BastaBugie n�324 del 22 novembre 2013

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1 IL VOLTO OSCURO DEL BUDDISMO
Dal mieloso e conformista Dalai Lama alla potente setta della Soka Gakkai: il buddismo si adatta alle ideologie del momento (VIDEO: Buddismo oscuro)
Fonte: Amici del Timone (Staggia Senese)
2 MATRIMONI GAY: COME I CATTOLICI PERDERANNO QUESTA BATTAGLIA IN DIECI PASSI
Con le leggi sull'omofobia l'uomo viene demolito un pezzo alla volta nel trionfale plauso dei nemici della Chiesa
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Il Timone
3 IN SPAGNA IL PARLAMENTO VUOLE CENSURARE IL MIO LIBRO
Ai cattolici viene tolta ogni libertà di pensiero
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Foglio
4 L'ARCIVESCOVO DI GRANADA DIFENDE COSTANZA MIRIANO
Chi fomenta le polemiche non è interessato alla dignità femminile: vuole solo attaccare chi non si sottomette alla cultura dominante
Autore: Francisco Javier Martínez Fernández - Fonte: Tempi
5 IL VATICANO METTE FINE AGLI EQUIVOCI: CANCELLATA L'INTERVISTA DI EUGENIO SCALFARI A PAPA FRANCESCO
In tanti mi hanno criticato (anche Rosso Malpelo su Avvenire), ma avevo ragione io
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 L'ISLAM MODERATO NON ESISTE
La ''primavera araba'' consiste nel progetto islamista di costruire il Grande Califfato islamico: un progetto politico preciso che ha armi, eserciti, soldi e che si sta realizzando a partire dalla Siria
Autore: Piero Gheddo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 PIO XII AVEVA RAGIONE: SIAMO FIGLI DI ADAMO ED EVA
Il monogenismo, in accordo con la scienza, afferma che tutto il genere umano discende da un'unica coppia
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: PRECISAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEI FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA
Si riteneva che la polemica fosse chiusa, invece...
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO C - (Lc 23,35-43)
Oggi con me sarai nel paradiso
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL VOLTO OSCURO DEL BUDDISMO
Dal mieloso e conformista Dalai Lama alla potente setta della Soka Gakkai: il buddismo si adatta alle ideologie del momento (VIDEO: Buddismo oscuro)
Fonte Amici del Timone (Staggia Senese), 13/11/2013

La conferenza che si è svolta a Staggia Senese l'8 novembre ha visto la partecipazione di oltre centocinquanta persone. Il motivo di tale successo va cercato nel tema trattato: il buddismo, considerato dalla mentalità popolare come la religione della pace, del bene e associata alla figura del Dalai Lama, famoso un po' in tutto il mondo con il suo sorrisetto simpatico.
Roberto Dal Bosco, che di viaggi in Oriente ne ha fatti molti e di libri in materia ne ha studiati in quantità, sul Buddismo alla fine ne ha scritto uno lui. E proprio questo libro, assolutamente originale per l'Italia, ha presentato durante la conferenza che ha tenuto al Centro Culturale Amici del Timone di Staggia.
Già dal titolo, "Contro il Buddismo", si capisce l'opinione che si è fatto Dal Bosco in merito a questa religione e che, stranamente, differisce dall'opinione comune che c'è in giro.
L'autore ha spiegato, rifacendosi anche ai testi di Sir Monier Monier Williams, famoso sanscritista (il sanscrito è la lingua dei testi sacri buddisti), nato a Bombay, che la perfezione Buddista è il Nirvana. Questa parola etimologicamente significa "estinzione". Il Nirvana è il punto d'arrivo dell'Ottuplice sentiero dettato dal Budda, il premio di chi consegue l'illuminazione. Infatti, la prima delle quattro nobili verità proferite dal Budda sostiene che tutta l'esistenza è dolore, quindi non è insensato volersene andare, voler estinguere, cessare, fermare la vita. Questo è possibile dal momento che per il buddista non esiste una creazione, né un creatore. L'universo e tutte le cose che ne fanno parte sono, per il buddista, semplicemente una "emanazione" di qualcos'altro, un prodotto aleatorio non distinguibile dal suo originatore. Non essendoci una differenza fra creatore e creatura non esiste neanche un legame fra loro.
All'opposto, nella religione cristiana, fra Creatore e creatura c'è un rapporto d'amore e così dev'essere anche fra le creature. Questa indifferenza nei confronti del creatore, ma alla fin fine anche della creatura, presente nel buddismo, porta ad una spersonalizzazione. "Nel cosmo di Budda, noi non siamo persone, e forse nemmeno individui, ma "inspiegabili combinazioni transitorie di questo ciclo impersonale". L'Essere e la realtà sono in continuo divenire perché sono pura illusione, la vita stessa è come un sogno. Per la società occidentale, invece, la persona è importante, ha delle responsabilità e una dignità per cui la civiltà stessa si fonda attorno ad essa. Dal Bosco ha affermato: "I popoli del primo mondo attorno alla persona ci hanno costruito tutto: la famiglia, la democrazia, il pensiero, il diritto".
 Il buddismo uccidendo il Creatore permette tutto: stupri, omicidi, perversioni sessuali, guerre. Un breve accenno alle perversioni sessuali l'autore l'ha fatto citando la pratica buddista del Tantra: una forma di raggiungimento della perfezione buddista attraverso una vita sola, senza bisogno di reincarnarsi. Tale pratica si basa in larga parte sul sesso e sulla consumazione di sostanze ripugnanti, come le feci, il sangue o addirittura la carne di cadaveri umani, proprio come avviene nei rituali di magia nera. Durante il rapporto sessuale che il discepolo adepto ha con la cavia prescelta (quasi sempre una bambina), egli deve praticare la ritenzione del seme, immaginandone la fantastica ascesa verso la mente, affinché non avvenga la procreazione.
La riduzione della persona a un nulla porta anche alla parificazione di tutti gli esseri viventi: un essere umano non è più di una bestia ed è per questo che legato al buddismo c'è anche la pratica vegetariana. E se, come abbiamo già visto, l'esistenza è solo dolore e quindi è lecito volersene andare, è normale puntare al distaccamento da ogni sentimento, cosa o persona. Questo, ha spiegato Dal Bosco, è molto pericoloso, perché porta ad una valutazione positiva del suicidio e anche delle uccisioni. Sono da ricordare a tal proposito la sanguinosa guerra condotta in nome del nulla buddista in Sri Lanka, quella nel Vietnam, paese molto cattolico che non piaceva ai buddisti e il sacrificio di tanti missionari martiri cristiani che furono i primi ad incontrare i buddisti in Tibet e a denunciarne la condotta e per questo uccisi dai monaci tibetani.
E' legata alla cultura buddista anche la prima bomba sperimentale che l'India di Indira Gandhi testò nel 1974, nel Pokhran: fu piazzata nel deserto di Thar a 108 metri di profondità nel terreno, numero che i buddisti ritengono sacro; e inoltre fu fatta esplodere in un giorno importante per il buddismo, cioè nel giorno del Vesak, il compleanno di Budda. Tanto che tale esperimento atomico fu chiamato "il sorriso di Budda".
In qualche modo questa condizione di freddo distaccamento da ogni tipo di sentimento assomiglia a quella dei serial killer, che sono incapaci di provare rimorso e qualsiasi tipo di emozione per gli atti criminali che compiono. E alcuni studiosi hanno dimostrato come questa condizione fosse stata acquisita anche da moltissimi tedeschi che lavoravano nei campi di concentramento.
Dal Bosco ha continuato facendo notare come, quest'odio verso la vita giustifichi l'aborto. In Giappone, ad esempio, negli anni '50 fu abortito un bimbo su 3.
Il buddismo ha iniziato veramente ad attecchire in Occidente nel '900, grazie alle prime conversioni o comunque frequentazioni buddiste di divi del cinema come Richard Gere, Steven Seagal, che in Tibet viene considerato la reincarnazione di un monaco buddista molto importante, o Huma Turman, la quale è stata cresciuta da genitori buddisti, seppur occidentali.
Hollywood è stato il trampolino di lancio del buddismo e adesso funziona come un'ambasciata per il Dalai Lama, in esilio dal Tibet che non è libero politicamente.
Il Dalai Lama, questa figura controversa, che in realtà rappresenta una percentuale esigua dei buddisti (solo i seguaci del buddismo tibetano), ormai è arrivato a rappresentare, ma solo nella mentalità occidentale, il buddismo in sé. Egli viene accolto come se fosse una specie di papa del buddismo.
Prima di frequentare Gere che, oltre a fargli da agente, finanzia le sue operazioni di propaganda del buddismo, in passato ha avuto ben altre frequentazioni: Michel Serrano, ad esempio, delirante nazista cileno che vedeva Hitler come una divinità; oppure Shoko Asahara, terrorista e guru stragista del buddismo tibetano, che ha avuto come scopo della sua azione uccidere il maggior numero possibile di giapponesi.
Ma il Buddismo ha avuto un così grande successo in Occidente anche grazie alla setta buddista giapponese della Soka Gakkai di cui fanno parte il calciatore Roberto Baggio e l'attrice Sabina Guzzanti, anche se questi nomi vengono spesso usati dai giornali impropriamente. Come quando, con la Gazzetta Ufficiale del 17 gennaio 2013, sono stati riconosciuti alle due maggiori associazioni, l'Unione Buddisti Italiani (UBI) e l'Unione Induisti Italiani (UII) molti privilegi. Il Corriere della Sera in quell'occasione citò la gioia proprio di questi due personaggi televisivi che però in realtà da gioire non avevano niente, visto che la Soka Gakkai non ha aderito a quelle associazioni e che, quindi, non ne ha ricevuto nessun guadagno. Ma tornando alla questione, in quella data la Repubblica Italiana si accordò con l'UBI e l'UII affinché ne venissero riconosciuti i luoghi di culto, le festività come il Vesak, spazi appartati nei cimiteri, la presenza di ministri di culto negli ospedali, nelle carceri, nelle case di riposo e la possibilità di dare loro l'8x1000. Proprio quest'ultima concessione, ha fatto notare giustamente Dal Bosco, pone un interrogativo molto forte e cioè come mai i "laici" (o forse si dovrebbe più opportunamente dire atei) del nostro tempo, impegnati da sempre sul fronte dell'abolizione dell'8x1000 alla Chiesa Cattolica, salutino invece come un gesto di grande civiltà l'attribuzione di tali soldi a tasche non cattoliche. "Si pone l'antica questione", ha sottolineato ancora Dal Bosco, "che vede una religione - quella cattolica - dotata di una linea di legittimità e rappresentanza perfettamente definita (la cui discendenza è certificata sino a poter risalire nella catena millenaria al Dio incarnato) contro la massa acefala delle religioni non cristiane, che sono un pulviscolo di sigle, denominazioni, sette spesso in lotta anche fisica fra loro, in un quadro generale contraddittorio e pericoloso". La risposta la troviamo nella matrice relativista presente nel buddismo, così come nella cultura occidentale moderna. L'Occidente, non godendo più degli anticorpi che la cultura cattolica con la trasmissione dei suoi valori apportava, è una realtà vuota in cui tutto è relativo ed entro cui qualunque virus attecchisce. Se si pensa poi che la mentalità odierna è permeata dall'ideologia della sovrappopolazione, che vede l'uomo come cancro del pianeta, provocatore di tutto ciò che esiste di male sulla Terra (buco dell'ozono, inquinamento terrestre, riscaldamento del pianeta, deforestazione ecc.), per tale mentalità il buddismo, insegnando ad annientare l'umanità, è la migliore soluzione.
Inoltre nel buddismo non esiste il senso del peccato. I demoni, che esistono (il Tibet ha come protettore il demone Padden Lhamo), non vengono però scacciati come nella religione cattolica, bensì sottomessi e ascoltati attraverso gli oracoli. Quest'ultimi altro non sono che persone possedute da demoni, i quali parlano attraverso di loro durante momenti di evocazione degli spiriti.
E non c'è niente di meglio, per una società che ha completamente perso di vista i valori morali, di una religione che non assilla con divieti e peccati, che sdogana i tabù sessuali e che rende apparentemente ogni uomo libero di compiere qualsiasi azione senza che questa assuma la connotazione di bene o di male.
Un lungo applauso ha concluso la serata, segno che la 63° conferenza organizzata dal Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese è stata, non solo gradita, ma è risultata un approfondimento di cui c'era davvero bisogno.


https://www.youtube.com/watch?v=itCbNZo0ZRs

Fonte: Amici del Timone (Staggia Senese), 13/11/2013

2 - MATRIMONI GAY: COME I CATTOLICI PERDERANNO QUESTA BATTAGLIA IN DIECI PASSI
Con le leggi sull'omofobia l'uomo viene demolito un pezzo alla volta nel trionfale plauso dei nemici della Chiesa
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Il Timone, ottobre 2013 (n. 126)

Omofobia. Il Parlamento italiano sta per approvare una legge che persegue con sanzioni specifiche le condotte che rientrano in questa nuova categoria concettuale. Ma che cosa significa essere omofobi? In realtà, nessuno può dirlo con precisione, perché l'omofobia è un'invenzione ideologica. È una trovata da codice penale sovietico, che permetterà a pubblici ministeri e giudici di perseguire le condotte più diverse, nel trionfo più grottesco della giurisprudenza creativa.

L'OMOFOBIA COME CATEGORIA DELL'ASSURDO
L'omofobia presuppone che il mondo sia fatto da eterosessuali e da omosessuali, oltre che da altre categorie eventualmente definibili con riferimento alla sfera sessuale. Ma già il concetto di eterosessualità è fasullo: infatti, quando uomo e donna compiono atti sessuali sono semplicemente persone normali. Il resto è anormalità. Una volta accettata la categoria giuridica dell'omofobia, questa affermazione non potrà più essere fatta pubblicamente senza rischiare di essere perseguiti dalla magistratura. La stessa cosa può dirsi di un professore o di una maestra che insegnino ai loro alunni che i rapporti fra persone dello stesso sesso non sono normali, o che avere due padri o due madri è dannoso per i figli. Una denuncia penale penderà come una spada di Damocle anche sulla testa di qualunque sacerdote o catechista che definisca gli atti omosessuali un peccato contro natura, e dunque peccato "che grida vendetta al cospetto di Dio".
L'omofobia è una categoria dell'assurdo. Se una persona viene aggredita o insultata, l'ordinamento giuridico prevede già sanzioni, applicabili a tutti in base al principio di eguaglianza. Inventarsi nuove pene per il caso in cui la vittima sia omosessuale (o dichiari di esserlo, perché poi come si può verificarlo?) significa inaugurare una potenziale infinita proliferazione di categorie a protezione rafforzata da parte dell'ordinamento penale. Si potrebbero ipotizzare leggi per punire più severamente la "grassofobia", per tutelare gli obesi dalle prese in giro di colleghi e compagni di scuola; oppure la "tabaccofobia", per difendere i fumatori da chi li discrimina per le loro condotte polmonari; o ancora, la "calvofobia", per porre fine all'indegna discriminazione delle persone con pochi capelli. Come si vede, non esiste un limite a questa demenziale gara di proliferazione dei diritti civili.

GENDER, MATRIMONI OMO E ADOZIONI GAY
Una nazione che introduce nelle sue leggi la categoria dell'omofobia accetta inevitabilmente l'ideologia del gender. Che cosa significa questo? Secondo la teoria del gender, il sesso di una persona non è un fatto che discende inesorabilmente dalla natura – si nasce uomo, oppure donna, e tertium non datur – ma ogni individuo sceglie, e non una volta per tutte, se vuole essere uomo o donna, a prescindere dal suo corpo e dalla genetica.
L'omofobia certifica per via giuridica la distruzione del sesso come identità naturale, trasformandolo in una scelta individuale arbitraria. Sarò uomo o donna così come può decidere di mangiare marmellata di pesche o di ciliegie. L'uomo letteralmente "si fa da sé", portando a compimento il progetto di devastazione antropologica e sociale iniziato dai pensatori illuministi e rivoluzionari come Rousseau. Progetto che si riassume nella ribellione totale a Dio, che culmina nel rigettare i vincoli sessuali imposti dal corpo e dai suoi organi. E che si fa beffe del progetto divino sull'uomo "crescete e moltiplicatevi".
Deve essere chiaro fin da subito che, una volta fatta una legge sull'omofobia, qualunque essa sia, il passaggio successivo automatico sarà una legge sui matrimoni gay. E in seguito non mancherà la legalizzazione delle adozioni di coppie omosessuali e l'accesso delle medesime alla fecondazione artificiale.

CATTOLICI: DIECI MOSSE PER PERDERE
Insomma, gli effetti della legge sull'omofobia sono apocalittici. In Italia, sarebbe stata del tutto normale una reazione durissima del mondo cattolico, della Chiesa, della Conferenza episcopale italiana, delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, del principale quotidiano cattolico. E invece tutto tace. Le uniche realtà cattoliche che non hanno taciuto ma si sono meritoriamente battute senza tregua sono state Alleanza Cattolica, con un manifesto di opposizione netto e lucidissimo; i Giuristi per la Vita, con una raccolta di firme e con articoli che hanno agitato le acque chete clericali; la Nuova Bussola on line con una campagna stampa intensa e tenace; il settimanale Tempi, appoggiando la raccolta di firme contro la legge, più altri siti o gruppi organizzati, battaglieri ma piccolini.
Come si spiega questa omissione di soccorso alla verità? Ipotizzo tre cause:
a. L'abitudine al compromesso: ormai da anni il mondo cattolico si è abituato a perseguire il male minore piuttosto che il bene e il vero: meglio una legge sull'omofobia cattiva, piuttosto che una pessima.
b. L'esistenza di una rilevante lobby gay interna al mondo cattolico che lo paralizza su questa come su altre battaglie.
c. La paura di battersi contro il mondo e di perdere una battaglia politica.
Questa "resa" spiega in fondo come è possibile che l'omosessualità, giudicata come un'anormalità deleteria dalla gran parte dell'opinione pubblica fino a poco tempo fa, improvvisamente sia diventata una condotta non solo lecita ma degna di una tutela giuridica speciale. Facendola diventare perfino più meritoria della tradizionale relazione uomo-donna. Molto ha fatto, è chiaro, il lavoro della lobby gay e il terreno favorevolissimo creatole dai mass media. Tuttavia, va aggiunto che il cattolicesimo si è per così dire "scavato la fossa" con le sue mani, attraverso dieci mosse clamorosamente sbagliate. Eccole:
1. Il giudizio del cristianesimo sulla condotta omosessuale è indubbiamente molto severo da duemila anni; la prima mossa perdente consiste nell'ammorbidire progressivamente questo giudizio di verità, che per altro nulla toglie all'annuncio del perdono e della redenzione del peccatore, come per ogni altro peccato.
2. Tacere che la condotta omosessuale è un peccato. In nome del rispetto dovuto agli altri, e alla complessità delle cause, si conclude che questa condotta è sostanzialmente ingiudicabile. Se ci fate caso, anche i cattolici più rigorosi si sentono in dovere di premettere che "non hanno nulla contro gli omosessuali". Eppure, parlando del nono comandamento, non direbbero mai: "premesso che non ho niente contro gli adulteri".
3. Il passo successivo è negare esplicitamente che si tratti di peccato: c'è chi nasce così, e non si può far nulla per cambiare le cose.
4. Si abolisce dal proprio linguaggio (prediche, catechesi, conferenze, libri) il termine "contro natura", liquidando così anche l'idea di una natura in senso filosofico. L'unica natura che resta è così quella dei documentari di Piero Angela.
5. Si abbandona ogni pretesa di conservare nell'ordinamento giuridico una distinzione di giudizio rispetto all'omosessualità. Per secoli le leggi hanno considerato questo fenomeno come tollerabile, o come del tutto irrilevante sul piano giuridico, ma hanno sempre mantenuto una valutazione implicita negativa verso una condizione che può avere aspetti problematici di rilevanza pubblica. Pensiamo alla possibilità di ricoprire ruoli educativi, o di far parte di comunità organizzate specifiche come l'esercito o un ordine religioso. Distinguo e motivate discriminazioni che nascevano dal riconoscimento del carattere patologico, riconosciuto a livello mondiale fino al 1973, di quella condizione.
6. A questo punto dilaga l'effetto "laicità dello stato": siccome l'ordinamento non può dare giudizi etici, deve trattare tutto allo stesso modo; ergo, ogni relazione affettiva ha il medesimo valore morale e sociale; dunque, le leggi tratteranno esattamente allo stesso modo omosessuali ed eterosessuali, ed eventuali categorie ulteriori.
7. A questo punto, chiunque provi a dire che l'omosessualità è contro natura, o che non vorrebbe un maestro omosessuale, diviene un fuorilegge prima sul piano mediatico (gogna televisiva e giornalistica) e poi sul piano giuridico (leggi sull'omofobia); e qui il mondo cattolico abbandona al loro destino tutti quelli che incappino nella mannaia organizzata dalla nuova omocrazia, liquidandoli come "imprudenti" o "integralisti".
8. Arriva dunque la legge sulle unioni gay, e qui il cattolico perdente ostenta soddisfazione perché "si evita di definirli matrimoni".
9. Arrivano, ovviamente, i matrimoni gay, e qui il cattolico perdente ostenta ottimismo perché "non sono previste le adozioni gay".
10. Arrivano le adozioni gay, e qui il cattolico perdente conclude, soddisfatto, che comunque "la famiglia tiene".

Fonte: Il Timone, ottobre 2013 (n. 126)

3 - IN SPAGNA IL PARLAMENTO VUOLE CENSURARE IL MIO LIBRO
Ai cattolici viene tolta ogni libertà di pensiero
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Foglio, 13/11/2013

Lunedì mattina presto vengo svegliata da una telefonata. Appesa al nespolo del giardino – in casa mia non c'è campo – cerco di elaborare pensieri compiuti. Una giornalista molto agitata mi chiede in spagnolo di spiegarle cosa sia la sottomissione, possibilmente in meno di due minuti. Mentre cerco di capire chi sono (sono quella che ha scritto "Sposati e sii sottomessa", ma soprattutto sono una in sottoveste appesa a un albero), provo a fare una recensione del mio libro in centoventi secondi. So che è uscito in Spagna, ma non ho altre notizie in merito. Dopo quella, un'altra telefonata, e un'altra e un'altra. Una decina tra tv, radio, agenzie, siti. Pur essendo l'alba (per me tutto il tempo che precede il mezzogiorno) comincio a capire che in Spagna sta succedendo qualcosa. Nessuno dei colleghi ha letto il libro, ammettono (sono anche io una giornalista e parlare di cose che non so, o so poco, è il mio mestiere). Mi sgolo a cercare di spiegare che la sottomissione, la parola è di san Paolo, non c'entra niente con la violenza, che quella è roba per magistrati, psichiatri. Cerco di spiegare che l'uomo e la donna sono due povertà che si incontrano, e che non serve gridare i propri diritti, ma solo accogliersi reciprocamente. Dico, con Rilke, che siamo due fragili e limitate capacità di amare ma con un infinito bisogno di amore che rimanda in fondo al desiderio di Dio, il vero sposo (curiosamente a questo punto i colleghi appaiono disinteressati, forse dormono, non c'è il sangue). Dico che il problema della donna è il desiderio del controllo, quello dell'uomo l'egoismo, e che essere sottomesse significa smettere di controllare e permettere agli altri di essere, senza volerli formattare (a questo punto è caduta la linea, sempre).
Poco dopo pattino sul Lungotevere sul guano lasciato dagli stormi cercando di non cadere mentre ascolto domande in una lingua che non maneggio, e rispondo in inglese o italiano. Tutto quello che so di spagnolo sono le parole delle canzoni di Violetta. Aggiungo qualche s alla fine delle parole e finalmente, alla dodicesima giornalista che chiama, chiedo di spiegarmi la ragione di tanto interesse nei miei confronti. "Il problema non è il libro che hai scritto" – ammette – "Il problema è che la casa editrice che lo ha tradotto è dell'arcivescovado di Granada, del vescovo che ha detto che si possono violentare le donne che hanno abortito". Rimango interdetta. Ho conosciuto il traduttore del libro, l'ottimo padre Mariano Catarecha, e tendo a escludere che il "mio" editore abbia detto questo (infatti parlava della enorme violenza sul corpo della donna che è l'aborto, e il lasciare la donna sola a portarne le conseguenze).
Sul finire della turbolenta giornata, mentre combatto a mani nude la vera battaglia, il cambio di stagione dei figli, butto un occhio sull'iPad, nella speranza che una mail urgentissima mi costringa ad abbandonare l'odiato lavoro, magari, che so, per andare a ritirare un Nobel o anche le analisi del sangue, al limite.
Qualcosa che mi distrae, effettivamente, c'è, ma non un Nobel al momento. Apprendo che nel Parlamento spagnolo il Pp, il Psoe e Izquierda Unida chiedono che il mio libro venga ritirato dalla vendita, e la Izquierda sta raccogliendo firme per fare la stessa richiesta anche alla Fiscalía, che, secondo il traduttore di Google, è la Procura. Forse era meglio il cambio di stagione. Comunque, pare che la mia frase "l'uomo deve incarnare la guida, la regola, l'autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell'emancipazione e abbracciare con gioia il ruolo dell'accoglienza e del servizio" sia stata intesa come istigazione alla violenza sulle donne. Quindi il problema non è solo l'arcivescovo, ma alla fine è la dittatura dell'ideologia di genere, che siccome è falsa va imposta con la forza. A ben vedere, gratta gratta, siamo sempre lì: l'uomo contemporaneo, sa lui cosa è bene o male, e rifiuta che un Padre glielo insegni. Per questo tutto ciò che rimanda all'ascolto di un'altra voce che non sia quella che viene da dentro – questo è la fede – va cacciato, con qualsiasi mezzo.
Il mio sarebbe il primo libro censurato in Spagna dopo la fine del regime di Franco. Mi dispiacerebbe perché parla a donne indurite e uomini egoisti, si potrebbe provare a dargli un'occhiata. La maggior parte della gente si è fatta un sacco di risate (in molte librerie sta nel settore umorismo). Oppure si può sempre non comprarlo.

Nota di BastaBugie: l'arcivescovo di Granada è stato accusato di aver detto "E' lecito per l'uomo abusare di una donna che ha abortito". Ovviamente lui non ha mai pronunciato questa frase, come dimostrato nel seguente articolo.
L'ARCIVESCOVO DI GRANADA DIFENDE COSTANZA MIRIANO
Chi fomenta le polemiche non è interessato alla dignità femminile: vuole solo attaccare chi non si sottomette alla cultura dominante
Per leggere l'articolo di Mons. Francisco Javier Martínez Fernández, clicca qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3027

Fonte: Il Foglio, 13/11/2013

4 - L'ARCIVESCOVO DI GRANADA DIFENDE COSTANZA MIRIANO
Chi fomenta le polemiche non è interessato alla dignità femminile: vuole solo attaccare chi non si sottomette alla cultura dominante
Autore: Francisco Javier Martínez Fernández - Fonte: Tempi, 16/11/2013

Impegni legati alla mia missione mi hanno finora impedito di seguire l'artificiosa polemica a riguardo dalla pubblicazione del libro Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura, scritto dalla giornalista italiana Costanza Miriano, edito in Spagna da Editorial Nuevo Inicio. Non è mia intenzione difendere il libro, che si difende da solo, né tantomeno giustificare il suo titolo o quello del suo sequel (che sarà pubblicato a breve), che forma un dittico con il primo e che si intitola Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura. È questo, infatti, un compito che spetta alla loro autrice, che peraltro, lo ha già fatto più volte, all'interno e al di fuori del libro. C'è forse bisogno, del resto, di ricordare che entrambi i titoli si ispirano quasi letteralmente a un passaggio della Lettera agli Efesini di San Paolo (Ef. 5, 21), e che la sottomissione e la donazione – l'amore – di cui si parla in quel passaggio non hanno nulla a che vedere con le relazioni di potere che avvelenano le relazioni tra l'uomo e la donna (e non solo quelle tra l'uomo e la donna) nel contesto del nichilismo contemporaneo? Nemmeno ho la pretesa di giustificare la posizione della casa editrice, che ha una propria voce e che sta svolgendo il suo compito diffondendo un'opera che – ne sono al corrente – sta aiutando molte persone.
Dal campo pastorale ed ecclesiale, che è quello che a me compete, desidero soltanto segnalare che l'opera è stata positivamente accolta dall'Osservatore Romano come "evangelizzatrice" e che la sua autrice Costanza Miriano è stata recentemente invitata a partecipare al seminario sulla dignità della donna, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici in occasione del XXV anniversario della pubblicazione della Lettera Apostolica del Beato Giovanni Paolo II Mulieris Dignitatem. La lettura dei due libri, inoltre, è stata raccomandata dal Pontificio Consiglio per i Laici e dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Questi termini di paragone nella vicenda indicano, con maggior chiarezza di certi commenti della stampa, che la posizione della casa editrice su questi due libri è in accordo con l'insegnamento della Chiesa, e che altre raccolte della stessa, dove sono pubblicati anche libri di autori non cattolici, intendono essere un "areopago" della nuova evangelizzazione, uno spazio di dialogo e di riflessione sulla fede cristiana nel contesto del mondo contemporaneo. Per questo motivo la casa editrice rappresenta un umile ma prezioso strumento pastorale al servizio della Nuova Evangelizzazione. Le sue pubblicazioni, infatti, sono contraddistinte dall'amore all'uomo, all'umano, la cui pienezza si rivela e si comunica in Cristo, oltre che da una grande libertà rispetto al dogmatismo della cultura dominante. In questo contesto, pertanto, la polemica generata da questo libro – il cui contenuto è in accordo con gli insegnamenti sull'amore sponsale di Giovanni Paolo II, ma che non pretende essere nulla di più se non la preziosa testimonianza di amore e libertà di una donna cristiana di oggi – risulta tanto ridicola quanto ipocrita. Ogni persona moderatamente informata sa perfettamente, a questo punto, che il libro, e anche la mia povera persona, non siamo altro che un pretesto. Coloro i quali fomentano e agitano questa polemica sono mossi da altri interessi e altri motivi, che non sono precisamente la difesa della donna o la preoccupazione per la sua dignità. Si tratta, piuttosto, di attaccare l'unica istituzione – l'unico settore della società, l'unico segmento di popolo vivo – che resiste ad ogni tentativo di addomesticazione da parte di quel rullo che è la cultura dominante: il popolo cristiano. Questo è il vero ostacolo, tutto il resto sono scuse. Persino il momento scelto per sollevare tutto il rumore che si è fatto è stato scelto in funzione di questo fine.
Tanto la storia della letteratura, quanto, in questo momento, gli scaffali delle librerie, sono pieni di libri che, talvolta in modo ironico, talaltra con la massima serietà – effettiva o presunta che sia –, insultano o si prendono gioco di sacre verità, dal matrimonio alla maternità, dalla libertà di educare a un significato profondo del vivere alla realtà della fede che professa gran parte del nostro popolo. Per di più, questi insulti e prese in giro godono della protezione della libertà di espressione. Libertà di espressione che – mi sia permesso ricordarlo – è un'invenzione cristiana. Solo in un terreno cristiano, infatti, avrebbero potuto fiorire tutte le grandi critiche alla religione del XIX secolo – Feuerbach, Nietzsche, Comte, Freud e Marx, solo per ricordare alcune di quelle più importanti –, alla Chiesa, che oltretutto è da sempre disposta a ricerverle con gratitudine nella misura in cui esse documentino un tentativo di ricerca del vero. Al di fuori del grande fiume della tradizione cristiana il futuro della libertà nel nostro mondo è ben più nero.
Il giudizio e l'opinione personale circa l'opera che ha destato le polemiche, così come è per qualsiasi altra opera letteraria di ogni tipo essa sia, o circa qualsiasi pronunciamento della persona, sono, ovviamente, liberi e legittimi, ma non l'offesa, l'insulto, la calunnia. Né quest'opera né alcuna mia dichiarazione hanno mai giustificato in alcun modo, scusato e ancor meno promosso un solo atto di violenza contro la donna. Mentre, invece, favoriscono e facilitano la violenza contro la donna una legislazione che liberalizza l'aborto e ugualmente tutti quegli interventi che indeboliscono o addirittura eliminano il matrimonio, nella misura in cui tendono a lasciar cadere tutta la responsabilità di un'eventuale gravidanza interamente sulla donna, lasciata a se stessa ed escludendo il maschio da ogni forma di responsabilità. So che l'autrice ha già chiesto a chiunque volesse rivolgere simili accuse al suo libro di farlo con precisione, specificando la pagina e il paragrafo dove dovesse essere contenuto un qualsiasi tipo di giustificazione o scusante di una pur minima forma di violenza nei confronti della donna, perché, al netto delle gratuite squalifiche che qualcuno può fare e delle grossolane manipolazioni, è consapevole che nessuno potrà trovarne. Come nemmeno potrà trovarne nelle mie parole. Semplicemente perché simili affermazioni che taluni gratuitamente mi attribuiscono non sono mai state da me pronunciate né da altri uomini di Chiesa a me vicini né tantomeno appartengono alla tradizione cristiana. Chi mi accusa può farlo soltanto fraintendendo le mie parole, il cui contenuto è noto e pubblico, anche perché la mia predicazione deve svolgersi sempre in pubblico, dalla cattedra episcopale che la Chiesa mi ha affidato.

Nota di BastaBugie: per capire meglio la polemica sul libro di Costanza Miriano, va tenuto conto che secondo vari giornali spagnoli l'arcivescovo, Javier Martínez, che ha tradotto e pubblicato il libro di Costanza, avrebbe detto durante una sua omelia che le donne che hanno abortito si possono violentare. Ma ovviamente, le cose sono andate molto diversamente. Vediamo come (grazie a cattonerd.it).
L'arcivescovo in questione fece una predica il 20 dicembre 2009 pubblicata poi su Youtube nell'ottobre 2010. Nell'omelia il vescovo denunciava la legalizzazione dell'aborto dicendo che essa, è una violenza per le donne usando queste testuali parole: "Permettere che un bimbo indifeso sia ucciso, e ucciso per volere della sua stessa madre significa dare all'uomo una licenza illimitata di abusare del corpo della donna; la donna che, oltre a dover sopportare la tragedia dell'aborto, deve anche considerare tale tragedia un diritto: il diritto di continuare a vivere portandosi dietro il peso di un rimorso che nessun medico o psichiatra potrà sanare".
Come si vede non c'è nessuna giustificazione della violenza gratuita sulle donne, ma semmai si fa notare che l'aborto fa violenza non solo al bambino, ma anche alle donne.
Successivamente, verso la fine del 2011, qualche malintenzionato ha diffuso sul web le notizie assolutamente false/alterate, sulle affermazioni del povero arcivescovo, infatti la frase: "L'aborto equivale a dare all'uomo una licenza illimitata di abusare del corpo della donna" sarebbe diventata «E' lecito per l'uomo abusare di una donna che ha abortito».
E si sono scatenate le polemiche virtuali: «"Violentatele, se lo meritano!" dice l'Arcivescovo di Granada» (titolo di un post di Fernando Riveres, blogger di sinistra).
Oppure «Un arcivescovo spagnolo permette lo stupro delle donne che hanno abortito» ("Hern Political Blog", francese; titolo ripreso dal sito web "JOL Press").

Fonte: Tempi, 16/11/2013

5 - IL VATICANO METTE FINE AGLI EQUIVOCI: CANCELLATA L'INTERVISTA DI EUGENIO SCALFARI A PAPA FRANCESCO
In tanti mi hanno criticato (anche Rosso Malpelo su Avvenire), ma avevo ragione io
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 16/11/2013

Quando sulla prima pagina di "Libero" – domenica 27 ottobre – è uscito un mio articolo con questo titolo: "Papa Francesco pentito dell'intervista a Scalfari", le reazioni sono state di sufficienza e pure di polemica. Ieri è arrivata invece la conferma indiretta: avevamo ragione noi.
Ma ricostruiamo tutta la vicenda perché attorno a quell'intervista è nato il primo, vero problema del pontificato di Francesco. Anzi, un dramma. Un caso per il quale si è addirittura paventata l'ipotesi di uno scisma.
 
UNO STRANO SCOOP
Tutto risale al 1° ottobre quando "Repubblica" esce con uno scoop che fa il giro del mondo: una lunga intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco.
La cosa era già in sé strana perché è noto che Bergoglio ha sempre diffidato delle interviste e da vescovo non ha mai voluto farne. In effetti leggendo si capisce subito che non si era trattato tecnicamente di una vera e propria intervista.
Tutto era nato come un incontro privato e un colloquio cordiale, dovuto all'affabilità del pontefice che ama dialogare pure con i più lontani (per mostrare ai cristiani che bisogna uscire dalle sacrestie e andare a cercare tutte le pecorelle uscite dall'ovile). Tale colloquio era stato poi riprodotto da Scalfari come intervista.
I dubbi si moltiplicavano subito leggendo alcune frasi di quell'intervista attribuite al papa. Frasi pressoché esplosive. In particolare quando Scalfari riporta questa sua domanda: "Santità, esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?".
Il fondatore di "Repubblica" scrive che questa sarebbe stata la risposta di Bergoglio: "Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene".
Parole che fanno saltare sulla sedia molti, perché vengono interpretate subito come se il papa considerasse l'individuo la fonte e il tribunale del Bene e del Male.
Una concezione in base alla quale chiunque potrebbe giustificare le sue malefatte, perfino i suoi crimini, sostenendo che li ha compiuti per una causa buona.
E' evidente che un'idea del genere è agli antipodi di tutta la dottrina cattolica e anche dell'Antico Testamento (basti pensare al Decalogo) dove il Bene e il Male sono oggettivi, non possono essere inventati dall'uomo. Sono dati da Dio anche nella coscienza e a quella voce l'uomo deve obbedire.
Anche il Concilio Vaticano II afferma: "Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve invece obbedire" (Gaudium et spes, n. 16).
 
POLEMICHE
Immediatamente sono scoppiate dure polemiche dal fronte tradizionalista che hanno insinuato addirittura che il papa fosse eterodosso.
Si sono atteggiati a giudici del Pontefice senza nemmeno chiedersi se davvero quelle parole erano state pronunciate dal Papa in quella forma e se era mai possibile che egli professasse quelle idee.
Molti non avevano concesso al papa nemmeno il beneficio del dubbio considerando la sua poca dimestichezza con la lingua italiana, l'informalità di un colloquio e magari anche il fraintendimento da parte di Scalfari che poteva non aver compreso bene il concetto o averlo riportato in modo impreciso.
Dunque da un lato c'è stata la sollevazione dei tradizionalisti. Dall'altro lato il mondo laicista che esultava come se il papa si fosse convertito al relativismo.
 
PUZZA DI BRUCIATO
Un importante editorialista di "Repubblica" è arrivato a scrivere che "nemmeno i protestanti più devoti si spingerebbero tanto lontano. I protestanti si sono limitati ad eliminare i preti in quanto tramite tra l'individuo e il suo creatore. Le parole di papa Francesco lasciano pensare invece che quella di eliminare lo stesso Dio potrebbe rappresentare un'opzione legittima".
Era chiaro che c'era qualcosa che non quadrava e che era meglio non berla. Ma buona parte del mondo clericale, invece di applicare un sano discernimento razionale, ha amplificato quell'intervista, prendendo "Repubblica" per oro colato, come se nulla ci fosse da chiarire e precisare. Nessuno ha difeso il Papa.
Eppure è stato subito evidente che al papa era stato attribuito un pensiero che egli non poteva neanche concepire. Anzitutto era evidente alla logica e al buon senso, perché il papa non poteva affermare un'idea che contraddiceva totalmente tutto il suo magistero quotidiano, la sua enciclica e la sua stessa fede cattolica.
In secondo luogo è stato evidente che non si doveva prendere l'intervista per oro colato quando padre Lombardi precisò che essa non era da considerarsi un atto del magistero di papa Francesco.
Ovviamente non era possibile che Lombardi facesse una simile precisazione di sua iniziativa.
Infine l'evidenza si rafforzava quando – interpellato confidenzialmente da qualche giornalista – padre Lombardi spiegava che quell'intervista non era stata rivista dal pontefice.
 
OSSERVATORE E AVVENIRE
Noi poi abbiamo saputo che durante la visita pontificia ad Assisi, il 4 ottobre, il papa aveva rimproverato il direttore dell'Osservatore romano, Gian Maria Vian, perché – con eccesso di zelo – aveva riprodotto quell'intervista sul giornale vaticano: l'abbiamo scritto in quell'articolo del 27 ottobre.
Ci sembrava ormai chiarissimo che il Papa non si riconosceva in quell'intervista.
Invece la notizia della reprimenda di Assisi (che era stata pure filmata) è caduta nel silenzio. Solo un'agenzia e un giornale degli Stati Uniti l'hanno rilanciata. In Italia nulla di nulla.
Anzi, dalle colonne di "Avvenire", il corsivista che si firma "Rosso malpelo", si è scagliato sul titolo di "Libero" ("Papa Francesco pentito dell'intervista a Scalfari") definendolo "sfacciato".
E' tipico di un certo mondo cattoprogressista impancarsi a censori: sfacciati saremmo noi che – pressoché da soli – abbiamo difeso il Papa...
Poi "Rosso malpelo" saliva in cattedra e confondeva le idee proprio su quel tema, delicatissimo, della coscienza, mostrando di aver letto male anche la "Gaudium et spes".
Anche dal mondo tradizionalista mi sono arrivati attacchi per quell'articolo: "se fosse vero quello che scrive Socci" mi è stato obiettato "cioè che il papa ha protestato in quanto non voleva che l'Osservatore romano riproducesse quell'intervista, perché sul sito internet ufficiale del Vaticano quell'intervista c'è tuttora? Perché non l'ha fatta togliere?".
 
FINE DEGLI EQUIVOCI
Ieri è arrivata la risposta. E' stata decisa infatti la cancellazione di quell'intervista dal sito ufficiale del Vaticano, che qualcuno – con eccesso di zelo – aveva riprodotto. Dopo la reprimenda all'"Osservatore romano", arriva la vistosa e significativa "cancellazione" dal sito vaticano.
Padre Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha spiegato che "il testo (dell'intervista) è attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni virgolettate, non essendo stato rivisto parola per parola".
Traduzione: quella frase attribuita a Bergoglio, su cui sono scoppiate tante polemiche, così com'è formulata non riflette il pensiero del Papa.
Nessuno più la consideri farina del suo mulino. E' e resta semplicemente un resoconto pubblicato da Scalfari su "Repubblica".
"In questo senso – ha aggiunto il portavoce vaticano – si è ritenuto più corretto limitarne la valenza alla sua natura giornalistica, senza inserirlo fra i testi papali consultabili dal sito del Vaticano".
In pratica – ha aggiunto il portavoce – "si è trattato di una messa a punto della natura di quel testo, su cui era sorto qualche dibattito". Infine padre Lombardi ha spiegato che "responsabile per il sito internet del Vaticano" è la Segreteria di Stato, dunque è in Segreteria di Stato che fu decisa la pubblicazione e sempre lì è stata disposta anche la cancellazione.
Da notare, en passant, che da circa una settimana si è insediato il nuovo Segretario di Stato, monsignor Parolin. Un fatto significativo che mette fine a un'epoca e ne inizia una nuova.
Il nuovo capo della diplomazia vaticana e della Curia rappresenta un importante supporto per la missione di papa Francesco.

Fonte: Libero, 16/11/2013

6 - L'ISLAM MODERATO NON ESISTE
La ''primavera araba'' consiste nel progetto islamista di costruire il Grande Califfato islamico: un progetto politico preciso che ha armi, eserciti, soldi e che si sta realizzando a partire dalla Siria
Autore: Piero Gheddo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/11/2013

Non si può più tacere. Troppe notizie giungono da ogni parte del mondo islamico e sono tutte dello stesso segno: gli estremisti islamici (salafiti) sono all'attacco dei cristiani. Un italiano, tornato in questi giorni dalle Filippine, mi dice che nella grande isola di Mindanao centinaia di estremisti sono giunti nella notte dall'interno del territorio e da isole minori e hanno attaccato un quartiere periferico della città di Zamboanga, saccheggiando e bruciando case e capanne. Si sono ritirati portando via decine di ostaggi e lasciando sul terreno morti e feriti. L'italiano dice che uccisioni o rapimenti mirati sono frequenti ma forse è la prima volta che succede un attacco così massiccio ai cristiani. Nella regione s'è sparso il terrore per nuovi assalti e niente sarà più come prima. Il governo manderà l'esercito e si prevedono nuovi scontri, vendette, distruzioni. Chi può scappa in altre regioni del paese, la vita della gente e l'economia sono bloccate. Dai paesi del Golfo Arabo giungono copiosi finanziamenti agli ulema di moschee e scuole coraniche affinché educhino i giovani alla lotta e al "martirio per l'islam" contro lo Stato cristiano, al quale i salafiti chiedono una regione autonoma per la minoranza islamica dell'isola di Mindanao, che si unirebbe alla Malesia e al vicino Borneo malese, per formare un unico Stato islamico.
Questa è una delle notizie che non giungono alla ribalta dell'informazione internazionale, ma non è la sola. Il Bangladesh è sempre stato un paese e un popolo di islam moderato, ancor oggi ammette missionari e suore stranieri; ma negli ultimi anni i numerosi movimenti e gruppi islamisti hanno infiammato il popolo, chiedono che il governo dichiari la "Sharia" (legge coranica) legge dello Stato e bloccano il paese per giorni con continui scioperi e manifestazioni che si risolvono spesso in violenze gratuite (chi viaggia o lavora viene fermato, battuto, a volte accoltellato o ucciso). Le piccole minoranze cristiane, indù e buddiste sono sotto pressione e subiscono ogni giorno condanne pretestuose, ingiustizie, violenze. Si teme che il Bangladesh, in occasione delle prossime elezioni politiche, volga al peggio.
Il Centrafrica è "uno degli Stati più destabilizzati del continente", a causa delle bande armate di islamici venuti dall'estero (Nigeria, Ciad, Niger, Sudan), che hanno preso il potere nella capitale Bangui, scalzando il Presidente Bozizé. Come denunzia "Mondo e Missione" (ottobre 2013), "durante l'offensiva delle forze di Seleka (così si chiamano gli islamisti al potere), ospedali e centri sanitari sono stati saccheggiati e il personale medico è fuggito. La situazione sanitaria è drammatica". Un pastore protestante dichiara: "I cristiani sono presi di mira dai militari islamici: vengono legati, picchiati e costretti a consegnare i soldi per salvarsi la vita… I ribelli di Seleka devastano e saccheggiano luoghi di culto, uccidono e costringono alla fuga centinaia di migliaia di persone, prendendo di mira specialmente i cristiani". Quattro diocesi del Centrafrica sono state pesantemente saccheggiate, almeno metà dei beni della Chiesa sono stati distrutti o portati via. Mons. Juan José Aguirre, vescovo di Bangassou, afferma: «La gente scappa ovunque, i civili vengono uccisi e le ragazzine violentate. In diocesi hanno rubato tutto quel che potevano: auto, moto, persino frigoriferi, televisori, coperte. Hanno distrutto tutto, dai centri scolastici ai servizi di pediatria».
Un rapporto della diocesi di Bohong denunzia: «A Bohong non è stata risparmiata nessuna capanna appartenente agli abitanti non musulmani, da parte dei militari di Seleka venuti dall'estero. In tutta la città, esclusa la parte musulmana, la stessa scena: case senza tetto, muri anneriti e vuoti….». Superfluo ricordare cosa succede in altri paesi dell'Africa nera. Il grande Nord del Mali è praticamente governato dalle bande islamiste, il Sud si è salvato solo per l'intervento delle forze speciali francesi. In Nigeria i frequenti assalti di Boko Aram a chiese e istituzioni cristiane rivelano il piano di scacciare i non musulmani da tutti gli Stati del Nord. Nel solo mese di settembre 2013 le vittime cristiane di queste violenze sono state circa 500!
L'Occidente si illude dicendo: "Ma questo non è il vero islam". Ma qual è il vero islam? In verità, dato che i terroristi e i salafiti stessi si dichiarano islamici e che agiscono in favore dell'islam, giunge alla ribalta solo l'islam violento. So bene che la maggioranza dei credenti in Allah e Corano sono persone pacifiche che aspirano solo a vivere in pace e in libertà. Ho visitato tutti i paesi islamici dall'Indonesia al Marocco, dalla Somalia al Senegal, dal Mozambico all'Egitto e alla Turchia, e l'ho sempre sentito ripetere da cristiani e anche da missionari, suore, sacerdoti e vescovi locali. Ma allora è lecito chiedersi: perché queste masse umane di moderati non protestano mai; perché non nascono associazioni e gruppi musulmani per condannare le violenze dei salafiti e il "martirio per l'islam" dei kamikaze terroristi? Nella nostra Italia ci sono dai due ai tre milioni di musulmani, i cui diritti alla libertà religiosa sono riconosciuti. Perché non protestano mai contro queste violenze sistematiche compiute dai loro correligionari? Queste domande non sono offensive. Desidero solo evitare che anche in Italia si pensi quello che ha dichiarato a "Tempi.it" Domenico Quirico, inviato e "La Stampa" in Siria e per mesi prigioniero dei guerriglieri islamici: «Noi non vogliamo capire che l'islam moderato non esiste, che la Primavera araba è finita e che la sua nuova fase consiste nel progetto islamista e jihadista di costruire il Grande Califfato islamico. Un progetto politico preciso che ha armi, eserciti, soldi e che si sta realizzando a partire dalla Siria». Noi credenti in Cristo e nella Chiesa cattolica continuiamo nella preghiera, nel dialogo, nell'accoglienza e solidarietà verso i musulmani bisognosi, ma certe domande è bene che ce le poniamo e le discutiamo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/11/2013

7 - PIO XII AVEVA RAGIONE: SIAMO FIGLI DI ADAMO ED EVA
Il monogenismo, in accordo con la scienza, afferma che tutto il genere umano discende da un'unica coppia
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/10/2013

Siamo tutti discendenti di Adamo ed Eva. A dircelo non è più solo la Bibbia ma, in un certo qual modo, anche la scienza. Come Amleto che prendendo un teschio gli rivolge la celebre domanda "Essere o non essere?", così il paleoantropologo David Lordkipanidze reggendo tra le mani il teschio di un ominide o essere umano – la cosa è ancora da stabilire – trovato a Dmanisi in Georgia si è domandato: "Apparteniamo tutti alla stessa specie oppure no?".
L'interrogativo nasce dal fatto che fino a ieri era dogma inconfutabile il fatto che esistevano cinque specie differenti di ominidi: l'Homo rudolfensis, l'Homo ergaster, l'Homo erectus, l'Homo georgicus e l'Homo habilis. I lettori del presente articolo, tutti esponenti dell'homo sapiens sapiens, provengono secondo la teoria darwiniana dall'homo habilis che si sarebbe evoluto nell'ergaster e infine nell'erectus (tralasciamo tante altre tappe). Gli scienziati erano sicuri che queste cinque tipologie di ominidi fossero altrettante specie a se stanti, semmai legate tra loro come abbiamo visto da una linea evolutiva, perché la conformazione morfologica dei resti di ciascuno di essi era assai differente da specie a specie.
Ma al prof. Lordkipanidze è accaduta una cosa strana, così singolare che ne ha dato un resoconto nell'articolo scientifico "A Complete Skull from Dmanisi, Georgia, and the Evolutionary Biology of Early Homo" pubblicato lo scorso 18 ottobre sulla rivista Science. Nel 2005 il professore trova quattro resti di ominidi risalenti a 1,8 milioni di anni fa e poi rinviene lì vicino un altro teschio simile agli altri quattro e sicuramente contemporaneo a questi, conservato in modo eccellente. Il fossile meglio conservato di questo periodo, spiegano gli esperti. L'equipe di ricerca confronta lo "Skull 5" – questo il nome del quinto cranio ritrovato – con gli altri quattro e arriva ad una conclusione: tutti questi cinque resti appartengono alla medesima specie, sebbene differiscano in qualche particolare. La conclusione ne porta con sé un'altra degna dei più alti consessi accademici: vuoi vedere che come questi cinque resti appartengono tutti alla stessa specie, così anche le cinque specie di cui sopra in realtà non sono altro che cinque razze appartenenti alla medesima specie? La domanda si fa ancor più insistente perché i resti trovati in Georgia assommano in sé molte delle caratteristiche delle altre quattro specie.
Christoph Zollikofer, dell'Anthropological Institute and Museum di Zurigo, che insieme all'università di Harvard e di Tel Aviv ha collaborato alla ricerca, afferma che le differenze tra le cinque specie in realtà sono le stesse che si possono trovare in cinque nostri contemporanei che vivono in diversi continenti. Naturalmente sono piovute critiche a destra e a manca dalla comunità scientifica soprattutto dai sostenitori del darwinismo. Sì perché supporre uno scenario dove cinque diverse specie esistenti hanno poi lasciato il campo ad una sola, quella che ha poi prodotto l'homo sapiens sapiens, andrebbe a suffragare l'idea evoluzionista la quale predica che sopravvive solo la specie che meglio si adatta all'ambiente. Invece se la specie è unica fin dal principio è falso che l'homo sapiens sapiens derivi per via evolutiva da perlomeno altre tre specie precedenti: se non ci sono specie tra loro diverse cade anche il dogma dell'evoluzione tra le specie. Sarebbe una stoccata quasi mortale all'evoluzionismo.
Certo il problema rimane: bisogna ancora verificare che l'unica specie da cui alla fine deriva l'homo sapiens sapiens sia umana o scimmiesca. La soluzione potrebbe venire dall'analisi del Dna, ma purtroppo «per il momento – dice Gianfranco Biondi, dell'Università dell'Aquila – non siamo in grado di estrarre il Dna dalle ossa come è stato fatto per Homo sapiens e i Neanderthal. Non abbiamo la tecnologia per andare oltre 150.000 anni fa».
Però il dato che il genere umano potrebbe derivare da un'unica radice sarebbe la conferma scientifica di ciò che la Chiesa da sempre predica. Pio XII già nel 1950 infatti così scriveva: «Però quando si tratta […] del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono affatto della medesima libertà [di opinione]. I fedeli non possono abbracciare quell'opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l'insieme di molti progenitori; non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio Magistero insegnano». Ora se proveniamo tutti dal medesimo progenitore (monogenismo), a maggior ragione non possiamo che provenire tutti dalla stessa specie. Insomma ancora una volta Rivelazione e scienza vanno a braccetto e non possono che farlo dato che l'Autore della prima e anche Creatore della natura, oggetto delle ricerche degli scienziati. Quel teschio fossile in fondo in fondo strizza l'occhio ad Adamo ed Eva.
Ovviamente è un po' presto per chiedere alla scienza di provare – posto che mai si possa provare – che l'albero genealogico di tutta l'umanità ha le sue radici in una sola coppia di progenitori, però è certo che, come dire, il cerchio si sta stringendo. Allora forse dietro a quel cranio vecchio di quasi due milioni di anni ancora una volta si cela la firma di Dio.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/10/2013

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: PRECISAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEI FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA
Si riteneva che la polemica fosse chiusa, invece...
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 18/11/2013

Illustre Signor Direttore di "BastaBugie",
nella mia qualità di Segretario Generale dell'Istituto dei Frati Francescani dell'Immacolata, Le richiedo - in base a quanto disposto dalle vigenti leggi sulla stampa - la pubblicazione sul sito da Lei diretto della seguente PRECISAZIONE.
E' stato pubblicato testualmente, sul sito denominato "BastaBugie", un articolo a firma della Signora Luisella Scrosati, già edito a suo tempo su altro sito, intitolato "Libertà e Persona", nel quale si afferma che a Padre Stefano Maria Manelli, ex Superiore Generale dell'Istituto del Frati Francescani dell'Immacolata, "è stato applicato il Canone 1337 del Codice di Diritto Canonico: una pena espiatoria che lo confina nella diocesi di Cassino".
Tale informazione, del tutto priva di fondamento, è stata smentita dal Commissario Apostolico dell'Istituto, Padre Fidenzio Volpi, con una sua NOTA UFFICIALE DI CHIARIMENTO, pubblicata sul sito dei Frati Francescani dell'Immacolata.
In tale NOTA UFFICIALE, Padre Fidenzio Volpi ha scritto testualmente che "nessuna sanzione canonica, e in particolare nessuna pena espiatoria, è stata applicata dall'Autorità dell'Istituto ad alcun religioso, e tanto meno a Padre Stefano Manelli, il quale è stato viceversa interessato esclusivamente da un provvedimento che rientra nelle normali funzioni di amministrazione" attribuite nell'ambito del suo incarico al Commissario Apostolico.
Alla NOTA UFFICIALE di Padre Fidenzio Volpi, la Signora Luisella Scrosati ha risposto a sua volta con un successivo articolo, apparso sempre su "Libertà e Persona", nel quale, riconoscendo il proprio errore, ha dato atto che Padre Stefano Maria Manelli NON E' STATO COLPITO DA ALCUNA "PENA ESPIATORIA".
Nel suo nuovo testo, la Signora Luisella Scrosati ha anche chiesto a Padre Fidenzio Volpi di indicare quali altre norme egli avesse applicato nel caso in questione; al che Padre Volpi ha risposto precisando che si tratta in primo luogo del Canone 665, in cui è stabilito che "i religiosi devono abitare nella propria casa religiosa (Religiosi in propria domo religiosa habitent); in secondo luogo dell'articolo 26 delle Costituzioni dell'Istituto, che così dispone: "Il voto mariano in forza dell'illimitatezza della Consacrazione all'Immacolata, obbliga alla "missionarietà", ossia a poter essere mandati in terra di missione ovunque sia, per obbedienza".
Con questo, si riteneva che la polemica fosse chiusa.
Il sito da Lei diretto la riapre invece ripubblicando una informazione già ampiamente smentita, per giunta quando già la sua infondatezza era stata riconosciuta dalla stessa persona responsabile di averla diffusa.
Si allega copia dei documenti citati.
Con ossequio.
Roma, 14 Novembre 2013
Padre Alfonso Maria Bruno
Segretario Generale

Reverendo Padre Alfonso Maria,
al di là della questione giuridica, la vicenda dei Francescani dell'Immacolata riempie di tristezza il nostro cuore per i motivi espressi dai vari articoli da noi rilanciati che si possono trovare al seguente link
https://www.bastabugie.it/it/ricerca.php?testo_ricerca=francescani_dell

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 18/11/2013

9 - OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO C - (Lc 23,35-43)
Oggi con me sarai nel paradiso
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24/11/2013)

Con la solennità di Gesù Cristo Re dell'Universo, siamo ormai giunti al termine dell'Anno liturgico. Gesù è il nostro Re per due motivi: prima di tutto, perché Egli, insieme al Padre e allo Spirito Santo, è il nostro Creatore; e, secondo motivo, perché Egli è il nostro Redentore, Colui che ci ha salvati dal peccato con la sua Morte in croce. Per questi due motivi noi siamo totalmente suoi, a Lui apparteniamo.
Questa festa ci ricorda che l'essere umano non potrà mai essere emancipato, esso appartiene sempre a qualcuno: o riconosce la sua appartenenza a Gesù, oppure diventa schiavo del peccato. Non vi è altra soluzione. C'è però una grande differenza tra queste due appartenenze: il peccato ci rende schiavi nel senso più brutto del termine; invece, nell'appartenenza a Gesù, noi troviamo la vera libertà.
Non a caso, il brano del Vangelo di oggi riporta la scena di Gesù che muore in croce. E' dall'alto della croce che Gesù ci ha riscattati e ci ha donato la libertà dei figli di Dio. Accanto a Gesù morente in croce vi era anche il buon ladrone, il quale, pentitosi dei suoi numerosi peccati e illuminato da Dio, riconobbe la regalità di Gesù, chiese perdono e pregò: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42).
Il buon ladrone non si aspettava che da un momento all'altro Gesù si manifestasse nella sua regalità; egli pensava al mondo futuro, quando, secondo la fede e la speranza di Israele, il Messia avrebbe compiuto il Giudizio di Dio; l'avvento del suo regno coincideva con la trasfigurazione dell'Universo. La risposta di Gesù infrange questa prospettiva: «In verità io ti dico, oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43).
Gesù usa un linguaggio solenne, è un vero e proprio giuramento che sottolinea il certissimo e puntuale compimento. E' l'unica volta che Gesù nel Vangelo fa a qualcuno una promessa del genere come ad indicare l'eccezionalità dell'ora che determina alla storia umana una svolta decisiva. La porta del Paradiso che era a noi chiusa per il peccato di Adamo ed Eva si riapre grazie alla Morte in croce di Gesù. E il buon ladrone è il primo che vi entra.
Nel buon ladrone dobbiamo vedere ciascuno di noi. Siamo carichi di peccati, è vero; ma, se ci pentiamo di vero cuore, Gesù ci perdonerà e ci condurrà con sé nel suo regno di luce infinita. Per giungere a tale pentimento, contempliamo con gli occhi del cuore Gesù che muore in croce per noi; consideriamo che siamo stati noi a metterlo su quella croce, con i nostri peccati. Se vogliamo che Gesù regni in noi, in nessun modo deve in noi regnare il peccato. Da parte nostra, inoltre, vi deve essere la più grande riconoscenza. Se Gesù non ci avesse redenti, noi saremmo stati per sempre schiavi del peccato, incatenati per l'eternità. Ringraziamo dunque Gesù per la sua infinita Bontà.
Vogliamo infine soffermare la nostra attenzione su due parole dette da Gesù al buon ladrone, due parole molto piccole ma molto importanti. Le parole sono le seguenti: «Con me». Queste parole nel testo originale greco esprimono una vita condivisa, un comune destino. Questa eterna e beata comunione di vita tra noi e Gesù è la grande novità del Vangelo. Insegnava sant'Ambrogio che «la vita è essere con Cristo, perché dov'è Gesù Cristo, là è la vita, là è il regno», cioè tutta intera la felicità.
Fin da adesso, proponiamoci di vivere sempre con Gesù. Vivere con Lui significherà fare dell'Eucaristia il centro della nostra vita. Vi è chi riceve la Comunione anche ogni giorno e non può farne a meno. Ma non basta solamente riceverlo materialmente, bisogna accoglierlo con tutto il cuore, parlare familiarmente con Lui ogni volta che lo riceviamo.
Per vivere sempre più uniti a Lui, ricordiamoci di nutrire una tenera devozione alla Madonna. è Lei che ci conduce a Gesù. Come Lui è venuto a noi per mezzo di Maria, così anche noi dobbiamo andare a Lui accompagnati per mano di Colei che è la nostra tenerissima Madre.

Nota di BastaBugie: Per l'omelia della domenica successiva, vai a
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Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24/11/2013)

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