BastaBugie n�336 del 14 febbraio 2014

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1 L'ONU DICHIARA GUERRA ALLA CHIESA
Clamorosa aggressione del Comitato Onu per i diritti del Fanciullo che, con la scusa della pedofilia, vuole imporre alla Chiesa come deve interpretare la Bibbia e i comandamenti di Dio
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 ONU: LE ACCUSE DI PEDOFILIA SONO SOLO UN PRETESTO PER ATTACCARE LA CHIESA
In realtà si vuole fare pressione sul Papa perché cambi la posizione della Chiesa su aborto, contraccezione, omosessualità
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 ORIGINE DELLA VITA: LA SCIENZA BRANCOLA NEL BUIO
Pseudo-scienziati si aggrappano alle ipotesi più improbabili: tra comete fecondatici, visite di alieni sulla Terra e combinazioni chimiche che ricordano quelle degli antichi alchimisti
Autore: Enzo Pennetta - Fonte: Il Timone
4 COMINCIA IN SPAGNA L'OFFENSIVA TOTALITARIA DELLA DITTATURA GAY: INDAGATO UN CARDINALE PER OMOFOBIA!
Non c'è Zapatero, ma un governo democristiano (cari vescovi, vogliamo far qualcosa prima che accada anche in Italia?)
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 NAPOLITANO AL PARLAMENTO EUROPEO PROCLAMA: DALL'EURO NON SI PUO' TORNARE INDIETRO
Sarebbe come nell'inferno di Dante: ''Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate''... Ecco il precedente terribile negli Stati Uniti
Autore: Marco Respinti - Fonte: L'Intraprendente
6 OLIMPIADI DI SOCHI: UNO SPOT PRO GAY
Le olimpiadi sono una scusa per criticare Putin, che vieta la propaganda gay e non dà bimbi russi in adozione a Paesi dove c'è il matrimonio gay (il popolo russo e la Chiesa sono con lui)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 NEL 2014 LE TASSE AMERICANE NON PAGANO L'ABORTO
Va rivotata ogni anno la legge per il finanziamento pubblico della soppressione della vita umana nascente
Autore: Marco Respinti - Fonte: Comunità Ambrosiana
8 APPROVATA DEFINITIVAMENTE LA RELAZIONE LUNACEK
Sarà uno strumento di pressione dell'Europa sui singoli stati per promuovere misure a favore dei gay, inclusi matrimonio e adozione
Autore: Nicolò Fede - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA VI DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 5,17-37)
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'ONU DICHIARA GUERRA ALLA CHIESA
Clamorosa aggressione del Comitato Onu per i diritti del Fanciullo che, con la scusa della pedofilia, vuole imporre alla Chiesa come deve interpretare la Bibbia e i comandamenti di Dio
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/02/2014

Il 5 febbraio 2014 il Comitato per i Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite ha diffuso un rapporto di sedici pagine sulla conformità dei comportamenti dello Stato della Città del Vaticano alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell'Infanzia, cui la Santa Sede ha aderito «con riserva». L'adesione con riserva – che peraltro la Santa Sede aveva affermato di poter superare in futuro – è dovuta al timore che la Convenzione autorizzi un'eccessiva ingerenza di organi delle Nazioni Unite negli affari interni degli Stati sottoscrittori. Per questa stessa ragione il Parlamento degli Stati Uniti non ha mai ratificato la Convenzione, che pure il governo americano aveva firmato nel 1995, così che negli USA non è mai entrata in vigore.
Prima di esaminare il documento – la cui superficialità e faziosità ideologica lasciano davvero perplessi, e giustificano ampiamente le riserve quanto ai rischi d'ingerenza e violazione dei diritti sovrani degli Stati – occorre precisare che cos'è il Comitato per i Diritti del Fanciullo. Si tratta di un corpo di diciotto esperti eletti dagli Stati che hanno aderito alla Convenzione, le cui raccomandazioni non sono giuridicamente vincolanti. Si tratta dunque di una delle innumerevoli commissioni di esperti delle Nazioni Unite, per di più nominata con il «manuale Cencelli» dell'ONU, che tende a dare qualche posticino in qualche commissione a tutti gli Stati.
Tanto per dare un'idea, uno dei diciotto membri, che ha funzione di vice-presidente, è stato designato dall'Arabia Saudita, e fino al 2013 un altro membro veniva dalla Siria, noti esempi di tutela dei diritti umani in genere e di quelli dei bambini – e delle bambine – in specie. Durante l'indagine sulla Santa Sede (anche il suo mandato è scaduto nel 2013) la personalità più in vista, influente e nota del Comitato è stata la peruviana Susana Villarán, sindaco di Lima e cattolica «adulta» in perenne polemica con i vescovi del suo Paese, in particolare con il cardinale arcivescovo di Lima mons. Juan Luis Cipriani, per il suo sfrenato attivismo a favore del «matrimonio» omosessuale, dell'ideologia di genere e dell'aborto. Nota marciatrice dei gay pride, la Villarán si è distinta per i suoi attacchi alla Chiesa in materia di aborto e di omosessualità e ha simbolicamente «sposato» – il «matrimonio» omosessuale in Perù per ora non c'è – coppie di persone dello stesso sesso, fra cui la sua compagna di partito e stretta collaboratrice Susel Paredes e la sua «fidanzata» Carolina. Provocatoriamente, le cerimonie si sono svolte nel Parco dell'Amore di Lima, dove tradizionalmente gli sposi peruviani si fanno fotografare sotto la celebre statua «Il bacio» dello scultore Victor Delfín.
Chiarito dunque con chi la Santa Sede si è trovata ad avere a che fare, leggiamo insieme il bizzarro documento. Il Comitato nota una serie di settori dove la Santa Sede non rispetterebbe la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia, e raccomanda al Vaticano le opportune riforme. Esaminiamo i settori principali. Primo: omosessualità – che non c'entra molto con i diritti dell'infanzia, ma viene fatta rientrare affermando che il Comitato si preoccupa di tutelare «gli adolescenti e i bambini gay, lesbiche, bisessuali e transgender». Per difendere questi bambini precoci il Comitato invita la Chiesa a seguire «la dichiarazione progressista rilasciata da Papa Francesco nel luglio 2013» – il famoso «chi sono io per giudicare?», che però si riferiva alle persone, che certo non vanno mai giudicate in quanto tali, e non ai comportamenti o alle leggi – e a ripudiare «i precedenti documenti e dichiarazioni sull'omosessualità». Come questa entrata a gamba tesa nel campo della dottrina morale cattolica rientri nelle competenze di un Comitato per i Diritti del Fanciullo non è veramente spiegato.
Secondo: uguaglianza fra uomini e donne. La Santa Sede è criticata perché non usa sempre un linguaggio «gender inclusive» e perché parla di «complementarietà» del ruolo maschile e femminile, il che implica che i due ruoli siano diversi, il che è contrario all'ideologia che il Comitato vuole imporre.
Terzo: punizioni corporali. Dopo un excursus sulle Case Magdalene irlandesi, che mostra come i membri del Comitato passino troppo tempo al cinema e abbiano visto il pessimo film di Peter Mullan – a parte le imprecisioni, il tema non sembra di bruciante attualità posto che l'ultima di queste case è stata chiusa nel 1996 –, il rapporto si schiera contro qualunque forma di punizione corporale, con considerazioni non solo pedagogiche, che potrebbero essere in parte condivisibili, ma anche teologiche. Si chiede che la Santa Sede «si assicuri che un'interpretazione della Scrittura tale da non giustificare le punizioni corporali si rifletta nell'insegnamento della Chiesa e […] sia incorporata nell'insegnamento e nell'educazione teologica». A prescindere dal merito, è interessante notare come il Comitato pretenda addirittura di dettare alla Chiesa come vada interpretata la Sacra Scrittura.
Quarto: pedofilia. Con una completa assenza di note e riferimenti precisi, si parla di «decine di migliaia» di bambini vittime dei preti pedofili. Sarebbe interessante sapere da dove vengono queste statistiche, mentre si sa da dove vengono certe informazioni contenute nel rapporto su un presunto intervento del 1997 del nunzio in Irlanda monsignor Luciano Storero (1926-2000) perché i vescovi irlandesi nascondessero i preti pedofili alle autorità civili. Vengono da un attacco del 2011 del governo irlandese alla Santa Sede, pieno di inesattezze, cui la Santa Sede – come abbiamo a suo tempo documentato su queste colonne – ha risposto in modo dettagliato.
Intendiamoci: questo giornale ha sempre premesso a ogni discorso sui preti pedofili che purtroppo, come ci hanno insegnato Benedetto XVI e Papa Francesco, la pedofilia nel clero è un dramma reale, non inventato, che non va nascosto e di cui vanno indagate le cause, che derivano anzitutto dal diffondersi di una morale «lassista» e «progressista» nei seminari e tra i sacerdoti. Tuttavia il rapporto riprende statistiche folkloriche e accuse indiscriminate. Loda alcune misure introdotte dalla Santa Sede nel 2013, ma dimentica tutte quelle precedenti, in un maldestro tentativo di contrapporre il Vaticano di Papa Francesco a quello di Benedetto XVI. Soprattutto, si dimentica di dire che queste misure hanno funzionato, e possono costituire anzi un modello per altre istituzioni che hanno gli stessi problemi di pedofilia e che sono assai meno vigorose della Santa Sede nel contrastarli. Mi scuso per lo spot pubblicitario, ma devo rimandare al libro appena uscito che ho scritto con lo psicologo Roberto Marchesini «Pedofilia. Una battaglia che la Chiesa sta vincendo» (Sugarco, Milano 2014), dove si troveranno dati e cifre precise.
Quinto: aborto. Dopo avere evocato il consueto caso pietoso della bambina brasiliana di nove anni che aveva abortito nel 2009, il Comitato «richiede con urgenza alla Santa Sede di rivedere la sua posizione sull'aborto e di modificare il canone 1398 del Codice di diritto canonico relativo all'aborto, allo scopo di precisare le circostanze in cui l'aborto è permesso». A questa «urgenza» ha già risposto Papa Francesco nell'esortazione apostolica «Evangelii gaudium»: s'illude chi si aspetta «che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a "modernizzazioni". Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana».
Sesto: contraccezione. La Santa Sede è invitata a «garantire agli e alle adolescenti l'accesso alla contraccezione», che peraltro non è un'alternativa all'aborto, visto che contemporaneamente va loro garantita la «salute riproduttiva» il che, come si è visto, implica modificare la dottrina cattolica sull'aborto.
La Chiesa – lo abbiamo detto – ha più volte riconosciuto le responsabilità di un certo numero di preti e vescovi nel vergognoso dramma della pedofilia, e ha preso misure drastiche che si stanno rivelando efficaci. Questo documento tuttavia è la prova di come la tragedia dei preti pedofili sia usata come pretesto e come clava per aggredire la Chiesa Cattolica e ingiungerle «con urgenza» di cambiare la sua dottrina in materia di omosessualità, aborto e contraccezione, affidando a commissioni di esperti «politicamente corretti» perfino l'interpretazione della Sacra Scrittura.
Il 18 novembre 2013, citando il romanzo Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson (1871-1914) Papa Francesco ha denunciato il tentativo totalitario d'imporre alla Chiesa la «globalità egemonica» del «pensiero unico». I poteri forti – fra cui rientrano certamente certi comitati di certe organizzazioni internazionali – ci dicono, ha detto il Papa, che «dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente». Poi purtroppo «segue la storia»: per chi non si adegua al pensiero unico arrivano, come ai tempi degli antichi pagani, «le condanne a morte, i sacrifici umani». Sbaglia chi pensa che siano cose di un passato remoto, «Ma voi – ha chiesto il Papa – pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono». È perché la Chiesa si oppone a queste leggi che, usando la tragedia – reale – della pedofilia tra il clero come punto di partenza e come pretesto, la si colpisce con aggressioni che stanno ormai diventando intollerabili.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/02/2014

2 - ONU: LE ACCUSE DI PEDOFILIA SONO SOLO UN PRETESTO PER ATTACCARE LA CHIESA
In realtà si vuole fare pressione sul Papa perché cambi la posizione della Chiesa su aborto, contraccezione, omosessualità
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/02/2014

Un piccolo retroscena spiega la grande menzogna dietro al farneticante documento pubblicato il 5 febbraio dal Comitato Onu per i diritti dell'infanzia contro la Santa Sede. Quando lo scorso 16 gennaio terminò l'audizione della Santa Sede nel Comitato (tutti i paesi firmatari della Convenzione del Fanciullo a turno presentano un rapporto poi oggetto di discussione), diversi delegati sono andati a ringraziare personalmente e a congratularsi con monsignor Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra, per le esaurienti e circostanziate risposte date alle domande della Commissione. Nessuna sensazione perciò di un "processo" andato male.
Chi segue La Nuova BQ ricorderà però che proprio in quell'occasione una organizzazione non governativa britannica, CRIN (acronimo inglese che sta per Rete internazionale per i diritti dei bambini), presente nel Comitato, aveva cercato di imbastire per l'occasione un "caso Vaticano" precedendo l'audizione con la pubblicazione di un rapporto contro la Chiesa cattolica, e dando le "dritte" ai giornalisti presenti (clicca qui per l'articolo). Ed ecco ora il documento-denuncia della Chiesa che fa il giro del mondo; poco importa che sia pieno di menzogne e di richieste gravissime e inammissibili (vedi articolo di Introvigne in proposito), ha già raggiunto l'obiettivo: screditare la Chiesa cattolica.
A questi signori, infatti, dei bambini non importa nulla, delle vittime dei pedofili men che meno, tutto è pretesto per attaccare la Chiesa. L'audizione della Santa Sede, alla fine, è stata soltanto l'occasione di una messa in scena per giustificare il colpo di ieri, chiaramente preparato con cura. Con tutta evidenza il documento era pronto già da tempo, e infatti non tiene conto delle risposte già date dalla Santa Sede il 16 gennaio, se non per qualche breve citazione, così tanto per salvare le apparenze.
Per comprendere la strumentalità delle accuse basta dare anche un'occhiata ai numeri: fatto salvo ciò che abbiamo ripetutamente detto (ovvero, che gli abusi sui minori sono una colpa gravissima e che anche fosse uno solo sarebbe un caso di troppo), dobbiamo chiederci l'effettiva dimensione del fenomeno. Se giudicassimo da ciò che leggiamo sui giornali o guardiamo alla tv saremmo portati a pensare che la pedofilia sia un problema legato soprattutto alla Chiesa. Ma non è così: quello della pedofilia è un problema internazionale di vaste dimensioni, di cui la vicenda della Chiesa è una minima parte. I casi di abusi sui minori in cui sono coinvolti sacerdoti e religiosi è nell'ordine delle migliaia, ma il "Rapporto Onu sulla violenza sui bambini" (2006) ci dice che «secondo stime dell'Oms (Organizzazione Mondiale della sanità) sono state 150 milioni le ragazze e 73 milioni i ragazzi minori di 18 anni che nel 2002 sono stati costretti ad avere rapporti sessuali o che hanno subito una qualche forma di violenza sessuale. Di questi ben 2 milioni sono in un vero e proprio stato di schiavitù sessuale. Inoltre si calcola che ci siano circa 30mila siti internet pedofili, con un coinvolgimento di 12 milioni di minori. Il tutto genera un enorme giro di affari, inferiore soltanto al traffico di droga e delle armi.
Cifre spaventose: se a questi signori interessasse davvero la difesa dei bambini, farebbero molto più clamore nei confronti di altri paesi che non contro la Santa Sede che, tra l'altro, è l'unica entità internazionale ad aver agito con decisione per contrastare il fenomeno, con evidenti successi che andrebbero presi ad esempio.
Se poi leggessero attentamente le ricerche svolte sui casi che riguardano i sacerdoti cattolici, non potrebbero non notare che i casi di pedofilia sono una minima parte degli abusi sui minori. La pedofilia propriamente detta, infatti, ha per oggetto del desiderio bambini in età pre-puberale; circa l'80% dei casi che hanno per responsabili i preti, invece, riguarda minori sì ma adolescenti e maschi. Vale a dire che si tratta di una forma di omosessualità chiamata efebofilia. Il problema nella Chiesa, come abbiamo più volte detto, è dunque l'omosessualità molto più che la pedofilia.
Ma questi sono dati che non fa comodo mettere in evidenza perché a muovere le fila di queste campagne contro la Chiesa sono proprio le associazioni gay, oltre a quelle abortiste. E lo si capisce bene dai contenuti del documento anti-Santa Sede: la pedofilia è solo un pretesto per attaccare la posizione della Chiesa su omosessualità, aborto e contraccezione. Sono i veri temi che stanno a cuore ai potenti di questo mondo, i temi su cui l'unica vera resistenza è fatta dalla Chiesa cattolica in tutte le sedi internazionali, perché la Chiesa ha da difendere soltanto la dignità e l'irriducibilità dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio.
Per questo viene attaccata così duramente e non si bada alle falsità per arrivare allo scopo. Il documento di ieri indica anche un pericoloso innalzamento del livello di attacchi: mai si era arrivati fino a questo punto, mai un organismo dell'Onu era arrivato così esplicitamente alla richiesta pressante di cambiamento della dottrina e del Codice di Diritto canonico, proprio in materia di omosessualità, aborto, contraccezione. Si tratta di una violazione palese della libertà religiosa, senza precedenti. E probabilmente prelude a una stagione durissima per la Chiesa.
A questo proposito è necessaria un'ultima notazione: non bisogna sottovalutare il fatto che le richieste da parte dell'Onu di cambiare la dottrina cattolica in materia di aborto, contraccezione, omosessualità, si combinano perfettamente con le istanze provenienti da alcune Chiese locali ed episcopati che, in vista del prossimo Sinodo sulla Famiglia, stanno venendo allo scoperto, come il caso della Chiesa tedesca dimostra.
Forse è una coincidenza, forse no, fatto sta che questa saldatura ci dice che nei prossimi mesi possiamo attenderci un vero e proprio bombardamento contro la Chiesa. Dall'esterno e dall'interno.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/02/2014

3 - ORIGINE DELLA VITA: LA SCIENZA BRANCOLA NEL BUIO
Pseudo-scienziati si aggrappano alle ipotesi più improbabili: tra comete fecondatici, visite di alieni sulla Terra e combinazioni chimiche che ricordano quelle degli antichi alchimisti
Autore: Enzo Pennetta - Fonte: Il Timone, dicembre 2013 (n.128)

Ci sono tre grandi domande alle quali la scienza non sa rispondere: la prima è quella sull'origine dell'Universo, la seconda riguarda l'origine della vita e la terza l'origine della coscienza umana e della capacità di comunicazione simbolica. Sulla prima, la scienza non potrà mai rispondere, perché per definizione non può indagare su qualcosa che avviene al di fuori dello spazio e del tempo, sulla terza non può dire molto perché non sappiamo cosa sia la coscienza, ed è infine solo sull'origine della vita la che scienza non può sottrarsi al suo compito di dare una risposta.
La spiegazione che viene data nelle scuole è che in un brodo primordiale di circa 3,8 miliardi di anni fa vennero a formarsi casualmente le condizioni adatte. A dimostrazione di ciò, viene riportato un famoso esperimento del biochimico statunitense Stanley Miller che all'inizio degli anni '50 produsse un esperimento nel quale, a partire da ipotetiche condizioni dell'atmosfera primordiale, si sarebbero potuti formare gli elementi base delle proteine, gli aminoacidi. Da quel momento, sempre in modo del tutto casuale, con una serie di combinazioni fortunate sarebbe nata la prima cellula.
Al di là del discutibile ricorso alla fortuna per spiegare un fenomeno naturale, quello che viene taciuto è l'abisso che separa quei semplici componenti del brodo primordiale dalla complessità della prima cellula e così gli studenti resteranno con l'ingenua convinzione che in fondo l'origine della vita abbia una spiegazione soddisfacente.
 
IL CALCOLO DELL'IMPROBABILITÀ
Nessuno dice che dall'esperimento di Miller sono passati oltre sessant'anni e che nel frattempo nessun progresso è stato fatto nella ricostruzione dell'origine della vita, nessuno farà sapere che la nascita per puro caso della prima cellula è così improbabile che negli anni '80 è stata paragonata dal famoso astronomo Fred Hoyle (ateo e quindi non sospettabile di simpatie creazioniste) alla possibilità che un tornado passando su un deposito di rottami possa lasciare assemblato un aereo di linea.
Se nelle nostre scuole gli studenti fossero informati di questi problemi, potrebbero venire a sapere che fu proprio per questa consapevolezza che lo stesso Hoyle fu portato a ipotizzare che l'Universo fosse eterno e che quindi ci fosse stato un tempo infinito a disposizione affinchè, anche ciò che la matematica indica come fortemente improbabile, possa essere accaduto. E proprio per avere una misura scientifica di quanto fosse improbabile la nascita per puro caso della vita, Hoyle incaricò un suo collaboratore, Chandra Wickramasinghe, di calcolare quali fossero matematicamente le probabilità che la prima cellula si fosse formata casualmente.
Il risultato fu impressionante: una su 1040000, la stessa probabilità che si avrebbe di vincere alla roulette per 25.000 volte di seguito. Ma poiché la Terra esiste solamente da 4,5 miliardi di anni, la vita non avrebbe avuto abbastanza tempo per formarsi aspettando il verificarsi di un così incredibile colpo di fortuna e allora Hoyle, per poter chiamare in causa un tempo infinito, fu costretto a dire che la vita sarebbe giunta dallo spazio.
Questa teoria non era in realtà nuova: consapevoli della brevità dell'età della Terra l'avevano già proposta tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 grandi nomi come Lord Kelvin e il Nobel per la chimica Svante Arrhenius. Ma Fred Hoyle non fu il solo a prendere nuovamente in considerazione l'ipotesi che la vita fosse giunta dallo spazio; infatti, nel 1972 Francis Crick, che dieci anni prima aveva vinto il Nobel per la scoperta della struttura del DNA, pubblicò un articolo nel quale proponeva addirittura una tesi decisamente fantascientifica, quella di una "panspermia guidata".
Analogamente a quanto sostenuto da Hoyle, la vita sulla Terra secondo Crick sarebbe giunta dallo spazio, ma per superare le mortali condizioni che avrebbe dovuto affrontare nel viaggio, essa sarebbe stata trasportata su navi spaziali appositamente costruite da civiltà extraterrestri. Si tratta di un'idea che uno scienziato serio deve avere delle difficoltà a proporre pubblicamente, ma proprio l'aver fatto ricorso a questa ipotesi hollywoodiana dimostra le insormontabili difficoltà di fronte alle quali la scienza si è trovata cercando di rispondere alle domande sull'origine della vita.
A più di trent'anni dall'articolo di Francis Crick, l'ipotesi delle navi spaziali che portarono in tempi remoti la vita sulla Terra è stata ripresa da Richard Dawkins, il più famoso dei divulgatori del darwinismo, il quale nel 2008, in un'intervista, confermò che probabilmente la vita sul nostro pianeta è stata "seminata" da una civiltà extraterrestre perché «se si osservano i dettagli della biochimica, della biologia molecolare, si può trovare una specie di firma di un progettista di qualche genere».
 
ARRIVANO I MARZIANI
Ma, in attesa che queste ipotesi ardite possano essere confermate, una serie di ricercatori ha abbassato il tiro ed è tornata a cercare l'origine della vita senza far ricorso agli extraterrestri, senza per questo rinunciare all'origine spaziale. In questi ultimi tempi sembra infatti essere scoppiata una nuova moda dei marziani, un po' una riedizione di quella che alla fine dell'800 fece puntare i telescopi di tutto il mondo sul pianeta rosso alla ricerca delle tracce di una lontana civiltà. Adesso che però le sonde spaziali hanno mostrato una superficie desolatamente desertica, anziché gli omini verdi su Marte si cercano le tracce di forme di vita elementari, anzi neanche quelle: ci si accontenta solo di cercare sostanze che per qualche stravagante teoria dovrebbero aver facilitato la nascita della vita.
Ecco dunque giungere le proposte come quella del prof. Steven Benner del The Westheimer Insitute for Science and Technology (Usa), che alla fine del mese di agosto 2013 ha annunciato che la vita è arrivata da Marte e che quindi noi siamo i marziani. Il motivo di tale conclusione è nel fatto che sul pianeta rosso è presente l'elemento molibdeno in forma ossidata che, sempre secondo il prof. Benner, sarebbe in grado di facilitare la nascita della vita. Superfluo specificare che nei laboratori il molibdeno ossidato non ha mai portato alla nascita di alcunché.
Negli stessi giorni veniva riportata la notizia che C. T. Adcock, E. M. Hausrath e R M. Forster, autori di uno studio pubblicato su Nature, avevano invece indicato sempre Marte come origine della vita, ma per un altro motivo, questa volta non per la presenza di molibdeno ossidato, bensì per quella di fosfati. Anche in questo caso, inutile sottolineare che in nessun laboratorio la presenza di fosfati è sufficiente a generare nulla che ricordi anche lontanamente una cellula.
 
FERRO E ZOLFO: LA NUOVA PIETRA FILOSOFALE
Tra gli scienziati impegnati nella ricerca delle origini della vita, va ricordata anche la giovane promessa statunitense Sheref S. Mansy, conosciuto anche come "Million dollar man" per essere riuscito a farsi finanziare dalla Simons Foundation di New York per ben due volte con la cifra di un milione di dollari che ha poi portato in dote presso l'Università degli studi di Trento. Stavolta non verrà chiamato in causa Marte: Mansy, a differenza degli altri, non vede il mistero dell'origine della vita né nel molibdeno né nei fosfati; il ricercatore statunitense è invece convinto che il segreto della vita sia da cercare nel ferro e nello zolfo, elementi importanti per i processi metabolici, ma anch'essi del tutto insufficienti a generare niente che si possa definire vivente.
Sul comunicato stampa dell'Università di Trento che annuncia il secondo finanziamento per i lavori di Mansy si legge una curiosa affermazione: «Agli occhi del saggio il ferro è incomparabilmente più nobile dell'oro... contiene molto zolfo stabile, di un colore rosso scuro..., scriveva Fulcanelli, l'ultimo famoso alchimista del XX secolo intuendo il ruolo chiave di questi due elementi per la nascita della vita».
Molibdeno, fosforo, ferro e zolfo sono elementi che non possono davvero spiegare nulla riguardo l'origine della vita, ma che finiscono col rendere queste moderne ricerche delle nuove versioni dell'alchimia rinascimentale; i nuovi alchimisti cercano invano di trasformare gli elementi naturali in materia vivente allo stesso modo in cui quelli antichi cercavano di ottenere la Pietra Filosofale per trasformare il piombo in oro.
E così, persa tra storie improbabili come quelle su comete portatrici di vita, di alieni sulle loro navi spaziali e di alchimisti alla ricerca della Pietra Filosofale, l'origine della vita continua a essere un mistero. Ma agli studenti sarà insegnato che abbiamo capito quasi tutto.

Fonte: Il Timone, dicembre 2013 (n.128)

4 - COMINCIA IN SPAGNA L'OFFENSIVA TOTALITARIA DELLA DITTATURA GAY: INDAGATO UN CARDINALE PER OMOFOBIA!
Non c'è Zapatero, ma un governo democristiano (cari vescovi, vogliamo far qualcosa prima che accada anche in Italia?)
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07/02/2014

Ci siamo. Per la prima volta, in Spagna, un vescovo - appena nominato cardinale da Papa Francesco, di cui è amico personale - è stato incriminato, il 6 febbraio, per omofobia. Si tratta dell'arcivescovo emerito di Pamplona, mons. Fernando Sebastián Aguilar, 84 anni, dell'ordine dei Figli del Cuore Immacolato di Maria, un teologo di cui il Papa si dichiara «alunno» e che, tra l'altro, non è mai stato in fama di conservatore. Non importa: non lo proteggono né meriti passati né l'età.
Gli attivisti LGBT lo vogliono in galera, e la procura di Malaga ha prontamente «obbedito» alle richieste della lobby gay, peraltro spalleggiata da un voto unanime del consiglio comunale di Malaga, in cui contro il vecchio arcivescovo si sono schierati anche i democristiani del Partito Popolare. Il neo-cardinale si ritrova così nel registro degli indagati, e rischia la prigione per violazione della legge spagnola contro l'omofobia.
Che cosa aveva detto di così terribile mons, Sebastián? In un'intervista al «Diario Sur», il quotidiano di Malaga, dello scorso 20 gennaio, il presule, richiesto di commentare le dichiarazioni di Papa Francesco che invitano a non giudicare gli omosessuali, aveva spiegato: «Il Papa accentua i gesti di rispetto e di stima a tutte le persone, ma non tradisce né modifica il Magistero tradizionale della Chiesa. Una cosa è manifestare accoglienza e affetto a una persona omosessuale, un'altra è giustificare moralmente l'esercizio dell'omosessualità. A una persona posso dire che ha una deficienza, ma ciò non giustifica che io rinunci a stimarla e aiutarla. Credo che sia questa la posizione del Papa».
A questo punto l'intervistatore chiede se ha usato la parola «deficienza» «dal punto di vista morale». Il cardinale neo-eletto risponde: «Sì. Molti si lamentano e non lo tollerano, ma con tutto il rispetto dico che l'omosessualità è una maniera deficiente di manifestare la sessualità, perché questa ha una struttura e un fine, che è quello della procreazione. L'omosessualità, in quanto non può raggiungere questo fine, sbaglia. Questo non è per niente un oltraggio. Nel nostro corpo abbiamo molte deficienze. Io ho l'ipertensione. Mi devo arrabbiare perché me lo dicono? È una deficienza che cerco di correggere come posso. Il segnalare a un omosessuale una deficienza non è un'offesa, è un aiuto perché molti casi di omosessualità si possono ricuperare e normalizzare con un trattamento adeguato. Non è offesa, è stima. Quando una persona ha un difetto, il vero amico è colui che glielo dice».
Naturalmente, gli attivisti LGBT hanno subito affermato che il nuovo cardinale ha sostenuto che l'omosessualità è «una malattia», espressione che la giurisprudenza spagnola punisce in base alle leggi sull'omofobia. L'arcivescovo, però, è anziano ma non è sprovveduto, ed è stato bene attento a non usare la parola «malattia», come non ha usato «guarigione» ma «recupero».
Lo ricorda una nota dell'Arcidiocesi di Malaga, che richiama giustamente al «Catechismo della Chiesa Cattolica», anche se forse avrebbe potuto aggiungere che non è evidente che chi esprime opinioni diverse da quelle maggioritarie sul complesso e difficile tema della genesi dell'omosessualità debba andare in prigione, anche ove per avventura gli scappasse il termine «guarigione», che ha peraltro una pluralità di significati.
Comunque sia, la prudenza terminologica non è bastata. In Spagna non c'è più il mangiapreti Zapatero. È al governo la Democrazia Cristiana. Ma se qualcuno pensava che, almeno dove governano i cattolici, «tanto contro i vescovi e i cardinali le leggi sull'omofobia non le useranno mai» - dunque si possono lasciar passare tranquillamente - ecco che la procura di Malaga prontamente lo smentisce. Vescovo avvisato, mezzo salvato. Vale anche in Italia, dove ciascuno potrebbe dire al suo vescovo: non sarà meglio, Eccellenza, fare qualcosa per fermare le leggi sull'omofobia prima che siano votate?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07/02/2014

5 - NAPOLITANO AL PARLAMENTO EUROPEO PROCLAMA: DALL'EURO NON SI PUO' TORNARE INDIETRO
Sarebbe come nell'inferno di Dante: ''Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate''... Ecco il precedente terribile negli Stati Uniti
Autore: Marco Respinti - Fonte: L'Intraprendente, 07/02/2014

Le parole pronunciate dal presidente della repubblica italiana Giorgio Napolitano martedì 4 febbraio al Parlamento Europeo di Bruxelles sono francamente inquietanti. Rallentando, scandendo, solennizzando, Napolitano ha infatti detto: «Nulla, nulla può farci tornare indietro». Dall'Unione Europea, ovvio, dalla moneta unica, chiaro.
Ora, il brivido che mi corre lungo la schiena sa di Divina Commedia, precisamente alla voce Inferno: «Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate». L'idea di un biglietto di sola entrata mi spaventa, e già mi manca l'aria per il soffoco di chiuso che si respira. Ma poi mi viene alla mente un precedente terribile.
Correva il 1861, e correva Oltreoceano. Due idee di governo erano ai ferri corti. Una proponeva una concezione rousseaueana-giacobina della Nazione, fatta di unità indivisibile e di cittadinanza a libertà vigilata; l'altra amava l'autodeterminazione dei popoli e l'indipendenza. Le due parti si trovavano da parecchio sulla stessa barca. Più di 60 anni prima, infatti, si erano legate in un patto di unità perché si erano rese conto che ciò avrebbe potuto proteggere meglio le loro libertà. L'unione, avevano pensato, fa la forza. Certo, in quell'architettura istituzionale avevano un po' tutti sin da subito trovato qualcosa da eccepire, ma avevano finito per accordarsi, emendando qua e migliorando là. Soprattutto sapevano di poter contare su una valvola di sfogo impagabile contro ogni eccesso: la possibilità, qualora quel patto libero fra adulti consenzienti non avesse più soddisfatto pienamente una delle parti, di recedere. Di abbandonare, insomma, quell'unione volontaria. In società, infatti, ci si sta solo se se ne hanno vantaggi; se invece ne vengono solo svantaggi, la società si scioglie.
Fu dunque quando la misura si colmò che una delle due parti decise di ricorre a quella provvidenziale clausola di rescissione, salutando tutto e tutti. La parte che pensò di abbandonare l'unione, la parte secessionista, fu la parte detta "nordista". Tutti pensano siano stati i "sudisti" e invece furono proprio i "nordisti" a pensare di andarsene. C'era di mezzo l'incresciosa piaga della schiavitù, e gli abolizionisti "nordisti" non ne potevano più di andare a braccetto con gli schiavisti. Per questo decisero di abbandonare i "sudisti" al loro destino e d'invocare la costituzionalissima clausola della secessione. Ma alla Casa Bianca comandava Abraham Lincoln, e Lincoln, cui della schiavitù non importava granché, la pensava come Giorgio Napolitano: «Nulla, nulla può farci tornare indietro». Gli abolizionisti "nordisti" ritenevano potesse farlo la Costituzione federale, ma Lincoln li convinse che era meglio lasciar stare. A quel punto, indignati, furono allora i "sudisti" a impugnare la Costituzione e la sua clausola di recessione. Fu in quel momento che Lincoln, conscio del fatto che i voti "abolizionisti" del Nord erano oro mentre al Sud il suo Partito Repubblicano non ne prendeva nemmeno uno, ripeté con foga il suo: «Nulla, nulla può farci tornare indietro». Per essere certo che lo avessero sentito tutti inviò cannoni, armate e un discreto numero di macellai. La marcia durò fino al 1865. Avanzando, calpestò la Costituzione e il suo diritto alla secessione, il libero consenso su cui si fondava l'unione politico-istituzionale originaria del Paese, gli avversari che per ciò stesso erano stati derubricati a "briganti" e "ribelli", le loro donne e i loro bambini, e quel pericolo grave che si chiama cultura della libertà.
Se i contraenti il patto originario avessero anche solo sospettato che il loro ingresso nell'unione politico-istituzionale chiamata Stati Uniti e voluta proprio per garantire meglio autonomie e libertà sarebbe stato senza via di uscita, quel giorno sarebbero sicuramente andati tutti a giocare a lacrosse invece che firmare la Costituzione federale.
Il «Nulla, nulla può farci tornare indietro» di Lincoln costò circa 600mila morti da ambo le parti. Per questo al sentirlo riecheggiare a Bruxelles tremano i polsi.

Fonte: L'Intraprendente, 07/02/2014

6 - OLIMPIADI DI SOCHI: UNO SPOT PRO GAY
Le olimpiadi sono una scusa per criticare Putin, che vieta la propaganda gay e non dà bimbi russi in adozione a Paesi dove c'è il matrimonio gay (il popolo russo e la Chiesa sono con lui)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/02/2014

Circola, a proposito delle olimpiadi invernali di Sochi, uno spot video canadese (con uno slogan che già dice tutto: "I giochi sono sempre stati un po' gay", ndr) in cui si vedono due bobbisti abbigliati come Diabolik che, incollati l'uno alle terga dell'altro, fanno avanti-indietro più volte per darsi lo slancio. I praticanti del bob a due e a quattro hanno sempre fatto così, anche perché non c'è altro modo. Ma adesso l'allusione a un rapporto omosessuale protetto (infatti, hanno la tuta, e pure il casco) è d'obbligo, visto che lo spot in questione si limita solo a mostrare la presa di slancio, cessando prima che la discesa abbia inizio.
Queste di Sochi, insomma, devono essere per i progressisti di tutto il mondo (occidentale, perché il resto del pianeta sui gay ha ben altre opinioni) le olimpiadi più gay-friendly della storia. Cercando su Google lo spot si vede la testata del popolare motore di ricerca colorata in arcobaleno (bandiera dei pacifisti e dei movimenti lgbt) e dedicata proprio a Sochi. Per chi fosse duro di comprendonio, sotto c'è la citazione tratta dalla Carta Olimpica: «La pratica dello sport è un diritto dell'uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play».
Uno potrebbe chiedersi: perché, alle olimpiadi invernali del 2014 qualche sportivo viene discriminato? La risposta è, naturalmente, no. Nessuno è mai stato discriminato in nessuna olimpiade, nemmeno in quelle tenute a Berlino alla presenza di Hitler e vinte da Jesse Owens, che, essendo nero, non godeva certo le simpatie dei laudatori della razza «ariana» padroni di casa. Semmai, sono stati altri a boicottare manifestazioni olimpiche a cui partecipava il Sudafrica ai tempi dell'apartheid o Israele. Il fondatore dei Giochi, barone De Coubertin, volle appositamente tenerne lontana la politica e utilizzarli, semmai, come momento di unità e non di disunione. Come quando, nell'antica Grecia, anche le incessanti guerre si fermavano perché tutti potessero accorrere a Olimpia.
Ma Sochi è solo una scusa per dare addosso a Putin (per chi ancora non lo sapesse, Sochi è in Russia), che vieta sul suolo patrio la propaganda gay e si rifiuta di concedere bimbi russi in adozione a Paesi dove l'adozione da parte di coppie omo è ammessa. E la stragrande maggioranza del popolo russo è con lui, nonché l'intera e potente Chiesa ortodossa. Putin non ha fatto alcuna storia sulla presenza a Sochi di atleti omosessuali. Sono i politicamente corretti del mondo esterno a farne. Obama ha polemicamente mandato quale rappresentante americana una campionessa dichiaratamente lesbica. In verità, gli interessi strategici e finanziari Usa collidono, in questo momento, con quelli della Federazione russa, altrimenti Obama avrebbe fatto come il nostro Letta, che molti tiravano per la giacchetta affinché non presenziasse all'apertura dei giochi. Letta ha praticamente risposto che lui è, sì, contro le discriminazioni, ma che gli affari sono affari, e l'Italia non è attualmente in condizione di fare la difficile.
Il governo russo, che ha un problema gravissimo di denatalità, vuole solo che i gay non propagandino il loro stile di vita tra i minori. E non c'è pressione internazionale che tenga, anche perché la Russia è un pesce troppo grosso da ingoiare ed è, anzi, una potenza con cui tutti, Usa compresi, devono fare i conti. Putin lo sa e sa pure che can che abbaia non morde. Sì, manifestazioni davanti alle ambasciate, proteste, spot, magari qualche pupazzo con la faccia di Putin bruciato in piazza. Ma poi, tutti a casa. Le olimpiadi di Sochi: non volete venirci? E chissenefrega. Infatti, ci sono andati tutti. [...]

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/02/2014

7 - NEL 2014 LE TASSE AMERICANE NON PAGANO L'ABORTO
Va rivotata ogni anno la legge per il finanziamento pubblico della soppressione della vita umana nascente
Autore: Marco Respinti - Fonte: Comunità Ambrosiana, 02/02/2014

Il 28 gennaio, con 227 voti a favore e 188 contrari, la Camera dei deputati del Congresso federale di Washington ha approvato forti limitazioni al finanziamento pubblico dell'aborto.
La deputata del Tennessee, Diane Black, esponente del Partito Repubblicano e co-sponsor dell'iniziativa "No Taxpayer Funding for Abortion Act" ("Legge contro il finanziamento dell'aborto attraverso il denaro dei contribuenti"), forte della propria esperienza d'infermiera, ha lodato questo importante risultato politico, peraltro bipartisan, definendo testualmente l'aborto una «pratica barbarica», meritevole di essere solo e semplicemente abolita. E ha aggiunto: «Spero di vedere il giorno in cui questa verità si rifletterà nelle leggi del nostro Paese. Ma fino ad allora, possiamo – come minimo – proteggere i valori e le coscienze di milioni di contribuenti americani promuovendo leggi di questo tipo».
Da che, nel 1973, la Corte federale legalizzò l'aborto statunitense attraverso un vero e proprio "colpo di mano" giuridico, per di più fondato su una clamorosa menzogna (il finto caso di stupro di "Jane Roe", ossia Norma McCorvey, che da allora si è convertita, prima al protestantesimo e poi al cattolicesimo, trasformandosi così in una paladina pro-life), la battaglia politico-legale combattuta con coraggio dagli americani antiabortisti impegnati nelle istituzioni si è spesso concentrata almeno sul tentativo di limitare il più possibile la libertà di aborto attraverso il divieto d'impiegare per esso denaro pubblico proveniente dalle tasse imposte ai cittadini statunitensi. Analogamente, si cerca costantemente anche d'impedire la partecipazione degli Stati Uniti a organizzazioni e ad azioni internazionali filoabortiste impugnando lo stesso divieto di utilizzo di fondi pubblici americani per iniziative miranti al controllo delle nascite.
All'origine di queste iniziative, sempre più spesso coronate dal successo nonostante l'alternanza delle maggioranze politiche contrapposte al Congresso e l'orientamento diseguale dei vari inquilini della Casa Bianca, vi è il famoso "Emendamento Hyde", dal nome del deputato Repubblicano dell'Illinois Henry J. Hyde (1924-2007), cattolico, sincero amante del nostro Paese. Ho un ricordo vivido del suo ufficio politico nel cuore di Washington, colmo di libri e di scartoffie, e quella sua comoda poltrona dietro la scrivania accanto alla quale svettava una statua della Madonna di Fatima alta almeno un metro e mezzo senza che per lui questo violasse di uno iota la "laicità" dello Stato americano. Ebbene, da quasi 40 anni l'"Emendamento Hyde" salva vite innocenti ogni giorno che il buon Dio concede. Il 30 settembre 1976 la Camera dei deputati approvò, infatti, con 206 voti a favore e 167 contrari, la legge proposta appunto da deputato Hyde allo scopo d'impedire che le tasse degli americani vadano a pagare la soppressione della vita umana ancora nel grembo della madre, se non nei casi d'incesto e di stupro. Non è certo la perfezione, Hyde lo sapeva bene, ma è già una grande arma per impedire benemeritamente un male che sennò potrebbe essere ancora più grande di quel che già tristemente è. Quella fortemente voluta da Hyde non è però una legge permanente, e quindi il Congresso federale deve rivotarla ogni anno. Cosa che puntualmente ogni anno viene fatta, ovviamente con successi non sempre uguali, ma con risultati costantemente significativi. Quest'anno, dunque, le tasse americane non pagheranno l'aborto.
Non è dunque di poco conto evidenziare che, solo pochi giorni dopo il voto pro-life del Congresso, per la precisione il 30 gennaio, ricevendo una delegazione dell'Università di Notre Dame, cattolica, che ha sede a South Bend, in Indiana, in occasione dell'apertura della sede romana dell'ateneo, Papa Francesco abbia richiamato la dirigenza dell'istituto alla fedeltà allo spirito con cui padre Edward Sorin, membro della Congregazione della Santa Croce, lo fondò nel 1842 nel mezzo del "nulla" americano, tra l'altro operando con grande efficacia per l'evangelizzazione dei nativi. E questo perché certamente non si è trattato di un convenevole di maniera, visto che, come il pontefice sa bene, Notre Dame, già fiore all'occhiello della cultura cattolica statunitense (lì vi è tra l'altro sepolto Orestes A. Browons [1803-1876], il maggior pensatore cattolico statunitense dell'Ottocento), è da tempo nell'occhio del ciclone per certe sue "aperture" insensate a errori dottrinali e per certi passi falsi in campo morale, come per esempio l'avere assurdamente assegnato una laurea honoris causa in Giurisprudenza al presidente filoabortista degli Stati Uniti Obama nel 2009...
«È essenziale», ha detto il Papa, «una coraggiosa testimonianza delle Università cattoliche nei confronti dell'insegnamento morale della Chiesa e della difesa della libertà di sostenere tali insegnamenti». Ciò che, par di capire, a Notre Dame manca da un po'.

Fonte: Comunità Ambrosiana, 02/02/2014

8 - APPROVATA DEFINITIVAMENTE LA RELAZIONE LUNACEK
Sarà uno strumento di pressione dell'Europa sui singoli stati per promuovere misure a favore dei gay, inclusi matrimonio e adozione
Autore: Nicolò Fede - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/02/2014

394 a favore, 176 contro e 72 astensioni. Questi i risultati del voto del Parlamento europeo che ha approvato la cosiddetta Relazione Lunacek, dal titolo dal titolo «Tabella di marcia dell'UE contro l'omofobia e la discriminazione legata all'orientamento sessuale e all'identità di genere». Si tratta di un giorno di disonore per l'istituzione che dovrebbe rappresentare gli interessi dei cittadini. Al contrario, ieri è stata approvata una risoluzione progettata dalla lobby gay, inesistente tra i cittadini europei, ma molto potente nei palazzi di Bruxelles e Strasburgo.
Anna Záborská, eurodeputata slovacca del Partito Popolare europeo (PPE), ha parlato di sconfitta dell'assemblea di Strasburgo: «Nel momento in cui i movimenti e le associazioni per la famiglia stanno facendo un eccellente lavoro in Francia e in Europa, il Parlamento europeo fa un passo contro la famiglia». L'amarezza di queste considerazioni aumenta ancor più, se si pensa che lo stesso PPE ha formalmente sostenuto tale progetto di risoluzione, grazie all'attivismo della giovane ed inesperta eurodeputata maltese, Roberta Metsola (in realtà al momento del voto il partito si è spaccato).
Questo sito è stato il primo ad annunciare tale progetto di risoluzione nel novembre scorso. L'iter parlamentare, contrariamente ai tempi biblici della burocrazia europea, è stato sorprendentemente rapido. Come per la relazione Estrela, le lobby sono state ben attive nello spingere l'amministrazione per garantire una procedura snella e senza intoppi. Ma a differenza di Estrela, la signora Lunacek é stata molto abile nel coinvolgere i colleghi degli altri gruppi politici. Inoltre, se la prima aveva inserito il suo preteso diritto all'aborto nell'ambito delle politiche sanitarie (di sola competenza nazionale), la Lunacek ha avuto la scaltrezza di indorare il tutto sotto l'aura della lotta alla discriminazione, di chiara competenza europea e di grande attrattività un po' per tutti gli appetiti politici.
In questi mesi una mobilitazione senza precedenti si è registrata in tutta Europa, con manifestazioni nelle maggiori città del continente e con una raccolta di firme che ha superato le 210mila adesioni. Il voto di ieri ha riconfermato la distanza esistente tra gli eletti a Strasburgo e i cittadini. Allo stesso tempo, l'alta percentuale di voti contrari e di astensioni conferma che mobilitarsi non è affatto inutile. Ciò è meno evidente che al momento della bocciatura della relazione Estrela. Tuttavia alcuni osservatori hanno già fatto notare che in precedenza questo tipo di risoluzioni passavano inosservate, lasciando le istituzioni comunitarie in balia dei desideri delle lobby anti-vita ed anti-famiglia. Adesso non e più cosi.
Ieri i deputati liberali e delle sinistre che hanno sostenuto la loro collega dei Verdi Lunacek, insieme a tanti loro colleghi conservatori, hanno dichiarato il loro sostegno ad un progetto che fa di private scelte sessuali di alcuni cittadini delle linee guida per le politiche dell'UE. È ciò che ha sottolineato la Federazione delle Associazioni familiari cattoliche (FAFCE) nel suo comunicato stampa: «Qualunque siano le scelte private nell'ambito della sessualità, i diritti fondamentali sono gli stessi per tutti. Non ci dovrebbe essere una categorizzazione dei diritti fondamentali in funzione delle tendenze sessuali». E invece la relazione Lunacek esorta la Commissione europea a realizzare una protezione legislativa speciale per i cittadini con le più svariate differenze sessuali, in nome della non discriminazione, proprio come già avviene per i rom o per i disabili.
E qui sta tutta la pericolosità della relazione Lunacek. Nonostante essa resti giuridicamente non vincolante per gli stati membri (non bisogna smettere di ricordarlo), essa rischia di rappresentare una scusa per la prossima Commissione europea di aprire una discussione su una direttiva in questo ambito, realizzando una "legge Scalfarotto" comunitaria. La principale lobby gay, ILGA Europe, ha già esultato rivendicando la trasversalità politica del voto di ieri.
Ma possiamo aspettarci anche conseguenze immediate a livello nazionale. Per capirlo basta leggere il comunicato dell'Arcigay, il cui titolo non lascia dubbi di sorta: "L'Europa ci dà una road map, l'Italia risponda con provvedimenti concreti". Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, così commenta soddisfatto: «Non solo una legge penale contro i crimini d'odio e norme per il riconoscimento delle coppie omosessuali: la gamma di azioni che l'Europa, attraverso il rapporto Lunacek, ci chiede di mettere in campo in tema di diritti lgbti è vasta e spazia negli ambiti più diversi, dal lavoro, alla scuola, ai servizi, al diritto d'asilo. Un sì ad amplissima maggioranza che incassa il sostegno, oltre che del fronte progressista, anche di parte dei popolari. Insomma i diritti delle persone LGBTI in Europa non sono un tema di parte né tantomeno una guerra di bandiera o di religione. Sono piuttosto, e questo il rapporto Lunacek lo spiega perfettamente, la risposta urgente e inderogabile a quel dato registrato dalla stessa Agenzia europea e che misura nel 47% la quantità di persone lgbti in Europa che almeno una volta sono state vittime di discriminazione. Il problema è serio e la risposta che ci viene indicata attraverso la road map è giustamente complessa ed articolata. Di questa risposta fa parte anche l'importante sottolineatura al rispetto della dignità e dell'integrità delle persone transessuali: in particolare, si chiede agli Stati membri in cui ai transessuali è richiesta la sterilizzazione (e l'Italia è fra questi) di rimuovere tale obbligo. La sollecitazione è affinché si riprenda in mano quanto prima la legge 164 per il cambio di sesso e si eliminino i vincoli odiosi che esprime, così come è previsto da diversi progetti di legge già depositati in Parlamento. La politica italiana da sempre fanalino di coda su questi temi, da oggi non ha più alibi: la direzione dell'Europa è tracciata, ora spetta all'Italia rivendicare il proprio ruolo corrispondendo presto e concretamente agli auspici del rapporto Lunacek».
La strada tracciata è chiara, non c'è sicuramente spazio per equivoci. E quindi, con le elezioni europee alle porte è importante tenere presente come si sono comportati quegli eurodeputati italiani che chiederanno il voto ai cattolici. Voto contrario alla Relazione Lunacek è stato espresso da tutti i rappresentanti della Lega Nord e dalla maggioranza di quelli del PPE, con però alcune eccezioni: Iva Zanicchi, Barbara Matera, Aldo Patriciello, Licia Ronzulli. Ma a fare più rumore è senz'altro il voto favorevole di tutti i cattolici eletti nelle liste del PD e presenti ieri a Strasburgo, a cominciare da Patrizia Toia, per poi proseguire con Silvia Costa, Vittorio Prodi, Mario Pirillo e Franco Frigo (era assente David Sassoli). A dire il vero, il voto di questi ultimi non dovrebbe costituire una vera sorpresa vista l'attività pregressa, ma siccome negli ultimi tempi anche il quotidiano della Cei si è dato da fare per valorizzare il loro impegno in chiave di difesa della vita e della famiglia, è bene ricordare da che parte stanno.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/02/2014

9 - OMELIA VI DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 5,17-37)
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 16/02/2014)

Il brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato è ricco di spunti per la nostra riflessione ed è difficile approfondire ogni tema in una sola omelia. Cercheremo di riassumere tutto nel modo più semplice. Gesù insegna ai suoi discepoli e dice: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Poi, a conferma di tutto ciò, afferma che non passerà un solo "iota" o un solo "trattino" della Legge. Lo "iota" era la più piccola lettera dell'alfabeto ebraico e i "trattini" erano dei segni posti per distinguere bene le lettere simili. In poche parole, Gesù afferma che il Nuovo Testamento non è contro l'Antico Testamento, ma lo perfeziona.
Durante l'esodo, Dio aveva dato la Legge ad Israele per mano di Mosé. Ogni israelita era pienamente consapevole di questo: Dio è l'autore della Legge mosaica. Ora, con la predicazione di Gesù, avviene qualcosa di molto importante. Gesù, infatti, afferma più volte in questo brano di Vangelo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai [...]. Non commetterai adulterio [...]. Non giurerai il falso [...]. Ma io vi dico [...]». Con questa affermazione: «Ma io vi dico», Gesù voleva chiaramente perfezionare la Legge che Dio aveva dato a Mosé e intendeva chiaramente insegnare che Lui è Figlio di Dio, quindi Dio stesso. Solo Dio, infatti, può portare a perfezione ciò che Lui stesso ha dato. Quale uomo potrebbe presumere tanto? Questo piccolo particolare è un chiaro insegnamento riguardante la Divinità di Gesù: Egli è il Figlio di Dio.
In che cosa ha perfezionato la Legge antica? In questo discorso riportato dal brano evangelico di oggi, Gesù perfeziona il quinto, il sesto e il secondo Comandamento. Il quinto Comandamento dice: «Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio» (Mt 5,21). Gesù porta a compimento questo comando di Dio facendoci comprendere che si calpesta questo precetto non solo uccidendo materialmente qualcuno, ma anche con l'odio e il rancore. Spesso si sente dire: «Io sono a posto, non ho ucciso e non ho rubato». A parte il fatto che i Comandamenti non sono due ma sono dieci, rimane da dire che tante volte non si uccide con una pistola o una spada, ma con la propria lingua, seminando calunnie e cattiverie contro il nostro prossimo. Giustamente si dice che ne uccide più la lingua che la spada. In poche parole, alla luce dell'insegnamento di Gesù, per osservare il quinto Comandamento non basta non uccidere e non odiare, bisogna amare anche i nostri nemici e pregare per loro.
Il sesto Comandamento dice: «Non commetterai adulterio» (Mt 5,27). Gesù porta alla perfezione questo comando, dicendo: «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,28). Per osservare bene questo Comandamento, dunque, bisogna evitare gli sguardi pericolosi e bisogna combattere contro i pensieri molesti. I pensieri si possono paragonare a delle mosche fastidiose: l'importante è cacciarle sempre via pregando e distogliendo la mente. Il "sentire" non è l'"acconsentire"; e, finché si combatte, non si è ancora caduti. Gesù, inoltre, ci dà un grande insegnamento per riuscire ad osservare il sesto Comandamento: bisogna fuggire le occasioni prossime di peccato. Così devono essere interpretate le esigenti parole di Gesù: «Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te…» (Mt 5,29). Non sono parole da prendere alla lettera, ma da interpretare nel senso che dobbiamo essere decisi ad allontanare dalla nostra vita tutto ciò che è di pericolo per la purezza del nostro cuore. Pensiamo a certe false amicizie, a certi divertimenti pericolosi, a certi spettacoli indecenti, ecc. Se uno scherza con il fuoco si brucia anche senza volerlo. San Filippo Neri insegnava che questa battaglia – la battaglia per la purezza – si vince fuggendo, ovvero allontanando tutte le occasioni pericolose.
Il secondo Comandamento insegna di non pronunciare invano il Nome del Signore. Da ciò si capisce che giurare il falso va contro questo precetto, dal momento che giurare significa prendere Dio come testimone di ciò che si sta dicendo. Gli ebrei erano consapevoli di questo e consideravano un grande peccato giurare il falso. Gesù però dice: «Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra [...]. Sia invece il vostro parlare: sì, sì, no no; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,34-37). La Chiesa insegna che è un peccato grave giurare il falso e che è un peccato veniale – comunque sempre un peccato – giurare il vero in cose di poco conto. Giurare è qualcosa di molto serio e può essere fatto, secondo l'insegnamento costante della Chiesa, solo per cose molto importanti, pensando che, in quel momento si prende Dio come testimone. Da ciò si comprende come sia brutto giurare per cose da poco; o, peggio ancora, per cose false.
Ecco l'insegnamento di questa pagina di Vangelo. Esso ci insegna a non limitarci ad una osservanza solo esteriore, ma a purificare profondamente il nostro cuore. Maria Santissima, la prima Discepola di Gesù suo Figlio, ci insegni ad essere fedeli a queste parole.

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
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Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 16/02/2014)

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