BastaBugie n�351 del 30 maggio 2014
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PAPA FRANCESCO SCOMUNICA LA PRESIDENTESSA DI ''NOI SIAMO CHIESA'' CHE CELEBRA UNA MESSA-FARSA IN CASA PROPRIA
I mezzi di comunicazione non riportano la notizia (eccetto l'Ansa che però parla di prima scomunica dimenticando il prete australiano scomunicato perché a favore dei matrimoni gay)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
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ELEZIONI: IN EUROPA C'E' CHI DICE NO
Molti europei hanno votato no alla dittatura finanziaria di Bruxelles e alla sua rovinosa quanto artificiale moneta
Autore: Massimo Viglione - Fonte: Il Giudizio Cattolico
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LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI E' UN'ESIGENZA DOVUTA AI TEMPI? FALSO!
Al tempo di Gesù le famiglie e la morale erano molto peggio
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA BELLA STORIA (DIMENTICATA) DELL'OSPIZIO DI SANTA MARTA
Rifugio di terremotati e soldati malati della 1° guerra mondiale, alloggio dei cardinali per il conclave, adesso vi abita il Papa
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone
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IL FILM CRISTIADA VIENE DISTRIBUITO IN FRANCIA... ED E' SUBITO BOOM
L'epopea dei Cristeros messicani: quando i cattolici sono costretti a impugnare le armi per difendere la Chiesa
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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GUERRA AI CIBI GRASSI: L'ENNESIMA CAMPAGNA ALLARMISTA E INUTILE
Come per la crociata contro il riscaldamento globale, anche i salutisti chiedono leggi certe basate su studi molto incerti
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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I METODI NATURALI POSSONO AIUTARE GLI SPOSI CHE DESIDERANO UN FIGLIO
Per imparare i metodi naturali (Billings, Sintotermico Roetzer o Sintotermico CAMeN) non si può far da sé leggendo un manuale, ma è necessario rivolgersi ad una insegnante qualificato (ecco gli indirizzi in ogni regione)
Fonte: CICRNF
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DOPO I FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA SI PASSA A DISTRUGGERE ANCHE IL RAMO FEMMINILE DELL'ISTITUTO
Le Francescane dell'Immacolata di fronte allo sfascio del post-concilio hanno rifiutato la creatività dottrinale e liturgica oggi imperante e per questo vengono punite
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
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OMELIA ASCENSIONE - ANNO A - (Mt 28,16-20)
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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PAPA FRANCESCO SCOMUNICA LA PRESIDENTESSA DI ''NOI SIAMO CHIESA'' CHE CELEBRA UNA MESSA-FARSA IN CASA PROPRIA
I mezzi di comunicazione non riportano la notizia (eccetto l'Ansa che però parla di prima scomunica dimenticando il prete australiano scomunicato perché a favore dei matrimoni gay)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 23/05/2014
Probabilmente oggi Vittorio Bellavite, coordinatore per l'Italia di Noi siamo Chiesa ("Wir sind Kirche"), non direbbe più al Manifesto,come fece giusto un mese fa, di nutrire grandi speranze verso Papa Francesco. Poiché proprio Papa Francesco ha scomunicato Martha Heizer, la co-fondatrice e presidentessa di tale organizzazione ultraprogressista ed ipercritica verso Roma. Un provvedimento, che, oltre alla donna, ha colpito anche il marito Gert. La notizia è estremamente importante: da una parte è positiva, in quanto giunge a far un po' più di chiarezza nella Chiesa. Dall'altra, mostra con evidenza lo scisma ad Essa interno e da tempo in atto. Uno scisma strisciante, capace di conquistare gli sguardi magari silenti, ma compiaciuti ed ammiccanti di diversi prelati, di qualche Vescovo, di numerosi fedeli. Non a caso a Noi siamo Chiesa, la cui sezione italiana partecipò al Gay Pride nazionale esplicitamente come sigla «cattolica», ha sempre avuto il sostegno di realtà quali il "Laboratorio Sinodale Laicale" facente capo alla "Scuola di Bologna", che tanta presa par fare ancora oggi in molte Diocesi e Parrocchie. Non a caso due milioni e mezzo di persone - tra le quali, è evidente, molti cattolici – hanno firmato nell'aprile 1995 quell'"Appello dal popolo di Dio", sempre voluto da Noi siamo Chiesa, rivolto alla gerarchia cattolica per chiedere l'introduzione del sacerdozio femminile, l'abolizione del celibato dei preti e della distinzione tra laici e clero, l'elezione "democratica" dei Vescovi ed un "adeguamento" della morale sessuale ai tempi ed ai costumi contemporanei, in sostanza la secolarizzazione della Chiesa. Con una sfrontatezza ed un'arroganza senza pari Martha Heizer, assieme al consorte Gert, da tre anni a questa parte "celebra" una messa-farsa nella propria abitazione di Absam, davanti ad altri fedeli ed in assenza di sacerdoti. La Commissione, voluta appositamente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ritenuto per questo opportuno adottare la scomunica, trovandosi di fronte alla profanazione del Sacramento dell'Eucarestia. Provvedimento, consegnato personalmente ai coniugi settantenni dal Vescovo di Innsbruck, mons. Manfred Scheuer, ma respinto dagli interessati, dettisi addirittura «indignati e choccati», nonché pronti a proseguire per la propria strada, ritenendo urgente una «riforma della Chiesa Cattolica», forse non essendo al corrente di quanto altri, in passato, la "riforma" l'avessero già tentata. Di certo v'è comunque che ora Noi siamo Chiesa, con annesse "Comunità di base", devono chiudere baracca e burattini. L'auspicio è che lo sguardo si spinga ora anche a quell'arcipelago di sigle e realtà loro strettamente o idealmente connesse e tuttora operanti. Quelle stesse che indussero Benedetto XVI, in un discorso fatto a Friburgo il 25 settembre 2011, ad auspicare che la Chiesa tedesca avesse a "demondanizzarsi", a «fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo». Un discorso, da estendersi purtroppo anche oltre la Chiesa tedesca...
Nota di BastaBugie: la notizia della scomunica di Papa Francesco non ha trovato spazio nei telegiornali e nei mezzi di comunicazione di massa. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che si sarebbe cominciata ad incrinare la falsa immagine buonista che hanno cucito addosso a Papa Francesco... Immaginiamo cosa sarebbe successo se questa scomunica l'avesse comminata Benedetto XVI: apriti cielo! Solo l'Ansa, la prima agenzia italiana di informazione, ha pubblicato un breve comunicato sull'accaduto, ma stranamente la notizia ha avuto il seguente titolo: "La prima scomunica di papa Francesco". Questo dimostra la mala fede di chi fa indottrinamento sotto la scusa dell'informazione. Infatti solo chi è scorretto può pubblicare un simile titolo che dimentica che non è affatto la prima volta che Papa Francesco scomunica qualcuno. Già era successo con un sacerdote australiano a favore dei matrimoni gay. Ecco di seguito l'articolo di Serena Sartini pubblicato su "Il Giornale" del 26/09/2013 dal titolo "L'altra faccia di Francesco: scomunicato prete eretico": Se da una parte Papa Francesco non smette di sorprendere con la sua voglia di dialogo e confronto con tutti, altrettanto ferme sono le sue posizioni che appartengono alla linea di una Chiesa tradizionalista. Non è trascorso molto tempo da quando il Pontefice ha mostrato accoglienza verso divorziati e gay. L'ultima volta è stata nell'intervista rilasciata al direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro. I mezzi di comunicazione hanno parlato di apertura su nozze omosessuali e aborto. In realtà, la posizione del Vaticano non è cambiata di un millimetro. E Papa Francesco non si discosta affatto da quella linea dottrinale che ha contraddistinto i suoi predecessori. Ne è una prova la notizia della prima scomunica latae sententiae firmata da Papa Bergoglio. Padre Greg Reynolds, sacerdote australiano, ha infatti ricevuto la comunicazione di scomunica dal Vaticano attraverso l'arcivescovo della Diocesi di Melbourne, Denis Hart. Il motivo? Le sue posizioni di apertura sulle nozze omosessuali e sul sacerdozio femminile. Posizioni non in linea con l'orientamento della Chiesa. La notizia è stata diffusa dal National Catholic Reporter, un portale di informazione religiosa con sede a Kansas City. Poi ha cominciato a diffondersi soprattutto sui media australiani. E ha trovato conferma in Vaticano. «Il dossier è stato curato dalla Congregazione per la dottrina della fede, anche se la scomunica è automatica - spiegano dai Sacri Palazzi - e significa essere fuori dalla Chiesa, ovvero non poter ricevere nessun sacramento. In questo caso la decisione è stata presa per le posizioni del sacerdote che non collimano con la dottrina della Chiesa. Si tratta della prima scomunica del Pontificato di Papa Francesco. Ovviamente il procedimento era iniziato con Benedetto XVI, ma la decisione finale è stata di Papa Francesco». Il documento della Santa Sede, scritto in latino e senza una spiegazione dettagliata, porta la data del 31 maggio. Già nel 2011 il sacerdote era stato sospeso dal suo ministero dall'arcivescovo di Melbourne. Padre Greg, dunque, non avrebbe potuto più celebrare la messa. Ma nonostante ciò, il sacerdote ha continuato a presiedere pubblicamente la celebrazione e a predicare opinioni contrarie agli insegnamenti della Chiesa cattolica. Il prete ha anche fondato un movimento, chiamato «Inclusive Catholics», che esprime posizioni di apertura e sostegno verso le nozze gay. Ora è arrivata la scomunica di Papa Francesco. «Mi aspettavo di poter essere ridotto allo stato laicale - ha affermato il sacerdote australiano - ma di certo non mi sarei aspettato di essere scomunicato. Un tempo la scomunica era considerata un qualcosa di enorme, ma oggi le gerarchie ecclesiastiche hanno perso ogni fiducia e rispetto. Nessuno dal Vaticano mi ha mai contattato - ha aggiunto il religioso - e non mi hanno dato alcuna spiegazione». Reynolds viene accusato di eresia, secondo il Canone 751 del diritto canonico, ovvero «l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica o il dubbio ostinato su di essa». La decisione del Vaticano è definitiva e inappellabile, senza possibilità di ricorso. «Una scelta effettuata per il bene della Chiesa», si legge nella comunicazione a padre Greg Reynolds. [...]
Fonte: Corrispondenza Romana, 23/05/2014
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ELEZIONI: IN EUROPA C'E' CHI DICE NO
Molti europei hanno votato no alla dittatura finanziaria di Bruxelles e alla sua rovinosa quanto artificiale moneta
Autore: Massimo Viglione - Fonte: Il Giudizio Cattolico, 26 maggio 2014
Al di là delle questioni italiane, il voto del 25 maggio 2014 segna un momento storico dell'intero processo europeista: per la prima volta molte delle popolazioni del nostro continente hanno ragionato liberamente e hanno detto no alla sinarchia finanziaria di Bruxelles e alla sua rovinosa quanto artificiale moneta. Francia, Gran Bretagna, Ungheria, Danimarca, Svezia, in maniera limitata anche la Spagna, sono più che un segnale: sono l'inizio di una rivolta. E non è vero che i cosiddetti "populisti" vincano a causa della crisi economica. Certo, questa influisce, eccome. Ma la Gran Bretagna o la Danimarca o la Svezia non ne risentono quasi per nulla. Non solo: il Paese che più ne risente dopo la Grecia, e cioè la nostra disastrata Italia, purtroppo invece ha votato in buona parte a favore di partiti europeisti. Il che dimostra che la crisi svolge un ruolo limitato ai fini della scelta elettorale. Inoltre, anche per lo specifico italiano, occorre dire che la somma della Lega e di Fratelli d'Italia fa da sola il 10%, e senz'altro anche all'interno dei grillini – e altrove, fra la grandissima area del non voto – molti altri sono contrari all'UE e alla sua moneta. Quindi anche in Italia, sebbene in maniera più limitata, qualcosa inizia a muoversi, perché vuol dire che milioni di persone non credono più alla chiacchiere europeiste ma iniziano ad accorgersi dei reali intenti di un mondo che nessuno ha mai eletto e conosciuto ma che comanda a bacchetta a governi nazionali e condiziona la vita quotidiana di centinaia di milioni di persone secondo criteri che sfuggono totalmente alla comprensione del cittadino medio. Insomma, al di là del fallimento dello stesso euro, si comincia a capire la prima e la più grande elle verità: che la UE e i suoi misteriosi gerarchi sono nemici giurati della civiltà e della cultura europea e dei cittadini, essendo asserviti alla finanza sinarchica e a progetti di sovversione politica economica e morale i cui effetti iniziano chiaramente a manifestarsi. Quanto detto è confermato anche da un piccolo particolare che sembra essere sfuggito e riguarda proprio l'Italia. Il partito che esce più disastrato dalla tornata elettorale è – guarda caso – il partito espressione diretta dei potentati europeisti: Scelta Civica di Mario Monti. Non esiste più. Sentivo stamane alla televisione un giornalista del Corriere della Sera che dichiarava che l'attuale ministro della Pubblica Istruzione, segretario di quel ridicolo partito, ha preso... 500 voti! "Come se si fosse candidata in un robusto condominio romano", è stato il suo brillante commento. Questo la dice lunga, perché, eppure, costei è un ministro della Repubblica, e fa capire ancora una volta quanto pesi la sinarchia brussellesse e quanto di contro occorra farla sparire per recuperare la nostra libertà. Questo hanno capito gli europei. Non solo e non tanto il voto francese, quanto quello ungherese e austriaco dimostrano che la rivolta non è solo contro l'euro, ma contro l'intero progetto di distruzione della nostra società e civiltà, in una parola, contro il mondialismo sovversivo e innaturale. Gli europei iniziano a dire no! Tutti i giornalisti – pur non potendo nascondere la verità – immediatamente mettono in chiaro che alla fine popolari e socialisti insieme hanno sempre la maggioranza (interessante nota: il che vuol dire che i due raggruppamenti sono reciproci sostenitori, due facce della stessa medaglia) e quindi nulla cambierà, solo provvedimenti atti a migliorare la situazione e soddisfare alcune richieste. Ma la verità è che per la prima volta Le Pen non è un caso isolato. L'Ungheria non è un caso isolato. La Danimarca – che in passato tante volte aveva già dimostrato il suo euroscetticisimo – non è un caso isolato. L'Austria non è un caso isolato, e così via. E perfino in Italia quel 10% e più di persone che ragionano liberamente non sono un caso isolato, e sicuramente andranno a crescere. Certo, noi siamo i più addomesticati di tutti, quelli che hanno i maggiordomi del nemico dentro casa. Ma è anche vero che ormai, anche qui, qualcosa si sta rompendo. Renzi ha stravinto, è vero, ma ogni volta che la sinistra di potere stravince in Italia poi tracolla. Inoltre, Renzi, a suo modo, non è gradito neanche alla cd. "intelligenza" di sinistra. Grillo ha commesso il pacchiano errore di gridare al trionfo e invece si è fermato a un livello inferiore delle politiche, dimostrando così già un inizio di implosione. Quanto a Berlusconi... quando ci si riduce a fare l'animalista e a parlare della dentiera di Dudù e si candida un individuo come Cecchi Paone... cosa ci si può aspettare? Quale destra si vorrebbe rappresentare? Come ho già scritto in passato [https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2728], la rovina di Berlusconi sono certo le donne, ma non tanto le olgettine, quanto le varie Prestigiacomo, Ravetto, Carfagna e in particolare la Brambilla, tutte espressioni di un mondo senza valori – anzi, di antivalori – che con la destra non ha nulla a che vedere e che invece risponde perfettamente ai piani sovversivi proprio della sinarchia europeista. Oggi è comunque giornata storica e di festa, perché ha iniziato a vincere la libertà, certamente e direttamente in molti Paesi europei (quanto avvenuto in Gran Bretagna è addirittura impressionante), per certi versi limitati anche in Italia. Niente sarà più come prima ora. Ora tocca a noi cattolici organizzarci seriamente per opporre una vera resistenza e scardinare l'oppressione mondialista. Naturalmente, quando parlo di cattolici non mi riferisco al mondo dello "spirito di Todi" (ve lo ricordate?), trionfalmente schierato con Monti e con l'euro e la UE per "salvare" l'Italia, di cui oggi si intravedono i resti putridi. Mi riferisco ai cattolici veri, che non guardano in faccia a nessuno altro che non sia la Verità e la tradizione cattolica europea, alle persone di fede che con intelligenza libera e coraggio personale sono pronte a impegnarsi nella lotta per la salvezza di quello che rimane della millenaria civiltà europea, e, magari, anche per l'inizio di una nuova società, fondata sul Vangelo e sulla immensa eredità spirituale, civile e culturale dell'Europa cristiana. Quella vera, l'unica vera.
Fonte: Il Giudizio Cattolico, 26 maggio 2014
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LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI E' UN'ESIGENZA DOVUTA AI TEMPI? FALSO!
Al tempo di Gesù le famiglie e la morale erano molto peggio
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-05-2014
Quello che si sente dire, non di rado, anche in ambienti cattolici, è che la concessione della comunione ai divorziati risposati è un'esigenza dovuta ai tempi. Troppe sono oggi le persone divorziate risposate, per mantenere in vita vecchie regole e vecchi schemi. Si tratta con tutta evidenza di una idea debole, per la quale la verità è sottomessa all'arbitrio del numero. Fu utilizzata dai radicali al tempo del divorzio ("sono già milioni i divorzi de facto, per ignorare ancora la possibilità di un divorzio riconosciuto", si diceva già allora), e sempre dagli stessi per legalizzare l'aborto: "poiché gli aborti clandestini sono ormai la norma, tanto vale regolarizzare l'aborto tout court". Ma lo scopo di questo articolo non è quello di valutare un simile ragionamento sul piano logico; e neppure da un punto di vista teologico. Lo scopo è semplicemente capire, da un punto di vista storico, se questa posizione sia compatibile con l'insegnamento di Cristo. La domanda che vogliamo porci è allora questa: come si comporterebbe Colui che è sommamente buono e misericordioso, Gesù Cristo stesso, se venisse oggi? Cambierebbe la dottrina dell'indissolubilità matrimoniale, ritenendola inadeguata ai tempi, e irrispettosa per l'alto numero di divorziati risposati oggi esistente? Introdurrebbe eccezioni, casistiche, problematicità varie come quelle proposte dal cardinal Kasper? Renderebbe un po' più flessibile, quel laconico e lapidario comandamento che dice "Ciò che Dio congiunge, l'uomo non separi" (Mt.19,8)? Il primo punto da cui partire è senza dubbio questo: il matrimonio, nel mondo antico, pre-cristiano, è di due tipi: monogamico, o poligamico. La monogamia è presente in Grecia, presso il popolo ebraico e a Roma; in altre civiltà, invece, vige la poligamia. L'insegnamento di Cristo sulla famiglia non è dunque una novità del tutto inaudita: la monogamia, lo si ripete, era intuita presso vari popoli come l'istituto portante della società. Siamo di fronte a quello che viene chiamato di solito il "diritto naturale": anche popoli non cristiani portano nel loro cuore il suono di esigenze morali universali. Come Ippocrate aveva capito che abortire è uccidere, in un'epoca in cui l'aborto era però la norma, così i romani comprendevano bene che l'optimum, nel rapporto uomo donna, è la fedeltà e la durata del coniugio. Così in età repubblicana, cioè prima di Cristo, a Roma è previsto il fidanzamento, attraverso una cerimonia ufficiale comprendente lo scambio di un anello (messo nell'anulare, perché, secondo Aulo Gellio, esisterebbe "un nervo molto sottile, che parte dall'anulare e arriva al cuore"). Ad esso segue il matrimonio: una cerimonia solenne, contrassegnata da una sorta di comunione davanti ad un altare, su cui viene offerto a Giove un pane di farro. Inoltre vi è il sacrificio di un animale, di cui vengono lette, da un aruspice, le interiora. Una donna, sposata una sola volta, e quindi di buon auspicio, unisce le mani degli sposi, di fronte ai sacerdoti e a dei testimoni, a dimostrazione della funzione anche sociale del matrimonio. Uomini e divinità sono dunque chiamati a testimonianza di un fatto, lo si ripete, di cui è piuttosto chiara l'importanza. In verità, però, se andiamo a scavare in profondità, scopriamo che anche la monogamia romana, forse la più solida nel mondo antico, era inficiata da mille eccezioni: il maschio, per esempio, poteva andare tranquillamente con le schiave, senza che ciò costituisse uno scandalo neppure per la moglie; inoltre poteva ripudiare la moglie per una serie piuttosto abbondante di motivi. Così anche la monogamia ebraica era quasi una finzione, in quanto le scuole rabbiniche potevano ampliare a dismisura la possibilità del ripudio, permettendo così agli uomini di sposare, in successione, molte e molte donne. Non solo: anche la poligamia era piuttosto praticata. Se torniamo a Roma, in età imperiale, cioè all'epoca di Cristo, e poi nei secoli di graduale affermazione del cristianesimo, i costumi sono precipitati. Tutti gli storici sono concordi nel rilevare che la monogamia, già dissolubile, dell'età repubblicana, è in grave crisi. La durata media dei matrimoni è sempre minore; i divorzi sono sempre di più; persino la cerimonia nuziale, in perfetto accordo con la graduale diminuzione del senso del coniugio, è divenuta semplice, veloce, quasi banale. Ormai, come scrive Igino Giordani nel suo capolavoro, "Il messaggio sociale del cristianesimo", «per divorziare non occorrevano forme complicate. Come per sposare. Bastava un avviso a voce o per iscritto o per messaggio»; tutto era più semplice rispetto al passato repubblicano e il divorzio «divenne una piaga che incancrenì l'istituto del matrimonio e logorò la famiglia». Il grande Seneca, un contemporaneo di Gesù, scrive che ormai le persone «divorziano per sposarsi e si sposano per divorziare». Giovenale, nel I secolo dopo Cristo, ricorda il nome di una donna che si è sposata 8 volte in 5 anni, mentre Marziale descrive la crisi del matrimonio contemporaneo citando Telesilla, con i suoi 10 mariti. Il grande storico romano Carcopino, nel suo La vita quotidiana a Roma, ribadisce il concetto: il divorzio in età precristiana, a Roma, era raro, in età imperiale estremamente diffuso. Anche perché, come ricorda la storica Eva Cantarella, nel suo L'ambiguo malanno, alla possibilità del divorzio richiesto dal marito, con la donna di solito come vittima impotente, si era andata affiancando la possibilità che a divorziare fossero anche le donne. Dato di fatto incontestabile: all'arrivo di Cristo e nei secoli successivi nell'impero romano il matrimonio e la famiglia erano in crisi più che mai; una crisi che si riversava anche sulla società e che finiva anche per avere ripercussioni demografiche. In questo contesto, per citare ancora la Cantarella, la predicazione di Cristo sul matrimonio indissolubile fu senz'altro ben poco "realistica" e alquanto "rivoluzionaria". Tanto più che per i pagani il matrimonio durava sinché dura la volontà di stare insieme, mentre i cristiani "prendevano in considerazione la sola volontà iniziale, fissandola per così dire nel tempo, e solo ad essa attribuendo valore determinante". Di qui le legislazioni degli imperatori cristiani, che piano piano cominciarono a limitare i divorzi, imponendo «per la prima volta, una casistica di circostanze che li giustificavano». Quanto all'insegnamento e all'educazione cristiani, un apologeta come Giustino nella sua Apologia per i cristiani del II sec. d. C espone il pensiero tradizionale della Chiesa, condannando le seconde nozze e il divorzio dei suoi contemporanei e invitando a rispettare in toto l'insegnamento di Cristo. Che certamente non si impone facilmente, soprattutto presso i ceti più alti. Sembra per esempio che Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, sia stato il primo sovrano franco ad avere una sola moglie, meritandosi anche per questo l'appellativo di "Pio". Nel corso dei secoli seguenti la Chiesa si batterà in ogni modo anzitutto per insegnare l'importanza e la grandezza dell'indissolubilità matrimoniale, nello stesso tempo per difenderla, soprattutto dalla prepotenza maschile. Tutti ricordano che per questa posizione intransigente si arrivò persino ad uno scisma, quello con l'Inghilterra di Enrico VIII, quando sarebbe bastato annullare le nozze del re inglese, o concedergli il divorzio da Caterina, per scongiurarlo. Ma i casi simili sono moltissimi. Ricordava infatti lo storico Jacques Le Goff su Avvenire (21/1/2007): "Si dice spesso che in caso di adulterio non vi è uguaglianza fra uomo e donna. Ora, in un certo numero di casi molto particolari, e spesso molto famosi, l'uomo è stato severamente condannato dalla Chiesa, pensiamo al re di Francia Roberto il Pio o a Filippo Augusto. Roberto il Pio, nei primi anni dell'XI secolo, dovette separarsi dalla seconda moglie, Berta di Blois, poiché il clero lo considerava bigamo (la prima moglie era ancora viva) e incestuoso (i due erano consanguinei in terzo grado). Il papa Innocenzo III, invece, eletto nel 1198, lanciò l'interdetto contro il regno di Filippo Augusto, che aveva ripudiato nel 1193 la moglie, Ingeborg di Danimarca, e aveva sposato Agnese di Merania. Negli statuti urbani del XII secolo in Italia e del XIII in Francia, si trovano articoli sulla punizione dell'adulterio che prevedono dure pene sia per gli uomini che per le donne. Così, ad esempio, le Consuetudini di Tolosa del 1293, che raccomandano e illustrano in un disegno la castrazione di un marito adultero...". Possiamo citare un altro caso interessante, che ci dice di come l'indissolubilità sia stata per la Chiesa una verità non negoziabile, neppure con i più potenti. Come nel caso di Teutberga. Racconta lo storico Robert Louis Wilken, nel suo I primi mille anni, riguardo al papa Niccolò I: «In un famoso confronto sfidò il re Lotario II di Lotaringia, che aveva divorziato dalla moglie Teutberga perché non gli aveva dato un erede maschio. Quando gli arcivescovi di Colonia e Treviri giunsero a Roma con i verbali di un sinodo che aveva riconosciuto la validità del divorzio, Niccolò scomunicò i due vescovi. Per tutta risposta l'imperatore Ludovico II (fratello di Lotario, ndr) fece marciare le sue truppe su Roma, accusando Niccolò di 'volersi ergere a 'imperatore del mondo'. Il papa però fu irremovibile e alla fine Lotario dovette accettare Teutberga come sua legittima consorte». Ora, a parte notare quanto gesti come questo, ripetuti molte volte nella storia, abbiano significato per la difesa della dignità femminile, spesso esposta, in passato, alla maggior forza maschile, si può concludere questa breve rassegna storica attualizzandola: anche oggi un prelato tedesco vorrebbe cambiare la dottrina, sostenuto anche dai Lotari di oggi (il potere mediatico ecc). Ma Roma è Roma, e non può mutare dottrina. Non per "cattiveria" verso i divorziati risposati, ma per fedeltà a Cristo e per il bene delle generazioni future: alle quali è opportuno tornare ad insegnare la grandezza e la felicità insita nell'amore per sempre. È tempo, certo, di sanare ferire e curare i sofferenti (questo il compito pastorale che si può certamente profilare per il futuro), ma anche di costruire piano piano, dalle rovine di questo vecchio mondo, una nuova civiltà, più umana perché più cristiana. Rammentando san Paolo, quando parla dell'amore (anche quello coniugale, ovviamente): «L'amore è paziente, è benigno l'amore; non è invidioso l'amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L'amore non avrà mai fine».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-05-2014
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LA BELLA STORIA (DIMENTICATA) DELL'OSPIZIO DI SANTA MARTA
Rifugio di terremotati e soldati malati della 1° guerra mondiale, alloggio dei cardinali per il conclave, adesso vi abita il Papa
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone, marzo 2014
Quello che, con il nome antico, è ancora chiamato "Ospizio di Santa Maria" era ed è la foresteria della Città del Vaticano. Giovanni Paolo II la fece ricostruire, contando di adibirla anche all'alloggio dei cardinali in tempo di Conclave. Cosa che in effetti avvenne, prima per l'elezione di Benedetto XVI e poi per quella di Francesco. Il quale, come sappiamo, ha deciso di fermarsi lì, lasciando vuoto l'alloggio papale negli attigui palazzi. Ebbene, questo "Ospizio" ha una storia che fa onore alla Chiesa ma che è ormai ignorata. Vale la pena di ricordarla. All'inizio del 1915, il terremoto nella Marsica fece una strage spaventosa: oltre 30.000 morti, soprattutto ad Avezzano, che fu interamente distrutta. Lo Stato italiano, di nascosto, stava mercanteggiando la sua neutralità, chiedendo ai due fronti contrapposti chi offriva di più per un intervento nella guerra già in corso. Non c'era né tempo, né soldi, né soldati per occuparsi troppo di quelle decine di migliaia di abruzzesi morti e delle centinaia di migliaia rimasti senza nulla, a cominciare dalla casa. Il Papa viveva ancora rinchiuso in Vaticano e il governo italiano si preoccupava di precisare ai suoi interlocutori segreti che, con chiunque si fosse alleato, non avrebbe tollerato che la Chiesa partecipasse ad alcuna conferenza diplomatica internazionale. Ma proprio quel papato emarginato si mosse per fare tutto ciò che poteva: Santa Marta divenne un rifugio, un ospedale, una casa per un gran numero di poveri terremotati della Marsica. Nella "inutile strage" (come la chiamò Benedetto XV, allora Pontefice), purtroppo entrò alla fine anche l'Italia. Ed ecco di nuovo Santa Marta, trasformata stavolta nella sede di una gigantesca opera vaticana di assistenza concreta ai prigionieri, soprattutto malati, di ogni Paese. Alla fine del conflitto, il Segretario di Stato, cardinal Gasparri, comunicherà che quell'intervento era costato ben 85 milioni di lire oro: una somma enorme venuta solo dalla carità cattolica. Romain Rolland, il premio Nobel per la pace che molto si batté contro quella terribile guerra, disse che in essa «la Chiesa cattolica è stata la seconda Croce Rossa». Non fa male ricordare certe cose a chi ha in testa sempre e solo lo IOR.
Fonte: Il Timone, marzo 2014
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IL FILM CRISTIADA VIENE DISTRIBUITO IN FRANCIA... ED E' SUBITO BOOM
L'epopea dei Cristeros messicani: quando i cattolici sono costretti a impugnare le armi per difendere la Chiesa
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 25/052014
Non se lo aspettava nessuno. E invece il film Cristiada (For greater glory), uscito in Francia con il titolo "Cristeros", sta sbancando il botteghino. La pellicola sull'insurrezione popolare dei cattolici messicani contro il governo anti-cristiano nella seconda metà degli anni '20 è stata prodotta con un cast di prim'ordine (Garcia, Longoria, O'Toole) nel 2011, ma non ha riscontrato l'interesse di nessun grande distributore europeo. In Italia, infatti, è circolato solo grazie a proiezioni private.
SCOMMESSA VINTA In Francia, invece, grazie alla scommessa di Saje, è arrivato nei cinema lo scorso 14 maggio: «La prima settimana siamo riusciti a distribuirlo in 61 sale e la risposta del pubblico è stata ottima: ad oggi il film è già stato visto da 25 mila persone e si è classificato al terzo posto in tutta la Francia per il rapporto tra spettatori e sale», spiega a tempi.it il presidente di Saje, Hubert de Torcy.
FILM DI ENORME QUALITÀ La casa francese che realizza prodotti audiovisivi «per la missione» non si era mai lanciata nella grande distribuzione. Questa è la loro prima esperienza: «Abbiamo creato un nuovo ramo della nostra società per permettere a questo film di essere accessibile a tutto il pubblico francese. È incredibile come, nonostante l'enorme qualità di questa pellicola sui Cristeros», i martiri messicani che diedero la vita per non abiurare la fede, «fino ad oggi nessuna grande casa francese abbia deciso di distribuirlo».
SPETTATORI SCONVOLTI E COMMOSSI I fatti dicono che hanno sbagliato. Se la prima settimana il film «è stato distruibito in 61 sale, questa seconda lo sarà in 70». De Torcy è più che soddisfatto del risultato: «Gli spettatori sono tanti se pensiamo al numero esiguo delle sale». Ma soprattutto è contento chi si è recato al cinema: «La gente che esce dalle sale è davvero entusiasta. Tantissimi hanno mostrato di essere rimasti sconvolti, commossi fino alle lacrime. Bisogna ammettere che le testimonianze eroiche della maggior parte di questi Cristeros martiri sono edificanti». «In effetti – continua il presidente – è impossibile andare al cinema e non porsi questa domanda: che cosa avrei fatto io al loro posto? Sapere poi che queste persone sono realmente esistite, che la storia è vera e vedere le foto reali di alcuni di loro nei titoli di coda interroga profondamente gli spettatori».
TRA I "MIGLIORI FILM DI TUTTI I TEMPI" Le storie di martirio alla base del film (che vi abbiamo raccontato in diversi articoli) sono poco conosciute e molti in Francia hanno parlato di «censura» a proposito della tarda distribuzione della pellicola. «Personalmente non credo che questo film sia stato censurato. Da una parte – afferma de Torcy - penso che alcuni produttori stranieri non siano inseriti nei circuiti convenzionali e facciano quindi fatica a raggiungere i distributori locali. Dall'altra ritengo che molti distributori non si trovino a loro agio con certi film "impegnati", che per seguire un linguaggio alla moda vengono definiti "di nicchia"». Ma che "di nicchia" non sono affatto, se è vero che il sito di riferimento francese per il cinema e le serie tv (AlloCiné) l'ha addirittura inserito tra i «migliori film di tutti i tempi».
Nota di BastaBugie: tutte le informazioni sui Cristeros e sul film Cristiada le puoi trovare sul sito Film Garantiti cliccando sul seguente link http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=28
Fonte: Tempi, 25/052014
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GUERRA AI CIBI GRASSI: L'ENNESIMA CAMPAGNA ALLARMISTA E INUTILE
Come per la crociata contro il riscaldamento globale, anche i salutisti chiedono leggi certe basate su studi molto incerti
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/05/2014
Se stai per addentare un panino in un fast food, ma sulla sua scatola vedi impressa la foto di un uomo obeso in ospedale, intubato, che muore di infarto, avresti ancora fame? Se sotto questa foto ci fosse scritto: "questo panino uccide", avresti ancora fame? Probabilmente no. E allora abbiamo trovato la formula perfetta per mettere tutti a dieta. O meglio: lo hanno trovato due organizzazioni internazionali, la Consumers International (CI) e la World Obesity Federation (WOF). Ieri hanno presentato un documento con cui chiedono formalmente ai governi di imporre al cibo delle norme draconiane, copiate da quelle che già regolano le sigarette. Con una grande dimostrazione di zelo, le due organizzazioni mondiali chiedono di inserire immagini-shock nelle confezioni del "cibo-spazzatura", come già si usa per le sigarette. Vorrebbero veder cancellati tutti gli acidi grassi artificiali da ogni prodotto culinario entro 5 anni. E nel frattempo esigono leggi che impongano all'industria culinaria una riduzione di grassi saturi, sale e zuccheri fino a livelli quantitativi ritenuti non pericolosi. Ai governi viene, inoltre, chiesto di supervisionare i prezzi dei prodotti culinari, introdurre nuove tasse, intensificare i controlli prima di concedere licenze a ristoratori e produttori, investire fondi pubblici sulla ricerca. Il nuovo rapporto della CI e WOF è solo l'ultima puntata di una campagna, condotta anche ad alti livelli, basti pensare alla first lady Michelle Obama, con il suo orticello alla Casa Bianca e le sue lezioni nelle scuole contro il "cibo spazzatura". Lo scorso marzo, la Action on Junk Food Marketing aveva lanciato la sua petizione per vietare tutte le pubblicità di cibi non allineati con i canoni salutisti trasmesse prima delle ore 21, nei programmi per bambini e ragazzi. A farne le spese sarebbero stati soprattutto gli spot in periodo festivo, natalizio e pasquale. Guai a pranzi e cenoni, insomma. Nel 2013, uno studio effettuato dai ricercatori di Oxford, suggeriva invece una tassa del 20% sulle bibite zuccherate quale metodo efficace per ridurre la popolazione obesa. In Italia questa idea era stata anticipata, poco più di un anno prima, dal governo Monti, che aveva proposto una legge per introdurre la nuova imposta, anche se poi aveva dovuto fare marcia indietro a seguito delle rivolte scoppiate nelle categorie colpite. Nel secondo governo Berlusconi, il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia, aveva pensato di dimezzare le porzioni servite ai ristoranti. Di fatto, il cliente avrebbe dovuto pagare il doppio. Anche in quel caso non se n'è fatto nulla, ma la proposta c'era. La tentazione salutista è una vecchia moda. Anche Adolf Hitler, a suo tempo, era vegetariano e fanatico della salute, propria e dei cittadini (solo quelli di razza superiore, gli altri dovevano essere eliminati per far loro spazio). Tuttora è una politica che conquista facilmente consensi. Imporre la salute sembrerebbe la politica più ovvia del mondo. Anche se, a ben vedere, certezze scientifiche non ci sono. Solo per citare gli ultimi studi in merito, il 17 marzo scorso, sul New York Times (una testata progressista), si trova un articolo a firma di Anahad O'Connor, in cui si legge: "… un'ampia ed esaustiva nuova analisi condotta da un team di scienziati internazionali, non ha trovato alcun nesso fra l'assunzione di grassi saturi e gli attacchi cardiaci e altri problemi al cuore. Questi nuovi risultati sono parte di un crescente numero di studi contestano la comune nozione che vede i grassi saturi come intrinsecamente pericolosi per la salute e prolungheranno il dibattito su quali cibi sia meglio mangiare". È ormai famoso il docu-film Super Size Me, dove il protagonista-regista-sperimentatore Morgan Spurlock si fa cavia per dimostrare quanti problemi sorgano a mangiare sempre nei fast food (e sempre le porzioni più grandi). Già l'esperimento in sé appariva discutibile, considerando che anche nelle migliori trattorie lombarde si rischia l'infarto se si mangiano continuamente dosi massicce di cassoela e ossi buchi. Ma giusto per confutare direttamente Spurlock, un insegnante statunitense di scienze delle scuole superiori, John Cisna, ha provato a mangiare per sei mesi solo in un fast food. Ed è dimagrito. Ha scritto e pubblicato un libro, My McDonald's Diet, in cui racconta la sua esperienza. Nessun salutista è ancora riuscito a provargli il contrario. Evidentemente il corpo umano è più complesso di quel che si pensi. L'unico principio dietetico sano, che finora non è stato confutato, premia una dieta variegata. Ma è politicamente scorretto ribadirlo, perché potrebbe offendere intellettuali quali Darren Aronofsky, vegano e autore della versione ecologista cinematografica di Noè (dove l'uomo merita il diluvio universale perché mangia carne) e tanti altri come lui, che fanno del veganesimo, una dieta ultra-vegetariana, una bandiera ideologica oltre che alimentare. Come per la crociata contro il riscaldamento globale, anche i salutisti chiedono leggi certe a fronte di studi assolutamente incerti. Difficile non sospettare che mirino a qualcos'altro oltre alla salute dei cittadini. Un maggiore ruolo dello Stato nella vita personale è l'unico esito sicuro delle loro proposte. Ma le campagne contro il "cibo spazzatura" vanno lette assieme a tutte le altre sugli alimenti e l'agricoltura: lotta agli Ogm, appelli di Ue e Onu per iniziare a mangiare insetti le campagne per la diffusione di cibo biologico, a Km Zero e senza conservanti e gli studi sulla presunta insostenibilità delle tecniche di allevamento, "troppo" dispendiose di acqua e nutrimenti per animali. E si capisce meglio il senso del tutto: è uno dei tanti capitoli della lotta contro la cosiddetta "impronta umana". Partendo dalla considerazione che la presenza dell'uomo inquina e disturba il resto dell'ecosistema, si mira a ridurla, sia numericamente (denatalismo) che economicamente (decrescitismo), riducendo in ogni caso la capacità umana di trasformare la natura a proprio vantaggio. In questa cultura, dimagrire è essenziale: l'impronta umana è più leggera. Se si cancella, tanto meglio.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/05/2014
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I METODI NATURALI POSSONO AIUTARE GLI SPOSI CHE DESIDERANO UN FIGLIO
Per imparare i metodi naturali (Billings, Sintotermico Roetzer o Sintotermico CAMeN) non si può far da sé leggendo un manuale, ma è necessario rivolgersi ad una insegnante qualificato (ecco gli indirizzi in ogni regione)
Fonte CICRNF
I metodi naturali possono aiutare le coppie che desiderano un figlio. Infatti oltre alla conoscenza dei giorni fertili, cioè quelli in cui è possibile concepire un figlio, le osservazioni dei segni e sintomi permettono di individuare i giorni in cui è più probabile concepire cioè i giorni più vicini all'ovulazione ed in cui la capacità di fecondabilità degli spermatozoi è maggiore. Inoltre la conoscenza del ciclo femminile permette di comprendere meglio e tempestivamente alcuni problemi della donna di tipo ormonale o infettivo, che possono essere più presto diagnosticati ed affrontati.
COSÌ IL MIO CORPO HA RIPRESO A FUNZIONARE Conosco diverse coppie che non riescono ad avere figli e hanno percorso la classica via della medicina occidentale, con le sue varie modalità più o meno invasive. Anche se non avere figli è veramente una delle difficoltà più grandi da accettare, dai loro racconti ho capito che quella strada non faceva per noi, perché avrebbe tolto al nostro desiderio di essere genitori quella tenerezza e quella umanità che a mio avviso sono indispensabili. Con la nostra insegnante dei metodi naturali abbiamo continuato il nostro percorso per alcuni mesi, acquisendo sempre più competenza su quella che era la mia situazione. Grazie a lei sono riuscita a contattare un medico che mi ha aiutato a comprendere la ragione del mio malessere dell'ultimo anno (ero semplicemente intollerante ad alcuni alimenti e ciò aveva indebolito il mio corpo a tal punto da non riuscire a portare avanti una gravidanza); mi ha accolto con la stessa umanità con cui mi aveva accolto la mia insegnante. Dopo pochi mesi di cure il mio corpo ha ripreso a "funzionare". E finalmente sono rimasta incinta! Sara e Luca
DARE SIGINFICATO ALLA SOFFERENZA Da oltre vent'anni ho l'opportunità di incontrare le coppie che desiderano apprendere i metodi naturali di regolazione della fertilità. In questi ultimi dieci anni sono diminuite le coppie che hanno usato i metodi naturali per distanziare le nascite e sono aumentate quelle che li richiedono perché vivono il dramma dell'infertilità. A volte queste coppie arrivano all'insegnante dopo varie peregrinazioni e, sfiduciate, avvilite, sperano di trovare nel "naturale" una risposta alla loro sofferenza. Il mio servizio consiste nell'aiutare la coppia infertile a dare significato alla sua grande sofferenza e a riportare la maternità e la paternità al suo valore originale. Questo impegno dà buoni risultati perché spesso la donna concepisce e, se ciò non avviene, emerge la spontanea apertura all'adozione: il grembo è comunque fecondo perché sa accogliere la vita. Diana, insegnante dei metodi naturali
APERTURA GIOIOSA ALLA VITA Qualche tempo fa una donna atea e infertile, che si era avvicinata al metodo naturale esclusivamente per ragioni ecologiche, tornò con il bambino in braccio per esprimere la sua gratitudine nell'aver raggiunto la maternità con i metodi naturali, cioè attraverso un cammino che l'aveva fatta crescere nella conoscenza di sé e nel rispetto della dignità della procreazione umana. Come lei, tante altre negli anni sono riuscite a ottenere una gravidanza in questo modo. Dove la gravidanza invece non è arrivata, il metodo naturale è stato comunque un aiuto basilare: sul piano clinico per avviare una diagnosi di sterilità, sul piano umano per affrontare le scelte conseguenti nell'ottica della generosità e del dono. Le coppie che seguivano questo stile di vita, infatti, hanno accettato con più facilità la fatica della loro condizione: le ho viste aprirsi alla maternità adottiva oppure a un qualche servizio di volontariato. Ciò che accade più spesso – e di fondamentale – nel cammino delle coppie che scelgono i metodi naturali è l'apertura gioiosa all'accoglienza della vita. In un'epoca in cui si parla di amore "liquido", ho sperimentato nei fatti che la proposta dei metodi naturali costituisce, in definitiva, un contributo culturale molto importante per la costruzione di famiglie solide. Per quanti ci si incamminano seriamente, diventa una scoperta liberante che, a fronte di una piccola disciplina della sessualità, arricchisce profondamente la relazione coniugale in termini di serenità, salute e apertura alla vita. Una volta una coppia venne a ringraziarmi con queste parole: «Ci hai insegnato a spostare una montagna con la punta del mignolo». Flora, insegnante dei metodi naturali
Nota di BastaBugie: i metodi di regolazione naturale della fertilità sono metodi che consentono di individuare all'interno del ciclo femminile il periodo fertile ed i tempi sterili, attraverso l'osservazione quotidiana di alcuni segni e sintomi naturali di fertilità strettamente dipendenti dall'andamento ormonale proprio di ciascun ciclo. Questa conoscenza può essere utilizzata per la ricerca della gravidanza in caso di difficoltà ad ottenere il concepimento. Il Metodo dell'Ovulazione Billings ed i metodi Sintotermici (metodo Sintotermico CAMeN e metodo sintotermico Roetzer) possono essere applicati in ogni circostanza della vita della donna, anche con ciclo irregolare. Il Metodo Naturale può aiutare ogni uomo ed ogni donna a prendere coscienza del dono della fecondità e maturare un atteggiamento di apertura consapevole al dono della vita; a crescere nel dialogo, nell'amore, nel rispetto reciproco, e vivere la propria sessualità in modo sempre più maturo e consapevole. Le testimonianze dell'articolo sopra riportate sono estratte dal testo: Angela Maria Cosentino "Testimoni di speranza. Fertilità e infertilità, dai segni ai significati", Edizioni Cantagalli, Siena, 2008. Per imparare i metodi naturali (Billings, Sintotermico Roetzer o Sintotermico CAMeN) non si può procedere da autodidatta, né affidarsi alla lettura di un manuale, ma è necessario rivolgersi ad una insegnante qualificato. I corsi sono gratuiti. Per l'elenco degli insegnanti suddiviso per regione, consulta il sito ufficiale della Confederazione Italiana dei centri per la regolazione naturale della fertilità: http://www.confederazionemetodinaturali.it
Fonte: CICRNF
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DOPO I FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA SI PASSA A DISTRUGGERE ANCHE IL RAMO FEMMINILE DELL'ISTITUTO
Le Francescane dell'Immacolata di fronte allo sfascio del post-concilio hanno rifiutato la creatività dottrinale e liturgica oggi imperante e per questo vengono punite
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 21/05/2014
Gli ultimi dubbi, per chi ancora ne avesse, sono definitivamente caduti. Esiste un piano per la sistematica distruzione dei Francescani e delle Francescane dell'Immacolata, i due istituti religiosi fondati da padre Stefano Maria Manelli, oggi travolti dalla bufera. Lunedì 19 maggio 2014, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, ha annunciato alla Madre generale delle Francescane dell'Immacolata, la nomina, con effetto immediato, di una "visitatrice" per l'Istituto, con poteri di ferreo controllo che di fatto equivalgono a quelli di una "commissaria". Nella casa generalizia delle Frattocchie si è insediata, ipso facto, suor Fernanda Barbiero, dell'Istituto Suore Maestre S. Dorotea, una religiosa "adulta" e aggiornata, di tendenza moderatamente femminista, fautrice, con qualche anno di ritardo, dell'"umanesimo integrale" maritainiano. Le Suore Francescane dell'Immacolata sono un ordine religioso di diritto pontificio, che si distingue per la giovane età media, per il numero delle vocazioni e soprattutto per il rigore con cui vivono il loro carisma, secondo la Regola bollata di san Francesco d'Assisi. Una parte di esse esercita un intenso apostolato missionario dall'Africa, al Brasile, alle Filippine, mentre un'altra parte ha abbracciato la vita contemplativa, in spirito di profonda austerità e preghiera. Le Suore, ispirandosi al modello di san Massimiliano Maria Kolbe, gestiscono case editrici, radio, riviste di grande diffusione popolare, come "Il Settimanale di Padre Pio". Questo apostolato di conquista, unito all'amore per la Tradizione, è certamente una delle cause dell'odio che si è addensato su di loro e sui confratelli Francescani. L'11 luglio 2013, il cardinale Braz de Aviz ha affidato il governo dei Francescani dell'Immacolata, ad un "commissario apostolico", che in meno di un anno è riuscito a disgregare l'ordine, costringendo i migliori Frati a chiedere le dispense dai loro voti, per uscire da un Istituto ormai ridotto a un campo di rovine e poter vivere in altro modo la propria vocazione. Il caso delle Francescane che ora si apre è ancora più grave di quello dell'Istituto maschile. Il pretesto per la "visita" e poi per il commissariamento dei Frati fu la presenza di un piccolo e aggressivo gruppo di "dissidenti", incoraggiato e alimentato dall'esterno. Nessuna dissidenza si è manifestata invece tra le Suore, che vivono in spirito di unione e carità fraterna. Francescane e Francescani dell'Immacolata, devono essere soppressi soprattutto per il loro avvicinamento alla Tradizione, in conflitto con la prassi della maggior parte degli Istituti di Vita consacrata. Diciamo avvicinamento perché le due congregazioni francescane sono nate e si situano al di fuori del mondo "tradizionalista". Di fronte allo sfascio teologico e pastorale del post-concilio, esse hanno manifestato un attaccamento all'ortodossia della Chiesa che contrasta con la creatività dottrinale e liturgica oggi imperante. La congregazione per i religiosi considera questo sentire cum ecclesia "tradizionale" incompatibile con il sentire cum ecclesia "vaticansecondista". La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata commise un palese abuso di potere quando pretese di interdire ai Francescani dell'Immacolata la celebrazione della Messa secondo il Rito romano antico. E i Frati commisero un altrettanto evidente errore quando accettarono di rinunciare alla celebrazione della Messa tradizionale. Essi giustificarono la loro rinuncia sulla base di due motivi: l'obbedienza e il bi-ritualismo. Ma il problema di fondo non è il mono o il bi-ritualismo. Il fatto è che la Messa tradizionale non è mai stata abrogata e non può esserlo e che tutti i sacerdoti conservano il diritto a celebrarla. Il cardine del Motu proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum del 7 luglio 2007 sta in quella riga che concede ad ogni sacerdote il diritto di «celebrare il Sacrificio della Messa secondo l'edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa». Si tratta di una legge universale della Chiesa che conferma la Bolla Quo primum di san Pio V (1570). Mai nessun sacerdote è stato punito, o potrebbe esserlo per aver celebrato la Messa tradizionale. Mai potrà essere imposto a dei fedeli, laici o suore che siano, di rinunciare al bene di un Rito canonizzato dall'uso di quasi due millenni di storia della Chiesa. L'obbedienza è una virtù, forse la più alta. Ma il problema che oggi si pone nella Chiesa è a chi e a che cosa si debba obbedire. Quando l'obbedienza alle autorità umane, invece di perfezionare la vita spirituale, la pregiudica, mettendo a repentaglio la propria salvezza, deve essere vigorosamente rifiutata, perché bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini (Atti, 5, 29). Forse il cardinale Braz de Aviz vuole spingere le suore a passare in massa alla Fraternità San Pio X, per poter dimostrare che non c'è spazio possibile tra i tradizionalisti "scismatici" e la Chiesa "conciliare". Egli sembra dimenticare però due cose: in primo luogo che molti vescovi e addirittura intere conferenze episcopali si trovano oggi separati dalla fede della Chiesa in misura molto maggiore di quanto non sia separata la Fraternità San Pio X dalle autorità ecclesiastiche; in secondo luogo che il diritto canonico permette alle Suore e ai Frati di essere sciolti dai loro voti per riorganizzarsi nella forma di un'associazione privata di fedeli, vivendo la propria vocazione al di fuori di ogni arbitraria imposizione (canoni 298-311). La congregazione dei Religiosi rifiuterebbe a 400 suore le dispense dei voti che dovessero chiedere? Sarebbe una brutale violazione di quella libertà di coscienza di cui oggi tanto si parla, e così spesso a sproposito. La dottrina tradizionale della Chiesa considera inviolabile la libertà di coscienza in foro interno, perché nessuno può essere forzato nelle sue scelte, ma nega tale libertà nell'ambito pubblico, o foro esterno, perché solo la verità, e non l'errore ha diritti. I fanatici del Vaticano II teorizzano la libertà religiosa in foro esterno, riconoscendo i diritti di tutti i culti e le sette, ma la negano in foro interno, processando le intenzioni e invadendo l'ambito della coscienza individuale. Ma è possibile imporre con la forza, a Frati e Suore, di restare all'interno di un istituto religioso in cui non si riconoscono, perché ne è stata distrutta l'identità? Il principio secondo cui salus animarum suprema lex, è il fondamento non solo del diritto canonico, ma della vita spirituale di ogni battezzato, che deve avere come regola irrinunciabile del proprio agire la salvezza della propria anima. Se, in questa prospettiva, qualcuno, seguendo la retta coscienza, volesse resistere agli ordini ingiusti che cosa lo aspetterebbe? Un abbraccio dialogante e misericordioso o la dura politica del bastone? Espulsioni, censure, sospensioni a divinis, scomuniche e interdetti sono ormai riservate solo a chi si mantiene nella fede ortodossa? Un'ultima domanda è per il momento senza risposta. Il bastone del cardinale Braz de Aviz è in aperta contraddizione con la politica di misericordia di papa Francesco o ne costituisce una singolare espressione?
Fonte: Corrispondenza Romana, 21/05/2014
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OMELIA ASCENSIONE - ANNO A - (Mt 28,16-20)
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 1° giugno 2014)
Quaranta giorni dopo la Risurrezione, Gesù ascende al Cielo davanti agli sguardi stupiti degli Apostoli. Prima di lasciare la terra, Gesù parla per l'ultima volta, affidando ai suoi Discepoli l'incarico di evangelizzare tutte le genti, dicendo: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). È questo il mandato missionario che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa e che fedelmente dobbiamo eseguire, affinché tutti conoscano il Vangelo e abbiano la Vita eterna. Da una parte, l'Ascensione del Signore ci invita a innalzare il nostro pensiero alle realtà celesti, distaccandolo dalla terra, secondo le parole che abbiamo sentito nella seconda lettura, ove l'apostolo san Paolo ci esorta a comprendere sempre di più «a quale speranza [Dio ci ha chiamati], quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi» (Ef 1,18-19); dall'altra parte siamo invece chiamati a non rimanere inerti, in una passiva attesa del ritorno del Signore, ma a edificare il regno di Dio su questa terra. Dunque, se in poche parole vogliamo sintetizzare il messaggio di questa solennità, possiamo dire che, alla luce dell'Ascensione del Signore, siamo esortati a innalzare i nostri cuori al Cielo e appoggiare bene i nostri piedi a terra, adoperandoci per la diffusione del Vangelo nel mondo intero. Ci vuole la contemplazione e ci vuole l'azione. Questi due elementi vanno sempre insieme. Le sorti di questo mondo non si migliorano nelle discussioni, nelle riunioni, nelle pianificazioni, ma innalzando il cuore al Signore e attingendo da Lui la luce e la forza per operare e per diffondere il bene nel mondo. I più grandi realizzatori sono stati quelli che meno ne avevano le apparenze, sono stati quelli che hanno derivato dalla contemplazione l'efficacia della loro azione. Il mondo è pieno di iniziative: i progetti si moltiplicano, le forze si debilitano, ma le cose non migliorano. C'è bisogno di un'unica cosa: tornare al Signore, rivolgere a Lui i nostri cuori, pensando che, nella nostra opera di bene, saremo efficaci nella misura dell'unione con Dio. L'Ascensione non ha separato Gesù dalla sua Chiesa. Anche se è salito al Cielo, Egli continua ad essere sempre con noi. Ce lo ha promesso con queste consolanti parole: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). In modo particolare, Egli continua ad essere con noi nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, e non ci lascia mai soli. «Egli non si è separato da noi, ma ci ha preceduti nella dimora eterna; per darci la serena fiducia che dove è Lui saremo anche noi, uniti nella stessa gloria» (dal Prefazio). Fin da adesso, pensiamo spesso a questa gloria che ci attende nei Cieli. In Gesù Risorto e asceso al Cielo, noi contempliamo quella che sarà anche la nostra meta finale. La festa di oggi ci insegna che non siamo stati creati per questa terra, ma per il Paradiso. Solo lì i nostri cuori troveranno la vera pace. Qui giù ci sarà sempre qualcosa per cui penare, e questo Dio lo permette per farci desiderare ancora più ardentemente il Cielo. Tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui tutta l'eternità. Non pensiamo a sufficienza alla Vita eterna e rischiamo di farci trovare impreparati all'incontro eterno con Gesù. San Paolo, nella seconda lettura, pregava il Signore di illuminare gli occhi del cuore (cf Ef 1,18) per contemplare la gloria alla quale siamo chiamati. Chiediamo che il Signore illumini anche i nostri occhi, affinché, fin da adesso, possiamo fissare il nostro sguardo alla meta. Il nostro pellegrinaggio terreno si potrebbe paragonare a una lunga ascensione: dobbiamo raggiungere la vetta, e ciò richiede tutto il nostro impegno. Più facile sarà scendere, ma noi siamo chiamati a raggiungere le vette dell'amore di Dio. Più il nostro bagaglio sarà leggero, tanto più agevolmente riusciremo a salire e a raggiungere la cima. Per questo motivo, san Francesco d'Assisi volle vivere nella povertà, per non essere ostacolato da nulla nel suo slancio verso l'alto. In questa ascensione non dobbiamo perdere di vista la vetta da raggiungere. All'inizio il cammino è agevole, ma, quanto più ci si avvicina alla vetta, tanto più l'ascesa si fa ripida e il respiro affannoso. Se prima si ammirava la bellezza del panorama, quando si è ormai vicini alla meta non si guarda che la cima, ogni altra cosa sembra scomparire. La fatica aumenta sempre di più, ma il desiderio di giungere in vetta si fa più grande e, quando finalmente vi si giunge, si è al colmo della gioia. Sembra quasi che quanto più abbiamo fatto fatica, tanto più siamo felici. Ai nostri occhi estasiati si aprono orizzonti meravigliosi e il mondo sotto di noi sembra ormai tanto piccolo. Si vorrebbe rimanere lì a lungo e si intuisce che il mondo non potrà mai appagare pienamente il nostro cuore. Chiamati a guardare in alto, tante volte noi non riusciamo a staccare lo sguardo da terra. Impariamo dai Santi, i quali, passando per molte prove e tentazioni, sono saliti molto in alto e hanno raggiunto la cima immacolata dell'amore di Dio. Si racconta che, quando era ancora bambino, san Francesco di Sales spesso era assorto, tutto preso dai suoi pensieri e, quando il padre gli domandava a cosa stesse pensando, egli rispondeva: «Penso a Dio e a farmi santo». Pensiamo anche noi a Dio. La preghiera è stata giustamente definita come l'«elevazione della mente a Dio». Ogni volta che pregheremo in modo autentico, eleveremo la nostra mente e il nostro cuore, staccandoli dai lacci di questa terra. Pensiamo a Dio e fissiamo il nostro sguardo alla vetta!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 1° giugno 2014)
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