BastaBugie n�309 del 09 agosto 2013

Stampa ArticoloStampa


1 ANIMALISTI IN FESTA PER LE NORME ANTIVIVISEZIONE: ADDIO SPERIMENTAZIONE CONTRO I TUMORI
Le restrizioni alla sperimentazione sugli animali approvate dalla Camera si ritorceranno contro gli uomini (come fece Hitler)
Fonte: Tempi
2 TRAPPOLA OMOFOBIA: LA TENTAZIONE DEL COMPROMESSO
Non bastano gli emendamenti: questa legge minaccia la libertà e quindi va rifiutata totalmente (VIDEO: Manif Pour Tous Italia)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 PAPA FRANCESCO, OMOSESSUALITA' E OMOFOBIA
Sono contradditori quei cattolici che condividono la premessa dell'attivismo gay, ma non ne accettano le conseguenze
Autore: Roberto Marchesini e Marco Invernizzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 L'OMOSESSUALITA' FA SCHIFO ANCHE AI DEMONI
Santa Caterina da Siena condannò con vigore l'omosessualità
Autore: Don Marcello Stanzione - Fonte: Milizia di San Michele Arcangelo
5 IMPERDIBILE: LA BATTAGLIA CONTRO LA REALTA'
Commento al video che ridicolizza chi vuol dare i figli ai gay
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
6 LA RIVOLUZIONE ANTICRISTIANA IN ATTO NEL MONDO
La libertà dei cristiani si restringe: 1700 anni dopo la svolta costantiniana, ci troviamo a lottare per difendere lo spazio sociale del Cristianesimo (unica alternativa: l'insignificanza)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici Cristiane
7 SAVIANO BACCHETTA IL PAPA: LIBERALIZZIAMO LE DROGHE
Il famoso autore di Gomorra la vede come unica soluzione per togliere potere alla mafia: ma Borsellino non sarebbe d'accordo
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
8 BONINO: IL DISASTRO DELLA POLITICA ESTERA ITALIANA
Tutti gli errori del ministro degli esteri che è stata votata da meno dello 0,2% degli italiani
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA XIX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 12,32-48)
Anche voi tenetevi pronti
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ANIMALISTI IN FESTA PER LE NORME ANTIVIVISEZIONE: ADDIO SPERIMENTAZIONE CONTRO I TUMORI
Le restrizioni alla sperimentazione sugli animali approvate dalla Camera si ritorceranno contro gli uomini (come fece Hitler)
Fonte Tempi, 01/08/2013

"Un danno alla ricerca italiana". Così Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, definisce al Corriere della Sera l'approvazione da parte della Camera della legge di delegazione europea che contiene anche l'articolo sul benessere animale, il numero 13, che vieta "l'allevamento di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione".

ADDIO STUDI SU DROGHE
Le tante regole contenute nella legge, "coronamento della battaglia degli attivisti" per la Lega antivivisezione, arrecheranno invece un grave danno a ricerche molto importanti per la salute dell'uomo. "Non potremo più sperimentare tumori sui topi – continua Garattini – trasferire elementi di maiale, non potremo più condurre studi sulle droghe e saremo impediti anche nell'uso o meno dell'anestesia: una vera stupidaggine".

ENNESIMO COLPO ALLA RICERCA
Camera e Senato hanno addirittura reso più restrittive le norme decise in sede europea, così da rendere l'Italia non più competitiva sul piano della ricerca: "Il provvedimento ci mette in condizioni estremamente negative nei confronti degli altri paesi - conclude Garattini - proprio sul piano della ricerca. Non potremo competere su questo fronte con altri progetti europei, dal momento che le condizioni sono diverse. È un ennesimo colpo alla ricerca italiana".

Nota di BastaBugie: una delle prime leggi approvate da Hitler fu l'abolizione della vivisezione sugli animali! Si sa poi come è andata a finire...
Per approfondire, si può leggere la seguente lettera alla redazione
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1932

Fonte: Tempi, 01/08/2013

2 - TRAPPOLA OMOFOBIA: LA TENTAZIONE DEL COMPROMESSO
Non bastano gli emendamenti: questa legge minaccia la libertà e quindi va rifiutata totalmente (VIDEO: Manif Pour Tous Italia)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/08/2013

Il disegno di legge sull'omofobia andrà in aula lunedì prossimo 5 agosto, ma con tutta probabilità – dati i tempi ristretti e i numerosi provvedimenti da votare prima delle ferie estive – il voto slitterà a settembre. E questa è una buona notizia, perché avremo sicuramente più tempo per far conoscere e spiegare la pericolosità di questo provvedimento che, se approvato, costituirebbe una grave violazione delle libertà personali. Senza dimenticare che, non fosse stato per quei pochissimi deputati che hanno combattuto in Commissione Giustizia e per noi, che insieme ad altri siti e associazioni, abbiamo sollevato il caso e mosso una parte di opinione pubblica, la legge sarebbe già passata alla Camera nell'indifferenza di tutti.
Ma nel frattempo s'avanza un pericolo che rischia di vanificare gli sforzi fatti finora, un pericolo che come sempre arriva dal campo "cattolico". Ed è quella cultura del compromesso che nella fattispecie sta prendendo la forma di un doppio emendamento: da una parte si inserirebbe una clausola di salvaguardia per la libertà di espressione, in cambio si concederebbe l'introduzione dell'aggravante della pena per reati penali commessi sulla base di "discriminazione, odio o violenza" per motivi di omofobia o transfobia. Tra l'altro Ivan Scalfarotto, del Pd, primo firmatario della proposta di legge, ha già annunciato che in aula ripresenterà l'emendamento per l'introduzione dell'aggravante e in questo caso troverà il sostegno dei famosi cattolici del Pd e di Scelta Civica.
Protagonisti di questa bella trovata sono infatti alcuni deputati di Scelta Civica, che hanno trovato immediata sponda nel quotidiano della Conferenza episcopale, come dimostra da ultimo l'intervista dell'1 agosto al sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, che considera positiva una legge sull'omofobia a patto di salvaguardare la libertà d'espressione. Non a caso potremmo dire, cavalca il compromesso chi non ha fatto alcuna battaglia fin dall'inizio e quindi probabilmente non si rende bene conto di quanto c'è in gioco.
Nella sostanza infatti, l'intenzione risulta impraticabile. Sui motivi per cui questa proposta di legge va rifiutata ci siamo già espressi più volte, qui aggiungiamo che l'aggiunta di questi due emendamenti non bilancia alcunché: da una parte si introduce infatti un'aggravante certa mentre dall'altra si introdurrebbe una clausola di salvaguardia che sarebbe a totale discrezione del giudice. La legge proposta infatti colpisce il reato di opinione, per cui introdurre una postilla in cui si afferma che, ad esempio, i preti possono anche dire di essere contrari al matrimonio gay, è di una debolezza estrema. Oltre al fatto che – come ha messo in rilievo da queste colonne il prof. Mauro Ronco – definire un ambito ristretto di esercizio della libertà d'espressione non farà altro che rendere più dura la repressione di ogni altra opinione.
Ma c'è un'altra questione che alla luce del Magistero dovrebbe essere chiara e che quindi boccia in partenza questo approccio: in nessun caso l'omofobia può essere accostata alla razza e all'etnia, che costituiscono la ragione della Legge Mancino-Reale di cui la proposta in discussione è un emendamento. E ce lo ha ricordato l'eccellente articolo di Tommaso Scandroglio, che ha ripercorso tutti i testi del Magistero in materia. Il documento del 1992 della Congregazione per la Dottrina della Fede su "Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali" spiega infatti che "la «tendenza sessuale» non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all'origine etnica, ecc. rispetto alla non-discriminazione. Diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo (cf. Lettera, n. 3) e richiama una preoccupazione morale". In altre parole: razza ed etnia sono condizioni naturali, l'omosessualità no.
Avallare perciò una legge che abbini l'omosessualità alla razza è contrario alla verità. Ma è proprio questo l'obiettivo del movimento gay: usare anche della legge per affermare la naturalità dell'essere omosessuale. Ancora il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede: : "Includere la «tendenza omosessuale» fra le considerazioni sulla base delle quali è illegale discriminare può facilmente portare a ritenere l'omosessualità quale fonte positiva di diritti umani, ad esempio, in riferimento alla cosiddetta «affirmative action» o trattamento preferenziale nelle pratiche di assunzione. Ciò è tanto più deleterio dal momento che non vi è un diritto all'omosessualità (cf n. 10) che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali. Il passaggio dal riconoscimento dell'omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell'omosessualità. L'omosessualità di una persona sarebbe invocata in opposizione a un'asserita discriminazione e così l'esercizio dei diritti sarebbe difeso precisamente attraverso l'affermazione della condizione omosessuale invece che nei termini di una violazione di diritti umani fondamentali".
Chi cerca un compromesso su questa posizione dunque va contro il Magistero, anche se avesse il sostegno di alcuni vescovi. Non solo: politicamente si manda all'aria il lavoro di quei pochissimi parlamentari di Pdl e Lega che invece stanno cercando di impedire l'estensione della Legge Mancino-Reale ai reati di omofobia e che, se supportati, possono avere ancora qualche possibilità di successo. Lo dimostra quanto è accaduto nei giorni scorsi in Commissione Affari Sociali della Camera, dove è passato il nulla osta al disegno di legge sull'omofobia con il voto contrario del Pdl, ma grazie all'astensione di Scelta Civica (Binetti e Gigli). Gli effetti deleteri di questa cultura del compromesso si estendono poi anche ad altri provvedimenti e ne è un esempio quanto è accaduto il 30 luglio nel voto sull'ordine del giorno presentato dalla Lega Nord in materia di "agevolazioni fiscali per l'acquisto di mobili finalizzati all'arredo di immobili che sono oggetto di ristrutturazione". Data la scarsità di fondi a disposizione, nell'ordine del giorno la Lega intendeva impegnare il governo a dare la precedenza alle coppie regolarmente unite in matrimonio. Contro l'ordine del giorno si sono schierati coloro che non vogliono discriminare le coppie di fatto. Ebbene, l'on. Binetti ha votato contro e l'on. Gigli si è astenuto. L'ordine del giorno ovviamente è stato bocciato in nome della non discriminazione.
Un ultimo punto è bene ricordare: ancora il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, come citava Scandroglio, raccomanda un atteggiamento chiaro da parte delle singole Conferenze episcopali: "Laddove una questione di bene comune è in gioco, non è opportuno che le Autorità ecclesiali sostengano o rimangano neutrali davanti a una legislazione negativa anche se concede delle eccezioni alle organizzazioni e alle istituzioni della Chiesa".
Sulla proposta Scalfarotto dunque, non ci sono spazi per compromessi, non basta ottenere un'eccezione per le organizzazioni ecclesiali: c'è il rischio di una legge che minaccia la libertà di tutti e quindi va rifiutata con chiarezza nella sua totalità.

Nota di BastaBugie: lunedì 5 agosto il dibattito alla Camera sulla legge che istituisce il reato di omofobia ha visto una trentina di deputati prendere la parola e soltanto una ventina sono stati ad ascoltare. Il dibattito è stato poi rimandato a settembre.
In contemporanea alla discussione alla Camera, centinaia di manifestanti si sono riuniti vicino alla sede della Camera stessa per manifestare pacificamente il proprio dissenso alla "Legge bavaglio". Ecco il video

http://www.youtube.com/watch?v=McCheG9UxPA

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/08/2013

3 - PAPA FRANCESCO, OMOSESSUALITA' E OMOFOBIA
Sono contradditori quei cattolici che condividono la premessa dell'attivismo gay, ma non ne accettano le conseguenze
Autore: Roberto Marchesini e Marco Invernizzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/08/2013

In questi giorni, soprattutto nella rete informatica, si dibatte e si discute sulla prossima legge contro l'omofobia. Quello che colpisce è l'assoluta contraddittorietà della posizione di molti cattolici: condividono la premessa fondamentale dell'attivismo gay, ma non vogliono accettarne le conseguenze.
Qual è questa premessa fondamentale?
Quando si parla di omosessualità la questione è una sola; da questa discendono tutte le altre. La domanda è: l'omosessualità è una natura, una essenza, si nasce così, Dio ha voluto che alcune persone avessero questa "cosa"? Oppure è un disordine oggettivo, è accidente e non sostanza, non appartiene alla natura umana?
Questa è la domanda fondamentale alla quale si aggrappa ogni altro discorso.
Perché se l'omosessualità è naturale, se si nasce così, se alcune persone "sono" nella propria natura omosessuali, allora hanno ragione i gay. Non ha senso imporre a queste persone una croce per una tendenza assolutamente naturale; non ha senso tentare di cambiare la loro natura; non ha senso ostacolare le loro unioni, anche se la società (o il moralismo) dovesse pagare un prezzo. Non ha senso impedire loro di adottare e concepire figli. Se così è, se l'omosessualità è una essenza, allora la Bibbia sbaglia a considerare gli atti omosessuali una grave depravazione; allora è sbagliato anche il Magistero, e la Chiesa deve chiedere perdono e vergognarsi per le gravi sofferenze che inutilmente ed erroneamente ha imposto a queste persone. Ma se la Bibbia si è sbagliata, se il Magistero si è sbagliato, allora il cattolicesimo non è la religione voluta da Dio, è solo una morale, una filosofia, una credenza sbagliata, e ciò che è sbagliato merita di scomparire dalla faccia della terra.
Se l'omosessualità è una natura, una essenza, allora è giusto militare per i diritti di queste persone. Ed è giusta anche la legge contro l'omofobia: bisogna vietare che un'idea sbagliata, e dolorosa, continui a circolare.
Se invece l'omosessualità è un disordine oggettivo, se non si nasce così, se non fa parte del progetto di Dio per gli uomini, allora tutto cambia. Da un disordine non possono discendere dei diritti; non è giusto far tacere chi denuncia l'errore con apposite leggi; è giusto che chi desidera uscire da questo disordine abbia la possibilità di farlo.
È bene ricordarlo: il matrimonio gay, l'omogenitorialità, la legge contro l'omofobia, non sono obiettivi del movimento gay. Sono strumenti, mezzi. L'obiettivo è quello di ottenere un cambiamento nella mentalità comune. Ciò che i gay vogliono è che le persone siano convinte che l'omosessualità sia una natura, una essenza, e non un disordine oggettivo.
I militanti omosessualisti lo affermano esplicitamente.
Ricordiamo ad esempio quanto scrive lo storico del movimento gay in Italia, Gianni Rossi Barilli (Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, Milano 1999, p. 212):
«Si apre un pubblico dibattito sulle unioni civili, che sempre più diventano la questione prioritaria nell'agenda dell'Arcigay. E questo non accade perché migliaia di coppie omo scalmanate diano l'assedio al quartier generale per poter coronare il loro sogno d'amore. Anzi, il numero delle coppie disposte a impegnarsi per avere il riconoscimento legale è addirittura trascurabile [...]. Ma il punto vero è che le unioni civili sono un obiettivo simbolico formidabile. Rappresentano infatti la legittimazione dell'identità gay e lesbica attraverso una battaglia di libertà come quelle sul divorzio o sull'aborto, che dispone di argomenti semplici e convincenti: primo fra tutti la proclamazione di un modello normativo di omosessualità risolto e rassicurante. Con la torta nel forno e le tendine alle finestre, come l'ha definito una voce maligna. Il messaggio è più o meno il seguente: i gay non sono individui soli, meschini e nevrotici, ma persone splendide, affidabili ed equilibrate, tanto responsabili da desiderare di mettere su famiglia. Con questo look "affettivo" non esente da rischi di perbenismo si fa appello ai sentimenti più profondi della nazione e si vede a portata di mano il traguardo della normalità».
Lo spiega, in modo esplicito e sintetico, Franco Grillini, presidente onorario dell'Arcigay, parlando addirittura di «matrimonio» gay (C. SABELLI FIORETTI intervista F. GRILLINI, Gay. Molti modi per dire ti amo, Aliberti, Reggio Emilia 2007, pp. 11-12):
"Sabelli Fioretti: Ma perché volete sposarvi?
Grillini: Intanto è una questione di principio. I cittadini omosessuali devono essere considerati alla stregua di qualunque altro cittadino e quindi devono avere gli stessi diritti. Gli eterosessuali hanno il diritto di sposarsi. Perché gli omosessuali no?
La questione di principio l'ho capita. Ma mi chiedo perché abbiate questo desiderio. Un desiderio che negli eterosessuali va scemando...
L'esistenza di una legge che consenta alle persone omosessuali di accedere all'istituto del matrimonio o agli istituti equivalenti non implica l'obbligo di usarla. Basta che ci sia. Se poi uno vuole la usa, se non vuole non la usa. L'esistenza di un diritto non obbliga di avvalersi di questo diritto.
Come l'aborto.
Bravissimo! È esattamente come l'aborto. Nessuno è obbligato ad abortire. Però deve esserci la libertà di farlo. Una legge ha solo il compito di garantire un diritto ma è anche un fatto educativo. Se esiste una legge che consente agli omosessuali di sposarsi o di accedere a un istituto simile è ovvio che diventa un fatto culturale perché si riconosce nei fatti l'esistenza delle persone omosessuali e si garantisce dignità alle persone omosessuali, anche a quelle che non si sposano, anche a quelle che non utilizzano i Pacs o i Dico. Insomma, la battaglia è rilevante prima di tutto sul piano simbolico, dell'uguaglianza, dell'equità".

È insensato, stupido e temerario opporsi alla legge contro l'omofobia, ai matrimoni omosessuali, all'omogenitorialità se si condivide la premessa fondamentale dell'attivismo omosessualista.
Ora il Papa, tornando dal Brasile, in una risposta a un giornalista ha ricordato il dovere dei cristiani di accogliere gli omosessuali e di non giudicarli, come spiega anche il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Molti hanno esultato, forse dimenticando che da anni il Catechismo impone questa accoglienza. Infatti chi accoglie gli omosessuali senza sfruttarli sono proprio coloro che non li giudicano per la loro diversità, ma chiamano per nome il loro dolore, la loro "croce", e li aiutano a portarla indicando loro la possibilità di uscire dal loro disagio.
Ma la medaglia dell'accoglienza ha anche un'altra faccia: il riconoscimento che questa croce è la conseguenza di una tendenza disordinata. Perché delle due l'una: o il disagio è reale e si può portare come una "croce", chiedendo a Dio la Grazia per sopportarlo, oppure è una tendenza normale e allora hanno ragione i movimenti gay. Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica, nello stesso paragrafo, il 2358, afferma che l'omosessualità è una «inclinazione, oggettivamente disordinata». Perché se così non fosse allora non ci sarebbe neppure bisogno di un'accoglienza particolare. E, d'altra parte, se ci fosse solo il giudizio senza l'accoglienza, il cristianesimo sarebbe ridotto a una dottrina che giudica, ma non sa e non prova neppure a guarire la persona bisognosa.
Papa Francesco ha fatto benissimo a non cadere nella trappola dei giornali laicisti che vorrebbero inchiodare i cattolici come cattivi perché nemici dei gay, ricordando che, proprio a norma di Catechismo, i cattolici sono tenuti ad accoglierli come persone che subiscono una tendenza disordinata, e di fatto li aiutano come nessuno fa. Sarebbe auspicabile che noi cattolici ci ricordassimo di rileggere tutto il paragrafo del Catechismo:
"Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione".

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/08/2013

4 - L'OMOSESSUALITA' FA SCHIFO ANCHE AI DEMONI
Santa Caterina da Siena condannò con vigore l'omosessualità
Autore: Don Marcello Stanzione - Fonte: Milizia di San Michele Arcangelo

Caterina nasce a Siena nel 1347. Ultima dei venticinque figli del tintore Jacopo Benincasa, a dodici anni è promessa a un giovane senese, ma la giovane rifiuta il matrimonio combinato dai genitori (secondo le consuetudini del tempo), e per apparire meno bella si taglia i capelli. La reazione dei genitori è molto dura: la obbligano ai lavori più umili e pesanti. La punizione familiare cessa quando il padre, vedendola pregare, si rende conto che non è come le altre figlie. Libera di seguire la sua strada, veste l'abito delle Mantellate del Terzo Ordine domenicano e per tre anni si ritira in silenzio quasi assoluto nella sua casa. A vent'anni le appare Gesù con Maria e altri santi, le pone l'anello nuziale al dito e, in una successiva visione, le chiede di dedicarsi al rinnovamento della Chiesa. Caterina inizia così il suo impegno nella vita pubblica, percorrendo le strade non solo della Torino e dell'Italia. Numerose personalità del tempo, uomini e donne, politici e cardinali, religiosi e laici, sono toccate dal suo carisma e si stringono attorno a lei, scegliendola come loro madre e maestra. Pur essendo semianalfabeta, detta un importante trattato di mistica, numerose lettere e poesie, indicando Gesù come guida e modello per tutti. La sua carità verso i poveri e i malati, l'assistenza ai condannati a morte e le conversioni che seguono, attirano l'attenzione e l'entusiasmo del popolo semplice che la ritiene una santa, ma le procurano alcune calunnie e persecuzioni.
A Pisa, nella Chiesa di Santa Cristina, nel 1375, riceve le stimmate, quale segno della sua perfetta identificazione con il Crocifisso; cinque piaghe che rimangono invisibili per significare i dolori soprattutto morali che avrebbe sopportato per l'unità della Chiesa. Le sue lettere raggiungono anche il papa (lo chiama "il dolce Cristo in terra") che risiede esule ad Avignone, chiedendogli di porre fine al lungo esilio e fare ritorno a Roma. Stremata dalla fatica di una vita intensa, Caterina si spegne a Roma il 29 aprile 1380 a soli trentatré anni.
Canonizzata nel 1491, è proclamata dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970. Insieme a Francesco d'Assisi è patrona d'Italia e dal 1999 è anche compatrona d'Europa, insieme a Edith Stein e Brigida di Svezia, Benedetto di Norcia e Cirillo e Metodio. Protettrice delle infermiere italiane, è invocata dalle donne contro l'asportazione del seno, nonché contro la cefalea e le pestilenze. Anche la grande santa Caterina da Siena (1347-1380), maestra di spiritualità e Dottore della Chiesa, condannò in maniera veemente l'omosessualità. Nel suo Dialogo della divina Provvidenza, in cui riferisce gli insegnamenti ricevuti da Gesù stesso, ella così si esprime sul vizio contro natura: "Non solo essi hanno quell'immondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la vostra fragile natura (benché la ragione, quando lo vuole il libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledetto peccato contro natura. Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poiché non solo essa fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui tanto abominevole, che per questo solo peccato cinque città sprofondarono per mio giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma dispiace anche ai demoni, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell'enorme peccato".

Nota di BastaBugie
: invitiamo a guardare il nostro commento al video "La battaglia contro la realtà", che ridicolizza chi vuol dare i figli ai gay
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2887

Fonte: Milizia di San Michele Arcangelo

5 - IMPERDIBILE: LA BATTAGLIA CONTRO LA REALTA'
Commento al video che ridicolizza chi vuol dare i figli ai gay
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 06/08/2013

Vi invitiamo a vedere lo straordinario video "La battaglia contro la realtà" tratto da un film discutibile, ma che in questo spezzone raggiunge un vertice di saggezza trattando un tema di stringente attualità, vista la martellante pubblicità all'omofobia.
Gli adepti del Fronte Popolare di Giudea confabulano azioni terroristiche contro i nemici di sempre: i romani. Un uomo vuole che la battaglia dei gay di avere figli venga condivisa dagli amici di quel fronte. Ecco allora che uno degli esponenti più saggi del gruppo si domanda se quella non sia una sterile "battaglia contro la realtà". Essere "contro la realtà" è infatti la prerogativa di ogni ideologia. Ieri comunismo e nazionalsocialismo, oggi animalismo, ambientalismo, movimento gay...
Ecco dunque l'esilarante, ma serissimo video.


http://www.youtube.com/watch?v=Sz9rJowh0pY

REALISMO CONTRO IDEOLOGIA
- Perché vuoi essere Loretta?
- Voglio avere dei bambini. E' un diritto di ogni uomo averne, se li vuole.
- Ma tu non puoi avere dei bambini...
- Uffa! Non mi opprimere
- Non ti sto opprimendo: è che tu non hai l'utero. Dove si dovrebbe sviluppare il feto? Lo vuoi tenere in un barattolo?

COMMENTO: al contrario del realismo, l'ideologia non tiene conto della realtà ed anzi vuole piegarla al proprio schema. Se i fatti contraddicono l'idea, tanto peggio per i fatti. Coloro che ricordano la realtà, vengono definiti "nemici" e "oppressori", nonostante le loro argomentazioni siano perfettamente logiche e scientifiche.
Come diceva san Massimiliano Maria Kolbe: "Alcuni non cercano la verità perché hanno paura di trovarla".

CAMBIARE LA REALTA'
- Supponiamo di stabilire che lui non possa avere bambini perché non ha l'utero, il che non è colpa di nessuno, (semmai dei romani)...

COMMENTO: l'ideologia non comprende che la realtà è il dato da cui partire, per cui pensa che ciò che vede sia sempre frutto di decisioni umane, quindi tutto può essere cambiato, cambiando il modo di pensare della gente. Ad esempio anche matrimonio e maternità possono essere cambiati a piacimento perché, anche se fino ad ora si pensava che il matrimonio fosse tra un uomo e una donna, ora non è più così. Anche avere figli non può essere impedito a due uomini o due donne.
Non accettando la realtà, si considerano "nemiche" tutte le istituzioni che difendono la realtà. Nel video sono i "romani", oggi è principalmente la Chiesa Cattolica (guarda caso: romana).

LA PERDITA DELLA RAGIONE
- ... ma comunque il diritto di avere dei bambini ce l'ha
- Combatteremo gli oppressori per il tuo diritto ad avere dei bambini
- Che senso ha combattere per il suo diritto ad avere dei bambini se lui non può avere bambini

COMMENTO: il realismo si stupisce dei contorti ragionamenti degli ideologi e cerca di proporre le sue idee cariche di semplice buon senso, cioè di ragione. Purtroppo quando si perde la fede, automaticamente si perde anche la ragione.
Come ricordava Giovanni Paolo II: "La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità" (Enciclica Fides et ratio).
Ed ecco perché G. K. Chesterton ricordava che "Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo".

LA LOTTA CONTRO LA REALTA'
- Simbolicamente parlando, è la nostra lotta contro l'oppressione
- Simbolicamente parlando, è la sua lotta contro la realtà

COMMENTO: in conclusione, si può affermare con San Paolo che il problema dei sapientoni di questo mondo, che pensano di piegare i fatti con l'uso della loro ragione, è che alla fine "Sragionarono con i loro ragionamenti" (Rm 1,21). Ecco perché ad esempio il razionalismo non è usare la ragione, ma storpiarla. Infatti il razionalismo sta alla ragione, come la polmonite sta al polmone.

Fonte: Redazione di BastaBugie, 06/08/2013

6 - LA RIVOLUZIONE ANTICRISTIANA IN ATTO NEL MONDO
La libertà dei cristiani si restringe: 1700 anni dopo la svolta costantiniana, ci troviamo a lottare per difendere lo spazio sociale del Cristianesimo (unica alternativa: l'insignificanza)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici Cristiane, Luglio 2013 (n. 86)

La libertà dei cristiani si restringe sempre di più nel mondo. In Medio Oriente, in Africa e in Asia aumentano gli attacchi sistematici contro le comunità cristiane. Il 27 maggio, a Ginevra, l'Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, parlando al Consiglio dei Diritti dell'Uomo, ha citato i dati sconvolgenti secondo cui, ogni anno, oltre centomila cristiani vengono uccisi per qualche motivo legato alla loro fede. Da parte sua, la studiosa e ricercatrice austriaca Gudrun Kugler, nel Rapporto dell'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani, presentato il 23 maggio scorso a Tirana durante la conferenza dell'Ocse, ha documentato come le limitazioni alla libertà religiosa e di espressione dei cristiani crescono a ritmo esponenziale anche in Europa.
L'obiezione di coscienza – che riguarda i medici sull'aborto, così come i farmacisti sulle pillole abortive o i dirigenti del Comune sulle unioni civili o "matrimoni" gay – tende ad essere sempre più ristretta, mentre in molti Paesi i cristiani non possono esprimere opinioni contrarie all'omosessualità, neanche rifacendosi alla Bibbia, senza che queste vengano tacciate e sanzionate come "discorso d'odio".
In un editoriale apparso il 2 giugno 2013 sul "Corriere della Sera" Ernesto Galli della Loggia ci offre una puntuale descrizione della situazione. «Una grande rivoluzione sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa. Una rivoluzione della mentalità e del costume collettivi che segna una gigantesca frattura rispetto al passato: la rivoluzione antireligiosa. Una rivoluzione che colpisce indistintamente il fatto religioso in sé, da qualunque confessione rappresentato, ma che per ragioni storiche, e dal momento che è dell'Europa che si parla, si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana. Ormai, non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all'insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche - non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato - ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie».
Galli della Loggia cita a questo punto alcuni esempi, tratti in parte da una dettagliata denuncia pubblicata dal quotidiano " Avvenire": «In Irlanda le chiese sono obbligate ad affittare le sale per le cerimonie di loro proprietà anche per ricevimenti di nozze tra omosessuali; a Roma, nel corso del concerto del Primo Maggio un cantante ha mimato il gesto rituale della consacrazione dell'ostia durante l'eucarestia avendo però tra le mani un preservativo al posto dell'ostia; in Danimarca il Parlamento ha approvato una legge che obbliga la Chiesa evangelica luterana a celebrare matrimoni omosessuali nonostante un terzo dei ministri di questa si siano detti contrari; in Scozia due ostetriche cattoliche sono state obbligate da una sentenza a prendere parte a un aborto effettuato dalle loro colleghe, mentre dal canto suo l'Ordine dei medici inglese ha stabilito che i medici stessi «devono» essere preparati a mettere da parte il proprio credo personale riguardo alcune aree controverse.
Ancora: in un recente video di David Bowie, in cui la celebre rockstar è abbigliato in modo che ricorda Gesù, la scena mostra un prete che dopo aver percosso un mendicante entra in un bordello e qui seduce una suora sulle cui mani subito dopo si manifestano le stigmate; in Inghilterra, a un'infermiera è stato proibito di portare una croce al collo durante l'orario di lavoro, mentre una piccola tipografia è stata costretta ad affrontare le vie legali per essersi rifiutata di stampare materiale esplicitamente sessuale commissionatole da una rivista gay; in Francia, in base alla legislazione vigente, è di fatto impossibile per i cristiani sostenere pubblicamente che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono secondo la loro religione un peccato. E così via in un profluvio impressionante di casi (per informarsi dei quali non c'è che andare sul sito wwww.intoleranceagainstchristians.eu). Senza contare che ormai in quasi tutti i Paesi europei, al fine proclamato di impedire qualunque pratica discriminatoria, è stata cancellata l'erogazione di fondi alle istituzioni cristiane, così come è stata cancellata la clausola a protezione della libertà di coscienza nelle professioni mediche e paramediche. Non si contano infine in tutte le sedi più o meno ufficiali, a cominciare da quelle scolastiche, i casi di cancellazione, a proposito delle relative festività, della parola Natale, sostituita dal neutrale "vacanze invernali" o simili».
Un quadro più ampio, quotidianamente aggiornato, ci è offerto da Nocristianofobia.org, un eccellente sito che si propone di documentare le aggressioni anticristiane nel mondo e di spiegarne le ragioni. Da parte nostra vogliamo ricordare che proprio quest'anno cade il 1700esimo anniversario dell'Editto di Milano, con il quale l'imperatore Costantino diede piena libertà ai cristiani dopo tre secoli di persecuzioni. Grazie a quell'evento, la legge morale del Vangelo penetrò nelle istituzioni del Diritto Romano, trasformando le istituzioni e la mentalità. La Chiesa venne riconosciuta giuridicamente e integrata nel diritto pubblico. Nacque la Civiltà cristiana d'Occidente.
Oggi, 1700 anni dopo la "svolta costantiniana", ci troviamo a lottare per difendere lo spazio sociale del Cristianesimo, aggredito da nuovi persecutori. Alcuni cattolici sognano un Cristianesimo anti-costantiniano, che si sbarazzi della Cristianità e i laicisti assecondano questo sogno, perché sanno che la fine della Civiltà cristiana conduce inesorabilmente alla fine del Cristianesimo. Chi, in nome di una malintesa "libertà religiosa", respinge il regime di protezione accordato al Cristianesimo nell'età costantiniana, disarma la Chiesa, fingendo di ignorare che in tutta la sua storia Essa è sempre stata perseguitata da nemici che hanno evitato il confronto culturale e morale per colpirla con i mezzi della politica, della magistratura e delle armi.
In passato, quando la Chiesa è stata combattuta, ha trovato difensori non solo sul piano apologetico, ma su quello politico, giuridico e militare. Non si trattava di imporre a nessuno l'atto di fede, che è per definizione libero, ma di difendere la verità cristiana, all'interno e all'esterno della Cristianità. Non c'è, sotto questo aspetto, discontinuità, ma continuità e sviluppo tra la Chiesa delle catacombe e la Chiesa costantiniana. I martiri hanno creduto nella verità del Vangelo e l'hanno amata fino ad offrire per essa la propria vita. Gli imperatori, i re, i condottieri cristiani, hanno amato la verità cristiana proteggendo, con le leggi e con le armi, il suo diritto a svilupparsi ed espandersi fino agli ultimi confini della terra. Questo diritto viene alla Chiesa da Gesù Cristo stesso, il Suo divino fondatore, e quella per Cristo o contro Cristo è la vera battaglia oggi in atto nel mondo.

Fonte: Radici Cristiane, Luglio 2013 (n. 86)

7 - SAVIANO BACCHETTA IL PAPA: LIBERALIZZIAMO LE DROGHE
Il famoso autore di Gomorra la vede come unica soluzione per togliere potere alla mafia: ma Borsellino non sarebbe d'accordo
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 27/07/2013

Le favelas brasiliane sono posti fra i più pericolosi. E il Papa si è avventurato da solo dentro le baracche, a Rio de Janeiro, senza particolari protezioni, pronto ad abbracciare tutti, ad ascoltare ciascuno.
Francesco non ha paura degli esseri umani. Guarda tutti con simpatia e compassione, soprattutto i più miseri. La sorella ha riferito che già da cardinale Bergoglio andava da solo nelle favelas a far visita al popolo delle baracche, senza alcuna precauzione. Non gli è mai accaduto niente.
La gente lo accoglieva come avrebbe accolto Gesù. I poveri sanno che Gesù è Dio che si china sulle loro piaghe e piange con loro e li soccorre con potenza.
Con lo stesso cuore Francesco ha parlato ai ragazzi tossicodipendenti (molti dei quali provengono dalle favelas) che sono accolti e curati da tanti uomini di Dio.
Ha ricordato loro che la droga è morte e li porta all'autodistruzione (per questo è inaccettabile la sua liberalizzazione). Poi li ha esortati a scegliere la vita: "Oggi, in questo luogo di lotta" ha detto "vorrei abbracciare ciascuno e ciascuna di voi, voi che siete la carne di Cristo. Abbracciare! Abbiamo tutti bisogno di imparare ad abbracciare (...). Ma abbracciare non è sufficiente. Tendiamo la mano a chi è in difficoltà (...) a chi è caduto e diciamogli: puoi rialzarti... Cari Amici non siete mai soli (...) Guardate con fiducia (...). Vi affido alla Vergine fino al 2017, quando tornerò".
Lì in Brasile, come in Europa, come in Asia, la Chiesa è la grande misericordiosa, l'abbraccio di madre che si china su tutte le sofferenze degli uomini e li aiuta. Come si fa a non commuoversi, a non partire anzitutto da questo bene presente? Dovrebbero interrogarsi anche gli intellettuali.
Roberto Saviano che pure nelle sue terre di Gomorra ha incontrato questa stessa presenza – rimanendone affascinato – nella persona di don Peppino Diana, ucciso dalla camorra, ha sentito il bisogno di "spiegare" al Papa che si sbaglia e che dovrebbe piuttosto predicare la liberalizzazione della droga.
Ha scritto su twitter: "Il proibizionismo ha già fatto troppi danni, sarebbe importante se anche su questi temi il Papa superasse il dogmatismo della Chiesa".
E ancora: "Liberalizzare non è un inno al consumo, ma l'unico modo per sottrarre mercato ai narcotrafficanti che difatti sostengono il proibizionismo".
Ora, Saviano sa bene che la droga in sé è intrinsecamente devastante. Lo sa tanto bene che in una intervista di qualche tempo fa spiegò che non proponeva la liberalizzazione "a cuor leggero", anzi riconosceva che "sul piano morale, è un'opzione schifosa", ma a lui sembra l'unica per battere la mafia che si arricchisce sul narcotraffico.
Ma è proprio così? La liberalizzazione è davvero un male minore necessario a battere il male maggiore della mafia, oppure è un male devastante che si andrebbe ad aggiungere alla criminalità?
Dalle comunità terapeutiche – come quelle di don Antonio Mazzi – è arrivato un netto no. Loro dicono che la scorciatoia della liberalizzazione è illusoria e alla fine disastrosa. L'unica via è quella, dura e paziente, della prevenzione e dell'educazione.
Ma la risposta più autorevole sulla mafia è quella di un'autentica autorità: Paolo Borsellino. C'è una perla preziosa, nascosta nel mare magnum di Youtube. E' la registrazione di un lunghissimo incontro del magistrato palermitano con gli studenti di Bassano del Grappa, il 26 gennaio 1989.
Se si arriva al minuto 59° della videoripresa, si potrà ascoltare la domanda di una ragazza che interroga Borsellino proprio sulla liberalizzazione della droga come mezzo per vincere la mafia.
Ebbene, la sua risposta è un no drastico e motivato: "La legalizzazione degli stupefacenti" spiegò il magistrato (poi ucciso da Cosa nostra) "non può rappresentare un momento per combattere la mafia, anzitutto perché – come mi sembra di aver chiarito – non bisogna stabilire un'equazione assoluta tra mafia e traffico di sostanze stupefacenti".
La mafia "esisteva prima di tale traffico e continuerà a esistere anche dopo". Infatti "i primi trafficanti di stupefacenti in Italia non furono i mafiosi. Furono i contrabbandieri di tabacchi lavorati esteri... Fu in un secondo tempo che la mafia, accortasi dell'importanza del business, cooptò dentro di sé questi contrabbandieri... addirittura forse li costringe ad entrare nell'organizzazione mafiosa per impossessarsi di questo traffico".
Borsellino proseguì: "Oggi è vero che il business più importante della mafia è il traffico delle sostanze stupefacenti e qualcuno ha sostenuto: 'beh se noi eliminiamo il traffico clandestino e legalizziamo il consumo di droga abbiamo contemporaneamente levato dalle mani alla mafia la possibilità di ottenere tutti questi guadagni illeciti ed essere così potente'. Tuttavia forse non si riflette che la legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino, anzi avviene che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino".
Fece un esempio: "io non riesco ad immaginarmi una legalizzazione che consenta al minore di entrare in farmacia e andarsi a comprare la sua dose di eroina... Perché una legislazione del genere tra l'altro in Italia alla luce dei nostri principi costituzionali non è possibile. È chiaro quindi che ci sarebbe questa fascia di minori che sarebbe immediatamente investita dal residuo traffico clandestino".
Non solo. "Resisterebbe poi un ulteriore traffico clandestino che è quello delle droghe micidiali, che per le stesse ragioni lo Stato non potrebbe mai liberalizzare. C'è questa famosa droga che si va diffondendo in America che rischia di uccidere anche alla prima assunzione, che si chiama crack. È chiaro che lo Stato così come non può liberalizzare l'uso di stricnina non potrà legalizzare il commercio del crack e quindi si incrementeranno queste droghe proibite".
Infine "ci sarà un ulteriore parte del mercato clandestino dovuto a tutti coloro che per qualsiasi ragione non vorranno ricorrere al mercato ufficiale: per non essere schedati, per non essere individuati, per ragioni sociali, eccetera...".
Dunque cosa accadrebbe?
"Resterebbe una residua fetta di mercato clandestino che diventerebbe estremamente più pericoloso, perché diretto a coloro che per ragioni di età non possono entrare nel mercato ufficiale, quindi alle categorie più deboli e più da proteggere. E verrebbe ad alimentare inoltre le droghe più micidiali, cioè quelle che non potrebbero essere vendute in farmacia non fosse altro perché i farmacisti a buon diritto si rifiuterebbero di vendere. Conseguentemente" spiegò Borsellino "mi sembra che sia da dilettanti di criminologia quello di pensare che liberalizzando il traffico di droga sparirebbe del tutto il traffico clandestino e si leverebbero queste unghia all'artiglio della mafia".
D'altra parte se "per assurda ipotesi questa liberalizzazione, che già produrrebbe danni enormi di altro genere, potesse levare dalle mani della mafia quest'artiglio, siccome la mafia non è soltanto il traffico delle sostanze stupefacenti, riconvertirebbe immediatamente la sua attività e pesantemente ad altri settori".
Infatti oggi "stiamo vivendo un momento in cui... sono diminuiti i proventi provenienti dal traffico, perché oggi la mafia che prima raffinava e poi vendeva, non raffina più".
Ma "è avvenuto che la mafia ha perso di potenza? Quando mai! Si è riversata pesantemente nel campo degli appalti, nel campo dell'edilizia".
Certo, anche Borsellino era un cattolico convinto e praticante (monsignor Tonini prospettò perfino il processo di beatificazione per lui). Ma il suo argomentare non pare davvero "dogmatismo". E' competenza e realismo. E s'incontra con ciò che ha detto a Rio papa Francesco. Lì troviamo la risposta a Saviano.

Fonte: Libero, 27/07/2013

8 - BONINO: IL DISASTRO DELLA POLITICA ESTERA ITALIANA
Tutti gli errori del ministro degli esteri che è stata votata da meno dello 0,2% degli italiani
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/07/2013

Aiutata dalla difesa che quasi l'intero Parlamento ha fatto dell'operato del Ministro degli Interni Angelino Alfano sul caso di Alma Shalabayeva e della sua bambina di 6 anni, il ministro degli Esteri Emma Bonino prova a sfilarsi dalla sua evidente responsabilità politica. Lo fa in occasione della riunione del Consiglio Affari Esteri dell'Unione Europea e dice che "ci sono ancora dei punti oscuri che altre istituzioni devono chiarire". Addossa, quindi, l'intera responsabilità sul Ministero degli Interni e sgomita nel tentativo di smarcarsi. Aggiunge:"per quello che seguo in solitario e con grande attività dal primo giugno, di fronte a istituzioni del Paese che continuavano a ripetere che tutto era regolare, la mia preoccupazione è stata difendere questa signora". Come? Non si comprende, visto che "quella signora", con la sua bambina, è stata espulsa dal nostro Paese senza un plausibile motivo.
Anche se fosse vero che, come dice di aver fatto, ha avvertito tutti – innanzitutto Presidente del Consiglio e Ministro degli Interni – di quel che stava accadendo, perché non ha convocato una conferenza stampa per difendere i diritti umani di "quella signora" o, ancora, perché non ha chiesto – neanche questo, risulta – formalmente a Letta d'intervenire? Ora, si dice preoccupata nel trovare "soluzioni che non indeboliscano la posizione italiana in Kazakistan e che possano dare adito a misure di rappresaglia da parte del governo di Nursultan Nazarbayev" e attacca l'ambasciatore kazako in Italia ("non lo riceverà più nessuno", dice), dopo che questi ha osato non presentarsi ad una convocazione del Ministero degli Esteri, facendo sapere che era in vacanza. Lo sberleffo lo riceve proprio dal Kazakistan, che ha convocato l'ambasciatore italiano in quel Paese. Lei, la Bonino, intanto, "sta valutando la situazione". Si accinge a "scendere in campo", dopo due mesi dagli avvenimenti che hanno ridotto in frantumi il prestigio internazionale dell'Italia, in termini di serietà e di buon governo. Il 24 luglio esporrà i fatti in Senato. Intratterrà i senatori sulla gestione "politica" del caso da parte del suo Ministero.
Non è, peraltro, l'unico "caso" sul quale dovrebbe dire qualche parola. Troppi sono stati, in questi mesi, i "casi" nei quali si è avuta l'impressione che il Ministro degli Esteri abbia assunto posizioni bizzarre, diciamo così. L'altro giorno si è espressa sul caso dei due marò italiani sequestrati in India contro tutte le norme del diritto internazionale. "Ci stiamo lavorando, sono molto fiduciosa", ha detto, aggiungendo che saranno a casa entro Natale. Qualche settimana fa, aveva sentenziato: "La strada da seguire è quella del processo rapido: non verremo meno dall'affermare le nostre convinzioni sul diritto internazionale, ma dobbiamo trovare ora il modo di riportarli a casa". Le nostre "convinzioni sul diritto internazionale" sarebbero quelle di accettare il processo in India, che ci rassicura sul fatto che non applicherà la pena di morte, anche se l'antiterrorismo sta ancora indagando. Non si capisce come faremo a far valere il diritto internazionale, se viene accettato il giudizio in India e non in Italia. Comunque, all'umiliazione di una condanna certa da scontare in Italia, occorreranno ancora due mesi di indagini.
Si dirà: la vicenda dei marò appartiene al precedente Governo e al precedente Ministro degli Esteri. Questa giustificazione – che peraltro non sta in piedi – non vale per la vicenda dell'aereo sul quale viaggiava il presidente boliviano Evo Morales, che si vede rifiutare il permesso di sorvolare lo Stato italiano dal Ministro degli Esteri, nonostante un accordo precedente con il quale l'Italia aveva invece concesso l'autorizzazione e configurando, quindi, una palese violazione delle norme che sovrintendono il diritto internazionale. La motivazione addotta è stato il sospetto che sull'aereo del presidente della Bolivia viaggiasse Eduard Snowden, il protagonista dello scandalo Datagate, al quale, peraltro, il Ministero degli Esteri italiano aveva negato di prendere in considerazione la richiesta d'asilo, dichiarando che la richiesta non poteva essere accolta "perché si sarebbe messa in crisi la fiducia tra alleati".
Che dire, poi, dell'Egitto, dove Emma Bonino ha trascorso qualche anno della sua vita e che conosce bene? Nel mese di giugno, intervenendo alla Camera sulle proteste in corso in Turchia, il Ministro degli Esteri italiano dichiarava: "Ma quale primavera araba? Piazza Taksim non è piazza Tahrir. E i turchi non sono arabi". La Bonino difende il regime illiberale di Erdogan, chiedendo da anni che la Turchia entri in Europa – importa poco se rispettando i diritti umani - e nello stesso tempo lancia uno strale contro coloro che volessero criticare le rivolte dei Paesi arabi: libere e democratiche e da non paragonare a niente e a nessuno. ''Il regime mantiene pieno controllo sull'economia, sui servizi segreti, sulla tv. Però resto ottimista su ciò che sta accadendo nella società. La democrazia non è un concetto, ma un processo: e ogni giorno si registrano novità impensabili fino a pochi mesi fa'', diceva la Bonino quando in Egitto c'era ancora Mubarak e i "Fratelli Musulmani" si preparavano a conquistare il potere. "Fino ad oggi – aggiungeva - si andava in piazza contro Israele, la guerra in Iraq, gli Stati Uniti, ma ora si manifesta per le riforme". Abbiamo visto il risultato delle riforme operato dai "Fratelli Musulmani". La popolazione allo stremo e il popolo "costretto" a tornare in piazza. Qual è la posizione politica italiana nei confronti di questi processi? O di quel che avviene in Siria, dalla quale due milioni di persone – la maggior parte bambini – sono stati costretti a fuggire negli ultimi due anni? Non è dato sapere.
Un disastro, la politica estera italiana di questi mesi. Ma, attenti, per molti non si può dire. Anzi, non si deve dire, perché le credenziali della Bonino devono rimanere intatte, anche per la prossima "scalata" al Quirinale. Noi dobbiamo dirlo, però. Anche e soprattutto a nome di coloro che non possono dirlo. A nome di tutti coloro che vengono assassinati dalla legge 194, di cui l'attuale Ministro degli Esteri è stata tra le principali artefici. Almeno su questo tema, la Bonino continua ad avere le idee chiare: "l'esercizio dell'obiezione di coscienza – sostiene - non può limitare l'esercizio della libertà di coscienza, non può di fatto impedire a un utente di accedere a un servizio che gli è dovuto, non può rappresentare un alibi per chi ha responsabilità nella gestione del servizio sanitario". In linea con quella cultura così diffusa nel Parlamento italiano, che certamente lei, con la sua lista che ha conquistato lo 0.19%, rappresenta così degnamente anche a livello internazionale.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/07/2013

9 - OMELIA XIX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 12,32-48)
Anche voi tenetevi pronti
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'11 agosto 2013)

La pagina del Vangelo di oggi ci invita alla vigilanza. Gesù ci dice: «Siate pronti con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese» (Lc 12,35). Dobbiamo essere vigilanti perché non sappiamo quando il Signore verrà a domandarci conto della nostra vita. Egli, inoltre, afferma: «Nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo» (Lc 12,40) e paragona la sua venuta a quella di un ladro: «Se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa» (Lc 12,39).
La lampada che dobbiamo tenere accesa è quella della nostra fede, speranza e carità. In poche parole, dobbiamo vivere sempre nella luce della grazia di Dio. Se la morte ci sorprenderà in peccato mortale, allora la nostra anima cadrà all'inferno per tutta l'eternità. Dobbiamo allora alimentare di continuo questa lampada con l'olio della nostra preghiera e delle nostre buone opere.
La migliore vigilanza sarà quella di amare Dio con tutto il nostro cuore, e il prossimo come se stessi. Se il nostro cuore sarà rivolto al Signore, allora inizieremo la nostra vita eterna già su questa terra, in quanto il nostro cuore, in qualche modo, sarà già in Paradiso. Infatti, Gesù ci dice: «Dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34). Se il nostro tesoro è il Signore, allora il nostro cuore vive nella pace; se, invece, bramiamo smodatamente i beni e i piaceri di questa terra, allora ci incamminiamo verso la nostra infelicità. Il nostro cuore, più che in noi stessi, vive in ciò che amiamo: se amiamo la terra, diventerà terra; se amiamo Dio, si innalzerà su nei cieli.
A tal proposito ricordiamoci di quell'episodio che si racconta nella vita di sant'Antonio da Padova. Si stava celebrando con solennità il funerale di un uomo molto ricco e anche molto avaro. Al funerale era presente anche sant'Antonio il quale, mosso da un'ispirazione improvvisa, dichiarò ad alta voce che quel morto non andava sepolto in luogo consacrato, bensì lungo le mura della città. E ciò perché la sua anima era dannata all'inferno e quel cadavere era privo di cuore, secondo il detto del Signore: dov'è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore. A queste parole, com'è naturale, tutti rimasero sconvolti. Alla fine furono chiamati dei chirurghi, che aprirono il petto alla salma; ma non vi trovarono il cuore. Esso, secondo la predizione del Santo, fu ritrovato nella cassaforte, dov'era conservato il denaro.
Al contrario, san Gabriele dell'Addolorata, che tanto amava la Madonna, così diceva: «Sono sicuro di andare in Paradiso!». «Come fai ad essere così sicuro?», gli domandò un amico. «Sono sicuro di andarci perché già ci sono!». «E come puoi dire che già sei in Paradiso?», replicò l'amico. «Già ci sono perché amo la Madonna!». Questa fu la risposta del Santo, e questa risposta ci è di grande incoraggiamento: se anche noi amiamo Gesù e Maria, il nostro cuore è già con loro in Paradiso.
Non dobbiamo dunque dubitare. Gesù ce lo dice chiaramente: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» (Lc 12,32). Dobbiamo temere solo quando smettiamo di amare, solo quando in noi si spegne la luce della grazia di Dio e cadiamo in peccato mortale. Solo allora!
Il Signore, inoltre, ci esorta a mirare all'unico guadagno che conta, all'unico che rimane in eterno, ovvero ad accumulare meriti per il Paradiso. Egli, infatti, afferma: «Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma» (Lc 12,33).
Rimaniamo dunque desti e, se ci rimorde la coscienza, facciamo al più presto una buona confessione che riaccenderà nel nostro cuore la luce della grazia di Dio!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'11 agosto 2013)

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.