella del senso della storia. Ovvero: che senso ha ciò che stiamo vivendo oggi nella prospettiva della storia della salvezza, in che punto esatto si colloca? E di conseguenza: che cosa ci è chiesto per spingere la storia verso il suo fine ultimo, ovvero il “ricapitolare in Cristo tutte le cose”?
Un aiuto a rispondere a queste domande si trova nelle parole degli ultimi tre Papi.
Qual è dunque il senso di ciò che stiamo vivendo? Lo ha detto molto chiaramente Giovanni Paolo II a Rio de Janeiro nel 1997, in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie, prefigurando il tema dell’inizio del Terzo millennio: “Attorno alla famiglia e alla vita si svolge oggi la lotta fondamentale della dignità dell’uomo… Le tenebre oggi avvolgono la stessa concezione dell’uomo… I nemici di Dio, più che attaccare frontalmente l’Autore del Creato, preferiscono colpirlo nelle sue opere. L’uomo è il culmine, il vertice delle sue opere visibili… E la famiglia è l’ambito privilegiato per far crescere le potenzialità personali e sociali che l’uomo porta inscritte nel suo essere”.
C’è dunque il “nemico di Dio”, il demonio, oggi particolarmente attivo nel tentativo di distruggere l’uomo, quindi la famiglia. La promozione sociale dell’omosessualità a stile di vita è chiaramente in questa prospettiva. Del resto che il riconoscimento delle unioni omosessuali abbia come effetto il definitivo annientamento della famiglia naturale è nei fatti: basta guardare l’esempio dei paesi scandinavi.
I termini della soprannaturalità di questo scontro li ha chiariti poi Benedetto XVI più volte, l’ultima nel discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale del 2012, spiegando l’estrema pericolosità dell’ideologia di genere, “una nuova filosofia della sessualità”: “Il sesso, secondo tale filosofia, - ha detto papa Benedetto - non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina.
Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. (…) Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. (…) Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere”.
Insomma, in gioco c’è il piano stesso di Dio, la Creazione così come ci è stata rivelata: l’ideologia del genere è l’arma che viene usata a questo scopo, l’ultimo passaggio di un processo che dura ormai da decenni. Negare l’uomo per negare Dio e viceversa.
Scendendo nel pratico non dovrebbe essere difficile comprendere come lo stesso concetto di “omofobia e transfobia”, nella sua genericità e valenza ideologica, è funzionale a questo disegno. Come ricordavamo alcuni giorni fa, si tratta di un concetto strettamente correlato all’ideologia di genere, per questo ha poca importanza che questa ideologia sia citata esplicitamente o meno nel disegno di legge che deve essere discusso alla Camera. La sostanza non cambia, e del resto questa legge nelle intenzioni è soltanto un passaggio intermedio per imporre le unioni e le adozioni gay, eliminando la stessa possibilità di esplicitarne la contrarietà. Sarebbe il compimento della rivoluzione antropologica, la negazione di Dio – e dell’uomo - fatta legge, cultura e pensiero unico.
Avendo chiaro questo scenario si comprende ancora meglio l’assoluta gravità di quel “silenzio della cristianità italiana” – come lo ha definito monsignor Luigi Negri due giorni fa su La Nuova Bussola Quotidiana –, a cominciare da chi quel popolo dovrebbe guidare. Ma su questo avremo modo di tornare nei prossimi giorni.
La gravità della situazione e l’urgenza con cui si pone richiedono un’azione immediata: nei prossimi giorni la proposta di legge sull’omofobia arriva in aula alla Camera e l’unica strada percorribile – come abbiamo già spiegato - è la sua bocciatura. Se non alla Camera, al Senato: ma dobbiamo fare di tutto per evitare che in nome del popolo italiano venga decisa per legge la negazione del piano di Dio insieme a quella della libertà di opinione.
Per questo vi chiediamo due gesti che in questa situazione possono essere decisivi.
Cominciamo dal primo: finora alcune iniziative – la nostra raccolta di firme, che ha ormai superato quota 30mila, e la pubblicazione dell’appello su Il Foglio; il manifesto di Alleanza Cattolica pubblicato su quattro quotidiani nazionali; manifestazioni davanti a Montecitorio; la battaglia in Commissione Giustizia della Camera di pochissimi deputati, come Pagano, Roccella, Binetti, Molteni – sono riuscite a rallentare il percorso di questa legge che fino a due settimane fa sembrava destinata a rapidissima approvazione. A causa di questa mobilitazione altri parlamentari del centro-destra hanno iniziato a prendere coscienza della pericolosità di una siffatta legge per la libertà di opinione di tutti gli italiani, ma non basta. Bisogna svegliare tutti i parlamentari che dormono: vi chiediamo perciò in ogni regione l'invio di una mail a ciascun deputato e senatore almeno di PDL, UDC/Scelta Civica e Lega eletto nella vostra circoscrizione firmandosi con nome e cognome (veri) e località di residenza. Siccome sono i  nostri rappresentanti si deve chiedere loro le ragioni del silenzio e un chiaro mutamento di rotta (qui potete trovare l’indicazione di un testo possibile e di come raggiungere i vostri rappresentanti).
Ma c’è una seconda azione che è ancora più decisiva. Se la lotta in corso, nella sua comprensione più profonda, è soprannaturale, soprannaturali devono essere le armi che dobbiamo gettare in campo. Papa Francesco ce lo ha ricordato ancora una volta in questi giorni a Rio de Janeiro: il “drago”, il male, agisce nella storia ma non può prevalere contro Dio: “Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza!”, ha detto il Papa nel santuario di Nostra Signora di Aparecida, e ha invitato a “bussare alla porta della casa di Maria”, Colei che sconfigge il drago.
Ecco allora l’azione necessaria: pregare. Pregare e chiedere di pregare, perché all’Italia sia risparmiata questa sventura, anzi: perché dall’Italia possa ripartire un movimento che rimetta la legge naturale a fondamento delle nostre società. L’arma più potente contro il diavolo, lo sappiamo, è il Rosario: prendiamo l’impegno di dire ogni giorno il rosario per questa intenzione; diciamolo in casa, organizziamo anche momenti pubblici, in parrocchia o dove siamo. Segnalateci eventuali incontri di preghiera pubblici nelle vostre città, vi aiuteremo a farli conoscere.
Non solo: riprendendo le parole di papa Francesco, noi bussiamo alla porta della casa di Maria perché Ella ci mostri il Figlio. E al Figlio noi dobbiamo anche appellarci direttamente: dedichiamo un’ora alla settimana all’Adorazione eucaristica, chiediamo che i parlamentari vengano illuminati e trovino la forza di opporsi a questo disegno diabolico. Coinvolgiamo anche conventi e monasteri che conosciamo – a cominciare da quelli di clausura – in questo movimento di preghiera per la difesa dell’Italia e del piano di Dio.
Preghiera e pressione sui parlamentari, preghiera e azione: in fondo sono i due pilastri che hanno guidato il movimento benedettino, che ha generato l’Europa. E oggi da lì dobbiamo ripartire se all’Europa vogliamo dare un futuro.

Nota di BastaBugie: invia anche tu una mail ai parlamentari eletti nel tuo collegio di questo tipo (personalizzandoli sono più efficaci):
Illustre On … / Sen …, di fronte alla prossima probabile approvazione della proposta di legge sulla c.d. omofobia, sono rimasto molto deluso nel registrare la sua assenza dal dibattito. Devo dedurne che ella approverà senza riserve un testo così profondamente liberticida e ostile ai diritti fondamentali riconosciuti anche dalla Costituzione? Se così avvenisse, avrei difficoltà a prendere in considerazione per il futuro l’idea di votare lei o il suo partito. Spero che il silenzio sia dipeso solo da cause di forza maggiore, e attendo diversa determinazione su una questione così importante per la possibilità di esprimere le proprie opinioni. Con rispetto  … firma …
L'indirizzo a cui inviare la mail è per la camera: cognome_inizialedelnome@camera.it (per esempio Ignazio Abrignani è abrignani_i@camera.it); per il senato: nome.cognome@senato.it
Per dubbi si possono consultare i siti www.camera.it e www.senato.it

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/07/2013

5 - IL MONDO CATTOLICO SI E' ANNACQUATO
Dall'entusiasmo del Family Day del 2007 che bloccò i Dico, alla tiepidezza del 2013 con matrimonio gay e reato di omofobia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/07/2013

L'atteggiamento del cosiddetto mondo cattolico verso la legge sull'omofobia in questo anno 2013 va adeguatamente esaminato. Non c'è dubbio, per esempio, che in soli sei anni dal Family Day molto sia cambiato. Si ha l'impressione di essere in una nuova epoca. Allora un milione di persone si erano date appuntamento in piazza San Giovanni a Roma. I vescovi italiani avevano pubblicato una Nota molto precisa, richiamando i motivi di verità per cui la coppia di fatto - allora, ricordiamolo, si lottava contro la legge sui DICO, ossia appunto il riconoscimento delle coppie di fatto – non poteva meritare un riconoscimento pubblico. Con ciò avevano tagliato fuori i cattolici che nel centro sinistra già avevano aperto a questa possibilità, impostando così una questione di fondo: la fede cristiana difende il creato – in questo caso il matrimonio e la famiglia – anche in pubblico. Veniva così sconfitta la linea della laicità come indifferenza o astensione e chiarito il percorso da battere. Era la linea di Benedetto XVI e del cardinale Ruini.
Dopo sei anni, tutto ciò sembra appartenere al passato. Nonostante, si badi bene, la questione posta dalla legge sull'omofobia sia molto più grave di quella posta dai DICO nel 2007. Essa, infatti, ha alle spalle l'ampia diffusione dell'ideologia del gender, quindi ha un potere di dissoluzione nei confronti della famiglia naturale molto più radicale. Il testo originario della legge parlava esplicitamente di "identità di genere" (ora il riferimento è comunque implicito) e su questa base prevedeva delle pene contro atteggiamenti omofobi. In questi sei anni, inoltre, in molti Paesi europei sono già state approvate leggi totalmente improntate all'ideologia del genere ed anche leggi sull'omofobia che hanno dato luogo a forme di vessazione e violenta intolleranza contro chi esprime opinione contraria a difesa del matrimonio e della famiglia naturali. Ci si sarebbe dovuto aspettare, quindi, una mobilitazione massiccia ed organizzata, maggiore di quella del 2007.
Invece, tutti sono rimasti in silenzio, fino a quando La Nuova Bussola Quotidiana non ha lanciato l'appello in collaborazione con i Giuristi per la Vita. Anche dopo questo appello e l'arrivo di migliaia di firme, però, nessun segnale dal grande ed ufficiale associazionismo cattolico, dalle corazzate, diciamo così, della flotta cattolica. Anzi, sono cominciate le sottili distinzioni.
Molti hanno aperto alla possibilità di un certo riconoscimento delle coppie anche omosessuali, secondo il principio della "gradualità dei diritti". Altri hanno accettato la legge, chiedendo semplicemente che vi si aggiungesse il riconoscimento della libertà di espressione da parte di chi è contrario all'omosessualità e non per questo deve aver paura di dirlo in pubblico. Il quotidiano Avvenire non si è messo a capo di nessuna battaglia. I settimanali cattolici diocesani, in genere, non ne hanno parlato. Chi scrive queste righe ne dirige uno, che subito ha aderito alla raccolta di firme della Nuova BQ, ma la maggior parte non ha trattato l'argomento. Timidamente qualche parlamentare si è finalmente fatto sentire. Qualche vescovo coraggioso è intervenuto a titolo personale. Questo il tutto, a parte le eccezioni.
Faccio infine notare che la Chiesa italiana si sta preparando alla prossima Settimana sociale che sarà dedicata proprio alla famiglia. Ma sulla famiglia non è più in grado di fare battaglie unitarie.
Bisognerà capire i motivi di questo cambiamento di atteggiamento e soprattutto chiedersi se oggi i cattolici italiani siano ancora in grado di fare qualche battaglia culturale pubblica unitaria.
Espongo a questo proposito la mia povera idea.
Credo che ci sia una grande fetta del mondo cattolico italiano, la grandissima maggioranza, che di battaglie culturali pubbliche non ne farà mai. Crede, infatti, che non si debba avere dei nemici perché il mondo è buono e che fare battaglie "contro" impedisca di mettere in evidenza il positivo della fede cristiana e l'apprezzamento nei confronti del mondo. Secondo costoro una Chiesa che fa battaglie culturali è una Chiesa che "mostra i muscoli" e che condanna, mentre i cattolici dovrebbero solo accogliere, accompagnare, consolare, perdonare. Questa ampia fetta di mondo cattolico pensa che le leggi dello Stato siano laiche – espressione della bontà del mondo - e che su di esse la fede cristiana non debba dire nulla, ma lasciare la decisione alla coscienza personale; il contrario sarebbe integralismo e riedizione della vecchia cristianità. Anche questi cattolici, naturalmente, si indignano, ma si indignano solo di ciò di cui si indigna anche il mondo. Si indignano quindi soprattutto della Chiesa e dei suoi "ritardi" rispetto al mondo.
C'è però anche un mondo cattolico che ritiene di dover amare tutti, ma non tutto, perché Cristo non dà ragione a tutti. Il positivo della fede deve essere annunciato anche lottando contro il negativo che gli si contrappone. La lotta tra il bene e il male c'è ancora. Il mondo è buono in quanto frutto della Creazione, ma è anche cattivo in quanto spesso dominato dal peccato, comprese le strutture di peccato quali sono certe leggi. Non si può amare l'uomo senza lottare contro leggi disumane. L'ordine sociale ha a che fare direttamente con la ragione politica ma indirettamente anche con la religione. Una fede cattolica che rifiuta la propria responsabilità pubblica nega il significato pieno della creazione e della redenzione.
Non possiamo nasconderci che anche in occasione della mobilitazione contro la legge sull'omofobia, sono emerse in Italia due mondi cattolici che di fatto possono sembrare due Chiese diverse. Di questo nessuno può dirsi contento.

Nota di BastaBugie: ecco un nuovo video (mai pubblicato da noi) sulle manifestazioni che in Francia hanno visto scendere in piazza milioni di persone per protestare contro la legge sul "matrimonio" omosessuale e le adozioni ai gay

https://www.youtube.com/watch?v=afn89wXNqLQ

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/07/2013

6 - PERSEGUITATO IL PIU' FIORENTE ORDINE RELIGIOSO DEI NOSTRI TEMPI... CONTRADDICENDO BENEDETTO XVI
La Congregazione per i Religiosi ha esautorato i superiori dei Francescani dell'Immacolata (la cui unica ''colpa'' è l'applicazione del motu proprio sulla Messa in rito antico)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 30 luglio 2013

Il "caso" dei Francescani dell'Immacolata [...] si presenta come un episodio di gravità estrema, destinato ad avere all'interno della Chiesa conseguenze forse non previste da chi incautamente lo ha posto in atto.
La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata (conosciuta come Congregazione per i Religiosi), con un suo Decreto dell'11 luglio 2013, firmato dal cardinale prefetto João Braz de Aviz e dall'arcivescovo segretario José Rodriguez Carballo, ofm, ha esautorato i superiori dei Francescani dell'Immacolata, affidando il governo dell'Istituto ad un "commissario apostolico", il padre Fidenzio Volpi, cappuccino.
Per "blindare" il decreto, il card. João Braz de Aviz, si è munito di un'approvazione "ex auditu", di Papa Francesco, che toglie ai Frati ogni possibilità di appello alla Segnatura Apostolica. Le ragioni di questa condanna, che ha la sua origine in un esposto alla Congregazione per i Religiosi di un gruppo di frati dissidenti, restano misteriose. Dal decreto della Congregazione e dalla lettera inviata ai Francescani il 22 luglio dal nuovo Commissario, gli unici capi di accusa sembrano essere quelli di scarso «sentire cum Ecclesia» e di eccessivo attaccamento al Rito Romano antico.
In realtà ci troviamo di fronte ad una palese ingiustizia nei confronti dei Francescani dell'Immacolata. Questo istituto religioso, fondato dai padri Stefano Maria Manelli e Gabriele Maria Pellettieri, è uno dei più fiorenti che vanta la Chiesa, per il numero delle vocazioni, l'autenticità della vita spirituale, la fedeltà all'ortodossia e alle autorità romane. Nella situazione di anarchia liturgica, teologica e morale in cui oggi ci troviamo, i Francescani dell'Immacolata dovrebbero essere presi come un modello di vita religiosa. Il Papa si richiama spesso alla necessità di una vita religiosa più semplice e sobria.
I Francescani dell'Immacolata si distinguono proprio per l'austerità e la povertà evangelica con cui, fin dalla loro fondazione, vivono il loro carisma francescano. Accade invece che, in nome del Papa, la Congregazione dei religiosi azzeri il governo dell'Istituto, per trasmetterlo ad una minoranza di frati ribelli, di orientamento progressista, ai quali il neo-commissario si appoggerà per "normalizzare" l'Istituto, ovvero per condurlo al disastro a cui fino ad ora era sfuggito grazie alla sua fedeltà alle leggi ecclesiastiche e al Magistero.
Ma oggi il male viene premiato e il bene punito. Non sorprende che ad esercitare il pugno di ferro nei confronti dei Francescani dell'Immacolata sia quello stesso Cardinale che auspica comprensione e dialogo con le suore eretiche e scismatiche americane. Quelle religiose predicano e praticano le teorie del gender, e dunque si deve dialogare con esse. I Francescani dell'Immacolata predicano e praticano la castità e la penitenza e perciò con essi non c'è possibilità di comprensione. Questa è la triste conclusione a cui giunge inevitabilmente un osservatore spassionato.
Uno dei capi di imputazione è di essere troppo attaccati alla Messa tradizionale, ma l'accusa è pretestuosa, perché i Francescani dell'Immacolata sono, come si suol dire, "bi-ritualisti", ovvero celebrano la nuova Messa, e l'antica, come è loro concesso dalle leggi ecclesiastiche vigenti. Posti di fronte ad un ingiusto ordine, c'è da immaginare che alcuni di essi non rinunceranno a celebrare la Messa tradizionale, e faranno bene a resistere su questo punto, perché si tratterà di un gesto non di ribellione ma di obbedienza. Gli indulti e privilegi a favore della Messa tradizionale non sono stati abrogati e hanno una forza giuridica maggiore del decreto di una congregazione, e perfino delle intenzioni di un Papa, se non si esprimono in un chiaro atto giuridico.
Il cardinale Braz de Aviz sembra ignorare l'esistenza del motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, del suo decreto applicativo, l'Istruzione Universae Ecclesiae del 30 aprile 2011, e della commissione Ecclesia Dei, annessa alla Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui oggi la Congregazione per i Religiosi invade il campo.
Qual è l'intenzione della suprema autorità ecclesiastica? Sopprimere l'Ecclesia Dei e abrogare il motu proprio di Benedetto XVI? Lo si dica esplicitamente, perché possano esserne tratte le conseguenze. E se così non è, perché porre in atto un decreto inutilmente provocatorio nei confronti del mondo cattolico che si richiama alla Tradizione della Chiesa? Tale mondo è in fase di grande espansione, soprattutto tra i giovani, e questa è forse la ragione principale dell'ostilità di cui oggi è oggetto.
Infine, il Decreto costituisce un abuso di potere che riguarda non solo i Francescani dell'Immacolata e coloro che impropriamente sono definiti tradizionalisti, ma ogni cattolico. Esso rappresenta infatti un allarmante sintomo di quella perdita della certezza del diritto che sta avvenendo oggi all'interno della Chiesa. La Chiesa infatti è una società visibile, in cui vige il «potere del diritto e della legge» (Pio XII, Discorso Dans notre souhait del 15 luglio 1950). Il diritto è ciò che definisce il giusto e l'ingiusto e, come spiegano i canonisti, «la potestà nella Chiesa deve essere giusta, e ciò è richiesto dall'essere della stessa Chiesa, il quale determina gli scopi e i limiti dell'attività della Gerarchia. Non qualunque atto dei sacri Pastori, per il fatto di provenire da loro, è giusto» (Carlos J. Errazuriz, Il diritto e la giustizia nella Chiesa, Giuffré, Milano 2008, pp. 157) .
Quando la certezza del diritto viene meno, prevale l'arbitrio e la volontà del più forte. Accade spesso nella società, può accadere nella Chiesa, quando in essa la dimensione umana prevale su quella soprannaturale. Ma se non c'è certezza del diritto, non c'è regola di comportamento sicura. Tutto è lasciato all'arbitrio dell'individuo o di gruppi di potere, e alla forza con cui queste lobby sono capaci di imporre la propria volontà. La forza, separata dal diritto, diviene prepotenza e arroganza.
La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, è un'istituzione giuridica, basata su di una legge divina, di cui gli uomini di Chiesa sono i depositari, e non i creatori o i padroni. La Chiesa non è un "soviet", ma un edificio fondato da Gesù Cristo in cui il potere del Papa e dei vescovi va esercitato seguendo le leggi e le forme tradizionali, radicate tutte nella Rivelazione divina. Oggi si parla di una Chiesa più democratica e ugualitaria, ma il potere viene esercitato spesso in maniera personalistica, in spregio alle leggi e alle consuetudini millenarie. Quando esistono leggi universali della Chiesa, come la bolla di san Pio V Quo primum (1570) e il motu proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum, è necessario, per mutarle, un atto giuridico equivalente. Non si può ritenere revocata una legge precedente se non con un atto esplicitamente abrogativo di uguale portata.
Per difendere la giustizia e la verità all'interno della Chiesa, confidiamo nella voce dei giuristi, tra i quali sono alcuni eminenti cardinali, che hanno ordinato secondo il Rito "straordinario" i Frati Francescani dell'Immacolata e ne conoscono la vita esemplare e lo zelo apostolico. Ci appelliamo soprattutto a Papa Francesco, perché voglia ritirare le misure contro i Francescani dell'Immacolata e contro il loro uso legittimo del Rito Romano antico.
Qualunque decisione sia presa non possiamo nascondere il fatto che l'ora che vive oggi la Chiesa è drammatica. Nuove tempeste si addensano all'orizzonte e queste tempeste certamente non sono suscitate né dai Frati, né dalle Suore Francescane dell'Immacolata. L'amore alla Chiesa, cattolica apostolica e romana li ha sempre mossi e muove noi a prendere le loro difese. La Madonna, Virgo Fidelis, suggerirà alle coscienze di ognuno, in questi difficili frangenti la giusta strada da seguire.

Nota di BastaBugie: appare clamoroso che il motu proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI continui a essere presente nel sito ufficiale della Santa Sede solamente in due lingue e tra le meno conosciute: la latina e l'ungherese. Gli altri documenti sono tradotti in francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo, tedesco, ecc.
Aggiornamento del 06/08/2013: a seguito della nostra segnalazione il sito vatican.va ha aggiunto (al latino e all'ungherese) la traduzione nelle seguenti lingue: italiano, francese, inglese, portoghese, spagnolo, tedesco. Ecco il link alla traduzione italiana finalmente disponibile sul sito della Santa Sede
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/motu_proprio/documents/hf_ben-xvi_motu-proprio_20070707_summorum-pontificum_it.html

Fonte: Corrispondenza Romana, 30 luglio 2013

7 - PAPA FRANCESCO PREFERISCE I VESCOVI CHE BALLANO O I FRATI CHE PREGANO?
Dopo la grottesca esibizione dei vescovi che ballano alla GMG, si distruggono i Francescani dell'Immacolata che portano il saio, fanno digiuni, celebrano la Messa (sia in italiano che in latino), praticano e insegnano la morale della Chiesa, venerano Maria, sono fedeli al Papa... (VIDEO: la comunione sulla lingua)
Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte: Corrispondenza Romana, 30 luglio 2013

Come accade spesso nelle tragedie, sono i particolari a dare l'idea della loro enormità, e il caso del commissariamento dei Francescani dell'Immacolata non fa eccezione.
Il dettaglio è lì, verso il fondo del decreto della Commissione per gli Istituti di Vita Consacrata firmato dal segretario, il francescano Josè Rodriguez Carballo. Vi si dice: «Infine, spetterà ai Frati Francescani dell'Immacolata il rimborso delle spese sostenute da detto Commissario e dai collaboratori da lui eventualmente nominati, sia l'onorario per il loro servizio». Proprio così, con uno sfregio che evoca l'uso dei regimi totalitari di addebitare ai familiari dei condannati il costo delle pallottole usate per l'esecuzione. L'immagine potrà anche apparire forte, ma è la portata clamorosa dell'evento a suggerirla.
In una sola mossa, non vengono esautorati solo il fondatore di un ordine fiorente e i vertici che lo assistono, ma anche il Motu proprio di Benedetto XVI che liberalizza la celebrazione della Messa in rito gregoriano, il Pontefice che lo ha emanato e, in definitiva, la Messa stessa. Perché, dopo il dettaglio delle spese a carico della vittima di un provvedimento iniquo, arriva l'affondo finale: «il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l'uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta».
Essendo l'unico ordine esplicito contenuto nel documento, è dunque evidente che questo è il problema: la Messa in rito antico. E a cosa conduca il terribile vizio di celebrare tale rito lo spiega il commissario, padre Fidenzio Volpi, nella sua lettera di presentazione composta dal mite saluto «Pace e Bene!», da una chilometrica citazione dell'attuale Pontefice e da una sintetica chiusa che esordisce con un minaccioso «Credo di non dover aggiungere nulla a un pensiero così chiaro e così pressante di Papa Francesco».
Secondo padre Volpi, il terribile vizio del rito antico porterebbe al reato di lesa «ecclesialità»: un concetto che vuol dire tutto e niente. Forse, per comprendere che cosa contenga questo termine, bisogna por mente a che cosa è avvenuto a Rio de Janeiro durante la Giornata mondiale delle gioventù, proprio mentre i Francescani dell'Immacolata venivano commissariati. Basti pensare, per fare un solo esempio di quella che i media hanno battezzato «la Woodstock della Chiesa», alla grottesca esibizione dei vescovi che ballano il Flashmob guidati da un Fiorello di quart'ordine: uno spettacolo che neanche il Lino Banfi e il Bombolo dei tempi d'oro avrebbero saputo mettere in scena.
Se questa è «ecclesialità», si comprende perché i Francescani dell'Immacolata la violino costantemente: portano il saio, fanno digiuni e penitenza, pregano, celebrano la Messa, praticano e insegnano una morale rigorosa, vanno in missione a portare Cristo prima dell'aspirina, non combattono l'Aids con i preservativi, hanno una dottrina mariana che poco piace ai fratelli separati di ogni ordine e grado. E poi sono poveri e umili con i fatti invece che con le parole. Stante tutto ciò, la risolutezza disciplinare nei confronti di questo istituto lascia attoniti solo fino a un certo punto. Certo, stupisce una simile durezza nel contesto della Chiesa contemporanea.
Una Chiesa nella quale, una volta squillata la campanella dell'intervallo, è iniziata una ricreazione alla quale nessuno ha potuto o voluto mettere fine. Nelle diocesi e nelle congregazioni religiose sparse per il mondo accade di tutto: si insegnano dottrine non cattoliche, si esalta la teologia della liberazione, si sconvolgono le discipline e le regole di ordini millenari, si contesta l'autorità della Chiesa.
Ci sono intere "chiese nazionali" che firmano in massa appelli per l'abolizione del celibato, o per il sacerdozio femminile, chiese nelle quali il concubinato abituale dei parroci è diventato un fatto normale e tollerato dalla gerarchie. Una Chiesa nella quale solo i più sprovveduti possono esaltarsi per i tre milioni di partecipanti alla Giornata mondiale della gioventù, mentre in realtà la nave di Pietro procede nel mare in tempesta senza una meta precisa. E, come se non bastasse, sulla nave scarseggia l'equipaggio. Mentre la Congregazione per gli Istituti religiosi usa questi metodi con i Francescani dell'Immacolata che hanno vocazioni copiose in tutti i continenti, in gran parte delle altre famiglie religiose si consuma una spaventosa crisi. Mentre a Roma si affannano a impedire a dei frati francescani di celebrare la Messa che ha fatto secoli di santi e di santità, carmelitani e domenicani, cistercensi e certosini entrano di diritto a far parte delle specie protette dal Wwf.
Ma, in questo panorama, per la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, il problema sono i Francescani dell'Immacolata che celebrano nelle due forme consentite dal Motu Proprio Summorum Pontificum. Con il risultato che il divieto di celebrare il rito antico stabilisce una disciplina sulla Messa che scavalca quanto contenuto nel documento di Benedetto XVI. Evidentemente, il provvedimento è da inserire in un'azione anti-Messa antica a più ampio spettro contenuta nel brumoso concetto di «ecclesialità». Un disegno che non è disposto a riconoscere alla Messa in rito gregoriano la capacità di produrre nemmeno i frutti spirituali che l'estemporaneo magistero di Papa Francesco ha riconosciuto al ramadan musulmano.
Eppure, il campo liturgico è quello nel quale il laissez faire di Roma ha raggiunto le vette più vertiginose del tragicomico: preti che ballano e cantano i pezzi dei Ricchi e Poveri mentre celebrano un matrimonio, vescovi che in mondovisione si dimenano come in un villaggio Alpitour, prelati che celebrano il novus ordo facendo elevare pissidi e sacre specie a imbarazzate ragazze Gmg in pantaloncini corti, preti che accompagnano la consacrazione con meravigliose bolle di sapone... E il problema su cui scaricare la ferula disciplinare sarebbero i Francescani dell'Immacolata che celebrano la Messa antica. Bisogna riconoscere che, purtroppo, c'è della logica in tutto questo.
Per concludere, ci sono le modalità processuali dell'inchiesta che lasciano perplessi. Roma è stata chiamata a intervenire da un gruppo di religiosi dissidenti dei Francescani dell'Immacolata. Gli accusati però non hanno potuto visionare le carte che contesterebbero loro di aver imboccato una deriva preconciliare. Quindi non hanno goduto di quell'elementare diritto di difesa che consiste nel conoscere in modo dettagliato gli addebiti e il capo di accusa. Inoltre, la Congregazione vaticana vuole impedire ai Francescani di porre ricorso, opponendo la diretta volontà del Papa come base del provvedimento. Insomma, sul piano formale la Chiesa della misericordia del postconcilio, quando vuole, sa rispolverare metodi da santa inquisizione.
Bisogna credere e sperare che i Francescani dell'Immacolata faranno appello in sede canonica e difenderanno con fermezza il loro buon diritto di sacerdoti della Chiesa cattolica di celebrare la Messa anche nel rito antico. Perché, se mai questi ottimi frati dovessero accettare il diktat, presto seguirebbero altre, più dure repressioni verso coloro che nel mondo celebrano e seguono la Messa di sempre. L'esercizio iniquo del potere fonda la sua forza sul silenzio delle vittime e pretende, anzi, il loro consenso. Ma la storia insegna che hanno avuto la meglio coloro che davanti all'ingiustizia non hanno taciuto, perché impugnare legittimamente un atto iniquo significa scuotere fin nelle fondamenta il potere che lo ha posto in essere. È venuto il tempo di parlare.

Nota di BastaBugie: vi invitiamo a guardare il video "Gesù sul pavimento" per capire l'importanza della comunione sulla lingua e non sulla mano (la bambina recita la preghiera insegnata dall'angelo ai pastorelli di Fatima: "Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano. Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti dei Suo Cuore Santissimo e dei Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori")

http://www.youtube.com/watch?v=PFNeXzBbEeE


LA COMUNIONE RICEVUTA SULLA LINGUA E IN GINOCCHIO
Dal 2008 Benedetto XVI ha ripreso l'antichissima tradizione per evitare al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici e favorire la crescita della devozione dei fedeli verso la presenza reale di Cristo nel sacramento
Leggi la nota dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2005

Fonte: Corrispondenza Romana, 30 luglio 2013

8 - NOTA SEMI-UFFICIALE DEI FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA
Accettiamo e obbediamo alle disposizioni S. Sede: chi userà questa vicenda per andare contro il Papa o la Gerarchia Cattolica, andrà contro lo spirito del nostro istituto
Autore: P. Rosario M. Sammarco - Fonte: Profilo Facebook FI, 29 luglio 2013

Poiché da qualche ora è rimbalzata su diverse testate la notizia dell'ordine impartitoci dalla S. Sede di non celebrare la Messa Tridentina ritengo utile fare alcune precisazioni, che non hanno carattere "ufficiale" in quanto, pur potendo operare di mia responsabilità a causa dell'incarico che ho, non ho ancora sentito i Superiori. Agisco, tuttavia, potendo dire cosa sta succedendo e cosa i Superiori pensano, per cui non temo smentite. Mi rendo conto che forse queste precisazioni non soddisferanno tanti, ma è opportuno farle e a chi non dovesse essere contento chiedo la carità di un pudico rispetto verso il nostro Istituto Religioso. La notizia in questione si trova sul Blog Messa in Latino e sul Blog "Settimo Cielo" di Sandro Magister, ed è autentica per quanto non sia stata riportata in modo corretto. Non è stata ancora pubblicata sul sito dell'Istituto in quanto si attendono istruzioni nel merito, anche perché è una faccenda che riguarda l'Istituto Religioso come tale. Messa in Latino della notizia ha pubblicato solo la parte che più interessava e che ha delle conseguenze esterne immediate: la sospensione della Messa Tridentina. Magister arriva a citare il decreto (non si sa come avuto) e fa delle sue considerazioni, peraltro senza avere una conoscenza esatta della questione.
Il dato di fatto è questo: il 12 luglio la Congregazione per i Religiosi e gli Istituti di Vita Consacrata ha emanato un decreto nel quale, tra le altre cose stabilisce la rimozione del Consiglio Generale dei Frati Francescani dell'Immacolata (a partire dal Ministro Generale, P. Stefano M. Manelli) e ordina a tutti i sacerdoti Francescani dell'Immacolata la sospensione della celebrazione della Messa Tridentina e del Breviario Tridentino, lasciando tuttavia ai singoli sacerdoti e alle singole comunità la facoltà di chiedere al nuovo Commissario di poter nuovamente tornare a celebrare tanto l'una che l'altro e al medesimo Commissario quella di approvare o negare tale permesso caso per caso. Per evitare spiacevoli situazioni dovute ad impegni già presi, oralmente il Commissario incaricato, il Padre Fidenzio Volpi, OFM Cap, ha concesso a voce la facoltà di fare queste celebrazioni, dove necessario, fino al 12 agosto.
L'intervento del S. Padre e della Congregazione si è reso necessario dopo aver ricevuto notizie di problemi suscitati nell'Istituto in materia liturgica.
Alla luce di questo, mi sembra pertanto poco fondata la preoccupazione espressa da Sandro Magister che tale divieto possa essere esteso prima o poi anche a tutti i sacerdoti, in contrasto con il Motu Proprio Summorum Pontificum, e che lo stesso S. Padre abbia agito, di fatto, contro quello che sarebbe stato l'atteggiamento di Benedetto XVI.
Il dato di fatto è che il S. Padre si è trovato con un rapporto davanti, e dopo averlo studiato ha messo in atto quelle misure che a suo prudente giudizio erano atte a tutelare tanto l'Istituto, quanto il suo ruolo nella Chiesa.
Circa i contenuti di quel rapporto, il numero dei frati coinvolti, e tante altre faccende a riguardo non è possibile né al sottoscritto, né ad alcun altro, fare valutazioni.
Le indagini e il tempo diranno la loro sulla responsabilità di ciascuno.
L'Istituto come tale accetta le disposizioni della S. Sede e obbedisce.
E proprio perché obbedisce, rifiuta con forza qualunque tentativo, da qualsivoglia parte provenga, di strumentalizzare questa vicenda a danno della persona e dell'autorità del Romano Pontefice felicemente regnante.
Chi volesse utilizzare questa situazione interna nostra per andare contro il Papa o giustificare sue prese di posizione contro il Papa e la Gerarchia Cattolica, qualunque cosa possa dire, va contro lo spirito dei Fondatori dell'Istituto e contro l'Istituto stesso.

Nota di BastaBugie: questa nota è stata pubblicata con il titolo "Piccola nota semi-ufficiale a proposito del divieto fattoci di celebrare la Messa Tridentina" dall'amministratore del Profilo Facebook dei Francescani dell'Immacolata e responsabile del portale www.immacolata.com

Fonte: Profilo Facebook FI, 29 luglio 2013

9 - KYENGE DOVREBBE RINGRAZIARE DI ESSERE IN ITALIA
Il ministro dell’integrazione è preoccupata per le figlie, ma forse dimentica che nella ''sua'' Repubblica Democratica del Congo le donne sono spesso vittime di stupro, violenze e costrizioni
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-07-2013

Il ministro dell'integrazione Cecile Kyenge ha spiegato, nel corso di una intervista rilasciata il 28 luglio al quotidiano La Repubblica, di essere serena malgrado gli insulti di cui è stata fatta oggetto – ultimo, il lancio di alcune banane alla festa del Pd a Cervia, durante un dibattito – ma di essere adesso in pensiero per la sicurezza delle sue due figlie, Maisha (un bellissimo nome swahili, vuol dire 'vita') e Giulia. Si può ben capire la sua apprensione di madre, tanto più che ora l'incarico di ministro la tiene lontana da loro.
Madre di due figlie ora ventenni, si legge sulle biografie pubblicate dopo la sua nomina a ministro. Si legge anche che è nata nel Katanga, provincia sud orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), nel 1964, vale a dire un anno dopo il fallimento del tentativo di secessione di quella regione, proclamata indipendente nel 1960 e devastata per i tre anni successivi da una sanguinosa guerra civile. La piccola Cecile è poi cresciuta mentre il suo paese così ricco di risorse naturali affondava nella miseria durante la trentennale dittatura di Sese Seko Mobutu.
Se n'era già andata quando, nel 1997, Laurent Désiré Kabila ha sfidato e vinto Mobutu con un esercito di bambini soldato e quando nel 2001 il nuovo leader è stato vittima di un attentato e il figlio Joseph gli è succeduto. Tra il 1996 e il 2004 la lotta per il potere, contro Mobutu prima e contro la "dinastia" Kabila poi, ha scatenato due cruente guerre. Si calcola che abbiano provocato non meno di sei milioni di morti tra i civili, uccisi durante i combattimenti e soprattutto morti di stenti, fame e malattie. Di famiglia benestante – suo padre era un funzionario statale – e pur non avendo forse patito di persona le conseguenze più atroci della guerra, il ministro Kyenge deve conservare ricordi terribili dei primi 20 anni della sua vita, fino alla partenza alla volta dell'Italia nel 1983, munita di una borsa di studio ottenuta grazie all'intervento di un vescovo cattolico.
Ancora adesso in RDC le emergenze umanitarie si susseguono, l'immenso est non conosce pace, si moltiplicano sfollati e profughi che cercano scampo agli abusi dei combattenti dei movimenti armati, dei militari governativi e persino dei caschi blu delle Nazioni Unite che li dovrebbero proteggere. Per donne e bambine, inoltre, si aggiunge la violenza degli stupri sistematicamente inflitti. La Nuova Bussola Quotidiana il 31 gennaio scorso ha pubblicato l'appello di padre Locati che in RDC assiste centinaia di donne violentate e ha denunciato l' "olocausto al femminile", "un vero disastro umanitario" che si compie nell'indifferenza delle autorità congolesi e della popolazione stessa. Molti conosceranno, e chissà quanti hanno aiutato, il medico italiano Chiara Castellani che a sua volta denuncia ormai da decenni lo stato di abbandono in cui versa la popolazione, in balia di una classe politica corrotta e irresponsabile: specializzata in ostetricia e ginecologia, Chiara dedica la vita ai pazienti dell'ospedale di Kimbau, dove è arrivata negli anni 90, unico medico per circa 100.000 abitanti.
L'Indice dello sviluppo umano, redatto ogni anno dall'Undp, l'agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo, nel 2013 assegna all'RDC l'ultimo posto su 186 stati considerati. Per capire meglio, ecco un confronto con l'Italia: in RDC la speranza di vita alla nascita è di 48,7 anni, in Italia è di 82 anni, il tasso di mortalità tra i bambini sotto i cinque anni è 170 su mille in RDC (in Katanga sale a 184) e 4 su mille in Italia, quello di mortalità materna (calcolato su 100.000 bambini nati vivi) è 540 in RDC e 4 in Italia, la scolarizzazione tra gli adulti è rispettivamente del 66,8% e 98,9%; per finire, in RDC il prodotto interno lordo procapite è di 319 dollari e l'87,7% della popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno ovvero sotto la soglia di povertà (entrambi i valori calcolati a parità di potere d'acquisto), in Italia il PIL procapite è di 26.158 dollari e la percentuale di chi vive con meno di 1,25 dollari al giorno è inferiore a 1.
Chissà quante volte, allora, guardando le proprie figlie, il ministro Kyenge avrà ringraziato Dio per averle fatte nascere in Italia ed essere italiane, al sicuro, mille volte riconoscente a chi le ha consentito di lasciare il suo travagliato paese e scampare con le sue figlie alle sofferenze che affliggono i suoi ex connazionali: quelle causate da guerre, malgoverno, corruzione e tribalismo, ma anche quelle inflitte da istituzioni tuttora in vigore e sostanzialmente ammesse, concepite per negare libertà personali e diritti fondamentali soprattutto alle donne. La stessa poligamia che il ministro a quanto pare apprezza non avrà pesato su di lei figlia di un uomo ricco e potente, in grado di provvedere a tutti i suoi figli, ma difficilmente sarà stata vissuta in tutta serenità dalle mogli: sono ben note le preoccupazioni, le ansie e i problemi di carattere pratico che questa istituzione provoca nelle co-mogli, soprattutto se maritate come spesso succede quasi bambine. Si può solo immaginare il suo sollievo nel sapere che alle sue figlie sono risparmiati matrimoni imposti, prezzo della sposa, levirato, libere di disporre di se stesse e di decidere da sé come ancora poche donne africane possono fare: fortunata lei stessa che, per essere libera, non ha dovuto affrontare la lotta che tante donne africane devono combattere, raccontata in tutta la sua drammaticità da Ayan Hirsi Ali, tra le altre, e da Waris Dirie nelle loro splendide autobiografie.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-07-2013

10 - OMELIA XVIII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 12,13-21)
Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 04/08/2013)

Tutti gli uomini vogliono arricchire, ma pochi sono quelli che desiderano accumulare i veri tesori, non quelli che sono destinati a passare, ma quelli che rimarranno per sempre, per la Vita eterna. Nella lettura del Vangelo abbiamo ascoltato la parabola dell'uomo ricco che aveva avuto un raccolto abbondante. Egli pensava di demolire i vecchi magazzini e di costruirne di più grandi, per accumulare sempre di più e godersi la vita. Ma non pensava a una cosa, la cosa più importante: i nostri giorni sono contati e, quando meno ce lo aspettiamo, dobbiamo presentarci al Giudice divino per ricevere la giusta ricompensa per il bene o il male che abbiamo fatto e anche per tutto quel bene che abbiamo trascurato di compiere. L'uomo ricco della parabola non pensava minimamente a tutto questo e andava spensierato incontro alla sua perdizione.
Gesù ci dice che «così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio» (Lc 12, 21). Questa parabola sembra proprio una fotografia della nostra società, così dimentica dei beni soprannaturali e perduta dietro la materia. Gesù ci insegna a non farci dominare dalla cupidigia, ovvero dalla ricerca smodata dei beni materiali: un uomo non vale per quello che ha, ma per quello che è. Così il Signore afferma: «Fate attenzione e tenetevi lontano da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (Lc 12, 15).
Dobbiamo dunque arricchire «presso Dio», dobbiamo dunque accumulare meriti per la vita eterna. Pensiamo ad un uomo ricco che giace infermo e che sta per lasciare questa vita: che ne è di tutte le sue ricchezze? Saranno molto probabilmente causa di liti tra i suoi eredi! Proprio come il Vangelo di oggi: un uomo andò da Gesù e disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità» (Lc 12, 13). Gesù si rifiutò di intervenire in quella lite familiare, non certo per disprezzo della giustizia umana, ma perché evidentemente vedeva che quei fratelli erano attaccati ai beni materiali e non si davano cura di arricchire presso Dio.
Ben a ragione, San Paolo, nella seconda lettura di oggi, ci esorta in questo modo: «Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio, rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2). Questi sono i beni che valgono davvero; tutto il resto, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, «è vanità» (Qo 1, 2).
Nel Salmo responsoriale abbiamo inoltre pregato: «Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio» (Sal 89). La vera saggezza viene proprio da questa riflessione, dal pensare che qui siamo solo di passaggio e che un giorno ci presenteremo a Gesù per essere giudicati. In questo viaggio, da questa all'altra vita, ci accompagneranno solo le preghiere e le buone opere da noi compiute. Sforziamoci dunque di accumulare questi tesori e di essere ricchi della vera ricchezza.
Si racconta che san Francesco d'Assisi era così staccato dai beni materiali al punto che bramava la povertà più di quanto un ricco poteva desiderare i tesori di questo mondo. La sua vita fu una continua ricerca dei beni di lassù, e quando ormai stava per morire, ai confratelli che erano radunati attorno a lui, disse: «Fratelli, iniziamo a far del bene, perché finora non abbiamo fatto nulla». Alla luce dell'eternità, nella quale stava ormai entrando, san Francesco, in quel momento, si rendeva sempre più conto che l'unica nostra vera ricchezza è il bene che riusciamo a compiere.
Sforziamoci di arricchire anche noi «presso Dio»!

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 04/08/2013)

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