BastaBugie n�335 del 07 febbraio 2014

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1 I ''FIGLI'' DI COPPIE GAY VIVONO IN MEZZO A VIOLENZE, CAMBI DI PARTNER, SQUILIBRI MENTALI
Frequenti sono anche abusi sessuali, depressione, alcol e droga: lo dicono studi scientifici che vengono taciuti
Autore: Gerard van den Aardweg - Fonte: Il Timone
2 GIORNO DEL RICORDO: IL DRAMMA DELLE FOIBE NEL CONTESTATO SPETTACOLO IN ONDA SU RAI 1
La pulizia etnica degli italiani ad opera dei comunisti jugoslavi nel 1945 (VIDEO: ''Magazzino 18'' di Simone Cristicchi)
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LOTTARE PER LA COSTRUZIONE DI UNO STATO CATTOLICO
I cattolici devono prodigarsi per far regnare Cristo sulla società: lo ricorda anche il Catechismo della Chiesa Cattolica
Autore: Federico Catani - Fonte: Radici cristiane
4 CRISTO E LA CHIESA: UN MATRIMONIO RIUSCITO
Quante aberrazioni quando non si hanno idee chiare su questa importante verità di fede (VIDEO: L'unica Chiesa di Cristo)
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Il Timone
5 LA CHIESA E' L'OSTACOLO DA ABBATTERE
La Pontificia Commissione Teologica Internazionale sottolinea il carattere aggressivo della cultura laica contemporanea: c'è un disegno totalitario del pensiero unico
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 L'AMORE EROICO PER UN FIGLIO NON ANCORA NATO
Gimme Shelter: un nuovo film contro l'aborto (VIDEO: trailer)
Autore: Andrea Galli - Fonte: Avvenire
7 PAPA FRANCESCO: SI ALLA VITA SENZA COMPROMESSI
Non combatte in modo credibile la ''cultura dello scarto'' chi parla volentieri della fame del mondo, ma non si oppone all'orrore dell'aborto
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: SI E' CANCELLATO PERCHE' SIETE BIGOTTI ED EGOISTI SUL ''MATRIMONIO GAY''?
Io invece amo la vostra newsletter e la apro con curiosità come un bambino scarta i regali di Natale per vedere cosa c'è dentro
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA V DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 5,13-16)
Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - I ''FIGLI'' DI COPPIE GAY VIVONO IN MEZZO A VIOLENZE, CAMBI DI PARTNER, SQUILIBRI MENTALI
Frequenti sono anche abusi sessuali, depressione, alcol e droga: lo dicono studi scientifici che vengono taciuti
Autore: Gerard van den Aardweg - Fonte: Il Timone, Marzo 2013 (n. 121)

"Matrimonio" omosessuale e adozione omosessuale sono cose diverse, ma in pratica interconnesse, perché equiparare le relazioni omosessuali al matrimonio vuol dire aprire la porta all'adozione omosessuale. Anche se per opportunismo le due cose differiscono di alcuni anni, è un passo inevitabile: riconoscere il matrimonio omosessuale vuol dire accettare l'ideologia che considera discriminazione qualsiasi distinzione tra omosessualità ed eterosessualità.
Dal punto di vista psicologico il matrimonio omosessuale è una follia: le relazioni omosessuali non hanno niente in comune con il matrimonio. Il matrimonio omosessuale è un travestimento: i partner possono tutt'al più desiderare e/o illudersi di vivere un'unione matrimoniale, ma la loro è una relazione sostanzialmente diversa. Lo riconosce, d'altra parte, la maggior parte degli omosessuali praticanti: soltanto 1 su 6 desidera un "matrimonio", le donne più che gli uomini; e la percentuale di matrimoni omosessuali ufficiali è molto bassa dappertutto, nonostante i vantaggi economici. Per i militanti gay il riconoscimento del matrimonio omosessuale ha valore soprattutto simbolico, in vista dell'illimitata accettazione di tutte le forme di omosessualità.
Per gli ideologi gay il matrimonio omosessuale non è che l'inizio. Che cosa verrà dopo il matrimonio omosessuale si vede già negli USA: omosessuali poligami e viventi in "comuni"; se hanno figli, sono spesso inseminati con l'aiuto di un donatore gay o di un amico di una lesbica.

ESTREMA PROMISCUITÀ
Per capire che significano il matrimonio e l'adozione omosessuale, bisogna prima studiare le relazioni omosessuali nei fatti.
Fin dal 1980 numerosissimi studi dimostrano che la fedeltà nelle relazioni omosessuali tra uomini, se esiste, di rado resiste oltre i 5 anni. In media, le lesbiche rimangono fedeli più a lungo, ma sono molto più promiscue delle donne eterosessuali.
L'80-90% degli omosessuali con partner fisso convive per meno di 10 anni (e per lo più senza fedeltà). Secondo uno dei migliori studi statistici la relazione "fissa" media di uomini omosessuali olandesi dura 1,5 anni (M. Xiridou et al., The contribution of steady and casual partnerships to the incidence of HIV infection among homosexual men in Amsterdam, «AIDS», 17 [2003], pp. 1009- 1038). Il perché lo spiega l'ex attivista gay Noel Mosen: «Il bisogno di sesso nel mondo omosessuale è così impellente che può arrivare a soggiogare completamente gli uomini omosessuali, che gli sacrificano tutto».

MALATTIE, ALCOL, DROGA E VIOLENZA
Le conseguenze sanitarie di questa promiscuità sono ben documentate: è molto più forte tra uomini omosessuali praticanti che tra eterosessuali l'incidenza di HIV, herpes e sifilide, cancro (soprattutto tumore anale) e altre malattie. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, le infezioni HIV colpiscono con maggior frequenza omosessuali con relazione "fissa". Le lesbiche sessualmente attive sono colpite da epatite B e C, vaginosi batterica e malattia infiammatoria pelvica in misura molto maggiore delle donne sposate. Uomini e donne omosessuali presentano assuefazione ad alcol, droga e fumo in misura molto superiore agli eterosessuali; e quelli che hanno avuto partner fissi muoiono molti anni (in media più di 10) prima dei coniugi normali, anche senza contare le morti per AIDS. Le relazioni omosessuali sono molto più segnate dalla violenza – spesso suscitata da gelosia e desiderio di vendetta – di quelle eterosessuali (G.L. Greenwood et al., Battering victimization among a probability-based sample of men who have sex with men, «American Journal of Public Health», 92 [2002], 12, pp. 1964-1969).
Anche se la scienza ha messo in luce la realtà tutt'altro che serena delle relazioni omosessuali, un'élite accademica, politica e mediatica si impegna a che il pubblico non venga a contatto con la verità nuda e cruda. Ogni volta che la cronaca riporta fatti negativi per l'immagine dello stile di vita gay, per esempio dati sulla connessa patologia medica e psichica, un tabù impedisce di imputarli a cause che non siano la "discriminazione". Gli attivisti omosessuali e i seguaci della loro ideologia non fanno che lamentarsi dell'odio e dell'oppressione di cui sarebbero vittime gli omosessuali; ma li smentisce il fatto che nemmeno nei Paesi (per esempio l'Olanda) nei quali essi godono addirittura di privilegi gli omosessuali praticanti mostrano un quadro patologico meno grave che dove l'omosessualità è condannata.

BAMBINI ADOTTATI SPESSO GRAVEMENTE DANNEGGIATI
Nel 2004 l'APA, l'Associazione Americana degli Psicologi, ha approvato una risoluzione favorevole all'adozione omosessuale. Ricerche avrebbero dimostrato che figli di coppie omosessuali presentano lo stesso grado di adattamento ed equilibrio emotivo di figli di famiglie normali. Questa risoluzione è un esempio paradigmatico di pseudoscienza al servizio di un'ideologia, propaganda mascherata da scienza; non per niente gli psicologi proponenti erano omosessuali attivisti di ambo i sessi. La maggior parte degli studi da loro citati sono metodologicamente viziati o assolutamente privi di valore (test e campioni inadeguati, intervistatrici lesbiche, e soprattutto interpretazioni pregiudizialmente pro-lesbiche). Però la cosa più curiosa è che da un'analisi più approfondita è emerso che persino quegli studi viziati dimostravano a grandi linee i danni psichici causati dal gay parenting. Non era la prima volta che l'APA sponsorizzava l'ideologia gay con scienza spazzatura: nel 1998 aveva ospitato in una delle sue riviste un articolo fuorviante nel quale alcuni psicologi pedofili omosessuali proclamavano la presunta innocuità delle relazioni pedofile.
I dati sono sempre più chiari: i figli biologici e adottivi di genitori omosessuali sono esposti con frequenza anormale a tensioni relazionali, violenza relazionale, separazioni e cambi di partner. Esiste una maggior probabilità che uno dei loro genitori (adottivi) abusi di alcol o droga, si ammali gravemente, presenti squilibri mentali o depressioni, o muoia prematuramente; e che i figli subiscano abusi sessuali. Per i figli adottivi, che sopportano già il peso di un passato doloroso e problematico, l'affidamento a coppie omosessuali è un trauma supplementare. I figli adolescenti di omosessuali presentano in percentuali del 20-30% (P. Cameron, Children of homosexuals and transsexuals more apt to be homosexual, «Journal of Biosocial Science», 38 [2006], pp. 413-418) problemi di identità sessuale e tendenze omosessuali. Il Prof. Lopez, americano, bisessuale, con due "madri" lesbiche, dice di se stesso: «Non avevo una figura maschile che mi facesse da esempio; mia madre e la sua compagna non erano come i padri e le madri tradizionali […] [pertanto] ero [cresciuto come] un ragazzo strano; e gli altri mi consideravano strano. Crescere con genitori gay è stato difficile, e la colpa non era dei pregiudizi dei vicini».
I figli di coppie omosessuali sentono la mancanza di genitori normali, e generalmente non vengono educati come ragazzi e ragazze normali. Anche per questo sono spesso oggetto di bullismo e umiliazioni; ma anche quando ciò non avviene si vergognano e si sentono estranei al loro ambiente. Si sentono soli di fronte ai genitori, che non capiscono le loro necessità naturali, e che soprattutto si occupano solo di se stessi – lo stile di vita omosessuale è iperegocentrico! – e si sentono soli di fronte ai loro coetanei. È emerso un dato dalle ricerche: è raro che la figlia adulta di un omosessuale dica che soffriva per il modo di vivere del padre; ma la verità è che la mancanza di un vero padre la sentiva. Dalle testimonianze di un gran numero di figli adulti di omosessuali si evince che da bambini essi soffrivano per la situazione innaturale della loro famiglia, ma non osavano dirlo, per vergogna, perché intimiditi dai genitori, oppure per non metterli in una posizione difficile (J. Stacey - T. Biblarz, (How) does the sexual orientation of parents matter?, «American Sociological Review», 66 [2001], pp. 159-183; P. Cameron, Children of homosexual parents report childhood difficulties, «Psychological Reports», 90 [2002], pp. 71-82).
Quello che si sapeva da anni è stato confermato recentemente nel migliore studio condotto finora su questo tema (M. Regnerus, How different are the adult children of parents who have samesex relationships?, «Social Science Research», 41 [2012], pp. 752-770), uno studio che ha incontrato forte opposizione, perché i risultati sono sfavorevoli all'ideologia gay. Però, per quanto si arrampichino sugli specchi, gli oppositori non riescono a confutare il fatto che i figli adulti che sono stati educati per un periodo più o meno lungo da un genitore omosessuale sessualmente attivo o da una coppia omosessuale presentano un quadro sociale e psicologico molto peggiore di quello di figli adulti di genitori divorziati, single, patrigno o matrigna o genitori adottivi normali. La salute sociale e psichica dei figli adulti di genitori biologici non separati è la migliore di tutte in assoluto, e quella dei figli con genitori omosessuali è la peggiore in assoluto. È emerso che questi ultimi presentavano il livello medio d'istruzione più basso, il maggior numero di disoccupati dipendenti dai sussidi sociali, il maggior numero di problemi relazionali, di convivenze extraconiugali, di relazioni etero od omosessuali, di ricorsi alla terapia per ansia, depressione e problemi relazionali, di consumo di marijuana, di problemi con la polizia e la Giustizia; soltanto il 70% era "totalmente etero"; avevano subito con maggior frequenza approcci sessuali da parte di una madre lesbica e avevano vissuto meno degli altri la famiglia come un ambiente sicuro. Sono dati che riflettono la situazione generale, ma la cosa migliore per capire concretamente che significa per i figli avere genitori omosessuali è sentirsi raccontare la loro inside story quando sono già adulti (un documento di prima classe: Dawn Stefanowicz, Fuori dal buio, Ares, 2012). Il Prof. Lopez ha tratto dalla sua gioventù traumatica con due "genitrici" lesbiche questa lezione: «Quando sono diventato padre […] ho giurato di non separarmi mai da mia moglie, e di non avere mai relazioni con altri, uomini o donne. L'ho fatto per proteggere i miei figli dai danni di una situazione tragica [...]. Per un genitore il perno delle questioni etiche sono i figli, e si deve essere disposti a sacrificare per loro il proprio interesse personale».
È più che sufficientemente dimostrato che la famiglia normale intatta produce gli adulti migliori dal punto di vista psichico, sociale e medico, e che la crisi della famiglia causa una marea di miserie psichiche e sociali. E invece di tentare di rimediare alla crisi, la si aggrava promuovendo la peggiore alternativa pensabile alla famiglia e alla genitorialità normali: l'adozione omosessuale. La maggior parte di quei bambini ne risentirà per tutta la vita.
L'ideologia gay è assolutamente egoista, cieca di fronte alla sofferenza e ai bisogni naturali del bambino.

DOSSIER "ABUSI DI GENITORI GAY"
Una piaga nascosta e terribile

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Fonte: Il Timone, Marzo 2013 (n. 121)

2 - GIORNO DEL RICORDO: IL DRAMMA DELLE FOIBE NEL CONTESTATO SPETTACOLO IN ONDA SU RAI 1
La pulizia etnica degli italiani ad opera dei comunisti jugoslavi nel 1945 (VIDEO: ''Magazzino 18'' di Simone Cristicchi)
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-02-2014

Violenze inaudite da parte del movimento di liberazione sloveno e croato, guidato dal regime comunista del maresciallo Tito, scatenate in due momenti - dopo l'8 settembre del 1943 e successivamente nella primavera del 1945 – che provocarono 600-700 vittime nella prima ondata e più di 10mila arrestati, alcune migliaia dei quali non tornarono ed oltre 300mila persone che dovettero fuggire e abbandonare le loro case.
Questo fu, storicamente, il fenomeno delle Foibe. Solo una legge, quella del 30 marzo 2004 n.92, che ha istituito il giorno del ricordo di quella pulizia etnica – si celebra il 10 febbraio – ha consentito di rompere il silenzio della storiografia ufficiale, ideologicamente schierata dalla parte di coloro che furono carnefici di italiani e che per decenni ha impedito che si documentasse e si raccontasse la verità.
Ancora oggi, a distanza di 70 anni, molti farebbero volentieri a meno di ricordare e perseguirebbero un disegno di negazione dei fatti. Per esempio, coloro che sono stati protagonisti, qualche giorno fa, di quella gazzarra che intendeva impedire nel teatro di Scandicci, vicino Firenze, lo spettacolo di Simone Cristicchi, che prende il nome dai versi che ha dedicato alle "Tracce di gente spazzata via/da un uragano del destino/quel che rimane di un esodo/ora riposa in questo magazzino".
"Magazzino 18" - la canzone e lo spettacolo di Cristicchi – è un luogo vero. "Mi sono imbattuto in un luogo veramente strano, che si chiama Magazzino 18 – ha raccontato Cristicchi - e si trova nel Porto vecchio di Trieste. Sergio Endrigo era nato a Pola (Istria) nel 1933. L'Istria, credo che i giovani non sappiano nemmeno cosa sia, divenne bottino di guerra, questa regione italiana venne data alla Jugoslavia. Endrigo si imbarcò con la mamma su una nave che venne in Italia insieme, ad altri trecentocinquantamila italiani".
Nel Magazzino 18 sono ancora custoditi gli oggetti, i bagagli, le povere cose lasciate dagli esuli istriani e dalmati nel '47. I giovani che hanno inscenato la protesta, davanti a circa 800 persone accorse per l'evento, si sono auto-ripresi in un video, che hanno postato sulla loro pagina di Facebook, nella quale hanno annotato: "Abbiamo rivendicato la volontà di non trasformare la storia in una fiction. Questa volta a giocare sporco è Simone Cristicchi, che con il suo spettacolo mette in scena il peggior revisionismo storico volto a legittimare il nazionalismo anti-slavo". Usando lo slogan – che la dice lunga – "La storia non è una fiction. Non ricordiamo tutto", hanno aggiunto: "I cosiddetti 'martiri' delle foibe ammontano a 798 persone, secondo il resoconto del maresciallo dei vigili del fuoco Harzarich, ufficiale fascista che diede conto di tutti i corpi ritrovati nelle cavità carsiche istriane denominate Foibe. 798 persone, molte delle quali militari fascisti che combatterono e morirono contro i partigiani italiani e jugoslavi tra il '43 e il '45. Una guerra antifascista che fece i suoi morti, alcuni dei quali vennero gettati nelle foibe utilizzate a quel tempo come fosse comuni".
Sempre, l'ignoranza è nemica della verità e se si accompagna all'ideologia che vuole vincere su tutto, impedisce alla coscienza di documentarsi e di operare un giudizio sui fatti. Quei fatti incarnati da un anziano signore, che era tra il pubblico, che con voce rotta dall'emozione – come si vede nel video – ha gridato "Io vengo dalle Foibe". In "Magazzino 18", Cristicchi canta: "E siamo scesi dalla nave bianca/i bambini, le donne e gli anziani/ci chiamavano fascisti/eravamo solo italiani". Per decenni, quegli italiani massacrati o spariti o costretti ad abbandonare le loro case, per tanti erano solo "fascisti". Della loro fine e della storia non si doveva parlare. È stato un diktat ordito dalla cultura dominante, che vuole essere ancora egemone, molto simile agli slogan che circolavano negli anni '70: "Fascisti, carogne/tornate nelle fogne", che generò assassinii e in maniera esemplare alimentò e fomentò odio e violenza. Per molto tempo, la verità su quella pagina di storia italiana non è stata dolosamente detta e quelle storie di sofferenza e di atrocità hanno rischiato di essere avvolte nell'oblio, nel dolore intimo di coloro che sono rimasti, che hanno perso i loro familiari, i loro beni, le loro case, il loro vivere in quella parte dell'Italia che fu sottratta con la violenza e con la complicità di chi allora non intervenne per difenderla.
Lo spettacolo "Magazzino 18" di Simone Cristicchi andrà in onda lunedì 10 febbraio su Rai 1 in occasione del giorno del Ricordo dell'Esodo Giuliano-dalmata e del massacro delle Foibe. Anche quei giovani di Firenze, se vorranno documentarsi, potranno vederlo.

Nota di BastaBugie: nonostante non sia il nostro cantante preferito (per le sue idee ferocemente contrarie alla Chiesa), vi invitiamo per una volta a vedere il video di Cristicchi con la canzone sul massacro delle foibe


http://www.youtube.com/watch?v=H0bE-0g1gMs

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-02-2014

3 - LOTTARE PER LA COSTRUZIONE DI UNO STATO CATTOLICO
I cattolici devono prodigarsi per far regnare Cristo sulla società: lo ricorda anche il Catechismo della Chiesa Cattolica
Autore: Federico Catani - Fonte: Radici cristiane, dicembre 2013 (n. 90)

I problema dei rapporti tra Stato e Chiesa, nonché del ruolo dei cattolici nella vita politica, è quanto mai attuale. Purtroppo, al riguardo, il Magistero dei Papi viene spesso travisato e minimizzato, se non addirittura ignorato. Il pericolo giunge soprattutto da quei cattolici così "adulti", da preferire il compromesso al ribasso piuttosto che l'evangelizzazione e che ad una Chiesa costantiniana preferiscono quella delle catacombe.

IL PENSIERO DEL CARD. OTTAVIANI
Esattamente sessantanni fa, nel marzo 1953, il pro-prefetto del Sant'Uffizio, il card. Alfredo Ottaviani, tenne al Pontificio Ateneo Lateranense una celebre conferenza dal titolo Doveri dello Stato cattolico verso la religione. Nel suo intervento, il porporato ricordava che «se c'è verità certa e indiscutibile tra i princìpi generali del diritto pubblico ecclesiastico, è quella del dovere dei governanti in uno Stato composto nella quasi totalità di cattolici e, conseguentemente e coerentemente, retto da cattolici, di informare la legislazione in senso cattolico».
Questo deve comportare tre immediate conseguenze. In primo luogo «lo Stato ha il dovere di professare anche socialmente la sua religione. Gli uomini socialmente uniti, non sono meno sotto la sudditanza di Dio, di quanto lo siano come singoli, e la società civile, non meno dei singoli, è debitrice verso Dio». In secondo luogo, «è dovere dei governanti di informare la propria attività sociale e la legislazione ai princìpi morali della religione». Infine, questi stessi governanti hanno il dovere «di difendere da ogni incrinatura l'unità religiosa di un popolo che si sente unanimemente nel sicuro possesso della verità religiosa». Pertanto, per Ottaviani, «non è giusto attribuire gli stessi diritti al bene e al male, alla verità e all'errore».
Secondo il Cardinale, nei Paesi dove la maggioranza della popolazione professa un'altra religione oppure dove vige l'indifferentismo o addirittura l'ateismo di Stato, la Chiesa deve fare appello alla tolleranza e alla libertà secondo quanto consentono le leggi vigenti. Ma ciò non è in contraddizione con quanto esposto prima: infatti, «gli uomini che si sentono in sicuro possesso della verità e della giustizia, non vengono a transazioni. Essi esigono il pieno rispetto dei loro diritti». Pertanto è vero che si debbono usare due pesi e due misure: «l'uno per la verità, l'altro per l'errore».
Di fronte a chi già allora sosteneva che simile visione fosse anacronistica, il pro-prefetto del Sant'Uffizio rispondeva che «per fare il proprio dovere un governante cattolico d'uno Stato cattolico non ha bisogno di essere un assolutista, né un mero poliziotto, né un sagrestano, né di tornare al complesso della civiltà del Medioevo». Inoltre aggiungeva che «anche la Chiesa riconosce la necessità in cui possono trovarsi alcuni governanti di Paesi cattolici di concedere, per gravissime ragioni, la tolleranza agli altri culti», sebbene questo non significhi «libertà di propaganda, fomentatrice di discordie religiose e turbatrice del sicuro e unanime possesso della verità della prassi religiosa». Le parole del Cardinale vanno senza dubbio riscoperte.

LO STATO CATTOLICO NEL CATECHISMO
Oggi la situazione è radicalmente cambiata. La società si è secolarizzata sino al punto da esser cristianofobica e la stessa Chiesa, a partire dal Concilio Vaticano II, sembra aver dato ragione a chi criticasse il card. Ottaviani. In effetti, la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae si presta a facili fraintendimenti, che possono indurre una frattura con quanto il Magistero ha insegnato per secoli circa la libertà religiosa. E le conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti. Assistiamo ad un mondo cattolico piuttosto remissivo verso quelle politiche volte ad attentare non solo e non tanto alla Dottrina Cattolica, bensì soprattutto al diritto naturale.
Di fronte ad aborto, matrimonio omosessuale, divorzio, eutanasia, fecondazione assistita, contraccezione, pornografia, costruzione indiscriminata di moschee, penalizzazione delle scuole private, rimozione di crocifissi dai luoghi pubblici, blasfemie e persecuzioni più o meno velate — come il presunto reato di omofobia —, i cattolici non sanno reagire ed, anzi, tendono ad adattarsi... Eppure, la stessa Dignitatis humanae «lascia intatta la dottrina tradizionale cattolica sul dovere morale dei singoli e delle società verso la vera religione e l'unica Chiesa di Cristo» (n. 1). Certamente si è lasciata questa precisazione più come una formulazione di principio che altro.
Tuttavia, una puntualizzazione dell'insegnamento conciliare è giunto dal Catechismo della Chiesa Cattolica, segno di come i documenti del Concilio, essendo pastorali, possano essere anche oggetto di critica, revisione e correzione.
Nel Catechismo si ribadisce come il diritto alla libertà religiosa, intesa come immunità dalla coercizione nella società civile in materia di fede, debba essere riconosciuto dal potere politico. E forse oggi, in una società sempre più multireligiosa, questo può pure essere ammissibile. Il problema è che, nella predicazione e negli interventi pubblici, nessuno sembra più voler considerare come modello cui ispirarsi e come obiettivo da raggiungere la confessionalità cattolica dello Stato. Ma il Catechismo afferma pure che «il dovere di rendere a Dio un culto autentico riguarda l'uomo individualmente e socialmente» (n. 2105). E, richiamando il Vaticano II, conferma che la Chiesa deve «informare dello spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della comunità».
Sempre al n. 2105, il Catechismo continua, ricordando che il dovere sociale dei cristiani «richiede loro di far conoscere il culto dell'unica vera religione che sussiste nella Chiesa cattolica ed apostolica». La Chiesa, infatti, deve manifestare «la regalità di Cristo su tutta, la creazione e in particolare sulle società umane». Nel dir questo si fa riferimento alle grandi encicliche Immortale Dei di Leone XIII, e Quasprìmas di Pio XI, entrambe a difesa dello Stato Cattolico.
Tra l'altro, parole simili sono state pronunciate dal vescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi in occasione del convegno preparatorio alla III Marcia per la Vita, quando ha ricordato come la fede cattolica esprima «la regalità di Cristo anche sull'ordine temporale»., e che «la regalità di Cristo ha un significato spirituale, certamente, ma ne ha anche uno cosmico e sociale». La costruzione di uno Stato Cattolico non è quindi un ideale superato, legato ad un'epoca buia della storia della Chiesa, bensì sempre valido.

I LIMITI ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA
Al n. 2108, poi, il Catechismo ricorda che «il diritto alla libertà religiosa non è né licenza morale di aderire all'errore, né un implicito diritto all'errore», riprendendo quanto insegnato da Leone XIII nella Libertas praestantissimum e dal venerabile Pio XII nel Discorso ai partecipanti al quinto Convegno nazionale Italiano dell'Unione dei Giuristicattolici. E ancora, rifacendosi al Breve Quod aliquantum di Pio VI e alla celebre Quanta cura del beato Pio IX, il Catechismo dichiara che «il diritto alla libertà religiosa non può essere di per sé né illimitato, né limitato semplicemente da un ordine pubblico concepito secondo un criterio "positivistico" o "naturalistico". I "giusti limiti" che sono inerenti a tale diritto devono essere determinati per ogni situazione sociale con la prudenza politica, secondo le esigenze del bene comune, e ratificati dall'autorità civile secondo "norme giuridiche conformi all'ordine morale aggettivo"» (n. 2109). Parole decisamente controcorrente e forse per questo volutamente omesse nei discorsi ufficiali.
Ebbene, in quest'Anno della Fede che sta volgendo a termine e di fronte al caos generale, è urgente riprendere in mano il Catechismo ed utilizzarlo a difesa della Verità, contro ogni tentativo di annacquamento del nostro Credo. Oggi c'è bisogno più che mai di cattolici militanti, che lottino per far regnare Cristo sulla società.

Fonte: Radici cristiane, dicembre 2013 (n. 90)

4 - CRISTO E LA CHIESA: UN MATRIMONIO RIUSCITO
Quante aberrazioni quando non si hanno idee chiare su questa importante verità di fede (VIDEO: L'unica Chiesa di Cristo)
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Il Timone, Maggio 2013 (n. 123)

Quello tra il Signore Gesù e la sua Chiesa non è solo un matrimonio incontestabilmente celebrato: è altresì, per così dire, un matrimonio "riuscito". Potrà meravigliare questo insolito punto di riflessione ecclesiologica; ma va ritenuto opportuno e benefico. Anche perché è abbastanza diffuso un modo di pensare e di parlare, che non disconosce questo coniugio come atto originario costitutivo della Chiesa (diversamente si uscirebbe dalla verità cattolica), ma poi pare quasi supporre che siano intervenuti dei malintesi tra i coniugi e ormai non ci sia tra loro una grande armonia.
Non si spiegherebbe altrimenti come mai molti credenti si esprimano senza simpatia nei confronti della Sposa di Cristo, e talvolta quasi col desiderio di "metterla a posto", come si sarebbe tentati di fare con la moglie troppo invadente di un amico che ci è caro.

LA "CHIESA" O LA "CHIESA"?
Ci limitiamo a segnalare, come indizio abbastanza eloquente della diffusa volontà di "ridimensionare" la Chiesa, l'abitudine (sorretta da un tenace proposito) di scriverne il nome con l'iniziale minuscola. La cosa colpisce particolarmente quando nelle stesse edizioni, nell'identica pubblicazione e addirittura nella medesima pagina si ritrovano scritte invece con la maiuscola, per esempio, Consiglio Presbiterale, Azione Cattolica, Codice di Diritto Canonico, Camera del Lavoro, Settimane Sociali, ecc. Si arriva persino a discostarsi arbitrariamente su questo punto nelle traduzioni che vengono offerte dall'uso cui si sono costantemente attenuti i documenti ufficiali del Concilio Vaticano II.

ASSOLUTA O TOTALMENTE RELATIVA?
Ma non c'è forse anche il pericolo opposto, cioè quello di un'esaltazione indebita? Chi ha capito bene che cosa significhi nella sostanza che quello tra Cristo e la Chiesa sia un "matrimonio riuscito", tenuto in essere dall'amore, questo pericolo non lo corre. Egli sa che tutto nella Sposa è relativo allo Sposo; e perciò ogni entusiasmo e ogni glorificazione per la sua bellezza e per il suo valore non può che allietare il cuore del Signore crocifisso e risorto. Il pericolo caso mai è un altro; è quello di non tenere abbastanza viva e pungente la consapevolezza di quella totale relatività. «La Chiesa rifulge non della propria luce ma di quella di Cristo, e prende il proprio splendore dal Sole di giustizia» (s. Ambrogio, Exameron IV,32).
Il pericolo eventuale è soltanto quello di assolutizzare, magari inconsciamente, la Chiesa come se ci fosse in essa qualcosa di apprezzabile che non sia frutto della sua affettuosa connessione con lo Sposo.

L'"ECCLESIOCENTRISMO"
Possiamo arrivare a parlare addirittura di "ecclesiocentrismo"? La parola non gode di buona fama: chi la usa, di solito, lo fa coll'intento di mettere in guardia da ogni rilevanza eccessiva assegnata alla Chiesa in epoca "preconciliare": si prendono così le distanze da una "forma" di cristianesimo tipica di alcuni ambienti cattolici del passato, che oggi è ritenuta del tutto improponibile.
Ma si tratta di un malinteso. Chi ha compreso che la "consistenza reale" della Chiesa sta nell'essere il "Cristo totale" (asserto che è il "cuore", il senso e anzi il compendio onnicomprensivo dell'intero disegno salvifico del Padre) non vede la ragione di questa allergia: è ovvio che qui non c'è nessuna insidia al primato e alla centralità di Cristo, «capo del Corpo» e Sposo dell'umanità rinnovata. Piuttosto, inteso così, l'ecclesiocentrismo è la logica integrazione e l'ultimo chiarimento del Cristo-centrismo.
Ancora una volta però va detto che una visione trascendente come quella del "Christus totus" è più accessibile ai "piccoli" che non ai "sapienti" e agli "intelligenti". Santa Giovanna d'Arco, una ragazza analfabeta non ancora ventenne, in virtù dell'acutezza della sua semplice fede, ai suoi giudici che le chiedono che idea abbia della Chiesa, dà subito una risposta sublime e ineccepibile: «Della Chiesa e di Gesù Cristo io penso che siano la stessa cosa, e che su questo punto non si debbano fare difficoltà».

RIFIUTO DELLA "ECCLESIOLATRÌA"
Ben diverso è il discorso a proposito di "ecclesiolatrìa". La Chiesa non va "adorata", neppure nei molti modi subdoli nei quali ci riesce talvolta di defraudare il Creatore del culto che compete solo a lui. Il che vuol dire tra l'altro: la Chiesa non può essere nemmeno lontanamente pensata come la sede indipendente e assoluta della verità; né come la causa prima o comunque prevalente della nostra salvezza; né come l'oggetto incondizionato della nostra dedizione e del nostro amore.
Curiosamente c'è un caso di "ecclesiolatrìa" che affligge talvolta i più severi censori dell'ecclesiocentrismo; ed è la "sinodolatrìa". In questa aberrazione incappano coloro che – tra i "sapienti" e gli "intelligenti" – tanto enfatizzano il Concilio Vaticano II da ritenerlo in pratica un'espressione inedita e originale della Rivelazione divina: parlano e agiscono come se fossero persuasi che unicamente da questa recente esperienza di Chiesa ci sarebbe stato finalmente restituito il cristianesimo nella sua autenticità.

I PALADINI DEL "CONCILIO VIRTUALE"
Già all'indomani dell'assise conciliare prese a serpeggiare una stravagante ermeneutica del grande avvenimento e del suo magistero. Si tratta di una specie di "distillazione ideologica", che possiamo tentare di delineare schematicamente così:
a) La prima fase sta in una lettura discriminatoria dei testi, che distingue tra quelli da accogliere e da citare e quelli da passare sotto silenzio.
b) Nella seconda fase si riconosce come provvido insegnamento sinodale non tanto quello che di fatto è stato enunciato, ma quello che la santa assemblea avrebbe potuto dire se non fosse stata intrigata dalla presenza di molti vescovi retrogradi e insensibili al soffio dello Spirito.
c) Con la terza fase si insinua che la vera dottrina del Concilio Vaticano II non è quella effettivamente votata e approvata, ma quella che avrebbe dovuto essere approvata, se i padri fossero stati più coraggiosi e più illuminati.
Con una siffatta esegesi – certo non teorizzata in modo esplicito, ma ampiamente applicata – quello che viene continuamente addotto ed esaltato non è il Concilio che è stato celebrato, ma un "Concilio virtuale" che ha un posto non nella storia della Chiesa, bensì nella storia dell'immaginazione ecclesiastica.

"CONCILIO" E "POSTCONCILIO"
Quando oggi nelle discussioni della cristianità ci si riferisce al "Concilio", bisogna appurare bene che il riferimento sia in effetti ai decreti canonicamente approvati nell'assemblea sinodale.
Bisogna in pratica saper distinguere accuratamente tra il "Concilio" e il postconcilio: il primo va accolto con fede e cordialità; il secondo chiede di essere valutato alla luce del primo; anzi, alla luce dell'insegnamento rivelato come è proposto da tutto il magistero infallibile della Chiesa lungo l'intera sua storia, perché non si presenti come autentica e vincolante anche un'ideologia postconciliare che non ha alcuna garanzia da parte dello "Spirito di verità".

UN'ANTICA ECCLESIOLOGIA
Ascoltiamo infine come si esprimeva un autore del secolo XII che ai giorni nostri non sembra molto citato (è però ricordato in una nota della Lumen gentium 64), Isacco della Stella († 1169), monaco cistercense di origine inglese ma vissuto in Francia, vicino a Poitiers: «Come tutte le cose del Padre sono del Figlio e tutte le cose del Figlio sono del Padre, essendo una cosa sola per natura, così lo Sposo ha dato tutte le cose sue alla Sposa, e lo Sposo ha condiviso tutto quello che era della Sposa, che ha reso anch'essa una cosa sola con se stesso e con il Padre…
«Lo Sposo pertanto è una cosa sola con il Padre e una cosa sola con la Sposa: quello che ha trovato di estraneo nella Sposa l'ha tolto via, configgendolo alla croce, dove ha portato i peccati di lei sul legno e li ha eliminati per mezzo del legno.
«Quanto appartiene per natura alla Sposa ed è sua dotazione, lo ha assunto e se ne è rivestito; invece ciò che gli appartiene in proprio ed è divino l'ha regalato alla Sposa. Insomma, egli ha annullato ciò che era del diavolo, ha assunto ciò che era dell'uomo, ha donato ciò che era di Dio. Per questo, quanto è della Sposa è anche dello Sposo» (Sermo 11 PL 194, 1728).

Nota di BastaBugie
: consigliamo (ancora una volta) la visione del seguente video sulla bellezza della Chiesa, Sposa di Cristo


http://www.youtube.com/watch?v=Fe9jkSuMWDg

CARD. GIACOMO BIFFI
La fede che diventa cultura

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Fonte: Il Timone, Maggio 2013 (n. 123)

5 - LA CHIESA E' L'OSTACOLO DA ABBATTERE
La Pontificia Commissione Teologica Internazionale sottolinea il carattere aggressivo della cultura laica contemporanea: c'è un disegno totalitario del pensiero unico
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-01-2014

Il 16 gennaio 2014 la Pontificia Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato un corposo documento «Dio Trinità, unità fra gli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza», presentato come frutto di cinque anni di lavoro e come testo specificamente approvato e rivisto dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il prossimo cardinale Gerhard Müller. Temo di essere facile profeta se prevedo che questo documento, lungo e complesso, sarà letto da pochi, avrà scarsa eco sui media e finirà rapidamente nel dimenticatoio. Male: perché questo grande lavoro, voluto e richiesto da Benedetto XVI e ora completato sotto Papa Francesco, è di qualità veramente notevole e denuncia un'aggressione senza precedenti alla Chiesa che è in atto da parte della cultura laicista dominante, rispondendo colpo su colpo.
«La Chiesa è l'ostacolo da abbattere». Così il documento descrive l'attuale temperie culturale, dove agguerriti poteri forti danno il tono non solo alla cultura dominante nelle università, ma anche alla maggior parte dei media. Come si cerca di abbattere la Chiesa? Ascrivendole la responsabilità di tutte le violenze più gravi della storia. Queste, si afferma, derivano dalla fede nell'esistenza di verità assolute garantite da Dio creatore di una natura che la ragione può conoscere e decifrare come verità. Derivano, cioè, dal rifiuto cattolico del relativismo: e dal monoteismo, che rende fanatici e intolleranti.
C'è, anzitutto, un «disegno totalitario del pensiero unico», fondato su un «sentire relativistico totale»: è la dittatura del relativismo, che aggredisce chiunque pensi che esista la verità. Anzi, la verità «viene esplicitamente indicata come una minaccia radicale per l'autonomia del soggetto e per l'apertura della libertà. Soprattutto perché la pretesa di una verità obiettiva e universale, di riferimento per tutti, supposto che sia accessibile allo spirito umano, viene immediatamente associata ad una pretesa di possesso esclusivo da parte di un soggetto o gruppo umano. Essa porterebbe così alla giustificazione del dominio dell'uomo che ne rivendica il possesso sull'uomo che, secondo questa pretesa, ne è privo. In conseguenza di questa rappresentazione della verità, che la ritiene inseparabile dalla volontà di potenza, anche l'impegno per la sua ricerca, e la passione della sua testimonianza, sono viste a priori come matrici di conflitto e di violenza fra gli uomini».
Per la dittatura del relativismo, di questa violenza sarebbe responsabile la Chiesa perché insegna il monoteismo. Se c'è un solo Dio c'è anche una sola verità. Se invece ci sono più dei, allora sono possibili più verità. Solo il politeismo garantisce il relativismo. C'è una vera inversione rispetto alla tradizionale storia delle religioni, anche laica, che considerava il monoteismo un progresso rispetto al politeismo. Questo «rovesciamento del quadro moderno è inaspettato: ora il monoteismo è arcaico e dispotico, il politeismo è creativo e tollerante».
Per mettere in conto ai cristiani - che certo talora nella storia hanno ceduto alla tentazione della violenza, ma assai meno di altri, e certo meno delle ideologie anticristiane - anche massacri commessi da altre religioni, continua il documento, si ricorre a una categoria che la storia delle religioni ha invece da tempo messa in discussione, quella delle «tre grandi religioni monoteistiche», che esprime certo qualcosa di vero ma tratta l'ebraismo, l'islam e il cristianesimo. - che sono invece molto diversi fra loro - come se il loro «monoteismo» fosse identico. È un notevole merito del documento denunciare «la sommaria classificazione dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam, come le tre grandi "religioni monoteistiche"», perché si tratta di tesi diffuse anche nel mondo cattolico. Lo scopo per cui il moderno laicismo ripropone queste vecchie teorie non è il dialogo interreligioso ma l'attacco alla religione, il cui scopo principale è attaccare il cristianesimo, anzi attaccare in particolare la Chiesa Cattolica. «Non possiamo passare sotto silenzio il fatto che, in qualche parte intellettualmente rilevante della nostra cultura occidentale, l'aggressività con la quale viene riproposto questo "teorema", si concentra essenzialmente nella denuncia radicale del cristianesimo». «La puntigliosa identificazione del cristianesimo cattolico come l'ostacolo da abbattere, nella lotta contro il monoteismo che diffonde la violenza religiosa nel mondo, nonostante tutto, non cessa di stupire».
Il documento ribatte colpo su colpo a queste accuse. Interpreta alcune affermazioni bellicose dell'Antico Testamento, mostrando che s'inquadrano in uno specifico contesto storico, vanno lette anche come metafore della lotta contro il Diavolo e il male morale, e soprattutto sono state superate dal messaggio del Vangelo. In una parte di non agevole lettura del documento, ispirata al Magistero di Benedetto XVI, si fa anche notare che il cristianesimo ha permesso per la prima volta nella storia la distinzione - non la separazione - fra religione e politica, e ha fondato l'autonomia della politica, superando ogni tentazione teocratica.
Non è vero, si aggiunge, che il politeismo è tollerante: nel clima culturale creato dalle religioni politeistiche si sono consumate autentiche stragi contro i seguaci di religioni diverse. Associare politeismo e tolleranza appare persino «stravagante». La stessa «religione politeistica dell'impero romano, a sua volta, con tutta la straordinaria modernità del suo concetto di cittadinanza, e della sua struttura multi-etnica e multi-religiosa, perseguitò con specifico accanimento il cristianesimo, colpevole di rifiutare l'incensazione dell'imperatore come figura divina. La risposta si espresse nella testimonianza non violenta e nell'accettazione del martirio cristiano». Non parliamo, poi, delle ideologie moderne, portatrici di «un crescente e sconcertante dispiegamento di stili di vita e di comportamento ispirati alla violenza: spontanea, immediata, distruttiva. Sempre più inconsapevole di se stessa, e persino eticamente giustificata», o consacrata dalle leggi. Le ideologie, specie quelle distruttive del XX secolo, sono in realtà i nuovi politeismi, dove «l'uomo ostile al Dio buono e creatore, nell'ossessione di "diventare come Lui", diventa un "Dio perverso" e prevaricatore nei confronti dei suoi simili. Dal politeismo di queste controfigure narcisistiche del "Dio perverso", che viene dal peccato fin dall'origine, non può venire nulla di buono per la pacifica convivenza fra gli uomini».
Oggi l'aggressione contro la Chiesa Cattolica e i cristiani continua, fondata sul «pregiudizio - tipico del modello razionalistico - secondo il quale, anche sul piano esistenziale e sociale, c'è un solo modo per affermare la verità: negare la libertà o eliminare l'antagonista». L'orizzonte è quello dell'eliminazione di Dio e dell'imposizione - ora suadente, ora violenta - dell'ateismo, con la conseguente negazione della libertà. «L'eliminazione di Dio, stabilita sulla base di una ragione "naturalistica", si associa oggi frequentemente alla risoluzione "biologica" della libertà umana. In questa prospettiva il nostro cervello si è costruito il pensiero di Dio per ragioni legate ad un determinato stadio evolutivo: in funzione del governo della complessità, per compensare l'inevitabilità della frustrazione, come dispositivo di neutralizzazione della morte».
La religione è dunque una patologia, che va eliminata. Il futuro che le ideologie preparano all'umanità è però un futuro di violenza e di morte. Già oggi viviamo - conclude il documento - nel «tempo della persecuzione», che «deve essere sostenuto, nell'attesa della conversione sperata per tutti. Di questa pazienza, di questa sopportazione, di questa tenacia dei "santi" nel portare la tribolazione dell'attesa, noi siamo in debito di riconoscenza verso molti fratelli e sorelle perseguitati per la loro appartenenza cristiana. Noi onoriamo la loro testimonianza come la risposta decisiva alla domanda sul senso della missione cristiana in favore di tutti. L'epoca di una nuova evidenza a riguardo del rapporto fra religione e violenza fra gli uomini è aperta dal loro coraggio. Dovremo sapercelo meritare. Dell'avvento di questa nuova epoca, e dei frutti dello Spirito che ne devono seguire, la Madre del Signore deve essere considerata l'insostituibile custode. La coscienza e l'invocazione della sua speciale intercessione, dovrà essere un tema speciale della nostra conversione e della nostra preghiera».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-01-2014

6 - L'AMORE EROICO PER UN FIGLIO NON ANCORA NATO
Gimme Shelter: un nuovo film contro l'aborto (VIDEO: trailer)
Autore: Andrea Galli - Fonte: Avvenire, 01/02/2014

«L'ultima volta che ho chiesto aiuto a Dio mi ha messo qui», dice una ragazzina ferita e tumefatta al sacerdote che la visita in un letto d'ospedale, dopo essere scampata a un tremendo incidente in macchina. La ragazzina si chiama Apple ed è la protagonista del film uscito venerdì 23 gennaio nelle sale americane, Gimme Shelter, (Dammi riparo). L'attrice che la interpreta è la californiana Vanessa Hudgens, già protagonista di uno dei più grandi successi della fabbrica Disney negli ultimi anni, High School Musical 1 e 2, ma che stavolta ha accettato una parte impegnativa in una produzione controcorrente. Assieme a lei nel cast altri due volti noti al grande pubblico, quelli di Bernard Fraser e Rosario Dawson, mentre il regista, Ronald Krauss, è alla prima prova sulla lunga distanza, dopo due cortometraggi brillanti, Amexica del 2010, sulla tratta degli immigrati messicani negli Usa, e l'ormai lontano Puppies for sale, cuccioli in vendita, del 1998, che fu anche una delle ultime prove di recitazione di Jack Lemmon.
La trama vede al centro appunto Apple, che vive con una madre violenta e tossicodipendente (Rosario Dawson), dopo aver trascorso un'infanzia in affidamento a varie famiglie. Apple fugge da una situazione di degrado insostenibile bussando alla porta di un padre (Brendan Fraser) che non ha mai visto, perché aveva lasciato la madre di Apple una volta scoperta che era incinta, e ora è un ricco agente di borsa a Wall Street, con moglie efigli. Ma anche Apple scopre di essere incinta e viene spinta ad abortire. Lei non ci sta e ad un passo dall'intervento fugge di nuovo, vagando senza più riferimenti nell'underground newyorkese. Dopo un incidente trova infine ascolto nel cappellano dell'ospedale, che la indirizza a una casa che ospita donne, spesso giovanissime, alle prese con gravidanze drammatiche: abbandonate dai propri compagni o in rotta con genitori furiosi. In quella struttura diretta da una signora di nome Kathy, Apple incontra la sua prima, vera famiglia. Fino all'irrompere sulla scena, nuovamente, della madre-matrigna. L'interesse del film sta anche nell'essere ispirato a una storia vera, quella dei «Several Sources Shelters», case famiglia che si sono diffuse negli Stati Uniti a partire dal 1981. Kathy Di Fiore, la fondatrice, si separò da un marito violento alla fine degli anni '70, ritrovandosi senza più un tetto, un riparo. Una volta risistematasi, desiderosa di dare un senso alla sua nuova vita, pregando ebbe l'intuizione di aiutare donne alle prese con esperienze simili a quella che lei aveva vissuto, soprattutto teenager tentate dall'aborto. Mise un annuncio sul giornale e ospitò una ragazza nella sua casa nel New Jersey. Negli anni ne sarebbero arrivate altre migliaia, in oltre 500 «Shelters» nati grazie a innumerevoli donazioni e che hanno permesso di salvare migliaia di vite nascenti. Ronald Krauss ha conosciuto per caso la realtà degli «Shelters», durante una vacanza. È rimasto colpito da tante vicende segnate dal dolore e riscattate dall'accoglienza, come quella di una 25enne che aveva fatto 30 km a piedi, nella disperazione, per venire a bussare alla porta di Kathy Di Fiore. Alla fine ha deciso di trascorre quasi un anno in uno «Shelter» come volontario, maturando l'idea di portare quella umanità sul grande schermo. Non con un documentario però, ma con un'opera degna del grande circuito cinematografico. Un'opera per nulla zuccherosa, ma scabra e diretta come un pugno, tanto da essere stata vietata ai minori di 14 anni. A immergersi in quel mondo così lontano dalle star della Disney è stata anche Vanessa Hudgens, che per calarsi nella parte è ingrassata di 15 chili e si è sforbiciata i capelli. Ora il risultato è alla prova del botteghino, ma uno spettatore d'eccezione, il vescovo Ignacio Carrasco da Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha già dato il suo giudizio: una narrazione «potente», che trasmette «l'amore eroico per un figlio non ancora nato» e «la coraggiosa bellezza di una madre, che risplende nell'esperienza dell'essere rifiutati».

Nota di BastaBugie: vi invitiamo a vedere il trailer (in inglese) del film "Gimme Shelter", per ora in distribuzione solo negli Stati Uniti


http://www.youtube.com/watch?v=tjyi_dMhyIs

Fonte: Avvenire, 01/02/2014

7 - PAPA FRANCESCO: SI ALLA VITA SENZA COMPROMESSI
Non combatte in modo credibile la ''cultura dello scarto'' chi parla volentieri della fame del mondo, ma non si oppone all'orrore dell'aborto
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana, 16/01/2014

Nel corso del tradizionale discorso annuale che i Pontefici rivolgono al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco ha scelto di parlare dei delicati temi della famiglia e della vita. Estremamente significativo un passaggio del discorso del 13 gennaio in cui il Papa affronta il crimine umanitario dell’aborto: «Non possono lasciarci indifferenti i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini, se pensiamo a quanto cibo viene sprecato ogni giorno in molte parti del mondo, immerse in quella che ho più volte definito la “cultura dello scarto”. Attenzione, però: non combatte in modo credibile la cultura dello scarto chi parla volentieri della fame del mondo, ma non si oppone all’orrore dell’aborto. Purtroppo, oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani, che vengono “scartati” come fossero “cose non necessarie”. Ad esempio, desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto».
Le considerazioni del Sommo Pontefice sono dense di significato e sembrano lanciare dei chiari messaggi. Innanzitutto, il riferimento alla cultura dello scarto ed all’incoerenza di coloro i quali volentieri si stracciano le vesti per la fame nel mondo ma poco o nulla fanno per contrastare il crimine dell’aborto, pone nel giusto ordine quella scala gerarchica dei valori morali che è stata e continua ad essere costantemente ignorata o negata dalla società attuale e da larga parte del mondo cattolico, ecclesiastici inclusi.
Anzi, Papa Francesco sembra proprio voler appositamente ribaltare la questione morale, arrivando a confutare uno dei miti che hanno falsamente e furbescamente giustificato la desistenza nei confronti della lotta all’aborto di Stato; mito sulla base di cui il cattolico, per essere coerente, deve necessariamente impegnarsi per contrastare ed eliminare la fame nel mondo prima di buttarsi anima e corpo nella battaglia in difesa della vita nascente. In realtà, tale pseudo principio mira esclusivamente a mantenere lo status quo, ad infiacchire le coscienze delle persone di buona volontà e soprattutto a limitare al minimo le occasioni di scontro col mondo e le sue avanguardie rivoluzionarie. Una posizione senz’altro inconsistente e comoda che Papa Francesco non ha mancato di denunciare.
Inoltre, estremamente significativo è il riferimento del Pontefice al combattimento: l’opposizione all’aborto implica necessariamente la lotta individuale e sociale e non solamente la personale ed intima condanna di tal abominevole delitto. Da qui l’obbligo morale di combattere, ciascuno secondo i propri mezzi, non solamente contro la cultura di morte imperante ma anche contro le leggi che contrastano con quella naturale e divina. Lo scempio perpetrato in Italia da oltre trent’anni di legge 194 con più di cinquemilioni di morti innocenti non può lasciarci indifferenti, né la deriva abortista planetaria apparentemente inarrestabile può giustificare la vile resa delle armi.
Le sferzanti parole di Papa Francesco costituiscono un motivo in più per partecipare in massa alla prossima quarta edizione della Marcia Per la Vita che si terrà come di consueto a Roma, quest’anno il 4 maggio. Manifestare pubblicamente contro l’aborto di Stato è un’opportunità unica che la Provvidenza ci invita a cogliere, indipendentemente dai risultati politici che si otterranno e dal tempo che sarà necessario affinché la vibrante protesta del popolo della vita abbia la meglio sulla logica del compromesso e del quieto vivere.
Sì alla vita senza compromessi, è il messaggio della Marcia che il Sommo Pontefice ha implicitamente ribadito con forza in questo messaggio del 13 gennaio.

Fonte: Corrispondenza Romana, 16/01/2014

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: SI E' CANCELLATO PERCHE' SIETE BIGOTTI ED EGOISTI SUL ''MATRIMONIO GAY''?
Io invece amo la vostra newsletter e la apro con curiosità come un bambino scarta i regali di Natale per vedere cosa c'è dentro
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 2 febbraio 2014

Cari amici di Basta Bugie,
sono un insegnante di matematica e studente di scienze religiose. Ho letto la lettera inviatavi da quel lettore che ha scelto di cancellarsi dalla vostra newsletter. Io a differenza sua ci tengo a ringraziarvi per il lavoro che fate e a dirvi che amo la vostra newsletter e che ogni volta che arriva la apro con curiosità come un bambino scarta i regali di Natale per vedere cosa c'è dentro. Mi piace anche il formato! Semplice, lineare e perfettamente leggibile dal telefono. Purtroppo quello che scrivete è scomodo e fa irritare. A volte dal desiderio di condividere le notizie le posto sulla mia bacheca Facebook e non manca volta in cui qualcuno commenta scandalizzato e arrabbiato, tra cui anche diversi che si dichiarano cattolici praticanti. Ma come dice in un video don Leonardo sacerdote di Latina, che sta facendo una grande opera pastorale tramite YouTube, i praticanti non credenti sono molto peggio e molto più pericolosi dei credenti non praticanti!
Vi auguro ogni bene e grazie ancora!
Ander

Gentile redazione di BastaBugie,
non vorrei io farmi interprete autentica della dottrina della fede (premetto anche io la frase-tormentone di moda che fa molto liberal-chic: "chi sono io per giudicare"?), ma per me voi siete bigotti ed egoisti tanto quanto l'autore della lettera in questione è cattolico... cioè per nulla!
Se non è una (falsa) lettera di un provocatore di professione è di sicuro la lettera di un "cattolico" molto, molto confuso! Ammirevole, nel caso, che nonostante tutto continui a considerarsi cattolico... Forse fino ad oggi, preso dai mille ammirevoli impegni della pratica, dell'Azione cattolica, dell'insegnamento del catechismo e dell'attività di "animatore" (nei villaggi turistici?), non ha mai trovato il tempo di studiarlo il catechismo. A suo modo ha ragione Odifreddi quando dice che molti cattolici rimangono basiti quando fa leggere loro cosa effettivamente afferma il catechismo perché scoprono che, magari, non è in linea con le loro personali idee e con quanto hanno appreso da catechisti mal formati e talvolta da, ahimè, imbarazzanti sermoni domenicali.
Mi inquieta un po' il fatto che il redattore della lettera dica di essere anche un catechista, purtroppo infatti ho riscontrato sulla mia pelle (cioè su quella di mia figlia) gli insegnamenti di alcuni di questi catechisti, per i quali il catechismo della Chiesa cattolica è più che altro una bozza, da cui si può trarre ispirazione ma che, essendo "datato", va innovato per renderlo meglio comprensibile e "digeribile" secondo le proprie personali interpretazioni o quelle di moda (la nostra catechista lo chiama proprio "catechismo innovativo").
Così, ad esempio, vengono sgridati i bambini che ancora dicono che con la Cresima si diventa "soldati di Cristo" perché, lungi dallo spiegare loro cosa realmente rappresenti questa definizione (il che presuppone l'esercizio di umiltà di cercare di capire per poi poter spiegare perché nei secoli si è scelto di usare, non a caso, questa espressione di sintesi), essa può essere mal interpretata in salsa fondamentalista e guerrafondaia e richiama alla mente immagini che urtano la sensibilità pacifista arcobalenista e politically correct della catechista o di taluni genitori.
Sono gli stessi cattolici che con una logica davvero schizofrenica pensano di dover affermare, propagare e difendere la famiglia e il valore della vita in quanto cattolici e contemporaneamente "difendere" dal punto di vista della società laica il matrimonio gay e il diritto all'aborto dato che certi valori assoluti valgono solo per una parte dell'umanità (i cristiani?), quindi sono relativi e chi siamo noi per giudicare? E poi quale modo migliore di amare il prossimo se non quello di lasciarlo libero di uccidersi o uccidere? Anche i dieci comandamenti, più che altro, sono un traccia e vanno coordinati con il "primo degli insegnamenti" (così lo ha definito l'autore della lettera): la LIBERTA', unica regola che deve valere sempre. Mi chiedo se non sarebbe bene specificare meglio nel catechismo della Chiesa Cattolica che queste sono le regole, ma poi ognuno poi può fare quello che vuole in nome della libertà, anzi meglio abolirlo proprio questo catechismo perché altrimenti qualcuno si può sentire giudicato e non si sente libero....
Ci sono a mio parere modi meno subdoli per portare il cristianesimo al suicidio, ma effettivamente pochi altrettanto efficaci, oserei anzi dire che il metodo è decisamente "diabolico" (aaargh!!! orrore! bigotta!).
Con questi catechisti non c'è da stupirci se facciamo dei nostri figli dei cattolici confusi la cui unica certezza è il relativismo, cioè una eresia (per chiamare le cose con il loro nome).
Comunque niente di nuovo sotto il sole. Sono duemila anni che si combatte per capire cosa sia ortodosso e cosa no, il matrimonio gay è solo il volto moderno di una queste battaglie: ai posteri l'ardua sentenza. Noi cattolici ci contentiamo dell'umile interpretazione della Chiesa cattolica, forte di duemila anni di esercizio, e molto meno di quella dei nostri onorevoli deputati e senatori e della cosiddetta "società civile". Nel pieno utilizzo del libero arbitrio, che ognuno scelga i propri "maitre a penser" e metta in pratica nella propria vita...
Grazie per il vostro prezioso servizio.
Paola

Cari Ander e Paola,
grazie delle vostre parole. Ci incoraggiano ad andare avanti.

La lettera a cui i nostri due lettori replicano si trova al seguente link:
MI SONO CANCELLATO DALLA VOSTRA NEWSLETTER PERCHE' SIETE BIGOTTI ED EGOISTI
Sono cattolico praticante e favorevole al matrimonio gay: Cristo ci ha insegnato la libertà! Chi siamo noi per giudicare?
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2917

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 2 febbraio 2014

9 - OMELIA V DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 5,13-16)
Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 09/02/2014)

Ogni cristiano ha il dovere di mettere in pratica le parole di Gesù che abbiamo appena ascoltato: «Voi siete il sale della terra [...] voi siete la luce del mondo [...]. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,13-16).
Insegnava san Giovanni Crisostomo che non ci sarebbe bisogno di parole se la nostra vita risplendesse in questo modo; non ci sarebbe bisogno di maestri, se noi predicassimo con le nostre opere; non ci sarebbe un pagano, se noi fossimo cristiani come si deve. Scriveva un santo missionario sul finire del XIX secolo dalla lontana Cina: «Se l'Europa fosse veramente cristiana, questa grande nazione si sarebbe già convertita al Vangelo».
Il fatto è che, purtroppo, molti rifiutano il Vangelo a motivo del cattivo esempio che diamo. Sant'Antonio da Padova scriveva in un suo sermone: «Cessino, ve ne prego, le parole e parlino le opere». Proprio così: devono parlare le nostre opere! In questo modo saremo sale della terra e luce del mondo. In questo modo noi saremo dei piccoli missionari anche senza dire parola.
Per chi, invece, è chiamato a predicare con la parola, si impone una legge: quella di mettere in pratica ciò che predica agli altri. È inevitabile che non venga accolta la predicazione quando questa non è seguita dall'esempio. Gli alunni infatti – diceva san Giovanni Crisostomo in una celebre omelia – osservano la condotta dei maestri e, se vedono che anche loro sono presi dagli stessi difetti, o addirittura da peggiori, come potranno ammirare il Cristianesimo?
Questo grande Santo scriveva inoltre: «Quando io cerco in te i segni per riconoscerti cristiano, trovo segni del tutto opposti. Se volessi giudicare chi sei dai luoghi che tu frequenti, dalle persone corrotte con le quali ti trovi, dalle parole che niente hanno di serio e di utile, direi che nulla mi resta per riconoscerti cristiano». Queste parole, purtroppo, tante volte potrebbero essere dette di ciascuno di noi.
Giustamente, san Francesco di Sales si chiedeva: «Che differenza passa tra il Vangelo e la vita di un santo?». Era poi lui stesso a dare la risposta: «È la stessa differenza che vi è tra una sinfonia scritta sul rigo musicale e una sinfonia eseguita!». Ed è così: nella vita di un santo, o perlomeno di un fervente cristiano, impariamo come si mette in pratica il Vangelo. Noi tutti, inoltre, dobbiamo sforzarci di essere questa "sinfonia eseguita" per tutti i fratelli che incontreremo sul nostro cammino. San Giovanni Crisostomo insegnava che, per questo motivo, dovremo rendere conto a Dio non solo delle nostre colpe, ma anche del danno che rechiamo agli altri con il nostro cattivo esempio.
In che modo possiamo essere anche noi sale della terra e luce del mondo? Compiendo le buone opere di cui parla Gesù nel Vangelo di oggi. Per buone opere non si intendono solo le opere di misericordia le quali non devono mai mancare, ma anche tutte le singole virtù. Per essere concreti, ricordo ora brevemente quelle che sono le virtù e quelli che sono i vizi capitali. Tra le virtù più belle vi è la fede, la speranza, la carità; poi la pazienza, la purezza, l'umiltà, la mitezza, la semplicità. Sono tantissime le virtù e siamo chiamati ad esercitarle ogni istante della giornata. I vizi capitali, invece, sono sette: superbia, accidia, lussuria, ira, gola, invidia e avarizia.
Ogni volta che ci facciamo prendere da questi vizi, noi diamo una contro-testimonianza e allontaniamo le anime dalla Verità; se, al contrario, eserciteremo le virtù e le buone opere, saremo luce che illumina, sale che dà sapore.

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
www.ilgiornodelsignore.it

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 09/02/2014)

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