BastaBugie n�363 del 22 agosto 2014

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1 LE REGINE DELLA MUSICA LEGGERA SEMPRE PIU' TRASGRESSIVE, SEMPRE PIU' PERVERSE
Madonna, Lady Gaga, Britney Spears, Miley Cyrus diffondono pornografia, sadismo e altre perversioni per il grande pubblico
Autore: Roberto Manfredini - Fonte: Il Timone
2 VU' CUMPRÀ IN SPIAGGIA? NO, GRAZIE!
Ma che ha detto di male Alfano? Semplicemente quel che tutti pensano: gli immigrati venditori abusivi sono troppi
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LEMAÎTRE, IL SACERDOTE CATTOLICO CHE NEL 1931 PROPOSE PER PRIMO LA TEORIA DEL BIG BANG: FU DERISO DA EINSTAIN... MA AVEVA RAGIONE LUI
Inoltre intuì l'espansione dell'Universo (1927) e ipotizzò la radiazione cosmica di fondo che sarebbe stata scoperta solo nel 1964 (VIDEO: La teoria del Big Bang)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio
4 VIDEO SULLA BELLEZZA DEL MATRIMONIO INDISSOLUBILE
Per la Pixar si può amare anche nella malattia e nel dolore (la realtà è ben lontana dal ''vissero felici e contenti'' delle favole)
Autore: Gerhard Ludwig Müller - Fonte: Sito del Timone
5 NAPOLITANO SI COMPLIMENTA CON ERDOGAN PER LA VITTORIA ALLE ELEZIONI E AUSPICA L'INGRESSO DELLA TURCHIA IN EUROPA
Forse non sa che il presidente della Turchia è sempre stato dalla parte degli estremisti islamici...
Autore: Valentina Colombo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LE NOMINE RAI HANNO LO SCOPO DI DISTRUGGERE IL CRISTIANESIMO E FAVORIRE L'ISLAM
Dopo il bacio gay di Gesù, va avanti il processo di scristianizzazione: l'importante è umiliare i cattolici, offendendoli, penalizzandoli, emarginandoli
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
7 L'ABORTO FA MALE ANCHE ALL'UOMO
Il trauma postabortivo maschile colpisce 4 padri mancati su 10 danneggiando gravemente i 5 elementi chiave della mascolinità
Autore: Lorenza Perfori - Fonte: Libertà e Persona
8 PAPA FRANCESCO BEATIFICA 124 MARTIRI COREANI E CI INVITA A PREGARE PER I CRISTIANI MASSACRATI IN IRAQ
I martiri coreani ci sono di esempio perché anche noi possiamo dire con gioia: ''Siamo pronti a morire mille volte piuttosto che rinunciare alla fede nel nostro vero Salvatore, Gesù Cristo''
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 IN FRANCIA IN VENDITA AL SUPERMERCATO UN LIBRO ISLAMICO CHE INCITA A UCCIDERE GLI APOSTATI, CIOE' NOI!
Il Ministero degli Interni francese risponde alle critiche dicendo che è lecito incitare alla jihad (guerra santa islamica)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
10 OMELIA XXI DOM. DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 16,13-20)
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LE REGINE DELLA MUSICA LEGGERA SEMPRE PIU' TRASGRESSIVE, SEMPRE PIU' PERVERSE
Madonna, Lady Gaga, Britney Spears, Miley Cyrus diffondono pornografia, sadismo e altre perversioni per il grande pubblico
Autore: Roberto Manfredini - Fonte: Il Timone, Agosto 2014

Il decadimento della cultura pop è indice di una saturazione del mercato della dissoluzione, ormai impossibilitato a uscire dal recinto della trasgressione obbligata in cui si è cacciato: le devianze sessuali e i comportamenti antisociali sdoganati dalle odierne popstar passano quasi inosservati, soppiantandosi a vicenda in una sorta di manierismo porno-soft. Il genere è condannato a ripetere compulsivamente gli stessi modelli di trasgressione, oppure ad alzare il livello fino al parossismo.
La gara alla "pornificazione" inizia con Veronica Ciccone, nota a tutti come Madonna. La "Regina del Pop" debutta negli anni '80, quando la rivoluzione sessuale ha esaurito la carica sovversiva e il consolidamento del disordine morale permette la liaison tra marketing e trasgressione. È impossibile valutare questa cantante esclusivamente sotto l'aspetto musicale: la sua influenza sui costumi è incomparabile e, nonostante abbia più volte cercato una legittimazione artistica, non è mai riuscita a emanciparsi dal cattivo gusto e dalla volgarità. Dopo un decennio in bilico tra canzonette commerciali e aspirazioni cantautoriali, nel 1992 Madonna decide di alzare il livello della provocazione con un disco (Erotica) e un album fotografico (Sex) che sanciscono la nascita del "formalismo erotizzante" di cui parlavamo. I critici interpretano questo impasto di sentimentalismo e oscenità come una reazione espressionistica al trionfo dell'Aids sulla rivoluzione sessuale. La stessa Madonna si fa redentrice del pansessualismo e, nell'introduzione a Sex, si scusa di aver immaginato «un mondo perfetto, un mondo senza Aids» e di non aver fatto propaganda all'uso del preservativo.

VERONICA CICCONE, L'ESCALATION DELL'OLTRAGGIO
Nel corso degli anni '90 la Ciccone (divenuta, nel frattempo, Queen of obscene, regina dell'osceno), tenta ancora di rifarsi un'immagine, presentandosi come madre, benefattrice e cantautrice impegnata. Nell'album Ray of Light (1998) emerge la sua "conversione" alla dottrina della Cabala, rielaborata dal rabbino hollywoodiano Philip Berg: Madonna cercherà di sacralizzare i momenti peggiori della sua carriera con le viete teorie dell'androgino primordiale e della bisessualità divina. Oltre a ciò, la star cavalca anche la moda omosessualista che in quegli anni sta conquistando il monopolio mediatico: l'amore gay, estrapolato dal coté orgiastico nel quale lo aveva relegato, ora è rappresentato dalle due coppie fisse del video di American Pie (2000).
Rassegnata all'impossibilità di inseguire le nuove tendenze musicali, nel 2003 Madonna intende confermare il suo ruolo di "patronessa" esibendosi in un intenso bacio saffico con le sue eredi Britney Spears e Christina Aguilera. Questa "prova di forza" segnerà per certi versi il suo oscuramento definitivo: Madonna tenterà ancora di suscitare scalpore inscenando una crocifissione sul palco durante il tour del 2005, ma troverà un pubblico ormai ipnotizzato dalle nuove proposte.
Tra le stelle emergenti, la prima a imporsi è Britney Spears (1981). La sua carriera inizia nel 1992 in una trasmissione della Disney. Nel 1999 arriva il successo planetario con la hit Baby One More Time. Col passare degli anni, il suo stile si fa sempre più estremo e i concerti diventano una gara di esibizionismo. Nel 2007 la Spears ha un tracollo e finisce in una clinica di riabilitazione. Un anno dopo, ritorna sulle scene con la volontà di vendicarsi della gogna mediatica. La musica passa in secondo piano rispetto alla necessità di eccitare le ossessioni dei fan: nel video di if U Seek Amy (2008), la cantante inscena la doppia vita di una casalinga anni '50 che la notte organizza orge nella sua villa. Molti critici irridono alla provocazione, descrivendo i tentativi della Spears come grossolane oscenità commerciali. L'ultimo pezzo della popstar, Work Bitch, un inno al materialismo con sfumature sadomaso, è al di sotto di ogni aspettativa: più che alle spiagge di Malibù (dove è stato girato), il video fa pensare a qualche discoteca di provincia dell'est Europa.

EROINA DI UNA GENERAZIONE DI ZOMBIE
L'altra erede di Madonna, Christina Aguilera (1980), ha una carriera simile a quella della Spears. Nel 1993 partecipa assieme a lei al Mickey Mouse Club; sei anni dopo il primo disco e il trionfo immediato. Il repertorio dell'Aguilera è sicuramente più vasto di quello delle altre popstar: spazia da generi quali rock, rap, soul e concede qualcosa alle radici latino-americane. Eppure, i rari momenti in cui la cantante esprime il proprio potenziale sono oscurati da continui riferimenti sessuali. Questa morbosità grava su tutta la sua carriera: sembra che la diva si trovi a suo agio solo quando interpreta ruoli quali la schiava del sesso o la "dominatrice". Nel video di Not Myself Tonight (2010), ad esempio, si esibisce in pratiche sadomaso estreme su un ritmo algido e oppressivo: le manette, i collari da cane, le museruole e i frustini fanno da corredo al feticismo, al bondage e al sesso di gruppo.
Nella pop music contemporanea l'estetica sadomaso è molto diffusa. La sottomissione ai soldi e al sesso viene rappresentata, a seconda del carisma dell'interprete, in maniera esplicita e pacchiana, oppure simbolica e raffinata: quest'ultimo è il caso di Lady Gaga, al secolo Angelina Germanotta (New York, 1986). Anch'essa di origini italiane, rispetto a Madonna descrive un mondo "transumanizzato", nel quale il sesso rappresenta l'apice di una esistenza inautentica e meccanizzata. Secondo la sociologa Camille Paglia, Lady Gaga è «l'eroina di una generazione di zombie», «un androide di plastica», affetto da «una inquietante tendenza alla mutilazione e alla morte». I video della popstar sono carichi di simbologie bizzarre e perturbanti, ispirate alla fantascienza, al surrealismo e all'armamentario paramassonico di Eyes Wide Shut di Kubrick.
Al di là della musica, Lady Gaga è riconosciuta soprattutto come paladina dell'orgoglio omosessuale (anche se lei predilige l'androginia asessuata). Nell'estate del 2011, dal palco del gay pride romano, si è esibita in un iperbolico proclama col benestare dell'ambasciatore americano.

L'EROTISMO COME POSSESSIONE
In contemporanea con la "mostruosa" Lady Gaga, sono apparse altre giovani "sacerdotesse" dello spettacolo. Tra di loro spiccano sicuramente Rihanna e Miley Cyrus. La prima, nata alle Barbados nel 1988, oltrepassa i tipici atteggiamenti provocanti per condurre l'ascoltatore in un tour de force para-iniziatico, affrontando con cinismo temi quali la sottomissione, il suicidio, la possessione, la prostituzione, la tossicodipendenza, lo stupro e - ovviamente - il sadomasochismo. Oltre a ciò, Rihanna associa alla sua immagine simbologie occulte (piramidi, corna, teschi, pentacoli): queste incursioni nel mondo dell'esoterismo hanno evidentemente un ritorno commerciale, se nel video S&M per celia si definisce "Principessa degli Illuminati".
La seconda, Miley Cyrus (1992), è recentemente balzata alle cronache per alcune performance trasgressive in diretta tv. Questa nuova vedette è stata plasmata dal manager Larry Rudolph (lo stesso della Spears) per riunire tutte le caratteristiche delle popstar precedenti: oltre ai continui riferimenti pornografici, all'immagine di ex bambina prodigio della Disney che si lascia andare a ogni tipo di trasgressione, alla propaganda in favore dell'omosessualità e della bisessualità, la Cyrus nutre anche velleità artpop - o almeno è quello che i suoi produttori vogliono far credere. Nel video di We Can't Stop compaiono pretenziosi riferimenti ad artisti contemporanei quali Roy Lichtenstein e Damien Hirst. Ciò dimostra che dietro al personaggio c'è un grande investimento da parte dell'industria discografica, probabilmente in attesa del momento in cui, dopo l'ennesima snervante provocazione, sarà possibile alzare il livello.

LA FABBRICA DISNEY E IL MERCATO DEGLI ADOLESCENTI
A quest'ultimo punto si collega la tendenza da parte dei media a erotizzare il mondo dei pre-adolescenti. Abbiamo visto che molte di queste cantanti provengono dalla "Fabbrica Disney", la quale negli ultimi vent'anni ha incubato gli esempi peggiori per i giovani: oltre a Spears, Aguilera e Cyrus, la lista delle bimbe precoci divenute star softcore è lunghissima (Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Lindsay Lohan, Demi Lovato...).
Non sappiamo se questo esito sia pianificato a tavolino per ragioni commerciali, oppure se è il prodotto di una cultura dissociata come quella americana, la cui ideologia puritana permette la convivenza di certi spettacoli con telepredicatori fondamentalisti e "balli della purezza". In ogni caso, l'unica nota positiva di tutto ciò è che la rottura definitiva dell'industria musicale con i modelli tradizionali della borghesia statunitense sta favorendo la nascita di sottoculture che rifiutano l'immaginario di sangue-sesso-soldi per riscoprire forme di espressione più genuine. Negli ultimi anni accade sempre più spesso che alcuni artisti, dopo essere stati travolti da una celebrità effimera, giungano a riscoprire il valore della spiritualità, persino di quella cristiana e cattolica.

Fonte: Il Timone, Agosto 2014

2 - VU' CUMPRÀ IN SPIAGGIA? NO, GRAZIE!
Ma che ha detto di male Alfano? Semplicemente quel che tutti pensano: gli immigrati venditori abusivi sono troppi
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/08/2014

E che ha detto di male il povero ministro Alfano per essere subissato di improperi dai catto-comunisti? Semplicemente quel che tutti gli italiani pensano, ma non osano dire per non finire, anche loro, subissati. Solo chi trascorre le vacanze estive sui monti non sa quel che succede ai tapini che le passano al mare. E questi ultimi sono i più, anzi quasi tutti, visto che l'Italia è tutta coste. Il sottoscritto ha provato ad andare al mare a settembre inoltrato, certe volte sulla spiaggia era solo. Macché. Avvistato da lontano e raggiunto. No, grazie. Ho detto no grazie. NO GRAZIE! Solo allora –forse- se ne va. Ma subito ne arriva un altro. E via così, per tutto il tempo.
Se vai al mare nei mesi di mare l'unica salvezza è stare in acqua con l'onda almeno alla vita. Ma non puoi rimanerci sempre. Arrivano uno dopo l'altro, senza fine e senza requie. Non gliene frega niente se sei impegnato in una conversazione o stai parlando al cellulare. Ti si piazzavano davanti con la merce e devi interrompere quel che stai facendo per ripetere fino allo sfinimento il tuo «no, grazie». Cinque-sei minuti d'intervallo ed eccone un altro. È ovvio che già col quinto perdi la pazienza e quel «no, grazie» diventa quasi un urlo di disperazione. Poi ti dispiace, perché si tratta di poveracci, e ti rimorde la coscienza. Così, tra scatti di nervoso e rimorsi, la tua giornata di relax al mare si trasforma in qualcos'altro. Sei partito allegro e contento e in breve ti ritrovi arrabbiato e indispettito. E sai che l'indomani si replica, e che sarà così tutti i giorni della tua vacanza.
Cedere alla compassione? Ma non puoi certo comprare tutte le cianfrusaglie e i tarocchi di tutti i vu' cumprà (pardon: venditori ambulanti privi di autorizzazione), e tutti i giorni. Magari pensi: vabbe', faccio la mia buona azione con uno solo, almeno attutisco il mio senso di compassione. Ma ecco l'esempio: un'africana insisteva a vendermi le sue collane etniche; io non sapevo che farmene; ha replicato in italiano approssimativo che aveva i figli da sfamare; avevo in tasca solo una banconota da venti, le ho chiesto di tenerne cinque e darmi il resto; ho dovuto inseguirla perché aveva capito - diceva lei - che poteva prendersela tutta. Ma è inutile moltiplicare gli esempi su quel che tutti gli italiani spiaggiati sanno.
Se si lamenta Briatore per la sua Forte dei Marmi, i soliti «buoni» si stracciano le vesti perché un miliardario non si vergogna di inveire contro «gli ultimi del mondo». Se il ministro dell'Interno, come suo dovere, si fa carico del grido di dolore dell'intero Paese (e dei contraccolpi sull'economia nazionale) gli danno addosso quelli della fazione avversa e i radical-chic che al mare di Rimini preferiscono le Maldive (dove di vu' cumprà non c'è ombra). E, naturalmente, i cattolici postconciliari, quelli del «primato dell'ortoprassi» e, dunque, della «pastorale», quelli che da tutti i milioni di frasi di papa Francesco estrapolano fior da fiore (la «Chiesa povera per i poveri», «chi sono io per giudicare», la Chiesa come «ospedale da campo») e buttano via il resto. Il risultato è un'ideologia che, sommandosi a quella post-comunista che vede negli immigrati africani il «nuovo proletariato», sta completamente stravolgendo l'identità storica (e religiosa) del nostro Paese, creando problemi che definire spaventosi è dir poco.
Ora, un ministro è lì apposta per almeno affrontarli, i problemi. Ma in Italia deve farlo con una mano legata dietro la schiena e l'altra a grattarsi la nuca. Ed ecco qua: Radio Vaticana ha intervistato il responsabile dell'ufficio immigrazione della Caritas, dando per scontato che si tratti di un esperto. In realtà si tratta di un esperto di "accoglienza", perché il vero esperto di "immigrazione" è, per definizione, il ministro dell'Interno. Come da copione, leggo su zenit.org l'esordio: «Purtroppo, abbiamo sentito nuovamente termini che pensavamo ormai passati». Prima bacchettata sulle dita al ministro che si è permesso di usare un linguaggio politicamente scorretto. Secondo colpo di bacchetta: «non bisogna essere esperti del settore per sapere che il tema del lavoro irregolare, soprattutto dell'abusivismo legato all'imprenditoria 'etnica', fa parte di un contesto molto più complesso, e le responsabilità vanno oltre il semplice venditore».
Uno a questo punto direbbe: e allora? Niente, si tratta di una variante del solito «il problema è più complesso», frase che non vuol dire nulla e ha il solo risultato di lasciare le cose come stanno. Anzi, è bene che ci restino, perché «il lavoro dei cittadini (sic! ndr) stranieri ambulanti è un lavoro che permette loro di sopravvivere ma, soprattutto, di inviare risorse alle famiglie nei Paesi lontani. Quindi, creare anche un po' quell'economia di sviluppo di cui spesso si parla dicendo che bisognerebbe aiutarli a casa loro». E «questo è un modo per aiutare queste famiglie nei loro Paesi e forse - non certo nell'immediato - anche per disincentivare quei flussi di cui tanto si parla e alla cui origine c'è spesso tanta povertà e disperazione». Insomma, al famoso slogan leghista «aiutiamoli a casa loro» si può ovviare con l'uovo di Colombo: vengano tutti qui, ci vendano la loro merce (il problema di quella contraffatta è «più complesso») e in capo a qualche secolo l'Africa finirà per finalmente svilupparsi, smettendo di mandare carrette di «povertà e disperazione».
Certo, se intervisti un funzionario della Caritas, che vuoi che ti dica? A ognuno il suo mestiere. Solo che quello di un ministro è diverso. Un ministro ha il dovere (dovere!) di tutelare i cittadini «liberandoli dall'assillo dei venditori ambulanti» e dai «prodotti falsi» che sono spesso anche «pericolosi». È esattamente quel che ha fatto Alfano l'11 agosto presentando la direttiva "Spiagge Sicure" a prefetti e questori. E lo sa il Cielo se questo disgraziato Paese ha bisogno di amministratori che, poche chiacchiere, facciano quello per cui sono pagati.

DOSSIER "CONSIGLI PER L'ESTATE"
Vacanze, spiaggia e... bikini

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/08/2014

3 - LEMAÎTRE, IL SACERDOTE CATTOLICO CHE NEL 1931 PROPOSE PER PRIMO LA TEORIA DEL BIG BANG: FU DERISO DA EINSTAIN... MA AVEVA RAGIONE LUI
Inoltre intuì l'espansione dell'Universo (1927) e ipotizzò la radiazione cosmica di fondo che sarebbe stata scoperta solo nel 1964 (VIDEO: La teoria del Big Bang)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio, 31/07/2014

Martedì 29 luglio 2014, alle 23.27, è partito il lancio nello spazio, ad opera dell'Esa (European Space Angency), del quinto Atv. Gli Atv sono i veicoli di trasferimento automatizzati più potenti e che offrono una maggior capacità di carico tra tutti i veicoli che visitano la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), posta ad altezza orbitale di 330 km. Il quinto Atv è il veicolo più affidabile e complesso mai costruito in Europa. Il suo compito è quello di rifornire l'equipaggio dell'ISS di cibo, acqua, ossigeno, e attrezzatura di ricerca (per un totale di 6,6 tonnellate di materiali). [...]
L'atv-5, lanciato a 260 km di quota (20 volte l'altitudine di crociera di un aereo passeggeri), da Kourou, nella Guyana francese, su un razzo Ariane 5 (alto 52 metri), prende il nome da Georges Eduard Lemaître, il sacerdote belga "padre della teoria del Big Bang".
Il suo nome, piuttosto sconosciuto al grande pubblico, ma non agli astronomi, è stato proposto dalla delegazione belga all'ESA. In particolare il suo Direttore Generale, l'ingegnere aeronautico Jean-Jaques Dordain, ha ricordato il ruolo del Belgio fin dall'esordio dell'avventura spaziale europea e ha aggiunto: "Dando il nome di Georges Lemaître ad ATV-5, onoriamo uno scienziato di importanza mondiale, che con i suoi studi ha permesso di ampliare le nostre conoscenze dell'universo". A sua volta il ministro belga responsabile per le attività spaziali, Paul Megnette, ha dichiarato: "Questo mostra che il lavoro e le scoperte di Lemaître non sono state dimenticate e che sono ancora oggi importanti e fondamentali".
La brochure ufficiale dell'Esa definisce Lemaître "un genio" che ha dato inizio a "un'era". Mentre infatti tutti ritenevano che "l'universo fosse infinito" e "che il suo aspetto generale si mantenesse costante", egli propose per primo "l'idea che l'universo avesse avuto inizio in un preciso momento nel quale tutta la materia e tutta l'energia erano concentrate in un solo punto. Nacque così la teoria del Big Bang".
Lemaître non fu solo colui che propose per primo la dottrina dell' "atomo primitivo" (1931), ribattezzata, in origine in termini spregiativi, "Big Bang", ma anche colui che per primo, precedendo Hubble, intuì l'espansione dell'Universo (1927) e l'astronomo che, con Gamow, ipotizzò l'esistenza di una radiazione cosmica di fondo che sarebbe stata scoperta solo nel 1964 da Arno Penzias e Robert W. Wilson (meritevoli, per questo, del Nobel, nel 1978).
La storia del graduale affermarsi della teoria del Big bang è assai curiosa. Infatti il suo promotore dovette scontrarsi con forti pregiudizi. Il primo a non comprenderlo, fu, in due occasioni, Albert Einstein, contrario all'idea di un universo non spinoziano, cioè non statico e non eterno. A lungo l'idea di Lemaître fu contrastata dai fisici sovietici e dagli scienziati che avevano sposato l'ortodossia materialista, secondo la quale l'universo non può che essere eterno, statico ed infinito, come la materia increata.
Invece Pio XII, pontefice molto attento alle scoperte scientifiche, si espresse subito a sostegno dell' "atomo primitivo" di Lemaître. Per il papa, infatti, il Big Bang implica il venire all'essere di qualcosa che prima non c'era; di qualcosa di mutevole, caduco, contingente, che rimanda all'Immutabile e richiede una Causa prima, secondo l'insegnamento tomista ("Tutto ciò che può essere e non essere, ha una causa"). Il Big Bang aiuterebbe insomma a comprendere la dottrina biblica della "creazione dal nulla". Di qui un cenno di Pio XII, quasi esplicito, al Big bang, il 22 novembre 1951: "Così tutto sembra indicare che l'universo materiale ha preso, da tempi finiti, un potente inizio, provvisto com'era di un'abbondanza inimmaginabilmente grande di riserve energetiche, in virtù delle quali, dapprima rapidamente, poi con crescente lentezza, si è evoluto allo stato presente". Troppa fretta di far concordare il concetto metafisico di creazione, con l'idea di un inizio fisico dell'universo? No, Pio XII voleva solo far capire che anche gli scienziati erano giunti, in piena autonomia, ad ipotizzare la contingenza dell'universo. Strano a dirsi, ma a dispiacersi, parzialmente, per la evidente sponsorizzazione del Big bang fu proprio il devoto sacerdote Lemaître, che Pio XII avrebbe posto a capo della Pontificia Academia delle Scienze. Sia perché credeva che fosse prematuro dare per vincente la sua ipotesi così "bizzarra" e avversata; sia per evitare, da parte di altri scienziati, ulteriori contrapposizioni ideologiche e non scientifiche, a causa delle implicazioni teologiche dell' "atomo primitivo".
Una curiosità: una bella foto di Lemaître in clergyman sarà firmata dagli astronauti presenti nell'ISS, e verrà riportata poi sulla Terra. Con un po' di ritardo, qualcuno si ricorda del prete che circa un secolo fa ha cambiato il modo di vedere l'Universo.

VIDEO: La teoria del Big Bang (durata: 3 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=q1MUSvVb41A

Fonte: Il Foglio, 31/07/2014

4 - VIDEO SULLA BELLEZZA DEL MATRIMONIO INDISSOLUBILE
Per la Pixar si può amare anche nella malattia e nel dolore (la realtà è ben lontana dal ''vissero felici e contenti'' delle favole)
Autore: Gerhard Ludwig Müller - Fonte: Sito del Timone, luglio 2014

Indubbiamente, la dottrina circa l'indissolubilità del matrimonio oggi è tra le più incomprensibili nei nostri ambienti secolarizzati [...]. D'altra parte, vorrei sottolineare che recenti indagini svolte tra i nostri giovani hanno confermato il fascino dell'ideale di fedeltà tra un uomo e una donna, fondato sull'ordine della Creazione. Anche se affermano di "credere" nel divorzio, la maggior parte tra loro aspira a una relazione fedele e costante, corrispondente alla sua natura spirituale e morale. Peraltro, non dobbiamo dimenticare che il matrimonio indissolubile possiede un valore antropologico di primaria grandezza: sottrae la persona all'arbitrio e alla tirannia dei sentimenti e degli stati d'animo; li aiuta ad affrontare le difficoltà personali e a superare le esperienze dolorose; soprattutto protegge i figli. Perciò affermano che l'amore è qualche cosa di più di un sentimento o di un istinto. Nella sua essenza, esso è dedizione e impegno. Nell'amore coniugale, due persone si dicono l'un l'altra, in modo cosciente e volontario: sei così importante per me, sei così unico/a per me, che voglio stare solamente con te e per sempre!

Nota di BastaBugie: l'articolo è del Cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ed è tratto da «La speranza della famiglia» (Edizioni Ares).
Assolutamente da non perdere il seguente video con un frammento significativo del cartone animato "Up" della Pixar, che mette in mostra la bellezza dell'indissolubilità del matrimonio, la fedeltà ad amarsi anche nella malattia e nel dolore, la concretezza della vita (ben lontana dal "vissero felici e contenti" delle favole), insomma... una storia vera e per questo commovente


https://www.youtube.com/watch?v=rTtAq6owBdg

Fonte: Sito del Timone, luglio 2014

5 - NAPOLITANO SI COMPLIMENTA CON ERDOGAN PER LA VITTORIA ALLE ELEZIONI E AUSPICA L'INGRESSO DELLA TURCHIA IN EUROPA
Forse non sa che il presidente della Turchia è sempre stato dalla parte degli estremisti islamici...
Autore: Valentina Colombo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/08/2014

"Mi è gradito porgerle, a nome di tutti gli italiani e mio personale, vive felicitazioni. Le relazioni tra Italia e Turchia affondano le loro radici nella storia e hanno raggiunto, nel solco della comune appartenenza all'Alleanza Atlantica e della comune collocazione nel Mediterraneo, una particolare intensità". Con queste parole il Presidente Giorgio Napolitano si è congratulato con Recep Tayyip Erdogan per la vittoria alle elezioni presidenziali tenutesi lo scorso 10 agosto. Il Presidente della Repubblica non si è limitato alle congratulazioni di rito e ha aggiunto: "L'Italia sostiene da sempre e con convinzione il percorso della Turchia verso una piena integrazione nell'Unione Europea e confido che tale prospettiva possa verificarsi e rilanciarsi nel corso del semestre di Presidenza italiana dell'Unione." Infine ha ribadito che la Turchia "rappresenta per l'Italia un punto di riferimento imprescindibile per affrontare sfide come quelle legate alle drammatiche crisi del Medio Oriente".

UNA TURCHIA DIVISA IN DUE
Ebbene Erdogan ha vinto con circa il 52% delle preferenze, ma le elezioni hanno di fatto rivelato una Turchia divisa in due. Erdogan ha vinto per la debolezza del suo principale avversario Ekmeleddin Ihsanoglu, ex segretario generale dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica. Erdogan ha vinto usando principalmente due slogan: "Volontà nazionale, forza nazionale, obiettivo 2023", "Democrazia, prosperità e prestigio sulla via di una nuova Turchia". Ciononostante non ha vinto perché promotore della democrazia, ma perché l'economia e il boom economico turco lo hanno premiato ed aiutato. Erdogan ha avuto il pieno sostegno di gran parte dei musulmani conservatori che appartengono alla media borghesia, ovvero al principale beneficiario dell'economia fiorente, e che lo hanno abbondantemente finanziato.
Anche le congratulazioni del nostro Presidente risentono dei forti rapporti economici tra Roma e Ankara. L'Italia è uno dei principali partner della Turchia, con il livello record di interscambio raggiunto nel 2011 pari a 21,3 miliardi di dollari. Il livello delle esportazioni ammontava a 13,3 miliardi di dollari nel 2012, quello delle importazioni dalla Turchia a 6,3 miliardi di dollari, con un saldo attivo a favore dell'Italia di ben sette miliardi di dollari. A tutto ciò si aggiungono gli investimenti italiani hanno fatto segnare una costante crescita nel 2011 e nel 2012, con oltre 1000 società ed aziende con partecipazione italiana presenti nel Paese.

LA TURCHIA SI È SPESSO SCHIERATA CON L’ESTREMISMO ISLAMICO
Solo questi dati possono avere fatto dimenticare a Napolitano che la Turchia nel complesso e variegato scacchiere mediorientale si è spesso schierata con l'estremismo islamico, se non con il terrorismo di matrice islamica. Nonostante l'80% dei turchi non approvi Hamas, proprio in campagna elettorale Erdogan, riferendosi agli israeliani ha affermato: "Maledicono sempre Hitler, ma ora ne stanno superando la barbarie." Nel 2011 Erdogan dichiarò: "Non considero Hamas una organizzazione terroristica. Hamas è un partito politico. Un'organizzazione. E' un movimento di resistenza che cerca di proteggere la propria nazione sotto occupazione." Alla fine del 2011 un sito collegato alla Unione del Bene (Ittilaf al-khayr), presieduta dal teologo di riferimento dei Fratelli musulmani Yusuf Qaradawi e il cui scopo principale è raccogliere fondi da convogliare a organizzazioni legate a Hamas, ha annunciato che Erdogan ha fatto versare dal proprio Ministero delle Finanze 300 milioni di dollari al governo di Gaza, guidato da Hamas.
Solo i rapporti economici tra Italia, in profonda crisi, e la Turchia, in pieno boom, possono avere fatto dimenticare le repressioni contro i manifestanti di Piazza Taksim, le recenti esternazioni del braccio destro di Erdogan, Bulent Arinc, sul "contegno" delle donne turche che dovranno essere caste e non ridere in pubblico, il fatto che la Corte Europea per i diritti umani classifichi la Turchia al primo posto per la violazione di questi ultimi. I dati statistici riguardanti le violazioni della Convenzione europea dei diritti umani, firmata da 47 paesi, vedono la Turchia ancora agli stessi livelli del 2009, con una percentuale del 18,55% su tutte le violazioni riscontrate dal Tribunale. La violazione più frequente della Turchia è quella dell'articolo 6 della Convenzione che riguarda il diritto a un giusto processo (42 casi di violazione) e le lunghe procedure (83 casi). L'articolo 5, quello riguardante la libertà e la sicurezza, è stato il secondo articolo su cui la Turchia ha compiuto più violazioni.

A FIANCO DEI FRATELLI MUSULMANI
Infine la Turchia, sin dall'inizio della cosiddetta primavera araba, si è sempre schierata a fianco dei Fratelli musulmani tanto da diventare un modello per il partito tunisino Al Nahdha, tanto da definire il generale El Sisi un taghut, la dicitura coranica che indica il tiranno usurpatore. Nel messaggio di congratulazioni dei Fratelli musulmani al neoeletto presidente Erdogan si elogiano la trasparenza delle elezioni e la vittoria del processo democratico, si elogia il presidente per avere traghettato la Turchia dall'arretratezza economica a diventare la diciassettesima potenza economica a livello mondiale. La Fratellanza egiziana sottolinea, facendo un esplicito riferimento interno, che la vittoria di Erdogan è dovuta anche all'allontanamento dell'esercito dalla politica. Non solo, il comunicato rammenta anche il ruolo strategico della Turchia per quanto concerne la crisi mediorientale che appoggia la Palestina e ha aiutato a infrangere l'embargo a Gaza.
A questo punto il cerchio si chiude e l'Italia, nel semestre di presidenza, farebbe bene a riflettere e decidere se l'economia vale più dei diritti umani, se si può definire democratico un paese dove gli obiettori sono incarcerati, se un paese il cui presidente definisce Hamas un partito quando quest'ultimo è nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione Europea possa entrare in Europa senza prima avere compiuto dei radicali cambiamenti interni, cambiamenti che certamente non possono essere effettuati nell'arco di un semestre.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/08/2014

6 - LE NOMINE RAI HANNO LO SCOPO DI DISTRUGGERE IL CRISTIANESIMO E FAVORIRE L'ISLAM
Dopo il bacio gay di Gesù, va avanti il processo di scristianizzazione: l'importante è umiliare i cattolici, offendendoli, penalizzandoli, emarginandoli
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 30/07/2014

Il processo di decristianizzazione è iniziato anche sulle emittenti di Stato. Non solo per il blasfemo siparietto proposto da "Rai 2", raffigurante un bacio omosessuale tra Gesù ed un Apostolo. Quello appare oggi come un singolo episodio di un piano più complessivo, mirato, strategico, globale.
È divenuto evidente lo scorso marzo, dopo la nomina di Flavio Mucciante a direttore di Giornale Radio Rai, da cui dipendono sia la realizzazione di tutti i gr, sia il palinsesto di Radio1. Mucciante è succeduto ad Antonio Preziosi con un preciso incarico: quello di frenare la preoccupante emorragia di ascolti e possibilmente recuperare audience. E lui ha usato subito la falce, non confermando 4 dei 6 vicedirettori. Non solo: ha smantellato la struttura di Borgo S.Angelo finora incaricata di curare l'informazione religiosa, ponendo lo staff sotto il diretto controllo della Redazione Esteri, al cui interno ha nominato un coordinatore dei vaticanisti. Si tratta di Riccardo Cristiano.
Forza Italia lo ha definito un esempio di «antisemitismo della sinistra italiana», di quella militante per intenderci. E questo a causa di un episodio, che lo vide protagonista, «una vergogna per il giornalismo italiano» ebbe pubblicamente a dire Emilio Fede, commentandolo. Era l'11 ottobre del 2000. A Ramallah alcuni soldati riservisti israeliani vennero linciati da una folla imbestialita di palestinesi al grido di «Allah Akhbar». Mediaset fu l'unica in Italia a trasmettere il filmato dell'accaduto. Forse proprio grazie a quelle immagini Tel Aviv riuscì a individuare i responsabili della violenta aggressione.
Cristiano, allora responsabile Rai in Israele, si affrettò a scrivere all'Autorità palestinese. La sua lettera divenne subito pubblica, in quanto apparve sull'importante quotidiano palestinese Al Hayat Al Jadida. Il testo prese con forza le distanze da quel servizio giornalistico. Precisando che non fu girato dagli operatori della Rai, ma dai concorrenti di Mediaset. Bastò fare due più due, per individuare la responsabile: la corrispondente sul posto, Anna Mingotto del Tg4.
Che da quel momento fu messa sotto scorta e fatta rientrare al più presto in Italia, per evitarle ritorsioni. La sua sicurezza personale fu messa in pericolo da quell'improvvida lettera: «Cari amici di Palestina», questo l'incipit. E poi: «Noi rispettiamo sempre e continueremo a rispettare le procedure giornalistiche dell'Autorità Palestinese, non facciamo e non faremo cose del genere».
Toni non richiesti, non necessari, che Mentana definì «una grave delazione», precisando che – qualora fosse stato torto anche un solo capello agli operatori Mediaset – sarebbe stato chiaro a chi attribuirne la responsabilità. Scoppiò il finimondo.
L'ambasciatore israeliano protestò con la Rai. Che richiamò immediatamente Cristiano in Italia. Da allora lui è «persona sgradita» in Israele. Non ci può mettere piede, nemmeno per seguire il Santo Padre. La Terra Santa, per lui, è off limits. Il che, per un coordinatore dei vaticanisti Rai, non è certo il massimo. Oggi Cristiano segue anche un sito denominato Il mondo di Annibale. Filo-Isil e filo-arabo, ma rigorosamente anti-Usa ed anti-Israele. Non si pensi ad un'iniziativa personale, una sorta di blog privato. La pubblicità la raccoglie il Gruppo24Ore. Può contare su inserzionisti importanti come Michelin, Ford, Tim, Focus, Lancia, Unicredit. Con cui si pagano i numerosi collaboratori: latinoamericani, arabi, egiziani, palestinesi, libanesi, iraniani, turchi. Persino messicani, giapponesi, cinesi.. Alcuni vengono dal Manifesto comunistao da Europa del Pd.
Ad uno così è stata affidata l'informazione religiosa in Rai. Per cui lui ha già assunto decisioni importanti. Rivoluzionarie. Ad esempio, costringere una trasmissione storica a traslocare. Si tratta di Ascolta si fa sera, in onda ininterrottamente dal lontano 1970 tra le 19.35 e le 19.38, dal lunedì alla domenica. Da settembre cambierà orario e finirà alle 23.50, intercettando così un pubblico, che definire "di nicchia" significa ancora esser generosi. Meglio sarebbe a questo punto cambiare anche il titolo in "Ascolta si fa notte"...
Altra novità: abolire sic et simpliciter un'altra rubrica "storica", Il Santo del giorno. Andava in onda tutti i giorni alle 5.30. Da maggio è sparita dal palinsesto. Lo stesso mons. Carmelo Pellegrino, promotore della Fede (quindi, prelato teologo: in pratica, il biografo ufficiale) della Congregazione delle Cause dei Santi, lo ha saputo da un giorno all'altro. In compenso, nel piano editoriale, ecco spuntare l'idea di una trasmissione interamente dedicata all'islam. È solo questione di tempo. Prima o poi si farà. Un altro "regalo" ai suoi amici musulmani...
È quanto mai sconfortante esser obbligati a pagare il canone, per mantenere personaggi impegnati a sfogare le proprie simpatie antisemite e filoislamiche a danno degli utenti. Oltre tutto, prendendosela con accanimento speciale nei confronti dei cattolici, offendendoli, umiliandoli, penalizzandoli, emarginandoli ed estromettendoli sempre più dal palinsesto. Le catacombe sono in onda...

Fonte: Corrispondenza Romana, 30/07/2014

7 - L'ABORTO FA MALE ANCHE ALL'UOMO
Il trauma postabortivo maschile colpisce 4 padri mancati su 10 danneggiando gravemente i 5 elementi chiave della mascolinità
Autore: Lorenza Perfori - Fonte: Libertà e Persona, 02/02/2014

L'aborto non si limita ad uccidere il figlio concepito e a lasciare nella donna pesanti conseguenze sulla salute fisica e psichica, l'aborto colpisce anche il padre del bambino abortito, intaccandone l'essenza della mascolinità, e provocandogli conseguenze psicologiche varie, anche gravi.
Antonello Vanni – docente in lettere perfezionato in bioetica presso l'Università Cattolica di Milano, e autore del Libro "Lui e l'aborto. Viaggio nel cuore maschile" (San Paolo, 2013) – scrive: "Diversi studi riportano che nell'uomo esiste una reazione negativa all'aborto simile a quella riscontrata nella donna. Questa sofferenza è stata chiamata trauma postabortivo maschile (Male Postabortion Trauma): una reazione a catena che erode l'identità personale maschile, da un lato minandone l'autostima ('Non valgo nulla perché non ho saputo impedirlo'), dall'altro soffocandola con il senso di colpa e il rimorso che ne deriva ('È colpa mia, l'ho voluto io, sono un assassino e devo pagare')". Inoltre, continua Vanni: "In questo processo psicologico negativo viene impedita anche la maturazione di una compiuta identità di genere. Infatti, per il maschio, contribuire al concepimento di un figlio significa vivere il nucleo centrale della virilità, dell'essere davvero uomini: la capacità, intesa anche come forza e potenza, di avviare il processo vitale di un altro essere umano. L'aborto vanifica quest'esperienza interrompendo, spesso in modo definitivo, il passaggio alla maturità: 'E quindi io non sono/non sarò mai un uomo, né un buon padre'". I sintomi di questo trauma variano a seconda del ruolo avuto dall'uomo nella scelta abortiva, per esempio, "i padri che hanno convinto la donna ad abortire possono provare un forte rimorso per il senso di colpa, mentre quelli che hanno tentato inutilmente di salvare il bambino possono essere vittime del senso d'impotenza". Gli psicologi che si occupano della cura di questi uomini descrivono sofferenze psicologiche "legate alla rabbia e all'aggressività, all'impotenza e incapacità di reagire, al senso di colpa, all'ansia, ai problemi di relazione, al lutto causato dalla perdita".

IL TRAUMA POSTABORTIVO MASCHILE COLPISCE "4 PADRI MANCATI SU 10
La letteratura scientifica mostra che il trauma postabortivo maschile colpisce "4 padri mancati su 10, con una sintomatologia che può manifestarsi nell'arco di circa 15 anni: depressione (88% dei casi), senso di colpa (82%), aggressività (77%), autoisolamento (68%), ansia (64%), disturbi sessuali (40%) e apatia (38%)".
Il sito internet www.menandabortion.info, nato dopo il primo convegno che si è occupato di esplorare la reazione dell'uomo riguardo all'aborto, tenutosi a San Francisco nel novembre 2007 e intitolato "Reclaiming Fatherhood: a multifaceted examination of men dealing with abortion", riporta molte informazioni utili per gli uomini che sono rimasti coinvolti in esperienze di aborto, per coloro che si chiedono: "Non mi sento in diritto di soffrire. È stata una sua scelta. Perché allora mi sento così male?", e per le persone che si occupano della loro guarigione. Si legge nel sito, che gli uomini che chiedono aiuto dopo aver avuto a che fare con un'esperienza di aborto, rientrano in diverse categorie. Vi sono i padri che si oppongono perentoriamente alla procedura; i padri che si oppongono ma non hanno fatto tutto il possibile per impedirla; i padri che prima acconsentono alla decisione e poi cambiano idea, ma la loro partner procede lo stesso con l'aborto; i padri che si mostrano neutrali sulla questione: qualunque decisione la donna prenda la sosterranno. In realtà, alcuni uomini sono contrari ma la società li ha spronati ad appoggiare la decisione della donna. Altri uomini trovano invece che la decisione di abortire torni loro utile a quel punto della loro vita; gli uomini che semplicemente abbandonano la donna di fronte alla gravidanza; i padri che obbligano la donna ad abortire, minacciando di ritirare il proprio sostegno se non acconsente; i padri che vengono informati dell'aborto solo dopo che si è già verificato; i padri che non sono certi se un aborto si è verificato o no, ma che, dopo essere venuti a conoscenza delle conseguenze dell'aborto sulla donna, ne riconoscono i sintomi in una ex partner; gli uomini che sposano donne che in passato hanno avuto esperienze di aborto con qualcun altro; e gli uomini diversi da un partner sessuale come, per esempio, un amico della donna, o un parente (un fratello, il padre della donna, ecc.). [...]

UN MASCHIO TORMENTATO DAL SENSO DI COLPA DIFFICILMENTE AMA
Alcuni uomini raccontano di soffrire di una grande ansia quando la loro partner rimane incinta e porta a termine la gravidanza. Altri ammettono di essere padri troppo protettivi, che temono che qualcosa possa accadere ai loro figli. Un atteggiamento che influisce negativamente sul normale sviluppo dei figli. Alcuni padri dicono di essere emotivamente invischiati, altri di essere emotivamente distanti ma eccessivamente protettivi. Alcuni affermano di essere diventati il genitore che più vigila sul bambino, allontanando la madre e con un eccesso di reazione ai normali eventi dell'infanzia, come per esempio, nel caso di un raffreddore, precipitandosi al pronto soccorso con il bambino pensando che abbia contratto la polmonite.
Occasionalmente, un uomo, può agire in modi socialmente distruttivi: incendiare chiese, omicidi/suicidio, attacchi alla clinica abortiva. La confusione e l'angoscia per la fine del rapporto che ha portato alla gravidanza può, in alcuni casi, portare ad uno stato di ossessione per la partner perduta. Alcuni uomini affermano di essere coinvolti in comportamenti che assomigliano allo stalking, perché hanno bisogno di mantenere i contatti con la ex partner e/o per capire come mai abbia scelto l'aborto. Altri ammettono un coinvolgimento con la pornografia e dipendenze sessuali dopo una perdita con l'aborto.
Lo psicologo Vincent Rue, Direttore del centro indipendente no-profit Institute for Pregnancy Loss a Jacksonville, Florida, nonché ricercatore pioniere nel campo dell'uomo e l'aborto, ha scritto in un articolo intitolato "Gli effetti dell'aborto sugli uomini", che "gli uomini soffrono a seguito di un aborto, ma sono più propensi a negare il loro dolore o a interiorizzare il loro sentimenti di perdita piuttosto che ad esprimerli apertamente... Quando gli uomini esprimono il loro dolore, lo fanno usando modelli culturali propriamente 'maschili', come rabbia, aggressività, controllo. Gli uomini di solito soffrono in silenzio dopo un aborto. Per questo motivo, le loro richieste di aiuto spesso passano inosservate e non sono riconosciute da coloro che li circondano". Poi continua: "Un maschio tormentato dal senso di colpa, difficilmente ama o accetta l'amore. La sua preoccupazione per la compagna, la negazione di se stesso e dei suoi persistenti sentimenti di vuoto, possono vanificare anche le migliori intenzioni. Il senso di colpa che prova può impedirgli di cercare compassione, sostegno o affetto. E, a sua volta, si 'dimentica' come ricambiare questi sentimenti".

I CINQUE SETTORI CHIAVE DELLA VITA MASCHILE
Si legge, nel sito internet sopra citato, che uomini e donne rispondono in modo diverso alla perdita di un bambino con l'aborto. Per comprendere la reazione maschile a questa profonda perdita è importante come prima cosa prendere in esame quali siano i fattori che motivano un uomo. L'essenza del maschile spinge gli uomini a raggiungere il successo in cinque settori chiave della loro vita, essi si distinguono per la loro capacità di: piacere (godere), procreare, provvedere, proteggere e riuscire (prestazione).
1) PIACERE
Il desiderio per gli uomini di godere si estende oltre la necessità di soddisfazione e appagamento sessuale. Esso comprende anche il piacere di avere figli, di vederli crescere, di insegnare loro a diventare cittadini indipendenti e produttivi. Il piacere dell'uomo si orienta anche nella ricerca di una compagna per la vita, una moglie di supporto e compagnia negli alti e bassi lungo il percorso della vita.
2) PROCREARE
Probabilmente, l'elemento più importante che motiva l'uomo è il suo desiderio di procreare. Gli uomini hanno un ruolo fondamentale nella continuazione del genere umano. Quasi ogni uomo, sia che lo verbalizzi o meno, apprezza l'idea di avere una progenie della propria carne e sangue, che porti avanti il nome di famiglia o la stirpe.
3) PROVVEDERE
Il ciclo riproduttivo dell'uomo si conclude con l'atto sessuale, in quello stesso momento quello della donna inizia. Pertanto, una priorità dell'uomo si sposta dal procreare, al provvedere alla madre e al nascituro che ha generato. Egli istintivamente sa che questa nuova famiglia conterà su di lui per molte necessità quotidiane. L'uomo sente che è importante che egli riesca a provvedere a loro.
4) PROTEGGERE
Come per l'attitudine a provvedere a moglie e figli, l'uomo è anche fortemente programmato per proteggere la sua famiglia. Nel corso della vita del figlio ci saranno molti pericoli da cui dovrà difenderlo: le minacce di malattia, la possibilità che si faccia male, il dover prendere le giuste decisioni, sapere quando dire no alla miriade di offerte seducenti che appaiono nel corso della vita. L'esigenza dell'uomo di proteggere i suoi figli non deve essere sottovalutata.
5) RIUSCIRE (PRESTAZIONE)
Quando nella società contemporanea si usa la parola prestazione, questa viene spesso riferita alla capacità sessuale dell'uomo ma, benché ciò sia corretto, essa non è limitata alla sola attività sessuale. La performance comprende la capacità dell'uomo di riuscire in vari ambiti della vita. La riuscita nel lavoro è spesso primaria nel definire un uomo di successo: il reddito che genera, la posizione sociale che raggiunge e che suscita l'ammirazione dei coetanei. Una performance di successo a livello sociale assicura amicizie e aiuti a un uomo che realizza il suo desiderio di piacere, di essere apprezzato.

IL SINTOMO PIÙ CONSISTENTE È LA RABBIA
Ebbene, quando un uomo sperimenta l'aborto, questi cinque elementi chiave della sua vita vengono gravemente danneggiati o, spesso, del tutto cancellati. Probabilmente il sintomo più consistente ed evidente negli uomini, a causa della perdita di un figlio con l'aborto, è la rabbia. Un assistente che aveva avuto un'esperienza personale con la decisione di abortire, ha sottolineato che ogni uomo che ha seguito ha un livello molto alto di rabbia prima dell'aborto. Ed ha precisato che ciascuno di loro ha agito con quella rabbia in modo tale da danneggiare se stesso o qualcun altro. Un altro assistente ha paragonato questa rabbia ad "una bomba ad orologeria pronta ad esplodere". La rabbia e la frustrazione di un uomo per non essere in grado di proteggere e provvedere al suo bambino non nato, a causa di un aborto, si manifesta in diversi modi. Spesso si trasforma in alcool e droghe, per cercare di alleviare il dolore dovuto al fatto di aver preso parte alla decisione per l'aborto, o per essere stato troppo "debole" nell'impedire la morte del suo bambino non nato. Molti diventano maniaci del lavoro per evitare il contatto con altre persone, o in un disperato tentativo di avere successo in un aspetto cruciale della loro vita.
Dopo la decisione di abortire, la relazione di coppia molto spesso fallisce. Inoltre, le future relazioni con le donne diventano spesso difficili o impossibili. Una donna ha il controllo totale sulla decisione di abortire il bambino di entrambi, ed il padre non ha alcuna possibilità di ricorrere per legge. Questa mancanza di controllo su una decisione critica e a forte impatto sulla vita, genera spesso un considerevole risentimento e diffidenza nei confronti delle donne. Come risultato di questa esperienza precedente, l'uomo non vuole finire di nuovo in una situazione in cui possa verificarsi un'altra gravidanza, della quale non ha sull'esito alcun controllo. Alcuni uomini sperimentano l'omosessualità perché permette loro di avere un rapporto sessuale soddisfacente non impegnativo, ed esente da preoccupazioni di gravidanza. Gli uomini possono soffrire anche di altre forme di disfunzione sessuale come l'impotenza, la dipendenza dalla pornografia e dalla masturbazione. Tra gli altri sintomi di un uomo che sta combattendo con una perdita da aborto, vi possono essere insonnia, attacchi di panico, scarsa capacità di reagire, flashback, incubi, isolamento auto-imposto. Egli può non essere più in grado di mantenere il posto di lavoro a causa della sua incapacità a gestire il processo decisionale, o può iniziare a comportarsi in maniera rischiosa nell'ambiente lavorativo e sociale, condannandosi così con le proprie mani al fallimento. Questo può nascere dalla sensazione che se lo merita per essere un perdente e un fallito, dato che non è riuscito nella cosa più importante: proteggere il suo bambino non nato.

NON AFFRONTARE IL PROBLEMA LO AGGRAVA
Purtroppo la società rende doppiamente difficile per gli uomini affrontare i postumi dell'aborto. In primo luogo perché la maggior parte dell'ambiente secolare non riconosce neppure l'esistenza della Sindrome Post Aborto nelle donne. E, in secondo luogo, perché agli uomini è stato spesso insegnato fin da bambini che è poco virile mostrare debolezza o piangere. Il risultato è che gli uomini non hanno alcun incentivo dalla società per far fronte in maniera concreta all'evento abortivo.
Il dottor David C. Reardon, dell'Elliot Institute, riporta lo studio realizzato da Arthur Shostak, professore di sociologia alla Drexel University di Philadelphia. Nei primi anni Settanta, Shostak accompagna la sua partner in una clinica per abortire, dopo che hanno entrambi concordato che l'aborto sia la cosa migliore. Tuttavia, mentre aspetta seduto in sala d'attesa, sente di stare vivendo un'"esperienza urtante" e, dopo aver lasciato la clinica, rimane scioccato nel constatare quanto quell'esperienza l'abbia profondamente turbato. Shostak trascorre i successivi dieci anni a studiare gli effetti dell'aborto sugli uomini, la sua ricerca – pubblicata nel libro Men and abortion: lessons, losses and love (1984) – include anche un sondaggio realizzato su 1.000 uomini che hanno accompagnato le loro partner ad abortire.
Riferisce il sociologo che la maggior parte degli uomini intervistati nella sala d'attesa della clinica, si sentiva isolato, arrabbiato con la propria compagna e con se stesso, ed era preoccupato per il danno fisico ed emotivo che l'aborto avrebbe potuto causare alla partner. Solo circa un quarto degli uomini ha dichiarato di essersi offerto di pagare i costi per crescere il bambino se la donna non avesse abortito, e la metà degli uomini single ha detto di aver proposto alla propria partner di sposarla se avesse portato avanti la gravidanza. Lo studio di Shostak ha scoperto che per l'uomo l'aborto è molto più stressante di quanto l'opinione pubblica generalmente supponga. Più di 1 uomo su 4 ha paragonato l'aborto all'omicidio. Poco più dell'80% ha affermato che aveva già iniziato a pensare al bambino che avrebbe potuto nascere (con un 29% che ha dichiarato di aver fantasticato sul bambino "frequentemente"), il 68% degli uomini coinvolti negli aborti ha reputato di "aver attraversato momenti difficili a causa dell'aborto", e il 47% era preoccupato di poter avere in seguito pensieri inquietanti. Shostak ha anche riferito che durante l'intervista molti di loro sono scoppiati a piangere. Molti uomini hanno espresso frustrazione e rabbia per l'incapacità delle donne di prendere in considerazione i loro desideri e sentimenti, sentendosi esclusi dalla decisione e – soprattutto tra coloro che si erano opposti all'aborto – evirati e impotenti.
Il dottor Reardon cita quindi le parole dello psicologo Vincent Rue, secondo il quale: "L'aborto indotto rafforza nel maschio la difficoltà a risolvere i problemi, incoraggiandolo al distacco, alla diserzione, e all'irresponsabilità... L'aborto riscrive le regole della mascolinità. Laddove un maschio deve essere forte, l'aborto lo fa sentire debole. Un maschio deve essere responsabile, ma l'aborto lo incoraggia ad agire senza preoccuparsi del bambino, e a scansare qualunque esito identificabile e indesiderato delle sue decisioni sessuali e/o affettive... Sia che il maschio sia stato coinvolto oppure no nella decisione di abortire, la sua incapacità di funzionare in un modo socialmente prescritto (per esempio circa le attitudini del proteggere e del provvedere) lo lascia ferito e confuso. Le tipiche risposte al dolore da parte del maschio includono mutismo e sofferenza in silenzio. Nel silenzio, un maschio può dare rifugio a sensi di colpa e dubbi circa la sua capacità di proteggere se stesso e coloro che ama. Alcuni diventano depressi e/o ansiosi, altri compulsivi, diffidenti, esigenti,... Altri ancora diventano collerici, e il fallimento in ogni relazione può innescare l'ostilità repressa a causa del dolore che essi provano ma che non è riconosciuto dalla società... [L'atto di fuggire dal processo doloroso] favorisce il rifiuto e spinge il maschio a diventare un 'fuggitivo' dalla vita, dall'amore, e dalla guarigione".
Reardon conclude osservando che, quando in una famiglia un membro muore, il resto della famiglia si impegna, solitamente, nel processo del lutto pubblico e familiare, il quale, se ha successo, permette di "chiudere la ferita". Invece, la corretta chiusura a seguito della perdita di un figlio abortito è molto più difficoltosa, perché la nostra cultura resiste, quando non è addirittura ostile, a riconoscere che in realtà l'aborto comporta la perdita di un figlio, la perdita di un membro della famiglia.

Fonte: Libertà e Persona, 02/02/2014

8 - PAPA FRANCESCO BEATIFICA 124 MARTIRI COREANI E CI INVITA A PREGARE PER I CRISTIANI MASSACRATI IN IRAQ
I martiri coreani ci sono di esempio perché anche noi possiamo dire con gioia: ''Siamo pronti a morire mille volte piuttosto che rinunciare alla fede nel nostro vero Salvatore, Gesù Cristo''
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/08/2014

«Nonostante i loro corpi siano coperti di sangue, non si lamentano neanche. Rifiutano di rinunciare alla loro fede dicendo "l'insegnamento di Dio è molto chiaro, non possiamo disobbedire. Quindi dobbiamo disobbedire ai nostri genitori e al re". Hanno detto che è un grande onore morire per Dio sotto la lama di un coltello». Così il governatore di Jeonju scrive nel 1791 nel rapporto per la Corte che ha decretato l'uccisione per decapitazione di Paolo Yun Ji-chung e di Giacomo Kwon Sang-yeon.
Paolo Yun è il primo dei 124 martiri coreani – uccisi tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo - che papa Francesco beatificherà sabato 16 agosto a Seul. Immersi come siamo in un clima di relativismo dove anche la nostra fede è spesso sottoposta a distinguo e accomodamenti, scorrendo le biografie dei nuovi beati non si può non rimanere colpiti dalla semplicità e dalla radicalità della testimonianza di questi primi cattolici coreani che hanno dovuto subire nell'arco di cento anni – e all'inizio della loro esperienza di Chiesa – una delle più feroci ondate di persecuzione nella storia.
Sentite ad esempio cosa scrive un vescovo cinese riportando ciò che dei cattolici coreani presenti al fatto gli avevano riferito a proposito del martirio di Mattia Choe In-Gil e altri compagni, il 28 giugno 1795: «Alla domanda degli accusatori "Adorate Gesù morto sulla croce?" hanno risposto con coraggio "Sì". Alla richiesta di abiurare la fede hanno aggiunto "Siamo pronti a morire mille volte piuttosto che rinunciare alla fede nel nostro vero Salvatore, Gesù Cristo". Mattia Choe è stato uno dei primi catechisti scelti da Pietro Yi Seung-hun per proclamare la fede. È stato un cattolico eccellente, che si è impegnato a diffondere la gloria di Dio con fede, zelo e devozione».
L'amore a Cristo più forte di ogni amore umano, come per il beato Giacomo Won Si-bo, martirizzato nel 1799, dopo essere stato per mesi picchiato, torturato, spostato di prigione in prigione. Nell'ultimo passaggio di prigione, fu seguito dalla moglie, dai figli, dagli amici, tutti in lacrime. Allora lui disse: «Per servire il Signore e salvare le anime non dobbiamo seguire gli istinti umani. Se sopportiamo tutti i dolori, saremo ricompensati dalla beatitudine d'incontrare il nostro Signore Gesù Cristo e la sua Santa Madre Maria. Se voi restate qui, il mio cuore s'indebolirà. Potrei non essere in grado di perseverare nella fede e commetterei una grave follia verso Dio. Per favore, tornate a casa».
Servire il Signore e salvare le anime. Il desiderio di diffondere la fede in Gesù, di salvare le anime, era così totale che un dato comune in tutte le loro biografie è l'atteggiamento nei confronti dei loro aguzzini e giudici: sempre spiegando la "dottrina" cristiana e invitandoli a seguire Gesù Cristo.
Leggendo queste biografie non si può non vedere subito un parallelo con quanto oggi tanti cristiani stanno vivendo, soggetti a un'altra persecuzione feroce, come stiamo vedendo in Iraq in questi giorni. Qui la situazione è ancora in evoluzione, i cristiani stanno scappando, ma il loro destino rimane appeso a un filo. Eppure, anche qui, in tutti questi anni (perché la persecuzione non è iniziata da poche settimane) abbiamo potuto vedere e ascoltare tante testimonianze di fede, una capacità semplice ed eccezionale allo stesso tempo di abbracciare la Croce, una serenità pur nella tragicità degli eventi. Una decisione radicale per Cristo.
Ciò non toglie nulla alla necessità di fare tutto il possibile perché vengano salvati dal genocidio e perché i loro aguzzini vengano fermati. Ma ascoltando attentamente queste testimonianze, comprendiamo che paradossalmente siamo più noi ad avere bisogno del loro aiuto: per imparare a vivere la stessa radicalità in Cristo, per avere la stessa coscienza di appartenere a Cristo, per essere pronti anche noi – nel martirio della vita quotidiana o nel momento in cui dovesse esserci chiesta una prova maggiore – a dire con gioia «Siamo pronti a morire mille volte piuttosto che rinunciare alla fede nel nostro vero Salvatore, Gesù Cristo».
E così domani, 15 agosto, la preghiera per i cristiani perseguitati diventa preghiera per la nostra conversione. Perché la massima solidarietà che possiamo dimostrare a questi nostri fratelli è la nostra vita totalmente affidata a Cristo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/08/2014

9 - IN FRANCIA IN VENDITA AL SUPERMERCATO UN LIBRO ISLAMICO CHE INCITA A UCCIDERE GLI APOSTATI, CIOE' NOI!
Il Ministero degli Interni francese risponde alle critiche dicendo che è lecito incitare alla jihad (guerra santa islamica)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 30/07/2014

Un libro che promuove l'uccisione degli apostati e la guerra santa contro gli infedeli e la Bibbia? «Sono uguali». È questa la risposta che il ministero degli Interni francese ha dato a quanti chiedevano di impedire la vendita nei supermercati del libro La voie du musulman (La via del musulmano).

OPERAZIONE RAMADAN
Da circa un mese in Francia è scoppiata la polemica per la vendita da parte di circa mille grandi supermercati francesi del libro dello sheikh algerino Abu Bakr al-Jazairi, editato dalla casa libanese Albouraq, che ha lanciato «l'Operazione Ramadan», il mese sacro appena concluso, per «dimostrare che i libri islamici possono essere venduti dappertutto».

UCCIDERE GLI APOSTATI
Il libro ha fatto discutere per alcune frasi contenute in esso: «Il jihad ha come scopo quello di comprendere e reprimere i miscredenti, nemici dell'islam e della comunità musulmana»; «I musulmani devono organizzarsi con ogni sorta di mezzo per fabbricare ogni tipo di armi in uso nel mondo»; «I musulmani devono anche perfezionare e migliorarsi nell'arte militare difensiva e offensiva per difendersi e attaccare al momento opportuno perché il verbo di Dio trionfi»; «L'eretico è il musulmano che rinnega la sua religione, diventa ebreo, cristiano o ateo. Gli si concede un totale di tre giorni per tornare all'islam e se rifiuta sarà passibile di pena di morte».

IL PARAGONE DEL MINISTERO
I gruppi Carrefour e Fnac, che vendono il libro, hanno ammesso che si tratta di «temi molto sensibili». L'editore libanese ha specificato che «è esagerato dire che si tratti di un libro jihadista» ma che è «pronto a ritirarlo nel caso il ministero francese avanzi tale richiesta». Contattato in proposito, il gabinetto del ministro Bernard Cazeneuve ha dichiarato: «Non si possono vietare libri scioccanti. Se non si incita all'odio o si fa apologia di terrorismo, non si può vietarli. Sponsorizzare il jihad non è un delitto e non è penalmente rilevante». Poi ha aggiunto: «Se prendiamo la Bibbia, scopriamo che sono uguali. Anche nella Bibbia ci sono passaggi scioccanti ma non per questo la vietiamo».

IL PROBLEMA DELL'ISLAM
Quello dei passaggi "violenti" del Corano e della loro (impossibile?) interpretazione è un problema insito nell'islam che l'Occidente – come dimostra la maldestra battuta del burocrate francese – fa molta fatica a gestire. Si potrebbe riassumere con le parole di Camille Eid, scrittore e giornalista libanese, che a tempi.it spiegava perché molti musulmani moderati esitano ad opporsi ai crimini contro l'umanità perpetrati dai jihadisti in Iraq e Siria: «Molti non parlano contro le crocifissioni, le lapidazioni e le amputazioni perché sanno già cosa si sentirebbero rispondere: non avete letto il Corano? Quando i terroristi compiono questi atti prima citano il Corano. E questo è un problema». Un problema che di certo non si risolve paragonando con una superficialità fuori luogo il libro sacro dei musulmani con la Bibbia.

Nota di BastaBugie: l'equiparazione tra la violenza nella bibbia e nel corano non regge. Basta guardare ai fondatori della rispettiva religione. Maometto ha ucciso, massacrandole, centinaia di persone. Gesù Cristo ha insegnato ad amare i nemici e pregare per i persecutori dando per primo l'esempio lasciandosi uccidere sulla croce. La differenza è abissale e per questo chi equipara la bibbia al corano fa opera di disinformazione, nel migliore dei casi, di incitamento all'odio, nel peggiore.
Consigliamo la lettura del seguente articolo:
IL CORANO DA' AL MUSULMANO IL DIRITTO DI IMPORRE LA RELIGIONE CON LA FORZA
Il discorso censurato del vescovo libanese al Sinodo in Vaticano sul Medio Oriente
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1237

Fonte: Tempi, 30/07/2014

10 - OMELIA XXI DOM. DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 16,13-20)
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 agosto 2014)

Sul brano del Vangelo di oggi si fonda la dottrina del "Primato dell'Apostolo Pietro". Pietro è stato scelto da Gesù come capo visibile della Chiesa, come suo fondamento, e tale primato viene trasmesso a tutti i suoi successori, che sono i Papi, fino ad arrivare all'attuale Pontefice. Gesù usa delle parole molto chiare per esprimere questa verità.
Prima di tutto Egli dice: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Subito dopo aggiunge: «e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (ivi). Soltanto dove c'è questo saldo fondamento, questa solida roccia di Pietro, le forze del male non potranno trionfare. Dove non c'è Pietro la verità si mescolerà con l'errore e la menzogna, e la purezza del dogma lascerà il posto al veleno dell'eresia. Dove non c'è Pietro la stessa cristianità è messa a repentaglio, e la storia insegna che dove non si è riconosciuto il Papa come fondamento della Chiesa, il Cristianesimo ha ceduto il passo ad altre religioni o, come ai giorni d'oggi, ad un neo-paganesimo. Questo pericolo non lo corrono solo quelli che non riconoscono il Papa, ma anche tutti quelli che, praticamente, rifiutano il suo Magistero.
Alla domanda di Gesù, «ma voi chi dite che io sia?» (Mt 16,15), Pietro rispose a nome di tutti: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Nel dare questa risposta, Pietro fu illuminato dall'Alto, secondo le parole dette da Cristo stesso: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16,17). Oggi come allora, è sempre Pietro, ovvero il Papa, ad essere illuminato sulle verità di fede e ad istruirci. Ascoltando lui, non possiamo sbagliare e rimaniamo nella verità insegnata da Gesù Cristo.
Tra le tante opinioni dei vari interlocutori, solo la parola di Pietro risultò secondo la verità. Così, ai giorni d'oggi, tra le tante voci discordi che tendono a prevalere sulle altre, il cristiano deve ascoltare con tutta sicurezza l'insegnamento del Papa: solo lui non può errare quando insegna in materia di fede e di morale.
Inoltre, Gesù dice a Pietro: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16,19). Possedere le chiavi di una casa, soprattutto un tempo, significava avere autorità su quella casa. Gesù dà a Pietro le chiavi del Regno dei cieli; ciò significa conferire a Pietro un potere e una autorità particolari, superiori a quelli dati agli altri Apostoli.
Infine, Gesù dice: «tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (ivi). Queste parole, nel linguaggio dei rabbini, significavano proibire o permettere, dichiarare lecito o illecito, e quindi si riferiscono al compito del Papa di insegnare in materia di morale, ovvero di istruire i cristiani su come devono comportarsi e su cosa devono evitare.
Qualcuno potrebbe obiettare che tali prerogative appartenevano solamente a Pietro e non ai suoi successori. Tale obiezione si risolve molto facilmente: se la Chiesa, secondo le parole di Gesù: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), non verrà mai meno, è chiaro che le potenze degli inferi non prevarranno mai, e sino alla fine dei tempi la Chiesa con a capo il Papa sarà difesa contro tutti gli attacchi del maligno, e le prerogative di Pietro saranno estese a tutti i suoi successori. La Chiesa è quella casa fondata sulla roccia di cui parla il Vangelo. Anche se infuria la tempesta della persecuzione, se questa casa è fondata sulla salda roccia di Pietro non potrà vacillare.
Il Vangelo di oggi è un invito a ripensare all'insostituibile e provvidenziale funzione del Magistero ecclesiastico, il quale trasmette fedelmente gli insegnamenti di Gesù Cristo, il suo pensiero e la sua volontà. Onorando il Magistero della Chiesa, onoriamo Cristo Maestro. Solo grazie a tale insegnamento noi possiamo arrivare alla certezza della verità rivelata e all'unità della medesima fede. Tutto quello che noi conosciamo di Gesù e degli altri misteri di fede noi lo conosciamo grazie all'insegnamento della Chiesa. Uno non potrebbe nemmeno appellarsi all'autorità suprema della Sacra Scrittura, dal momento che, in fin dei conti, noi sappiamo quelli che sono i libri ispirati che compongono la Bibbia solo grazie alla Chiesa e al suo costante insegnamento. Tra tanti libri scritti che narravano la vita di Gesù e gli atti degli Apostoli, la Chiesa ne ha scelto solo alcuni indicandoli a tutti come ispirati da Dio. Inoltre, nel comprendere questi libri ispirati che compongono la Sacra Scrittura, noi ci rifacciamo all'interpretazione accolta dalla Chiesa. Se ci manca questa "chiave di lettura" non riusciremo a intenderne il senso voluto da Dio.
Da tutto ciò deriva il dovere di rimanere uniti al Papa, successore di Pietro, nella fede, nell'amore, nell'obbedienza, per costruire insieme il Regno di Dio sulla terra.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 agosto 2014)

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