BastaBugie n�313 del 06 settembre 2013
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NAPOLITANO NOMINA 4 SENATORI A VITA: TUTTI DI UNA STESSA PARTE POLITICA, LA SUA
Renzo Piano è l'architetto della chiesa-astronave a San Giovanni Rotondo; Claudio Abbado era fan di Fidel Castro e Hugo Chavez; Elena Cattaneo, 51 anni, distrugge embrioni umani per le sue ricerche; e su Carlo Rubbia...
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
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BERLUSCONI E L'ABBRACCIO MORTALE DI PANNELLA
Vediamo i referendum dei radicali che Berlusconi ha firmato: andando contro se stesso e tradendo molti suoi elettori
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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I MIGLIORI GENITORI? SONO QUELLI GAY, PAROLA DI IVAN SCALFAROTTO
Il vicepresidente del Pd, estensore della legge che sta per introdurre in Italia il reato di omofobia, inoltre non ha dubbi: chi si oppone alle adozioni gay è omofobo
Autore: Carlo Giovanardi - Fonte: Il Foglio
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LA FEDE? NON BASTA RECITARE IL CREDO
Siamo nati per la vita eterna: ecco perché si può accettare serenamente la croce (che, in fondo, è provvisoria)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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VOGLIONO CAMBIARE IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE E ABOLIRE LA LIBERTA' DI COSCIENZA
I medici che rispetteranno la propria coscienza saranno espulsi dall'albo e non potranno più esercitare la professione
Autore: Renzo Puccetti e Stefano Alice - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA STORIA SI RIPETE: L'ALTROIERI SADDAM, IERI GHEDDAFI, OGGI ASSAD
Il premio Nobel per la pace Obama, guida gli Stati Uniti all'ennesima guerra: stragi efferate di cristiani, vantaggi per gli islamisti, morti e ondate di profughi, per lui sono dettagli...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti
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IL REATO DI OMOFOBIA E' SOLO L'INIZIO DELLA SPIRALE
Dopo la legge sull'omofobia seguiranno ovviamente: unioni civili, matrimonio gay, adozioni per i gay e maternità surrogata
Autore: Livio Podrecca - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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IL PAPA: CHI SI OPPONE ALLE UNIONI GAY HA RAGIONE
Chiaro invito di Papa Francesco alla militanza cattolica per opporsi alle leggi disumane e contro natura
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA PERSECUZIONE DEI FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA
Il Commissario Apostolico istiga i frati all'ammutinamento (contraddicendo il Concilio Vaticano II)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
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OMELIA XXIII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 14,25-33)
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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NAPOLITANO NOMINA 4 SENATORI A VITA: TUTTI DI UNA STESSA PARTE POLITICA, LA SUA
Renzo Piano è l'architetto della chiesa-astronave a San Giovanni Rotondo; Claudio Abbado era fan di Fidel Castro e Hugo Chavez; Elena Cattaneo, 51 anni, distrugge embrioni umani per le sue ricerche; e su Carlo Rubbia...
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 30/08/2013
Delusione, delusione, delusione. Soddisfazione. Tre delle quattro nomine a senatore a vita compiute dal presidente Giorgio Napolitano fanno davvero arrabbiare. Fa eccezione quella di Carlo Rubbia, il penultimo premio Nobel scientifico italiano (l'ultimo fu Rita Levi Montalcini nel 1986, se non si vuole considerare Ricardo Giacconi e Mario Capecchi, italiani ma naturalizzati statunitensi), sulla quale c'è poco da eccepire. Ma Renzo Piano, Claudio Abbado ed Elena Cattaneo rappresentano scelte cariche di ideologia e spirito di parte. Renzo Piano è l'architetto a cui sciaguratamente fu affidata la progettazione della mega-chiesa a San Giovanni Rotondo dove sono state traslate le spoglie di san Pio da Pietrelcina, da lui trasformata in un'antologia di simboli esoterici e probabilmente massonici; ed è pure colui che voleva oscurare la visibilità del Duomo di Milano riempiendo di frassini alti 20 metri la piazza antistante perché gli alberi rappresentano una «finestra aperta sul ciclo della natura, che poi è anche il ciclo non eterno della nostra vita. E ci ricordano che anche noi facciamo parte della natura, con tutte le conseguenze del caso». Con Claudio Abbado, direttore d'orchestra che ha preferito le orchestre straniere a quelle italiane, entrerà nel parlamento italiano una persona che disprezza la democrazia rappresentativa e le preferisce il sistema a partito unico praticato da Fidel Castro (e oggi da suo fratello Raul) a Cuba e la pseudo-democrazia del fu Hugo Chavez in Venezuela. Infine Elena Cattaneo, poco nota al grande pubblico, è scienziata che si occupa di cellule staminali (è coordinatrice del progetto EuroStemCell) e rivendica il diritto di sfruttare quelle embrionali, congelate a migliaia a seguito delle pratiche di fecondazione assistita, in nome della «libertà della ricerca scientifica». È stata una pasionaria della lotta contro la legge 40, quella che poneva (prima dell'intervento di vari magistrati) paletti alla fecondazione assistita in tema di produzione e impianto di embrioni. Al punto da fare causa, insieme ad altri colleghi, allo stesso Berlusconi. A lei gli embrioni servivano per distruggerli nel corso delle ricerche sulle cellule staminali, e che si trattasse di una strumentalizzazione della vita umana era per lei solo una fisima filosofico-religiosa. Non ha ancora compiuto 51 anni e lei stessa ammette che c'è una lunga strada da percorrere prima che dagli esperimenti sulle cellule staminali si possa arrivare ad applicazioni terapeutiche, ma a Napolitano è piaciuto nominarla senatrice a vita. Se non andiamo errati, il più giovane senatore a vita della storia della Repubblica italiana. Provate a chiedervi perché. Napolitano ha giustificato le sue nomine scrivendo che esse sono cadute «su personalità rappresentative del mondo della cultura e della scienza. Pur consapevole del valore di non poche altre personalità, che pure "hanno illustrato la Patria per altissimi meriti", ritengo indubbio che tra quelle oggi nominate ve ne siano di talmente note per le loro attività e i risultati conseguiti da considerarsi portatrici di curricula e di doti davvero eccezionali, come attesta il prestigio mondiale di cui sono circondate». Con quali "altissimi meriti" Elena Cattaneo abbia illustrato la patria non è dato di sapere. E infatti lo stesso Napolitano arriva a giustificare questa nomina come una forma di "incoraggiamento" al contributo delle donne e dei giovani al mondo della scienza: «Ho proceduto alla nomina di una donna di scienza di età ancor giovane ma già nettamente affermatasi, la cui scelta ha anche il valore di un forte segno di apprezzamento, incoraggiamento e riferimento per l'impegno di vaste schiere di italiane e italiani di nuove generazioni dedicatisi con passione, pur tra difficoltà, alla ricerca scientifica». Peccato che la Costituzione italiana non preveda che il titolo di senatore a vita possa essere assegnato in base a motivazioni del genere. Ma a "re" Giorgio ormai si perdona tutto, in nome della governabilità che ha assicurato al paese con la promozione dell'esecutivo Letta, in pericolo di cadere per le note ragioni attinenti le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi e l'atteggiamento dei gruppi parlamentari di Pd e Scelta Civica al riguardo. Renzo Piano è certamente architetto famoso, ma anche molto controverso. A parte lo sfregio della chiesa a spirale di San Giovanni Rotondo, dove l'altare è una piramide rovesciata (piacerà molto alla setta di Damanhur, che ne ha costruita una sotterranea in Piemonte) e il Tabernacolo col Corpo di Cristo è nascosto alla vista dei fedeli, Piano incontra critici e detrattori un po' ovunque. «I suoi edifici più recenti hanno fatto tali e tanti danni a Londra che bisognerebbe vietare a Renzo Piano di costruire ancora nella capitale inglese», ha detto di lui Dixon Jones, architetto inglese vincitore di un premio Riba. «The Shard è un edificio davvero terribile e Piano dovrebbe essere imprigionato nella Torre di Londra, a contemplare lasua follia al di là del fiume». The Shard è il grattacielo di 310 metri che Piano ha costruito con soldi qatarioti nel quartiere di Southwork. Doveva diventare il centro nevralgico delle attività economiche della zona. Ma a un anno dalla inaugurazione ospita soltanto un ristorante al 32esimo piano e una galleria all'ultimo piano. Di notte il gigantesco edificio è sinistramente buio. Il complesso Central St. Giles a Bloomsbury, un gruppo di edifici squadrati ricoperti di terracotte dai colori violenti, è stato paragonato dall'Observer a «un film di serie B nel quale caramelle gommose giganti mutanti hanno, a seguito di un incidente nucleare che ha diffuso radioattività, invaso il mondo». A L'Aquila Renzo Piano ha fatto arrabbiare Italia Nostra e molti residenti progettando un auditorium temporaneo alto venti metri che offuscherà la vista del Castello cinquecentesco della città, sopravvissuto integro al terremoto, in quanto sorgerà nel parco che ospita il castello stesso. Non solo: l'edificio costerà 6 milioni di euro, dono della provincia di Trento, che in una città terremotata si sarebbero potuti spendere ben meglio. Di essi, 700 mila euro dovrebbero andare allo studio di Renzo Piano, mentre all'inizio si era parlato di un progetto realizzato gratuitamente. Delle simpatie per Castro e Chavez di Abbado s'è già detto. Il direttore d'orchestra s'è segnalato pure per meriti antiberlusconiani: nel 2001 definì "cretini" e "creduloni" gli italiani che votavano per Berlusconi. Nel 2003, ritirando il Premio Imperiale per la musica della Japan Art Association a Tokyo, senza che gli fosse chiesto da nessuno denunciò che l'allora presidente del Consiglio «controllava l'80 per cento dei mezzi d'informazione». L'anno prima aveva caldeggiato la Festa di Protesta organizzata da MicroMega contro le "leggi ad personam". Volendo nominare per la seconda volta un direttore d'orchestra senatore a vita, dopo Arturo Toscanini nel 1949, Napolitano avrebbe potuto scegliere Riccardo Muti. Il maestro ravennate ha lavorato più in Italia che all'estero, ha ricevuto più onorificenze e riconoscimenti italiani e stranieri che Abbado e musicalmente parlando vale almeno tanto quanto il maestro milanese (a proposito: Muti ha diretto la Scala per 19 anni, Abbado solo per 9). Ma Muti aveva e ha un grosso difetto: piace al Pdl. Che negli anni lo ha proposto per la carica di senatore a vita e addirittura per il Quirinale attraverso Vittorio Sgarbi (quando costui faceva parte del Pdl) e Filippo Mancuso (l'ex ministro della Giustizia del governo Dini poi entrato in rotta di collisione col presidente Scalfaro). Due appestati, insomma. E appestato deve essere diventato di conseguenza pure il maestro Muti. Stavolta Napolitano ha davvero deluso. E quei cattolici che da tempo lo hanno eletto a loro punto di riferimento politico-culturale dovrebbe dedicarsi ai ripensamenti. I meriti istituzionali del capo dello Stato sono innegabili, ma si tratta pur sempre di un intellettuale gramsciano, dedito all'imposizione dell'egemonia culturale.
Nota di BastaBugie: ci chiediamo perché come scienziato sia stato scelto Carlo Rubbia e non, ad esempio, Antonino Zichichi, autore di studi e ricerche sulla strutture di forze fondamentali della natura, alcune delle quali hanno aperto nuove strade nella fisica subnucleare della alte energie; autore di sei scoperte scientifiche tra cui l'antimateria nucleare; professore emerito di Fisica Superiore nell’Università di Bologna; ha fondato e dirige il Centro di cultura scientifica Ettore Majorana di Erice; è presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati e in passato lo è stato dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e del comitato NATO per il Disarmo. Insomma un curriculum di tutto rispetto. Ma Zichichi ha un difetto. Sostiene che "non esiste alcuna scoperta scientifica che possa essere usata al fine di mettere in dubbio o di negare l'esistenza di Dio". Insomma, se sei cattolico e lo proclami con fierezza appena possibile, non vincerai mai il premio Nobel, né ti faranno senatore a vita. (un lettore ci ha segnalato che anche Rubbia è cattolico: rispondiamo che pur essendo cattolico, non fa sfoggio della sua fede nei suoi libri o discorsi alla maniera di Zichichi, quindi, con tutto il rispetto per la fede di Rubbia sulla quale evidentemente non possiamo sindacare, certo è che le idee espresse da Zichichi in più occasioni danno più fastidio alla cultura dominante; ci teniamo a precisare che questa nota non serve a criticare Rubbia, ma il presidente Napolitano)
VIDEO DI ZICHICHI: SCIENZA E FEDE AMICHE Per vedere il video con la conferenza del prof. Antonino Zichichi tenuta durante il Giorno del Timone della Toscana del 2010 dal titolo "Scienza e fede amiche: la scienza è nata per atto di fede in Colui che ha fatto il mondo", vai a http://www.amicideltimone-staggia.it/it/articoli.php?id=86
Fonte: Tempi, 30/08/2013
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BERLUSCONI E L'ABBRACCIO MORTALE DI PANNELLA
Vediamo i referendum dei radicali che Berlusconi ha firmato: andando contro se stesso e tradendo molti suoi elettori
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/09/2013
Il Centrodestra italiano sarà ricordato positivamente, fra l'altro, per alcune importanti riforme di quadro, dalla legge sulla droga a quella sull'immigrazione, per aver tutto sommato "tenuto" di fronte ad aggressioni periodicamente orientate contro la famiglia e la libertà religiosa, e per aver rivolto una certa attenzione alle sicurezza quotidiana. Per questo sorprende – e non poco – la firma che, in compagnia dell'onorevole Marco Pannella, il presidente Silvio Berlusconi ha apposto ai referendum radicali qualche giorno fa. Bisogna augurarsi che se, sulla scia dell'adesione del leader del Pdl, più d'uno si sente sollecitato a seguire il suo esempio quanto meno legga i quesiti prima di sottoscriverli. Proviamoci noi. Lasciamo da parte il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti e i quesiti sulla giustizia che, per quello che ha dichiarato il presidente Berlusconi, sono quelli che egli realmente condivide e che hanno motivato la sua uscita. Scorro velocemente gli altri.
DROGA Nel 2006, dopo un lungo confronto con gli operatori del settore e dopo un altrettanto lungo dibattito in Parlamento, in particolare al Senato, l'allora maggioranza di Centrodestra approvò, fra non poche polemiche, la riforma degli stupefacenti, contenuta in un disegno di legge che reca per prima la firma dell'allora presidente del Consiglio Berlusconi. La nuova disciplina si è mossa su due direttrici: quella di una maggiore serietà verso chi detiene droga, dopo che si era consolidata una giurisprudenza permissiva che regalava assoluzioni anche per il possesso di chilogrammi di stupefacente; quella di una più accentuata apertura verso chi, pur avendo commesso reati motivati dall'uso di droga, sceglie di affrontare un percorso di recupero, evitandogli il più possibile la permanenza in carcere. Il quesito dei Radicali, se approvato, abolirebbe il carcere per il possesso di "quantità medie" di stupefacenti, di coltivazione domestica, di piccolo spaccio; eliminando il carcere, fa venire meno anche la misura alternativa del lavoro di pubblica utilità, prevista dalla riforma in un'ottica di recupero.
IMMIGRAZIONE Il quesito dei Radicali punta ad abolire il reato di immigrazione clandestina: esso, a differenza di quanto sostiene la propaganda contraria, non ha come sanzione il carcere, bensì una pena pecuniaria che di regola viene sostituita dall'ordine di espulsione. Permette quindi di rendere coerente un sistema che, come accade in tutta Europa e in larga parte del mondo, se qualcuno entra clandestinamente in uno Stato che non è il suo e non ha ragioni di persecuzione o di protezione umanitaria da far valere, deve essere ricondotto nel Paese di origine. Abolendo questa disposizione, introdotta dal Parlamento nel 2009 su iniziativa del Governo Berlusconi, salta il sistema delle espulsioni, già reso difficile da complicazioni burocratiche e logistiche. Di più, il quesito dei Radicali elimina il collegamento oggi esistente fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro; già oggi, se lo straniero perde il lavoro ha un anno di tempo per trovarne un altro. Condividere questo referendum equivale a dire che l'extracomunitario potrà restare in Italia senza lavorare: mantenendosi come? O con il lavoro in nero, e quindi in una condizione di sfruttamento, o commettendo reati, o comunque vivendo una condizione di marginalità.
DIVORZIO BREVE Oggi si può ottenere il divorzio dopo almeno tre anni di separazione (dopo un anno in assenza di figli). L'approvazione del quesito referendario eliminerebbe ogni tempo di attesa, e quindi la stessa necessità della previa separazione. La logica del sistema è stata finora quella di favorire, col tempo, una riflessione fra i coniugi in crisi. La logica del nuovo sistema sarà quella di rendere ancora più traballante l'istituto matrimoniale: superando perfino quanto accade a Las Vegas, nei cui hotel il termine per divorziare è di almeno 40 giorni dalle nozze. Più che di divorzio breve sarebbe il caso di parlare di divorzio istantaneo.
8 PER MILLE Il meccanismo odierno stabilisce la possibilità di destinare tale quota nella dichiarazione dei redditi in favore di una confessione religiosa con la quale l'Italia abbia stretto l'accordo concordatario (soltanto la Chiesa cattolica) o un'intesa (numerose confessioni presenti in Italia), o in favore dello Stato. Se la scelta non è effettuata, la quota dell'8 per mille viene ripartita fra tutti coloro che ne sono destinatari, in proporzione alle opzioni esercitate. Se il quesito referendario fosse approvato, la quota residua verrebbe destinata per intero allo Stato. Si dice: se uno non ha scelto non si può utilizzare la sua quota – col criterio appena descritto –, a prescindere da una volontà non espressa. Seguendo questa logica, però, la quota andrebbe restituita al contribuente, non conferita in aggiunta allo Stato. Per analogia, sarebbe come se si attribuissero i seggi in Parlamento solo in relazione ai voti validamente espressi: un buon terzo resterebbe non assegnato; sappiamo che non va così e che chi sceglie di non votare di fatto opta perché altri votino per lui. Con l'8 per mille, oggi più che nel passato, la Chiesa cattolica viene incontro a tanta quotidiana disperazione. I Radicali, e chi li appoggia, ambiscono a sostituirsi alle mense della Caritas?
ERGASTOLO Spero non venga considerato fra i quesiti sulla giustizia che hanno motivato l'adesione all'insieme. Da quasi quarant'anni il "fine pena mai" è solo teorico; da un tempo di poco inferiore "ergastolo" significa, inserito nel quadro dei benefici penitenziari, tornare in libertà piena dopo circa vent'anni di reclusione. Tutti sappiamo che l'ergastolo viene dato per i delitti realmente più gravi, dalle stragi agli omicidi più efferati. Eliminarlo dal codice penale, come chiede il quesito referendario, vuol dire condividere che un assassino o uno stupratore seriale di bambini possa uscire dal carcere dopo circa quindici anni, avendo avuto prima la semilibertà e il lavoro all'esterno.
CUSTODIA CAUTELARE Che su questo fronte ci siano abusi è incontestabile. Che la soluzione sia approvare il referendum radicale è dubbio. Il quesito punta ad abolire, quale ragione per applicare la custodia cautelare, il rischio – che va documentato – di tornare a commettere delitti della stessa specie di quello per il quale vi è un procedimento in corso. Si immagini un rapinatore professionale, con pagine di certificato penale piene di condanne per reati contro il patrimonio, che ha appena "alleggerito" a mano armata un supermercato, per il quale non vi sia documentato né il pericolo di fuga né il rischio di inquinamento delle prove: l'approvazione del quesito lo lascerebbe a piede libero, "libero" di continuare il suo (dis)onesto lavoro. C'è – come negarlo? – un grosso problema di uso distorto della custodia cautelare: che va affrontato con seri interventi sul piano della responsabilità del magistrato. Se passasse questo referendum, ne patirebbero solo i cittadini onesti.
CONCLUSIONE Il presidente Berlusconi, avendo a fianco l'onorevole Pannella, ha affermato di aver firmato, pur non condividendo alcuni quesiti, comunque per permettere ai cittadini di far sentire la loro voce. La tesi lascia perplessi: gli italiani si erano già espressi, quando – in varie circostanze – hanno votato il Centrodestra sulla base di un programma elettorale che prevedeva la riforma delle leggi sulla droga e sull'immigrazione, il rispetto della libertà religiosa, la tutela della famiglia e l'attenzione alla sicurezza dei cittadini. Firmando i quesiti radicali, si crea comunque un presupposto perché essi, attraverso la sottoposizione al voto, siano approvati; dunque, non è un gesto neutro. Resta da capire quali sono i referendum che il Centrodestra non condivide, essendo peraltro autore delle leggi che i quesiti intendono modificare o annullare; e se e quando e come - qualora le firme vengano raccolte, grazie anche all'esempio dato da chi con tanta enfasi ha apposto la sua - verrà organizzata una campagna tematica contro di essi.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/09/2013
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I MIGLIORI GENITORI? SONO QUELLI GAY, PAROLA DI IVAN SCALFAROTTO
Il vicepresidente del Pd, estensore della legge che sta per introdurre in Italia il reato di omofobia, inoltre non ha dubbi: chi si oppone alle adozioni gay è omofobo
Autore: Carlo Giovanardi - Fonte: Il Foglio, 29/08/2013
C'è un libro, a firma Chiara Lalli, con postfazione dell'onorevole vicepresidente del Pd, Ivan Scalfarotto, che andrebbe letto da tutti, in questi giorni di discussioni sulla cosiddetta legge sull'omofobia e la transfobia. Il libro, "Buoni genitori. Storie di mamme e di papà gay", ha infatti il pregio di essere stato scritto nel 2009, prima quindi dell'attuale dibattito, e di parlare quindi con molta schiettezza e sincerità. Non si finge, non si tergiversa, si dice quello che si pensa. Cosa pensa Lalli, di solito più nota per le sue difese della legge 194 e dell'aborto? Cosa pensa l'onorevole Scalfarotto, elogiando e benedicendo l'opera apologetica della Lalli? La prima "verità" proposta è questa: le famiglie sono di tanti tipi, tutte equivalenti. Anzi, forse ce ne sono di migliori e di peggiori. Lalli, infatti, non ama per nulla quella che chiama la "famiglia tradizionale": padre, madre, figli. Non perde occasione per dirlo o per farlo dire ai protagonisti della sua indagine. A pagina 228 per esempio spiega che "le competenze genitoriali" dei genitori gay, sono "superiori": "Una ricerca condotta su 256 genitori omosessuali, per esempio, ha rilevato che una bassissima percentuale di genitori omosessuali ricorre a punizioni fisiche, prediligendo invece il ragionamento e la discussione". A pagina 229-230 riporta uno dei tanti studi pro gay alla fine dei quali deve essere chiaro che "il rapporto tra la madre non genetica e il bambino (nelle famiglie omosessuali) era addirittura qualitativamente migliore rispetto al rapporto tra padre e figlio (nei gruppi di famiglie eterosessuali)". Altrove, a pagina 174, la famiglia composta da padre e madre viene definita "famiglia cristallizzata e idealizzata nella trita formula di 'famiglia normale' o tradizionale". Un po' di eterofobia, insomma, non manca. Condita con forti spruzzate di cristianofobia. Tra Lalli e le persone da lei intervistate ricorre un ritornello: gli uomini di chiesa "dovrebbero predicare amore, invece predicano l'odio e l'intolleranza", e tutto il mondo dovrebbe stigmatizzare la "violenza omofobica del Vaticano" (p.128). L'omofobia starebbe non solo nel considerare l'omosessualità un disordine morale, visione che accomuna la chiesa a Platone, ai filosofi pagani romani e alla stragrande parte del pensiero d'occidente e d'oriente, africano e asiatico, ma anche nell'opporsi al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, al matrimonio gay, insomma, e a tutto ciò che ne consegue: adozione e produzione, tramite fecondazione artificiale, di figli, ricorso, per le coppie di maschi gay, all'utero in affitto... Quali sono le famiglie belle, quelle interessanti, quelle che, si auspica, abbonderanno in futuro, a discapito della trita e noiosa e triste famiglia tradizionale? Lalli, con benedizione finale di Scalfarotto, giova ripeterlo, le identifica con precisione. Buona famiglia è quella di Francesco e Arthur, suo compagno, che hanno pagato una donna, per ottenere il materiale genetico femminile necessario, e hanno affittato l'utero di un'altra donna californiana, per poi sottrarle, a lavoro finito, il frutto della gravidanza. E fortunati sono i piccoli Niccolò e Violetta, nati in questo modo, con due padri, che però potranno ogni tanto, prendendo l'aereo, andare negli Usa a trovare la loro madre sdoppiata: quella genetica e quella gestazionale. Magari a Natale una e a Pasqua l'altra. Fortunati, in generale, per Lalli, i bimbi nati da madri surrogate, cioè "prestatrici" (suona meglio che affittuarie) d'utero, perché è sciocco credere che il legame di sangue tra figli e genitori sia così importante! Altre "buone famiglie"? Altre famiglie che dovrebbero diventare la norma? Le coppie di donne lesbiche che hanno ordinato figli al grande supermarket della fecondazione artificiale, utilizzando uomini, purtroppo consenzienti, come tubetti di dentifricio da spremere e da buttare... Negando così, coscientemente, ai figli così concepiti, il diritto ad un padre. Ideale, benché i cattolici non lo capiscano, anche le famiglie fondate sui "cogenitori": come nel caso dei gemelli Silvia e Andrea, di un anno e mezzo, che hanno due padri, uno genetico e uno no, Matteo e Nicola, e due madri (Sofia e Barbara; una genetica e una no). Silvia e Andrea hanno dunque due mamme e due papà, con annessi nonni (ben 8). Inoltre, che fortunati, possiedono due case (la casa dei due padri e, separata, la casa delle due madri): "Avere due case può essere molto bello – dichiara la mamma bis Sofia – perché hai più spazi, doppi giochi...". Epperò, qui è la sorpresa, non ci sono solo i cattolici, in Italia, a non capire (come non capiscono gli africani, gli asiatici, molti europei ecc.); non sono solo loro a vivere di "stereotipi e pregiudizi", tipo quello, "tra i peggiori", secondo cui "la figura materna" sarebbe "indispensabile"! (p. 237). Anche molti omosessuali esprimono "perplessità e critiche contro l'omogenitorialità". Soprattutto diversi omosessuali maschi sarebbero "più realisti del re", sino a concordare "sulle principali concezioni contrarie all'omogenitorialità, come quella che due persone dello stesso sesso non dovrebbero crescere figli" (p.235). Non è chiaro se anche loro, pur omosessuali, cadranno un domani sotto l'accusa di omofobia, che Lalli e Scalfarotto lanciano, nel libro citato, con grande generosità.
Fonte: Il Foglio, 29/08/2013
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LA FEDE? NON BASTA RECITARE IL CREDO
Siamo nati per la vita eterna: ecco perché si può accettare serenamente la croce (che, in fondo, è provvisoria)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 02/09/2013
Io credo, per carità, non c'è che dire. Anzi, il Credo è una delle mie preghiere preferite, in chiesa mi spolmono a proclamarlo, e presto diventerò una di quelle vecchiette che rimangono indietro di vari secondi, e vanno per conto loro sempre a voce un po' troppo alta. Ma la mia fede fieramente declamata reggerebbe a qualsiasi colpo? Conosco una famiglia che sa cosa sia davvero credere. Hanno un bambino che soffre di leucemia da quando aveva tre anni. Un primo trapianto, andato bene, una ricaduta. Un secondo trapianto, con un'altra tecnica, andato miracolosamente bene. Poi di nuovo una ricaduta, un ricovero in un ospedale lontano, la difficoltà di gestire i due fratellini che nel frattempo i coraggiosi genitori hanno avuto, rimanendo aperti alla vita. Adesso il terzo intervento (e speriamo il miracolo definitivo: lo stiamo chiedendo a Giovanni Paolo II). Non ho mai sentito un'imprecazione che sia una da parte di questi genitori, mai un "perché a me", mai un "ma perché Dio permette questo?", mai un "allora le preghiere non servono a nulla". Io che vado nel panico per ogni doloretto allo stinco dei miei figli (era la botta data in scivolata all'albero di limoni), per ogni mal di gola (probabilmente il bagno in piscina e l'aria condizionata in macchina): "saranno i linfonodi ingrossati? Quanti giorni di vita gli resteranno?" La croce – che comunque è sempre provvisoria – insegna all'uomo la sua realtà, cioè che siamo piccoli, impotenti, deboli, non in grado di controllare praticamente nulla della nostra vita. Questa è la verità. Forse ora mentre scrivo è già partito l'embolo che mi porterà alla morte (nel caso che l'articolo esca postumo, sappiate che amo molto i mughetti, confido di riceverne da qualcuno un ramoscello, da morta, visto che mio marito non li distingue dagli altri fiori) mentre io mi illudo di controllare tutto della mia vita e di quella dei miei cari. A volte mi viene il dubbio che io consideri Dio un bel complemento a una vita che però fondamentalmente gestisco di testa mia. I genitori di quel bambino invece sono dipendenti da Dio come un malato dalla bombola di ossigeno. È quella è la nostra verità. Loro sanno che ogni giorno è grazia, che i nostri capelli sono contati da un Padre che ci ama, sanno che siamo nati per la vita eterna. Per questo non impazziscono, per questo sorridono. Perché credono.
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 02/09/2013
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VOGLIONO CAMBIARE IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE E ABOLIRE LA LIBERTA' DI COSCIENZA
I medici che rispetteranno la propria coscienza saranno espulsi dall'albo e non potranno più esercitare la professione
Autore: Renzo Puccetti e Stefano Alice - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/08/2013
C'è un detto che dice: "Se al peggio non c'è mai fine, al meglio non c'è neanche inizio". Ed è questa l'impressione che si ha leggendo il codice di deontologia medica in via di preparazione, ora che finalmente lo si può leggere per intero sul sito del sindacato FIMMG di Roma a cui siamo grati per l'opera di trasparenza. Stupisce che di un tale testo, accreditato dell'approvazione unanime da parte dei medici, al momento che scriviamo continua a non esservi traccia sul portale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici che si è incaricato di stilare i 79 nuovi articoli che lo compongono. In effetti se ci era parso di sentire odore di bruciato leggendo dell'abolizione del termine "paziente", ora che abbiamo aperto il forno di questa "Hell Kitchen" deontologica, ci siamo trovati davanti ad un codice davvero indigeribile. Sono così gravi e numerosi i cambiamenti apportati che dopo la prima lettura siamo rimasti di stucco. Possibile? Una cosa di questo genere dovrebbe essere vincolante? Ma chi l'ha scritto? Quando? Come hanno proceduto? Ancora è avvolto tutto nel mistero, anche se alcune notizie cominciano a filtrare. L'operazione più violenta messa in atto nell'attuale bozza è senza dubbio quella contro la libertà di coscienza del medico. Di fatto, se passa l'attuale codice, al medico a cui venga richiesta una prestazione che confligge con i propri convincimenti etici non restano che due alternative: o soccombere e fare quello che per lui è immorale, oppure essere deferito all'ordine rischiando la radiazione dall'albo professionale e non potere più esercitare la medicina. Lo ripetiamo in termini chiari e drammatici: questo è il più subdolo colpo sparato contro la libertà del medico. Tre sono i siluri che gli estensori della bozza hanno lanciato contro la clausola di coscienza. Nel codice ora in vigore il medico a cui venga richiesta una prestazione può rifiutarsi di compierla se essa viola il suo convincimento morale o scientifico. Nel nuovo codice invece si afferma che il rifiuto possa essere sollevato solo nel caso tale richiesta violi i convincimenti morali e scientifici. La sostituzione della congiunzione disgiuntiva con quella congiuntiva fa sì che laddove il trattamento richiesto abbia validità scientifica, il medico non possa più rifiutarsi sulla base del solo convincimento di coscienza. Si ha così un cambiamento rivoluzionario dell'atto medico: non più in scienza e coscienza, ma in scienza solamente, la coscienza è un optional. La seconda bordata è ancora più subdola della prima. Mentre nel codice attuale il rifiuto di atti in conflitto con la coscienza del medico è sempre legittimo tranne nei soli casi in cui ciò sia "di grave e immediato nocumento per la salute della persona assistita", nella bozza elaborata nel pensatoio oscuro viene eliminata qualsiasi connotazione di gravità ed urgenza; il medico non può rifiutarsi se ciò è "di nocumento per la salute della persona assistita". Per capire la portata di questo cambiamento, si deve spiegare che nel 1948 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute come "uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non meramente l'assenza di malattia o infermità". Ne deriva che affinché il medico sia deferito all'ordine dei medici e sanzionato basterà che il paziente dica: "Tu mi turbi!". È facile immaginare in quali stanze si leverebbero calici di champagne al vedere i medici del pronto soccorso del Policlino Gemelli e della Casa Sollievo della Sofferenza costretti a prescrivere l'ultimo ritrovato microabortivo o a togliersi per sempre il loro camice bianco. Terzo colpo: obbligo di indirizzo. Il medico non ha più solo l'obbligo di fornire ogni utile informazione e chiarimento, ma anche quello di assicurarsi che il paziente possa fruire di quella stessa pratica che egli ritiene immorale. In disprezzo delle più evidenti norme che regolano la teoria morale dell'azione, qui l'unica accoglienza è assicurata ad un amorale fisicismo farisaico che più o meno impone questo genere di obiezione: "No, signora, mi dispiace, io sono obiettore di coscienza, non faccio gli aborti, ma l'accompagno dal collega che la farà abortire". Una comprensione ed un rispetto davvero "esemplari" di che cosa significhi libertà di coscienza. Se un Creonte deontologico falsamente pluralista intende davvero imporre un giogo di questo genere, allora non rimane che la via della pluralità deontologica e, se necessario, della pluralità ordinistica. Si tratta di una battaglia di uomini eretti in camici retti, una battaglia di libertà per continuare a guardare negli occhi il paziente e i colleghi dalla loro medesima altezza.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/08/2013
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LA STORIA SI RIPETE: L'ALTROIERI SADDAM, IERI GHEDDAFI, OGGI ASSAD
Il premio Nobel per la pace Obama, guida gli Stati Uniti all'ennesima guerra: stragi efferate di cristiani, vantaggi per gli islamisti, morti e ondate di profughi, per lui sono dettagli...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti, 30/08/2013
Riporto un'agenzia Zenit, giunta proprio il 29 agosto 2013, giorno della Decollazione di san Giovanni Battista: «Mina Rafaat Aziz, tassista egiziano poco più che ventenne di Alessandria, massacrato in piazza, lo scorso 16 agosto, da una folla di islamisti solo perché aveva appeso allo specchietto del suo taxi un crocifisso (...). In un video amatoriale girato da un residente si vede una folla di persone che blocca le auto per controllare i passeggeri al loro interno. Quando il taxi di Aziz viene fermato, un manifestante nota la croce appesa allo specchietto. Le immagini mostrano come, in poco tempo, il ragazzo venga trascinato fuori dalla vettura per essere preso a calci, pugni e bastonate. I colpi provocano la morte del giovane dopo alcuni minuti. Gli estremisti continuano ad infierire sul corpo senza vita con sputi e calci, fino a completare poi l'esecuzione con la decapitazione del cadavere che viene abbandonato sul marciapiede». Eh, Allah sì che è grande... ma in queste convulse ore che precedono l'attacco Usa-Francia-Gran Bretagna al regime di Assad in Siria, mentre tutti si interrogano sugli scenari futuri e le strategie in atto, è possibile che nessuno si sia chiesto che cosa diavolo sta succedendo? Gli americani sono tutto fuorché stupidi e Obama sarà anche un mediocre (è stato eletto solo perché è nero, lo sanno tutti, e per lo stesso motivo gli è stato assegnato il Nobel per la pace: già, la pace...) ma proprio perché non è uomo da decisioni capitali non fa che seguire una strategia internazionale già tracciata, sulla scia dei suoi predecessori. Nessuno, dai tempi delle famose «armi di distruzione di massa» che, pur mai trovate, fecero impiccare Saddam, crede più alle fandonie sugli interventi umanitari. Nessuno crede davvero che Assad di Siria abbia fatto uso di armi chimiche proprio mentre aveva gli ispettori dell'Onu in casa. E nessuno crede più alle foto e ai filmati di conflitti mediorientali che da sempre si combattono con patacche e bufale mediatiche da ammannire ai telespettatori occidentali, tant'è che una delle prime misure dei generali egiziani contro i Fratelli Musulmani è stata di sbattere fuori la qatariota Al-Jazeera. Certo, la foglia di fico, anche se ormai trasparente, ci vuole. Ma ogni operazione bellica costa un sacco di soldi del contribuente e nessuno spende se non prefigura di guadagnare più di quel che ha speso. Ora, vogliamo sapere –è nostro interesse- perché gli Usa (e i loro reggicoda francesi e inglesi) stiano sistematicamente destabilizzando tutto il Nordafrica e il Medioriente. Lo sanno perfettamente che sarà il caos. Non ci saranno nemmeno regimi islamisti, perché sarebbero pur sempre regimi e, dunque, in qualche modo stabili. No. Ci sarà il puro caos. Tutte le zone da cui proviene il petrolio non assicurato permanentemente agli Usa saranno nel caos, con impennate nei prezzi che ammazzeranno Paesi come, per esempio, l'Italia. E stragi efferate di cristiani, come più sopra abbiamo riportato. Pazienza, la politica è così. Ma chi qui scrive, dopo avere attraversato i decenni del pericolo sovietico, mai avrebbe immaginato di doversi ritrovare un giorno a fare il tifo per la Russia, l'unico Paese (insieme alla Cina) che pare davvero aver capito che cosa sta succedendo (e l'unico, lo diciamo en passant, che se ne sbatte dell'omosessualismo imposto agli occidentali da coloro che davvero comandano). Avevamo fatto il tifo per gli Usa, guardiano della libertà e della democrazia, ai tempi del Vietnam, ma adesso che nessuno più li contrasta stanno, spiace dirlo, mostrando il volto della nazione più guerrafondaia che esista, interessata solo alle sue libertà e democrazia (nonché alla benzina a pochi cents ma soltanto nel suo territorio nazionale). A ben ripercorrere l'intera loro storia (che poi è breve: poco più di due secoli), non c'è mai stato un momento in cui non siano stati in guerra. Sempre per i Grandi Ideali (a parole, ma per i soldi nei fatti). E, rispiace dirlo, spesso contro Paesi che non li avevano attaccati per primi. E' rimasto famoso il detto «Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!». D'altra parte, si tratta dell'unico Paese in cui il nazionalismo è rimasto intatto come nel 1776, basta vedere i suoi film e telefilm: bandiere a stelle e strisce dovunque, pure sulle mutande, inni nazionali a scuola e alle partite di football, parate e proclami patriottici. Nel resto del mondo tutto ciò farebbe solo ridere, ormai, ma non da loro. Che, per giunta, hanno «l'arma più forte di tutte» (come diceva il Duce), Hollywood, che conferma continuamente nelle teste universali l'immagine giusta & buona degli yankees. I quali combattono sempre e solo per cause giuste & buone e sempre e solo contro Mostri sanguinari nemici dell'umanità. L'altroieri Saddam, ieri Gheddafi, oggi Assad. Quel che adesso sta succedendo, dunque, è semplicemente questo: gli Stati Uniti si stanno riposizionando sugli scenari mondiali per garantirsi l'egemonia per i prossimi cento anni. Il resto (il ruolo dei sauditi e del Qatar, gli investimenti miliardari delle monarchie arabe in Francia e Gran Bretagna, l'uso cinico degli islamisti –ceceni compresi- e l'assist ai Fratelli Musulmani) non è che materia di dettaglio per i politologi. Ciò crea e creerà problemi all'Europa, cominciando dalle valanghe di profughi? Meglio, un concorrente commerciale in meno. Agli Stati Uniti, nati per un litigio con re Giorgio sui soldi, interessano solo, appunto, i soldi. Obama, il primo presidente nero? Sarà ricordato per la memorabile impresa di avere introdotto le nozze gay. E per un premio Nobel «per la pace» conferito prima ancora di aver bombardato la Libia e la Siria.
Fonte: Antidoti, 30/08/2013
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IL REATO DI OMOFOBIA E' SOLO L'INIZIO DELLA SPIRALE
Dopo la legge sull'omofobia seguiranno ovviamente: unioni civili, matrimonio gay, adozioni per i gay e maternità surrogata
Autore: Livio Podrecca - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 31/08/2013
La legge sulla omofobia è solo un tassello, il primo, di un preciso percorso normativo che, come in altri paesi, dovrà portare prima al riconoscimento legislativo delle unioni civili; quindi al matrimonio gay; infine alla disciplina delle adozioni da parte delle coppie omosessuali ed alla regolazione della cosiddetta maternità surrogata Sembra una esagerazione? A giudicare dalle cronache non si direbbe. Certamente è un panorama surreale, da incubo. E se si guarda all'escalation che, su questi temi, si è prodotta in altri paesi europei (Francia ed Inghilterra, per esempio), ma anche ai modi in cui, qui da noi, la proposta di legge sulla omofobia viene portata avanti in Parlamento, i motivi di preoccupazione aumentano. Certamente, in questo percorso quello della omofobia è un passaggio fondamentale, strategico, che prepara il terreno, le premesse culturali e giuridiche per tutti gli altri. Per questo è importante opporsi alla approvazione di questa legge insidiosa, liberticida ed ideologica che, facendo leva, con tecnica ormai ampiamente collaudata, sul sentimentalismo pietista verso i poveri gay oggetto di discriminazione e violenza, introduce invece nell'ordinamento, surrettiziamente ed all'insaputa anche degli ingenui parlamentari che sono disposti per tali motivi a votarla, una vera rivoluzione antropologica, uno stravolgimento copernicano nella concezione dell'uomo e della sua natura finora recepita dal nostro ordinamento giuridico. Già da parte di molti ci si è finalmente accorti della criminalizzazione delle opinioni che questa legge introdurrebbe, mentre l'omosessualità è un fenomeno dai contorni quanto meno controversi, sul quale è legittimo avere vedute e pareri diversi. In base a tali convinzioni, però, deve essere anche possibile tenere condotte coerenti, e distinguere tra chi voglia liberamente adottare uno stile di vita omosessuale in relazione a situazioni ed istituti rispetto ai quali quest'ultimo sia ritenuto incompatibile o moralmente inaccettabile. Ciò non solo, per esempio, negando alle coppie gay l'accesso al matrimonio, istituto che ha senso solo per le coppie eterosessuali e rilievo sociale proprio in relazione alla funzione procreatrice (assente per natura nelle coppie gay, a meno di ritenere naturali le pratiche di maternità surrogata) che in esso si realizza. Ma anche escludendo tali coppie dalle adozioni, in considerazione del diritto dei minori ad avere un padre ed una madre; od opponendosi, p. es., a ché i propri figli siano soggetti ad attività formative, nella scuola ed in ogni altro ambito pubblico e privato, che intendano presentare l'omosessualità e l'identità di genere come normali atteggiamenti della sessualità, semplicemente alternative alla eterosessualità. Deve, in sostanza, essere possibile continuare a ritenere, pur senza giudizio sulle persone, l'omosessualità un problema, una anomalia verificatasi nello sviluppo psichico della persona, e le relative pratiche un oggettivo disordine morale, diseducativo e produttivo di effetti negativi per la società. Con il progetto di legge Scalfarotto, così com'è attualmente congegnato, ciò non sarebbe più ammesso, né possibile, se non a rischio di denunce e sanzioni penali, e occorrerebbe per legge adeguarsi alla asserita normalità dell'omosessualismo, senza più possibilità di critica né delle conseguenti azioni oppositive. Non è quindi vero che con questa legge si vogliono solo reprimere le discriminazioni ingiuste e gli atteggiamenti violenti e di incitamento all'odio nei confronti dei gay (condotte, peraltro, già punite dalla legge penale). Se passa la legge (così come è ora formulata) sarà, infatti, vietata e punita, ogni e qualsiasi forma di discriminazione, cioè ogni distinzione, ogni ritenuta diversità di trattamento delle persone che pratichino l'omosessualità che sia operata per ragioni, cosiddette, di omofobia o di transfobia, neologismi di incerto contenuto e portata che ben potrebbero sintetizzarsi nella semplice contrarietà morale e di principio verso tali pratiche o verso il mondo gay e LGBT. Ciò ancorché tali convincimenti si concretino in condotte pacifiche e rispettose, nell'esercizio delle libertà di opinione, di insegnamento, di religione, e nel diritto – dovere di educare i figli, senza poter distinguere tra una discriminazione (meglio: distinzione) giusta ed una ingiusta, né poter entrare nel merito delle ragioni da cui la diversità di trattamento (ammesso che possa ritenersi tale) in ragione della pratica omosessuale sia derivata o addirittura imposta. Così, infatti, avviene con la legge Reale Mancino in tema di discriminazione razziale; basta un manifesto contro i campi nomadi, o la richiesta all'immigrato, da parte di un Comune, di un certificato in più, rispetto agli altri cittadini, per accedere a determinati servizi, per aversi discriminazione vietata. E' davvero sconcertante vedere come l'ideologia di gender, per la quale il sesso non è un dato biologico, ma il prodotto di una cultura e l'effetto di una scelta personale, stia dilagando nei programmi e nella azione politica degli stati occidentali e della Unione Europea. La deriva etica che ne scaturisce pone le basi per una radicale distruzione della società. Anche sul piano religioso e della fede, infatti, l'ideologia di gender vuole simbolicamente distruggere il corpo, creato da Dio maschio e femmina, cioè sessuato, e l'ordine della famiglia che su di esso è imperniato. Con il corpo sessuato, si vuole anche cancellare e distruggere l'immagine di Dio che il Creatore ha posto in esso. La differenza sessuale è, infatti, il motore del dinamismo d'amore che scaturisce dalla diversità tra l'uomo e la donna, e, simbolicamente, tra lo Sposo, Cristo, e la Sposa, la Chiesa, secondo il paradigma sponsale che Dio stesso ha posto come immagine del suo amore per l'uomo. Un amore oblativo e fecondo. L'omosessualità, al contrario (come è stato autorevolmente detto), si basa sulla negazione della differenza sessuale; le relative pratiche scaturiscono da una sterile spinta narcisistica, che la società non ha nessun interesse a sostenere ed incentivare. Di fronte a queste inquietanti prospettive, c'è da chiedersi come si possa pensare di mettersi in pace la coscienza con logiche falsamente tolleranti e buoniste. Se non ci si batte, anche quel fantasma scioccamente deformato di libertà relativista che alcuni hanno in mente, per cui non si devono imporre le proprie idee agli altri (confondendo, così, la libertà di opinione con la difesa dei fondamenti della nostra società), potrebbe infatti avere vita breve. Saranno gli altri ad imporci le loro; anzi, lo stanno già facendo.
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 31/08/2013
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IL PAPA: CHI SI OPPONE ALLE UNIONI GAY HA RAGIONE
Chiaro invito di Papa Francesco alla militanza cattolica per opporsi alle leggi disumane e contro natura
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/08/2013
Il 9 agosto diversi organi di stampa italiani hanno dato notizia della lettera che, a nome di Papa Francesco, il cardinale Bertone ha inviato all'organizzazione cattolica statunitense dei Cavalieri di Colombo, riunita dal 6 all'8 agosto a San Antonio, in Texas, per il suo 131° convegno nazionale. La nostra stampa ha sottolineato le espressioni molto chiare della lettera in tema di vita e di famiglia, ma non le ha sempre collocate nel contesto specifico. I Cavalieri di Colombo sono una grande organizzazione di laici cattolici, con un milione e ottocentomila membri, molti dei quali benestanti. Sono pertanto in grado di raccogliere fondi notevoli, destinati ad attività religiose, caritative e culturali. Tra parentesi, i loro robusti contributi alla Santa Sede li hanno portati ad avere una certa influenza nelle vicende della finanza vaticana e dello IOR, esponendoli anche a qualche polemica. La lettera scritta a nome del Santo Padre non si occupa di queste vicende, in verità molto controverse, ma di un'altra. I Cavalieri di Colombo hanno destinato sei milioni e mezzo di dollari al sostegno di campagne contro le leggi che a vario titolo riconoscono in diversi Stati degli Stati Uniti le unioni omosessuali. In queste campagne hanno anche presentato la bellezza dell'amore fecondo tra un uomo e una donna. Per questa ragione, sono bersaglio di una campagna di stampa che dura da mesi e li attacca come «omofobi», e di una raccolta di firme da parte di un'associazione di cattolici progressisti vicina all'entourage del presidente Obama e favorevole al riconoscimento delle unioni gay, Catholics United. Questa associazione minaccia anche azioni legali intese a privare i Cavalieri di Colombo, in quanto coinvolti in iniziative politiche e sospetti di omofobia, delle agevolazioni fiscali di cui godono come organizzazione senza fini di lucro. Tra l'altro, secondo i loro oppositori, i Cavalieri di Colombo sarebbero recidivi, perché hanno già finanziato campagne contro l'aborto. In questo contesto polemico si è svolto negli ultimi giorni il congresso nazionale dell'associazione a San Antonio. Affermando esplicitamente di parlare a nome del Pontefice, il cardinale Bertone ha scritto a tale congresso che Papa Francesco, «consapevole della responsabilità specifica che i fedeli laici hanno per la missione della Chiesa, invita ogni Cavaliere e ogni Consiglio locale [dei Cavalieri di Colombo] a dare testimonianza dell'autentica natura del matrimonio e della famiglia, della santità e della dignità inviolabile della vita umana, e della bellezza e verità della sessualità umana. In questi tempi di rapidi cambiamenti sociali e culturali, la protezione dei doni di Dio non può mancare d'includere l'affermazione e la difesa del grande patrimonio di verità morali insegnate dal Vangelo, e confermate dalla retta ragione, che serve come fondamento di una società giusta e bene ordinata». La lettera, citando la recente enciclica «Lumen fidei», difende pure come parte della libertà religiosa il diritto dei laici cattolici di pronunciarsi in ogni sede, anche politica, su questioni che coinvolgono la fede e la morale. Evidentemente, queste indicazioni pontificie non valgono solo per gli Stati Uniti. Nella controversia sui Cavalieri di Colombo in tema di unioni omosessuali il Papa prende posizione e ci dice con chiarezza che una parte ha ragione e un'altra ha torto. Non solo non fanno male i Cavalieri americani a organizzare e finanziare campagne per difendere l'«autentica natura del matrimonio e della famiglia», ma Papa Francesco chiede a ogni singolo Cavaliere e a ogni associazione locale d'impegnarsi in queste campagne. E di continuare a presentare la verità sulla sessualità e sull'amore senza timore di essere attaccati come omofobi. Chi li attacca, viola la libertà religiosa. È un incoraggiamento per chi conduce le stesse campagne - magari con meno fondi dei Cavalieri di Colombo - anche in Italia e in Europa. E una sveglia per quei cattolici che hanno paura di parlare chiaro sugli stessi temi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/08/2013
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LA PERSECUZIONE DEI FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA
Il Commissario Apostolico istiga i frati all'ammutinamento (contraddicendo il Concilio Vaticano II)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 31/08/2013
«Istigazione all'ammutinamento», questo, in forma implicita, ma chiarissima, il messaggio che emerge dal primo documento pubblico del Commissario apostolico, Padre Fidenzio Volpi O.F.M.Cap., incaricato dalla Sacra Congregazione dei Religiosi di commissariare l'ordine dei Francescani dell'Immacolata. Si tratta di un documento – uscito oggi sul sito ufficiale dei Francescani dell'Immacolata – di grande importanza, visto che pare anticipare e, comunque, è informato alla medesima mentalità che produrrà le decisioni sul destino dell'Ordine, decisioni che il Commissario renderà note il 30 agosto p.v. La lettera, datata 31 agosto 2013, giorno in cui si terranno le professioni perpetue dell'Ordine, è rivolta ai «Carissimi giovani» che pronunceranno i voti in quel giorno, e ha l'obiettivo, benché lo stile sia ammantato di paternità, di porre in chiaro ai prossimi membri religiosi l'insanabile contrasto fra il Commissario stesso, che pretende di incarnare tutto il potere della Chiesa, ed il fondatore, Padre Stefano Manelli. Citando Hans Urs von Balthasar (1905-1988) [Il teologo modernista che, contraddicendo Nostro Signore Gesù Cristo (Cfr. Mt 7, 13-14), aveva l'ardire di sostenere che un cristiano possa sperare che l'Inferno sia vuoto], si cerca di mettere i figli contro i padri, con un sistema che ricorda quello sovietico, contrapponendo l'autorità di questi a quella dei commissari del potere, autorità quest'ultima presentata come sempre ed indiscutibilmente superiore, ai limiti dell'infallibilità: «Il teologo Von Balthasar in un saggio sulla spiritualità (Verbum Caro) sosteneva che quando una realtà religiosa ed ecclesiale si preoccupa essenzialmente di distinguersi dagli altri ponendo le proprie convinzioni come unica eccellenza a cui fare riferimento, è segno di una chiusura che non può che danneggiare il futuro stesso della Chiesa. Come potrebbe esserlo, aggiungo io, una certa confusione tra i fini ed i mezzi, per cui i testi, i suggerimenti, gli atteggiamenti o le parole dei fondatori potrebbero essere considerati più decisivi dell'insegnamento del magistero quando se non addirittura non degli stessi testi biblici. In questo caso il movimento che si professa ufficialmente come una mediazione verso una forma nuova di evangelizzazione, ne diventa il sostituto». La faziosità e l'insostenibilità dottrinale del principio deriva da una serie voluta e ben calcolata di omissioni. Si omette di rilevare che, se gli insegnamenti del Padre fondatore, sia esposti come dottrina, sia riverberantesi negli Statuti, fossero stati in contrasto con la dottrina cattolica, la Gerarchia non avrebbe dovuto approvare l'Ordine. Si mette, inoltre, sul medesimo piano la Scrittura ed il Magistero, quasi fossero entrambi fonti della Rivelazione, omettendo di citare, tra le fonti, la Tradizione. Così concepita, la virtù dell'obbedienza, lungi dall'essere strumento di adeguamento alla certissima ed immutabile volontà di Dio, rivelata una volta per tutte, diviene strumento dell'arbitrio del Superiore, ai cui mutevoli capricci sembra tenuto ad adeguarsi ogni monaco. Tutti coloro che conoscono l'Ordine dei Francescani dell'Immacolata sanno che esso ambisce ad una vita di orazione e di perfezionamento, di sacrificio e di oblazione a Dio, così lo ha voluto padre Manelli, ispirato da padre Pio da Pietrelcina, il quale subì il commissariamento, come oggi lo subisce il figlio spirituale. Nel documento non si riportano fatti, ma tutto è costruito sulle insinuazioni. Sotto i toni delicati, si comprende la volontà matrigna di accorpare questa meravigliosa realtà religiosa – con numerose vocazioni – nel bacino dell'ordinarietà religiosa dei nostri tristi tempi ecclesiali: ciò che palesemente spaventa è la sempre più profonda riscoperta della Tradizione: «Una delle problematiche centrali a mio avviso, viene proprio dalla minaccia di una certa autoreferenzialità, cioè nel desiderio di sottolineare a tutti i costi la propria peculiarità caratterizzante. Ritengo invece prova certa di maturità cercare di superare tale atteggiamento, riconoscendo con spirito umile e francescano l'edificazione della Chiesa come referente ultimo della propria esperienza carismatica». È chiarissima la malafede. La ricchezza della Chiesa sta proprio nel «carisma»: come ogni figlio di Dio è diverso l'uno dall'altro, così ogni famiglia religiosa della Chiesa deve essere diversa una dall'altra e questa diversità le viene data proprio dal «carisma» del fondatore, come sta scritto nel decreto conciliare sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis al § 2: «Il rinnovamento della vita religiosa comporta il continuo ritorno alle fonti di ogni forma di vita cristiana e alla primitiva ispirazione degli istituti, e nello stesso tempo l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi. Questo rinnovamento, sotto l'influsso dello Spirito Santo e la guida della Chiesa, deve attuarsi secondo i seguenti principi: a) Essendo norma fondamentale della vita religiosa il seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo, questa norma deve essere considerata da tutti gli istituti come la loro regola suprema. b) Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli istituti abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione. Perciò si conoscano e si osservino fedelmente lo spirito e le finalità proprie dei fondatori, come pure le sane tradizioni, poiché tutto ciò costituisce il patrimonio di ciascun istituto». Altra obiezione che sorge alla lettura della lettera è la citazione del discorso che Giovanni Paolo II fece il 30 maggio 1998 ai responsabili delle «nascenti forme di Vita Consacrata»: «La nascita di nuovi Istituti e la loro diffusione ha recato nella vita della Chiesa una novità inattesa, e talora persino dirompente. Ciò non ha mancato di suscitare interrogativi, disagi e tensioni; talora ha comportato presunzioni e intemperanze da un lato, e non pochi pregiudizi e riserve dall'altro. È stato un periodo di prova per la loro fedeltà, un'occasione importante per verificare la genuinità dei loro carismi. Oggi si apre davanti a voi una tappa nuova: quella della maturità ecclesiale. Ciò non vuol dire che tutti i problemi siano risolti. È, piuttosto, una sfida; una via da percorrere. La Chiesa si aspetta frutti di comunione e di impegno». Ma il Pontefice si rivolgeva a realtà «nascenti» intorno al 1998 e non a quelle già nate e consolidate. Anno di fondazione dei Francescani dell'Immacolata è il 1969, quando Padre Manelli O.F.M. Conv. riscoprì e meditò le Fonti Francescane e gli scritti di san Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941), che, oltre a tornare ad un autentico spirito francescano, volle inserire il «voto mariano», che viene emesso nella professione religiosa al primo posto, seguito dai voti di castità, povertà, obbedienza. Ora, è proprio il voto di obbedienza all'interno dell'Ordine che Padre Volpi vuol far mettere in discussione: rivolgersi a dei novizi, invitandoli a mettere sistematicamente in dubbio quanto proposto e comandato dall'Ordine in cui si apprestano ad entrare definitivamente ed ai suoi legittimi Superiori equivale a rendere umanamente e spiritualmente impossibile l'esercizio del voto di obbedienza. Se tutto ciò che proviene dai Superiori è, per questo stesso fatto, sospetto, significa che essi non sono lo strumento visibile dell'autorità divina, ma, quantomeno potenzialmente, strumenti di corruzione e di dannazione. Risulta ovvio che l'obbedienza nei loro confronti, lungi dall'essere obbedienza a Dio diviene obbedienza a Satana. Non solo il voto di obbedienza, ma tutta la vita religiosa di questi giovani, qualora dovessero dar peso alle parole di Padre Volpi, risulterebbe sporcata e macchiata. In quest'opera di vera e propria devastazione dell'Ordine, Padre Volpi appoggia cinque Francescani dell'Immacolata, che si contrappongono al loro Superiore e non vogliono più obbedirgli, contestando sia il rigore della Regola, improntato all'originaria durezza di San Francesco, sia l'approfondimento dottrinale della Tradizione. Pare quasi di trovarci di fronte a quegli atleti che, non riuscendo a superare l'ostacolo, ne chiedono al giudice l'abbassamento. Padre Volpi accusa, apertis verbis, di autoreferenzialità l'Ordine nella persona del suo fondatore. Tenere alle proprie peculiarità (carisma) non è autoreferenzialità, bensì auto-conservazione, tenuto conto, come dicevamo, del fatto che tali specificità sono state approvate dal Vicario di Cristo. Autoreferenziale e soggettivistico sarebbe, invece, deflettere dalle medesime, per adattarsi e cedere agli arbitri di chi si comporta più da commissario politico sovietico che da Padre. Oltre al fatto che Padre Manelli (proverbiale e nota la sua umiltà) non ha mai rimandato nulla alla sua persona, bensì tutto a San Francesco, a San Massimiliano e alla Santissima Immacolata. I cinque dissidenti si sono scagliati non solo contro il loro Padre Fondatore e Ministro Generale, ma anche contro il Consiglio e i Superiori dei Seminari di Teologia e Filosofia; a causa di cosa? Di certe simpatie per la Tradizione, in particolare per il Vetus Ordo, liberalizzato da Sua Santità Benedetto XVI nel 2007. La loro critica si basa sul fatto che, inizialmente, la liturgia dell'Ordine era quella imposta dalla riforma del 1969 e che la riscoperta del Vetus Ordo e, conseguentemente, della Tradizione, sarebbe una novità imposta dal fondatore in contrasto con lo spirito originario. Ciò è assolutamente falso, in quanto la nota distintiva dell'Ordine, fin dalla sua fondazione, fu il ritorno alle origini francescane, prendendo le distanze dagli ammorbidimenti che via via queste avevano subito. Il fatto che la liturgia non fosse tradizionale era unicamente dovuto alla regolamentazione eccessivamente rigida, ai limiti del divieto, vigente per questa forma prima del Motu Proprio Summorum Pontificum. Una volta superata questa situazione innaturale, era ovvio che l'Ordine si riappropriasse della liturgia di sempre, implicitamente, ma chiaramente bramata ab origine dall'Ordine stesso. Non comprendere ciò significa semplicemente non aver compreso per nulla chi siano i Francescani dell'Immacolata. Come accade in tutte le famiglie religiose ci sono elementi irrequieti e di "disturbo", ma non per questo la loro linea deve diventare quella dominante. Cinque ribelli non possono e non devono, per giustizia umana e divina, distruggere una realtà che benefica migliaia di anime. Al termine del documento rivolto ai prossimi professi, Padre Volpi riporta un aneddoto sibillino: «un papà guardava un giorno il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante. Il piccolino si sforzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a smuovere il vaso neppure di un millimetro. "Hai usato tutte le tue forze?"- gli chiese il padre. "Sì" rispose il bambino. "Non è vero – ribatté il padre – perché non mi hai chiesto di aiutarti». Il vaso è forse Padre Manelli? E chi aiuterebbe i Francescani dell'Immacolata a rimuoverlo? Forse Padre Volpi, che in questo caso rappresenta la volpe di Pinocchio? Oppure i tanti e mirabili santi che li hanno preceduti nelle prove di persecuzione e che, invece, tale vaso ancorano al suo posto? Chi fermerà l'abuso di potere che si sta perpetrando ai danni di una realtà bella, sana, pulita, che è, a tutti gli effetti, secondo il Cuore di Dio? Nessuno potrà farlo, se non la Divina Provvidenza, mediante gli stessi membri dell'Ordine. È più facile dire «sì» al prepotente, che «no». È più facile piegare la testa di fronte al carnefice piuttosto che tenerla alta e guardarlo dritto negli occhi. È più facile inginocchiarsi di fronte a colui che ha il coltello dalla parte del manico, piuttosto che disobbedire al tiranno… eppure Davide fece così con Golia, eppure San Paolo lo insegna e le sue parole non sono soltanto materia di orazione e di meditazione, materia di studio e di esami da dare di fronte ai docenti… sono anche e soprattutto da mettere in pratica, come lui stesso fece, come ogni buon cattolico dovrebbe fare, come ogni innamorato di Dio e della Chiesa è chiamato a realizzare: «"Ti basta la mia grazia: la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12, 9-10). Una supplica, Francescani dell'Immacolata, nasce dal profondo dell'anima di tutti coloro che Vi sono legati spiritualmente, di tutti coloro che Vi ammirano, una supplica non a Padre Volpi, non alla Congregazione dei religiosi, ma a Voi «San Paolo» dell'oggi: non lasciateVi schiacciare dalla scarpa del potere, continuate a difendere e ad amare i Vostri veri sandali di Francescani dell'Immacolata, non lasciatevi blandire dall'ipocrisia di persone che non Vi amano, ma Vi usano per conglobarVi con tutti gli altri sotto il dominio dello spirito new age (tipico degli anni Sessanta e Settanta), che si camuffa assai bene sotto l'etichetta di «comunione»…
Fonte: Corrispondenza Romana, 31/08/2013
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OMELIA XXIII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 14,25-33)
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 settembre 2013)
Vi è una parola chiave nel Vangelo di questa domenica per avere la giusta lettura di tutto il brano. La parola è la seguente: riflettere. Così, nei paragoni che Gesù offre alla nostra meditazione, colui che vuole costruire una torre deve prima riflettere bene su quella che sarà la spesa per vedere se riuscirà a portare a termine l'opera; così, un re che va in guerra contro un altro re dovrà prima valutare con attenzione i mezzi di cui dispone. Allo stesso modo dovrà fare pure il cristiano. Egli, nel seguire Gesù, dovrà avere a disposizione quella virtù che gli consentirà di essere un fedele discepolo sino alla fine, in modo da non rinnegare mai il Signore. Di quale virtù si tratta? Ce lo fa comprendere Gesù stesso nel brano del Vangelo. Quella virtù è il distacco da tutti i propri averi. Il testo, infatti, si conclude con queste parole: «Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33). Sono parole molto esigenti che devono essere rettamente intese. Non si tratta di rinunciare materialmente a tutto, come ad esempio ha fatto san Francesco d'Assisi, ma di non essere attaccati a niente se non al Signore e alla sua volontà. I beni di questo mondo devono essere usati con cuore libero, senza diventarne schiavi. Per arrivare a questo distacco, bisogna però amare Dio con tutto il nostro cuore. Non c'è via di mezzo: o si ama Dio, oppure il nostro cuore si attaccherà inevitabilmente ai beni di questo mondo. Quanto più si ama, tanto più ci si libera da questi legami. Per quale motivo san Francesco d'Assisi era staccato da tutto e bramava la povertà più di quanto un avaro possa desiderare le ricchezze di questo mondo? Perché amava con tutto il cuore. L'amore farà sì che metteremo Dio al primo posto nella nostra vita, al di sopra degli affetti più cari e al di sopra della nostra stessa vita. Gesù, infatti, ci dice: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14,26). E, subito dopo, ci dice: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,27). Riflettiamo! Abbiamo noi questo bene così grande dell'Amor di Dio? Se siamo onesti dobbiamo dire che il nostro amore per il Signore è sempre tanto piccolo e deve ancora tanto crescere. Anzi, per dire la verità tutta intera, dobbiamo aggiungere che tante volte non amiamo per niente il Signore, quando a Lui preferiamo il peccato. Se veramente ci rendiamo conto di non possedere questo bene inestimabile dell'Amor di Dio, adoperiamoci in tutti i modi per ottenerlo. Lo otterremo innanzitutto con una buona Confessione. Chi vive abitualmente in peccato mortale non sta facendo neppure un passo verso il Signore; anzi, si sta allontanando. Il secondo mezzo per conseguire il bene dell'Amor di Dio è la preghiera. Cosa c'è di più bello e di più facile della preghiera! Il demonio fa di tutto per non farci pregare. Ci fa credere che sia una cosa inutile, una perdita di tempo. Ci fa venire in mente tante cose da fare, tutte urgenti e indispensabili. Così facendo perdiamo di vista l'unica cosa veramente necessaria a discapito della nostra anima. Non cadiamo in questa tentazione! Preghiamo regolarmente. Solo così riusciremo a riportare vittoria su tutte le tentazioni. Un cristiano che non prega è come un soldato che abbassa le armi di fronte al nemico: perirà miseramente. La preghiera, soprattutto, dilaterà il nostro cuore e ci consentirà di amare veramente, di amare non tanto con il nostro piccolo cuore, ma con il Cuore di Gesù. Affidiamoci infine alla Madonna, chiediamo a Lei la grazia di mettere in pratica queste esigenti parole del Vangelo. Da soli certamente non ci riusciremo, ma, grazie alla sua potente intercessione, otterremo il bene inestimabile dell'Amor di Dio.
Nota di BastaBugie: Per l'omelia della domenica successiva, vai a https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=520
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 settembre 2013)
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