BastaBugie n�109 del 16 ottobre 2009
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LA REPUBBLICA SOSTIENE CHE E' STATA RIPRODOTTA LA SINDONE, MA OVVIAMENTE E' LA SOLITA BUFALA SENZA PROVE SCIENTIFICHE
Autore: Bruno Barberis - Fonte: La voce del Popolo
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DALAI LAMA: NON FA RIMA CON OBAMA
Fonte: Corrispondenza Romana
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PREMIO NOBEL PER LA PACE A OBAMA: MADRE TERESA NON SAREBBE D'ACCORDO!
Fonte: I Tre Sentieri
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SOMALIA: CRISTIANA ASSASSINATA A COLPI DI PISTOLA DAGLI SHABAAB PERCHE' AVEVA DELLE BIBBIE IN CASA
Autore: Lorenzo Fazzini - Fonte: Avvenire
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REATO DI OMOFOBIA 1: UNA PROPOSTA DI LEGGE CONTRADDITTORIA
Fonte: lepanto.org
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REATO DI OMOFOBIA 2: SE LE PERSONE HANNO GLI STESSI DIRITTI, PERCHE' PICCHIARE UN ETEROSESSUALE DOVREBBE ESSERE MENO GRAVE?
Autore: Isabella Bertolini - Fonte:
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REATO DI OMOFOBIA 3: SBARRATA LA STRADA AL REATO DI OMOFOBIA, UNA VITTORIA DELL’ORDINE NATURALE E CRISTIANO
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Famiglia Domani
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INTERVISTA AL PROFESSOR ROBERTO DE MATTEI: LA TURCHIA IN EUROPA, BENEFICIO O CATASTROFE?
Autore: Giuseppe Rusconi - Fonte: Il Consulente Re
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OMELIA PER LA XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - (Mc 10,35-45)
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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LA REPUBBLICA SOSTIENE CHE E' STATA RIPRODOTTA LA SINDONE, MA OVVIAMENTE E' LA SOLITA BUFALA SENZA PROVE SCIENTIFICHE
Autore: Bruno Barberis - Fonte: La voce del Popolo, 11 Ottobre 2009
Ormai è un ritornello che si ripete regolarmente. Ogni volta che viene indetta un’ostensione della Sindone assistiamo, nei mesi che la precedono, ad una serie di scoperte presentate come sensazionali che dimostrerebbero che la Sindone è un falso realizzato con le tecniche più svariate, ovviamente in epoca medioevale. Già all’inizio dell’estate è giunta dagli Stati Uniti la notizia che la Sindone sarebbe l’autoritratto di Leonardo realizzato dal genio toscano in una vera e propria camera oscura utilizzando un busto con le proprie fattezze che avrebbe lasciato l’impronta su di un telo trattato con chiara d’uovo e gelatina: in pratica l’invenzione della fotografia sarebbe da far retrocedere di quasi 400 anni! E fino ad ora non ne sapevamo nulla! A questa ipotesi se ne è immediatamente aggiunta un’altra (in realtà proposta già da tempo) che sostiene che l’immagine della Sindone è facilmente realizzabile con un pirografo. Una trentina di anni fa un medico barese affermò di essere riuscito ad ottenere un’impronta simile a quella della Sindone sfruttando l’energia termica generata da un bassorilievo riscaldato. E si potrebbe proseguire a lungo con l’elenco di tali teorie. Ora è la volta di un chimico di Pavia che, secondo le notizie riportate da alcuni quotidiani, sostiene di aver realizzato anche lui un’impronta identica a quella della Sindone usando come matrici il corpo di un suo assistente e un calco in gesso e utilizzando ocra rossiccia, tempera liquida, acido solforico e alluminato di cobalto. Non ho nessun motivo per dubitare della cura e della professionalità con cui tali manufatti sono stati realizzati, ma nutro forti perplessità che possano essere seriamente messi a confronto con la Sindone e la sua immagine. Non è sufficiente ottenere un’immagine che ad un esame visivo appaia simile a quella presente sulla Sindone. Forse fino ad alcuni decenni fa sarebbe stato sufficiente, oggi non più. L’immagine della Sindone e le cosiddette "macchie ematiche" visibili sul telo sono state studiate in modo approfondito soprattutto in seguito alla campagna di raccolta di dati e di campioni effettuata sulla Sindone dall’8 al 13 ottobre 1978. I risultati dell’analisi di tali dati sono stati resi noti dagli scienziati che parteciparono alla ricerca in decine di articoli pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali. In particolare gli scienziati statunitensi appartenenti allo Sturp (Shroud of Turin Research Project) effettuarono una serie di esami (spettroscopia nel visibile e nell’ultravioletto per riflettanza e per fluorescenza, spettroscopia ai raggi X e IR, spettroscopia di massa, termografia infrarossa, radiografia, ecc.) sia sulle zone interessate dall’immagine sia sulle zone ematiche, accertando l’assoluta mancanza sul lenzuolo di pigmenti e coloranti e dimostrando inoltre che l’immagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche (e dunque si è formata successivamente ad esse) e che è dovuta ad un’ossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto con formazione di gruppi carbonilici coniugati. Tale alterazione è rilevabile solo superficialmente per una profondità di circa 40 micrometri (ossia 4 centesimi di millimetro). È stato inoltre dimostrato che la colorazione delle fibre nelle zone dell’immagine è uniforme e le variazioni di intensità dell’immagine sono dovute al numero di fibre colorate per unità di superficie. Nelle zone ematiche è stata evidenziata la presenza di anelli porfirinici e le stesse zone hanno dato luogo a reazioni di immunofluorescenza tipiche del sangue umano di gruppo AB. E molte altre ancora sono le caratteristiche dell’immagine evidenziate dalle analisi effettuate dopo gli esami del 1978. È pertanto evidente che per poter affermare di aver ottenuto (non importa con quale tecnica o metodo) un’immagine identica a quella sindonica è indispensabile effettuare su di essa le stesse analisi fatte sulla Sindone ed ottenere tutti gli stessi identici risultati. Invito pertanto coloro che intendono cimentarsi con tali esperimenti a effettuare sulle immagini da loro ottenute tali analisi, pubblicando su riviste scientifiche i relativi risultati. Mi risulta che fino ad ora tutte le teorie proposte, pur interessanti di per sé, sono sempre risultate carenti o perché non sono state correlate da verifiche sperimentali serie o perché tali verifiche hanno evidenziato sulle immagini ottenute caratteristiche fisico-chimiche molto diverse da quelle possedute dall’immagine sindonica.
Fonte: La voce del Popolo, 11 Ottobre 2009
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DALAI LAMA: NON FA RIMA CON OBAMA
Fonte Corrispondenza Romana, 10/10/2009
Per non urtare la suscettibilità di Pechino, gli Stati Uniti hanno esercitato pressioni sui rappresentanti tibetani per rinviare l’incontro tra il Dalai Lama ed il presidente americano Barack Obama a dopo il vertice con il leader della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintao, che Obama ha in agenda per novembre. Lo riferisce il “Washington Post” (John Pomfret, Obama’s Meeting With the Dalai Lama Is Delayed, “Washington Post”, 5 ottobre 2009), citando diplomatici, funzionari governativi ed altre fonti. Il leader spirituale tibetano – in esilio dal 1959, dopo la violenta occupazione del “Paese delle Nevi” attuata dal regime comunista cinese – ha visitato Washington durante la settimana ma, per la prima volta dal 1991, non ha incontrato il presidente. Il Dalai Lama era stato a Washington già dieci volte e ogni volta era stato ricevuto alla Casa Bianca. Nel 2007 il presidente George W. Bush lo ha incontrato per la prima volta pubblicamente, durante una cerimonia in cui lo ha insignito del più alto riconoscimento conferito dal Congresso degli Stati Uniti per meriti civili, la Congressional Gold Medal. L’insolita decisione dell’amministrazione Obama sembra rientrare nel più ampio disegno volto a migliorare le relazioni con la Cina anche abbassando i toni della polemica con Pechino sulle questioni dei diritti umani e della politica finanziaria. Un progetto – scrive Pomfret – che i funzionari dell’amministrazione definiscono di «rassicurazione strategica» in cui rientrerebbero pure le dichiarazioni rilasciate in febbraio dal segretario di Stato Hillary Clinton, secondo la quale la difesa dei diritti umani non può «interferire con la crisi economica globale, con la crisi derivante dai cambiamenti climatici, e la crisi in materia di sicurezza», affermazioni molto apprezzate a Pechino. Per motivare la decisione, i funzionari americani hanno detto ai rappresentanti tibetani che intendono lavorare con la Cina su temi importanti, tra cui la proliferazione nucleare in Corea del nord e Iran.
Fonte: Corrispondenza Romana, 10/10/2009
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PREMIO NOBEL PER LA PACE A OBAMA: MADRE TERESA NON SAREBBE D'ACCORDO!
Fonte I Tre Sentieri, 10 ottobre 2009
Madre Teresa di Calcutta soleva dire: “Non c’è niente di peggio, quando in un Paese si permette che una donna possa uccidere il proprio bambino. Quando ciò accade tutto è lecito, non ci sono limiti alla violenza.” Tali parole sono di una chiarezza straordinaria e sono indiscutibilmente vere. Abbiamo da poco conosciuto la notizia che il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato insignito del Premio Nobel per la pace. La riflessione che ci viene da fare è questa: sembra un po’ difficile che un personaggio come Obama possa essere insignito di un tale premio in quanto si sia prodigato per la pace. Ci consta che non solo ha ancora due guerre aperte (Afghanistan e Iraq), ma soprattutto che ancora non è possibile vedere gli eventuali risultati positivi di ciò che viene definita come “apertura verso il mondo islamico dopo l’era Bush”. Obama è presidente degli Stati Uniti solo da pochi mesi! Questa riflessione purtroppo ci porta ad un sospetto, ovvero che tale conferimento gli sia stato dato per “premiarlo” della sua politica progressista riguardo ai temi cosiddetti ‘eticamente sensibili’: aborto, cellule staminali, omosessualismo, ecc… Negli USA sembra che i consensi verso la sua politica stiano scendendo e anche di parecchio. Ultimamente egli ha ricevuto anche uno smacco non indifferente, allorquando la candidatura della città di Chicago per le Olimpiadi del 2016, candidatura che egli appoggiava tanto da essere andato di persona a Copenaghen (luogo della scelta), è stata sonoramente bocciata. Sembra, insomma, che la figura di Obama, che da un punto di vista politico appare deludente, debba invece essere assolutamente sostenuta perché emblema di una “svolta”, di una nuova visione della vita, relativista sul piano etico e anche opportunamente “totalitaria” sul piano della diffusione di un pensiero unico “politicamente corretto”. Non è un caso che in Italia il commento più significativo alla notizia del Nobel l’abbia data il senatore Ignazio Marino, esponente della corrente più radicaloide del PD, che ha detto: “Il premio ad Obama è il segno che un mondo nuovo è possibile.” Questo fa pensare. Siamo ormai dinanzi alla conclusione di un itinerario. Da uno sviluppo dell’errore in senso filosofico, che poi si è reso sviluppo anche in senso politico, siamo passati alla traduzione di questo errore sul piano morale, meglio: sul piano del giudizio morale. Traduzione che ha causato la completa dissoluzione dell’uomo. Dalla dissoluzione del Vero alla dissoluzione del Bene. E stiamo già dentro la dissoluzione del Bello. Non ci riferiamo in tal senso all’aspetto puramente estetico (dissoluzione che da questo punto di vista già si è realizzata ampiamente nella storia, basti pensare al brutto sempre più dominante in tutte le manifestazioni artistiche), ma all’odio verso la bellezza fondamentale dell’umano. Cosa intendiamo per bellezza fondamentale dell’umano? Prima di tutto quella della sacralità della vita umana e dell’amore coniugale. Chiediamoci: perché ciò che sta accadendo a riguardo è significativo? Lo spieghiamo subito. L’uomo coglie il valore non solamente sul piano intellettuale (per esempio: è giusto che sia così!), ma anche sul piano della sua bellezza. Ovvero dal fatto che un tale gesto “splende” nella sua armonia e giustezza e non può essere messo in discussione. Non a caso si dice che solo chi ha il “cuore indurito” non si commuove e rimane indifferente dinanzi ad una situazione di reale bisogno. Perché si parla di “cuore”? Perché si è convinti che il Bene coinvolga non solo la sfera intellettiva, ma anche quella della partecipazione emotiva e sensitiva... e così anche lo sguardo. Tanto è vero ciò che spesso diciamo: quanto è bello osservare un gesto di altruismo e, invece, quanto è brutto osservarne uno di egoismo. Non è un caso che nell’immaginario di molti si conserva (malgrado le sciocchezze che si dicono da un punto di vista storico) la bellezza del modello del cavaliere medievale. Il capovolgimento di ciò che sta avvenendo è tutto qui. Può sembrare banale ricordarlo, ma è proprio così: innalzare a modello coloro che identificano l’amore e la giustizia con il contrario di essi: promuovere l’aborto per aiutare le donne, condannare l’omofobia per rispettare e salvaguardare l’amore. Ciò è appunto convincere culturalmente che è giusto distruggere ciò che abbiamo definito come bellezza fondamentale dell’umano. Ovvero spingere a godere e a rallegrarsi del brutto. Come adesso molti vanno ad “ammirare” opere d’arte che trasmettono solo angoscia, oppure ascoltano musica più dura del rumore di un’acciaieria (e non si accorgono più della bruttezza, anzi plaudono a quella che ritengono una grande bellezza); così oggi si è arrivati a convincere che non solo si può realizzare la pace, ma addirittura si è davvero per la pace quando, riprendendo le parole di Madre Teresa, si permette che una mamma possa uccidere il proprio bambino. Dunque, premiare e spacciare come paladino della pace chi (come Obama) ritiene che l’aborto sia un diritto, che esso vada difeso assolutamente, che è giusto ampliare e maggiormente finanziare gli esperimenti sulle cellule staminali embrionali, che la stessa omosessualità vada rispettata in quanto tale, come libera e legittima opzione (in un’intervista pubblicata il 3 luglio su Avvenire affermò che la comunità gay-lesbica degli Stati Uniti viene “ferita da alcuni insegnamenti della Chiesa cattolica e della dottrina cristiana in generale.”) ci convince che ormai si è completata l’apostasia, e che pertanto siamo tornati a quell’informe morale caotico che ha caratterizzato i tempi prima dell’Annuncio cristiano. C’è umanamente da abbattersi. Resta il fatto che il futuro, ringraziando Dio, non dipende solo da noi. A noi non resta che rimboccarci le maniche, sollevare i mattoni, sudare, e passarli a Chi realizzerà e completerà l’opera della Ricostruzione.
Fonte: I Tre Sentieri, 10 ottobre 2009
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SOMALIA: CRISTIANA ASSASSINATA A COLPI DI PISTOLA DAGLI SHABAAB PERCHE' AVEVA DELLE BIBBIE IN CASA
Autore: Lorenzo Fazzini - Fonte: Avvenire
L’hanno ingannata con uno stratagemma per farle confessare che possedeva delle Bibbie. Quindi l’hanno massacrata con alcuni colpi di pistola. È stata uccisa così Mariam Muhina Hussein, una cristiana somala di 46 anni, uccisa nel villaggio di Marerey, a una decina di chilometri dalla città di Jilib. Si tratterebbe quindi di un nuovo caso di violenza delle famigerate squadre delle milizie al-Shabaab, gruppi di estremisti islamici che attanagliano con il terrore la Somalia di oggi. L’episodio – riferito dall’agenzia Compass Direct ma che non ha altre conferme dirette – è avvenuto il 28 settembre scorso nella regione centrale di Juba. Tutto è stato determinato da un capo degli Shabaab, lo sciecco Arbow, il quale, essendo venuto a conoscenza delle attività della donna, (...) le ha inviato a casa sua moglie con la scusa di voler «conoscere qualcosa del cristianesimo». Alla domanda della donna di poter ricevere una Bibbia, Mariam Muhina Hussein ha sorprendentemente rifiutato: «Non è una cosa sicura per me» avrebbe risposto la donna cristiana alla visitatrice, secondo quanto riferito da fonti contattate da Compass Direct in Somalia e in Kenya. Dopo la visita della moglie, che aveva accertato la presenza di queste Bibbie in casa della signora Hussein, si è mosso lo sceicco Arbow, presentatosi a casa della donna cristiana domandando pure lui di voler conoscere qualcosa della Bibbia. Appena dopo aver preso in mano il libro sacro, l’esponente islamista avrebbe estratto una pistola e ha sparato tre colpi contro la Hussein, morta sul colpo. In base alle testimonianze raccolte, le Bibbie della Hussein erano scritte in Swahili: la donna apparteneva alla minoranza Bantu. In attesa di conferme ulteriori, il fatto testimonia comunque l’inasprimento dell’applicazione della sharia imposta dagli shabaab che utilizzano anche gli strumenti della controinformazione per terrorizzare la popolazione: in passato si sono diffuse infatti notizie di lapidazioni di cristiani poi rivelatesi infondate. E che la situazione a Mogadiscio resti drammatica lo testimonia anche un fatto inedito, denunciato in questi giorni da alcune fonti Onu. Per la prima volta il principale ospedale della capitale somala, il Madina Hospital, è stato preso di mira da minacce – comparse su volantini anonimi – perché non curi «i nemici». A darne notizia è stato lo stesso direttore generale del centro medico, Mohamed Yusuf, che già all’inizio dell’anno è sfuggito ad un attentato. «I volantini hanno delle foto di granate e ci avvisano di non prenderci cura di quelli che gli autori di questi fogli descrivono come “nemici”», ha detto Yusuf.
Fonte: Avvenire
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REATO DI OMOFOBIA 1: UNA PROPOSTA DI LEGGE CONTRADDITTORIA
Fonte lepanto.org, 31 ottobre 2008
Una proposta di legge in favore dell'omosessualismo (proposta C.1658 - "Reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere") é attualmente in discussione presso la II Commissione permanente della Camera, competente per la Giustizia (questa proposta di legge approvata in commissione è stata bocciata dalla Camera il 13/10/2009, nota di BB). Questa proposta si qualifica per la sua contraddittorietà: 1° CONTRADDIZIONE: VIENE NOMINATA RELATRICE UNA LESBICA DELL'OPPOSIZIONE La presidente della Commissione, l'on. avvocato Giulia Bongiorno, ha nominato, contro la consuetudine parlamentare, Relatrice del Progetto di legge una deputata dell'opposizione di Sinistra, l'on. Anna Paola Concia, che ha dichiarato: "E' la prima volta, in questa Legislatura, che viene affidato l'incarico di Relatrice a una deputata dell'opposizione e, per di più, unica lesbica 'libera' di questo Parlamento" ("l'Unità on line", 25-10-2008). 2° CONTRADDIZIONE: ETIMOLOGIA SBAGLIATA Nella sua relazione, l'on. Concia afferma, nel primo periodo del paragrafo 1 della pdl C.1568, che "fulcro sostanziale" della proposta è la "nozione di omofobia", termine inventato da uno psicologo nel 1971 ed oggi adottato dal Parlamento Europeo. Nella relazione si precisa, nel quinto capoverso del paragrafo 2, che il "dato che si trova alla base dell'omofobia" sarebbe "l'ignoranza del diverso da sé che si traduce in paura". Al contrario, la più elementare etimologia ci dice che il termine "omofobia" è composto da due parole greche: ϕóβος (fobos, paura) ed ομóς (omos, uguale, comune, identico), e quindi significa "paura di ciò che è eguale a sé", mentre invece il significato "paura del diverso" esige la combinazione di ϕóβος (paura) ed ετερος (eteros, diverso), così come omogeneo vuol dire dello stesso tipo ed eterogeneo di tipo diverso. Ad esempio, per indicare l'avversione allo straniero si è correttamente coniato il termine xenofobia, unendo a ϕóβος la parola ξενος (xenos, estraneo, straniero). 3° CONTRADDIZIONE: DICONO DI VOLER PUNIRE REATI IN REALTA' GIA' PREVISTI Per captare l'altrui benevolenza, l'on. Concia richiama più volte nel testo della sua relazione la necessità di punire i delitti commessi nei confronti delle persone omosessuali nonché l'istigazione a commettere quei medesimi delitti. Il nostro ordinamento già prevede la punizione del delitto di ingiuria o di violenza contro la persona o i beni perpetrato nei confronti di terzi, sia l'istigazione a compiere uno specifico delitto, nonché le aggravanti previste per motivi futili o abietti. Ma la proposta di legge mira, come si evince dal primo capoverso del paragrafo 4, ad estendere la punizione a non meglio precisati "discorsi intrisi d'odio", distinti ("e"), si badi bene, dalle "istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio". 4° CONTRADDIZIONE: IL VERO OBIETTIVO E' VIETARE CHI LA PENSA DIVERSAMENTE DA LORO A proposito della così mal detta "omofobia" viene riportata nel secondo capoverso del paragrafo 1 della relazione la definizione del Parlamento Europeo che la qualifica come "una paura e una avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità (…) basata sul pregiudizio". Da questa definizione e da quella ricordata sopra ne dovrebbe conseguire che un giudizio di condanna dell'omosessualità in sé e delle conseguenze sociali che possono avere la sua propaganda come modello per i giovani nel mondo mediatico, giudizio che non sia a priori come il pregiudizio, né irrazionale e non motivato, ma che nasca da una seria e meditata analisi storica e filosofica, sociologica ed antropologica, dovrebbe essere del tutto lecito. Al contrario l'on. Concia esprime nel tredicesimo capoverso del paragrafo 5, con la determinazione evidenziata nel carattere corsivo di queste frasi nel testo, la sua ferma volontà che, con l'approvazione della proposta di legge C.1568, comunque ed in qualsiasi forma, sia proibito criticare qualsiasi "orientamento sessuale. Voglio che non lo si possa giudicare e condannare (…) senza che questo venga considerato un reato dallo Stato". 5° CONTRADDIZIONE: NON SI POTRA' CRITICARE NEMMENO IL SADOMASOCHISMO O L'INCESTO L'on. Concia, all'inizio della sua relazione, evoca il dovere, "dobbiamo", di avere "a cuore solo ed esclusivamente il 'bene comune' (…) per partecipare alla costruzione del bene comune". Tuttavia precisa, con la determinazione che si evince nel testo con la frase scritta a tutte maiuscole: "A PRESCINDERE DAL PROPRIO ORIENTAMENTO SESSUALE". Come è possibile la "costruzione del bene comune" senza un giudizio razionale e meditato su ciò che è bene e ciò che è male in tutto ciò che riguarda le relazioni sociali, ossia i rapporti fra i cittadini? Il sadomasochismo o l'incesto sono orientamenti sessuali positivi o negativi per la costruzione del bene comune? Occorre proibirli o porvi dei limiti o lasciarli del tutto liberi? 6° CONTRADDIZIONE: VIENE INVOCATA (QUANDO FA COMODO) LA FUNZIONE PEDAGOGICA DELLA LEGGE L'on. Concia, nel reclamare dure sanzioni penali contro chi critica l'omosessualismo, ricorda, nel settimo ed ottavo capoverso del paragrafo 5, che, data l'importanza che hanno per la formazione degli individui i "messaggi del mondo circostante (la società, la scuola, lo Stato), è sui messaggi che da essi provengono che dobbiamo lavorare. Il primo passo è quello dello Stato che assume una funzione pedagogica, che passa attraverso le leggi". Al contrario lo schieramento cui appartiene l'on. Concia non vuole che la funzione pedagogica della sanzione penale venga applicata per ridurre il dramma dell'aborto o per ridurre il dramma dell'uso di droga, anzi nega che esista una funzione pedagogica della sanzione penale. 7° CONTRADDIZIONE: IN NOME DELLA LIBERTA' DI PENSIERO SI VUOLE VIETARE LA LIBERTA' DI PENSIERO All'inizio della sua relazione, l'on. Concia loda, rivolgendosi ai "cari colleghi della maggioranza, il vostro nome, Partito 'delle' libertà". Al contrario, nel primo capoverso del paragrafo 4, si unisce alla denuncia del Parlamento Europeo contro chi vuole ostacolare la diffusione dell'omosessualismo in nome di "libertà religiosa e diritto all'obiezione di coscienza". 8° ED ULTIMA CONTRADDIZIONE: SI VUOLE IMBAVAGLIARE I CATTOLICI L'on. Concia termina la sua relazione facendo appello, nel terzo e nel quattordicesimo capoverso del paragrafo 5, ai Cattolici. Al contrario ella tace che, diventando Legge, la proposta C 1658 impedirebbe ai Cattolici di professare l'immutabile condanna della pratica e della propaganda dell'omosessualismo sanzionata dalle Sacre Scritture e dal Magistero di Santa Romana Chiesa.
Fonte: lepanto.org, 31 ottobre 2008
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REATO DI OMOFOBIA 2: SE LE PERSONE HANNO GLI STESSI DIRITTI, PERCHE' PICCHIARE UN ETEROSESSUALE DOVREBBE ESSERE MENO GRAVE?
Autore: Isabella Bertolini - Fonte:
“L’eventuale introduzione nel codice penale italiano dell’aggravante inerente l’orientamento sessuale oltre ad essere chiaramente incostituzionale rischia di provocare seri problemi e gravi discriminazioni. Incostituzionale perché questa invenzione, frutto del pensiero relativista imperante nel nostro Paese, produrrebbe una sostanziale diversità di trattamento per gli omosessuali e i transessuali di fronte alla legge. Infatti un atto di violenza verso una persona sarebbe giudicato più grave se il soggetto che lo subisce non fosse eterosessuale, per esempio nel caso di violenza sessuale. E ciò è incomprensibile, visto che la violenza deve essere sempre condannata e perseguita indipendentemente da chi la subisce. Se tale proposta diventasse legge sarebbe palesemente violato l’articolo 3 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E’ evidente, poi, che una volta introdotto nel nostro ordinamento il concetto di "orientamento sessuale" non sarebbe più possibile esercitare il diritto di manifestare la propria opinione, anche critica, in materia, perchè subito scatterebbe la sanzione. Sarebbe quindi fortemente limitata la libertà di espressione. Infine tale norma verrebbe utilizzata come porta di ingresso per rivoluzionare i concetti di matrimonio, famiglia, adozioni e per scardinare, quindi, i valori fondamentali che sono alla base della nostra società”.
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REATO DI OMOFOBIA 3: SBARRATA LA STRADA AL REATO DI OMOFOBIA, UNA VITTORIA DELL’ORDINE NATURALE E CRISTIANO
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Famiglia Domani, 13 ottobre 2009
Il tentativo di introdurre il reato di omofobia nel nostro ordinamento è per il momento fallito, grazie alla mobilitazione, principalmente su Internet, delle associazioni cattoliche e all’impegno profuso da alcuni parlamentari del Pdl e dell’Udc. Vale la pena ricostruire la vicenda nei suoi passaggi essenziali. Alla fine del 1999, su proposta dell’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema, venne per la prima volta proposta l’introduzione nel nostro Paese del reato di omofobia. Il Governo D’Alema cadde e ci si avviò verso le elezioni anticipate che portarono al (...) Governo Berlusconi. La sinistra non desistette dal suo obiettivo che reiterò nel corso del secondo Governo Prodi (2006-2008). Anche Prodi cadde anticipatamente e di fronte a un nuovo Governo Berlusconi, gli omosessualisti vollero procedere in maniera più cauta assicurandosi, se possibile, l’appoggio della maggioranza, o di una parte di essa. L’on. Anna Paola Concia (Pd), unica omosessuale dichiarata del nostro Parlamento e relatore del progetto di legge sull’omofobia presentato all’inizio della legislatura, ha spiegato nel suo sito (...) di voler arrivare all’obiettivo “senza megafoni, senza frasi ad effetto, senza propaganda politica”, ovvero senza creare allarmismi, ma anzi “tessendo tele” e “convincendo” gli avversari. È quanto è accaduto il 12 ottobre con l’approvazione del testo unico sull’omofobia da parte della Commissione Giustizia della Camera. La manovra è quella di introdurre il reato di omofobia nel nostro codice penale attraverso la “circostanza aggravante inerente all’orientamento e alla discriminazione sessuale”. E’ questo il titolo della proposta di legge Concia, che inserisce nell’art. 61 del codice le seguenti parole: “11-quater) l’avere, nei delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, commesso il fatto per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato”. Queste tre righe sono devastanti. Per la prima volta nel nostro ordinamento, gli omosessuali vengono riconosciuti come categoria giuridica meritevole di speciale tutela, con tutte le conseguenze che da questo derivano. Qualcuno potrebbe pensare che “l’aggravante sessuale” prevista dal testo per alcuni reati non abbia nulla a che fare col diritto di critica alle unioni omosessuali. Questa interpretazione trascura il carattere processuale della Rivoluzione anticristiana, che procede attraverso passaggi non solo storici, ma innanzitutto logici e concettuali, ognuno dei quali contiene in germe quello successivo. Quali sono infatti i delitti contro la “libertà morale” a cui si riferisce il testo? Si tratta di “violenze” non solo fisiche, ma morali, come ingiurie, diffamazioni, aspre critiche rivolte non solo verso la persona omosessuale in quanto tale, ma verso tutta la categoria omosessuale. La condizione omosessuale del soggetto viene protetta dal testo di legge prima ancora della sua integrità fisica e morale. In coerenza con la proposta di legge, l’omosessualità non potrebbe essere pubblicamente criticata o “discriminata” in quanto tale, perché ciò implica una indiretta lesione morale di tutti gli appartenenti alla categoria. Criticare l’omosessualità potrebbe essere considerato dal giudice più grave della violenza fisica contro un singolo omosessuale, perché la critica colpisce alla radice proprio quell’orientamento sessuale, che è giuridicamente tutelato dalla legge. La norma, come viene osservato, non solo penalizza coloro che considerano l’omosessualità un disvalore, ma promuove l’omosessualità come un valore positivo, nel diritto e nel costume. Per interpretare la legge, la magistratura si appellerebbe al famigerato articolo 21 sulla discriminazione della Carta dei diritti di Nizza, annessa al Trattato di Lisbona, e alle analoghe indicazioni in materia del Parlamento europeo. Esiste inoltre un evidente aspetto di incostituzionalità del progetto, che è stato messo in luce da otto parlamentari del Pdl e dall’avvocato Claudio Vitelli, di “Famiglia Domani”, in due documenti ai quali rimandiamo e che in aula, il 13 ottobre, è stato sollevato come questione pregiudiziale dall’Udc. L’assemblea di Montecitorio, con i voti di Pdl, Lega e Udc, ha clamorosamente bocciato il testo approvato in Commissione. Occorre tuttavia tenere alta la guardia, per evitare che il reato di omofobia divenga una sinistra realtà.
Fonte: Famiglia Domani, 13 ottobre 2009
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INTERVISTA AL PROFESSOR ROBERTO DE MATTEI: LA TURCHIA IN EUROPA, BENEFICIO O CATASTROFE?
Autore: Giuseppe Rusconi - Fonte: Il Consulente Re, Ottobre 2009
E’ uscito recentemente per i tipi della Sugarco Edizioni un volumetto agile e incisivo nei contenuti... pochi fronzoli, si va al dunque: intitolato La Turchia in Europa: beneficio o catastrofe?, è stato scritto da Roberto de Mattei, che da anni si occupa criticamente anche dell’eventuale adesione di Ankara all’Unione europea. Lo fa con inesauribile combattività attraverso il mensile Radici Cristiane (di cui è direttore), il periodico della Fondazione Lepanto (di cui è presidente) e la sua agenzia di stampa Corrispondenza romana. (...) Abbiamo ritenuto interessante incontrarlo... PROFESSOR DE MATTEI, SECONDO LEI LA TURCHIA È EUROPA? SE SÌ, QUANTO? LO STORICO FRANCO CARDINI PIÙ VOLTE HA RIBADITO CHE, SE L’EUROPA HA DUE POLMONI (SECONDO LA CELEBRE DEFINIZIONE DI GIOVANNI PAOLO II), IL SECONDO - QUELLO ORIENTALE - “È DI RADICE ORTODOSSA E GRECO-ILLIRICO-SLAVA, CON IN PIÙ UNA NON TRASCURABILE COMPONENTE MUSULMANA”. INOLTRE DATA DI DIVERSI SECOLI L’INSEDIAMENTO TURCO “NEL MARGINE DI SUD-EST DEL CONTINENTE EUROPEO, DAI BALCANI ALLA REGIONE CHE GLI ANTICHI CHIAMAVANO TRACIA”. LEI CHE PENSA DI TALI AFFERMAZIONI? Dal punto di vista geografico la Turchia è una penisola asiatica, il cui territorio comprende quasi esclusivamente l’Anatolia, con l’eccezione di una piccola appendice in Europa, la Tracia orientale di circa 25mila kmq. Dunque esistono una immensa Turchia asiatica e una minuscola Turchia europea (un trentesimo dell’altra). Però più importante dell’aspetto geografico è quello storico. Da quest’ultimo punto di vista la Turchia non ha mai fatto parte dell’Europa. Per dire meglio: i territori che fanno parte dell’attuale Turchia per molti secoli hanno visto una forte presenza cristiana... NEL SUO PAMPHLET “LA TURCHIA IN EUROPA - BENEFICIO O CATASTROFE?” LEI RICORDA SU 50 LUOGHI CRISTIANI ALLA FINE DEL I SECOLO D. C., BEN 24 SI TROVANO NELL’ATTUALE TURCHIA... Tarso fu la città natale di San Paolo, ad Antiochia sorse una delle prime comunità cristiane sotto la guida di San Pietro, a Efeso morì la Madonna e visse a lungo San Giovanni, i primi concili ecumenici si svolsero nell’odierna Turchia... Dalla caduta di Costantinopoli però la storia della Turchia si è svolta in antitesi con l’Europa, nel senso che l’Europa ha definito la propria identità respingendo l’aggressione dell’Impero ottomano... ANCORA FRANCO CARDINI SOSTIENE INVECE CHE LA TURCHIA “SI È OPPOSTA NON TANTO ALL’EUROPA QUANTO AL SACRO ROMANO IMPERO NEI BALCANI, A VENEZIA NELL’ADRIATICO E NELL’EGEO, ALLA SPAGNA NEL MEDITERRANEO... Mi sembra una tesi un po’ singolare per uno storico. Certo sappiamo che non esisteva allora l’Unione europea. Però, a partire da Carlo Magno, è nata una civiltà europea, la cui caratteristica era quella di essere composta da una pluralità di nazioni diverse, ma unite da una stessa fede religiosa, da una stessa visione del mondo, da uno stesso diritto. Anche quando l’unità religiosa si incrinò con lo scisma protestante, l’Europa restò tuttavia cristiana. Venezia rappresentava un avamposto della civiltà europea in Oriente; Vienna, assediata dai turchi nel Cinque e Seicento, e anche Budapest erano due tra i centri politico-culturali più importanti di quella che allora era l’Europa cristiana. L’aggressione islamica all’Europa ha sempre seguito due direttrici: da sud-ovest con gli arabi, sconfitti nel 732 a Poitiers; da est con i turchi che invasero i Balcani, occuparono l’Ungheria, parte dell’Austria e che furono respinti in battaglie decisive come quella di Lepanto (1571) sul mare e l’altra del 1683 a Vienna (tre anni dopo a Budapest) su terra. Se ciò non fosse accaduto, l’Impero ottomano avrebbe occupato l’intera Europa, che oggi sarebbe tutta islamizzata. PERÒ ANCORA CARDINI PENSA CHE LE GUERRE DELL’IMPERO OTTOMANO FURONO IN PRIMO LUOGO “EPISODI MILITARI”CHE SOLO SUCCESSIVAMENTE ASSUNSERO “UNA FORTE CONNOTAZIONE RELIGIOSA”. NON FURONO MAI IN REALTÀ “GUERRE DI RELIGIONE”, COME QUELLE “COMBATTUTE TRA CATTOLICI E UGONOTTI NELLA FRANCIA DEL CINQUECENTO” E “FRA CATTOLICI E PROTESTANTI NELL’EUROPA DELLA GUERRA DEI TRENT’ANNI”... INSOMMA LA TURCHIA PORTÒ GUERRA AD ALCUNE POTENZE EUROPEE, MA NON IN SÉ ALL’EUROPA CONNOTATA COME CRISTIANA... Qui emerge un errore di prospettiva storica... IN QUALE SENSO? Ciò che ha caratterizzato la civiltà europea è la distinzione tra le due sfere, quella religiosa e quella politica. La storia d’Europa ha perciò conosciuto guerre politiche e guerre religiose. L’Islam invece non ha mai conosciuto la distinzione tra le due sfere: quindi l’Impero ottomano era una potenza nel contempo politica e religiosa. Perciò l’espansione ottomana è stata politica, con precisi obiettivi politici, e contemporaneamente anche religiosa, data l’intima connessione esistente all’interno dell’Islam tra le due sfere. E’ molto facile documentare sul piano storico come l’espansione in Europa fosse vissuta da parte islamica in maniera preminente come una guerra di religione contro l’Occidente. Del resto le “leghe sante” del 1571 e del 1683 furono promosse non a caso da due papi, san Pio V e il beato Innocenzo XI, a difesa dell’Europa contro l’attacco islamico. PASSIAMO AL PRESENTE. I FAVOREVOLI ALL’INGRESSO DELLA TURCHIA NELL’UE OSSERVANO CHE DALLA PRESA DI POTERE DA PARTE DI ATATŰRK LA TURCHIA È CAMBIATA, SI È LAICIZZATA, IN QUESTI ANNI SI STA RIFORMANDO AMPIAMENTE IN VARI SETTORI: UN SÌ ALL’ADESIONE SAREBBE DECISIVO PER UN’EUROPEIZZAZIONE DEL PAESE, CON GRANDE GIOVAMENTO PER IL POPOLO TURCO. LEI CHE NE PENSA? Che la Turchia si stia evolvendo non c’è dubbio. Ma è un’evoluzione nel segno di un progressivo allontanamento del Paese dall’Occidente. Molti credono che la Turchia di oggi sia ancora quella di Atatűrk, laica o laicista, che nacque negli Anni Venti del Novecento e si sviluppò sulle ceneri dell’Impero ottomano. Certamente per alcuni decenni la Turchia è stata un Paese islamico, ma laico e nazionalista; entrò nella NATO e costituì un bastione per l’Occidente. Era una Turchia guidata con pugno di ferro da Atatűrk e dai suoi successori; a partire però dagli Anni Ottanta si è sviluppato in Turchia (come in altri Paesi del Medio Oriente) un processo di progressiva, rigorosa islamizzazione nella vita pubblica. La Turchia dei nostri giorni è uno degli Stati più fortemente re-islamizzati del Vicino Oriente; percentualmente vi si costruisce il maggior numero di moschee, oggi circa 85mila. E’ una Turchia nuova, guidata da un partito neo-islamico, l’AKP e da un uomo, l’ex-sindaco di Istanbul, Erdogan, imprigionato per dieci mesi nel 1998 a causa del suo fondamentalismo. La storia di Erdogan è la storia di un islamico che intende servirsi dell’UE non già per europeizzare la Turchia, ma per meglio islamizzarla, smantellando ciò che resta del potere militare (fin qui garante - anche con pugno di ferro - del laicismo di Atatűrk). I FAUTORI DELL’ADESIONE SOSTENGONO CHE GLI AVVERSARI FAVORISCONO DE FACTO IL CRESCERE DEL FONDAMENTALISMO ISLAMICO; INFATTI, ACCOGLIENDO LA TURCHIA NELL’UE, SI FAVORIREBBE L’ISLAM COSIDETTO MODERATO. DEL RESTO, DICONO, NEL TERRITORIO DELL’UE GIÀ VIVONO CIRCA 4 MILIONI DI TURCHI, CHE NON DANNO PROBLEMI PARTICOLARI AGLI STATI CHE LI OSPITANO. ADDIRITTURA MIGLIAIA DI TURCHI SONO STATI NATURALIZZATI... Se fosse vero che, per disinnescare il fondamentalismo, l’unica strada praticabile fosse quella di assorbire i Paesi islamici moderati all’interno dell’UE, bisognerebbe accogliere - oltre alla Turchia - anche il Marocco, la Giordania, altri Paesi moderati. Mi sembra una falsa alternativa quella di immaginare che l’unica possibilità di collaborazione tra l’Europa e l’Islam sia questa. Credo che la strada più efficace sia invece quella di stabilire rapporti di partenariato privilegiato con i Paesi più vicini all’Europa. Vedo una Turchia fuori dell’UE, ma con essa in rapporti di amicizia: l’UE dovrebbe secondo me circondarsi di Stati-cuscinetto islamici moderati in funzione di ponte con il resto dell’Islam. PERÒ LA TURCHIA - A DIFFERENZA DI MAROCCO E GIORDANIA - DAL 1952 È NELLA NATO E NEL 1959 HA RAPPORTI CON LA CEE PRIMA, L’UE DOPO: ACCORDI DOGANALI, COMMERCIALI, LA DOMANDA DI ADESIONE, IL 3 OTTOBRE 2005 LA FIRMA DELL’INTESA PER L’AVVIO DEI NEGOZIATI IN VISTA DELL’ADESIONE... DUNQUE LA TURCHIA HA UNA POSIZIONE PARTICOLARE RISPETTO AGLI ALTRI PAESI CITATI... Certamente. Ma non credo che la ragione più importante a favore dell’ingresso della Turchia sia quella che quel Paese ha presentato la domanda o ha incominciato i negoziati. Si può qui osservare che per me già i negoziati sono un errore. QUALI I MOTIVI CHE LA SPINGONO ALLA VALUTAZIONE NEGATIVA? L’errore è stato quello di non capire la differenza tra la Turchia membro della NATO, preziosa negli anni della Guerra Fredda e la Turchia di oggi. Sarebbe come se l’Iran odierno di Ahmadinejad volesse stabilire rapporti privilegiati con l’UE fondandosi sugli accordi tra l’Iran di Reza Pahlevi e l’Europa degli Anni Settanta. Il passaggio dalla Turchia filo-occidentale a quella islamista sta avvenendo in modo più lento rispetto alla rivoluzione khomeinista iraniana ed è coperto da un manto di ipocrisia. E’ tale passaggio che i negoziatori europei di oggi si rifiutano di vedere: è il “partito del velo” (definizione dello studioso Bassam Tibi) che governa la Turchia. OSSERVANO I FAUTORI CHE, OVE LA TURCHIA FOSSE AMMESSA NELL’UE, SAREBBE PUR SEMPRE MINORANZA IN SENO ALL’ORGANISMO... Anche questo è un argomento fallace, perché i numeri contano. Il peso politico nell’UE è proporzionale a quello demografico. La Turchia ha circa 75 milioni di abitanti, destinati a raggiungere i 90 tra quindici anni: diverrebbe dunque il primo Paese dell’UE anche nei seggi parlamentari e in commissione. Si deve poi aggiungere quanto Lei diceva prima, la presenza di forti minoranze turche in diversi Paesi occidentali. Ancora: la forza d’attrazione sui musulmani in genere, la concessione della doppia cittadinanza ai turcofoni delle Repubbliche caucasiche. Al momento delle elezioni al Parlamento europeo, un blocco partitico transnazionale turco-islamico potrebbe divenire il primo partito europeo, con tutte le conseguenze istituzionali del caso. CON L’ADESIONE DELLA TURCHIA, RILEVANO ANCORA I FAUTORI, L’UE VERREBBE A CONFINARE CON PAESI COME IRAN, IRAQ, SIRIA E DUNQUE POTREBBE RAFFORZARE IL SUO PESO POLITICO-DIPLOMATICO NELLE QUESTIONI MEDIORIENTALI... E’ esattamente il contrario. Oggi l’UE, senza la Turchia, non è in grado di svolgere in alcun modo un ruolo di protagonista sulla scena internazionale. Lo si è visto, ad esempio, per la guerra in Iraq. Con l’adesione della Turchia i problemi si moltiplicherebbero anche sotto questo punto di vista: si acuirebbero le divisioni in seno all’Europa, i problemi propri della Turchia (vedi ad esempio la questione curda) diverrebbero europei. Inoltre i nuovi confini sarebbero molto permeabili a ogni attività criminosa, traffico di droga, traffico d’armi, tratta di persone, come accade già oggi: e l’Europa ne verrebbe invasa anche più di quanto non succeda già. DEL RESTO NELLE GUERRE BALCANICHE DEGLI ANNI NOVANTA LA TURCHIA È STATA LUOGO DI PASSAGGIO PER MOLTE ARMI DALL’IRAN VERSO LA BOSNIA... Non solo: quanti volontari turchi hanno combattuto a fianco dei musulmani di Bosnia? Per la questione droga poi è noto (vedi ad esempio The Observer del 17 novembre 2002) che il “Pablo Escobar del traffico di eroina in Europa”, ora in prigione in Olanda, ha dichiarato di sentirsi “un funzionario, un diplomatico, un poliziotto” data la copertura fornitagli da politici, funzionari di polizia, servizi segreti turchi. TRALASCIANDONE ALTRI PUR IMPORTANTI, VEDIAMO QUI UN ULTIMO ARGOMENTO AVANZATO DAI FAUTORI DELL’ADESIONE TURCA: L’ORMAI PICCOLA MINORANZA CRISTIANA SAREBBE PIÙ PROTETTA CON UNA TURCHIA NELL’UE... Anche questa è una speranza fallace, analoga a quella addotta per giustificare l’Ostpolitik, cui erano contrari i cristiani dell’Est europeo. Mi ricordo di un passo dell’intervento dell’allora arcivescovo di Smirne Bernardini in occasione dell’ultimo Sinodo dei vescovi. Il presule citò quanto aveva detto un responsabile musulmano turco: “Con le vostre armi (NdR: della democrazia) vi conquisteremo, con le nostre vi sottometteremo”. Mi sembra che questa sia proprio la politica di Erdogan. LA POLITICA DELLA SANTA SEDE SULL’ARGOMENTO APPARE PRUDENTE... Intanto ricordiamo che l’allora cardinale Ratzinger in due occasioni - nell’agosto (in un’intervista al Figaro) e il 17 settembre 2004 a Velletri (rispondendo a due Sue domande durante un convegno di operatori pastorali) - si era espresso in modo articolato contro l’ingresso della Turchia nell’UE. A Velletri aveva parlato di “errore grande” e di un ingresso “antistorico”. NATURALMENTE IL RUOLO DI UN CARDINALE PUR IMPORTANTE È DIVERSO DA QUELLO DI UN PAPA... La Santa Sede punta a rapporti diplomatici con tutti i Paesi del mondo (in cui chiede libertà religiosa per i cristiani) e il problema dell’adesione non la riguarda direttamente, dato che non è membro dell’UE. Mi sembra che da un punto di vista politico la posizione della Santa Sede sia stata molto cauta e non possa essere piegata né a favore dell’una né dell’altra tesi. Sul piano pastorale credo però che dovrebbe esservi una parola chiara della Chiesa sul rischio di islamizzazione dell’Europa anche attraverso l’adesione della Turchia. ISLAMIZZAZIONE DELL’EUROPA... IL 29 NOVEMBRE SI VOTERÀ IN SVIZZERA SULL’INIZIATIVA POPOLARE CONTRO LA COSTRUZIONE DI MINARETI... Ho letto questa mattina sul giornale con grande sorpresa che la Conferenza episcopale svizzera invita a respingere l’iniziativa popolare contro la costruzione di minareti. Dunque i vescovi svizzeri sono a favore dei minareti. Mi sembra un grande errore. La minaccia più grave non è il terrorismo dei fondamentalisti, ma la tattica soft utilizzata dagli islamici moderati per strappare sempre nuove concessioni sul territorio europeo... forte natalità, islamizzazione degli spazi sociali, conquista dell’opinione pubblica... è la linea dei Fratelli musulmani di Tariq Ramadan. In tale tattica le moschee hanno un ruolo preminente: non sono chiese come quelle cattoliche, sono spazi culturali e sociali, luoghi di propaganda. PER CONCLUDERE: SECONDO LEI PRIMA O POI LA TURCHIA ENTRERÀ NELL’UE? Oggi lo ritengo più difficile di qualche anno fa. La geografia europea è cambiata. La Merkel e Sarkozy - che non sono figure secondarie o periferiche - sono contrari all’ingresso della Turchia, mentre i loro predecessori erano favorevoli. Ancora più importante è che larga parte dell’opinione pubblica europea resta contraria... ...MA NON VIENE CONSULTATA! Proprio per questo la maggior parte dei vertici politici non la vuole coinvolgere. Gli elettori europei sono chiamati ad esprimere con sempre maggiore vigore la loro opinione sull’argomento. Anche in Italia. E trovo francamente paradossale che un governo di centro-destra come quello di Berlusconi sia tra i più turcofili dell’UE.
Fonte: Il Consulente Re, Ottobre 2009
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OMELIA PER LA XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - (Mc 10,35-45)
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18 ottobre 2009)
Anche questa domenica il Vangelo ci parla di umiltà e di croce. Si avvicinarono a Gesù i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, e gli chiesero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10,37). Gli Apostoli non avevano ancora compreso l’insegnamento di Gesù, essi ricercavano ancora la gloria umana, mentre il Maestro voleva far capire a loro che si entra nella gloria del Regno solo attraverso la sofferenza della croce e l’umiltà del cuore. Per far comprendere questa esigenza, Gesù domanda loro: «Potete bere il calice che io bevo?» (Mc 10,38). Gesù intende il calice amaro della Passione e Morte in Croce. Giacomo e Giovanni non comprendono ancora bene, e rispondono: «Lo possiamo» (Mc 10,39). Gesù predice loro che anch’essi avrebbero bevuto questo calice amaro – infatti tutti gli Apostoli dopo la Pentecoste ebbero a soffrire per il Nome di Gesù, e quasi tutti morirono martiri –, ma afferma che spetta solo al Padre stabilire a chi spettano i posti d’onore accanto a Lui nella gloria. Dall’altra parte vediamo gli altri dieci Apostoli. Anch’essi non avevano ancora compreso la grande lezione di umiltà e carità del Salvatore, e «cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni» (Mc 10,41) a causa della loro grande pretesa. Ecco allora che Gesù impartisce a tutti e Dodici un grande insegnamento, facendo loro comprendere chi è veramente grande agli occhi di Dio: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,43-45). In poche parole, Gesù ci insegna a ricercare sempre l’ultimo posto. La ricerca dell’ultimo posto ha sempre contraddistinto la condotta dei Santi, i quali volevano fedelmente seguire le orme di Gesù e vivere in umiltà. La vera umiltà si riconosce da alcuni segni. Come quando c’è molto caldo e il sole picchia, istintivamente si cerca l’ombra; così l’anima umile cerca di rimanere sempre nascosta. Essa, quando è posta in alto, si sente a disagio. Il secondo segno è quello di accettare serenamente le umiliazioni che ci vengono dagli altri. Essa soffre interiormente per l’umiliazione subita; ma, nel profondo del suo cuore, rimane in una pace inalterata. Un conto è umiliarsi davanti agli altri, con la segreta speranza che nessuno ci creda, un altro conto è subire una ingiusta umiliazione e rimanere tranquilli. San Francesco d’Assisi si dimostrava riconoscente nei confronti di tutti quelli che, in qualche modo, lo riprendevano e lo umiliavano. Un altro segno è quello di parlare sempre bene di tutti. Si capisce: se l’umile si considera l’ultimo di tutti, di conseguenza pensa bene di tutti. Non potrebbe essere diversamente. San Francesco era convinto che se Dio avesse dato le grazie a lui concesse a qualsiasi delinquente di questo mondo, questi sarebbe certamente meglio di lui. Forse questo è il segno più certo che denota una grande carità d’animo. Poi vi sono altri segni. Uno consiste nel non potersi inorgoglire delle lodi ricevute. L’anima umile sa benissimo che è Dio l’artefice di tutto il bene che riesce a compiere, per cui indirizza subito la lode ricevuta al suo Signore. Così fece la Madonna, la quale, lodata da Elisabetta, esclamò: «L’anima mia magnifica il Signore». L’ultimo segno che consideriamo consiste nel non accorgersi nemmeno del bene che si fa. Questo segno lo vediamo in tutto il suo splendore nella vita di san Francesco, il quale, prima di morire, disse così ai frati radunati attorno a lui: «Fratelli, iniziamo a far del bene, perché finora non abbiamo fatto nulla». La ricerca dell’ultimo posto ha contraddistinto la vita di sant’Antonio da Padova. Egli, prima di entrare nell’Ordine francescano, era già un profondo teologo e un grande predicatore; ma, una volta entrato tra i frati, volle nascondere queste sue doti per poter vivere nell’ombra. Nel convento dove fu destinato svolse i lavori più umili, stimando una grande grazia quel genere di vita così nascosta agli occhi degli uomini. Ma Dio dispose diversamente. Un giorno, essendoci delle Ordinazioni sacerdotali, e venuto meno il predicatore per un imprevisto, serviva qualcuno che annunziasse la Parola di Dio all’assemblea radunata. Tutti gli altri sacerdoti si tirarono indietro perché non erano preparati e temevano di fare una brutta figura. Allora i Superiori ordinarono all’obbediente sant’Antonio di predicare. Fu una predica meravigliosa e, da quel giorno, i Superiori lo destinarono alla predicazione popolare, per la gloria di Dio e il bene delle anime. Chi si umilia sarà innalzato!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18 ottobre 2009)
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