BastaBugie n�320 del 25 ottobre 2013
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HALLOWEEN, IL GUSTO DEL MACABRO CHE NASCONDE RICHIAMI SATANICI
Dietro la parvenza di ''festa'' innocente, c'è un chiaro attacco alle nostre radici religiose (VIDEO: intervista a Don Aldo Bonaiuto)
Autore: Pino Ciociola - Fonte: Avvenire
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CARO BARILLA, LA MIGLIOR DIFESA E' L'ATTACCO!
Dovevi prendere esempio da Dan Cathy che, anche lui nel mirino della dittatura gay, invece di scusarsi, ha rilanciato le sue idee... e le vendite, invece di calare, si sono impennate
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COME SI DICE ''MAMMA'' IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO
Mamma e papà sono le due figure che, con la sola loro presenza, danno senso all'esistenza di un bambino
Autore: Vania Amitrano - Fonte: Far-Famiglia
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EDIZIONE AGGIORNATA DI ''SPOSATI E SII SOTTOMESSA''
Esce la nuova edizione con un'appendice alla fine di ogni capitolo per sapere come è andata a finire, tre anni dopo
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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CORI RAZZISTI ALLO STADIO? LASCIARE LIBERO SFOGO (DI PAROLE) AI TIFOSI E' SALUTARE
Un eccesso di regole su cosa non si può urlare negli stadi rischia di finire come quello che insiste nel premere il tubetto di dentifricio senza togliere il tappo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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ATTESA E DELUSIONE PER LA STATUA DELLA MADONNA DI FATIMA IN SAN PIETRO
Neanche Papa Francesco ha consacrato la Russia al Cuore Immacolato di Maria come richiesto dalla Madonna a Fatima
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
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SINDACI FRANCESI OBBLIGATI A CELEBRARE ''MATRIMONI'' OMOSESSUALI: CINQUE ANNI DI CARCERE A CHI SI RIFIUTA
Hollande calpesta il diritto all'obiezione di coscienza... ma sull'esempio di San Pietro, molti sono pronti a proclamare che ''bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini''
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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LEFEBVRIANI E SANTA SEDE: FINE DEL DIALOGO
Bernard Fellay, superiore della Fraternità San Pio X, chiude l'ultimo spiraglio di negoziato con la Santa Sede
Autore: Matteo Matzuzzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XXX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 18,9-14)
Chi si umilia sarà esaltato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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HALLOWEEN, IL GUSTO DEL MACABRO CHE NASCONDE RICHIAMI SATANICI
Dietro la parvenza di ''festa'' innocente, c'è un chiaro attacco alle nostre radici religiose (VIDEO: intervista a Don Aldo Bonaiuto)
Autore: Pino Ciociola - Fonte: Avvenire, 30/10/2012
La zucca simboleggia una testa di morto e rappresenta l'irlandese errante Jack O'Lantern, che secondo la leggenda fece un patto col diavolo non trovando pace né all'inferno né in paradiso. Allora va bene giocare e finanche "esorcizzare", ma ormai «la carnevalata di Halloween, apparentemente innocua, rappresenta una sorta di revival del neopaganesimo» e soprattutto «uno dei tanti mezzi usati da alcuni per cercare di imporre il pensiero magico-esoterico, formando e riformando la nostra cultura ad accogliere il male come fosse un bene». Don Aldo Buonaiuto, responsabile del Servizio antisette dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, consulente delle Procure di mezza Italia e collaboratore della Direzione centrale anticrimine della Polizia, ha incontrato da vicino e conosce assai bene quanto accade, spesso, il 31 ottobre. Don Buonaiuto, in fondo non è soltanto un'altra occasione per festeggiare e divertirsi? Dietro la parvenza di 'festa' innocente e spassosa, Halloween si impone come moda e tendenza commerciale soprattutto nelle giovani generazioni e tende a rendere 'normali' e divertenti aspetti e figure orride e ripugnanti. Halloween è fenomeno recente e d'importazione a stelle strisce, per altro. Vero, anche se in realtà Halloween nasce da un rito celebrato nelle isole britanniche dai Celti: il Samain, una specie di festival della morte realizzato per propiziare il favore di divinità pagane. La Chiesa, per opera di Papa Gregorio IV nell'834, decise di spostare la festa di Ognissanti dal 13 Maggio al 1 novembre proprio per sradicare le superstizioni e gli appuntamenti occultistici derivati dall'antica festa druidica. Tuttavia, per quanto imprevedibilmente, anche in Italia si è diffuso alla grande in un batter d'occhio. Fino a una quindicina di anni fa nessuno avrebbe immaginato che a ogni fine ottobre le nostre strade, vetrine, scuole e case potessero popolarsi di zucche a forma di teschio, scheletri, mostri, fantasmi, streghe e zombi e tante altre immagini macabre... Roba di pessimo gusto, certo. Ma anche tanto pericolosa? Se il mostruoso diventa carino, il terrificante piacevole, il ripugnante esaltante, il demoniaco simpatico, il passaggio successivo è la perdita di una precisa demarcazione tra ciò è che bene e ciò che è male: non a caso Benedetto XVI, proprio all'inizio del suo pontificato, ha indicato nella 'dittatura del relativismo' una delle gravi malattie del nostro tempo. E qualcuno già da un pezzo ne approfitta… Infatti. Perché Halloween è anche e soprattutto una delle principali ricorrenze del mondo satanico. Sarebbe a dire? Viene considerato da molti il capodanno dei satanisti. Il periodo favorevole per la celebrazione di sabba, cioè riti e messe nere in onore del demonio. Per gli occultisti la notte del 31 ottobre è uno dei quattro appuntamenti più importanti dell'anno. Quindi quella notte si danno più da fare del solito? Sì. La profanazione dei cimiteri, le messe nere, i sacrifici animali e umani e ogni sorta di dissacrazione e sacrilegio sono praticati, esaltati e auspicati. Come si contrasta tutto questo, don Buonaiuto? Disapprovando e dissociandosi dalle 'feste' di Halloween. Facendolo, non ci si arrende a subire quella che, purtroppo, non è soltanto una 'moda' apparentemente inarrestabile, ma un chiaro attacco alle nostre radici culturali e religiose.
Nota di BastaBugie: nel video qui sotto si può vedere l'ottima trasmissione di TV2000 del 27 ottobre 2012 sul tema delle radici di Halloween. In studio: Don Aldo Buonaiuto, animatore del numero verde "Antisette" della Comunità Giovanni XXIII
http://www.youtube.com/watch?v=S0WFNuBUjcY
LE PAROLE DI DON BENZI: L'ESOTERISMO PUNTA AI BAMBINI E AI RAGAZZI «Il mondo dell'esoterismo ha trasformato questo avvenimento in un rituale collettivo altamente propagandistico, interessando e coinvolgendo i bambini e i giovani». Don Benzi si rivolse così «ai genitori e a tutti gli educatori», ricordando loro che Halloween «promuove e sviluppa l'adesione al mondo satanico che già ingabbia moltitudini di adolescenti, specie nelle più grandi città». Infatti «già si vedono nella nostra società i segni nefasti di questo mondo oscuro che cattura i giovani portandoli a vestirsi di nero, ad ascoltare la musica satanica, a frequentare locali dark, a tatuarsi i simboli del male». E allora, concluse don Benzi, «volete esortare i vostri figli dicendo loro 'vuoi giocare e divertirti con i demoni e gli spiriti del male' o invece 'gioisci e fai festa con i Santi che sono gli amici simpatici e meravigliosi di Gesù'?».
Fonte: Avvenire, 30/10/2012
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CARO BARILLA, LA MIGLIOR DIFESA E' L'ATTACCO!
Dovevi prendere esempio da Dan Cathy che, anche lui nel mirino della dittatura gay, invece di scusarsi, ha rilanciato le sue idee... e le vendite, invece di calare, si sono impennate
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/10/2013
D'accordo, Guido Barilla ha fatto male a ritrattare e a dirsi pentito per la sua uscita a favore della famiglia, l'unica che esista davvero, quella composta da papà, mamma e figli. Ha fatto male a mostrarsi contrito per aver offeso la sensibilità di qualche ideologo del fronte gay. Ha fatto male per motivi di coerenza e di altri legati a principi di morale. Ma facendo i veniali di bassa lega domandiamoci: almeno il suo portafogli ci ha guadagnato? Se la coscienza piange il conto corrente ride? È stata una mossa furba e vincente sul piano del marketing? È vero che facendo dietrofront ha salvato "barilla e bucatini" oppure, rimanendo solo sul piano economico, ci ha perso dei quattrini compitando coram populo simile excusatio? La risposta ci viene da una storia molto simile accaduta negli States. Dan Cathy, bussinessman americano proprietario della catena di fast-food Chick-Fil-A che conta 1.700 punti vendita sparsi in 38 stati, nel giugno del 2012 aveva pubblicamente affermato che «coloro che hanno la temerarietà di ridefinire il matrimonio attireranno il giudizio di Dio sulla nostra nazione». Mr Cathy non le aveva mandate di certo a dire da una parte alle lobby gay che in tutto il Paese stavano promuovendo progetti di legge volti alla legittimazione dei "matrimoni" omosessuali e dall'altra ai suoi colleghi filo-omosessualisti, come l'imprenditore Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che negli anni ha rimpinguato le casse delle organizzazioni gay con milioni di dollari. I movimenti omosessualisti avevano allora contrattaccato in modo pesante sui media. Al confronto qui da noi gli attivisti gay vanno ancora all'asilo Mariuccia. Seguiva, come nel caso Barilla, una campagna per boicottare i suoi fast-food. Cathy però non ritratta, bensì rincara la dose sostenendo che da tempo finanzia organizzazioni cristiane che difendono il matrimonio naturale e che loro stessi continueranno ad appoggiare «programmi che educano i giovani, rafforzano le famiglie, arricchiscono i matrimoni e sostengono le comunità» evitando però di sponsorizzare «organizzazioni con intento politico». Un kamikaze del marketing verrebbe da dire. Il giornale di settore "Business Insider" infatti aveva predetto "danni permanenti al suo brand". Gli esperti di economia dell' "Huffington Post" si erano poi dichiarati "esterrefatti" perché Cathy aveva combinato un vero e proprio "disastro di Pr", cioè di pubbliche relazioni. Ma dato che i tecnocrati con tutta la loro scienza non conoscono la povera gente e cosa davvero passa nella loro testa, ecco che nonostante le più funeree previsioni e contro ogni speranza gli affari vanno a gonfie vele, anzi meglio di prima. Infatti, secondo i dati di uno studio indipendente realizzato dalla Sandelman & Associates, nel terzo trimestre del 2012, quello successivo alle improvvide uscite di Cathy, i clienti erano aumentati del 2,2% rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso e la visibilità del marchio era salita del 6,5%. Inoltre un sondaggio realizzato tra 30mila consumatori metteva in evidenza che lo share di mercato era salito dello 0,6%. Tale risultato è anche da accreditarsi al fatto che non poche associazioni cristiane lanciarono una campagna per difendere Cathy e raccolsero 600mila adesioni. Ma c'è un dato empirico che se vogliamo è ancora più significativo. Il primo agosto Mr Cathy organizza l'Appreciation Day: chi la pensa come lui venga nel suo ristorante. Risultato: + 29,9% di vendite in quel giorno. Gli attivisti gay rispondo con il Kiss Day: riunione davanti ai fast-food per scambiarsi baci omosex. Ai partecipanti è stato chiesto, oltre alle effusioni di affetto omoerotico, anche di devolvere il costo di un pranzo presso un Chick-Fil-A a favore della causa gay. Un dato però impossibile da misurare. Dai fish and chips torniamo ai nostri rigatoni. Perché Guido Barilla – a cui comunque va tutta la nostra solidarietà - non si è comportato come il suo collega d'oltreoceano? Quando Barilla ha fatto la sua uscita a favore della famiglia, la pagina Facebook dell'azienda ha registrato un'impennata di 9.000 "Mi piace" in più. Ad oggi invece la pagina FB "Boicotta Barilla" e "Boicotta Barilla e Mulino Bianco" insieme hanno raccolto solo poco più di 2.100 "Mi piace" e ormai da parecchi giorni le adesioni si contano con il contagocce, poche unità al die. Insomma il vento tirava dalla sua parte. E poi bastava un poco di sagacia. Perché non lanciare sul sito di Barilla quando si è sollevato il polverone mediatico un sondaggio tra i consumatori che suonasse più o meno così: "Ha fatto bene Guido Barilla a difendere la famiglia"? I "No" si sarebbero contati sulle dita di una mano di un falegname. Tenuto poi conto che i consumatori gay sono una fettina quasi trasparente di mercato. Forti di questo appoggio popolare, Barilla avrebbe potuto replicare che la strategia di marketing che privilegia la famiglia naturale è la risposta ad un sentito diffuso tra la gente. Insomma, cari gay, prendetevela con gli italiani e non con il sottoscritto, poteva dire il nostro. Ed invece il buon Barilla è stato, per rimanere in tema, cucinato a fiamma alta ed è andato subito in ebollizione, lui e il suo staff. Presi da un panico strategico-imprenditoriale i plurilaureati e masterizzati bocconiani-oxfordiani non hanno trovato nulla di meglio che piangere una mea culpa su YouTube. Il successo negli affari incassato invece dall'omologo americano è prova che al popolino mangereccio di hamburger e patatine certe sofisticate ed adulterate pietanze sfornate dalle cucine gay sono proprio indigeste. Il coraggio delle proprie idee non fa bene solo all'anima, ma a volte anche ai portafogli.
Nota di BastaBugie: ecco l'articolo e i video che spiegano il "caso Barilla" LA DITTATURA GAY COSTRINGE BARILLA A SCUSE UMILIANTI Aveva dichiarato: ''Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale... La famiglia a cui ci rivolgiamo noi è una famiglia classica (DUE VIDEO: cosa aveva detto e le successive scuse) https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2956
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/10/2013
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COME SI DICE ''MAMMA'' IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO
Mamma e papà sono le due figure che, con la sola loro presenza, danno senso all'esistenza di un bambino
Autore: Vania Amitrano - Fonte: Far-Famiglia, 17/10/2013
Ho tre figli (naturalmente splendidi!). Ora sono grandi, sanno parlare, fare discorsi, ci si può persino ragionare (al giorno d'oggi non è da tutti). Eppure qualche volta, quando incontro per strada qualche mamma con un bimbo piccino che gorgheggia, rimango estasiata e mi sollazzo nel ricordo di quando anche i miei erano piccoli, agitavano le loro braccine grassottelle e si guardavano intorno facendo lunghi discorsetti al vento fatti di gridolini, vocali e strane paroline in arabo. Tutti e tre erano così. All'improvviso poi, quando meno me lo aspettavo, guardandomi cominciavano a mormorare "m-m-m-m". Mi piace pensare che quelle prime "m" fossero tutte rivolte a me. E credo che come me più o meno tutte le mamme del mondo abbiano avuto questa commuovente impressione. In effetti a ben vedere la parola "mamma" ha un suono, oltre che dolcissimo, anche simile in tante delle lingue dei paesi a noi più vicini: mom (inglese, danese e armeno), mamà (spagnolo e greco), mamàn (francese), mamae (portoghese), mom (tedesco, svedese e polacco), mama (olandese, sloveno, lituano, russo, ucraino, bulgaro, bosniaco, bielorusso, rumeno, serbo e croato), mamma (islandese, norvegese e lettone), maminka (ceco), mami (albanese), mamicka (slovacco). Si potrebbe obiettare che tutte queste lingue in fondo provengono essenzialmente da non più di due o tre ceppi originari. Per questo ho voluto allargare la mia ricerca e sono arrivata a scoprire che persino in cinese, giapponese, indonesiano, swahili e altre lingue lontane la parola "mamma" si pronuncia mama, mentre in altre ancora, come hindi e tailandese, la pronuncia è più breve ma sempre simile: mam o mae. Questa mia, ingenua e poco scientifica, ricerca mi ha fatto giungere alla conclusione che in definitiva la parola mamma non sia una convenzione, ma nasce da un'esigenza del bambino stesso che già a pochi mesi sente il bisogno di dare un nome all'oggetto del suo amore più grande e lo fa attraverso i suoni semplici che più sono alla sua portata, come appunto la M e la A. Eppure da settembre di quest'anno si discute sull'opportunità di sostituire i termini padre e madre con un più generico "genitore" per porre l'accento sulla capacità genitoriale più che sulla funzione riproduttiva. In alcuni comuni, come quello di Venezia o di Bologna, la proposta è già in atto. Secondo molti infatti il linguaggio sarebbe un obiettivo fondamentale per contrastare gli stereotipi. Di battute su questa proposta ne sono circolate parecchie sui social network: "genitore, posso andare a casa di un amico?"; o "Che carino ha appena detto genitore per la prima volta!". Ma è chiaro che il punto non è questo. Il punto è che le parole mamma e papà non sono una convenzione nata da degli stereotipi sociali come si vorrebbe far credere; le parole mamma e papà sono il frutto di un'esigenza connaturale al bambino, a tutti bambini del mondo, di dare un nome semplice alle due figure che nei primi anni della sua vita, dal suo piccolo e semplice punto di vista, reggono l'universo e le sue leggi e attorno al quale ruota tutto il mondo da lui conosciuto. Mamma e papà sono le due figure che, senza dare spiegazioni né fare demagogia, con la sola loro presenza danno senso all'esistenza di un bambino e ne giustificano la sua presenza in questo mondo. Mamma e papà attraverso l'amore, diverso ma complementare, spiegano al piccolo la vita e le sue forme e attraverso i loro occhi il bambino può comprendere, accettare, superare, sperimentare tutto senza restarne irrimediabilmente ferito. Certo, purtroppo non sempre noi genitori - è il caso di dirlo - siamo all'altezza di questo compito eccelso, ma, per quanto potremo aver bisogno di imparare e migliorarci continuamente, noi, mamma e papà, resteremo sempre le figure più adatte ad accompagnare un bambino nel proprio percorso di crescita. Perché, comunque la si rigiri, la faccenda resta e sempre resterà la stessa: ogni essere umano è generato dall'unione di un ovolo e di uno spermatozoo e, per quanto a certi intransigenti progressisti possa sembrare discriminatorio, non c'è legge né cultura o ideologia che possa cambiare questa semplice ma misteriosa e perfetta realtà naturale.
Fonte: Far-Famiglia, 17/10/2013
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EDIZIONE AGGIORNATA DI ''SPOSATI E SII SOTTOMESSA''
Esce la nuova edizione con un'appendice alla fine di ogni capitolo per sapere come è andata a finire, tre anni dopo
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 21/10/2013
Esce oggi la nuova edizione aggiornata del mio primo libro, con delle appendici alla fine di ogni capitolo, un "come è andata a finire, tre anni dopo". "Ma alla fine le tue amiche si sono sposate e sottomesse?" – mi ha chiesto Patricia, la editor della Sonzogno che stava per ripubblicare Sposati e sii sottomessa (per una complicata spiacevole serie di motivi che vi risparmio). Il bello di dare consigli non richiesti è che non debbano essere necessariamente giusti, quindi non avrei tanto voluto chiedermelo. Però mi è toccato. E così ho riletto le lettere, ficcato di nuovo il naso nelle vite di amici, consapevoli e non di essere finiti nel mio libro, raccontato un altro piccolo pezzetto delle loro vite. Qualcuna si è sposata, qualcuna no, qualcuna ha fatto un altro figlio, qualcuna continua a fare la vita di prima, ma forse con uno sguardo nuovo sul marito, qualcuno sulla moglie. Lo stesso è successo a tantissimi lettori, a leggere le lettere che mi hanno mandato, tantissime. A un sacco di gente avrà fatto anche schifo, il mio libro, solo che quelli per lo più non mi hanno scritto, quindi non so, per fortuna. Credo che lo abbia letto anche il grande capo indiano Estiqaatsi. Piano piano, alla fine, lo hanno comprato quasi quarantamila persone (no, purtroppo no, non sono diventata ricca). Se questo è successo, è certo perché si sono riconosciute, riconosciuti nel desiderio di riaffermare la differenza tra maschio e femmina, contro la propaganda dell'ideologia di genere. C'è una schiera di donne che ha ricevuto la libertà in eredità sin dalla nascita, donne risolte e pacificate, che non deve rivendicare nulla, che non grida in piazza perché questa libertà non è più in pericolo (e a volte non sa neanche molto delle battaglie grazie alle quali può studiare, votare, lavorare: sono cose che dà per acquisite), e che anzi desidera fare spazio nella propria vita, che sa mettersi in relazione e metterci gli altri, mediando, smussando, accogliendo. Una schiera di donne che non si preoccupa tanto, direi per niente, delle quote rosa, di strappare un posto in un consiglio di amministrazione. Sono tantissime, sono quelle che incontro tutti i giorni davanti alle scuole dei miei figli, sono quelle che mi scrivono, che non trovano cittadinanza sui giornali. Sono quelle che sanno fare spazio, proprio perché sanno di non essere uguali all'uomo, né vogliono esserlo. Sono quelle che a volte amano anche il proprio lavoro, ma a un certo punto, alle cinque del pomeriggio di un giorno di sole, guardano fuori dalla finestra dell'ufficio e capiscono che preferirebbero essere a casa a preparare la merenda ai loro bambini. E magari per alcune è persino difficile ammetterlo, perché loro invece sono cresciute con l'imperativo di realizzarsi, trovare se stesse, dedicarsi del tempo, e i bambini non li hanno neanche fatti. Ci sono anche tanti uomini che quando incontrano donne così belle desiderano davvero dare la vita per loro, fare sul serio, essere veri uomini appunto. Anche se ogni tanto vorrei sentirmi una scrittrice, so bene che non è per la mia prosa che tante persone hanno sentito l'urgenza di invitare gli amici a comprare questo libro (io veramente la musa della letteratura l'avrei anche cercata, ma si vede che era in ferie; d'altra parte io non ho "una stanza tutta per me", come raccomanda Virgina Woolf a ogni donna che voglia scrivere, ma solo un tavolino a cui mi siedo di notte, di giorno ingombro di fumetti di Calvin e Hobbes, cani di plastica e diari segreti di peluche rosa con lucchetti). Insomma, niente stanza, niente musa, ma evidentemente per una fortuita serie di eventi mi sono trovata a dare voce a tutte queste donne che non hanno paura di perdere terreno se fanno spazio a un uomo, che lo scelgono per sempre, così com'è, senza volerlo rendere più simile a sé, anzi, lo vogliono proprio perché irreparabilmente diverso (capace, per esempio, di leggere la storia dipanando fili misteriosi di complotti sovranazionali, ma disabile alla memorizzazione di vicende esistenzial-sentimentali che non riguardino fondi monetari o mercati energetici, ma solo cugine di secondo grado della moglie. "Caro, sai quello che ti ho detto ieri di Elisabetta?" "Elisabetta chi?"). Quanto a me, personalmente, il cambiamento più evidente nella mia, di vita, è innanzitutto che ho una marea di nuovi amici; inoltre se di notte (spesso sono alzata a scrivere) incrocio un figlio per il corridoio, il disgraziato mi abbraccia esclamando: "no, non ci posso credere, Costanza Miriano!!!", e mi chiede un autografo. Io comunque gli dico di parlare col mio agente, e lo rimando a letto.
Nota di BastaBugie: pochi giorni fa Costanza Miriano ha partecipato a un seminario sulla "Mulieris Dignitatem" in Vaticano e ha incontrato il Pontefice, cui ha consegnato questa simpatica lettera (fonte: Tempi, 21 ottobre 2013): Caro Papa, le vere rivoluzionarie sono le donne che vogliono, come Maria, servire, non quelle che chiedono maggior potere nella Chiesa. Noi sappiamo che il ministero mariano precede quello petrino, e sappiamo che solo l'amore è credibile, e che solo la croce rende vero l'amore, il resto non ci interessa. Noi sappiamo che l'unico privilegio a cui anelare è quello dello Spirito, e il sacerdozio che vogliamo per le donne è solo quello del cuore. Noi donne al servizio della vita non vogliamo contare di più, né tanto meno diventare cardinali: non ne abbiamo tempo, dobbiamo crescere i nostri figli! Le scrivo a nome di tante donne che vogliono servire la vita, e sono felici per questo. Non vogliono tornare a modelli del passato, ma essere controcorrente, e sottomettersi coraggiosamente a uno sposo. Donne che hanno Maria per modello, e la certezza che solo Dio, nessun uomo mai colmerà tutte le attese del loro cuore. Le scrivo a nome, credo, delle settantamila donne che hanno letto i miei libri, e che ho in parte incontrato in tutta Italia (presto anche all'estero). Tutte mi dicono che da quando qualcuno ha ricordato loro quanto è bello essere docili e accoglienti amano di più il loro marito e se ne lasciano guidare. Tante mi scrivono che hanno deciso di sposarsi o di aprirsi di nuovo alla vita, ed hanno avuto il terzo, il quarto, il quinto figlio. Tante mi scrivono che da quando cercano di essere sottomesse al marito, come la Chiesa a Cristo, lui ha cominciato piano piano a morire per loro, un po' per giorno, cercando di imitare Cristo. Tante donne invece soffrono. Ma, almeno nella parte ricca del mondo, non soffrono perché discriminate. Soffrono al contrario proprio perché non dipendono più da nessuno. Decidono da sole di sé, del proprio corpo, della propria vita, di come vivere il sesso. Decidono se tenere o no quel bambino che ha cominciato a vivere dentro di loro. Soffrono perché sono sole. Perché si sono buttate via elemosinando amore e magari a quaranta anni sono divorate dal terribile rimpianto di avere rifiutato dei figli, come terra deserta, arida, senz'acqua. Soffrono perché deluse da uomini egoisti a cui però loro non hanno saputo fare da specchio positivo, che è la funzione della donna, non hanno saputo mostrare il bene e il bello possibile. Se le donne si perdono gli uomini si perdono. Perdoni se ho osato, le assicuro davvero la preghiera di mio marito Guido, dei nostri quattro figli Tommaso Bernardo Livia e Lavinia e il mio rosario quotidiano, e le chiedo di pregare per noi. Con affetto e devozione, Costanza Miriano
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 21/10/2013
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CORI RAZZISTI ALLO STADIO? LASCIARE LIBERO SFOGO (DI PAROLE) AI TIFOSI E' SALUTARE
Un eccesso di regole su cosa non si può urlare negli stadi rischia di finire come quello che insiste nel premere il tubetto di dentifricio senza togliere il tappo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/10/2013
Non mi sono mai interessato di calcio ed è la primissima volta che ne scrivo. Le uniche partite a cui ho assistito de visu sono quelle a cui mio padre mi portava, bambino, nella speranza di fare anche di me un tifoso sfegatato come lui. Non c'è riuscito, ma già allora sentivo le urla di «arbitro cornuto!» e «arbitro venduto!» provenire da questo o quello spalto. Il più bersagliato era ovviamente l'arbitro, perché per forza di cose doveva dare di volta in volta ragione agli uni e torto agli altri. Ma non mancavano le pernacchie elaborate alla Eduardo (cfr. L'oro di Napoli), gli apprezzamenti sulle consorti dei giocatori, le valutazioni coram populo delle prestazioni mercenarie delle loro madri. Questi, comunque, sono ricordi anni Cinquanta, quando gli «oriundi» nel calcio erano tutti sudamericani o al massimo nordeuropei. Poi sono arrivati quelli di colore, e la tifoseria si è adeguata. Ma era, è razzismo? Il razzismo è roba americana, importata in Europa insieme a tutte le altre americanate, come la cocacola, i jeans, il rock, la gomma da masticare, il politicamente corretto e il buddismo in salsa hollywoodiana. Anche il salutismo, il no-smoke, il cibo vegan, la corsetta-che-fa-bene detta jogging. Insomma, da buona periferia dell'impero facciamo, supini, quel che facevano gli ebrei (non a caso detti «ellenizzati») ai tempi di Cristo: tradurre i loro nomi in romano e, addirittura, farsi la plastica ai genitali (onde nascondere la circoncisione) per frequentare le terme e le palestre. Ma torniamo agli stadi e al politicamente corretto. Alle elementari avevo un compagno con le orecchie vistosamente a sventola: vi lascio immaginare gli sfottò a cadenza quotidiana. Alle medie ce n'era uno col naso aquilino ed esageratamente lungo: la meno peggio delle battute riguardava quel naso-che-piscia-in-bocca. Al liceo ecco in classe uno etero ma di troppo gentile aspetto: gli davamo del «finocchio» usando il francese, la lingua dei cicisbei di corte rococò. Insomma, ognuno era preso in giro (talvolta anche pesantemente, non si nega) in base alla sua caratteristica più evidente. E anche i soprannomi erano in stile. In certi paesi della Toscana il soprannome (spesso non proprio fine) lo stampano pure sull'annuncio mortuario, unico sistema per identificare con certezza il defunto (ho visto io stesso, in provincia di Pisa, un de cuius con tanto di «detto Palle» listato in nero sotto il nome). Giustifichiamo, dunque, i cori contro i giocatori di colore? No, certo. Ma solo alla dittatura politicamente corretta è venuto in mente di trasformarli in reati. È tipico del giacobinismo imporre giudiziariamente il regno della «virtù» di robespierriana memoria. Ora ne stavano inventando un'altra: il Milan ha rischiato di giocare con l'Udinese senza pubblico (la sentenza è stata poi sospesa) perché nella partita con la Juve si sono sentiti cori milanisti inneggianti alla «discriminazione territoriale». Cioè, quel che una volta si chiamava campanilismo e non scandalizzava più di tanto. Nemmeno quando la neonata Lega bossiana ripristinò in grande stile il termine spregiativo «terrone» all'autorità preposta venne in mente di sanzionare tale, senz'altro deprecabile, comportamento. Ma il pensiero politicamente corretto ha questo di disgustoso: scatena un'inquisizione diffusa, un linciaggio senza garanzie costituzionali e attenuanti, una polizia del pensiero e della sua espressione che costringe tutto e tutti a pochi concetti ufficialmente ammessi. Il tifo da stadio è antico come l'uomo. Nerone dovette squalificare per dieci anni lo stadio di Pompei dopo che i tifosi locali si erano scontrati con quelli di Nocera, provocando morti e feriti (gli anni vennero poi ridotti a due per intercessione di Poppea, che a Pompei aveva la villa). Nello stadio di Costantinopoli, a Bisanzio, succedeva anche di peggio e le tifoserie dei Verdi e degli Azzurri erano non di rado capaci di deporre gli imperatori. I Palii medievali contrappongono ancora oggi non solo le città italiane ma addirittura i quartieri, e non è raro il caso che vi si finisca alle mani. Ora, non sarebbe meglio - anche per prevenire i fenomeni estremi come accoltellamenti, danneggiamenti, incendi di auto, sassate ai pullman dei giocatori, invasioni di campo, scontri con la polizia - lasciarli sfogare almeno a parole? La moderna democrazia è riuscita, nei Paesi occidentali che l'hanno inventata, a sostituire la guerra dei cannoni con quella verbale. Se negli stadi lanciano parole, anche in forma di insulto, a nostro sommesso avviso sarebbe sempre meglio delle molotov. Gli sport di squadra, specie il calcio, non sono solo «un gioco» come sostengono le anime belle, ma sostituti incruenti della guerra: per questo eccitano gli animi. E a voler ingabbiare la guerra in un eccesso di regole si rischia quel che rischia colui che insiste nel premere un tubetto di dentifricio senza togliere il tappo. Nei secoli cristiani la Chiesa cercò di umanizzare la guerra (sapendo, realisticamente, di non poter abolirla) circondandola di norme: vietato combattere nei giorni di festa religiosa, la domenica in onore di Gesù, il sabato in onore di Maria, nella Quaresima, nella Pasqua, nelle vigilie importanti... Il risultato fu che qualcuno obbediva, qualcun altro no. E poiché il disobbediente aveva un vantaggio palmare, anche l'obbediente era costretto ad adeguarsi. Certo, alcune regole sono meglio di nessuna regola. Ma vediamo di non esagerare e di non coprirci di ridicolo con la «discriminazione territoriale» che rischiava di penalizzare un intero pubblico e di mettere una squadra prestigiosa come il Milan alla mercé di un gruppetto di incauti «discriminatori».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/10/2013
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ATTESA E DELUSIONE PER LA STATUA DELLA MADONNA DI FATIMA IN SAN PIETRO
Neanche Papa Francesco ha consacrato la Russia al Cuore Immacolato di Maria come richiesto dalla Madonna a Fatima
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 16/10/2013
C'è stata molta attesa, ma anche grande delusione per la cerimonia svoltasi in San Pietro domenica 13 ottobre. L'attesa nasceva dalla notizia che circolava: Papa Francesco avrebbe consacrato il mondo al Cuore Immacolato di Maria, davanti alla statua della Madonna di Fatima giunta dal Portogallo. Le speranze sembravano avere conferma dal fatto che il Papa aveva chiesto al cardinale José Policarpo, patriarca di Lisbona, di consacrare il suo ministero petrino alla Madonna di Fatima. L'afflusso dei fedeli è iniziato il sabato, quando la statua della Madonna, giunta in elicottero, è stata venerata dalla folla e poi è stata trasferita al santuario mariano del Divino Amore. La domenica sono stati oltre centomila i fedeli che hanno gremito la piazza antistante la Basilica, per assistere alla cerimonia. Molti speravano che la consacrazione di Papa Francesco comprendesse una menzione specifica della Russia. A Fatima infatti la Madonna ha chiesto un atto solenne e pubblico di riparazione e consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, compiuto dal Papa in unione con i vescovi del mondo. Pio XII nel Radiomessaggio al Portogallo del 31 ottobre 1942, consacrò al Cuore Immacolato di Maria la Chiesa e il genere umano. Lo stesso Papa Pacelli, il 7 luglio 1952, con la lettera apostolica Sacro Vergente Anno, consacrò tutti i popoli della Russia alla Madre di Dio. La Russia venne esplicitamente nominata, ma mancò l'unione solenne con i vescovi cattolici di tutto il mondo. Il Concilio Ecumenico Vaticano II sarebbe stata un'occasione straordinaria per adempiere alla richiesta della Madonna. Nel 1965, ben 510 arcivescovi e vescovi di 78 paesi sottoscrissero una petizione in cui si chiedeva che il Papa, in unione con i Padri conciliari, consacrasse al Cuore Immacolato di Maria il mondo intero, ed in modo speciale la Russia e le altre nazioni dominate dal comunismo. Paolo VI non accolse però la richiesta. Giovanni Paolo II, dopo essere stato drammaticamente ferito nell'attentato del 13 maggio 1981, attribuì alla Madonna di Fatima una miracolosa protezione e il 13 maggio 1982 si recò pellegrino al suo santuario, dove affidò e consacrò alla Madonna «quegli uomini e quelle nazioni che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno». Un'analoga consacrazione fu da lui ripetuta il 25 marzo 1984, in piazza San Pietro, alla presenza della statua della Vergine giunta appositamente dal Portogallo. Il Papa aveva scritto ai vescovi di tutto il mondo chiedendo di unirsi a lui, ma non tutti ricevettero l'invito e pochi lo fecero proprio. Neanche in questa occasione fu espressamente nominata la Russia, ma ci fu solo un riferimento «ai popoli di cui tu ti aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento». Un terzo atto di affidamento della Chiesa e dell'umanità alla Vergine Maria, fu pronunciato l'8 ottobre 2000, davanti alla statua della Madonna di Fatima, da Giovanni Paolo, insieme ad oltre 1500 vescovi rappresentanti dell'episcopato mondiale. Benedetto XVI fece divulgare il Terzo segreto di Fatima (il cui testo viene però da molti giudicato incompleto) e il 12 maggio 2010, inginocchiandosi davanti all'immagine della Madonna nella cappella delle Apparizioni di Fatima, elevò a Lei una preghiera di affidamento, chiedendo la liberazione «da ogni pericolo che incombe su di noi». I devoti di Fatima attendevano da Papa Francesco un passo avanti, rispetto ai suoi predecessori, ma sono stati profondamente delusi. Il Papa ha pronunciato in tono stanco una formula più debole di quelle precedenti, senza usare la parola consacrazione, e senza citare né Fatima, né il Cuore Immacolato, né il mondo, né la Chiesa, e tantomeno la Russia. Il Papa, in una parola, contrariamente a quanto era stato annunciato (cfr. ad esempio http://www.zenit.org/it/articles/l-importanza-di-consacrare-il-mondo-al-cuore-immacolato-di-maria), non ha consacrato il mondo al Cuore Immacolato di Maria. C'è stato un generico accenno a «Dio, che mai si stanca di chinarsi con misericordia sull'umanità, afflitta dal male e ferita dal peccato, per guarirla e per salvarla», ma senza richiamare i pericoli che oggi incombono sull'umanità impenitente. La Beata Vergine Maria non fu una donna verbosa e sentimentale, e i suoi messaggi, quando sono autentici, vanno dritto all'essenziale. Le sue parole sono un dono del Cielo per confermare gli uomini nella fede o per dar loro orientamento e conforto nelle difficoltà. A Lourdes, nel 1858, Maria suggellò il dogma dell'Immacolata Concezione, promulgato quattro anni prima da Pio IX. A Fatima, nel 1917, annunziò un grande castigo per il mondo, se non si fosse pentito per i propri peccati. In questa profezia che Benedetto XVI ha definito «incompiuta», la Madonna ha voluto farci comprendere come il mondo vive un'ora tragica della sua storia, richiamando ognuno alle proprie responsabilità. Un insegnamento forte, sulla stessa linea di quello di Fatima, ci viene da un altro messaggio mariano, poco conosciuto, di cui proprio il 13 ottobre 2013 è caduto il quarantesimo anniversario: quello di Akita. Akita è il nome del luogo, in Giappone, in cui avvennero le apparizioni della Madonna alla suora Agnese Katsuko Sasagawa, dell'ordine delle Serve dell'Eucarestia. Il 13 ottobre 1973, la religiosa ricevette l'ultimo e più importante messaggio nel quale la Madonna descrive il castigo che attende l'umanità con queste parole: «Se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno se stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l'umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una grande parte dell'umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti. Le sole armi che vi resteranno sono il Rosario e il Segno lasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno le preghiere del Rosario. Con il Rosario pregate per il Papa, i vescovi e i preti. L'opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli … chiese ed altari saccheggiati; la Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi e il Demonio spingerà molti sacerdoti e anime consacrate a lasciare il servizio del Signore. Il demonio sarà implacabile specialmente contro le anime consacrate a Dio. Il pensiero della perdita di tante anime è la causa della mia tristezza. Se i peccati aumenteranno in numero e gravità, non ci sarà perdono per loro». Nell'aprile del 1984 monsignor John Shojiro Ito, vescovo di Niigata in Giappone, dopo un'approfondita investigazione dichiarò che le rivelazioni di Akita sono da considerarsi di origine soprannaturale e autorizzò nella diocesi la venerazione della Santa Madre di Akita. Nel giugno del 1988 il cardinale Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, definì attendibili gli eventi di Akita. L'ambasciatore filippino presso la Santa Sede, Howard Dee, ha testimoniato pubblicamente che in una conversazione con il cardinale Ratzinger, quest'ultimo gli avrebbe confermato che i messaggi, di Fatima e di Akita hanno lo stesso contenuto. Le profezie di Fatima e di Akita prevedono castighi per l'umanità e per la Chiesa sul piano naturale, politico e soprattutto spirituale, e ci ricordano che Dio è infinitamente misericordioso perché è, prima, infinitamente giusto. Non è l'ora delle illusioni, dell'ottimismo, dei sorrisi superficiali, ma della serietà e della lotta. E l'Immacolata ha promesso di assisterci fino al suo trionfo finale.
Fonte: Corrispondenza Romana, 16/10/2013
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SINDACI FRANCESI OBBLIGATI A CELEBRARE ''MATRIMONI'' OMOSESSUALI: CINQUE ANNI DI CARCERE A CHI SI RIFIUTA
Hollande calpesta il diritto all'obiezione di coscienza... ma sull'esempio di San Pietro, molti sono pronti a proclamare che ''bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini''
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 18/10/2013
I sindaci e gli aggiunti francesi non possono rifiutarsi di celebrare matrimoni gay. È quanto ha stabilito oggi il Consiglio costituzionale francese, che non ha accolto l'istanza presentata dal Collettivo dei sindaci per l'infanzia, legato alla Manif pour tous, che volevano vedersi riconosciuta la possibilità di fare obiezione di coscienza in nome delle libertà fondamentali riconosciute a tutti i cittadini nella Carta francese.
IL VERDETTO «Il Consiglio ha giudicato che a proposito delle funzioni degli ufficiali dello Stato civile nella celebrazione del matrimonio, il legislatore non mina la libertà di coscienza. Le disposizioni contestate sono infatti conformi alla Costituzione», ha dichiarato il Consiglio in un comunicato.
CARCERE E SANZIONI I sindaci saranno dunque obbligati ad attenersi alla circolare inviata dal ministro degli Interni Manuel Valls il 13 giugno 2013 dopo l'approvazione del matrimonio gay. «Se il rifiuto di celebrare un matrimonio gay è motivato dall'orientamento sessuale degli sposi – si legge nella circolare – l'ufficiale di Stato civile si espone a pene che vanno dai cinque anni di prigione e 7.500 euro di multa per reato di discriminazione» a una sanzione disciplinare che prevede la sospensione temporanea e la revoca dell'incarico.
SINDACI OBIETTORI Negli ultimi mesi, il primo cittadino di Arcangues Jean-Michel Colo ha rischiato di essere sospeso, di vedersi revocata la carica di sindaco, di essere condannato a tre anni di prigione e a un'ammenda pari a 45 mila euro per aver fatto obiezione di coscienza. Stessa sorte hanno rischiato Jean-Yves Clouet, sindaco di Mésanger, Marie-Claude Bompart, sindaco di Bollène, e molti altri.
PROMESSA NON MANTENUTA Nel novembre del 2012, Francois Hollande aveva assicurato che «la legge si applica per tutti ma nel rispetto dell'obiezione di coscienza». L'opposizione del Partito socialista e soprattutto del ministro Christiane Taubira avevano poi fatto fare marcia indietro al Presidente.
Fonte: Tempi, 18/10/2013
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LEFEBVRIANI E SANTA SEDE: FINE DEL DIALOGO
Bernard Fellay, superiore della Fraternità San Pio X, chiude l'ultimo spiraglio di negoziato con la Santa Sede
Autore: Matteo Matzuzzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/10/2013
Arriva da Kansas City, Stati Uniti, quella che con ogni probabilità sarà la conclusione negativa della lunga trattativa per riportare la Fraternità San Pio X (i lefebvriani) in piena comunione con Roma. È lì che, intervenendo nel corso di un'assemblea che si è tenuta nello scorso fine settimana, il superiore Bernard Fellay ha chiuso lo spiraglio del negoziato: «Abbiamo davanti a noi un vero modernista», ha detto riferendosi a Papa Francesco. È Bergoglio, infatti, l'oggetto della riflessione del successore di monsignor Marcel Lefebvre. Con lui, il gesuita "preso quasi alla fine del mondo", non ci potrà essere dialogo. E i motivi sono tanti, troppi anche per i più ottimisti e fiduciosi sul fatto che il cammino intrapreso da Benedetto XVI possa concludersi con successo. «La situazione della Chiesa è un vero e proprio disastro, e questo Papa la sta rendendo diecimila volte peggio», ha tuonato Fellay. Rispetto a Ratzinger, il cambiamento è netto: «All'inizio del pontificato di Benedetto XVI avevo detto che la crisi della Chiesa sarebbe continuata, ma che il Papa stava cercando di metterci un freno. Francesco – dice il superiore della Fraternità lefebvriana, ha tagliato le corde del paracadute che il teologo bavarese aveva applicato alla Chiesa». Il futuro non può che essere nero, per Fellay: «Stiamo vivendo tempi spaventosi, se l'attuale Papa continuerà ad agire nel modo in cui ha iniziato, dividerà la chiesa. Sta esplodendo tutto. A quel punto, la gente dirà che è impossibile che lui sia il Papa, lo rifiuterà». Viene evocato, in modo esplicito, il rischio di uno scisma. Oltre alle frasi di Francesco sul "Summorum Pontificum" (il motu proprio del 2007 con cui Benedetto XVI regolava la corretta celebrazione della messa tridentina secondo il messale di Giovanni XXIII), che risponderebbe solo all'esigenza di «aiutare alcune persone che hanno questa sensibilità», a finire nel mirino dei lefebvriani sono le frasi del Papa sulla coscienza contenute nell'intervista concessa a Eugenio Scalfari: «La coscienza deve essere sempre formata secondo la legge di Dio, il resto è spazzatura», ha chiarito Fellay, precisando che nelle parole di Jorge Mario Bergoglio si scorge solo "un relativismo assoluto". È il suo adattamento al mondo a non piacere, l'uso che fa dell'accomodatio ignaziana. «Riflettendo su ciò che accade, ringraziamo Dio che lo scorso anno ci ha preservato da ogni tipo di accordo». Viene fatta risalire al settembre 2012, infatti, la vera interruzione dei contatti con Roma. In quelle settimane arrivava a Econe la lettera preparata dal Vaticano e sottoposta alla firma di Fellay. Un testo in cui Ratzinger poneva come condizione per la riconciliazione il pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II. Una clausola irricevibile, per gli eredi di Marcel Lefebvre: «Quel giorno dissi che era impossibile sottoscrivere l'ermeneutica della continuità. Il Concilio non è in continuità con la Tradizione, è una cosa fuori dalla realtà». Nei mesi scorsi, da più parti si segnalava come la mancata firma da parte della Fraternità scismatica fosse stata un'occasione mancata, probabilmente irripetibile alla luce del cambio della guardia sul Soglio di Pietro. Mai (si diceva) ci sarebbe stato un altro Pontefice così disponibile verso una ricomposizione come lo era stato Benedetto XVI, il quale si era spinto a garantire ampie concessioni alla piccola comunità tradizionalista pur di sanare la ferita, compresa la controversa remissione della scomunica ai quattro vescovi consacrati nel 1988 da Lefebvre senza l'autorizzazione della Santa Sede. Con Francesco, infatti, le distanze sembrarono ampie già dalla sera stessa dell'elezione. Il Papa neoeletto che rifiutava gli orpelli della Tradizione (a partire dalla mozzetta di velluto rosso, la croce pettorale d'oro e le scarpe rosse) e che si definiva semplicemente vescovo di Roma, capo della diocesi che presiede nella carità le altre chiese. Una vocazione all'ecumenismo destinata a diventare cifra saliente del pontificato, si disse allora. Proprio di quell'ecumenismo che secondo Bernard Fellay «tanti disastri ha arrecato alla chiesa». Un segno di distensione poteva essere letto nella scelta di Bergoglio di nominare monsignor Guido Pozzo segretario della Pontificia commissione "Ecclesia Dei", l'organismo creato da Giovanni Paolo II nel 1988 volto a favorire il rientro nella Chiesa cattolica dei lefebvriani. Pozzo, d'orientamento conservatore, era già stato segretario di quella commissione dal 2009 al 2012, quando Benedetto XVI lo aveva promosso Elemosiniere. Lo scorso agosto, però, il ritorno alle origini (seppur da arcivescovo titolare di Bagnoregio): dopo solo otto mesi, Francesco cambia l'Elemosiniere e rimanda mons. Pozzo all'Ecclesia Dei. Basta con gli elemosinieri "che firmano pergamene tutto il giorno" – così ha detto Francesco incontrando i familiari di Konrad Krajewski, il successore di Pozzo. Ma dopo un anno in cui tutto è rimasto fermo, la ricomposizione pare improbabile. Lo stesso Guido Pozzo ha sempre ricordato che l'elemento fondamentale per tornare a sedersi attorno a un tavolo è il pieno riconoscimento del Magistero dei papi dal Concilio in poi. Senza quel sì, ogni accordo è impossibile.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/10/2013
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OMELIA XXX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 18,9-14)
Chi si umilia sarà esaltato
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27 ottobre 2013)
La scorsa domenica abbiamo riflettuto sulla necessità di pregare sempre senza stancarci mai. Ora meditiamo su come dovrà essere la nostra preghiera per risultare particolarmente gradita al Cuore di Gesù. Le letture di oggi ci insegnano che, prima di tutto, la nostra preghiera dovrà essere umile. Il Libro del Siracide afferma con chiarezza: «La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto» (35,17-18). Per povero si intende l'umile di cuore che ripone la sua speranza non in se stesso ma in Dio. Oltre a questa povertà di spirito, la prima lettura ci insegna che dobbiamo usare la carità verso il prossimo per trovare la benevolenza di Dio. Il testo, infatti, afferma: «Chi [...] soccorre [la vedova] è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi» (Sir 35,20). A quei tempi la condizione della vedova, come pure quella dell'orfano, era molto difficile. Per questo motivo, aiutare l'orfano e la vedova era considerato un grande gesto di carità. Queste parole ci insegnano che se vogliamo essere esauditi da Dio, a nostra volta, dobbiamo esaudire la supplica di chi è nel bisogno. Se, al contrario, chiudiamo il nostro cuore di fronte a queste situazioni, come possiamo pretendere di essere ascoltati da Dio? Si racconta che sant'Anselmo era sempre molto caritatevole verso i poveri e, a chi gli diceva che era fin troppo buono, egli rispondeva: «Ascolto sempre quelli che mi domandano qualcosa, nella speranza che anche Dio esaudisca sempre le mie preghiere». Ecco dunque un modo molto concreto per migliorare nella nostra preghiera e per essere esauditi facilmente da Dio: essere umili e caritatevoli. Ma è soprattutto il Vangelo che ci insegna la necessità di essere umili. Il brano di oggi ci presenta la scena di due uomini che andavano a pregare al tempio. Uno era fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo era molto superbo, era pieno di sé, come diremmo noi. Si sentiva perfetto nell'osservanza della legge mosaica e guardava con disprezzo gli altri uomini che, secondo lui, erano ladri, ingiusti e adulteri. Soprattutto disprezzava quel pubblicano che era salito con lui al tempio. I pubblicani erano considerati peccatori della più infima specie. Essi erano scesi a compromesso con l'odiato potere straniero e riscuotevano per esso le tasse, ricorrendo a raggiri e frodi per estorcere denaro a suo favore. Come minimo, si diceva che un pubblicano era un uomo senza onore e senza morale. Il pubblicano della parabola si sentiva fortemente peccatore di fronte a Dio, rimaneva in fondo al tempio, non osava neppure alzare lo sguardo e ripeteva: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13). Ebbene, conclude Gesù: «Questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (Lc 18,14). Per essere ascoltati da Dio, la preghiera del pubblicano – «O Dio, abbi pietà di me peccatore» – deve diventare anche la nostra preghiera. Purtroppo lo spirito farisaico è ancora oggi più vivo che mai. Tante volte ci si sente a posto, ci si ritiene dei buoni cristiani per il solo fatto di andare alla Messa di domenica e di fare un po' di volontariato. Ma non ci si accorge, o meglio, non ci si vuole accorgere, dei molti peccati che gravano sulla nostra coscienza. Non si pensa che, agli occhi di Dio, buon cristiano è colui che riconosce le proprie colpe e le confessa con dolore. Senza questa umiltà nulla piace a Dio. Chiediamo alla Vergine Maria, l'umile Ancella del Signore, che ci doni questa disposizione interiore così importante. Preghiamola che ci stia sempre vicina e che non ci lasci neppure un istante. Con il suo aiuto riusciremo ad essere dei buoni cristiani.
Nota di BastaBugie: Per l'omelia della domenica successiva, vai a https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1082
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27 ottobre 2013)
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