BastaBugie n�358 del 18 luglio 2014

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1 RINNOVATO LO IOR, RIMANGONO I PROBLEMI
Nominato il presidente allo IOR, ma il nuovo corso poggia su René Bruelhart, che ha giocato un ruolo decisivo nelle imbarazzanti vicende della banca vaticana degli ultimi due anni
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 PAPA FRANCESCO: TUTTE LE DROGHE, ANCHE QUELLE LEGGERE, SONO UN FLAGELLO
La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi, la droga non si vince con la droga!
Fonte: Tempi
3 PAOLO RUFFINI: DAL SUO SOSTEGNO A CHI VOLLE FAR MORIRE ELUANA ENGLARO A DIRETTORE DI TV2000
La tv dei vescovi è un classico esempio di una Chiesa che appare incapace di una proposta culturale originale (nonostante investimenti di centinaia di milioni di euro): dobbiamo rassegnarci a vedere giornali, scuole, associazioni e tv cattoliche che veicolano contenuti anti-cattolici?
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 COSA E' GIUSTO E COSA E' SBAGLIATO NEL FIDANZAMENTO
Non si è fidanzati con un corpo, ma con una persona dotata di corpo e anima
Autore: Aurelio e Rita - Fonte: Aleteia
5 UN EX FRATE FRANCESCANO DELL'IMMACOLATA SCRIVE UNA LETTERA APERTA AL PAPA
Impossibile continuare la pratica religiosa in un istituto che penalizza l'esercizio delle virtù cristiane e dove si è costretti a vivere contro i fondatori
Fonte: Vatican Insider (La Stampa)
6 SI RISVEGLIA DAL COMA DOPO 15 ANNI
I dottori volevano lasciarmi morire, ma mio padre disse: ''La vita può toglierla solo Dio''
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
7 IL SILLABO E LA CACCIA ALLE STREGHE: I NUOVI STUPENDI QUADERNI DEL TIMONE (E DI JUNIOR T)
Opuscoli monotematici di 68 pagine con una trattazione approfondita dei temi principali che vengono affrontati sulle pagine del Timone in difesa della fede cattolica
Fonte: Il Timone
8 OMELIA XVI DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 13,24-43)
Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - RINNOVATO LO IOR, RIMANGONO I PROBLEMI
Nominato il presidente allo IOR, ma il nuovo corso poggia su René Bruelhart, che ha giocato un ruolo decisivo nelle imbarazzanti vicende della banca vaticana degli ultimi due anni
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-07-2014

«Noi riponiamo ogni fiducia in René Bruelhart, il direttore dell'Aif, l'autorità per l'informazione finanziaria». Così ieri il cardinale australiano George Pell, definito il "super-ministro dell'economia" in Vaticano, dalle colonne del Corriere della Sera spiegava la strategia per normalizzare i rapporti dello IOR (Istituto di Opere religiose) con le autorità finanziarie italiane e applicare le norme anti-riciclaggio. Dunque, il nuovo corso dello IOR, la cosiddetta Banca vaticana da anni al centro delle polemiche e più volte fonte di imbarazzo per la Santa Sede, sembra contare soprattutto su una persona, che peraltro non è il presidente appena nominato, il francese Jean-Baptiste de Franssu. Il che avrebbe un senso perché l'Aif è l'autorità di controllo, l'organo che dovrebbe fare da garante della regolarità delle operazioni bancarie vaticane davanti alle autorità internazionali. «Non vogliamo più scandali», ha insistito il cardinale Pell interpretando il mandato dell'intero collegio cardinalizio. DOMANDE INQUIETANTI Sulle intenzioni non si discute, ciononostante il tanto sbandierato nuovo corso dello IOR suscita alcune domande inquietanti, che non lasciano tranquilli sul futuro di un istituto che ha un ruolo fondamentale nel sostenere la missione della Chiesa. Al punto che anche papa Francesco, che all'inizio del suo pontificato sembrava addirittura incline alla sua eliminazione, ha in pochi mesi dovuto cambiare idea, ricentrando però la sua missione sull'aiuto ai poveri. Domande inquietanti, si diceva. A cominciare dall'uomo su cui viene riposta la massima fiducia. Proprio pochi giorni fa infatti, da alcuni giornali è stata pubblicata la notizia che Moneyval, il Comitato Ue di esperti per la valutazione delle misure contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, ha già pronto un rapporto che declassa il Principato del Liechtenstein in fatto di controlli sul denaro sporco e sotto accusa c'è proprio il periodo in cui a capo dell'autorità antiriciclaggio del paese centroeuropeo c'era René Bruelhart. Questione non da poco, perché Bruelhart, che il settimanale britannico The Economist aveva allora definito «il James Bond dell'anti-riciclaggio», era giunto in Vaticano proprio sulla scorta della fama conquistatasi nel "ripulire" l'immagine del Liechtenstein. Ora si scopre invece che aveva contribuito a sporcarla. È una circostanza che dovrebbe mettere in allarme la Santa Sede, che non si può certo permettere un altro passo falso sullo IOR, tanto più che il mistero che circonda Bruelhart non si limita al passato in Liechtenstein ma anche le modalità del suo arrivo in Vaticano. Ufficialmente infatti è stato ingaggiato nel settembre 2012 come consulente per rafforzare gli strumenti contro i crimini finanziari, ma in realtà ci sono indizi che in Vaticano fosse già all'opera – segretamente – dall'anno prima e che sia lui il vero artefice della "controriforma" che ha bloccato il processo di trasparenza dello IOR. BENEDETTO XVI ED ETTORE GOTTI TEDESCHI Bisogna infatti ricordare che a tracciare una linea di trasparenza assoluta per lo IOR era stato Benedetto XVI che il 30 dicembre 2010 aveva promulgato con un Motu Proprio la legge 127 - scritta dall'allora presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi e dal cardinale Attilio Nicora - che toglieva ogni segretezza ai conti dello IOR e istituiva l'Aif affidandole ampi poteri di controllo. Era una riforma che fin dall'inizio trovò forte opposizione nel management dell'istituto (lo stesso management recentemente incriminato dalla giustizia italiana per reati finanziari) spalleggiato dall'allora segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone. Al punto che nel gennaio 2012 fu varata – all'insaputa di Gotti Tedeschi e Nicora – una "controriforma" che legava le mani all'Aif e limitava la trasparenza dei conti correnti. Ne seguirono mesi roventi, che culminarono nella scandalosa cacciata di Gotti Tedeschi – a cui la giustizia italiana ha ora riconosciuto la volontà di perseguire la trasparenza secondo il mandato di Benedetto XVI contro un management a dir poco spregiudicato – e successivamente nel ridimensionamento prima e nel siluramento poi del cardinale Nicora. Bruelhart dunque è considerato il vero artefice – sebbene nascosto - della controriforma; e poco dopo il suo arrivo ufficiale in Vaticano ha assunto l'incarico di direttore generale dell'Aif defenestrando Francesco De Pasquale, uomo di Bankitalia che garantiva la collaborazione tra IOR e autorità italiane. IL MOTU PROPRIO DI PAPA FRANCESCO C'è voluto un altro Motu Proprio, stavolta di papa Francesco nell'agosto scorso, per restituire maggiori poteri all'Aif, ma la rivoluzione nello IOR – stando alle parole di Pell – sarebbe nelle mani di un uomo il cui ruolo nelle tristi vicende degli ultimi due anni è fortemente sospetto. Non bastasse, anche l'avvicendamento alla presidenza dello IOR fa nascere qualche domanda: il tedesco Ernst von Freiberg, nominato in fretta e furia subito dopo le dimissioni di Benedetto XVI, se ne va dopo appena 18 mesi per lasciare il posto a De Franssu. Ufficialmente nessuna polemica aperta, ma sono molte le voci che parlano di un von Freiberg in disaccordo sulla linea presa dall'istituto che non sembra avere fretta di entrare nella white list, ovvero nell'elenco dei paesi virtuosi. Infine, a lasciare perplessi è anche la determinazione a non chiarire cosa è successo negli ultimi due anni, malgrado la giustizia italiana si sia già pronunciata in proposito. Nell'intervista al Corriere, il cardinale Pell fa riferimento a Calvi e Sindona, come simboli di uno IOR che non si deve più vedere. Ma la vicenda dei due banchieri, che rovinò l'immagine della Chiesa, risale ormai a trenta anni fa, mentre sarebbe più opportuno dare conto delle battaglie interne che si sono combattute negli ultimi anni. Anche perché l'ostinato silenzio sulle recenti vicende fa sorgere dubbi sulla reale affidabilità di chi vorrebbe costruire un nuovo futuro. I prossimi mesi diranno se queste sono soltanto illazioni, timori ingiustificati, oppure qualcosa di drammaticamente serio.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-07-2014

2 - PAPA FRANCESCO: TUTTE LE DROGHE, ANCHE QUELLE LEGGERE, SONO UN FLAGELLO
La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi, la droga non si vince con la droga!
Fonte Tempi, 20/06/2014

«La droga non si vince con la droga!», ha detto il Pontefice. «La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi»
«No ad ogni tipo di droga. È un flagello». Lo ha detto oggi papa Francesco durante un'udienza in cui ha incontrato i partecipanti alla 31esima edizione dell'International Drug Enforcement Conference. «La droga non si vince con la droga!», ha detto il Papa. «La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi».
Non è la prima volta che il Pontefice interviene sul tema e anche questa volta è stato molto esplicito nel ribadire che «le legalizzazioni delle cosiddette "droghe leggere", anche parziali, oltre ad essere quanto meno discutibili sul piano legislativo, non producono gli effetti che si erano prefisse. Le droghe sostitutive, poi, non sono una terapia sufficiente, ma un modo velato di arrendersi al fenomeno. Intendo ribadire quanto già detto in altra occasione: no ad ogni tipo di droga. Semplicemente. No ad ogni tipo di droga. Ma per dire questo no, bisogna dire sì alla vita, sì all'amore, sì agli altri, sì all'educazione, sì allo sport, sì al lavoro, sì a più fonti di lavoro. La sanità di vita è la strada della prevenzione della droga. Se si realizzano questi "sì", non c'è posto per la droga, per l'abuso di alcol, per le altre dipendenze».

NARCOTRAFFICO
Per papa Francesco sono d'esempio i tanti giovani che sono riusciti a sottrarsi dalle dipendenze: essi sono uno «stimolo a guardare in avanti con fiducia». E ha invitato coloro che sono chiamati a combattere i traffici a intensificare i loro sforzi contro il narcotraffico. «Il flagello della droga – ha proseguito Bergoglio – continua ad imperversare in forme e dimensioni impressionanti, alimentato da un mercato turpe, che scavalca confini nazionali e continentali. In tal modo continua a crescere il pericolo per i giovani e gli adolescenti. Di fronte a tale fenomeno, sento il bisogno di manifestare il mio dolore e la mia preoccupazione».

LA CHIESA NON ABBANDONA
Preoccupazione missione della Chiesa è quella di «andare dovunque c'è un essere umano sofferente, assetato, affamato, in carcere. La Chiesa non ha abbandonato quanti sono caduti nella spirale della droga, ma con il suo amore creativo è andata loro incontro. Li ha presi per mano, attraverso l'opera di tanti operatori e volontari, perché potessero riscoprire la propria dignità, aiutandoli a far resuscitare quelle risorse, quei talenti personali che la droga aveva sepolto, ma che non poteva cancellare, dal momento che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio». Al lavoro di recupero («che non è sufficiente») bisogna affiancare «la prevenzione, questo farà molto bene».

Fonte: Tempi, 20/06/2014

3 - PAOLO RUFFINI: DAL SUO SOSTEGNO A CHI VOLLE FAR MORIRE ELUANA ENGLARO A DIRETTORE DI TV2000
La tv dei vescovi è un classico esempio di una Chiesa che appare incapace di una proposta culturale originale (nonostante investimenti di centinaia di milioni di euro): dobbiamo rassegnarci a vedere giornali, scuole, associazioni e tv cattoliche che veicolano contenuti anti-cattolici?
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-07-2014

«Inaccettabili». Così il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, meno di quattro anni fa definiva Fabio Fazio, Roberto Saviano, ma anche Paolo Ruffini, allora direttore di Rai 3.
Era il 26 novembre 2010, si era al culmine di una polemica infuocatissima dopo che – circa due settimane prima - su Rai3, nel programma Vieni via con me, Fazio e Saviano avevano invitato Beppino Englaro e Mina Welby a raccontare la loro storia di testimonial del "diritto a morire". C'era stata una sollevazione da parte delle associazioni e dei parenti che assistono malati gravemente disabili e che di loro si prendono quotidianamente amorevole cura, perché quella trasmissione era un insulto alla loro esperienza, una propaganda sfacciata all'eutanasia che esaltava il gesto di due personaggi fortemente e politicamente sponsorizzati cancellando una vasta realtà di persone e famiglie che amano e si sacrificano nel silenzio della quotidianità.
Come si ricorderà Mina Welby, con l'appoggio dei radicali e di medici militanti, procurò nel 2006 la morte di suo marito Piergiorgio Welby, che - gravemente malato - aveva speso gli ultimi anni della sua vita lottando per l'eutanasia. Nel 2009 invece, Beppino Englaro – sempre con la compagnia dei radicali - riuscì nell'intento di fare morire sua figlia Eluana, in stato vegetativo persistente da sedici anni dopo un incidente, in quello che ben difficilmente non si può definire un "omicidio di Stato".

LA POSIZIONE ALTALENANTE DI AVVENIRE, QUOTIDIANO DEI VESCOVI
Ebbene, Fazio e Saviano pensarono allora di elevare questi personaggi a modelli esemplari, e – spalleggiati dal direttore Paolo Ruffini - si rifiutarono di ospitare nelle puntate successive i parenti dei tanti «non-Welby e non-Englaro» (definizione di Avvenire) che ci sono in Italia, malgrado le forti pressioni della società, dei partiti e il deciso invito del Consiglio di amministrazione della Rai.
Avvenire allora fu giustamente in prima linea nell'attaccare una gestione ideologica e violenta del servizio pubblico tv.
È perciò con una certa sorpresa che capita di vedere dopo così poco tempo Paolo Ruffini, l'«inaccettabile» del novembre 2010, chiamato prima a dirigere la tv dei vescovi e ora esaltato dalle stesse colonne di Avvenire con una ampia intervista in cui si magnifica il suo nuovo corso.
Certo in questi anni di cose ne sono successe, anche nella Chiesa italiana, e non a caso Ruffini è stato scelto personalmente dal nuovo segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, insieme al direttore delle news Lucio Brunelli (ex vaticanista di lungo corso del Tg2) e più recentemente al vice direttore Alessandro Sortino (ex Iene e Piazzapulita). Cattolico di estrazione, Ruffini è sicuramente – come oggi lo definisce Avvenire - «uno dei più brillanti direttori italiani» - e i risultati stanno lì a dimostrarlo. Ma alla guida di Rai 3 e ultimamente di La7 ha sempre scoperto e valorizzato personaggi sì di sicuro successo – da Santoro a Fazio, da Dandini a Floris – ma anche di provata fede laicista. È quel che una volta si sarebbe definito un cattolico "adulto", che magari con la destra mantiene buoni rapporti con l'alto clero e con la sinistra dispensa "veleno" al popolo cattolico. Stesso discorso potrebbe farsi per il suo vice Sortino, che dopo l'ingaggio a Tv2000 ha deciso di fare outing come «cattolico credente», ma dopo che per anni – passati in prima linea in tv - non se ne era accorto nessuno.

RILANCIARE TV2000 ASSUMENDO PERSONAGGI AMBIGUI?
Nulla di male per carità, ognuno fa e si comporta come ritiene, ma è curioso che i vescovi italiani, per rilanciare una tv che dovrebbe avere come mission quella di rendere attuale e fruibile da tutti il messaggio cristiano, affidino un investimento di decine di milioni di euro proprio a personaggi che nella loro vita professionale del messaggio cristiano hanno fatto strame. Eh sì, perché nel bilancio della Cei Tv2000 (ex Sat2000) pesa non poco. Secondo fonti vicine alla Cei, fino al 2013 i vescovi dovevano sborsare circa 30 milioni di euro l'anno per ripianare il bilancio di una tv nata nel 1998 da un tragico mix di sogni di grandezza e incapacità manageriale (in 15 anni la "tv dei vescovi" è costata una cifra molto vicina ai 500 milioni di euro); tanto che nei mesi scorsi si è parlato insistentemente di una sua chiusura o almeno di un suo drastico ridimensionamento: la spesa non è infatti giustificata da una audience dello 0 virgola, che si impenna soltanto quando c'è la trasmissione della Santa Messa e del Rosario da Lourdes.
Poi, con l'arrivo di Galantino alla Cei, ecco il miracolo: l'ingaggio di 3 professionisti ai cui stipendi – non certo da poco, visto le emittenti da cui arrivano – vanno aggiunti costi molto maggiori per i progetti editoriali che avranno pur preteso per sbarcare in casa Cei. Se 30 milioni l'anno non erano sufficienti per garantire la produzione di programmi in proprio, possiamo immaginare cosa costerà ora la tv dei vescovi che invece con Ruffini ha già iniziato a produrre programmi. Come quello andato in onda l'8 luglio, realizzato dalla regista emergente Costanza Quatriglio, un servizio su Lampedusa a un anno dalla visita di papa Francesco: protagonista principale quell'Erri De Luca tornato recentemente alla ribalta per la sua difesa delle azioni violente dei No Tav in Val di Susa.

LA QUESTIONE CULTURALE
A parte la questione economica, il dato che qui interessa sottolineare è proprio la questione culturale: vale a dire che, almeno nella sua ufficialità, la Chiesa italiana sembra incapace di esprimere una cultura che nasca dalla fede, oscillando tra seriosi esponenti che parlano un linguaggio per iniziati e personaggi popolari che vengono reclutati per manifestazioni e iniziative cattoliche e che si fanno pagare dai preti prima e dopo averne screditato la fede nella loro vita professionale.
Il problema è generale. Un altro recente esempio clamoroso di questa miseria è stato l'incontro della scuola cattolica italiana con il Papa lo scorso 10 maggio. A parte l'intervento di papa Francesco, la giornata passata in attesa delle sue parole è stata una dimostrazione imbarazzante del vuoto culturale di chi l'ha organizzata. Escluse alcune testimonianze, la parte di intrattenimento ha visto sfilare personaggi di umanità varia – Fiorella Mannoia, Max Giusti e diversi altri – scelti non si sa bene in base a che cosa e che magari si fanno paladini di battaglie che con il cristianesimo hanno ben poco a che fare. Il punto non è che sia necessario proporre soltanto personaggi di provata fede cattolica, nient'affatto: ma almeno in chi propone l'incontro deve essere chiara l'identità, per cosa un personaggio è invitato e cosa c'entra con il gesto proposto. Altrimenti si assiste a un susseguirsi di banalità come è appunto accaduto a Roma, dove è emerso un vuoto totale di proposta. In altre parole il problema non è in Fiorella Mannoia, tanto per fare un nome, ma in chi l'ha invitata.

UN ALTRO ESEMPIO: L'EXPO 2015
Un altro esempio, sempre recente, ma in un campo completamente diverso: l'ambiente. Sappiamo che papa Francesco sta preparando un'enciclica sul tema, sappiamo che a Milano si sta organizzando l'Expo 2015 sul tema dell'alimentazione e quindi della coltivazione: ed ecco allora che la Scuola della Cattedrale, pensando a tutto questo, ha organizzato per lo scorso 5 maggio un incontro di riflessione sull'ecologia per approfondire il «contributo del messaggio cristiano» sul tema. E chi è stato chiamato a fare da relatore principale? Mario Capanna, l'ex leader del Sessantotto e dell'estrema sinistra, riciclatosi come ambientalista e agricoltore sperimentale (con i fondi pubblici) nonché devastatore di coltivazioni Ogm. A fargli da contorno Emanuele Severino (il filosofo che, tra l'altro, auspica la manipolazione, la soppressione e la selezione eugenetica degli embrioni) e padre Bartolomeo Sorge. Anche sull'ambiente dunque la Chiesa (non è un problema solo di Milano) si presenta pubblicamente come se non avesse nulla da proporre di originale se non la solita propaganda ecologista, magari condita con qualche frasetta biblica tanto per darle una patente di cristianità.
Gli esempi si potrebbero moltiplicare e anche il dibattito di questi giorni su mafia e Chiesa andrebbe letto in questa prospettiva. Ma basta questo a far capire quanto il nocciolo della crisi che stiamo vivendo nella Chiesa sia proprio qui. Come disse Giovanni Paolo II: «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta». E, come dimostra Tv2000, è anche molto costosa.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-07-2014

4 - COSA E' GIUSTO E COSA E' SBAGLIATO NEL FIDANZAMENTO
Non si è fidanzati con un corpo, ma con una persona dotata di corpo e anima
Autore: Aurelio e Rita - Fonte: Aleteia, 24/06/2014

Nella Giornata Mondiale della Gioventù a Parigi, un ragazzo chiese a Giovanni Paolo II: "Cosa è giusto e cosa è sbagliato nel fidanzamento?" Al che il Papa rispose: "Va bene ciò che si può fare di fronte a tua madre". Se Cristo ti chiede di essere casto nel fidanzamento, digli di sì. Noi non siamo nessuno per poter dare lezioni di felicità al creatore della felicità.
Il fidanzamento è fatto per scoprire il compagno per la vita e la madre o il padre dei tuoi figli. "Chi ama solo oggi e non ha interesse nell'amare domani, non sa cosa sia l'amore, segue i suoi capricci. Il vero amore vuole durare per sempre". Anche se ogni convivenza, alla lunga, crea problemi.

NON SEI FIDANZATO CON UN CORPO, MA CON UNA PERSONA
Nessuna persona è oggetto del piacere atto a soddisfare le tue passioni sregolate. Il tuo partner non è un oggetto da sfruttare. Se tu e il tuo partner vi usate a vicenda per darvi piacere, state solo vivendo una "comunione di egoismi". Questo significa abbassarsi a meri oggetti di piacere reciproco. Il vero amore non cerca nell'altro qualcosa di cui godere, ma qualcuno da rendere felice. Non sei fidanzato con un corpo, ma con una persona dotata di corpo e anima. La felicità del tuo partner dovrebbe essere la tua stessa felicità. Ricorda che il regalo più grande che puoi offrire al futuro sposo o alla futura sposa è arrivare vergine al matrimonio.

L'INFEDELTÀ È IL CANCRO DELL'AMORE
Sii fedele al partner come vuoi che sia fedele con te. L'infedeltà è il cancro dell'amore. Cerca un partner che si mostri con pudore. Chi si veste senza pudore vuole che sia apprezzato per quello che offre il suo corpo e non per quello che è. Le tue doti fisiche non sono la tua dignità e la tua vita di grazia.

IL FIDANZAMENTO È UNA SCUOLA DI AMORE
Il fidanzamento è la scuola dove si impara ad amare come preparazione immediata per il matrimonio. "Scuola di amore. Questo dovrebbe essere il fidanzamento. La scuola in cui due giovani si conoscono a fondo e imparano ad amarsi veramente, a sacrificare se stessi per darsi all'altro e per dare la vita agli altri, ai suoi futuri figli". Il fidanzamento è fatto per conoscersi, accettarsi e migliorarsi come coppia. Nel fidanzamento si aprono gli occhi che nel matrimonio si chiudono un poco.

AMARE IN TRE D: DIO, DIALOGO, DETTAGLI
Per far durare l'amore durante il fidanzamento bisogna seguire il consiglio delle tre "D": Dio, Dialogo, Dettagli.
1) DIO
Una coppia che prega unita, resta unita.
2) DIALOGO
Maggiore sarà l'armonia spirituale, maggiore sarà l'armonia matrimoniale. Quali sono le sue convinzioni sulla religione, sul matrimonio, sull'apertura alla vita, all'educazione dei nostri eventuali figli? Il nostro amore è maturo? C'è armonia nella nostra relazione oppure sono frequenti attriti e discussioni? Perché? I nostri interessi e ideali si integrano in maniera armoniosa oppure sono causa permanente di discordia?
3) DETTAGLI
L'amore non può mai essere inattivo. Ogni ricordo è un alimento dell'amore. Un ricordo porta allegria, ma un dettaglio aumenta l'amore. L'amore è un fuoco che va mantenuto vivo. Seneca ha detto che "se vuoi essere amato, ama".

Nota di BastaBugie: Aurelio e Rita ci tengono a raccontare che durante il fidanzamento hanno mantenuto la castità prematrimoniale. Sull'argomento si può leggere l'articolo da noi già pubblicato "Le coppie piu' soddisfatte? Sono quelle che si sono astenute dall'avere rapporti prima del matrimonio" in cui si spiega che non siamo fatti per il nomadismo affettivo, ma per la stabilità, clicca qui
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2604

Fonte: Aleteia, 24/06/2014

5 - UN EX FRATE FRANCESCANO DELL'IMMACOLATA SCRIVE UNA LETTERA APERTA AL PAPA
Impossibile continuare la pratica religiosa in un istituto che penalizza l'esercizio delle virtù cristiane e dove si è costretti a vivere contro i fondatori
Fonte Vatican Insider (La Stampa), 04/07/2014

Sono un ex-frate francescano dell'Immacolata da poco uscito dall'Istituto. Lo scopo di queste righe non è quello di rinfocolare ulteriormente le polemiche, né di volermi mettere al di sopra degli organi ecclesiastici ma questa lettera vuole essere una semplice testimonianza sul Seminario Teologico Immacolata Mediatrice (Stim) e un piccolo ma sentito ringraziamento per tutti i miei formatori e i padri fondatori. Lo Stim, che negli ultimi anni formava più di 50 chierici, è stato distrutto, come è noto, per motivi ancora non precisati. Lo Stim era un seminario-convento di oltre 50 frati studenti da tutte le parti del mondo, di età e cultura differenti, che insieme ai formatori e ai pochi fratelli religiosi, costituivano una comunità dall'intensa vita di preghiera, dalla vita di studio approfondito e dall'impegno apostolico fervente, il tutto in grande spirito di fraternità!

CHIUSO IL SEMINARIO TEOLOGICO IMMACOLATA MEDIATRICE
Che cos'era la vita allo Stim? Preghiera, studio, lavoro, apostolato: non perdere nemmeno un minuto ed essere posto nelle condizioni di non perdere tempo, perché ogni minuto per un consacrato all'Immacolata è della Madonna. Breviario e S. Messa antica (voluti dagli studenti e non imposti loro) non per un'adesione ideologica all'antico ma per la ricostruzione di una vita religiosa come vita di preghiera. Narrano le fonti riguardo al serafico Padre che "suo porto sicuro era la preghiera [ ] di notte si recava, solo, nelle chiese abbandonate e sperdute a pregare". Che cosa c'è dunque di strano che in mezzo alla notte i frati si sveglino e recitino il Breviario? Eppure proprio per questo i formatori e padre Stefano in testa sono stati considerati dei pelagiani! Con quanto equilibrio poi i formatori aiutassero tutti coloro i quali avessero problemi a fare la preghiera notturna lo possono testimoniare in molti. Vuole sapere poi cosa insegnava il rettore, definito "deformatore" dei chierici, a coloro i quali non avevano difficoltà ad alzarsi: "Chiedi al Signore di caricarti di parte del peso di chi ha difficoltà e sgravare lui, perché è meglio una comunità che sia tutta fervente che pochi frati più ferventi". Non è questa vera carità verso il prossimo, che non è il giustificare i difetti altrui ma aiutare a vincerli! Davanti ad una comunità di 50 giovani frati che vogliono pregare di notte, per quale motivo la preghiera notturna è stata abolita dai nuovi rettori? È vero che la preghiera notturna è stata introdotta in questi ultimi anni tra gli Ffi, ma non vedo come possa essere considerata una buona formazione quella che blocca il fervore dei giovani e soffoca la loro buona volontà. Davanti alla "prudenza umana" del nuovo corso Ffi sta però il "senza limiti" di san Massimiliano: se ogni giorno al risveglio promettiamo di "vivere, lavorare, soffrire, consumarsi e morire per Lei" lo dobbiamo veramente fare!

LA RILASSATEZZA DEI CONVENTI DI OGGI CONTRASTA CON LO STILE FRANCESCANO
Un vero francescano non può vivere nella rilassatezza dei conventi di oggi senza arrossire. Se si pensa che nei nostri conventi non manca mai il cibo, che spesso si mangia molto di più e meglio che a casa propria, non ci si può che vergognare pensando alla vita francescana delle origini. Almeno compensiamo a questo con una vita intensa nel sacrificio che costa di più alla natura umana, quello della preghiera notturna, del tempo personale era questo l'intento di padre Stefano nel dare una spinta verso l'alto alla nostra vita! In compenso è stato trattato come uno squilibrato, un giansenista, un calvinista e un lefebvriano! Se si ha tempo di vedere film inutili, cartoni animati o partite di calcio vuol dire che non si usa bene il tempo siamo qui per salvare anime, che c'entra il calcio! Basterebbe ogni tanto spingere il pensiero ai nostri cari, agli amici che abbiamo lasciato nel mondo per accorgerci di quanto la gente fatichi. Basta pensare alle giovani madri che si dividono tra lavoro e famiglia; agli amici che dopo essersi laureati in mezzo ai sacrifici non riescono a trovare un lavoro che li faccia felici, mentre nei conventi siamo sottratti alla dura lotta per il lavoro; ai giovani genitori costretti a svegliarsi di notte al pianto del loro figlio e che la mattina devono essere comunque al lavoro puntuali, mentre noi siamo attenti a recuperare sempre il sonno perduto. Davanti a tutto ciò un religioso che rifiuta sacrifici come potrà dirsi veramente un religioso! Come posso chiedere a delle giovani spose di accettare tutti i figli che Dio vorrà dar loro, per quanto eroismo possa costare, se non accetto io per primo sofferenze e fatiche eroiche! Non dovrebbe essere desiderio di ogni vero francescano il condividere le sofferenze che ogni uomo sperimenta nella sua dura esistenza, anziché fare dei conventi delle oasi di benessere sottratte alla lotta della vita! Chi farà rivivere la vita di S. Maria degli Angeli o quella di Niepokalanow se non la nostra generazione? Ma se chi lo vuole fare viene accusato di tutte le eresie e gli scismi possibili e immaginabili che ne sarà della nostra povera e amata Santa Chiesa!

SE NON ESISTESSE LA PAROLA "ESAGERAZIONE", IL MEDIOCRE LA INVENTEREBBE
A un nuovo superiore ho esposto queste riflessioni e ho segnalato come in coscienza non potevo accettare una vita tutto a un tratto così ammorbidita. Non potevo davanti al ricordo del mio parroco che tutte le mattine, terminata la S. Messa, stramazzava su una sedia in sacrestia per la stanchezza dovuta a una grave malattia e nonostante ciò non lasciava mai il suo gregge senza il Santo Sacrificio; non potevo davanti alla vita sacrificata che conducono molti miei amici spesso subendo umiliazioni, da accettare a capo basso per non perdere il lavoro! Mi sono sentito rispondere che l'austerità non ha nulla a che vedere con la Consacrazione all'Immacolata e che, in definitiva, non bisogna "esagerare". Diceva Ernest Hello che "se non esistesse la parola 'esagerazione', il mediocre la inventerebbe"! È vero, non si può negare, tutti noi seminaristi sentivamo con un po' di sofferenza la necessità di sacrificarci sempre, ma è proprio questa l'unica strada per incominciare a fidarsi di Dio e non di se stessi.

LO STIM E LA CARITÀ FRATERNA
Non posso poi omettere di dire che lo Stim pareva proprio il regno della carità fraterna e non può essere che così: dove ci si sforza di amare Dio non si può che scoprire che il secondo comandamento dell'amore è simile al primo (Mt 22, 39). Quanti buoni esempi ho ricevuto dai confratelli! Non posso dimenticare senza un po' di commozione quel frate che si preoccupava della salute dei confratelli, e il confratello che partiva quando era ancora notte per questuare il cibo necessario alla comunità, e il frate con cui si faceva gara ad arrivare per primi al lavoro, perché l'altro fosse più libero nei suoi studi! "Alter alterius onera portate et sic adimplebitis legem Christi" (Gal 6, 2) dice san Paolo Se non lo avessi visto tacerei, ma ho visto con i miei occhi quanto valesse questo precetto! Ricordo una volta di essermi un po' lamentato del fatto che nel poco tempo disponibile dovessi aiutare qualche confratello straniero a preparare gli esami. Vuole saper quale fu la risposta del superiore: "Lo devi fare, quella è la tua seconda Eucarestia. La mattina è Gesù che si sacrifica sull'altare per te, ora sei tu che devi sacrificare te stesso per un fratello in difficoltà". Questa è la risposta di uno di quei "giansenisti" che il commissario ha pensato subito di allontanare!

IL COMMISSARIAMENTO, FONTE DI TENSIONE E DIVISIONI IN SEMINARIO
Purtroppo il commissariamento non ha portato se non tensione e divisioni in Seminario: come si può stare sereni d'altronde quando la predicazione è utilizzata al fine di attaccare padre Stefano, alludendo a lui come giansenista, calvinista, ladro, ecc.; quando dai propri pastori si viene esposti ad accuse infondate (cripto-lefebvriani); quando, a chi tenta il dialogo, si replica di essere affetto da "dipendenza psicologica"; quando il cofondatore, padre Gabriele, viene mandato via dalla comunità senza nemmeno dare l'annuncio agli studenti e senza così poterlo salutare! Gli stessi che scrivono essere il seminario una sorgente di ribellione dovrebbero interrogarsi se non è stata anche colpa loro, con la loro durezza, a far sì che qualcuno, certamente sbagliando, abbia divulgato all'esterno informazioni. Che dire poi di quel superiore che parlando al seminario ha detto che non si preoccupava del fatto che molti volessero uscire dall'istituto, dato che "avevamo già preventivato che con il commissariamento avremmo perso 60-80 frati". Peccato che i frati non sono soldatini di latta che un bambino capriccioso può abbattere con un calcio, ma sono persone umane, perlopiù giovani, alle quali è stata rovinata la vita, costretti ad andarsene per non tradire la propria coscienza e il proprio ideale!

FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA: ESEMPIO DI FEDELTÀ ALLA CHIESA E AL PAPA
Un'ultima parola proprio su di Voi, Santo Padre, considerato che il seminario è stato accusato da confratelli ed esterni di essere ribelle al Papa e, addirittura, di considerarVi un antipapa. Oltre alla stupidità dell'ultima affermazione, posso testimoniare di non aver mai sentito una critica offensiva nei Vostri confronti. Nonostante la sofferenza di vederci accusati da quella stessa Santa Chiesa che abbiamo imparato ad amare, abbiamo sempre sperato che la salvezza ci venisse proprio da Voi. Ricorderò sempre un confratello, accusato di essere un lefebvriano, dire con molto calore: "Voglio essere salvato dalle mani del Santo Padre, perché lui è mio padre e io sono suo figlio". Il giorno del Vostro compleanno poi tutto il seminario è esploso in battiti di mani e grida! Chi fa accuse sulla ribellione del seminario al Papa non sa portare poi prove a sostegno, se non "relata refero"! Il precedente rettore all'inizio del nuovo anno accademico aveva deciso di abbreviare il pranzo per recitare una corona del S. Rosario con l'intenzione di preghiera per Voi: non era questa una maniera di rispondere alle richieste che continuamente rivolgete ai cristiani? I nuovi rettori, non appena arrivati, hanno abolito questo S. Rosario! Chi ama il Papa? Chi prega e accetta sacrifici per Lui oppure chi si riempie la bocca di parole del Sommo Pontefice e poi non fa nulla per Lui? In una catechesi avete chiesto ai sacerdoti di chiudere le loro giornate davanti al Tabernacolo, a impetrare la salvezza delle anime! Con un po' di presunzione posso dire che questo non avevo bisogno d'impararlo da Voi, Santo Padre, perché ho sempre visto i miei formatori chiudere tutte le giornate in ginocchio di fronte al Tabernacolo a pregare per me e i miei confratelli perché il Signore ci concedesse di divenire buoni frati per la salvezza di tutte le anime!

APPELLO AL SANTO PADRE
Da quello che ho scritto capirete, Santo Padre, l'impossibilità di continuare serenamente in un istituto dove lo zelo e la virtù vengono calunniati, dove si è costretti ormai a camminare tra i "cadaveri" dei propri amati confratelli e, ancor peggio, sulle teste dei propri fondatori e dei formatori che ci hanno fatto del bene. Vi domando l'apostolica benedizione e di ricordarVi di me nella Santa Messa quotidiana, perché possa perseverare nella Fede e nel servizio del Signore sotto la guida dell'Immacolata.

Fonte: Vatican Insider (La Stampa), 04/07/2014

6 - SI RISVEGLIA DAL COMA DOPO 15 ANNI
I dottori volevano lasciarmi morire, ma mio padre disse: ''La vita può toglierla solo Dio''
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 05/07/2014

Miguel finì in coma nel 1987, quando aveva 32 anni, accudito dalla famiglia ha spiegato come vede il mondo: «È come se avessi 12 anni, sono nato due volte»
«La vita può toglierla solo Dio», fu così che il padre di Miguel impedì ai medici di "staccare la spina" al figlio in coma. E fu così che per 15 anni lo curò insieme alla moglie e alla nipote. Fino a quando Miguel si svegliò improvvisamente dal coma. Miguel Parrondo ha raccontato la sua storia il 30 giugno scorso al giornale online ForumLibertas.com, per spiegare come mai è «contrario all'eutanasia».

''SEI MIA FIGLIA?''
Il ragazzo finì in coma nel 1987, quando aveva 32 anni, a causa di un incidente in auto che uccise una delle due ragazze con cui stava tornando da una festa. Miguel fu portato all'ospedale di Juan Canalejo di La Coruna. Le condizioni del giovane erano gravissime e secondo i dottori non esistevano possibilità di recupero. Ma suo il padre, dermatologo presso lo stesso ospedale, riunì lo staff medico per chiarire che nessuno poteva disporre della vita, se non chi la crea: «Se non fosse stato per lui – racconta oggi Miguel – non sarei qui, perché non mi davano alcuna chance. Mio padre ebbe fede». E così per 15 anni Miguel non fu mai lasciato solo, nemmeno un giorno. La madre lo accudì insieme alla figlia, Almudena.
Finché non accadde l'impossibile. Nessuno avrebbe mai pensato che un bel giorno, d'improvviso, all'età di 47 anni, l'uomo si sarebbe svegliato dal coma: «Non capivo nulla. Aprii gli occhi e davanti a me c'erano mia madre e mia figlia. Guardai mia figlia e le chiesi se era Almudena, perché mi ricordavo di avere una figlia con quel nome». La ragazza rispose di sì e mentre la madre piangeva e il padre era incredulo, Miguel le disse: «E io sono tuo padre».

IL CELLULARE E L'EURO
«Fu come addormentarsi e svegliarsi il giorno dopo», ha raccontato. «Vedendo mia figlia mi emozionai. Con lei ho recuperato il tempo perduto e ora sono nonno». Per questo oggi non osa pensare a «come sarei se mio padre, un medico, avesse detto al prete di darmi l'estrema unzione». Anche se Miguel è stato operato molte volte e ha subito un'emiparesi è felice: «È come se avessi 12 anni, perché sono nato due volte», ha spiegato raccontando l'impressione che gli fece il mondo al risveglio. «È cambiato parecchio. Quando ho cominciato ad andare per strada pensavo: la gente è matta, para da sola, invece parava al cellulare». Per Miguel era assurdo anche vedere una donna al volante della macchina della polizia: «Pensavo fosse carnevale». Fu incredibile persino leggere il giornale e scoprire che non c'era più l'Unione Sovietica, ma «la Repubblica Ceca, il Montenegro, la Slovenia». Quando poi «andai in banca la prima volta», Miguel chiese dove fosse il computer, perché «ai miei tempi erano giganti, mentre ora sono piccolissimi». Poi la scoperta dei cd sostituiti alle cassette e dell'euro al posto delle pesetas.

SPERARE CONTRO TUTTO
Adesso l'uomo, che lavorava come programmatore presso il Banco Pastor, ha una casa e buone disponibilità finanziarie, sempre grazie alla fede del padre che «metteva via ogni mese la pensione». Ecco perché Miguel ha ripetuto che «non si deve perdere mai la fede».

Fonte: Tempi, 05/07/2014

7 - IL SILLABO E LA CACCIA ALLE STREGHE: I NUOVI STUPENDI QUADERNI DEL TIMONE (E DI JUNIOR T)
Opuscoli monotematici di 68 pagine con una trattazione approfondita dei temi principali che vengono affrontati sulle pagine del Timone in difesa della fede cattolica
Fonte Il Timone, giugno 2014

IL SILLABO, UN GRIDO PROFETICO
Scritto da Rino Cammilleri
codice d'acquisto: A32
Prezzo: € 6
Il Sillabo è un elenco di ottanta proposizioni sugli errori del tempo pubblicato dal beato papa Pio IX l'8 dicembre 1864, unitamemente all'enciclica Quanta Cura.
Gli errori riguardano le idee fondanti quella Rivoluzione che ha in gran parte caratterizzato il pensiero dominante della modernità, cioè di quel mondo storico iniziato con il Rinascimento e la Riforma protestante, culminato nella Rivoluzione francese e sfociato nella diffusione delle idee comuniste nel XIX secolo.
Panteismo, naturalismo e razionalismo sono i principi filosofici che stanno alla base delle ideologie sel Settecento e dell'Ottocento, penetrate nel corpo delle nazioni europee, nelle stesse famiglie e in alcune circostanze anche all'interno del mondo cattolico.

CACCIA ALLE STREGHE: VERITA', LEGGENDE, FALSIFICAZIONI
Scritto da Francesco Agnoli
codice d'acquisto: A33
Prezzo: € 6
Tra gli argomenti più utilizzati nella pubblicistica avversa alla Chiesa, quello della "caccia alle streghe" occupa uno dei primi posti. Alla Chiesa cattolica si fa risalire la causa della dura e secolare persecuzione che subirono molte donne, accusate du turpi commerci con il demonio e di invocare, attraverso riti, pozioni e filtri magici, l'intervento di potenze occulte per provocare danni a persone o cose.
Questo Quaderno offre una lettura dei fatti più fedele alla verità storica, oggi assai ben documentata. E ci aiuta a scoprire che la Chiesa cattolica, contrariamente a quanto si crede, contribuì con grande efficacia ad assopire paure irrazionali e a combattere superstizioni di origine pagana che, favorendo la credenza popolare nell'opera nefasta delle streghe, furono all'origine di molti eventi drammatici. Che ebbero luogo - fatto salve alcune rarissime eccezioni - proprio in quelle terre dove la presenza della Chiesa era assai poco influente.

LA PRIMA COMUNIONE
codice d'acquisto: B1
Prezzo: € 6 (da 10 copie in su € 3,50)
È il primo Quaderno di Junior T. È ideato per aiutare i ragazzi della Prima Comunione ad apprezzare questo Sacramento e a ricordare le verità apprese a Catechismo.
Ci trovate: sana dottrina; un fumetto sull'istituzione dell'Eucaristia, fedelissimo al Vangelo; quattro miracoli eucaristici riccamente illustrati; una guida per partecipare alla Santa Messa, notizie e molto altro ancora.
È un "regalo" utilissimo che sacerdoti, catechisti, genitori e lettori del Timone possono fare ai ragazzi della Prima Comunione.

COME PROCURARSI I "QUADERNI DEL TIMONE"
Ogni quaderno è venduto al costo di 6 euro, da versare tramite conto corrente postale - bonifico bancario - carta di credito, specificando titolo del quaderno e numero di copie richieste. Per accedere alle modalità di pagamento puoi reperire i dati andando sul sito del Timone: www.iltimone.org
Per informazioni e chiarimenti, si può telefonare o scrivere alla redazione del Timone: via Benigno Crespi, 30/2 – 20159 Milano (MI), tel. 02.66.82.52.06– fax 02.60.85.70.91– e-mail: info@iltimone.org

Nota di BastaBugie: Vi proponiamo inoltre il video di un quaderno del Timone scritto da Rino Cammilleri "I Conquistadores. Alcune verità taciute" già pubblicato e diventato un best seller. Un argomento utilizzato costantemente dalla cultura anticattolica per attaccare la Chiesa


https://www.youtube.com/watch?v=UJSU2n2Jm18

Fonte: Il Timone, giugno 2014

8 - OMELIA XVI DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 13,24-43)
Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20/07/2014)

Nel Vangelo di oggi, per descrivere il Regno dei Cieli, Gesù adopera tre parabole ricche di significato. La prima, quella del buon grano e della zizzania, ci fa comprendere il motivo della presenza del male accanto al bene. Il campo di cui parla il Vangelo è il mondo, e il buon grano seminato da Dio è il bene. Dio vuole solo il bene, e allora come spiegare la presenza del male? Gesù allora ricorre al paragone della zizzania seminata dal nemico di notte.
La zizzania è una pianta che somiglia moltissimo a quella del grano, con la quale si confonde facilmente. Solo al momento della mietitura, quando ormai le spighe sono germogliate, si riesce a coglierne la differenza. Se viene raccolta con il grano e macinata, la zizzania contamina il pane che diventa nocivo. Nell'antichità, seminare zizzania in mezzo al grano era un caso frequente di vendetta personale. La legge romana puniva severamente una tale cattiveria.
La parabola adoperata da Gesù è ricca di insegnamenti. Prima di tutto, il racconto dice che la zizzania è seminata di notte, mentre tutti dormivano. Questo particolare ci fa comprendere come, se compare la zizzania, ciò è dovuto al fatto che i buoni si sono addormentati, e il nemico, il diavolo, ha potuto agire indisturbato.
Dove semina Dio, semina anche satana, ed è importante che ogni cristiano sappia che la lotta contro il male è continua, e che ovunque il nemico cercherà di seminare il male. Dobbiamo dunque vigilare, rimanere desti, e non lasciarci sorprendere dal sonno della nostra indolenza.
Questa parabola ci insegna inoltre che, tante volte, è difficile distinguere il bene dal male. La zizzania è infatti molto simile al grano e solo al momento della mietitura si riesce a distinguere. Ciò indica che molte volte le tentazioni del maligno sono molto sottili e appaiono a noi come idee luminose. Ci vuole la grazia del discernimento per accorgersi degli inganni del maligno. Questa grazia del discernimento è data da Dio alla "guida spirituale" che ci conduce: obbedendo a lui certamente cammineremo per la strada giusta. Al contrario, se riterremo di non aver bisogno di questa "direzione spirituale", inevitabilmente cadremo in questi inganni.
La parabola della zizzania e del buon grano ci insegna inoltre che il male continuerà ad operare nel mondo sino alla fine dei tempi, e ciò non deve essere per noi un motivo di scandalo. L'estirpazione totale della zizzania avverrà non su questa terra, ma dopo la morte, con il Giudizio. La mietitura di cui parla Gesù simboleggia proprio il Giudizio, per mezzo del quale ci sarà la netta distinzione: i buoni andranno in Paradiso, i malvagi all'inferno.
Bisogna aspettare questa fine, perché, fino all'ultimo momento, il malvagio si può convertire. Il Signore, nella sua bontà, gli concede tempo e attende il suo ravvedimento; ma, con la morte, non vi sarà più altro tempo, e ciascuno avrà la giusta retribuzione.
Gesù passa poi ad un'altra parabola, quella del granello di senape. Questo granello è il più piccolo di tutti i semi, ma una volta cresciuto, diventa un albero. Il granello di senape simboleggia la diffusione della Chiesa: da inizi estremamente modesti si diffonde in tutto il mondo e accoglie tra i suoi rami genti di tutte le condizioni. Questo è lo stile di Dio: Egli si serve sempre di inizi umili e silenziosi. Il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha voluto nascere nel nascondimento di Betlemme per insegnare a noi questa logica dell'umiltà. Le vie di Dio sono sempre contrassegnate dalla semplicità e dalla croce. Così è il bene che si diffonde nel mondo: esso non fa rumore, ma, giorno dopo giorno, cresce e si sviluppa. Come fa più rumore un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce; così fa più notizia il malvagio che opera il male, piuttosto che tante anime buone che, giorno dopo giorno, si santificano nel silenzio.
Infine, Gesù propone un'altra parabola, desunta dall'esperienza della vita domestica, quella del lievito che fa fermentare l'impasto. Pensiamo a quante volte Gesù avrà visto la Madre sua impastare il pane e cuocerlo al forno. Un'azione normalissima, di ogni giorno, che racchiude in sé un insegnamento molto profondo. Il Vangelo è pieno di questi paragoni semplici tratti dalla vita di ogni giorno e alla portata di tutti, affinché tutti possano comprendere la sapienza del Vangelo. Possiamo ben dire che Gesù abbia preparato la predicazione del Vangelo nei trent'anni di vita nascosta condotti da Lui a Nazareth, sottomesso a Maria e a Giuseppe. Se non si comprende il valore di questa vita nascosta, non si riuscirà nemmeno a comprendere la profondità del suo insegnamento.
Ma torniamo alla parabola di Gesù: come il lievito fermenta e pervade a poco a poco tutta la massa, allo stesso modo la Chiesa è chiamata a convertire tutti i popoli. Il lievito simboleggia anche ogni cristiano. Vivendo il mezzo al mondo, senza perdere la sua identità, il cristiano è chiamato a fermentare con il suo esempio la società che lo circonda e a trasformarla. Il motivo della lontananza da Dio del mondo d'oggi è da ricercarsi nel fatto che noi cristiani non siamo stati "lievito", non siamo riusciti a condurre il mondo a Gesù Cristo e, forse, ci siamo mondanizzati. Saremo lievito se saremo autentici cristiani, se saremo fedeli al Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa.
Gesù si è servito di questo piccolo paragone del lievito per farci comprendere che basta un piccolo gruppo di cristiani ferventi per estendere il Regno dei Cieli nel mondo intero. Così fu degli Apostoli, di dodici semplici pescatori, senza istruzione, animati solo da un grande amore per Gesù e per i fratelli da salvare. Così sarà anche di noi, se nel nostro cuore arderà il fuoco dell'amor di Dio.

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
www.ilgiornodelsignore.it

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20/07/2014)

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