BastaBugie n�337 del 21 febbraio 2014
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LA RECENTE SCOPERTA DEI CRANI DI DMANISI IN GEORGIA SMENTISCE LE PSEUDO CERTEZZE DELL'EVOLUZIONISMO
Scompaiono una serie di ''anelli di congiunzione'' confermando quindi che Darwin non regge alle prove della scienza
Autore: Umberto Fasol - Fonte: Il Timone
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EDUCAZIONE GAY NELLE SCUOLE ITALIANE: SI COMINCIA!
L'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) ha pubblicato una trilogia di manuali per le scuole, dalle elementari alle superiori, per educare alla diversità: vediamo cosa dicono
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL FESTIVAL DI SANREMO 2014 INVITA IL MESSIA GAY
Il cantante Rufus Wainwright canta in croce e coronato di spine; poi Fazio invita anche l'integralista islamico Cat Stevens
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA LEGALIZZAZIONE DELL'EUTANASIA DEI BAMBINI IN BELGIO SUSCITA ORRORE: TRA POCO L'AVREMO ANCHE IN ITALIA?
Nella speranza che il Re non firmi la legge (come lo zio Re Baldovino che rifiutò di firmare la legge dell'aborto) prepariamoci a combattere in Italia contro le derive della cultura della morte
Fonte: Comitato Verità e Vita
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IL SUICIDIO DEL RAGAZZO DAI PANTALONI ROSA NON ERA OMOFOBIA
La tragedia fu strumentalizzata dai tg nazionali e dalle prime pagine dei giornali: ora La Repubblica lo dice in un box a pagina 20
Fonte: Tempi
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BILANCIO A UN ANNO DALLA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI
A causa di questo articolo anche il direttore di Radici Cristiane e Corrispondenza Romana è stato purgato da Radio Maria
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
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ECCO LA LETTERA DI PADRE LIVIO PER RIMUOVERE DE MATTEI DA RADIO MARIA
Dopo Gnocchi, Palmaro e De Mattei, farà fuori Antonio Socci?
Autore: Padre Livio Fanzaga e Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
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LA CORTE COSTITUZIONALE ABOLISCE LA DISTINZIONE TRA DROGHE LEGGERE E PESANTI... AIUTANDO CHI SPACCIA
L'abolita legge Fini-Giovanardi faceva comprendere che tutte le droghe fanno male perché non esistono droghe innocue
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA VII DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 5,38-48)
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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LA RECENTE SCOPERTA DEI CRANI DI DMANISI IN GEORGIA SMENTISCE LE PSEUDO CERTEZZE DELL'EVOLUZIONISMO
Scompaiono una serie di ''anelli di congiunzione'' confermando quindi che Darwin non regge alle prove della scienza
Autore: Umberto Fasol - Fonte: Il Timone, gennaio 2014 (n. 129)
La ricerca non ha mai fine», diceva il filosofo della scienza Karl Popper e in effetti chi segue la teoria dell'evoluzione da quando è stata formulata per la prima volta da Charles Darwin nel 1859 lo può confermare a suon di prove. Generazioni intere hanno studiato sui libri di scuola che l'uomo deriva da un ipotetico primate di tipo scimmiesco che, a sua insaputa, per grazia ricevuta, ha avviato una serie di progressive trasformazioni dell'intera anatomia, che lo hanno condotto, per mutazione e per selezione naturale, ad un esito imprevisto: a diventare un essere intelligente e consapevole, capace di interrogarsi sul passato, sul presente e sul futuro. E tutto questo processo di "ominazione" - secondo questa concezione - è avvenuto lungo una linea diritta. MA QUALE "CESPUGLIO"? Negli ultimi anni questo percorso lineare di trasformazione, ritenuto senza causa e senza scopo, è stato ramificato a tal punto che è diventato un "cespuglio". Perché? Perché i reperti fossili via via rinvenuti, a pezzi, in siti diversi del Pianeta, in epoche geologiche altrettanto distinte, hanno costretto gli evoluzionisti a continue revisioni della teoria. Rami più o meno lunghi si aggiungono nei cespugli genealogici per andare ad abbracciare ogni reperto, allungando la lista dei cosiddetti ominidi, non avendo informazioni dirette sulla loro possibile interfecondità. Infatti, nel regno animale e vegetale, individui diversi appartengono a una stessa specie se sono in grado di accoppiarsi e di generare prole a sua volta feconda. Oggi, per esempio, analizzando il DNA fossile, si è scoperto che l'Homo di Neanderthal e l'Homo sapiens, a lungo considerati solo parenti e appartenenti a specie diverse, dovevano invece essere interfe-condi e quindi vanno inclusi in un'unica specie umana. La recente scoperta di alcuni teschi a Dmanisi, in Geòrgia, a pochi chilometri da Tbilisi, ha tagliato ora diverse fronde, riducendo il cespuglio di nuovo a un unico ramoscello che unisce l'Australopiteco di oltre due milioni di anni fa all'Homo sapiens di oggi. Perché? La chiave di tutto è un cranio, battezzato "skull 5", portato alla luce già nel 2005 e che ora è stato abbinato con una mandibola scoperta ancora prima, che vi si incastra perfettamente. Questo esemplare di teschio così completo, comprensivo anche di dentatura, costituisce fino ad oggi il miglior teschio di Homo erectus adulto. ERECTUS, HABILIS E RUDOLFENSIS IN UN UNICO CRANIO L'eccezionalità e la novità dei teschi rinvenuti a Dmanisi, la cui scoperta ha meritato la copertina dell'autorevole rivista americana Science (ottobre 2013), è dovuta ad almeno tre fatti. Il primo (che forse è anche il più importante) è che gli evoluzionisti affermano che l'Homo erectus, l'Homo habilis e l'Homo rudolfensis sono ominidi appartenenti a specie diverse, ma, per contro, in un cranio ritrovato a Dmanisi si trovano: lo spazio per un viso lungo come quello di un Homo erectus moderno (molto simile al nostro), lo spazio per un cervello piccolo (550 cm. cubici) come quello di un Homo habilis e una dentatura simile a quella di Homo rudolfensis; mai queste tre caratteristiche erano state rinvenute unite in un unico fossile. UN'UNICA SPECIE UMANA II secondo fatto eccezionale consiste nel ritrovamento di altri quattro crani completi di Homo nello stesso sito, molto diversi tra loro, ma appartenenti allo stesso periodo. Ora, se sono stati ritrovati nello stesso sito, è ragionevole pensare che appartengano a individui della stessa tribù, quindi della stessa specie. Il prof. David Lordkipanidze, del Museo Nazionale della Geòrgia, insieme ai suoi collaboratori, ha fatto un'analisi comparata di alta qualità, con tecniche statistiche raffinate, dei tratti morfologici dei cinque crani e ha osservato che le loro differenze sono le stesse che si ritrovano tra gli esemplari noti delle diverse specie di Homo abbracciate dal "cespuglio" tante volte proposto dalla teoria evoluzionista: ergaster, habilis, erectus, rudolfensis. Allo stesso modo, il professore ha studiato le differenze tra i crani di scimpanzè e di scimmie bonobo, di oggi. Analogo il risultato: la variabilità presente nei cinque crani di Dmanisi è la stessa che si ritrova tra le scimmie. La conclusione è quella che abbiamo poc'anzi già cominciato a menzionare: le presunte specie diverse del genere Homo, che avrebbero preceduto l'Homo sapiens (e che sono scolpite su pietra in ogni Museo e vergate in grassetto su ogni libro di scuola, disposte in sequenza graduata per evidenziare il presunto progresso in percentuale di umanità), sono in realtà varietà o razze di un'unica specie, quella umana. Razze, non specie. È come se gli evoluzionisti avessero messo in fila un odierno polinesiano (con il cranio molto piccolo), un odierno asiatico (con il cranio di medie dimensioni) e infine un odierno bavarese (con il cranio grande) e dicessero che sono tre specie diverse in cammino evolutivo. Falso! La collezione di varietà umane è come quella che esiste in tutte le specie; l'esempio più noto è dato dalle razze canine: dal bassotto al levriero, al pastore tedesco, al dobermann, sempre di cani si tratta. UN PROBLEMA DI PRIMOGENITURA II terzo fatto degno di rilievo è che l'età di questi crani della Geòrgia coincide con quella dei primi Uomini apparsi in Africa nordorientale, creando quindi un problema di primogenitura. I fossili africani sono sempre stati i più antichi come datazione e quindi si è sempre pensato, anche da parte degli evoluzionisti, che dall'attuale regione dell'Etiopia l'umanità si sia diffusa, a più ondate, verso l'Europa e verso l'Asia. Se però si rinvengono altrove reperti umani coevi se non più antichi ancora di quelli africani, la tesi non può più essere sostenuta. Dmanisi ha riacceso il dibattito anche all'interno del mondo accademico; si tratta di una gran brutta storia per gli evoluzionisti, alcuni dei quali si stanno muovendo per ridimensionare la portata dell'articolo apparso su Science, invocando ulteriori analisi e considerazioni. Insomma, la teoria evoluzionista, e tutte le problematiche che la affliggono (per esempio: come conciliarla con la genetica, che non ammette mutazioni causali se non per generare tumori e malattie? E come si spiega l'origine del linguaggio simbolico? E come è nata la coscienza? Come è sorto il senso religioso? Perché l'Uomo cerca un senso?) varie volte segnalate sul "Timone" [...], con i ritrovamenti di Dmanisi perde ora un altro glorioso pezzo.
Nota di BastaBugie: per leggere gli articoli pubblicati sull'evoluzionismo, clicca qui https://www.bastabugie.it/it/filtra_argomenti.php?id=21
Fonte: Il Timone, gennaio 2014 (n. 129)
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EDUCAZIONE GAY NELLE SCUOLE ITALIANE: SI COMINCIA!
L'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) ha pubblicato una trilogia di manuali per le scuole, dalle elementari alle superiori, per educare alla diversità: vediamo cosa dicono
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/02/2014
Torniamo a parlare della strategia gender sui banchi di scuola. L'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Pari Opportunità, ha pubblicato una trilogia di manuali dal titolo "Educare alla diversità a scuola". I testi sono stati redatti dall'Istituto A. T. Beck, istituzione schieratissima a favore dell'omosessualità e quindi ultra-sospetta di partigianeria. Un po' come chiedere un giudizio obiettivo sull'Inter ad un Club di interisti. Riportiamo qui di seguito il contenuto e alcuni stralci di questi tre volumi, destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. Il tema dovrebbe essere quello del bullismo, nelle sue varie forme, ma in realtà i tre manuali sono dedicati quasi esclusivamente neppure al bullismo omofobico, bensì all'omosessualità in quanto tale. Dietro al pretesto di asserite discriminazioni si coglie l'opportunità di indottrinare le giovani menti al credo gay. In tutti e tre i volumi ci sono sezioni identiche: un glossario, un esempio di manifesto antibullismo da appendere a scuola, una lettera prestampata per i genitori dove li si invita ad un incontro, lezioni ad hoc tenute dai docenti con tanto di domande e risposte già confezionate (l'insegnante deve solo ripetere pedissequamente), il suggerimento di istituire un referente anti-bullismo a cui rivolgersi e un capo ronda cibernetico che controlli se in rete qualche studente prende in giro un suo compagno omosessuale, un questionario per gli studenti e una lista di film pro-omosessualità utili per un cineforum. In merito al glossario si tratta di un sunto dell'ideologia di genere espresso in concetti adamantini per chiarezza. In primo luogo si afferma che "secondo la comunità scientifica, essere omosessuali è […] una normale espressione della sessualità umana, di conseguenza non c'è motivo di voler cambiare tale caratteristica. Inoltre tali terapie [riparative], lungi dall'essere efficaci nel modificare qualcosa di immodificabile, sono estremamente pericolose nel rinforzare nell'individuo omosessuale (e nel resto della società disposta a crederci) l'idea che l'omosessualità sia una condizione indesiderabile, una malattia da debellare. […] Partono dalla premessa sbagliata secondo cui l'orientamento omosessuale debba essere cambiato". E se uno non si trova bene nei panni dell'omosessuale? "Le indicazioni terapeutiche per un professionista che tratti un individuo disturbato dal proprio orientamento omosessuale o bisessuale – continua il manuale - includono 'aiutare la persona a fronteggiare attivamente i pregiudizi sociali' ". Insomma se stai male la colpa è degli altri. E dunque dato che per assioma l'omosessualità è cosa buona, il ragazzo che la percepisce in modo negativo sta sbagliando e sbaglia perché gli altri sono omofobi: sia chiama "omofobia interiorizzata". Ovviamente l'omosessualità non è mai una scelta: si nasce sempre così e tale aspetto è costitutivo della persona, perché "rappresenta […] una sfera intrinseca dell'identità dell'individuo" e dunque chi tenta di prendere le distanze da questo orientamento non ci riuscirà. "Questi tentativi sono destinati a fallire, perché applicati a una componente estremamente intima dell'identità, che non dipende dalla volontà dell'individuo, ma da qualcosa di più profondo e strutturato che non può essere modificato". Ergo: "l'unica scelta che l'omosessuale può fare è quella di imparare ad accettare questi sentimenti per convivere serenamente con essi, accettando di seguire il proprio orientamento e mostrandosi agli altri per ciò che è". Si prendono ad esame poi alcune tematiche specifiche: "Diversi studi condotti negli ultimi 30 anni hanno mostrato che i bambini cresciuti da genitori gay e lesbiche sono felici esattamente come i bambini cresciuti da famiglie eterosessuali". In realtà come abbiamo anche spiegato su queste colonne più volte è proprio vero il contrario. L'unico danno che possono ricevere i bambini secondo questi tre manuali deriva dal fatto che i "genitori" non possano "sposarsi": "L'impossibilità di sposarsi, può avere un impatto sul benessere dei genitori, e conseguentemente di tutti i membri della famiglia". Poi si dà per scontato che l'omofobia sia una realtà assai estesa: "L'ostilità nei confronti dell'omosessualità è così diffusa nella nostra società". Si accenna anche ad un "odio profondamente radicato" verso le persone omosessuali. Infine si aggiunge: "La scuola italiana non sembra essere un posto sicuro per i giovani gay e lesbiche". Ma la Bussola aveva già dato prova che è immotivata tale emergenza omofobica. La mania di persecuzione è spinta all'estremo quando si afferma: "Gli insegnanti, anche i più bravi e preparati, possono non essere perfettamente consapevoli della propria omofobia". Anche se tu non lo sai, sei omofobo e l'unico modo per non esserlo è diventare omosessuale. Chi fomenta l'omofobia? Dio, la patria e la famiglia che essendo i capisaldi della tradizione culturale occidentale devono essere messi sul banco degli accusati. Così nel testo: "Che tipo di educazione abbiamo ricevuto sull'omosessualità dalla famiglia, dalla Chiesa, dallo Stato, dai mass-media, dalla scuola? Non c'è mai stato un approccio neutrale all'omosessualità, che, al contrario, veniva considerata un male' ". In particolar modo la religione è un'alcova che dà protezione agli omofobi più convinti: "il grado di religiosità" è uno degli elementi che delinea "il ritratto di un individuo omofobo. […] Come appare evidente, maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un'attitudine omofoba". Così, tanto per non discriminare i credenti. Gli estensori ripetono il concetto anche a beneficio dei cattolici adulti: "Per essere più chiari, vi è un modello omofobo di tipo religioso, che considera l'omosessualità un peccato". Successivamente si elencano possibili condotte omofobe tra cui registriamo le seguenti: "prendere in giro, dare nomignoli, fare pettegolezzi su qualcuno e imbarazzare qualcuno, escludere qualcuno dal gruppo", come se ci fosse l'obbligo di essere amici con tutti. Tutte cose che, in certi limiti, hanno fatto le spalle larghe a generazioni di studenti dalla notte dei tempi. Segue l'attacco alla naturalità dell'orientamento sessuale con domande provocatorie quali: "Come si diventa eterosessuali? L'eterosessualità è una scelta? I rapporti sessuali eterosessuali sono naturali? Ci sono tanti eterosessuali perché è di moda?". Si chiama decostruzione dell'ordine naturale delle cose. Passiamo alle indicazioni specifiche e iniziamo dalle scuole elementari. Si legge nel testo: "Molti bambini trascorrono gli anni della scuola elementare senza accenni positivi alle persone LGBT. Gli anni delle elementari offrono, invece, una meravigliosa e importante opportunità di instillare [sic] e/o nutrire atteggiamenti positivi e rispettosi delle differenze individuali, familiari e culturali, comprese quelle relative all'orientamento sessuale, all'identità e all'espressione di genere. Nella società occidentale si dà per scontato che l'orientamento sessuale sia eterosessuale. La famiglia, la scuola, le principali istituzioni della società, gli amici si aspettano, incoraggiano e facilitano in mille modi, diretti e indiretti, un orientamento eterosessuale. A un bambino è chiaro da subito che, se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa e, se è femmina, di un principe. Non gli sono permesse fiabe con identificazioni diverse". Si fa dunque passare un atteggiamento naturale del bambino come effetto di un plagio culturale della società. Da qui uno dei moniti rivolti ai maestri: "Non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa (cioè che assuma che l'eterosessualità sia l'orientamento 'normale', invece che uno dei possibili orientamenti sessuali). Tale punto di vista, ad esempio, può tradursi nell'assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà". Bisogna poi rifuggire dalle seguenti condotte che vengono definite "stereotipi basati sul genere": per i "maschi ad esempio, guardare la Formula 1 o giocare ai videogiochi", per le "femmine ad esempio, essere interessate alla cucina o allo shopping". La teoria del gender ovviamente deve essere pervasiva e interessare anche i compiti a casa. Ecco una traccia per un problema di matematica: "Rosa e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?". Per la soluzione al problema rivolgetevi al bar dell'Arcigay. Poi si illustra il contenuto di varie lezioni per promuovere l'omosessualità. Una riguarda la famiglia e viene spiegato che per capire cosa è una famiglia non bisogna far riferimento a "come appare [es. formata da due uomini], ma piuttosto a come i membri si supportano tra loro, si amano e si accudiscono a vicenda". Alla fine ai bambini per verificare se hanno capito bene la lezione verrà domandato: "Cosa succede quando ci sono due padri o due madri?". In merito ai ruoli sessuali si parte da un'altra domanda: "È giusto dire a qualcuno o sentirsi dire che non si può fare qualcosa perché si è un maschio o una femmina?" Per illustrare il concetto si propone questo giochino assai furbo. La classe viene divisa in quattro gruppi. Ogni gruppo sceglierà un proprio colore, un proprio nome, un proprio gioco e un'altra squadra con cui competere. Fatto questo si prende un membro in ogni squadra che dovrà rimproverare ad esempio la squadra n. 1 di aver scelto il colore giallo, di chiamarsi "Il Castello" e infine le vieterà di giocare a palla con i maschietti di un'altra squadra. Alla fine la maestra chiederà alla squadra 1: "come vi siete sentiti?" Il trucco è facile: si fa passare l'omosessualità come una "pratica" uguale a quella di giocare con la palla tra maschi e l'appellativo "omosessuale" uguale al termine "Castello", termine scevro di implicazioni morali. Ed infatti ecco cosa la maestra dovrà dire loro al termine del gioco: "Ricordate come vi siete sentiti quando la vostra squadra non poteva fare qualcosa? Mi chiedo come qualcuno potrebbe sentirsi se gli venisse detto che non può fare qualcosa perché è un ragazzo o una ragazza". Per rafforzare il concetto poi la maestra racconterà la storia di Alex, una bambina che ama il calcio ma che viene presa in giro per questa sua passione. Al fine di consolarla una volta la mamma le dice: "Alex, tu non sarai mai una ragazza simile a tutte le altre e non devi esserlo. Ognuno deve fare le cose che gli piacciono e per cui si sente portato. E tu puoi scegliere di fare tutto quello che vuoi, senza preoccuparti se sia una cosa 'da donna' o 'da maschio'. Che te ne pare? Alex adesso non piange più". Passiamo alle scuole medie. In una lezione l'insegnante dovrà spiegare che non tutte le famiglie sono uguali: ci sono famiglie con più figli di un'altra, dove i genitori non sono italiani, oppure sono separati e quindi manca – come nelle coppie omosessuali – il padre o la madre, famiglie diverse tra loro per il lavoro che svolgono i genitori, per abitudini etc. Quindi anche la "famiglia" composta da due papà è sì diversa, ma sempre famiglia è. Segue ricerca per rintracciare nei telefilm e film quante volte sono state rappresentate "famiglie" omo. Poche? Ecco un caso di discriminazione cari studenti. Altra lezione: si invitano i ragazzi a separare i fatti dalle opinioni. "Esempio: uno studente può dire la frase 'Due uomini che fanno l'amore sono disgustosi'. A quel punto l'insegnante può far notare che questa è un'opinione, è un giudizio personale, che deriva dal fatto che siamo poco abituati, dal cinema e dalla televisione, a vedere due uomini che si baciano o che fanno l'amore, è un fenomeno che per noi non è stato reso normale". E in tal modo l'opinione dell'insegnante ideologizzato deve essere presa come fatto inconfutabile. Infine ai ragazzi viene raccontata "la storia di un'eterosessuale che vive in un mondo dove la maggioranza della gente è omosessuale", un mondo dove ci sono solo film per gay, riviste per gay, le uniche relazioni accettate sono quelle omosessuali e tutti deridono la protagonista perché è eterosessuale. In tal modo e a parti invertite si addebita il possibile disagio della persona omosessuale non alla propria omosessualità, ma al fatto che la maggior parte delle persone siano eterosessuali. Per gli adolescenti delle scuole superiori segnaliamo questa esercitazione dal titolo "Completare le frasi". Una di queste recita: "I bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso saranno...". Il gioco mira a distinguere i fatti dalle opinioni. Se lo studente completa la frase dicendo che i bambini di una coppia gay "saranno infelici" l'insegnante "evidenzia come in alcune [frasi] ci sia un pregiudizio alla base". Insomma sta al manuale dell'UNAR, a cui si deve attenere l'insegnante, stabilire cosa è un fatto e cosa è un pregiudizio. Benvenuti nella scuola del pensiero unico ed omosessuale.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/02/2014
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IL FESTIVAL DI SANREMO 2014 INVITA IL MESSIA GAY
Il cantante Rufus Wainwright canta in croce e coronato di spine; poi Fazio invita anche l'integralista islamico Cat Stevens
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/02/2014
Rufus Wainwright è un cantautore dal pop raffinato. Forse la maggior parte di voi, come chi scrive, non lo ha mai nemmeno sentito nominare, ma pare che sia il nuovo astro della musica leggera americana. Che il suo «pop» sia «raffinato» lo abbiamo appreso da un comunicato ufficiale con il quale il Festival di Sanremo 2014 proclama esultante la di lui presenza sul palco del teatro Ariston, dove sarà annunciato con squilli di chiarine dal solito duo Fazio-Littizzetto. Il cantautore in questione lo si può vedere sul web coronato di spine e in croce mentre esegue il suo brano «Messiah gay», il cui testo «mescola battesimo e sperma, attesa del Messia gay e porno anni '70» (così «Il Giornale» del 15 febbraio u.s.). Nel video, chissà come mai, indossa una maschera sugli occhi. Forse perché - direte voi - si vergogna? Non crediamo. Infatti, il raffinato cantautore pop non si nasconde affatto e le sue opere sono frutto di meditata esperienza personale. È unito in nozze omo col suo compagno Jorn Weisbrodt (la lieta cerimonia è avvenuta a New York nel 2012), dal quale (meglio: insieme al quale), per non farsi mancare niente, ha pure avuto una bambina a cui è stata imposto l'acclamante nome di Viva Katherine. Ovviamente, tramite utero altrui. State pensando a una donna nullatenente e di bassa casta dell'India profonda? No, non sarebbe stato raffinato. A metterci la pancia è stata nientedimeno che Lorca Cohen, figlia del famoso Leonard Cohen, (anche lui) raffinato cantautore degli anni Settanta poi finito monaco buddista. Era il poeta della canzone (di sinistra), i cui brani, infatti, erano tutto testo e quasi niente musica. Da buon poeta, mise alla figlia il nome di Lorca (dall'omonimo García, poeta di sinistra e omosessuale fucilato durante la guerra civile spagnola del 1936). Ad appendersi a una croce dal vivo aveva già pensato la etero Veronica «Madonna» Ciccone, mentre sullo schermo alle sue spalle scorrevano le immagini dei soggetti negativi del secolo (tra cui Berlusconi), perciò questa della religione cristiana deve considerarsi una fissazione del pop risalente almeno a Jim Morrison dei mitici «Doors», altro «poeta della canzone» che si faceva fotografare coronato di spine. Ora, qualcuno sospetta che gli organizzatori di Sanremo debbano essere disperati, dal momento che vanno a cercare col lanternino personaggi che facciano «discutere» e, con ciò, mantenere vivo l'interesse per una manifestazione che si avvia ormai ad essere seguita solo dalle sciampiste o da aspiranti a un posticino in un «talent» della De Filippi. Infatti, l'altro ingaggio che sperano faccia discutere è quello di Cat Stevens, l'anziano cantautore anglo-greco che si fece musulmano col nome di Yusuf al-Islam e approvò la fatwa contro lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie. Questi, fulminato da Khomeini in persona per il suo bestseller Versetti satanici, vive da allora sotto scorta. Cat Stevens a un certo punto tornò a cantare, ma gli Usa lo dichiararono persona non grata e dovette limitarsi a girare per l'Europa. Non fu, la sua, l'unica rentrée: molti vecchi mostri sacri del rock e del pop hanno ripreso con le tournée dopo decenni di ritiro dalle scene. Interrogato sul fenomeno, il settantenne Paul McCartney rispose lapidario: «Hanno finito i soldi». Soldi che, nel caso di Sanremo, in gran parte scucite voi, cari lettori, col canone Rai. Ora, poiché la posizione dell'islam duro e puro sull'omosessualità è ben nota, così come è ben noto il rispetto del Corano per Gesù figlio di Maria (pure Lady Gaga, altra pop raffinata, si è beccata una fatwa al riguardo), la speranza è che la presenza contemporanea in Riviera del cantore del Messia gay e di quello convertito al Profeta faccia scaturire scintille, le scintille facciano alzare l'audience e l'audience faccia accorrere gli sponsor. Per la gioia del dinamico duo e dei dirigenti Rai. E noi, poveri untorelli cattolici credenti e praticanti, che possiamo fare di fronte a cotale sfoggio di «raffinatezza pop» progressiva e/o rétro? Be', abbiamo smesso senza danno di mangiare pasta Barilla, potremo ben smettere di guardare il Festival della (fu) Canzone Italiana. E suggerire a quanta più gente possibile di fare lo stesso.
Nota di BastaBugie: Rufus WainWright salirà sul palco dell’Ariston mercoledì 19 febbraio, durante la seconda serata della kermesse. Nell’agosto 2012 ha sposato a New York il compagno Jörn Weisbrodt, con il quale cresce la figlia Viva, avuta da Lorca Cohen, figlia di Leonard Cohen, con utero in affitto. Alla cerimonia presero parte come invitati anche Yoko Ono, Sean Lennon, Lou Reed e Carrie Fisher. La musica di Wainwright contiene diversi temi ricorrenti, fra cui la sua storia personale sull’essere gay. Ecco il testo di una delle sue canzoni più famose e blasfeme dal titolo "Messia Gay": Lui allora rinascerà dal porno degli anni 70 indossando calzini a tubo con stile e un sorriso davvero innocente meglio pregare per i vostri peccati perchè il Messia Gay sta per venire Lui cadrà da una stella Studio 54 e apparirà sulla sabbia della costa dell’Isola di Fuoco meglio pregare per i vostri peccati perchè il Messia Gay sta per venire No non sarò io essendo io Rufus il Battista No io non sarò colui che viene battezzato nello sperma Cosa succederà invece qualcuno chiederà la mia testa e allora io mi inginocchierò e glielo darò guardando in basso meglio pregare per i vostri peccati perchè il Messia Gay sta per venire
DOSSIER "FESTIVAL DI SANREMO" Le edizioni dal 2009 ad oggi Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/02/2014
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LA LEGALIZZAZIONE DELL'EUTANASIA DEI BAMBINI IN BELGIO SUSCITA ORRORE: TRA POCO L'AVREMO ANCHE IN ITALIA?
Nella speranza che il Re non firmi la legge (come lo zio Re Baldovino che rifiutò di firmare la legge dell'aborto) prepariamoci a combattere in Italia contro le derive della cultura della morte
Fonte Comitato Verità e Vita, 10/02/2014
La legalizzazione dell'eutanasia dei bambini e dei ragazzi in Belgio, che segue la strada intrapresa dall'Olanda fin dal 2002, suscita stupore ed orrore. Il progetto di legge approvato dalla Camera permette ai medici di porre fine alla vita di un bambino, qualora si trovi in uno stato di sofferenza fisica e costante e insopportabile e che presenti una domanda di eutanasia; è sufficiente che un'equipe di psicologi sancisca la "capacità di discernimento del minore" e che i genitori diano il consenso. Ben comprendiamo che la richiesta del minore di essere ucciso non garantisce affatto che egli sia pienamente consapevole e pienamente libero di esprimere la sua richiesta: non a caso l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europea ha severamente criticato il Belgio, ribadendo che "l'eutanasia, cioè l'uccisione intenzionale con un atto attivo o omissivo di un essere umano per il suo presunto bene, deve sempre essere proibita, accusando il Belgio di "tradire alcuni dei bambini più vulnerabili, accettando che le loro vite possano non avere valore o essere degne e che debbano morire" e sottolineando che il Belgio "sbaglia a ritenere che i bambini siano in grado di dare un assenso informato all'eutanasia e che possano capire il grave significato e le complesse conseguenze associate a questa decisione". L'odio verso i bambini malati, la volontà di eliminarli quanto prima possibile, viene da lontano: l'Olanda ha dato l'esempio adottando il Protocollo di Groningen, secondo cui ogni bambino malato, se i genitori e i medici ritengono che la sua sofferenza sia insopportabile e che la prognosi indichi una "qualità della vita estremamente bassa", può essere ucciso. La volontà del bambino di essere ucciso è, in realtà, del tutto irrilevante. Comprendiamo, quindi, che la procedura prevista dalla legge belga per verificare la volontà del minore è una costruzione artificiosa che vuole nascondere la realtà: sono i genitori e i medici a decidere se un bambino deve morire subito. Con minore ipocrisia, nel 2006 un documento del Royal College of Obstetricians and Gynaecology sosteneva che "l'eutanasia attiva dovrebbe essere presa in considerazione per il bene complessivo delle famiglie, per risparmiare ai genitori il peso emotivo e le difficoltà finanziarie derivanti dal crescere bambini gravemente malati". Il Sunday Times sintetizzava efficacemente nel titolo la sostanza della richiesta: "Doctors: let us kill disabled babies" ("I medici: lasciateci uccidere i bambini disabili"). Ma in Italia possiamo stare tranquilli? Certamente l'eutanasia dei bambini ha dei sostenitori autorevoli: il prof. Umberto Veronesi, recentemente ha scritto che "la sofferenza dei bambini è terribile, inaccettabile" e, per i casi in cui "la scienza si trova impotente", affermando il "diritto del malato di non soffrire", ha sostenuto – proprio con riguardo alla legge belga – che "forse non ci sarebbe bisogno di una legge. Una decisione così drammatica non può essere presa che volta per volta, nella discrezione delle coscienze"; così rivendicando – proprio lui, il paladino dell'autodeterminazione del paziente, che proclamava "nessuno può decidere per noi"! – la possibilità per il medico di sopprimere a discrezione il bambino malato ritenendo le sue sofferenze insopportabili. Ma se abbiamo chiuso gli occhi per 35 anni sull'eliminazione dei bambini non ancora nati malati o "difettosi", saremo in grado di fermare questa nuova pratica barbara? Forse i "ricercatori" italiani Giubilini e Minerva, quando hanno proposto l'aborto post-nascita, proponendo la possibilità di uccidere i neonati secondo gli stessi criteri dettati dalle leggi sull'aborto per procedere alla soppressione dei bambini prima della nascita, nella loro falsa ingenuità hanno toccato un nervo scoperto della nostra coscienza: davvero siamo convinti della necessità che certi bambini malati continuino a vivere? Prepariamoci a combattere! Come dimenticare che il progetto di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento che stava per essere approvato definitivamente nella scorsa legislatura, prevedeva che i genitori del figlio minore potessero rifiutare ogni terapia, anche salvavita, per il loro figlio?
Nota di BastaBugie: per conoscere la storia di Re Baldovino il quale si rifiutò di firmare la legge sull'aborto, che quindi non porta la sua firma, clicca qui sotto: RE BALDOVINO DI FRONTE ALLE LEGGE BELGA SULL'ABORTO Un sovrano amato dal popolo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=802
Fonte: Comitato Verità e Vita, 10/02/2014
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IL SUICIDIO DEL RAGAZZO DAI PANTALONI ROSA NON ERA OMOFOBIA
La tragedia fu strumentalizzata dai tg nazionali e dalle prime pagine dei giornali: ora La Repubblica lo dice in un box a pagina 20
Fonte Tempi, 14/02/2014
Oggi, venerdì 14 febbraio 2014, oltre un anno dopo i fatti, il quotidiano la Repubblica si accorge che con ogni probabilità «la morte del liceale con i pantaloni rosa non fu omofobia». Di più: «Non era un caso di omofobia e nemmeno di bullismo». La procura di Roma ha infatti ufficialmente «chiesto l'archiviazione del procedimento» in merito al tragico suicidio di Andrea Spaccacandela, e Repubblica ne prende atto in un boxino a pagina 20 [...].
UNA BANDIERA Spaccandela, alunno del liceo Cavour della capitale, si tolse la vita impiccandosi in casa il 20 novembre 2012 e i media lo trasformarono immediatamente in un simbolo dell'"emergenza omofobia", aggrappandosi superficialmente al suo curioso piacere di indossare appunto i pantaloni rosa. Il cadavere del povero 15enne fu trascinato in mille iniziative politico-mediatiche contro il bullismo e l'omofobia anche per via di un profilo Facebook pieno di insulti che però – si scoprì successivamente – era stato creato per scherzo dagli amici di Andrea in collaborazione con lui. Repubblica aggiunge adesso, non senza rinunciare a qualche superficialità, che l'ipotesi rimasta in piedi a questo punto è «una delusione d'amore per una sua compagna di scuola».
LA RIVOLTA DEGLI AMICI La verità è che probabilmente non sapremo mai il vero motivo per cui quel ragazzo si è ucciso. L'unica certezza è che nessuno avrebbe dovuto sentirsi autorizzato a sventolarlo come una bandierina. Tanto meno alla luce del fatto che già nel 2012, pochi giorni dopo il suicidio, i suoi compagni si ribellarono alla campagna stampa attraverso due lettere molto istruttive, nella quali per altro, oltre a respingere ogni accusa di omofobia, tentarono di spiegare ai giornali che Spaccacandela «non era omosessuale». Tutto inutile, la campagna proseguì. Sebbene fin da subito fosse abbastanza chiaro – anche agli stessi inquirenti – che i liceali del Cavour avevano ragione.
COLPA DEGLI ALTRI Ora comunque i magistrati hanno ufficialmente «sgombrato le ipotesi sul movente omofobico del suicidio» e Repubblica è costretta a scrivere che in effetti «Spaccacandela non era omosessuale» e «non è mai stato fatto oggetto di scherno o persecuzione da parte dei suoi compagni», né di conseguenza gli insegnanti del ragazzo sono imputabili di omessa vigilanza. Nell'articolo di cronaca apparso sul sito del quotidiano si ricorda inoltre che a gridare all'omofobia furono all'epoca «il Gay Center», per il quale «si trattò di una storia di disagio: "Il ragazzo veniva deriso su Facebook e additato come gay"», e «la mamma Teresa», la quale proprio «in un'intervista a Repubblica» lanciò a propria volta «pesanti accuse» e «parlò di atteggiamenti di scherno e di bullismo subìti dal ragazzo a scuola, di cui lei venne a sapere solo dopo la morte».
LA CAMPAGNA Tutto vero. Ma furbescamente Repubblica si scorda di ricordare anche chi ha continuato fin ad oggi a utilizzare "il ragazzo con i pantaloni rosa" come un vessillo arcobaleno. Cioè la stessa Repubblica. Solo per fermarsi ai primi risultati di una rapida ricerca online, si trovano: un'altra intervista anti-omofobia sempre a «mamma Teresa», questa volta invitata nello studio di Repubblica tv; una intervista a Tiziano Spaccandela, padre di Andrea, ambiguamente intitolata contro «l'isolamento» del ragazzo in una scuola che «non sa fermare i prepotenti»; un mucchietto di editoriali tipo "Omofobia, Roma fermi la strage"; fotogallery tipo "Anche Bari indossa pantaloni rosa" e altre numerose citazioni in articoli di denuncia della suddetta "emergenza". Rimettere in fila queste cose alla luce della novità non serve naturalmente a cantare vittoria perché "noi l'avevamo detto". Il suicidio di un ragazzo non può risultare in una vittoria per nessuno. A maggior ragione, però, una tragedia come questa, qualunque sia il vero movente, non dovrebbe mai suscitare conclusioni intellettualmente pigre e slogan strumentali. Servono piuttosto domande vere.
Fonte: Tempi, 14/02/2014
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BILANCIO A UN ANNO DALLA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI
A causa di questo articolo anche il direttore di Radici Cristiane e Corrispondenza Romana è stato purgato da Radio Maria
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 11/02/2014
L'11 febbraio 2013 è una data ormai entrata nella storia. Quel giorno Benedetto XVI comunicò la sua decisione di rinunciare al pontificato ad un'assemblea di cardinali attoniti. L'annunzio fu accolto "come un fulmine a ciel sereno", secondo le parole rivolte al Papa dal cardinale decano Angelo Sodano e l'immagine di un fulmine che lo stesso giorno colpì la Basilica di San Pietro fece il giro del mondo. L'abdicazione avvenne il 28 febbraio, ma prima Benedetto XVI comunicò di voler restare in Vaticano come Papa emerito, fatto mai avvenuto e ancora più sorprendente della rinuncia al pontificato. Nel mese trascorso tra l'annuncio dell'abdicazione e il conclave apertosi il 12 marzo, fu preparata l'elezione del nuovo Pontefice, anche se apparve al mondo come inaspettata. Più che l'identità dell'eletto, l'argentino Jorge Mario Bergoglio, stupì l'inedito nome da lui scelto, Francesco, quasi a voler rappresentare un unicum, e colpì il suo primo discorso, in cui dopo un colloquiale "buonasera", si presentò come "vescovo di Roma", titolo che spetta al Papa, ma solo dopo quelli di Vicario di Cristo e di successore di Pietro, che ne costituiscono il presupposto. La fotografia dei due Papi che pregavano assieme, il 23 marzo a Castelgandolfo, offrendo l'immagine di una inedita "diarchia" pontificia, aumentò la confusione di quei giorni. Ma si era solo all'inizio. Venne l'intervista sull'aereo di ritorno da Rio de Janeiro, il 28 luglio 2013, con le parole "chi sono io per giudicare!" destinate ad essere utilizzate per giustificare ogni trasgressione. Seguirono le interviste di Papa Francesco al direttore della "Civiltà Cattolica", in settembre e quella al fondatore del quotidiano "La Repubblica", in ottobre, che ebbero un impatto mediatico superiore alla sua prima enciclica Lumen fidei. Si disse che non erano atti di magistero, ma tutto ciò che da allora sta accadendo nella Chiesa, deriva soprattutto da quelle interviste che ebbero carattere magisteriale di fatto se non di principio. Lo scontro tra il cardinale Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Fede, e il cardinale arcivescovo di Tegucigalpa Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore dei consiglieri per le riforme di Papa Francesco, ha portato al culmine la confusione. La dottrina tradizionale, secondo Maradiaga, non è sufficiente ad offrire « risposte per il mondo di oggi». Essa verrà mantenuta, ma ci sono «sfide pastorali» adatte ai tempi alle quali non si può rispondere «con l'autoritarismo e il moralismo» perché questa «non è nuova evangelizzazione». Alle dichiarazioni del card. Maradiaga hanno fatto seguito i risultati del sondaggio sulla pastorale familiare promosso dal Papa per il Sinodo dei Vescovi del 5-19 ottobre. Il Sir (Servizio di informazione religiosa) ha diffuso una sintesi delle prime risposte arrivare dal Centro-Europa. Per i vescovi belgi, svizzeri, lussemburghesi e tedeschi, la fede cattolica è troppo rigida e non corrisponde alle esigenze dei fedeli. La Chiesa dovrebbe accettare le convivenze prematrimoniali, riconoscere matrimoni omosessuali e unioni di fatto, ammettere il controllo delle nascite e la contraccezione, benedire le seconde nozze dei divorziati e permettere loro di ricevere i sacramenti. Se questa è la strada che si vuole percorrere, è il momento di dire che si tratta di una strada verso lo scisma e l'eresia, perché si negherebbe la fede divina e naturale che nei suoi comandamenti non solo afferma l'indissolubilità del matrimonio, ma proibisce gli atti sessuali al di fuori di esso, tanto più se commessi contro natura. La Chiesa accoglie tutti coloro che si pentono dei propri errori e peccati e si propongono di uscire dalla situazione di disordine morale in cui si trovano, ma non può legittimare, in alcun modo, lo status di peccatore. A nulla varrebbe affermare che il mutamento riguarderebbe solo la prassi pastorale e non la dottrina. Se tra la dottrina e la prassi manca la corrispondenza, vuol dire che è la prassi a farsi dottrina, come peraltro sta purtroppo accadendo dal Concilio Vaticano II in poi. La Chiesa deve dare risposte nuove e "al passo con i tempi"? Ben diversamente si comportarono i grandi riformatori nella storia della Chiesa, come san Pier Damiani e san Gregorio Magno che, nell'XI secolo, avrebbero dovuto legittimare la simonia e il nicolaismo dei preti, per non rendere la Chiesa estranea alla realtà del loro tempo, ed invece denunciarono queste piaghe con parole di fuoco, avviando la riforma dei costumi e la restaurazione della retta dottrina. E' lo spirito intransigente e senza compromesso dei santi ad essere oggi drammaticamente assente. Urgerebbe una acies ordinata, un'armata schierata a battaglia che impugnando le armi del Vangelo annunci una parola di vita al mondo moderno che muore, invece di abbracciarne il cadavere. I gesuiti offrirono, tra il Concilio di Trento e la Rivoluzione francese, questo nucleo di combattenti alla Chiesa. Oggi soffrono la decadenza di tutti gli ordini religiosi e se tra questi uno ne appare ricco di promesse, viene inspiegabilmente soppresso. Il caso dei Francescani dell'Immacolata, esploso a partire da luglio, ha portato alla luce una evidente contraddizione tra i continui richiami di Papa Francesco alla misericordia e il bastone assegnato al commissario Fidenzio Volpi per annichilire uno dei pochi istituti religiosi oggi fiorenti. Il paradosso non si ferma qui. Mai come nel primo anno di pontificato di Papa Francesco, la Chiesa ha rinunciato ad uno dei suoi divini attributi, quello della giustizia, per presentarsi al mondo misericordiosa e benedicente, ma mai come quest'anno la Chiesa è stata oggetto di violenti attacchi da parte del mondo verso cui stende la mano. Il matrimonio omosessuale, rivendicato da tutte le grandi organizzazioni internazionali e da quasi tutti i governi occidentali, contraddice frontalmente non solo la fede della Chiesa, ma la stessa legge naturale e divina che è iscritta nel cuore di ogni uomo. Le grandi mobilitazioni di massa, avvenute soprattutto in Francia con le Manif pour tous, cos'altro sono se non la reazione della coscienza di un popolo ad una legislazione iniqua e contro-natura? Ma le lobby immoraliste non si accontentano di questo. Ciò che a loro preme non è l'affermazione dei presunti diritti omosessuali, quanto la negazione dei diritti umani dei cristiani. Christianos esse non licet: il grido blasfemo che fu di Nerone e di Voltaire, riecheggia oggi nel mondo, mentre Jorge Mario Bergoglio è eletto dalle riviste mondane uomo dell'anno. Gli avvenimenti si susseguono sempre più rapidamente. La sentenza latina motus in fine velocior è comunemente usata per indicare lo scorrere più veloce del tempo al termine di un periodo storico. La moltiplicazione degli eventi abbrevia infatti il corso del tempo, che in sé non esiste al di fuori delle cose che fluiscono. Il tempo, dice Aristotele è la misura del movimento (Fisica, IV, 219 b). Più precisamente lo definiamo come la durata delle cose mutevoli. Dio è eterno proprio perché è immutabile: ogni movimento ha in lui la sua causa, ma nulla in Lui muta. Più ci si allontana da Dio, più cresce il caos, prodotto dal mutamento. L'11 febbraio ha segnato l'inizio di un'accelerazione del tempo, che è la conseguenza di un movimento che si sta facendo vertiginoso. Viviamo un'ora storica che non è necessariamente la fine dei tempi, ma è certamente il tramonto di una civiltà e la fine di un'epoca nella vita della Chiesa. Se al chiudersi di quest'epoca il clero e il laicato cattolico non assumeranno fino in fondo le loro responsabilità, si avvererà inevitabilmente il destino che la veggente di Fatima ha visto svelarsi davanti ai propri occhi: « Vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio ». La drammatica visione del 13 maggio dovrebbe essere più che sufficiente per spingerci a meditare, pregare ed agire. La città è già in rovina e i soldati nemici sono alle porte. Chi ama la Chiesa la difenda, per affrettare il trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
Nota di BastaBugie: per leggere la mail che Padre Livio ha spedito al prof. Roberto de Mattei per comunicargli la cessazione della gloriosa trasmissione sulla storia della Chiesa e la sua risposta, clicca nel link qui sotto ECCO LA LETTERA DI PADRE LIVIO PER RIMUOVERE DE MATTEI DA RADIO MARIA
Dopo Gnocchi, Palmaro e De Mattei, farà fuori Antonio Socci? https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3155
Fonte: Corrispondenza Romana, 11/02/2014
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ECCO LA LETTERA DI PADRE LIVIO PER RIMUOVERE DE MATTEI DA RADIO MARIA
Dopo Gnocchi, Palmaro e De Mattei, farà fuori Antonio Socci?
Autore: Padre Livio Fanzaga e Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 14/02/2014
Il 13 febbraio Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, ha chiuso la rubrica "Radici Cristiane" che il prof. Roberto de Mattei conduceva dal 17 febbraio 2010, ogni terzo mercoledì del mese a Radio Maria. La ragione del provvedimento è l'articolo dello stesso de Mattei [...] (Per leggerlo clicca qui, n.d.BB). Riportiamo di seguito lo scambio di corrispondenza del 13 febbraio 2014 tra padre Livio e Roberto de Mattei.
Caro Prof. Roberto De Mattei, ho letto il suo recente articolo " Motus in fine velocior" e ho notato come si stia sempre più accentuando la sua posizione critica nei confronti del Pontificato di Papa Francesco. Ne sono molto dispiaciuto e avrei desiderato che Lei mettesse la sua grande preparazione culturale al servizio del Successore di Pietro. Lei comprende, caro Professore, che la sua posizione è incompatibile con la presenza a Radio Maria la quale prevede, nei suoi Principi guida, l'adesione non solo al Magistero della Chiesa, ma anche il sostegno all'azione pastorale del Sommo Pontefice. Con rincrescimento e per dovere di coscienza, devo sospendere la sua trasmissione mensile, mentre la ringrazio, anche a nome degli ascoltatori, per l'impegno profuso, a titolo di volontariato, alla ricerca delle radici cristiane dell'Europa. Caro Professore, se il suo atteggiamento verso l'attuale Pontificato dovesse cambiare e divenire più positivo, non ci sarebbe nessuna difficoltà che Lei possa riprendere la sua trasmissione. Cordialmente Padre Livio Fanzaga (Direttore) Caro padre Livio, Con una e-mail del 13 febbraio Lei mi comunica di aver deciso di sospendere la trasmissione "Radici Cristiane" a Radio Maria perché si starebbe "sempre più accentuando" la mia "posizione critica nei confronti del Pontificato di Papa Francesco" . "La sua posizione – mi scrive – è incompatibile con la presenza a Radio Maria la quale prevede, nei suoi Principi guida, l'adesione non solo al Magistero della Chiesa, ma anche il sostegno all'azione pastorale del Sommo Pontefice". Innanzitutto la ringrazio per l'invito che Lei mi fece, quattro anni fa, a condurre la trasmissione "Radici Cristiane" a Radio Maria. Da allora allo scorso 15 gennaio, ogni terzo mercoledì del mese, ho cercato di svolgere al meglio il compito che mi aveva affidato, sviluppando temi di carattere storico, apologetico, spirituale e morale in difesa della Chiesa e della Civiltà cristiana. La ringrazio anche per avermi pubblicamente difeso quando a causa di alcune trasmissioni fui violentemente attaccato dalla stampa laicista. Tutta la mia attività e il mio apostolato è stato e rimane al servizio della Chiesa e del Romano Pontefice, al quale ho dedicato il mio ultimo volume Vicario di Cristo. Il Papato tra normalità e eccezione. La devozione al Papato costituisce una parte essenziale della mia vita spirituale. La dottrina cattolica ci insegna però che il Papa è infallibile solo a determinate condizioni e che può commettere errori, nel campo ad esempio, della politica ecclesiastica, delle scelte strategiche, dell'azione pastorale e perfino del magistero ordinario. In questo caso non è un peccato, ma un dovere di coscienza per un cattolico rimarcarlo, purché lo faccia con tutto il rispetto e l'amore che si deve al Sommo Pontefice. Così fecero i santi, che devono essere il nostro modello di vita. La Chiesa lascia questa libertà di critica ai suoi figli e non pecca chi, con la dovuta riverenza, sottolinea le mancanze delle gerarchie ecclesiastiche. Pecca invece chi tace, per viltà o conformismo. Il dramma della Chiesa di oggi sta proprio nella paura dei sacerdoti e dei vescovi, che costituiscono la pars electa della Chiesa, di denunciare la terribile crisi in atto, di risalire alle cause, di proporre rimedi. Ho riletto l'articolo che costituisce la ragione del mio allontanamento e non mi sembra che ci sia nulla di irriguardoso nei confronti del regnante Pontefice, ma solo alcune considerazioni di carattere storico più che teologico, mosse da puro amore della Verità. Non ho inoltre esposto le mie preoccupazioni sulla attuale situazione della Chiesa nella mia trasmissione mensile di Radio Maria, ma su un'agenzia di informazioni da me diretta. Caro padre Livio, rientra nella sua piena libertà il congedarmi dalla sua emittente, ma sarebbe stato meglio che Lo avesse fatto senza motivazioni, piuttosto che addurre ragioni così deboli e, se mi permette, infondate. Lei non esce bene da questa vicenda e sinceramente me ne dispiace. Il moto degli eventi si fa sempre più veloce e prima o poi il vortice coinvolgerà anche Lei e Radio Maria, costringendola ad assumere, in un senso o nell'altro, posizioni che Lei si illude possano essere schivate. Vengono momenti però in cui bisogna schierarsi. Per quanto mi riguarda continuerò ad esercitare la mia libertà di cristiano per difendere la fede che ho ricevuto con il mio battesimo e che costituisce il mio bene più caro. Che lo Spirito Santo mi aiuti a non cedere mai ad alcuna pressione o lusinga, a non cessare mai di dire la verità e a dirla tanto più forte quanto più grande è il silenzio di chi dovrebbe esserne voce. Con devoto ossequio Roberto de Mattei
Nota di BastaBugie: per leggere l'articolo del prof. Roberto De Mattei che gli ha causato l'ingiusta estromissione dai programmi di Radio Maria, clicca qui sotto BILANCIO A UN ANNO DALLA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3148
Fonte: Corrispondenza Romana, 14/02/2014
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LA CORTE COSTITUZIONALE ABOLISCE LA DISTINZIONE TRA DROGHE LEGGERE E PESANTI... AIUTANDO CHI SPACCIA
L'abolita legge Fini-Giovanardi faceva comprendere che tutte le droghe fanno male perché non esistono droghe innocue
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/02/2014
All'Università una volta insegnavano che le Corti si esprimono attraverso le sentenze; il can can mediatico che è iniziato nella tarda mattinata di ieri si basa invece su un comunicato stampa pubblicato sul sito istituzionale della Consulta: in mancanza d'altro, provo a ragionare su quello, riservando il seguito a quando saranno depositati il dispositivo e la motivazione della sentenza. Dalla nota si apprende che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime alcune disposizioni sulla droga approvate dal Parlamento nel febbraio 2006; e però, a differenza di quanto emerge dai commenti entusiastici che hanno seguito la notizia, l'illegittimità non colpisce il merito di quelle disposizioni. Il contrasto con la Costituzione non viene individuato dalla Corte nell'abolizione, che la legge del 2006 aveva operato, della distinzione fra droghe "pesanti" e droghe "leggere", o nelle nuove tabelle delle sostanze stupefacenti. La Corte fa un altro ragionamento, che si articola in questi passaggi: a) le nuove norme sulla droga sono entrate nel nostro ordinamento al momento delle conversione in legge di un decreto del Governo, riguardante misure per le Olimpiadi invernali di Torino; b) vi è eterogeneità fra la materia della versione originaria del decreto legge e le materie inserite in sede di conversione da parte del Parlamento, e l'aggiunta è avvenuta con un maxi-emendamento proposto dal Governo; c) l'estraneità di tale emendamento rispetto al testo iniziale del decreto, in quanto altera l'omogeneità delle norme del testo, determina per ciò stesso l'illegittimità della legge di conversione. Avendo nozioni rudimentali di diritto, è lecito chiedere in quale articolo della Costituzione è scritto che la legge di conversione deve avere contenuti omogenei rispetto al decreto legge originario: non nell'articolo 77, che pure è richiamato nel comunicato-stampa della Consulta quale parametro della riscontrata illegittimità. Accade però che la Corte costituzionale abbia di recente elaborato per via interpretativa questa categoria aggiuntiva di incostituzionalità: non è detto in esplicito nella Costituzione, ma da essa la fa discendere. In questo modo una regola di correttezza dell'attività parlamentare, per la quale dovrebbero avere voce in capitolo solo Camera e Senato, viene fatta diventare invece un parametro di costituzionalità, di cui è arbitro unico la Consulta. Volendo seguire il ragionamento della Corte, si sarebbe attesa poi la pronuncia di illegittimità di tutto ciò che in sede di conversione del decreto-Olimpiadi era stato aggiunto in Parlamento: modifica del fondo anti-usura, integrazioni delle leggi contro il terrorismo, potenziamento del personale delle forze di polizia e del ministero dell'Interno. Tutto questo aveva poco a che fare con lo slalom e con lo slittino; era confluito in quel decreto per una semplice ragione: si era alle ultime battute della XIV Legislatura, si trattava di norme che Governo e Parlamento ritenevano urgenti per far fronte a emergenze reali, e si è utilizzato uno degli ultimi treni utili per permetterne l'approvazione e l'entrata in vigore, prima della conclusione dei lavori. Il primo interrogativo che sorge rispetto al comunicato-stampa è: perché quanto riguarda la droga è illegittimo e quanto riguarda usura, terrorismo e Viminale invece resta in piedi? La Consulta potrebbe rispondere: perché nel giudizio di merito, dal quale la questione di legittimità è stata portata all'esame della Corte, era in discussione l'applicazione delle disposizioni sugli stupefacenti. Replica per i Giudici costituzionali: se vi siete soffermati su una questione di forma, e non sul merito, quella questione dovrebbe estendersi a tutte le norme che sono state introdotte in quella circostanza... Ma vi è di più; la nota-stampa della Corte informa che non tutte le disposizioni della cosiddetta "Fini-Giovanardi", introdotte nel decreto Olimpiadi, cadono sotto la scure della incostituzionalità, bensì solo quelle che riguardano il trattamento sanzionatorio: si tratta della norma che eliminava ai fini della pena la distinzione fra droghe "leggere" e droghe "pesanti", e della norma che, elencando le sostanze da sottoporre a controllo, le riduceva a due tabelle, una dedicata agli stupefacenti e l'altra a particolari medicinali, e forniva i criteri per classificare gli uni e gli altri. Restano in piedi, invece, altre norme sulla droga inserite all'inizio del 2006: per esempio, quelle che facilitano i percorsi di recupero prevedendo, in caso di ingresso in comunità o di trattamento in corso, il divieto di custodia cautelare in carcere, o quelle che nelle stesse circostanze sospendono la pena, entro i limiti di sei anni di reclusione. E qui lo studente di diritto si perde: ma come, dichiarate illegittime alcune norme per il modo in cui sono state fatte entrare in una legge censurando l'eterogeneità della materia, e poi fate distinzioni nell'ambito della stessa materia, colpendo alcune disposizioni e salvandone altre? In questo modo si squilibra il sistema: nel 2006 il Parlamento è stato più generoso nella previsione di benefici per il condannato per droga che affronta un percorso di recupero, proprio perché tali benefici si inserivano in un quadro d'insieme in cui al recupero si è sollecitati anche in virtù delle sanzioni previste per chi rifiuta il recupero. Ma il sistema si tiene se resta completo in ogni sua parte: se i Giudici costituzionali ne eliminano un pezzo e ne salvano un altro, esso non regge più. Quali saranno gli effetti concreti di questa decisione? Senza mancare di rispetto alla Consulta, si può dire che con una sentenza ha centrato un obiettivo che le forze collocate in Parlamento più a sinistra perseguivano da tempo; ricordo che, in sede di conversione del decreto "svuotacarceri", vi era stato il tentativo di ripristinare la distinzione droghe "pesanti"/"leggere": un tentativo che era fallito nel momento in cui autorevoli addetti ai lavori avevano spiegato, con documentazione scientifica, che una "canna" col 20% di principio attivo (il cosiddetto thc) è "leggera" solo nella fantasia di chi prova a usarla, ma nella realtà può produrre effetti più dannosi di una dose di cocaina. È un peccato che la Corte costituzionale non sia entrata nel merito, fermandosi all'opinabile dato formale prima riassunto: il messaggio che passa a seguito della sua pronuncia è che l'"erba" non fa male, e comunque fa meno male del "buco". Dopo questa pronuncia gli uffici dei giudici dell'esecuzione penale saranno sommersi da istanze di rideterminazione delle pene riguardanti condanne divenute definitive, quando la droga riguarda derivati della "cannabis"; gli arresti di spacciatori si ridurranno; il tutto a beneficio di un prevedibile incremento – se ve ne è bisogno – dei traffici, che proprio nello spaccio al dettaglio hanno il loro anello ultimo necessario, e della diffusione di ogni tipo di droghe: gli esperti veri individuano nello spinello il primo passo per altri tipi di sostanze. Quel che sconforta di più è che su questo versante la battaglia culturale sembra debole e tenue: se la legge del 2006 è l'esito di una sensibilità più decisa, il comunicato stampa della Consulta – in attesa del deposito della sentenza – è il risultato della rinuncia di molti.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/02/2014
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OMELIA VII DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 5,38-48)
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 23/02/2014)
Il brano evangelico di oggi continua quello della domenica precedente, insegnando la perfezione nel precetto della carità. Prima di tutto, Gesù parla della cosiddetta "legge del taglione" che infliggeva al colpevole lo stesso danno arrecato agli altri. Questa legge era nota fin dall'antichità e fu accolta anche dagli ebrei. La legge del taglione, così severa e spietata, era comunque un grande miglioramento rispetto agli eccessi delle vendette personali un tempo tanto praticate. Nel libro della Genesi, ad esempio, si legge che Lamec si vantava di praticare una vendetta settanta volte sette maggiore dell'offesa ricevuta (cf Gen 4,24). A queste parole di Lamec faranno poi riscontro le parole di Gesù, il quale insegna di perdonare settanta volte sette. Gesù porta a perfezione il precetto della carità fraterna superando la legge del taglione e insegnando di "non opporsi al malvagio" e di "porgere l'altra guancia" (cf Mt 5,39). Gesù introduce questo insegnamento nel solito modo, con le parole: «Io vi dico», parole che esprimono molto bene la sua autorità divina. L'insegnamento di Gesù è molto importante e molto esigente. Tuttavia le sue parole non devono essere prese alla lettera: il cristiano può e deve difendersi. La Chiesa ha sempre insegnato la legittimità di una difesa proporzionata all'offesa, soprattutto quando bisogna difendere i propri cari. Queste parole: "Non opporsi al malvagio", "porgere l'altra guancia", «lascia anche il mantello» devono essere prese nel senso che il cristiano non deve covare odio e rancore: anche quando è costretto a difendersi, egli deve amare i nemici e pregare per loro. Gesù continua il suo insegnamento dicendo: «Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle» (Mt 5,42). Se abbiamo la possibilità di fare del bene, non perdiamo questa occasione e non rimandiamo a domani quello che possiamo fare oggi! Chissà: un giorno potremo trovarci nella stessa situazione di bisogno e allora raccoglieremo ciò che avremo seminato. Poco più avanti, Gesù dice: «Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"» (Mt 5,43). L'odio per il nemico non si trova nell'Antico Testamento. Esso, in qualche modo, si rifà ai brani biblici che imponevano agli ebrei una netta separazione dai pagani (cf ad es. Dt 20,13-17). Con queste parole, Gesù si riferisce a una mentalità molto diffusa presso il popolo d'Israele che si trova codificata nella regola della comunità di Qumran, una comunità che viveva presso il Mar Morto e che si prefiggeva di vivere integralmente la Legge Mosaica nell'attesa del venturo Messia. In questa regola si leggeva che "i figli della luce" devono odiare tutti "i figli delle tenebre". Gesù infrange anche questa barriera e afferma: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 5,44). E, come esempio di questo amore, il Signore indica il Padre Celeste che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). Così deve essere la nostra carità: deve beneficare tutti, amici e nemici. In questo consiste la perfezione, la santità. Infatti, a chiusura di questo brano evangelico, Gesù afferma solennemente: "Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro Celeste" (Mt 5,48). Per essere autenticamente cristiani, dobbiamo imitare la carità di Dio. Dobbiamo mirare decisamente a questa perfezione, ciò è volontà di Dio. La santità è dunque per tutti, essa non è riservata solo a pochi privilegiati. Il desiderio della santità deve essere al di sopra di tutto, dal momento che la santità è carità. Desiderare la santità significa pertanto voler amare sempre di più, Dio e il prossimo. È con la carità praticata che si cambia il mondo e, soprattutto, i cuori degli uomini. Nella vita di san Francesco si racconta un episodio molto significativo. Vi erano dei briganti che ogni tanto venivano a chiedere al convento qualcosa da mangiare. Cosa fare: darglielo oppure no? I frati allora chiesero a san Francesco la soluzione. Il Santo risolse questo dubbio dicendo che, offrendo loro da mangiare, con il passare del tempo, essi si sarebbero convertiti. E così avvenne: tutti si convertirono e alcuni di loro chiesero di divenire frati. Il sole della carità aveva illuminato quei briganti e li aveva convertiti. Facciamo risplendere questo sole anche nella nostra vita, in questo modo molti incontreranno Dio.
Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito www.ilgiornodelsignore.it
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 23/02/2014)
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