BastaBugie n�350 del 23 maggio 2014
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MERIAM AVEVA TRE GIORNI PER CONVERTIRSI ALL'ISLAM ED AVERE SALVA LA VITA, MA HA RIFIUTATO
La commovente storia di una cristiana del Sudan sposata con un cristiano (disabile): condannata a morte per apostasia perché suo padre era musulmano e quindi l'islam la considera musulmana
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA CLAMOROSA CONVERSIONE DELLA PASIONARIA
Comunista, atea, premio Stalin per la pace (!), approvò la mattanza di cattolici in Spagna... ma alla fine si è arresa a Cristo Signore
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone
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PER DIRE ''TRANSESSUALE'' IN MODO INCLUSIVO GLI INSEGNANTI DI UN COLLEGE NEGLI USA DOVRANNO USARE UNA FRASE DI 25 PAROLE
Ma se proprio volevate l'inclusione, non era più semplice eliminare la dicitura ''sesso'' nelle anagrafiche? Così anche chi si sente un gatto, una pianta o Batman è incluso...
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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LE SUORE AMERICANE ''ERETICHE'' PREMIANO UNA FEMMINISTA RADICALE
La Conferenza delle Superiore è stata ufficialmente rimproverata dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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MANDELA FU UN POLITICO SCALTRO E SPREGIUDICATO, COLLEGATO CON PARTITO COMUNISTA E TERRORISMO
Un finto eroe che ha abbracciato il laicismo contrario alla famiglia naturale suggerito dalle agenzie Onu: un libro ne ricorda la figura
Autore: Cristiano Ottaviani - Fonte: Corriere del sud
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IL VERO PRO LIFE COMBATTE LA LEGGE SULL'ABORTO SENZA COMPROMESSI
Intervista a Cinzia Baccaglini: ''Inorridisco quando sento parlare dell'applicazione delle parti buone della legge 194''
Fonte: RadioSpada
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IL TRATTATO DI PACE SEGUITO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE MISE LE BASI PER LA SECONDA
Il primo conflitto mondiale ha le sue radici nella Rivoluzione francese dalla quale nacque la parola d'ordine di ''annientare il nemico'' (come avvenne in Vandea)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici cristiane
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LETTERE ALLA REDAZIONE: IL MIO PARROCO CITA SEMPRE PAPA FRANCESCO
I cristiani semplici non si lasciano ingannare dai mezzi di comunicazione che storpiano di continuo il pensiero del Papa
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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OMELIA VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - (Gv 14,15-21)
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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MERIAM AVEVA TRE GIORNI PER CONVERTIRSI ALL'ISLAM ED AVERE SALVA LA VITA, MA HA RIFIUTATO
La commovente storia di una cristiana del Sudan sposata con un cristiano (disabile): condannata a morte per apostasia perché suo padre era musulmano e quindi l'islam la considera musulmana
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/05/2014
Insorgono in Sudan le ambasciate occidentali, Amnesty International e altre organizzazioni non governative che difendono i diritti umani contro la sentenza con cui domenica scorsa un tribunale della capitale Khartoum ha condannato a morte per impiccagione una donna accusata di apostasia per aver abbandonato la fede islamica – così sostengono i giudici – dopo essersi sposata con un cristiano. Meriam Yahya Ibrahim Ishag, questo il nome della donna, è stata inoltre giudicata colpevole di rapporti sessuali extraconiugali perché, siccome la legge coranica proibisce che una donna islamica sposi un uomo di un'altra fede religiosa, il suo matrimonio non è stato ritenuto valido. Anche per questo, prima di essere uccisa, dovrà essere punita. Il tribunale l'ha condannata alla pena di 100 frustate. A Meriam i giudici avevano dato tre giorni, fino a martedì scorso, per abbandonare il cristianesimo. La sentenza definitiva è stata pronunciata scaduti i termini concessi, constatato il suo rifiuto a convertirsi. Siccome però è incinta di otto mesi, le frustate le verranno inflitte dopo il parto e la condanna a morte sarà eseguita due anni dopo la nascita del bambino. Meriam era stata arrestata, per rapporti sessuali senza essere sposata, nell'agosto del 2013. L'accusa di apostasia è stata formulata invece a febbraio di quest'anno, dopo che lei, per contestare l'incriminazione provando la validità del suo matrimonio, ha dichiarato di essere cristiana, il che ha fatto scattare l'ancor più grave accusa di apostasia: accusa che sarebbe quanto meno fondata, benché "spaventosa e ripugnante", come ha commentato Amnesty International, se davvero Meriam avesse abbandonato l'islam per un'altra religione. Invece lei era cristiana prima di sposarsi – lo attesta il certificato stesso di matrimonio – pur essendo nata dall'unione di un islamico con una cristiana (che la legge coranica ammette perché si ritiene certo che i figli in questo caso siano allevati nella fede islamica). Siccome, però, suo padre ha abbandonato la famiglia quando lei era bambina, la moglie ha mantenuto la propria fede di cristiana ortodossa e l'ha trasmessa ai figli. La gravidanza concede tempo che però Meriam dovrà trascorre reclusa, insieme al primo figlio che ha solo 20 mesi. Nel frattempo i suoi legali ricorreranno in appello in tutte le sedi previste dalla legge: corte d'appello, corte suprema e corte costituzionale. Sarebbe positivo se, per lo meno, questo caso, il primo del genere nel paese, servisse intanto a far discutere sulla pena capitale con cui si punisce l'apostasia in alcuni stati islamici, non solo in Sudan, in conformità con quanto prescritto in diversi Hadith (l'insieme delle citazioni attribuite al Profeta Maometto e dei racconti sulla sua vita) tra i più accreditati; ad esempio, quello riportato da al-Bukhari: "il sangue di un musulmano è inviolabile eccetto che in tre casi: la persona sposata che commette adulterio, una vita che viene riscattata per un'altra (in caso di omicidio) e chi abbandona la sua religione e la sua comunità", Bukhari 6935. Per il momento tra la popolazione sudanese quasi non c'è stata reazione. Solo all'esterno del tribunale si erano radunate una cinquantina di persone scandendo "non giustiziate Meriam" mentre un gruppo ancora meno numeroso manifestava invece a favore della sentenza ed esultava alla notizia della condanna a morte. La persecuzione di cui Meriam è oggetto riporta all'attenzione la situazione dei cristiani sudanesi, sempre più difficile in paese musulmano al 97% da quando nel 2011 il sud cristiano ha ottenuto l'indipendenza lasciandoli in balia di un governo orientato in senso integralista e di un presidente, Omar Hassan al Bashir, contro cui la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio per le vittime causate nella regione del Darfur dal processo di arabizzazione da lui voluto. Al Bashir non deve rispondere penalmente anche dei milioni di morti nel sud, in gran parte cristiani, durante la guerra civile da lui scatenata nel 1986 e conclusasi nel 2005, unicamente perché quelle stragi sono avvenute prima che la Corte venisse istituita e quindi non sono di sua competenza. Nella WorldWatch List 2014 dei paesi in cui i cristiani sono più perseguitati, a cura dell'organizzazione non governativa Open Doors, il Sudan figura 11esimo tra i 14 stati in cui la persecuzione è classificata come "estrema".
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/05/2014
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LA CLAMOROSA CONVERSIONE DELLA PASIONARIA
Comunista, atea, premio Stalin per la pace (!), approvò la mattanza di cattolici in Spagna... ma alla fine si è arresa a Cristo Signore
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone, marzo 2014
A proposito delle "due Spagne" e del feroce, periodico confronto tra loro: tutti conoscono la donna che fu ed è tuttora l'icona stessa dei rojos, i "rossi" che combatterono e persero la guerra civile del secolo scorso. Dolores lbàrruri, nome di battaglia "La Pasionaria", era, ed è ancora per molti, il simbolo che ha emozionato per generazioni i rivoluzionari, non soltanto iberici. Comunista, atea, premio Stalin per la pace (!), divenuta cittadina dell'Urss, un figlio morto a Stalingrado combattendo contro i tedeschi, odiatrice delle virtù borghesi anche lasciando la famiglia per convivere con un compagno di lotta più giovane di lei di 18 anni, presidentessa del PCE, il partito comunista spagnolo, ai tempi duri dell'esilio, voce della resistenza di Madrid assediata dai franchisti gridando alla radio, notte e giorno, la frase divenuta leggendaria: «No pasaran! No pasaran! Madrid sera la tumba de el fascismo!». Il suo ateismo e il suo anticlericalismo erano ferocemente militanti: nulla ebbe da dire, se non parole di assenso, per la mattanza di vescovi, di preti e di cattolici in generale che fu superiore persino al bilancio tragico della Rivoluzione francese nel biennio della "de cristianizzazione". Una strage che trova riscontro solo nelle persecuzioni antiche. Morì a 95 anni, a Madrid dove era potuta rientrare (con grandi onori) dopo la morte di Franco: ma la sua morte, nel 1989, coincise con il crollo del muro di Berlino e lo sgretolarsi di quel comunismo cui aveva consacrato la vita, non badando a sacrifici. Ma ora c'è un'altra delusione per i vedovi e gli orfani - certo clero di patetico anacronismo non escluso - della Grande Illusione comunista. Ora abbiamo saputo da un libro - ed abbiamo avuto conferma da alcuni familiari, mentre altri si sono chiusi in un mutismo sconfortato significativo - che "la Pasionaria", la sterminatrice di preti e di suore, l'atea granitica, la teorica della lotta a ogni Chiesa, in realtà è morta piamente, munita di tutti sacramenti, cantando persino dal suo letto di agonizzante canzoncine di devozione popolare. La rivelazione che ha portato l'ultimo colpo agli sventurati che ancora tenevano il suo ritratto appeso alle mura di casa ci è venuta in modo indiretto, attraverso una biografia, scritta da un gesuita, su un altro gesuita famoso in Spagna, il padre Llanos. Costui, dopo una giovinezza di estrema destra (fu cappellano de La Falange) passò all'estrema sinistra e divenne il prototipo e l'esempio del prete operaio, naturalmente fiancheggiatore e comunque amico dei comunisti. La Pasionaria lo conobbe per questo, ma - probabilmente con delusione del padre - non voleva da lui politica, bensì religione. E la voleva con tale fermezza che prese regolarmente a confessarsi e alla fine volle tutti i sacramenti del buon cattolico, a cominciare dalla Unzione degli infermi. Se la cosa si è conosciuta solo nel 2013, cioè 24 anni dopo la morte di Dolores lbàrruri e dopo la scomparsa anche del suo confessore non è - pare - perché la donna abbia chiesto il silenzio, ma perché così avrebbe deciso il padre Llanos. Un atteggiamento, insomma, che ricorda quello di Jean Paul Sartre quando andò nell'Urss e si rese conto del fallimento e dell'orrore del regime. Ma, tornato a Parigi, si rifiutò di parlare della sua delusione, dicendo in privato a coloro che lo rimproveravano: «Non dobbiamo demoralizzare gli operai di Billancourt», il sobborgo di Parigi dove sorgeva la più grande fabbrica di Francia, quella della Renault. Probabilmente, anche il prete operaio spagnolo non voleva dare altre delusioni ai suoi superstiti comunisti, già disperati per il crollo del "Paese dei lavoratori". Non voleva che fossero costretti a rinunciare anche ai loro "santi", a cominciare dalla mitica Pasionaria. Insomma, se queste sono state le motivazioni di quel gesuita "impegnato nel sociale", come dicono, ci sarebbe da rattristarsi ma non da stupirsi: si sa come la "conversione", quella religiosa, non sia vista di buon occhio in certi ambienti clericali, anzi sia apertamente scoraggiata. Ma, da quanto appare chiaro dai fatti, Dolores (appellativo mariano, in Spagna) ce l'ha fatta, è morta rinnegando l'ideologia che le sembrava così generosa ed era invece criminale e che aveva servito per tutta la vita. Ha varcato la porta munita dei sacramenti cattolici, liberamente e sinceramente richiesti: ed è questo ciò che solo conta.
Nota di BastaBugie: sul periodo storico della Pasionaria, cioè la guerra di Spagna, sono stati fatti due bei film di cui si possono avere maggiori informazioni dal sito FilmGarantiti cliccando nei link qui sotto 1) THERE BE DRAGONS (2012) Il film sulla Guerra di Spagna (e sul fondatore dell'Opus Dei) che non vedremo in Italia http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=38 2) L'ASSEDIO DELL'ALCAZAR (1940) Episodio epico fondamentale della Guerra di Spagna http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=175
Fonte: Il Timone, marzo 2014
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PER DIRE ''TRANSESSUALE'' IN MODO INCLUSIVO GLI INSEGNANTI DI UN COLLEGE NEGLI USA DOVRANNO USARE UNA FRASE DI 25 PAROLE
Ma se proprio volevate l'inclusione, non era più semplice eliminare la dicitura ''sesso'' nelle anagrafiche? Così anche chi si sente un gatto, una pianta o Batman è incluso...
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 15/05/2014
Le lobby Lgbt negli Stati Uniti non riposano mai e proseguono indefessamente il loro lavoro per affermare nella società l'ideologia gender a partire dal cambiamento del linguaggio. Capita così che l'Oberlin College (Ohio) abbia deciso di introdurre nuove regole «obbligatorie» nel dipartimento di atletica per essere sicuri che lo staff e gli insegnanti rispettino la «sensibilità transessuale».
NIENTE "RAGAZZI" E "RAGAZZE" Le "Linee guida per l'inclusione e il trattamento rispettoso degli atleti-studenti transessuali intercollegiali" sono state scritte da una commissione transessuale, prevedono qualche piccola modifica nell'utilizzo di «nomi e pronomi» e impongono di «non usare "ragazze" o "ragazzi" quando ci si rivolge a un gruppo di persone». Il testo obbliga anche a rimpiazzare i pronomi "he/him/his/she/her/hers" con un generico plurale "they/them/theirs".
SUPER GENDER-FRIENDLY Il dipartimento, inoltre, per rivolgersi ai transessuali nei documenti ufficiali non potrà più usare l'ex termine gender-friendly "FTM" (female-to-male), cioè "da-femmina-a-maschio", o "MTF" (male-to-female), "da-maschio-a-femmina". Al posto di "studente-atleta FTM" dovrà usare una formula un po' più lunga e articolata che in inglese consta di ben 25 parole e tradotto in italiano recita più o meno così: "Studente-atleta transessuale che è stato designato femmina alla nascita e sta/non sta sottoponendosi a una terapia ormonale prescritta dal medico in relazione alla sua transizione di genere". Al posto di "studente-atleta MTF" invece dovrà scrivere: "Studente-atleta che è stato designato maschio alla nascita e sta/non sta sottoponendosi a una terapia ormonale prescritta dal medico in relazione alla sua transizione di genere". Semplice no? Gli insegnanti dell'Oberlin College stanno già sudando sette camicie per imparare la formula a memoria.
CAMPAGNA INGLESE Negli Stati Uniti la rivoluzione linguistica è già cominciata anche nello Stato di Washington e in Colorado, dove è stato inventato un nuovo pronome neutro (Ze), ma non ha risparmiato neanche la Gran Bretagna, dove la docente Jennifer Coates ha lanciato una campagna contro la discriminazione linguistica appoggiata dal suo ateneo.
SIR E MISS La professoressa emerita di lingua inglese e linguistica all'università di Roehampton, nella periferia di Londra, ha tenuto come volontaria alcune lezioni in una scuola secondaria, l'Accademia femminile di East Dulwich. Introdotta come "professoressa" dal preside, Jennifer Coates si è indignata perché invece le alunne dal primo giorno si sono rivolti a lei usando il titolo "Miss": «È un esempio deprimente di come alle donne venga conferito uno status inferiore rispetto agli uomini, che vengono chiamati "Sir", anche se più giovani e con meno titoli accademici».
CONTRO IL LINGUAGGIO SESSISTA E così la docente, che tiene un corso all'università sul linguaggio di genere, ha deciso di lanciare una campagna per porre fine a queste «visioni sessiste», che gli alunni apprendono fin da giovani, insieme all'idea che «le donne siano esseri inferiori agli uomini». Le soluzioni proposte sono due: o si eliminano i titoli e si chiede agli alunni di chiamare i professori semplicemente per nome oppure si conferisce anche alle professoresse il titolo di "Sir". Un richiamo (purtroppo inascoltato) al buon senso e alle difficoltà reali della scuola è arrivato da Debbie Coslett, direttrice del Brook Learning Trust, che dirige tre scuole inglesi: «Se io fossi appena arrivata in una scuola dove gli studenti non mi conoscono e cominciassero a chiamarmi "Miss", mi andrebbe benone. Vorrebbe dire che mi stanno mostrando rispetto, piuttosto che rivolgersi a me con espressioni del tipo "hey" o "ehi, tu"».
Fonte: Tempi, 15/05/2014
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LE SUORE AMERICANE ''ERETICHE'' PREMIANO UNA FEMMINISTA RADICALE
La Conferenza delle Superiore è stata ufficialmente rimproverata dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-05-2014
Nel 2012 aveva fatto molto rumore negli Stati Uniti - e non solo - la «Valutazione dottrinale della Conferenza delle Superiore Religiose Femminili [degli Stati Uniti]», resa pubblica dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 18 aprile 2012, su ordine e con l'approvazione di Benedetto XVI. Si trattava del risultato di un lavoro iniziato nel 2008, condotto sotto la guida del vescovo di Toledo, nell'Ohio, mons. Leonard Blair, il quale aveva esaminato le assemblee annuali, le politiche e i documenti della Conferenza delle Superiore, la Leadership Conference of Women Religious (LCWR), che non rappresenta tutte le suore americane ma una loro parte significativa. Una delle affermazioni più forti del documento era quella secondo cui negli Stati Uniti molte suore ormai hanno deciso di andare «al di là della Chiesa» e anche «al di là di Gesù», verso un orizzonte di vaga religiosità dove Gesù è un maestro fra tanti altri e «lo spirito del Sacro» vive in tutte le religioni, anzi «in tutta la creazione» in evoluzione. Su questo punto - e anche sugli altri contestato in materia di vita, famiglia, omosessualità - le suore americane ribelli non si sono affatto piegate. Hanno contestato e ignorato il documento del 2012 e il commissario pontificio nominato per sorvegliare, l'arcivescovo di Seattle J. Peter Sartain. Ora il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Müller, è intervenuto con un discorso tenuto ala direzione della LCWR il 30 aprile scorso e pubblicato molto ufficialmente sul sito della Congregazione, dove accusa apertamente le suore di deriva verso l'«eresia». Le questioni sul tappeto sono molte, ma tutte derivano - spiega il cardinale - dall'adesione di molte di loro a una particolare corrente filosofica, quella della «evoluzione cosciente» (conscious evolution) promossa dalla filosofa americana, ebrea di nascita ma che si dichiara agnostica, Barbara Marx Hubbard e molto popolare in ambienti New Age. Questa corrente sostituisce Dio con la materia cosmica in evoluzione, afferma che l'umanità può inventarsi il proprio futuro evolutivo trasformandosi in qualche cosa di completamente diverso, e che le idee di natura, legge naturale e morale sono solo invenzioni umane. Il cardinale Müller afferma che si tratta di una filosofia non solo eretica ma vecchia e tante volte condannata dalla Chiesa, ispirata all'antico gnosticismo. Nel 2014 inoltre le suore della LCWR hanno assegnato il loro premio annuale come «Leader Eccezionale» - informando della scelta l'arcivescovo Sartain solo a cose fatte - alla teologa della Fordham University suor Elizabeth Johnson, condannata dai vescovi degli Stati Uniti nel 2011 per le sue idee che negano la divinità di Gesù Cristo e il valore redentivo del suo sacrificio sulla croce. Inoltre, il documento del 2012 alludeva proprio alla Johnson quando parlava di suore che si pongono la questione se sia opportuno o meno che «l'Eucarestia sia al centro delle loro celebrazioni comunitarie solenni», perché purtroppo «la celebrazione della Messa richiede un sacerdote ordinato, qualche cosa che alcune suore giudicano "discutibile"». Detto in altri termini, vedere un maschio sull'altare è intollerabile per suore come la Johnson intrise di «femminismo radicale», che da anni e sistematicamente «protestano contro gli insegnamenti della Santa Sede in materia di ordinazioni delle donne», anzi li «rifiutano pubblicamente», benché si tratti d'insegnamenti che, come Papa Francesco ha ribadito nella «Evangelii gaudium», dichiarano il rifiuto di queste ordinazioni definitivo e irrevocabile. Può darsi che la presenza di un maschio che celebra Messa dia fastidio a queste suore, segnalava la Congregazione per la dottrina della fede, anche per un'altra ragione, in quanto - sempre spalleggiate e anzi guidate dalle loro superiori nazionali - hanno adottato un atteggiamento sulle «persone omosessuali» - trattandosi di suore, particolarmente persone lesbiche - che, per usare forse un eufemismo, «non corrisponde all'insegnamento della Chiesa in materia di sessualità umana». Il cardinale Müller, contestando come provocatoria l'attribuzione del premio alla Johnson, ribadisce che la scelta di chi riceve premi dalle suore in futuro dovrà essere approvata da Roma, e così pure il programma dei convegni annuali della LCWR. Già prima della pubblicazione dell'intervento del cardinale Müller, le suore - che avevano all'inizio immaginato di poter profittare di vere o presunte aperture del nuovo Pontefice - hanno commentato, deluse, che «Papa Francesco è peggio di Benedetto XVI», tanto più che insiste sul sacramento della Confessione che loro rifiutano radicalmente, e che intendono continuare a promuovere sia la filosofia dell'evoluzione cosciente sia la teologia femminista di suor Johnson. Si tratta ora di vedere quali provvedimenti Roma vorrà prendere rispetto a quello che sembra proprio uno scisma.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-05-2014
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MANDELA FU UN POLITICO SCALTRO E SPREGIUDICATO, COLLEGATO CON PARTITO COMUNISTA E TERRORISMO
Un finto eroe che ha abbracciato il laicismo contrario alla famiglia naturale suggerito dalle agenzie Onu: un libro ne ricorda la figura
Autore: Cristiano Ottaviani - Fonte: Corriere del sud, 19/05/2014
Chi è stato Nelson Mandela e cosa è oggi il Sud Africa? [...] L'eco mediatico, suscitato dalla scomparsa di Mandela avvenuta lo scorso cinque dicembre, è stato in effetti eclatante. Ovunque il leader dell'emancipazione dei neri e creatore del moderno Sud Africa è stato salutato come grande figura storica e morale. In questi tempi, poveri di eroismo e in cui la crisi dei valori sta raggiungendo le sue estreme conseguenze, Mandela più di ogni altro politico si è prestato ad essere enfatizzato come personaggio senza macchia e peccato, uomo di stato saggio e lungimirante. Se compito di chi fa comunicazione può essere usare l'emotività creando miti, dovere di chi fa cultura è quello di essere lucidi e dare vere informazioni. Questo è lo scopo che i tre bravi e seri intellettuali cattolici Giuseppe Brienza, Roberto Cavallo e Omar Ebrahime si sono prefissi scrivendo questo libro, di agevole lettura ma rigorosa documentazione, che sottolinea fra l'altro l'ambiguo rapporto tra Mandela, partito comunista e terrorismo. L'intento non è ridurre, in maniera storicamente scorretta, l'azione del leader africano a quella di fiancheggiatore della lotta armata, ma di mostrare la sua natura più da politico scaltro, realista e spregiudicato, che da guru di integerrima idealità. Ufficialmente metodista Mandela in realtà è stato accondiscendente verso un certo laicismo suggerito dalle agenzie Onu ed eccessivamente tollerante nei confronti del gioco informale dei clan; il nuovo Sud Africa nella sua complessità riflette questesue contraddizioni. Il movimento di Mandela, l'African National Congress, con oltre il 60% dei consensi è un partito stato, pieno di notabili corrotti e legati all'etnia xhosa spesso prepotente nei confronti degli altri gruppi razziali. Cestinare tutto quello che ha fatto l'uomo bianco poi non sempre è positivo. Il caso estremo di questa politica si è avuto quando il presidente Mbekierede "tollerato" da Mandela che si è rifiutato, alla fine degli anni novanta, di autorizzare l'uso di farmaci retrovirali nella lotta contro l'Aids, accusando le case farmaceutiche occidentali di essersi inventate il virus Hiv. La sua scelta a favore di decotti tradizionali e dell'uso massiccio di preservativi, in controtendenza con tutto il mondo avanzato, a cui per molti aspetti il Sud Africa appartiene, ha registrato un aumento della popolazione colpita da Aids salita alla soglia tragica del 20%. Oro, uranio e platino di cui il Sud Africa è ricco non evitano gravi e crescenti problemi sociali. La disoccupazione è doppia rispetto a quella italiana, le differenze di reddito e di capitale umano tra cittadini sono altissime, mentre incombe il terrore delle bande armate, composte spesso dai giovani arrabbiati dei villaggi, che colpiscono quelle che erano un tempo ricche e sicure città. I diritti dei lavoratori, nonostante le simpatie dell'ANC per il partito comunista, sono esigui. Le proteste non di rado, come al tempo dell'apartheid, vengono soffocate nel sangue. Per trovare soluzioni si oscilla tra la simpatia per il sistema socialisteggiante del dittatore Mugabe del vicino Zimbabwe e l'accondiscendenza verso le direttive monetariste e liberiste degli organismi internazionali. Se i clan che detengono il potere guardano con crescente interesse a modelli di stato autoritario e antioccidentali, le agenzie Onu spingono per una società dominata dal primato dell'egoismo economico e su un edonismo sociale contrario alla famiglia naturale. Il Sud Africa è l'unico stato africano ad avere riconosciuto le nozze gay e il diritto di adozione delle coppie omosessuali,oltre ad avere una legislazione abortista molto permissiva. A queste prospettive drammatiche si contrappone, non senza gravi difficoltà, la Chiesa Cattolica locale. Brienza, Cavallo e Ebrahime sono attenti nel sottolineare come il cattolicesimo, universale per definizione, non debba essere confuso con il protestantesimo che, sia pure indirettamente con l'idea della predestinazione, ha scandito la dominazione anglo boera del Sud Africa dell'apartheid. Il peso morale della Chiesa Cattolica in Africa può essere immenso e rivoluzionario, quanto più capace di rimarcare con forza la sua originalità incentrata su un messaggio di amore rivolto a tutti gli uomini e sulla lotta al relativismo.
Nota di BastaBugie: si consiglia il libro "Mandela, l'apartheid e il nuovo Sudafrica. Ombre e luci su una storia tutta da scrivere", pubblicato dalla D'Ettoris Editori (Crotone 2014, pp. 140, con una Prefazione di Rino Cammilleri).
DOSSIER "SIC TRANSIT GLORIA MUNDI" Personaggi morti dal 2009 al 2019 Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Corriere del sud, 19/05/2014
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IL VERO PRO LIFE COMBATTE LA LEGGE SULL'ABORTO SENZA COMPROMESSI
Intervista a Cinzia Baccaglini: ''Inorridisco quando sento parlare dell'applicazione delle parti buone della legge 194''
Fonte RadioSpada, 3 maggio 2014
Cinzia Baccaglini è psicologa clinica e di comunità con specializzazione sistemico-relazionale, master cognitivo comportamentale, abilitazione all'uso dell'EMDR una particolare tecnica per il disturbo postraumatico da stress; baccalaureata in teologia; Presidente del Movimento per la Vita di Ravenna; operatrice Centro aiuto alla Vita di Ravenna; consulente scientifico della Quercia Millenaria; Presidente dell'Associazione privata di fedeli "Progetto Gemma" che ha come scopo la sequela di Gesù Concepito; è chiamata da molte realtà a tenere conferenze per la formazione degli operatori prolife e sul postaborto e post fecondazione extracorporea e pacchetto formativi culturali per giovani e meno giovani. Per gli amici, è solo "Cinzia prolife": basta e avanza! Hai poco più di quarant'anni, eppure ti occupi di Vita da venticinque anni: una bella esperienza. Cosa è cambiato in questo tempo, per un pro life? Cosa è più facile oggi, e cosa è più difficile? Sono stata introdotta e cresciuta alla cultura della difesa della vita nascente e morente da giganti di questo mondo (Baravelli, Migliori, Garrone, Ghielmi, Rocchi e molti altri) alcuni che stanno già contemplando il Volto del Signore ed altri, come me, ancora in Pellegrinaggio in questo mondo, semplicemente perché la realtà è che siamo impastati di Cielo. Allora le cose erano chiare, limpide, con percorsi intellettuali e persino spirituali retti. C'erano anche poche cose e chiare da sconfiggere. La linea di demarcazione tra il bene e il male era più visibile. Oggi la confusione del menzognero è più sottile, gli ambiti sono più numerosi, le persone meno formate sia culturalmente che spiritualmente. Negli anni ho conosciuto molte persone di buona volontà (semplici volontari, medici, professori universitari, oggi servi di Dio come Jerome Lejeune e Don Oreste Benzi, oggi Beati, oggi Santi... quanti nomi che sono tutti scritti nel libro della Vita potrei fare!) tutti con una preoccupazione: cosa posso fare io per ogni bimbo concepito? Mi si chiede cosa sia cambiato? E' aumentato il relativismo, si è spenta la voglia di ricercare la verità e la Verità (anche se ultimamente vedo un rinvigorimento), sono aumentati i campi di attacchi alla vita, si sono disperse energie – a mio modo di vedere – in ambiti limitrofi. E' più facile la comunicazione. Non è vero che il web, i social network non aiutano…il problema è il discernimento, la capacità critica, la formazione della coscienza. A volte ho l'impressione che bisogna ritornare all'ABC della bioetica. Mancano mattoncini basilari e si tirano su muri non proprio a piombo. E la cosa che si persa veramente è la conoscenza delle persone. Ci sono situazioni nelle quali mi chiedo: "e questo/questa da dove spunta fuori?" non perché io debba conoscere tutti ma perché è veramente aumentato il fai-da-te e questo, se da un lato, è un bene perché significa che si cresce con i diversi carismi, dall'altro, se non si condivide, può aumentare i personalismi e i disturbi narcisistici di personalità che derivano dalle solite tre tentazioni a cui l'uomo è sottoposto da sempre, quelle di Gesù nel Deserto. Hai una lunga esperienza professionale nella sindrome postaborto: puoi raccontare di questo vero e proprio tabù contemporaneo? Non tutti i professionisti sono d'accordo sul termine sindrome postaborto, nemmeno l'APA. Bene, è un problema di lessico: diciamo allora "conseguenze psichiche dell'aborto volontario". Solo 3 flash: primo, se la morte per la nostra società è un tabù, le conseguenze psichiche dell'aborto volontario sono il tabù dei tabù; si dice che la legge 194, che le permette di abortire, tuteli la salute della donna? Tutti gli studi scientifici e la mia esperienza clinica dicono il contrario. Secondo: si dice che la legge 194 tuteli l'autodeterminazione della donna? Non è vero! Sono tante e tali le pressioni e i condizionamenti personali, psicologici, culturali, familiari e metto in ultimo – volontariamente – economici che chi ascolta le donne che hanno abortito che se questo insieme è autodeterminazione è meglio essere eterodeterminate! Ogni madre che abortisce sa che non abortisce qualcosa ma qualcuno e in tempi, modi, situazioni diversi che dipendono dalla storia personale questo figlio ucciso riemerge e riemerge come tale alla coscienza. Quando racconto storie di pazienti, io ho davanti volti, nomi, storie personali e familiari, segreti familiari non aneddoti,come un persona che ascoltava una mia conferenza mi disse. Ma non solo madri ma anche padri, nonni, bimbi che stanno soffrendo per l'aborto del loro fratellino anche se già adulti, medici e infermieri e ostetriche ai quali si è fratturata la coscienza e si sono chiesti "ma cosa sto facendo?". Potrei citare studi ma sarebbe per addetti ai lavori, bastino alcune informazioni: dopo un aborto volontario aumentano ansia, depressione, ideazioni suicidarie, suicidi, inizio o aumento di sostanze stupefacenti obnubilanti come i cannabinoidi e l'alcol, i disturbi fobici, sia ossessivi che psicosomatici di varia natura; vi sono reazioni immediate di scollamenti psicotici e reazioni a breve e lungo termine a causa di eventi incrociatori importanti per il soggetto coinvolto. E' vero che esiste anche la sindrome postfivet? Anche qui, quanti racconti e studi ci sono. Ci vorrebbe un'intervista per ogni argomento solo per citare la bibliografia. Il problema è che le persone non sanno cosa sia la fecondazione extracorporea. Non c'è solo la FIVET ma l'ICSI, la PZD e tante altre procedure e sigle zootecniche. Sì, "zootecniche" perché tutte importate dalla veterinaria e pertanto neanche dichiarate sperimentali per l'uomo: il blocco del ciclo della donna con ormoni; altri ormoni per farlo ripartire a comando per avere più ovuli; il prelievo ovocitario per via transvaginale o laparoscopica; l'ottenimento dello sperma con modo facilmente intuibile o con prelievi in sede; l'incontro di spermatozoi e ovuli in una piastra con soluzione zuccherina. E poi chissà quanti e quali di questi embrioni umani vanno avanti, non vanno avanti, sono buoni non sono buoni, vengono trasferiti alcuni, altri messi in freezer per successive necessità? Chi sa, insomma, quale sarà il loro destino? Con la ICSI si inietta direttamente lo spermatozoo nell'ovulo: tante illusioni, tanta sofferenza, pochissimi bimbi in braccio rispetto ai prodotti e con molte malformazioni per cui abortibili per ricominciare... Se Jacques Testart (il padre di Amandine, la prima bimba in provetta che sia nata in Francia), così come altri, ha smesso di farla; se Dominique LaGrange ed altre donne hanno descritto il loro vissuto di macchine ovulatrici forsennate immolate sull'altare della scienza; se persino gli organi preposti al controllo in altri Paesi cominciano a dire che forse, insomma, non è che proprio funzioni o che negli anni siano migliorati i risultati in termini di bimbi in braccio; allora bisognerebbe fermarsi a pensare. In Italia no, non c'è spazio per nessuna riflessione! Si aprono le già aperte maglie con ulteriori abomini. Verrebbe da chiedersi se questo sia il legittimo desiderio di avere un figlio o il pervicace inseguimento della realizzazione dell'egoismo umano: ma sotto l'egida di una legge ormai il lecito legale è diventato lecito morale e chi vi si opponga – scriveva Romano Guardini – sembra un dottrinario senza cuore: descrizione forse poco scientifica ma a me piace che la gente capisca, questo non è un consesso medico! Nei colloqui che tieni per cercare di scongiurare l'aborto, quali sono le cose da dire? E quelle da non dire assolutamente? Non è giusto né possibile rispondere a queste domande in 2 righe. Ci sono ore e ore di corsi di formazione continua e preparazione all'ascolto di queste situazioni nelle varie realtà, che ancora seguono il loro scopo statutario, ossia il colloquio di dissuasione da aborto o colloquio di salvataggio: non mi sembra corretto dare un vademecum che rispecchi un protocollo esecutivo. Sai e senti che il tuo cuore e la tua mente sono consapevoli che ogni bimbo concepito deve essere salvato? Anche se con handicap? Anche se frutto di una violenza? Anche se da rapporto occasionale? Che non deve essere prodotto MAI e che deve essere il frutto di un rapporto d'amore naturale? Bene, allora preparati accuratamente attraverso un bel corso di dura formazione e poi buttati a salvare bimbi ovunque e sempre e dove il Signore ti ha chiesto di gettare le reti, ricordandoti che sei solo uno strumento e che i bimbi li salva il Padreterno. E attenzione però: confrontati sempre per non insuperbirti e inorgoglirti nei numeri o nelle tue capacità... il demonio è lì che ti aspetta! Quando si ha a che fare con le persone le variabili sono tantissime e dipende anche il mezzo che usi: colloquio personale, telefonico, chat, sms) e bisogna avere consapevolezza che nessuno di noi è in grado di fare tutto. Penso che l'unica consapevolezza salda che si debba avere è che quel concepito, ogni concepito è unico, irripetibile, sempre figlio e per i credenti nostro piccolo fratello o sorella in Gesù Cristo. E la domanda che il Signore ha posto a Caino "Dov'è tuo fratello?" Bisognerebbe porsela tutti i giorni. Molti hanno scritto che il Movimento per la Vita è ormai divenuto un movimento pro choice: è vero? Perché? Molti dimenticano che il Movimento per la Vita Italiano è una Federazione di Movimenti locali che hanno una loro identità, statuto e persino codice fiscale. Per cui se stiamo parlando dell'attuale dirigenza, non mi esprimo: le azioni e le parole sono evidenti, parlano da sole. Non credo nell'unitarismo strategico: unità ed unitarismo sono due concetti differenti. Posso affermare che credo nella costruzione dal basso di un popolo per la vita che abbia a cuore la difesa della vita senza compromessi! Con il Demonio non si dialoga, si combatte. E nel rispetto di tutti si costruisce insieme con la diversità dei carismi ma avendo chiaro l'obiettivo. Mai più aborti, mai più fecondazioni extracorporee anche se omologhe? Ok, allora ragioniamo; altrimenti, siamo fuori strada. Inorridisco quando culturalmente sento affermare che la 194 o la 40 sono delle buone leggi, inorridisco quando sento parlare di integrale applicazione della 194, inorridisco quando sento parlare dell'applicazione delle parti buone della 194. Tutto questo mina non le strategie ma gli obiettivi. Poi il mondo politico farà il suo (se ci riesce) ma il prolife culturalmente deve puntare alto, al massimo e non svolazzare come i piccioni della famosa canzone di Povia. Se stiamo invece parlando dei piccoli centri di aiuto alla vita che salvano bimbi con i loro soldi, con poche forze o dei Movimenti locali che ancora, e sono tanti, tengono dritti la barra senza scivolare nel politichese dove dal male minore si passa al Maligno Maggiore, rifiuto recisamente che essi possano essere definiti pro choice. Cosa si può fare per recuperare l'identità perduta del MpV? L'identità non si perde, al limite si obnubila: occorre riscoprirla. E' per me un dolore forte che si sia persa la memoria dei padri. Senza memoria non c'è futuro. Ed è per me fonte di estrema sofferenza vedere come si cerchino strategie unitarie all'esterno e non si ricomincino a fare passi di unità all'interno con quelli allontanati perché non seguivano la strategia. A volte ho l'impressione di assistere al meccanismo dell'ingroup/outgroup: si cerca un capro espiatorio interno od esterno per poter avere un collante che tenga (apparentemente) uniti. Siamo sicuri che la difesa della vita si basi su questo? Io non ho paura delle divisioni: se le identità sono chiare ci si confronta. Temo più gli inciuci sotto banco. Perché chi opera nella Luce sappiamo da chi arriva e così anche per il contrario. Ovviamente è solo una mia opinione e scevra da attacchi all'uno o all'altro. Sono una persona che ciò che deve dire lo dice in faccia. Che non si facciano quindi polemiche pensando specificamente a Tizio, Caio Sempronio: è un ragionamento trasversale a tutto il mondo prolife. E' possibile mettere fuori legge l'aborto? Come si può fare? Fino a quando non si agirà culturalmente in ogni luogo dicendo, scrivendo, proclamando dai tetti che la 194 è integralmente ingiusta e non si faranno azioni per la capacità giuridica del concepito non si potrà fare nulla, neppure nella tattica dei piccoli passi, a mio parere. Ma per questo occorrono forza, coraggio della Verità, rimetterci di persona posti, lavori, stipendi, bonus, diritti pseudoacquisiti, privilegi e soprattutto tanta preghiera e ginocchia piegate. Chi era Mario Palmaro? Questa è una domanda trabocchetto? No, scherzo! Di Mario posso solo dire che era un piccolo grande uomo e pertanto grande marito, padre, bioeticista, professore, scrittore, giornalista, filosofo del diritto e per me amico, fratello. Il paragone più calzante che di lui ho letto è quello del diamante. Il diamante è puro, ha facce pulite, è prezioso ma il diamante scalfisce anche il vetro, taglia, lascia il segno. Chi era, anzi chi è Mario Palmaro per me? L'ho conosciuto davanti ad una finestra nel 1997 con l'allora fidanzata Annamaria, tanti convegni insieme, tanta conoscenza reciproca delle diverse storie personali e fatiche quotidiane fino all'ultimo. Tanti i ricordi sempre allegri e ironici nonostante le difficoltà. Gli scherzi sul mio essere "un brav'uomo", in quanto riconosceva in me una donna con i controsoffitti, non incline a debolezze solitamente imputabili a femminucce; le mail che conservo gelosamente piene di ironia anche sulle sue difficoltà future di collocazioni cimiteriali... Ben sapendo egli la mia lunga esperienza, il suo ultimo regalo con forse il suo ultimo autografo, è stato "I tiepidi vanno all'inferno", con la dedica "A Cinzia con la quale ci siamo divertiti troppo!". Nello scrivere Mario Palmaro aveva aggiunto "Affinché non si abbia a dire che non ero io!": era il suo ringraziamento per aver visto i suoi figli contenti in quell'ultimo giorno che siamo stati insieme, sei giorni prima che tornasse al Padre e ancora lucido a parlare non di strategie ma di obiettivi. La sua sofferenza nel vedere nuove divisioni dei prolife prospettarsi all'orizzonte... cose già molte volte passate insieme. E poi i seminari, le vacanze estive... tanto tanto altro che il cuore ricorda, anche legami profondi e molti significativi tra la mia famiglia e quella di Mario. E ora basta se no piango… e io invece sono "un brav'uomo"! Sarai alla Marcia per la Vita? Certo che sì ed ho deciso di marciare col Comitato Verità e Vita per ricordare Mario Palmaro, cui è anche stato intitolato un seminario di formazione che si terrà dal 10 al 14 settembre a Castelletto del Brenzone, sul Lago di Garda. Siamo in un momento epocale. Siamo chiamati alla testimonianza in prima persona. A Dio piacendo sì per la vita, il che significa per ogni concepito, senza compromessi. Allora, ci vediamo a Roma! Ci sarà un po' di gente, mi si dice: speriamo di incontrarci e soprattutto, tra pro life, di ri-conoscerci!
Fonte: RadioSpada, 3 maggio 2014
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IL TRATTATO DI PACE SEGUITO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE MISE LE BASI PER LA SECONDA
Il primo conflitto mondiale ha le sue radici nella Rivoluzione francese dalla quale nacque la parola d'ordine di ''annientare il nemico'' (come avvenne in Vandea)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici cristiane, marzo 2014 (n.92)
Nella storia dei conflitti che hanno sempre accompagnato le vicende umane, la Prima Guerra Mondiale occupa un posto centrale, non solo per l'estensione planetaria e il numero spaventoso delle vittime, ben nove milioni, ma soprattutto per la novità e l'intensità dell'odio tra i popoli che essa accumulò nelle trincee contrapposte. Lo storico francese Jean de Viguerie mostra come alla dottrina tradizionale della «guerra giusta», per sua natura difensiva, si sostituisce nel '14-'18, una nuova concezione della guerra, offensiva, totale, incessante, che ha le sue radici nella Rivoluzione Francese. Il primo conflitto mondiale fu, in questo senso, una continuazione dell'appello alle armi lanciato l'11 luglio 1792, quando l'Assemblea Nazionale dichiarò "la Patria in pericolo". E' con la Rivoluzione Francese che nasce la parola d'ordine di "annientare il nemico", interno ed esterno, come avvenne con le "colonne infernali" che tra il 1793 e il 1794 sterminarono gli insorti della Vandea. Al concetto tradizionale di "Patria", radicato in un luogo concreto e in una precisa memoria storica, se ne sovrappone, nel XVIII secolo, uno nuovo associato all'idea dei diritti dell'uomo. La "patria filosofica" degli illuministi è divinizzata fino a diventare un Moloch che autorizza qualsiasi sacrificio. La continuità ideologica tra la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Francese fu teorizzata dagli interventisti, che presentarono il conflitto come una rivoluzione tesa ad instaurare in Europa la "democrazia universale". La "grande guerra" fu - secondo un altro grande storico, l'ungherese Francois Fejtò - un conflitto ideologico di massa, che ebbe lo scopo di «repubblicanizzare e de-cattolicizzare l'Europa» e compiere, a livello nazionale e internazionale, l'opera interrotta della Rivoluzione Francese. L'Austria-Ungheria, da cui ancora emanavano i bagliori del Sacro Romano Impero medioevale, rappresentava il principale ostacolo al progresso dell'umanità. Attraverso la distruzione dell'Impero austriaco, l'obiettivo di un circolo ristretto di uomini politici affiliati alla Massoneria fu, sottolinea Fejtò, quello «di estirpare dall'Europa le ultime vestigia del clericalismo e del monarchismo». Abbeverandosi a queste fonti ideologiche, l'interventismo rivoluzionario vedeva nella guerra il compimento della modernità ossia l'ultima fase di un processo culturale che avrebbe definitivamente liberato l'Europa dagli ultimi residui dell'oscurantismo. L'esito della guerra del '14-'18 fu, di fatto, la "repubblicanizzazione" dell'Europa. Lo storico inglese Niall Ferguson, autore di un'altra opera capitale sul conflitto, ricorda che alla vigilia della guerra discendenti e altri parenti della Regina Vittoria erano seduti sui Troni non solo di Gran Bretagna e Manda, ma anche di Austria-Ungheria, Russia, Germania, Belgio, Romania, Grecia e Bulgaria. In Europa solo Svizzera, Francia e Portogallo erano già Repubbliche. «Nonostante le rivalità imperiali della diplomazia prebellica, i rapporti personali tra gli stessi Monarchi erano rimasti cordiali, persino amichevoli: la corrispondenza tra "George", "Willy" e "Nicky", testimonia il protrarsi dell'esistenza di un'elite reale cosmopolita e poliglotta con un certo senso dell'interesse comune». La carta postbellica dell'Europa vide l'emergere di Repubbliche in Russia, Germania, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e nei tre Stati baltici, oltre che in Bielorussia, Ucraina occidentale, Geòrgia, Armenia e Azerbaijan (assorbite di forza nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel periodo dal 1919 al 1921). I trattati di Parigi del 1919-1920 costituirono, osserva a sua volta Francois Furet, «più che una pace europea, una rivoluzione europea», che sconvolse l'equilibrio sul quale si reggeva l'Europa dal Congresso di Vienna. Al Cancelliere austriaco Metternich successe, come architetto del nuovo equilibrio internazionale, il Presidente americano Woodrow Wilson, che si presentò come il profeta di una nuova era in cui, in nome del principio dell'"autodeterminazione dei popoli", le Nazioni libere avrebbero finalmente trovato la via del progresso, della giustizia, della pace. Il diritto assoluto delle nazionalità a costituirsi come Stati indipendenti, proclamato per la prima volta dalla Rivoluzione Francese, veniva così elevato a principio giuridico e a regola suprema della politica internazionale. L'Impero austriaco venne smantellato e rimpiazzato da un mosaico di piccoli Stati certamente non più omogenei, né meno multinazionali dell'Impero che essi avevano dissolto. Fu creata artificialmente la Ceco-Slovacchia, che manteneva una grande parte delle sue risorse in territorio tedesco, polacco e ungherese. Essa era composta non solo dai cechi e dagli slovacchi, ma da alcuni milioni di tedeschi che non rinunciavano ai propri diritti, da un considerevole numero di polacchi in Slesia e da un certo numero di magiari profondamente irredentisti. Nei Balcani, il ruolo che aveva esercitato l'Austria fu affidato alla Jugoslavia, anch'essa creata ex-novo. Sarebbe stato equo, certamente, ricompensare i serbi, ma attribuire ad essi la Bosnia, l'Erzegovina, il Montenegro, una grande parte dell'Albania e gli sbocchi sul mare, di cui in precedenza erano privi, significò raddoppiare il loro territorio, senza garantire l'equilibrio in quell'area. L'Italia, d'altra parte, che era entrata in guerra soprattutto contro l'Austria-Ungheria, dopo la pace si trovò alle frontiere orientali un nuovo Stato, che costituiva per essa una minaccia non minore dell'Impero asburgico. Meglio sarebbe stato allora trovare un compromesso con l'Austria per ottenere Trieste e Fiume. La delusione dell'Italia per la "vittoria mutilata" la destinava a trovare un'intesa con la Germania, mentre l'Austria non poteva che aspirare, per sopravvivere, ad una unificazione con la Germania. La strada da seguire sarebbe stata non già quella di "balcanizzare" l'Impero austriaco, ma di "debalcanizzare" i Balcani, formando una sola grande federazione dotata di autentica indipendenza e dei mezzi politici ed economici necessari a sopravvivere. Questo blocco, politicamente omogeneo, anche se etnicamente disomogeneo, avrebbe potuto espandere la sua influenza verso il Sud e l'Est del continente e costituire il naturale alleato politico delle potenze vincitrici. Allo stesso modo, la Polonia, che fin dal XII secolo aveva svolto un ruolo di primo piano nella Cristianità, sarebbe potuta divenire un bastione dell'Europa verso l'Est e, nello stesso tempo, contenere le spinte della Germania. La Conferenza di pace indebolì invece la Polonia ad est, separando da essa la Lituania, che le era stata unita da un legame liberamente ratificato per circa cinque secoli, e riconoscendo l'indipendenza dalla Russia dell'Ucraina e della Curlandia (la futura Lettonia), mentre si concedevano ai polacchi terre prussiane, come Koeningsberg e il corridoio di Danzica, inevitabilmente destinate a costituire un casus belli con la Germania. Ciò che le potenze di Versailles fecero per l'Austria, non lo fecero per la Germania. Avrebbero potuto smembrarla; si limitarono invece ad imporle la forma repubblicana, mantenendone l'unità. Le mutilazioni territoriali a cui fu sottoposto il Reich guglielmino (un settimo del suo territorio e un decimo della sua popolazione) lasciarono intatto il nucleo essenziale delle sue strutture politiche e sociali e dei meccanismi che ne avevano permesso l'espansione politica, militare ed economica. La Conferenza di Parigi non solo non indebolì la Germania, ma la consolidò, distruggendo quel sistema di piccoli Stati sovrani, circa una trentina di staterelli e di Troni che avrebbero potuto costituire un forte elemento di resistenza al totalitarismo. Con ciò la conferenza di Parigi rese al pangermanesimo un servizio maggiore di quanto avrebbe potuto rendergli lo stesso Bismarck. La nuova Germania repubblicana si presentava come uno Stato centralizzato, le cui frontiere riunivano sessanta milioni di uomini umiliati dalle potenze vincitrici. La Conferenza di Parigi, unificò e consolidò la Germania, ma allo stesso tempo ne umiliò le aspirazioni, spingendola verso il riarmo ed il revanscismo. I "paragrafi ingiuriosi" del Trattati di Versailles, come l'articolo 231 che addossava interamente alla Germania e ai suoi alleati la colpa dell'"aggressione" dell'agosto 1914, furono sentiti dall'opinione pubblica tedesca come un inaccettabile diktat e offrirono il pretesto per la costituzione di un "fronte anti-Versailles" che unì progressisti e conservatori. Lo squilibrio generato dalla pace di Versailles favorì i due "fratelli nemici", che entrarono pressoché contemporaneamente sulla scena negli anni Venti: bolscevismo e nazionalsocialismo. La dinamica storica europea e mondiale, tra il 1917 e il 1945, fu determinata dalla grande "guerra civile europea" condotta tra il Terzo Reich e l'Unione Sovietica. Molti uomini politici europei non compresero l'affinità di fondo che legava i due sistemi ideologici, ma attribuirono al comunismo sovietico il ruolo di "avanguardia" nel processo di democratizzazione dell'umanità. Per i paradossi non infrequenti della storia, l'Europa fu salvata, nella Seconda Guerra Mondiale, da quella stessa potenza che venti anni prima aveva contribuito a disgregarla. Se gli Stati Uniti non fossero entrati in guerra, il conflitto avrebbe di fatto visto di fronte nazismo e comunismo: la vittoria dell'uno o dell'altro avrebbe segnato la fine irrimediabile dell'Europa. L'entrata in guerra degli Stati Uniti contribuì non solo a determinare la sconfitta del nazionalsocialismo, ma ad evitare che l'Europa fosse totalmente conquistata dall'Unione Sovietica. La storia insegna d'altra parte che, per comprendere la natura e le cause della guerra, occorre risalire ai Trattati di Pace che le hanno concluse. Ciò che accadde a Parigi appare come la negazione di qualsiasi forma di preveggenza politica, a meno che non si debba pensare, come molti hanno fatto, ad una scelta deliberata per impedire un'autentica pacificazione dell'Europa e facilitare l'esplosione di nuovi conflitti. Nessuno lo ha sintetizzato meglio di Niall Ferguson: «La Prima Guerra Mondiale fu nello stesso tempo dolorosa, nel senso datogli dal poeta, e "un peccato". Fu qualcosa di peggiore di una tragedia, qualcosa che, come ci è stato insegnato dalla drammaturgia, deve essere considerata in ultima analisi inevitabile. Fu niente di meno che il più grande errore della storia moderna».
Fonte: Radici cristiane, marzo 2014 (n.92)
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LETTERE ALLA REDAZIONE: IL MIO PARROCO CITA SEMPRE PAPA FRANCESCO
I cristiani semplici non si lasciano ingannare dai mezzi di comunicazione che storpiano di continuo il pensiero del Papa
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 20/05/2014
Cari amici di BastaBugie, con l'elezione di Papa Francesco ho assistito a una cosa strana. Da una parte chi prima denigrava il Papa (Benedetto) è divenuto un grande estimatore del Papa (Francesco). Grazie all'influenza dei mezzi di comunicazione questo è il pensiero più diffuso. Dall'altra parte ci sono anche cristiani che al contrario amavano il Papa, ma ora non vedono di buon occhio Papa Francesco. Io mi sono sempre sentito a disagio con entrambe le posizioni, visto che la mia mamma mi ha insegnato che il Papa è il Papa punto e basta. Sul successore di Pietro possiamo sempre confidare in quanto Gesù in persona ha fondato la Chiesa su di lui in modo che le porte degli inferi non prevalgano. San Giovanni Bosco che amava profondamente il Beato Pio IX, invitava i suoi ragazzi a non dire "Viva Pio IX!", bensì "Viva il Papa!". I cristiani non devono andare dietro al Papa perché è più o meno simpatico, ma perché è il Papa, successore di Pietro, capo visibile della Chiesa voluta da Cristo. Anche il mio parroco la pensa più o meno come me. Vi segnalo che lui nel giornalino parrocchiale che viene distribuito in tutte le case della parrocchia mette sempre una frase del Papa. Mi ha detto: Visto che va di gran moda Papa Francesco, possiamo "sfruttare" questo per diffondere la parola del Papa, che i mass-media in mala fede tralasciano. Vi riporto qui sotto le varie frasi che ho ritagliato dai vari giornalini. Spero possano servire a tanti altri parroci (o semplici cristiani come me ad esempio diffondendoli su facebook o stampandoli e attaccarli in posti visibili). Marco
PAPA FRANCESCO: LA FAMIGLIA È MALATA SE GLI ANZIANI VENGONO TRATTATI COME PRESENZE INGOMBRANTI "Pensiamo anche agli altri "esiliati": io li chiamerei "esiliati nascosti", quegli esiliati che possono esserci all'interno delle famiglie stesse: gli anziani, per esempio, che a volte vengono trattati come presenze ingombranti. Molte volte penso che un segno per sapere come va una famiglia è vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani" Papa Francesco (Angelus, 29 dicembre 2013)
PAPA FRANCESCO AI FIDANZATI: NO ALLA CULTURA DEL PROVVISORIO! IL MATRIMONIO È STABILE ED È PER SEMPRE! NON VA FONDATO SUI SENTIMENTI CHE VANNO E VENGONO... "Vi state preparando a vivere insieme per sempre. Non volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell'amore vero, l'amore che viene da Dio. Come l'amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l'amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla cultura del provvisorio! Questa cultura che oggi ci invade tutti, questa cultura del provvisorio. Questo non va!" Papa Francesco (Piazza San Pietro, 14 febbraio 2014, festa di san Valentino)
PAPA FRANCESCO: IL DIRITTO ALLA VITA È IL PRIMO E FONDAMENTALE DIRITTO "La vita umana è sacra e inviolabile. Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tanto meno ideologica." Papa Francesco (Udienza con i rappresentanti del Movimento per la Vita, 11 aprile 2014)
PAPA FRANCESCO: L'ABORTO E' UN ABOMINEVOLE DELITTO "Occorre ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l'innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l'aborto e l'infanticidio sono delitti abominevoli." Papa Francesco (Udienza con i rappresentanti del Movimento per la Vita, 11 aprile 2014)
PAPA FRANCESCO: ACCOGLIERE TUTTI I FIGLI CHE DIO VUOLE DONARCI "No, no, più di un figlio no, perché non possiamo fare le vacanze, non possiamo andare qua, non possiamo comprare la casa. Sta bene seguire il Signore, ma fino a un certo punto. Questo è quello che fa il benessere: tutti sappiamo bene com’è il benessere, ma questo ci getta giù, ci spoglia di quel coraggio, di quel coraggio forte per andare vicino a Gesù. La cultura del benessere ci fa poco coraggiosi, ci fa pigri, ci fa anche egoisti" Papa Francesco (26 maggio 2013)
PAPA FRANCESCO: I BAMBINI HANNO DIRITTO A UN BABBO E UNA MAMMA "Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all'educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio!" Papa Francesco (Incontro con l'Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia, 11 aprile 2014)
PAPA FRANCESCO: NO ALLA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO "Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico." Papa Francesco (Incontro con l'Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia, 11 aprile 2014)
PAPA FRANCESCO: NO ALLA SCUOLA COME UN CAMPO DI RIEDUCAZIONE "Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione." Papa Francesco (Incontro con l'Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia, 11 aprile 2014)
PAPA FRANCESCO: IL BATTESIMO È NECESSARIO PER SALVARSI, CIOÈ ANDARE IN PARADISO "Ma è davvero necessario il Battesimo per vivere da cristiani e seguire Gesù? Non è in fondo un semplice rito, un atto formale della Chiesa per dare il nome al bambino e alla bambina? No, non è una formalità! E' un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Non è lo stesso, un bambino battezzato o un bambino non battezzato: non è lo stesso! Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d'amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte" Papa Francesco (Udienza generale del 2014, 8 gennaio 2014)
PAPA FRANCESCO: IL CRISTIANO DEVE ANDARE ALLA MESSA, PREGARE DA SOLO NON È LA STESSA COSA "Sbaglia chi riduce l'Eucarestia a un banchetto. La Messa è ben più di un semplice banchetto: è proprio il memoriale della Pasqua di Gesù, il mistero centrale della salvezza. "Memoriale" non significa solo un ricordo, un semplice ricordo, ma vuol dire che ogni volta che celebriamo questo Sacramento partecipiamo al mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo. L'Eucarestia costituisce il vertice dell'azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore. Un cattolico che ha capito che cos'è l'Eucarestia, ha capito anche che è tanto importante andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo pane che è il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. È importante che i bambini si preparino bene alla prima Comunione." Papa Francesco (Udienza generale, 5 febbraio 2014)
PAPA FRANCESCO: LA CHIESA CONDANNERÀ SEMPRE L'ABORTO COME ABOMINEVOLE DELITTO "Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo... Proprio perché è una questione che ha a che fare con la coerenza interna del nostro messaggio sul valore della persona umana, non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a modernizzazioni " Papa Francesco (Evangelii gaudium, nn. 213/214)
Caro Marco, sono molto contento di vedere che i cristiani semplici non si lasciano ingannare dai mezzi di comunicazione che storpiano di continuo il pensiero del Papa. Succedeva con Benedetto XVI e con San Giovanni Paolo II. Si sta ripetendo con Papa Francesco in modo ancor più marcato. Mi fa piacere anche vedere che il tuo frizzante parroco combatte la buona battaglia in difesa della vera fede con tutti i mezzi a sua disposizione, non in posizione difensiva, ma all'attacco. Del resto è stato proprio Gesù a suggerire di essere semplici come colombe, ma anche astuti come serpenti. San Massimiliano Maria Kolbe, l'apostolo della buona stampa, possa proteggere tutti i sacerdoti e tutti i cristiani che (come noi di BastaBugie nel nostro piccolo) stanno combattendo per Gesù Cristo che ha detto: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" .
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 20/05/2014
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OMELIA VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - (Gv 14,15-21)
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 25/05/2014)
Le letture di questa sesta domenica di Pasqua ci offrono l'occasione per una profonda riflessione su quello che deve essere l'impegno missionario di ogni cristiano. La prima lettura parla della Comunità cristiana di Samaria, sorta in seguito alla predicazione del Diacono Filippo, il quale, animato da grande spirito missionario, si recò ad annunziare il Vangelo ai Samaritani che erano i più disprezzati non solo dagli Ebrei, ma anche dai cristiani. Il messaggio del Vangelo si doveva rivolgere anche a loro. Come allora, anche oggi esiste la forte tentazione di fare delle preferenze e di escludere qualcuno dai propri interessi apostolici. Al contrario, la carità cristiana deve abbracciare tutti: nessuno deve essere escluso dal cuore del missionario. «Le folle – afferma la prima lettura –, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo» (At 8,6) e ci furono molte conversioni. Allora giunsero in Samaria Pietro e Giovanni a confermare con l'imposizione delle mani, ovvero con il Dono dello Spirito Santo, l'operato di Filippo. Questo particolare ci ribadisce come l'opera missionaria del singolo deve comunque essere controllata e confermata da chi nella Chiesa esercita l'autorità. La seconda lettura ci dà dei preziosi insegnamenti su come deve essere la nostra testimonianza evangelica. San Pietro, nella sua Prima Lettera, ci esorta ad essere sempre pronti «a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (3,15). I fratelli che vivono attorno a noi, che incontriamo ogni giorno per la strada, che vivono nello stesso nostro palazzo, che sono vicini di porta, hanno mille interrogativi su Dio, sulla Chiesa, sul dolore innocente di tanti bambini, sulle tante ingiustizie che colpiscono l'umanità. Il cristiano, con il suo comportamento e con le sue parole umili e rispettose, deve essere luce per tanti fratelli, conducendoli alla conoscenza della verità. Ognuno di noi, con un minimo di preparazione, deve saper rispondere alle tante domande che cercano una soluzione convincente. Per far questo, prima di tutto dobbiamo assimilare bene il Vangelo, e, inoltre, dobbiamo leggere e approfondire il Catechismo della Chiesa Cattolica. Tuttavia, questo «sia fatto con dolcezza e rispetto» (ivi). Non sarà certo per le nostre parole che tanti nostri fratelli troveranno la luce della verità, ma per l'umiltà, la carità e la mitezza che dimostreremo nei loro confronti. Una parola altezzosa, anche se veritiera, allontana da Dio; una parola umile penetra i cuori e conduce a salvezza. San Pietro ci insegna a rispettare il nostro interlocutore, a non volersi imporre, a non pretendere di "spuntarla" ad ogni costo con verbosa arroganza. La missione è opera d'amore e deve essere animata dall'amore soprannaturale che dobbiamo portare verso il prossimo. I nostri fratelli si devono sentire amati, allora accoglieranno le nostre parole, anche se povere e disadorne. Inevitabilmente, non incontreremo solo accoglienza e successo, ma anche chiusura e delusione. Il missionario deve mettere in conto tutto questo, pensando che è impossibile riscuotere sempre un buon esito. Spesso il missionario sarà incompreso, deriso e respinto. Ma, come ricorda san Pietro in questa seconda lettura, «se questa è infatti la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male» (1Pt 3,17). L'esempio ce lo ha dato Gesù stesso «morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio» (1Pt 3,18); l'esempio ce lo hanno dato gli Apostoli, che hanno coronato un lungo e fruttuoso apostolato con la corona del martirio; l'esempio, infine, ce lo hanno dato i missionari in questi duemila anni di Cristianesimo, i quali hanno dovuto affrontare difficoltà di ogni genere, non esclusa la morte. La risorsa del missionario è Cristo, «messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito» (1Pt 3,18). Partecipe del mistero della Croce, il missionario sarà anche partecipe del mistero della Risurrezione. Dal Vangelo di oggi si può comprendere quella che deve essere l'anima del nostro apostolato. Il brano inizia con una frase molto bella e profonda: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15). È una esigenza dell'amore: se amiamo il Signore, mettiamo volentieri in pratica la sua Volontà, anche quando ciò comporta sacrificio da parte nostra. Quando si ama il Signore si sente il desiderio di mettersi al suo servizio, per farlo conoscere e amare da tutti. Ecco dunque la fonte dello zelo missionario: l'amore di Dio. Il Signore ci dice di essere suoi testimoni e, se lo amiamo realmente, ciò non ci sarà difficile. Se togliamo l'amore, la missione cade nel nulla e sarà impossibile l'osservanza di tutti gli altri Comandamenti. Se amiamo, non siamo mai soli: il Signore ci dona il suo Spirito. Lo Spirito di verità che Gesù ha promesso ai suoi discepoli sostiene il missionario nelle difficoltà del compito a lui affidato. Egli deve dimorare in noi, deve agire in noi, e servirsi di noi per illuminare il mondo. Da questo si capisce il primato della vita contemplativa rispetto a quella attiva. Non possiamo dare ciò che non abbiamo. Se saremo "imbevuti" di Dio, come una spugna gettata nell'acqua, allora potremo beneficare tanti nostri fratelli. La ricchezza di vita interiore traboccherà necessariamente in una vita missionaria piena di buoni frutti. Chi ama il Signore osserva i suoi Comandamenti e «chi ama me – dice Gesù – sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21). La missione deve essere una risposta a questo amore di Dio per noi. Gesù si manifesterà allora nella nostra vita e sarà il protagonista del nostro apostolato. Lasciamolo agire in noi: più saremo uniti a Lui per mezzo di una preghiera continua, tanto più Lui si manifesterà in noi e tanto più i nostri fratelli potranno "vedere" Dio nella nostra vita. Chiediamo alla Vergine Maria la grazia di ottenere tutto questo, per la maggiore gloria di Dio e per il bene del prossimo.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 25/05/2014)
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