BastaBugie n�352 del 06 giugno 2014

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1 IL PARADOSSO NORVEGESE SMENTISCE L'IDEOLOGIA DEL GENDER
Nonostante le leggi per la parità di genere, maschi e femmine continuano a scegliere mestieri diversi (VIDEO: il paradosso norvegese)
Autore: Costanza Tognini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 CHI HA PAURA DELLE SENTINELLE IN PIEDI?
Bergamo, Trento, Perugia, Lecce... A Siena addirittura il sindaco vuole cambiare il regolamento per impedire ulteriori veglie alle sentinelle (VIDEO: Le Sentinelle a Siena)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Blog di Costanza Miriano
3 LA CEI PROPONE RENZI COME ''CATTOLICO VERO'' PER SALIRE SUL CARRO DEL VINCITORE
SIR e Avvenire sono stati rapidissimi ad abbracciare Renzi all'indomani delle elezioni, proponendolo come modello di cattolico impegnato in politica
Autore: Stefano Fontana e Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA VERA STORIA DELL'ESORCISMO DI EMILY ROSE
Anneliese Michel, questo il vero nome, acconsentì alla richiesta della Madonna di espiare i peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti: tale espiazione consistette nelle sofferenze della possessione demoniaca
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
5 LEGALIZZAZIONE DELLA PROSTITUZIONE? NO, GRAZIE
Vendere il proprio corpo va contro due principi: la dignità della donna e il bene comune
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Libertà e Persona
6 L'OSSERVATORE ROMANO DA' SPAZIO A CHI NEGA LA RESURREZIONE DI CRISTO, MA NON ALLA MARCIA PER LA VITA
Il quotidiano della Santa Sede è ormai più attento alle scelte di mercato che alla propria missione
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
7 DIVORZIARE DIVENTA FACILE COME BERE UN BICCHIERE D'ACQUA
Il divorzio breve è stato approvato alla Camera da tutti i partiti: l'applauso finale è agghiacciante...
Autore: Marco Invernizzi - Fonte: Comunità Ambrosiana
8 EUTANASIA LEGALE: SI RIPARTE CON LA MENZOGNA!
Come i cattolici possono perdere anche questa battaglia...
Fonte: Comitato Verità e Vita
9 OMELIA PENTECOSTE - ANNO A - (Gv 20,19-23)
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL PARADOSSO NORVEGESE SMENTISCE L'IDEOLOGIA DEL GENDER
Nonostante le leggi per la parità di genere, maschi e femmine continuano a scegliere mestieri diversi (VIDEO: il paradosso norvegese)
Autore: Costanza Tognini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/12/2012

Il mito dei paesi nordici come "fari della civiltà" è ancora vivo per tanta gente. In particolare molte donne italiane apprezzano l'origine della ideologia della parità di genere che si è ormai radicata nella società fino a rendere indistinti i ruoli maschili e femminili. [...] Tutto questo è anche frutto del gender equality, ideologia basata su più di 50 anni di femminismo di cui studiosi e politici nordici sono stati i principali promotori. Nelle loro teorie molti policy maker hanno trovato le basi per portare avanti le politiche per la parità di genere. Basta guardare, per esempio, le Organizzazioni non governative (Ong) e le istituzioni per lo sviluppo svedesi: sono state tra le prime a collegare il ruolo della donna allo sviluppo internazionale e, da allora, a incorporare le politiche per la parità di genere negli interventi sul campo.
Il punto di partenza di queste politiche è il concetto di gender (genere), che si riferisce a dei ruoli – quello maschile e quello femminile – che secondo la maggior parte dei ricercatori in materia sono socialmente costruiti e in costante evoluzione. Ci sarebbe quindi una netta separazione tra il sesso, ossia le differenze fisiche tra uomo e donna, e il gender, che comprende un insieme di comportamenti, condizionamenti e aspettative imposti da parte della società sull'individuo. Su quali elementi debbano rientrare nel concetto di gender, però, non esiste una posizione condivisa. Nonostante questo, quasi tutti i sostenitori di questa tesi sono d'accordo su una cosa: che i gender roles (ruoli di genere) vanno cambiati per liberare le donne da questo insieme di condizionamenti psicologici e culturali collegati al loro essere donne. In questo modo potranno godere di una vera e propria uguaglianza rispetto agli uomini.
È questo quello che si è cercato di fare in Norvegia negli ultimi decenni, attraverso una moltitudine di politiche e piani d'azione. Dal punto di vista normativo donne e uomini sarebbero ormai liberi di comportarsi in maniera completamente uguale. Diversi studi, però, hanno messo in luce il Norwegian gender paradox, il paradosso norvegese del gender. Si tratta di una segregazione verticale tra uomini e donne nei settori di lavoro, che dimostra come le donne continuino a scegliere professioni tradizionalmente viste come "femminili" e gli uomini quelle tradizionalmente "maschili". Questo fenomeno è stato oggetto di ricerca da parte di Catherine Seierstad, della Queen Mary University of London. La studiosa ha cercato di capire come mai, nonostante tutti gli sforzi normativi per la parità di genere, i comportamenti dei due sessi non rispecchino l'uguaglianza tanto ricercata.
Mosso dalla stessa curiosità, il comico e sociologo norvegese Harald Eia ha cercato di approfondire la questione attraverso un documentario in sette puntate mandato in onda nel 2010. Eia si è rivolto agli studiosi del gender norvegesi, molti dei quali appartenenti al Nordic Gender Institute, un centro di ricerca nordeuropeo che promuove, raccoglie e diffonde ricerche e studi su temi di gender e di sostenibilità ambientale. Attraverso una serie di interviste, Eia ha chiesto agli studiosi le ragioni per cui donne e uomini dovrebbero essere uguali e come mai la situazione sembra essere diversa. Viaggiando poi tra Stati Uniti e Gran Bretagna, il comico ha visitato alcune delle università più prestigiose al mondo (da Cambridge e Durham alla California State University, passando per UCLA) per incontrare professori di psicologia (R. Lippa, A. Campbell), medicina (S. Baron-Cohen) e sociologia che sostengono la tesi opposta: che le donne e gli uomini cioè sono, alla fine, ben diversi tra di loro e che questo fatto viene rispecchiato dai loro comportamenti. Di fronte alle "prove" (Eia ha registrato tutte le sue interviste, mostrandole agli studiosi suoi connazionali), i maggiori esponenti della gender theory sono sembrati incapaci di fornire spiegazioni scientifiche per la loro linea di pensiero.
Uno degli effetti immediati del documentario è stata la decisione, da parte del consiglio dei ministri dei paesi nordici (Nordic Council of Ministers) di tagliare i fondi al Nordic Gender Institute, provocandone la chiusura. Infatti, il documentario apre anche una domanda importante riguardo alla gender theory. Alla luce di studi autorevoli che dimostrano la netta differenza esistente tra uomini e donne, non potrebbe essere proprio questa diversità a costituire il vero punto di partenza per difendere e rispettare la dignità della donna?

Nota di BastaBugie: si consiglia caldamente la visione del dirompente video "Il paradosso norvegese" di Harald Eia della durata di 30 minuti. Ne consigliamo la proiezione con dibattito nelle scuole, ai professori di religione, nei gruppi di famiglie, nei gruppi giovanili, nei centri culturali, anche tra amici. Questo video fatto con ironia e simpatia, ma con una intelligenza acutissima ha messo in ginocchio le pretese di scientificità della teoria del gender


https://www.youtube.com/watch?v=2qx6geFpCmA

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/12/2012

2 - CHI HA PAURA DELLE SENTINELLE IN PIEDI?
Bergamo, Trento, Perugia, Lecce... A Siena addirittura il sindaco vuole cambiare il regolamento per impedire ulteriori veglie alle sentinelle (VIDEO: Le Sentinelle a Siena)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 02/06/2014

90 veglie in soli 10 mesi, migliaia di persone nelle piazze, centinaia di incontri sul territorio e almeno 12 veglie previste per il mese di giugno. Cresce senza sosta la rete delle Sentinelle in Piedi che da Nord a Sud vegliano in silenzio per chiedere la tutela della libertà di espressione messa in discussione dal Ddl Scalfarotto, già approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato, e cresce anche l'ondata di contestazioni minacciose di chi vuole zittire le coscienze.
I primi pesanti episodi si sono registrati lo scorso autunno, a Bergamo, quando gruppi attivisti Lgbt insieme ai centri sociali non si sono limitati a insultare le sentinelle ma hanno anche lanciato dei fumogeni alle persone che vegliavano immobili e silenziose, poi è stata la volta di Trento dove 200 contestatori si sono infilati tra le fila delle Sentinelle in Piedi provocandole, insultandole e minacciandole con cani di grossa taglia, in una vera e propria contro-manifestazione organizzata. Non è andata meglio a Perugia il 29 marzo e a Verona, dove per tutta la durata della veglia i contestatori, anche in questo caso organizzati, hanno coperto di insulti le Sentinelle in Piedi. Poi è stata la volta di Siena, dove durante la prima veglia dello scorso 20 maggio c'è stata molta tensione perché un gruppo di contestatori attivisti Lgbt si è infilato nello schieramento delle sentinelle in modo provocatorio. Infine, ultimo in ordine di tempo ed altrettanto grave, il caso di Lecce, sabato scorso. Anche in questo caso una vera e propria contro manifestazione era stata organizzata per disturbare e impedire la veglia silenziosa delle Sentinelle in Piedi con insulti, scherni e disturbi di ogni genere.
Come abbiamo detto e ripetuto più volte questi episodi non fanno che confermare quello che andiamo denunciando da mesi: se infatti oggi si viene accusati di omofobia e pesantemente contestati solo stando in silenzio, cosa accadrà domani se la legge dovesse essere approvata?
Non solo. Questi episodi non sono che il risultato del grande inganno che questa legge alimenta: la presunta contrapposizione tra omosessuali ed eterosessuali. Una contrapposizione che non esiste. Le Sentinelle in Piedi si rifiutano di incasellare le persone in base all'orientamento sessuale, poiché non è questo aspetto a costituire l'integrità della persona. Dietro la rivendicazione di presunti diritti negati, le lobby Lgbt si arrogano il diritto di parlare a nome di tutte le persone omosessuali o transessuali, senza considerare che tra queste c'è chi è del tutto contrario alla pretesa di diritti declinati in base all'inclinazione sessuale.
Vorremmo poi rimarcare un fatto: in questi episodi di grande tensione le Sentinelle in Piedi non hanno mai reagito alle provocazioni, agli insulti, alle aggressioni, questo perché noi non scendiamo in piazza per odio verso qualcuno, bensì per amore verso tutti e per amore della verità, per questo sappiamo che chi ci contesta, anche con una violenza inaccettabile, non è altro che una vittima di questo sistema che ci vuole tutti asserviti al pensiero unico. A loro diciamo: aprite gli occhi. Se fossimo davvero "omofobi" nell'accezione che voi date a questo termine, ci sarebbero omosessuali e gay a vegliare con noi?
Non possiamo poi evidenziare con una certa dose di inquietudine l'atteggiamento delle forze dell'ordine in alcune città. A Trento, a Siena, a Perugia e a Lecce nessuno ha impedito ai contestatori di avvicinarsi alle Sentinelle in Piedi fino e di minacciarle molto da vicino. Questo crea sconcerto. Noi organizziamo le nostre veglie comunicando con largo anticipo agli organi competenti le modalità e i tempi della nostra mobilitazione, e la legge dovrebbe garantire il normale svolgimento della stessa, invece in più di un caso non è stato così. Ci chiediamo cosa sarebbe successo se, per esempio, qualcuno avesse disturbato o interrotto una manifestazione a favore della legge sull'omofobia? Come avrebbero reagito le forze dell'ordine? E l'opinione pubblica?
Sempre a livello istituzionale poi, siamo rimasti sconcertati nell'apprendere che il Sindaco di Siena, Bruno Valentini, dietro sollecitazione del consigliere del Pd Katia Leolini, ha annunciato che intende procedere ad una revisione del regolamento comunale per evitare che in futuro le Sentinelle in Piedi possano nuovamente vegliare in Piazza del Campo. Secondo il consigliere Leolini (per vedere la seduta del 22 maggio 2014, clicca qui!) la veglia delle Sentinelle in Piedi avrebbe "espresso contenuti di natura politica e ideologica, in particolare contro i matrimoni gay". In realtà la nostra è una mobilitazione contro il ddl Scalfarotto, ovvero la cosiddetta legge "sull'omofobia", un testo che viene presentato come necessario per proteggere persone con tendenze omosessuali da atti di violenza e aggressione e nulla avrebbe a che vedere con i matrimoni gay. Quanto dichiarato dalla Leolini mette invece in luce la verità che noi andiamo denunciando da tempo: che questo provvedimento non è fatto per proteggere le persone da aggressioni o violenze, per questo basta già il nostro ordinamento giuridico, e bensì ha, questo sì, un impianto fortemente ideologico in quanto punta a fare da apripista ai matrimoni gay. La Leolini con le sue parole dunque conferma da un lato che il ddl in questione è del tutto strumentale e dall'altro evidenzia che esprimere parere contrario ad una legge non è più un'opinione bensì un atto "politico e ideologico" da delegittimare prima e proibire poi. Probabilmente questa opinione ci varrà una denuncia e una condanna se questa legge dovesse passare. Il testo infatti, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non spiega cosa si intenda per omofobia e dunque anche le opinioni potrebbero diventare reato.
Anche in questo caso dunque ribadiamo quanto sia necessaria e urgente la nostra azione di veglia, che non si ferma di fronte alle contestazioni anche violente, e nemmeno alle ingiustizie di chi legifera. La libertà d'espressione è troppo preziosa per non scendere in piazza.

Nota di BastaBugie
: ecco il video della successiva veglia delle Sentinelle in piedi di Siena in Piazza Tolomei (è stato per loro vietata piazza del Campo dove si era svolta la prima veglia) il 21 giugno 2014 dove è successo di tutto: manifestanti (non autorizzati, mentre la veglia delle sentinelle era regolarmente autorizzata) hanno disturbato le sentinelle tutto il tempo, allora le sentinelle hanno usato un megafono, ma sono state multate. Niente è stato fatto ai contestatori. Segue nel video il focoso intervento in consiglio comunale dei consiglieri contro il sindaco di Siena, evidentemente imbarazzato e a corto di argomentazioni. Da vedere tutto fino alla fine.


https://www.youtube.com/watch?v=Wm-TisdO4KM

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 02/06/2014

3 - LA CEI PROPONE RENZI COME ''CATTOLICO VERO'' PER SALIRE SUL CARRO DEL VINCITORE
SIR e Avvenire sono stati rapidissimi ad abbracciare Renzi all'indomani delle elezioni, proponendolo come modello di cattolico impegnato in politica
Autore: Stefano Fontana e Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/06/2014

Caro Direttore,
ho letto una sorprendente intervista al sociologo Franco Garelli in cui viene sostenuta la "continuità" tra Matteo Renzi, la dottrina sociale della Chiesa e la presenza nel nostro Paese del "cattolicesimo sociale". La vittoria di Renzi alle Europee sarebbe benvenuta in quanto espressione di questa "continuità". L'intervista è stata fatta e diramata dal SIR, il Servizio Informazione Religiosa della CEI e pubblicata su vari settimanali diocesani.
Ora, sinceramente, la "continuità" di cui parla Garelli io non riesco a vederla. Vediamo, però, prima di tutto, dove la vede lui, Garelli.
Renzi, dice Garelli, fa proposte e si impegna e questo sarebbe un tratto tipicamente cattolico: fare proposte e impegnarsi. «Il carattere qualificante del cattolicesimo sociale consiste nel riuscire a individuare i problemi e fare proposte all'altezza della situazione in un dato momento storico, non nel fare una difesa d'ufficio dei principi. Renzi questo lo ha capito e quindi lo trovo molto adeguato al momento presente». Il concetto viene ribadito in seguito: «Renzi è un cattolico, non lo ha mai negato, anzi ogni tanto lo ricorda. Però in qualche modo non fa della sua ispirazione cattolica un castello. Lui invece affascina o attrae a partire dalle idee, e solo in parte a partire dalla militanza cattolica di lungo corso negli anni giovanili... La Chiesa era abituata a pensare che chi si impegnava doveva farlo per promuovere i valori cattolici, mentre lui si impegna in chiave pluralistica, per affermare anche istanze tipiche della dottrina sociale».
Andiamo con ordine. Se alla Dottrina sociale della Chiesa togliamo il tema della famiglia e della vita produciamo una ferita che la rende irriconoscibile. Ora, la maggioranza renziana ha appena approvato alla Camera il divorzio breve e si sta preparando ad approvare le unioni civili e le adozioni gay [...] come anticipato in modo soft dal ministro Boschi a Vanity Fair.
Nei discorsi programmatici di Renzi non ho mai sentito parlare di famiglia, né tantomeno di vita. Gli 80 euro in busta paga sono stati dati individualmente senza tenere in contro la componente familiare. Renzi ha forse ritirato le Linee guida del ministero per le pari opportunità contro la discriminazione di genere?
Mi chiedo quindi: se nell'azione politica di Renzi manca totalmente il riferimento alla famiglia, come può essere in "continuità" con la Dottrina sociale della Chiesa? Per poterlo dire bisognerebbe cancellare molte encicliche dei Sommi Pontefici, anzi tutte. E sulla vita? Renzi ha forse annunciato di intervenire sulla decisione di distribuire la pillola del giorno dopo nei consultori familiari della "sua" Toscana? Ha espresso un parere sulla sentenza del TAR sulla "Norlevo"? Ha dato qualche rassicurazione sulla situazione selvaggia in termini di fecondazione eterologa a seguito della sentenza della Consulta?
Ma non è solo su questi temi che il programma di Renzi è in "discontinuità" con la Dottrina sociale della Chiesa. Lo è, per esempio, in modo evidente sul tema della sussidiarietà, di cui non c'è traccia non solo nei suoi finora scarni interventi, ma anche nelle sue promesse. Non l'ho mai sentito parlare di sussidiarietà in nessun senso, nemmeno nel campo della scuola, che pure è stato un tema che lo ha interessato, almeno inizialmente e limitatamente all'aspetto dell'edilizia.
È quindi piuttosto difficile vedere la "continuità" di cui parla Garelli. Del resto, parlare di famiglia, o di vita o di sussidiarietà non sarebbe un "promuovere i valori cattolici" o limitarsi "a ribadire i principi" perché sono valori di tutti e perché riguardano non astrazioni ma carne viva della gente di oggi. Se vita, famiglia e sussidiarietà sono valori "cattolici", allora promuoverli vorrebbe dire essere integralisti. So bene che tutta un'area politica cattolica la pensa così. So che essa ritiene che la secolarizzazione debba essere accettata non solo nei suoi aspetti religiosi, ma anche in quelli etici. So anche che Garelli appartiene a quest'area cattolica. Però vorrei sapere quali sono le "istanze tipiche della dottrina sociale" che Renzi incarnerebbe e se lui "affascina a partire dalle idee" vorrei sapere quali sono queste idee che "continuano" la Dottrina sociale della Chiesa.  
Ho giudicato questa intervista "sorprendente". Ma a sorprendere non è tanto che l'abbia rilasciata il sociologo Garelli, ma che l'abbia diffusa il SIR, ossia l'agenzia di stampa dei Vescovi, e che molti settimanali diocesani l'abbiano automaticamente pubblicata. In questo modo gli 80 euro in busta paga e il divorzio breve sono stati battezzati "cattolici". In barba al rifiuto di "promuovere i valori cattolici". Dove si vede, in fondo, che gli integralisti sono coloro che vedono integralismi dappertutto.
Stefano Fontana

Caro Fontana,
sono pienamente d'accordo con te su tutto, ma purtroppo il discorso va ben oltre il SIR. I fatti ci dicono che nella corsa a salire sul carro del vincitore gli organi ufficiali della Chiesa italiana sono stati i primi. Già martedì 27 maggio, nel primo commento sui risultati delle elezioni, il direttore di Avvenire si è lasciato andare a un elogio sperticato di Renzi che aveva del surreale. In un crescendo di entusiasmo degno di miglior causa, è arrivato a scrivere: «Ha vinto Matteo Renzi: riformatore e rottamatore, uomo-squadra e solista, liberaldemocratico e solidarista, istituzionale e irriverente, cattolico vero e irrequieto». Insomma, un Renzi-tutto, ma soprattutto «cattolico vero», secondo il quotidiano della Conferenza episcopale. Come vedi, caro Fontana, c'è sintonia perfetta tra Avvenire e SIR, e non può essere certo una coincidenza, visto che parliamo di due organi della Cei.
Perché aldilà delle tendenze adulanti dei singoli direttori e giornalisti, che possono anche strappare un sorriso, s'intravvede una linea ben precisa; anzi due, una di metodo, l'altra di merito.
Nel metodo: si sta con chi vince. Stavolta gli organi della Cei hanno imparato la lezione delle scorse elezioni politiche, quando – credendolo il cavallo vincente – i vescovi avevano sponsorizzato ancora prima della campagna elettorale l'allora presidente del Consiglio Mario Monti, esponendosi in modo perfino imbarazzante. L'esito fu un disastro elettorale senza precedenti: non solo Monti prese una sberla elettorale memorabile, ma quella scelta così aperta della Cei indebolì fortemente la componente cattolica del centro-destra, con i risultati che possiamo vedere in questa legislatura. Questa volta invece grande prudenza pre-elettorale: la Cei ha solo invitato ad andare a votare – non importa per chi e soprattutto per che cosa – e Avvenire ha mantenuto aperta la porta a qualsiasi soluzione (anche di Grillo si è stati attenti a criticare i modi ma non i contenuti, non si sa mai), dopodiché è stata la prima a saltare sul carro del vincitore.
Per quanto riguarda il merito: Renzi è il modello del cattolico in politica. La "cattolicità" di Renzi è stata sottolineata così fortemente e ripetutamente che non ci sono dubbi sulle intenzioni. Che tale affermazione contraddica il Magistero della Chiesa lo spieghi benissimo tu. Un conto è riconoscere dei meriti politici, un altro dare patenti di cattolicità.
Ma vale la pena aggiungere che questa sembra però la declinazione delle linee guida indicate dal nuovo segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, nella famosa intervista al Quotidiano Nazionale,che possono essere riassunte in "basta parlare di vita e famiglia, parliamo di lavoro e salute". E infatti un secondo editoriale di Avvenire, il 28 maggio, sempre a sostegno del presidente del Consiglio, sottolineava solo gli aspetti legati alla politica economica e del lavoro (vedi i famosi 80 euro). Insomma ora si parli soltanto di lavoro. A questo punto ci permettiamo un suggerimento. Visto che prossimamente si dovrà nominare il nuovo presidente della Cei, si faccia un pensierino su Raffaele Bonanni: dopo tanti anni alla guida della Cisl ha sicuramente maturato una grande esperienza in materia. È vero, non è un vescovo, ma a tutto si può porre rimedio.
Riccardo Cascioli

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/06/2014

4 - LA VERA STORIA DELL'ESORCISMO DI EMILY ROSE
Anneliese Michel, questo il vero nome, acconsentì alla richiesta della Madonna di espiare i peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti: tale espiazione consistette nelle sofferenze della possessione demoniaca
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, maggio 2014

La storia che oggi raccontiamo [...] si svolse ai tempi di Paolo VI e scosse la Germania, anche se praticamente non ne superò i confini. Data l'epoca sessantottarda, la Chiesa stessa ne fu imbarazzata e la cosa finì lì. Si trattava infatti di una indemoniata, Anneliese Michel, che morì nel 1976 a soli ventiquattro anni. Gli esorcisti che l'avevano trattata furono condannati in tribunale appunto perché avevano fatto il loro mestiere, mestiere che la "scienza" rubricava sotto la voce «ciarlatanerie medievali». Poco importava che la ragazza parlasse con voci maschili e diversificate, che manifestasse una forza sovrumana, che si esprimesse in aramaico e latino e greco antichi, che facesse a pezzi ogni oggetto sacro che vedeva, che avesse piaghe incurabili nei punti della Passione, che dicesse di essere posseduta dallo spirito malvagio di un personaggio storico realmente esistito ma di cui né lei né nessuno aveva mai sentito parlare. Anneliese morì il giorno esatto che aveva predetto. Ci sono molte registrazioni audio al riguardo del suo caso. Ma il tribunale sentì solo il parere dei "periti" (cioè, medici e psichiatri) e giudicò la ragazza semplicemente epilettica. Però lei i farmaci per l'epilessia li prendeva, perché il vescovo locale, correttamente, prima di autorizzare l'esorcismo si era assicurato che non si trattasse solo di un male fisico e/o psichico. L'esorcismo non si sostituì alle cure, bensì le affiancò, perché Ia "malata" manifestava fenomeni che andavano ben oltre una normale, per quanto grave, malattia. Niente, esorcisti e pure i genitori di lei vennero condannati, in pratica, per abbandono di incapace, perché, Anneliese, quando morì, era così debilitata che pesava solo trenta chili. Il caso, prevedibilmente, scatenò le solite accuse alla Chiesa. Tanto che teologi e vescovi tedeschi, intimiditi, chiesero al Papa di abolire tout court l'esorcistato. Il Vaticano si limitò a farsi consegnare l'intero dossier, e tutto finì nel silenzio. Ma del caso di Anneliese non si scordò il cinema che sfornò [...] "The Exorcísm of Emily Rose" del 1999. [Nota di BB: per approfondimenti sul filmhttp://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=12]
Anneliese era la prima dei quattro figli di un falegname bavarese. Nata a Leibfing nel 1952, amava il tennis e il pianoforte. Come i suoi familiari, era cattolica e, anzi, manifestava una religiosità particolarmente accentuata: recitava il rosario, seguiva incontri di preghiera, si dice che ogni tanto dormisse sul pavimento per penitenza. Nel 1968, a sedici anni, ebbe il primo attacco epilettico che la costrinse al ricovero a Wurzburg, dove fu adeguatamente curata. Nel 1970 si aggiunse la tubercolosi e un altro ricovero, a Mittelbert. Tornata a casa, la notte cominciò a vedere volti demoniaci, a sentire un orribile fetore, a ritrovarsi col torace e le mani deformati, a non poter muoversi né parlare. Ma poteva trattarsi di forme dell'epilessia, e continuò a curarsi. Però non guariva. Così, nel 1973 la famiglia la portò in pellegrinaggio in Italia, a San Damiano nel piacentino, dove si diceva che nel 1961 era apparsa la Madonna a Rosa Quattrini. La Chiesa non ha riconosciuto queste apparizioni né si sa se mai lo farà, anche se i pellegrini continuano ad andarci a vedere il famoso pero fiorito miracolosamente e a bere l'acqua, anch'essa ritenuta miracolosa. Comunque, Anneliese non riuscì nemmeno a entrare nella cappella. Si bloccò, disse che sentiva il terreno bruciare. Al ritorno, sul pullman, gli altri pellegrini udirono una voce bassa e roca che proferiva maledizioni, mentre una puzza insopportabile costringeva ad aprire i finestrini.
In quello stesso anno Anneliese finì il liceo e si iscrisse a Pedagogia a Wurzburg, dove si innamorò, ricambiata, di uno studente, Peter Himsel. Che non la lasciò mai, nemmeno quando si accorse che la sua ragazza ogni tanto, e sempre più spesso "dava di fuori": di punto in bianco aggrediva i compagni, urlava come una pazza, smetteva di mangiare. Una domenica, mentre lui e lei passeggiavano in campagna, Anneliese ebbe un attacco dolorosissimo del suo male. Di colpo, però, il suo viso si illuminò e lei sembrò parlare con qualcuno. Quando la "visione" svanì, il dolore era scomparso e Anneliese rivelò a Peter di aver visto la Madonna. La Vergine le aveva chiesto se accettava di farsi carico di tante anime che rischiavano la dannazione: aveva tre giorni per pensarci. Peter testimoniò in seguito tutto questo, e pure che Anneliese aveva deciso di offrire a Dio se stessa, così come avevano fatto le due mistiche tedesche a cui era molto devota, Theresa Neumann (1898-1962) e Barbara Weigand (1845-1943). La Neumann, stigmatizzata, si nutrì di sola comunione per quasi quarant'anni. La Weigand, terziara francescana, vedeva continuamente la Madonna, apparizioni che il suo vescovo riconobbe.
Quanto ad Anneliese, in breve tempo le vessazioni demoniache (evidentemente, era questo il tipo di espiazione riparatoria che doveva sopportare) diventarono vere e proprie possessioni, e fu lei stessa a rivolgersi al suo confessore, Ernst Alt. Questi si rese conto che il caso era serio e chiese al vescovo di Wurzburg, Josef Stangl, il permesso di procedere con l'esorcismo. Stangl (che poi divenne Primate e nel 1977 consacrò vescovo Joseph Ratzinger) dapprima consigliò di continuare con le cure. Poi, consultata un'autorità in materia, il gesuita Adolf Rodewyk, autorizzò Alt affiancandogli l'ex missionario Arnold Renz. I due eseguirono il cosiddetto Grande Esorcismo secondo il rituale del 1614. Dal 24 settembre 1975 al 30 giugno 1976 tre volte alla settimana la povera Anneliese venne esorcizzata. Ma sempre invano. I fenomeni di cui era vittima erano spaventosi ed era difficile pure riuscire a tenerla ferma, data la forza disumana che manifestava. Quando la possessione le lasciava un po' di tregua, si metteva in ginocchio e pregava da spezzare il cuore. Ci fu un momento in cui si credette ottenuta la vittoria, tanto che Anneliese riuscì a conseguire il titolo di studio. Ma fu gioia di breve durata, perché i problemi ricominciarono peggio di prima. Il rituale prevedeva che l'esorcista chiedesse il nome del diavolo che voleva scacciare. Si presentarono in tanti, ognuno con una voce diversa. Dissero di essere Giuda, Caino, Nerone, Belial, Hitler, Legione (il demonio multiplo esorcizzato da Gesù a Gerasa) e Valentin Fleischmann. Quest'ultimo destò stupore, perché nessuno sapeva chi fosse. Dopo qualche ricerca si scoprì trattarsi di un prete bavarese di Ettleben, donnaiolo e ubriacone, che nel 1575 era stato condannato per aggressione e omicidio. L'ultimo diavolo disse di essere addirittura Lucifero. Anneliese, comunque, non era in grado di mangiare né di dormire. Morì, infatti, di denutrizione e strapazzo. Nell'aprile del 1976 disse che sarebbe morta il primo di luglio, e così fu.
Anneliese Michel, dunque, acconsentì a espiare i peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti (così pare si sia espressa la Madonna), e tale espiazione consistette nelle sofferenze della possessione demoniaca? In effetti, l'epoca in cui tutto ciò accadde era quella dei "ragazzi dello zoo di Berlino" e del terrorismo della Rote Armee Fraktion (le brigate rosse tedesche). Per quanto riguarda il clero cattolico di Germania, be', ancora oggi le posizioni di non piccola parte di esso danno qualche pensiero al Vaticano. La forma di espiazione, poi, pur sconcertante, non sarebbe una novità. Il vaticanista Marco Tosatti nel 2004 ci fece un libro apposito: Santi posseduti dal demonio (Piemme), nel quale ricordò in particolare le beate Christina di Stommeln (1242-1313), Eustochio di Padova (1445-1469) e Maryam Baouardy (1846-1878). Agli esorcisti che, sfiniti, chiedevano ai demoni che infestavano la povera Anneliese perché non se ne andassero, quelli rispondevano di non potere: una forza più potente di loro lo impediva. Il che confermerebbe l'assunto: Anneliese aveva accettato di sacrificare la propria vita per evitare che molte anime si dannassero. II caso di Anneliese è tornato alla luce solo nel 1997 e dalle trascrizioni è emerso anche questo suo sfogo col padre Alt: «Ho voluto soffrire per altre persone di modo che non finiscano all'inferno. Ma non avrei mai pensato che sarebbe stato così spaventoso, così orribile». Dopo la sua morte, una suora carmelitana rivelò ai coniugi Michel che la figlia le era apparsa in sogno. Sulla scorta di quel sogno, nel 1978 il corpo di Anneliese venne riesumato e ci fu chi disse che era rimasto incorrotto. Ma, a parte questa voce, nulla è mai trapelato. Così, la parola passò al cinema. Ma questo, quando non ha le autorizzazioni necessarie, deve cambiare nomi e contesto, col risultato che lo spettatore non saprà mai se sta assistendo a un film horror o no, e a poco serve scrivere nei titoli di coda «ispirato a un fatto realmente accaduto». Un eventuale iter di beatificazione per Anneliese Michel dovrebbe riportare alla luce l'intera vicenda, ma qual vescovo tedesco, oggi, avrebbe voglia di finire sotto ai riflettori per una storia di diavoli, possessioni ed esorcismi?

Nota di BastaBugie
: per approfondimenti sulla vicenda, sentire la registrazione dell'esorcismo di Anneliese oppure per vedere foto e trailer dello stupendo film "L'esorcismo di Emily Rose" vai al link seguente
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PRECISAZIONE
Solo i demòni possono possedere il corpo di un altro (quindi non Giuda, Hitler, ecc. probabilmente quindi questi citati nel film erano demòni che si erano dati il nome di esseri umani).
Infatti quando si dice che: «la povera Anneliese fu posseduta contemporaneamente da Lucifero (capo degli angeli caduti), da Giuda Iscariota (primo traditore di Cristo), da Nerone (potente terreno e persecutore della Chiesa nascente), da Caino (primo fratricida), da Hitler (genocida e nemico della Chiesa moderna), da Fleischmann (sacerdote indegno del 16° secolo) e da altri dannati» ricordiamo che i fenomeni di possessione sono eventi molto delicati ed accompagnati da aspetti misteriosi che sembrano, perfino, contraddire la retta filosofia.
Nel caso di Anneliese suscita interrogativi, ad esempio, il fatto che, oltre ai demòni, fossero attivamente impegnate a tormentare la povera ragazza, diverse anime dannate. Andrà, perciò, tenuta in considerazione la possibilità che potesse trattarsi, verosimilmente, di demòni che si camuffavano solo con il nome di queste anime.
La teoria secondo cui i dannati possano agire come fossero demoni nega praticamente tutta la teologia cattolica sul concetto di anima, quindi non va presa in considerazione. Questa teoria fu già condannata dai Santi Padri e, in primis, da Sant'Agostino, il quale spiega che «Apuleio afferma inoltre che anche l'anima umana è un demone e che gli uomini divengono Lari se hanno fatto del bene, fantasmi o spettri se hanno fatto del male e che sono considerati dèi Mani se è incerta la loro qualificazione. E chi non vedrebbe, purché rifletta un tantino, quale voragine spalancano con questa teoria al dilagare dell'immoralità? Infatti gli uomini, ritenendo che diverranno spettri o anche dèi Mani, sebbene siano stati iniqui, divengono tanto peggiori quanto sono più desiderosi di far del male al punto da convincersi che per far del male saranno invocati dopo la morte con sacrifici propri di onori divini. Dice infatti che gli spettri sono uomini divenuti demoni malvagi. Ma ne sorge un altro problema. Egli, confermando che anche lo spirito umano è un demone, dichiara che in greco gli uomini felici sono appunto chiamati perché sono spiriti buoni, cioè demoni buoni.» (Sant'Agostino, De Civitate Dei contra paganos IX, 11).
Anche San Tommaso dice riguardo all'anima umana che «Il suo stato naturale è, perciò, l'unione con il corpo. Quindi ne segue che l'unione tra anima e corpo precede la loro separazione. Se l'anima vive anche dopo la morte del corpo, lo fa in uno stato innaturale ed anela alla riunione.» (S. Th., I. q. 90, a. 4; ivi, q. 108, a. 3; cfr. – S. Cont. Gent., lib. II, cap. 83-84), se un'anima potesse "possedere" un corpo come fanno i demoni sarebbe un demone (visto che "agere sequitur esse") e non anelerebbe alla riunione con il corpo, essendo per se stessa sufficiente, invece «L'anima è ciò per cui il corpo umano possiede l'essere in atto e ciò è proprio della forma, che dà l'essere. Perciò l'anima umana è forma del corpo» (De Anima, 1, resp.; ivi, 1, ad 7).

Fonte: Il Timone, maggio 2014

5 - LEGALIZZAZIONE DELLA PROSTITUZIONE? NO, GRAZIE
Vendere il proprio corpo va contro due principi: la dignità della donna e il bene comune
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Libertà e Persona, 10/04/2014

Che bello sarebbe se si legalizzasse la prostituzione: strade più pulite, maggiori entrate fiscali, donne libere di esercitare il mestiere più antico del mondo al sicuro e senza sfruttamento di alcun genere; sarebbe un progresso e un bel colpo contro l'ipocrisia di chi preferisce continuare a far finta che il problema non esista. E' grosso modo questo il pensiero che oggi accomuna diversi politici ed intellettuali ma anche molta gente comune – sia che si riconosca in orientamenti conservatori o progressisti – in merito al tema della prostituzione. Bene, ma concretamente sarebbe una buona idea? Sarebbe cioè positivo che lo Stato prendesse questa strada? La risposta è: nient'affatto. Per ragioni etiche e per ragioni pratiche.

LE RAGIONI ETICHE DEL NO
Le obiezioni etiche alla legalizzazione delle prostituzione ruotano sostanzialmente attorno a due concetti, che poi sono anche due principi: quello della dignità della donna e quello del bene comune. Partendo dal primo è bene constatare come il riconoscimento da parte del Legislatore dell'attività di prostituzione – non più perseguendola o arginandola, ma limitandosi a monitorarla – determini un giudizio morale se non di aperta approvazione quanto meno di apertura verso una pratica dalle importanti implicazioni morali in particolare, come si è detto, per la dignità della donna e, più in generale, di quanti si prostituiscono. E' accettabile che si permetta la mercificazione del corpo? Se guardiamo all'uomo kantianamente, e cioè «sempre come fine e mai semplicemente come mezzo», la risposta non può che essere negativa: è ingiusto prostituirsi così come lo è dare il proprio assenso a che qualcuno lo faccia.
Non valgono a questo proposito né l'obiezione che potremmo definire "volontaristica" (se qualcuno lo vuole fare, perché non può prostituirsi?), né quella che qui chiamiamo "universalistica" (ma se la prostituzione esiste da sempre, perché non riconoscerla?): la prima non convince dal momento che sono già vastissime – dal furto all'omicidio, dallo spaccio alla vendita dei propri organi – le azioni non permesse o addirittura penalmente perseguite pur essendo compiute quasi sempre su fondamento volontario del soggetto e non si vede per quale ragione si dovrebbe chiudere un occhio proprio sull'immorale pratica della prostituzione; la seconda non regge perché se è l'universalità di un comportamento a decretarne l'innocuità o quanto meno la necessità di non scoraggiarlo o di non perseguirlo, gli stessi e già ricordarti furti ed omicidi dovrebbero essere oggetto di depenalizzazione, scenario francamente tutt'altro che auspicabile.
Venendo al secondo principio per cui è bene respingere l'idea di legalizzazione della prostituzione – quello del bene comune – possiamo brevemente riflettere su questo: quale messaggio o meglio quale insegnamento offre ai propri cittadini uno Stato che permette a loro di prostituirsi a patto che versino regolarmente le imposte per l'esercizio di questa "professione"? Sicuramente uno: non pagare le tasse è più grave che prostituirsi, dato che l'evasore fiscale viene perseguito mentre chi esercita il mestiere più antico del mondo in modo regolare non solo non incorre, una volta che la prostituzione è riconosciuta positivamente, in alcuna forma di sanzione ma acquisisce gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori. Il che si traduce, sul versante educativo, in un messaggio disastroso: fa pure ciò che ti pare, l'importante è che paghi le tasse.
In altre parole – ammesso e non concesso che legalizzare la prostituzione convenga economicamente – legalizzando si antepone la salute dei conti pubblici dello Stato (un elemento materiale) alla tutela della rettitudine morale di un'intera comunità (un elemento valoriale); un rovesciamento dell'etica nell'imbuto della mera convenienza, un sacrificio della verità morale sull'altare dell'opportunità. In un mondo dove egoismo e materialismo sembrano già farla da padroni, conviene davvero appoggiare una simile prospettiva oppure – come pare logico – in questo modo si andrebbe solamente a peggiorare le cose? Ci permettiamo di non indicare alcuna risposta, nell'auspicio che quella giusta si configuri agli occhi di ciascuno come evidente.

LE RAGIONI PRATICHE DEL NO
Accanto a dette riserve etiche, ne esistono altre di natura pratica e solitamente poco considerate. La prima riguarda il fatto che una eventuale legalizzazione della prostituzione – salvo nei casi (assai minoritari) dove il prostituirsi è scelta volontaria – risulterebbe estremamente pericolosa per la salute delle donne. Lo confermano riscontri empirici: da uno studio condotto fra il 1967 e il 1999 su 1.969 prostitute a Colorado Springs, per esempio, è emerso come il tasso di omicidi tra queste fosse 18 volte superiore a quello della popolazione, mentre altre rilevazioni dicono che quasi l'85% di chi si prostituisce rimane vittima di aggressioni fisiche. Ancora più impressionanti sono gli esiti di una ricerca condotta intervistando 100 prostitute: il 90% di loro ha dichiarato d'aver subito aggressioni ad opera dei propri clienti. Psicologicamente, poi, non va dimenticato come la prostituzione procuri sulle donne effetti veramente devastanti: 2/3 di quante si prostituiscono – secondo uno studio – presenta effetti del disturbo post-traumatico da stress (DPTS), nota anche come nevrosi da guerra. Si risponderà che siffatte allarmanti rilevazioni sono determinate da situazioni di illegalità che l'istituzione di apposite "case chiuse" risolverebbe. Buona risposta, peccato che ancora una volta i riscontri fattuali vadano in tutt'altra direzione.
Pensiamo, per brevità, a due casi: a quello dell'Olanda – dove secondo alcune stime l'80% delle donne che lavora nei bordelli sarebbe oggetto di sfruttamento internazionale - o a quello dell'Austria, che pur adottando una politica "regolamentarista" (rimangono i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ma le prostitute possono lavorare su base volontaria) ha visto crescere le vittime di sfruttamento sessuale: erano stimate fra le 470 e le 940 all'anno nel 1998, mentre nel 2003, appena cinque anni dopo, lo stesso numero veniva stimato fra 1420 e 2840: crescita esponenziale. Un ulteriore suggerimento in favore dell'abbandono di qualsivoglia ipotesi di legalizzare il mestiere più antico del mondo ci viene da un lavoro condotto da ricercatori delle università di Heidelberg, Berlino e Londra i quali, esaminando i dati di 161 Paesi fra il 1996 e il 2003, sono giunti alla conclusione – in realtà non così sorprendente, alla luce di quanto abbiamo già ricordato – che la una politica di liberalizzazione della prostituzione comporti e possa comportare un aumento del traffico e dello sfruttamento di persone ridotte a pura merce di scambio.
Fa decisamente riflettere, poi, l'esempio tedesco, con la prostituzione regolamentata e, dopo anni, uno scenario a dir poco cupo con, da un lato, casi di donne che perdono il sussidio di disoccupazione perché rifiutano di prostituirsi, e d'altro lato, uno sfruttamento che continua, la polizia che fatica a contrastarlo, nessuno miglioramento effettivo misurabile nella copertura sociale delle prostitute – né le condizioni di lavoro, né la capacità di uscire dalla professione era migliorata, con ricorrenti problemi igienico-sanitari -, e nessuna prova concreta di riduzione della criminalità. Molto diverso invece il caso svedese dove dal 1999, dopo decenni di studio del fenomeno, si è scelto di rendere completamente illegale comprare i servizi sessuali, registrando da subito un calo del numero delle prostitute, sceso da circa 2.500 del 1999 a circa 1.500 del 2002, e delle percentuali di quelle su strada, passate dal 50 al 30% [Quella svedese infatti è «Una legge che ha ben 30 anni di studi alle spalle. Kajsa Wahlberg, membro dell'Intelligence della polizia nazionale e incaricata dal Parlamento di un report annuale sulla prostituzione in Svezia, spiega che "moltissimi studi e ricerche condotte in Svezia tra i primi anni Settanta e fine degli anni Novanta hanno portato allo stesso risultato: tutte le donne svedesi che finivano per prostituirsi avevano subito abusi sessuali infantili da parte di padri, parenti o amici". E conclude: "Quando i ricercatori non hanno più avuto dubbi sulle correlazioni tra gli abusi sessuali e la prostituzione si è deciso di fare una scelta radicale, ed è nata la legge."»]. In Danimarca invece - dove chi esercita la prostituzione è titolare di redditi assoggettati ad imposta – il mercato è quattro volte più grande di quello della Svezia, che pure ha una popolazione il 40% più grande, mentre nella nordica Finlandia si stima un numero di donne sfruttate almeno 30 volte più grande di quello svedese.
Dinnanzi a simili evidenze – che fra l'altro, per ragioni di spazio, abbiamo qui citato frettolosamente e solo in parte – piaccia o meno occorre dunque farsene una ragione: liberalizzare la prostituzione non risolve il problema – semmai, come più riscontri evidenziano, contribuisce ad espandere in modo significativo l'industria del sesso - così come non lo risolvono le "case chiuse", dove un terzo delle donne che vi lavora afferma d'aver temuto di poter essere uccisa dai propri clienti. Se a questo si aggiunge che la depenalizzazione dei bordelli, come dimostra l'esempio dell'Australia, non solo non abbatte ma addirittura vede crescere il mercato illegale del sesso, ogni dubbio è fugato: se la prostituzione illegale è un problema, legalizzarla cambia l'atteggiamento delle Istituzioni di fronte ad esso lasciando però le cose immutate o perfino peggiorandole.

CHE COSA FARE?
A questo punto la domanda che sorge spontanea è: che fare se da un lato liberalizzare la prostituzione è sbagliato e controproducente e però, d'altro lato, è indubbio come il mercato del sesso rimanga comunque fiorente, anche grazie a nuove e recenti frontiere, come per esempio quella del web? La risposta non è semplice anche se aver in mente cosa non fare – liberalizzare – è già un buon punto di partenza. Punto di partenza dal quale tuttavia sarebbe opportuno prendessero avvio dei programmi culturali a lunga gittata oltreché, naturalmente, un'opera di aiuto alle donne che si prostituiscono sulla scia di quella – esemplare e non di rado ridicolizzata o quasi da mass media – di don Oreste Benzi (1925 – 2007) e di altri, che negli anni hanno cambiato e salvato la vita a centinaia anzi migliaia di donne.
Si tratta di un lavoro culturale ed assistenziale che per far emergere i propri frutti richiede sforzi enormi, non c'è dubbio; e da questo punto di vista liberalizzare la prostituzione si configura come una scorciatoia stimolante. Però chiediamoci questo: quante emergenze sociali e più in generale quanti fenomeni che si sono stratificati nei decenni sono contrastabili nel giro di poco? E ancora: in quale società – tornando al fondamentale piano etico – vogliamo che crescano i nostri figli? In quella dove tutto è permesso purché si paghino le tasse oppure in una società magari imperfetta (di società perfette, su questa Terra, ancora non si hanno notizie) ma dove lo scopo comune è proteggere e tutelare l'uomo e la sua incomparabile dignità? Aspiriamo ad un mondo dove il diritto sia piegato alla realtà o dove il diritto tenti di regolamentarla avendo come faro costante il bene di tutti?

Nota di BastaBugie: per la precisione, in Italia la prostituzione è già legale in quanto chi decide di prostituirsi non incorre in alcuna sanzione. Viene invece punito lo sfruttamento della prostituzione.
Don Oreste Benzi diceva che le leggi attuali consentono comunque, se applicate, di bloccare la prostituzione. Colpendo i clienti automaticamente il mercato del sesso decresce fino quasi a scomparire...
Resta inteso che proposte come quelle del referendum della Lega che mirano a riaprire le case chiuse vanno, al contrario, a rivitalizzare il triste mercimonio del corpo delle donne.

Fonte: Libertà e Persona, 10/04/2014

6 - L'OSSERVATORE ROMANO DA' SPAZIO A CHI NEGA LA RESURREZIONE DI CRISTO, MA NON ALLA MARCIA PER LA VITA
Il quotidiano della Santa Sede è ormai più attento alle scelte di mercato che alla propria missione
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 20/05/2014

Oltre 50 mila partecipanti, 103 associazioni italiane, una settantina di gruppi pro life da 21 Paesi del mondo, l'adesione di 14 Cardinali e di numerosi Vescovi, e poi famiglie, bambini, giovani, anziani, il saluto di Papa Francesco al Regina Coeli: tutto questo non è bastato, perché L'Osservatore Romano ritenesse la Marcia per la Vita, svoltasi lo scorso 4 maggio a Roma, degna di meritare una cronaca, per quanto minima, sulle sue pagine, informando i propri lettori di quanto accaduto.
Una "notizia bucata" ovvero non data (come si dice in gergo tecnico), a differenza della copertura mediatica assicurata su agenzie e testate internazionali, stampa e network italiani, anche laici, laicissimi. Con tagli vari, sfumature varie, commenti vari, ma anche con l'onestà intellettuale di ritenere quelle 50 mila persone riunitesi nell'Urbe per difendere il valore della Vita un fatto dnzi i cui dover dare conto, di cui sarebbe stato anzi impossibile tacere. Tutti, meno il giornale della Santa Sede, di quel Papa Francesco che proprio pochi giorni fa, di fronte ai vertici dell'Onu, ha pur definito la vita «sacra e inviolabile dal concepimento alla sua fine naturale». Ma niente: il quotidiano d'Oltretevere, sulla Marcia per la Vita, ha preferito tacere.
Il che lascia perplessi. Stupisce, infatti, constatare come, anche nella scelta delle notizie, il quotidiano della Santa Sede si dimostri ormai più attento alle scelte di mercato che alla propria missione. Così eccolo dar pochi giorni fa risalto – senza commenti o riserve – a quel Festival delle Religioni di Firenze, ritenuto «fatuo e ridicolizzante» addirittura in un corsivo dell'edizione locale del Corriere della Sera. Ma a far problema non è soltanto lo spazio riservato alla kermesse della religione-spettacolo, bensì anche la relativa firma dell'intervento in merito pubblicato, quello di Marco Vannini, studioso che lo scorso 18 aprile su Repubblica non esitò a bollare la resurrezione dai morti come «un'antichissima fantasia apocalittica giudaica», la resurrezione di Cristo «più una costruzione teologica che un fatto reale», nonché un «evento spirituale» sperimentabile solo interiormente, se non addirittura «una sorta di super-miracolo per convincere gli increduli, tipico dei falsi profeti, degli impostori». Dichiarazioni davvero sconcertanti, specie se rilasciate da una firma accolta sulle pagine dell'Osservatore Romano...
Se questi sono gli autori, se questi sono gli argomenti, allora si comprende perché notizie come la Marcia per la Vita, sulle pagine del giornale vaticano, non possano trovare posto: troppo lontane dal gossip, ribattezzato anche da certo cattolicesimo "adulto" come "spirito del mondo" chiamato a cogliere i "segni dei tempi"... Ma quali segni? E quali tempi?

Nota di BastaBugie: per leggere gli articoli sulla Marcia per la Vita 2014, si può andare al link seguente https://www.bastabugie.it/it/edizioni.php?id=348
Inoltre vi invitiamo a guardare il nostro video sulla marcia per la vita; include il saluto di Papa Francesco ai partecipanti alla marcia; si vede bene lo striscione di BastaBugie anche dall'appartamento papale


https://www.youtube.com/watch?v=PS-upYmCkuA

Fonte: Corrispondenza Romana, 20/05/2014

7 - DIVORZIARE DIVENTA FACILE COME BERE UN BICCHIERE D'ACQUA
Il divorzio breve è stato approvato alla Camera da tutti i partiti: l'applauso finale è agghiacciante...
Autore: Marco Invernizzi - Fonte: Comunità Ambrosiana, 30 maggio 2014

Il divorzio breve è stato approvato dalla Camera dei Deputati e dovrà essere confermato al Senato prima di diventare legge dello Stato. Basteranno dodici mesi per sciogliere una famiglia, sei nel caso la richiesta sia consensuale. Divorziare diventa facile come bere un bicchiere d'acqua, in una società sempre più liquida.
In questa sede interessa notare come questo sia avvenuto senza l'opposizione di nessun partito, a eccezione dei Popolari per l'Italia, che hanno votato contro come gruppo (Binetti, Gigli e Sberna). Il Nuovo Centro Destra ha votato a favore con il voto contrario motivato da tre deputati, Pagano, Calabrò e Roccella. Fratelli d'Italia ha votato a favore attraverso la dichiarazione di La Russa e la Lega ha lasciato libertà di coscienza, con il deputato Fedriga che ha motivato il suo voto contrario. Alla fine hanno votato contro il divorzio sprint soltanto trenta deputati. Trenta persone per bene che hanno messo le proprie convinzioni morali al di sopra del partito, come per esempio il deputato Palmieri di Forza Italia, che ha votato al contrario del relatore D'Alessandro del suo stesso partito, un partito sempre più attraversato da venature laiciste.
L'applauso finale, dopo la votazione quasi plebiscitaria, suona agghiacciante. Che cosa ci sia di entusiasmante in una legge che accelera il fallimento della cellula base della società, l'unico vero ammortizzatore sociale accanto alle parrocchie, è difficile da vedere, a meno che non si affermi esplicitamente il dominio assoluto dell'individuo e dei suoi desideri sulla famiglia, e sui suoi membri più deboli, i figli e a volte le mogli. Ma questa è la dittatura del relativismo, e non è una novità.
 
TRADIMENTO E FOLLIA
Ciò che sorprende è la miopia politica delle opposizioni di centro-destra, Fratelli d'Italia e Lega, e soprattutto non si capisce perché il Nuovo Centro Destra non abbia assunto una posizione contraria, apparendo succube del Pd e del politicamente corretto e costringendo alcuni suoi deputati a votare contro il loro stesso partito. Dove pensano di trovare consensi queste forze politiche se mai riusciranno a darsi una identità forte e visibile almeno a sostegno di quei princìpi fondamentali del bene comune che invece la sinistra non ha mai sposato e Forza Italia sembra avere rinnegato?
Si è ripetuto in questa triste vicenda parlamentare quanto accaduto in occasione delle elezioni europee, quando molti elettori hanno disertato i seggi anche perché non erano attratti da nessuna delle offerte politiche.
Attenzione, non sto dicendo che questi princìpi non negoziabili siano sentiti come fondamentali dalla maggioranza della società, ma è indubbio che coloro che li usano come criterio di scelta politica non trovano nessuno che li sostenga e difenda. Che questi elettori siano centinaia di migliaia o milioni non lo so, ma so che nessuno si preoccupa di loro e così loro non vanno a votare.
 
NON BISOGNA DISPERARE
Che dire ancora? Che non bisogna disperare perché il mondo non finisce soltanto perché le classi politiche si muovono tutte all'interno del "politicamente corretto" e non riescono a capire neppure quali siano i loro interessi elettorali.
La crisi che subisce il mondo occidentale non è cominciata dalla politica e non può essere risolta dai Parlamenti. La soluzione comincia dal cuore e dalla testa degli uomini, se sapremo avvicinarli, parlando loro del Regno di Dio, che non si realizza in questo mondo, ma che può renderlo migliore.

Fonte: Comunità Ambrosiana, 30 maggio 2014

8 - EUTANASIA LEGALE: SI RIPARTE CON LA MENZOGNA!
Come i cattolici possono perdere anche questa battaglia...
Fonte Comitato Verità e Vita, 26/05/2014

I segnali per una ripresa della battaglia per legalizzare l'eutanasia nel nostro Paese sono molteplici; d'altro canto, la composizione del Parlamento e i risultati delle elezioni europee fanno sperare coloro che hanno sempre cercato di distruggere i fondamenti della nostra società di riuscire a dare una spallata definitiva alla famiglia, alla verità sull'uomo e sulla donna, al rispetto di ogni vita umana. Il Presidente della Repubblica – la cui decisione sull'uccisione di Eluana Englaro ha irrevocabilmente segnato il precedente mandato – ha formulato un invito pressante, sostenendo che "il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita ed eludere un sereno e approfondito confronto di idee su questa materia" e definendo "drammatici i dati resi noti da diversi istituti che seguono il fenomeno della condizione estrema di migliaia di malati in Italia"; così accreditando la versione di migliaia di malati che tenterebbero il suicidio ogni anno e che vorrebbero essere uccisi per morire "con dignità".
Si parte, come sempre, dalla menzogna! Le notizie provenienti dai paesi in cui il testamento biologico è stato introdotto dimostrano chiaramente che il vero obiettivo, già messo in atto, è di eliminare – senza o contro la loro volontà – le persone "scomode" o "inutili" alla società (malati gravi, soprattutto se anziani; disabili in stato di incoscienza; malati di mente; neonati o bambini con gravi patologie): come un filo rosso della distruzione dell'uomo, ispirata dalla mentalità antiprocreativa, che parte dalla contraccezione abortiva e passa dall'aborto legale - specificamente quello eugenetico, ipocritamente denominato "aborto terapeutico", che da oltre 36 anni permette e promuove l'eutanasia prenatale – e dalla fecondazione in vitro.
Degli omicidi "pietosi" compiuti in tutto il mondo si tace: si ripropone piuttosto la solita favola dei medici insensibili e crudeli che "torturano" i pazienti, impedendo loro di morire quando è il momento. "Nessuno può decidere per noi!", ci viene ripetuto, cercando di nascondere la trappola che si sta preparando e che servirà proprio allo scopo opposto: permettere ad altri (medici, familiari, "amici") di sentenziare la nostra morte.
Ecco che il Consiglio d'Europa fa la sua parte, con una "Guida per le decisioni sul fine vita". Chi l'ha scritta? Un "Comitato di bioetica", ovviamente! La sua legittimazione democratica? Nessuna. E in cosa consiste lo stato di "fine vita"? "Un grave deterioramento della salute, a causa della evoluzione di una malattia o di altra causa, minaccia la vita di una persona irreversibilmente in un prossimo futuro": quindi non solo pazienti terminali, ma persone che – prima o poi – sono destinate a morire …
Ecco i politici "cattolici" (come l'on. Gigli, su Avvenire del 13 maggio) pronti a raccomandare un "supplemento di riflessione", invitando a "non rigettare affrettatamente" la Guida, benché "non del tutto in sintonia con i nostri valori etici"!
La rinuncia a difendere i principi non negoziabili, che nella precedente legislatura portò ad un passo dall'approvare una "legge cattolica sull'eutanasia" – come il Comitato Verità e Vita denunciò puntualmente con il "Manifesto Appello sul testamento biologico. Contro ogni eutanasia" – continua ancora? Davvero il disastro della legge 40 sulla fecondazione artificiale non ha insegnato nulla?

Fonte: Comitato Verità e Vita, 26/05/2014

9 - OMELIA PENTECOSTE - ANNO A - (Gv 20,19-23)
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 giugno 2014)

Prima di salire al Cielo, Gesù promise ai suoi Apostoli di non lasciarli orfani e di mandare loro il Consolatore. Questa promessa si realizzò il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sulla Chiesa nascente, ovvero sugli Apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo. Per questo motivo, la Pentecoste è la festa della fondazione della Chiesa.
Lo Spirito Santo era sceso sulla Vergine Maria, a Nazareth, per l'Incarnazione del Figlio di Dio; il giorno della Pentecoste discese invece per la formazione del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa. La prima discesa era avvenuta nel silenzio e nel nascondimento; la seconda effusione dello Spirito Santo avvenne invece «come vento che si abbatte impetuoso» (At 2,2) e «come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (v. 3). In ambedue le manifestazioni dello Spirito Santo è presente Maria, la quale è la Madre di Cristo ed è la Madre della Chiesa.
La scena della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste è descritta dal capitolo secondo degli Atti degli Apostoli. Colpisce profondamente un particolare: prima di allora, gli Apostoli erano timorosi e non osavano predicare apertamente alle folle; ma, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi parlarono liberamente e con coraggio a tutti quelli che incontravano. Gerusalemme era piena di pellegrini ebrei, provenienti dalle più diverse parti del mondo allora conosciuto, in occasione della festività di Pentecoste. Ciascuno di loro udì gli Apostoli parlare nella propria lingua. Dio volle così contraddistinguere la discesa dello Spirito Santo con il dono delle lingue, per far comprendere che il messaggio del Vangelo doveva raggiungere gli estremi confini della terra.
Nella seconda lettura, l'apostolo Paolo mette in luce l'azione dello Spirito Santo nelle singole anime. In ogni anima la Terza Persona della Santissima Trinità produce un effetto diverso, unico e irripetibile. San Paolo afferma: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (1Cor 12,7). Come l'acqua feconda tutte le piante, ma ciascuna di esse produce un frutto diverso, così è per i cristiani: tutti ricevono il medesimo Spirito, ma ognuno, in particolare, possiede un carisma diverso per il bene di tutta la Chiesa.
Questo brano di san Paolo ci deve far riflettere sull'azione che lo Spirito Santo esercita su di noi. Prima di tutto, il Paraclito ci arricchisce con i suoi sette Doni. Il primo Dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il Dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le Verità della nostra fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il Dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il Dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta, secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il Dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il Dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il Dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.
I Doni dello Spirito Santo li abbiamo ricevuti con la Cresima, ma sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo. Questi sette Doni rimangono in noi se noi rimaniamo in Grazia di Dio. Con il peccato mortale li perdiamo, per riceverli nuovamente dopo una buona Confessione.
Oltre ai sette Doni, lo Spirito Santo elargisce i carismi, che sono propriamente la sua particolare manifestazione, unica e irripetibile, di cui parlava san Paolo nella seconda lettura. Questi carismi sono diversi in ciascun cristiano e sono dati per l'utilità comune. Sono come delle capacità che devono essere messe al servizio di tutti. Da questo si comprende quanto ogni fratello e ogni sorella sono preziosi agli occhi di Dio, perché da Lui hanno ricevuto una missione particolare da svolgere all'interno della Chiesa. Alla luce della preghiera, e dietro il consiglio di una buona guida spirituale, si riuscirà a discernere qual è questo particolare carisma da far fruttificare, per il bene comune.
Il Vangelo, infine, presenta l'apparizione di Gesù Risorto agli Apostoli durante la quale Egli effuse su di loro lo Spirito Santo, per la remissione dei peccati. Con questo dono, Gesù ha istituito il sacramento della Confessione e ha dato quindi alla Chiesa la facoltà di perdonare i peccati. Il peccato è il solo vero ostacolo che si frappone tra noi e Dio e ci impedisce di ricevere i benefici di Dio. Il peccato mortale ci toglie la vita di Grazia; il peccato veniale raffredda la nostra unione con Dio e ci rende come sordi e ciechi all'azione dello Spirito Santo che, continuamente, ci vuole richiamare e illuminare con le sue ispirazioni, e ci vuole arricchire con grazie particolari.
Da questo si capisce come, per il cristiano, è fondamentale opporsi al peccato, anche al più piccolo, per vivere nella pienezza dello Spirito Santo. Per questo motivo, accostiamoci con frequenza al sacramento della Confessione, memori delle parole che il Signore rivolse agli Apostoli: «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,23).

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 giugno 2014)

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