BastaBugie n�366 del 12 settembre 2014
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L'INDIA DELUDE LE LOBBY GAY E MANTIENE LA CONDANNA PENALE PER IL REATO DI OMOSESSUALITA'
Una società sana considera un crimine il rapporto sessuale contro natura (è così per ogni società, eccetto l'Occidente di oggi)
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone
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IN VENEZUELA IL PARTITO SOCIALISTA ESALTA IL SUO DEFUNTO LEADER: ''CHAVEZ NOSTRO, CHE SEI NEI CIELI, SIA SANTIFICATO IL TUO NOME...''
Il socialismo ha preteso di cancellare Dio per divinizzare il leader
Fonte: No Cristianofobia
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ATTENTATO ALLA LIBERTA' E ALLA VERITA': MAGDI ALLAM PROCESSATO DALL'ORDINE DEI GIORNALISTI PER ISLAMOFOBIA
Ecco un altro segno del suicidio della nostra civiltà: si inizia con il divieto di celebrare il Natale per rispetto delle minoranze... e si finisce con l'applaudire alle decapitazioni dei cristiani
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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E' MORTO DON PIERINO GELMINI: IL BENE È POSSIBILE, MA SPESSO SULLA TERRA NON E' RICONOSCIUTO
Ha salvato circa 300 mila ragazzi finiti nella disperazione della droga, ma televisione e giornali ricordano solo le presunte molestie sessuali e che era amico di Berlusconi
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio
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LA COMUNIONE DEI SANTI, AMICI IN CARNE ED OSSA
Grazie alla Chiesa trionfante (del Paradiso), a quella purgante (del Purgatorio) e a quella militante (su questa terra), il cristiano non è mai solo
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Timone
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RISCALDAMENTO GLOBALE? QUEST'ANNO SI SARANNO DIMENTICATI DI ACCENDERLO...
Un nuovo studio dimostra che riscaldamenti e raffreddamenti sono ciclici e non dipendono dall'uomo, ma dalle maree degli oceani
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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L'EUROPA DELLE MOSCHEE
Con tutti i problemi di Milano, le priorità del suo sindaco Pisapia sono quelle di garantire luoghi di preghiera agli islamici
Autore: Danilo Quinto - Fonte: Corrispondenza Romana
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TRA UN MESE POTREMO FINALMENTE VEDERE CRISTIADA NEI CINEMA ITALIANI
Il film sull'epopea dei cristeros messicani perseguitati dal governo massonico è stato finalmente doppiato anche in lingua italiana, ora tutti dobbiamo sostenerlo
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA PER LA FESTA DELLA ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE (Gv 3,13-17)
Come Mosè innalzò il serpente nel deserto...
Autore: Raniero Cantalamessa - Fonte: Sito di Cantalamessa
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L'INDIA DELUDE LE LOBBY GAY E MANTIENE LA CONDANNA PENALE PER IL REATO DI OMOSESSUALITA'
Una società sana considera un crimine il rapporto sessuale contro natura (è così per ogni società, eccetto l'Occidente di oggi)
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone, giugno 2014
Non si ripeterà mai abbastanza che Dio non ha bisogno delle nostre bugie o delle nostre manipolazioni della storia, magari per adeguarci allo spirito del tempo, nella speranza di suscitare simpatie nei nostri contemporanei.
L'INDIA HA DELUSO LE LOBBY GAY Per stare a un fatto recente: la Corte Costituzionale dell'India ha deluso le lobby gay, confermando la condanna prevista dal Codice penale per il "reato di omosessualità". Tra coloro che hanno protestato per il mantenimento di quel reato c'è stato anche, a nome della Conferenza Episcopale dell'India, che presiede, il cardinal Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, ora Mumbai. Ha affermato il porporato: «La Chiesa cattolica non è mai stata contraria alla depenalizzazione dell'omosessualità, perché mai ha considerato come criminali coloro che la praticano. In quanto cristiani esprimiamo loro il nostro pieno rispetto verso questi fratelli. La Chiesa cattolica si oppone alla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma insegna che gli omosessuali hanno la stessa dignità di ogni essere umano».
SCRITTURA E TRADIZIONE Preciso subito: non intendo prendere posizione, qui, su una questione così arroventata e ancora ben lungi dal trovare unanimità di consensi. Nella Chiesa e fuori. Già ne ho parlato altrove. Ciò che ora interessa osservare è che, pur dando per scontate le buone intenzioni, le parole del presule indiano non rispecchiano né la Scrittura né la Tradizione. Quanto alla Bibbia, lasciamo pur da parte la pena di morte prevista, senza eccezioni, per i "sodomiti" nell'Antico Testamento. Quanto al Nuovo, accenniamo solo al san Paolo che, sin dal primo capitolo della lettera ai Romani, parla di «passioni infami», «atti ignominiosi», «intelligenza depravata» e altro, sino a concludere che «gli autori di tali cose meritano la morte».
SANT'AGOSTINO, GREGORIO XIII, CONCILIO LATERANENSE III Per venire alla Tradizione cattolica, sorprende davvero che il cardinale indiano affermi che «la Chiesa non ha mai considerato criminali coloro che praticano l'omosessualità». Per ricordare soltanto alcune prese di posizione del Magistero: un papa proclamato santo, Pio V, pubblicò una Costituzione apostolica significativa sin dalle due prime parole: Horrendum illud. Nel documento si giudica «il supplizio capitale opportuna punizione per l'orrendo crimine del peccato contro natura». Lo stesso pontefice in un'altra Costituzione, Cum primum, ammonisce i magistrati civili che «se saranno negligenti nel punire questi crimini, ne saranno colpevoli al cospetto del giudizio divino». Ma già sant'Agostino affermava che gli atti di sodomia «devono essere condannati e puniti dalla Chiesa ovunque e sempre». E quel Santo sapeva quel che diceva, visto che nelle sue Confessioni sembra far capire che, prima della conversione, egli pure non disdegnò il costume del Basso Impero Romano, per il quale era pratica normale, anche per i non omosessuali, la pederastia con i giovani schiavi. Per tornare ai papi, Gregorio XIII, promulgando gli Statuta Urbis Romae, confermò che anche, anzi soprattutto, nell'Urbe i sodomiti dovevano essere condotti al rogo. Sul piano più alto, quello del Diritto Canonico, la condanna più severa è stabilita nel Decretum di Graziano e nel Concilio Lateranense III fu approvato un canone che ribadiva la pena di morte per i sodomiti, pena preceduta dalla solenne scomunica.
LA CONDANNA DI TUTTE LE RELIGIONI E CULTURE (ECCETTO L'OCCIDENTE LIBERAL) Si potrebbe continuare, ma ce ne è abbastanza per mostrare che la tolleranza cattolica nei riguardi dell'omosessualità non è mai esistita: al contrario, il termine "crimine" (checché se ne dica a Bombay) è ribadito nei termini più espliciti. Oggi si può, anzi si deve, approfondire un tema che sembra diventato addirittura centrale nel dibattito anche politico. Ci sarà lavoro, nella Chiesa, per teologi e moralisti per stabilire se e come sia stato giustificato tanto rigore verso una minoranza spesso incolpevole e che, enigmaticamente, si rinnova in ogni popolo a ogni generazione. Occorrerà però confrontarsi con quanto Scrittura e Tradizione, unanimi, hanno sempre insegnato, non rimuovendo un costante insegnamento sia biblico che canonico. Non è né lecito né utile ad alcuno cambiare la carte in tavola per cercare la benevolenza del pensiero egemone attuale. Non dimenticando, peraltro, che la condanna cristiana non è certo isolata ma rispecchia quella di ogni altra religione e società. Oggi ancora, con la sola eccezione dell'Occidente liberal.
Fonte: Il Timone, giugno 2014
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IN VENEZUELA IL PARTITO SOCIALISTA ESALTA IL SUO DEFUNTO LEADER: ''CHAVEZ NOSTRO, CHE SEI NEI CIELI, SIA SANTIFICATO IL TUO NOME...''
Il socialismo ha preteso di cancellare Dio per divinizzare il leader
Fonte No Cristianofobia, 2 settembre 2014
Nella dottrina nazionalsocialista il culto del Führer giunse sino alla sua divinizzazione, vedendo in lui il "Salvatore della Patria" inviato da Dio. Negli orfanotrofi veniva fatta recitare quest'orazione: « Führer, mio Führer, datomi da Dio, proteggi e mantienimi in vita ancora a lungo…». Passano i secoli, cambiano i dittatori, ma il vizio di fabbrica evidentemente resta, a qualsiasi latitudine. Ed ora riemerge in Venezuela, dove siamo alla follia pura, ripiombando di nuovo nella divinizzazione del leader. Il PSUV-Partito Socialista Unito, al termine del congresso per l'elaborazione del progetto di formazione, ha promosso la «Preghiera del delegato», una storpiatura – blasfema – del Padre Nostro, adattata non a Dio, bensì ad Hugo Chavez, Presidente della Nazione, nonché della forza governativa al potere sino alla morte, che lo colse il 5 marzo dell'anno scorso. «Chavez nostro, che sei nei cieli» così inizia questa sorta di invocazione, letta dalla socialista, Maria Uribe. Invocazione, che così prosegue: «sei in terra, nel mare e tra noi, delegati e delegate, sia santificato il tuo nome, venga a noi la tua eredità per portarla ovunque tra la gente». Ed ancora: «Dacci oggi la tua luce per guidarci ogni giorno e non ci indurre nella tentazione del capitalismo, ma liberaci dal male dell'oligarchia e del reato di contrabbando, perché nostra è la Patria, la pace e la vita. Nei secoli dei secoli, amen. Viva Chavez». Termina in questo modo l'allucinante testo. Testo, che ha chiuso i lavori dell'assise di partito, seguito solo da cantanti e poeti, i quali han dedicato i loro brani ed i loro versi a Chavez ed alla cosiddetta rivoluzione bolivariana da lui sostenuta. Alla cerimonia di chiusura dei lavori ha partecipato anche il Presidente in carica del Venezuela, Nicolás Maduro, per il quale Chavez incarnerebbe perfettamente tutti gli ideali ed i valori, che dovrebbe seguire chiunque volesse costruire la rivoluzione, rivoluzione da combattere «ogni giorno nelle strade, da costruire, da fare» e tale, proprio per questo, da esigere «sempre più una formazione ai valori». Il socialismo, che da Marx ha ereditato materialismo dialettico ed ateismo militante, anche in Venezuela ha preteso di cancellare Dio, per divinizzare il leader. Ancora una volta, di fronte a tale deriva spirituale, non si può che concordare con l'affermazione attribuita a Gilbert Keith Chesterton: «Quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede in niente, perché crede a tutto».
Fonte: No Cristianofobia, 2 settembre 2014
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ATTENTATO ALLA LIBERTA' E ALLA VERITA': MAGDI ALLAM PROCESSATO DALL'ORDINE DEI GIORNALISTI PER ISLAMOFOBIA
Ecco un altro segno del suicidio della nostra civiltà: si inizia con il divieto di celebrare il Natale per rispetto delle minoranze... e si finisce con l'applaudire alle decapitazioni dei cristiani
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-08-2014
Vergogna, scandalo, ma soprattutto suicidio. Suicidio culturale, suicidio giuridico, suicidio di una civiltà. È questa la prospettiva con cui va letta l'incredibile vicenda del "processo" a Magdi Cristiano Allam per "islamofobia" da parte dell'Ordine nazionale dei Giornalisti. In breve il fatto: nel giugno 2012 l'associazione Media&Diritto presenta un esposto all'Ordine dei Giornalisti del Lazio per alcuni articoli pubblicati da Magdi Cristiano Allam su Il Giornale tra il 22 aprile e il 5 dicembre 2011 che, secondo l'accusa, sarebbero stati «caratterizzati da islamofobia, in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione italiana all'articolo 19 primo comma e dalla Carta dei doveri del giornalista».
DIFENDIAMO LE FIGLIE DEI MUSULMANI O SAREMO COMPLICI Le frasi contestate sono in tutto nove («Difendiamo le figlie dei musulmani o saremo complici», «L'Occidente impari dall'Egitto: con l'islam non c'è democrazia», sono solo due esempi). Peraltro l'articolo 19 della Costituzione è quello che afferma che «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume». E chi ha messo mai in discussione questo diritto? Infatti l'Ordine del Lazio nel dicembre 2013 archivia il caso, per l'evidente insussistenza del fatto. Ma il 19 febbraio 2014 la stessa associazione presenta ricorso e il caso arriva così al Consiglio di disciplina nazionale che, incredibilmente, il 1° agosto accoglie il ricorso, così che ora si andrà al processo. Magdi Cristiano Allam «islamofobo»: ridicolo e vergognoso. Come lui stesso ha scritto ieri sul Giornale, lo si potrà accusare di tante cose ma non certo di paura irrazionale dell'islam (se di fobìa vogliamo parlare). Di quale paura irrazionale può essere accusato chi è stato «musulmano per 56 anni, nato e vissuto per i primi venti anni in un Paese a maggioranza islamica, conoscendo adeguatamente la lingua araba, avendo gli strumenti culturali per immedesimarmi nel loro vissuto»? Non solo, Allam in tanti anni di giornalismo non ha soltanto messo in guardia da moschee e imam trasformate in centri di propagazione dell'odio contro l'Occidente (contribuendo anche all'espulsione di alcuni imam), ma ha anche valorizzato quelle espressioni dell'islam "moderato" che, anche grazie a lui, hanno potuto cominciare ad esprimersi.
L'ORDINE DEI GIORNALISTI NON VUOLE CHE SI DICA LA VERITÀ SULL'ISLAM Ma per l'Ordine dei Giornalisti raccontare la realtà, esercitare il diritto di opinione nel commentare tragici fatti di cronaca, evidentemente va contro l'etica professionale. Proprio in questi giorni stiamo facendo i conti con decine di nostri connazionali partiti per combattere la guerra santa in Iraq e Siria; la Procura di Venezia indaga almeno su cinque estremisti islamici che in Veneto reclutavano volontari da spedire in Siria; c'è un allarme che riguarda tutta l'Europa e ci sono report di infiltrazioni estremiste anche tra i migranti che sbarcano sulle coste della Sicilia. Sarebbe normale, ovvio, cercare di spiegare cosa sta accadendo, come mai accade e chi si muove dietro al fondamentalismo. Non per generare paure irrazionali, ma proprio per capire e anche prendere contromisure, per non fare di ogni erba un fascio. E dovrebbero essere gli stessi musulmani in Italia (sono un milione e mezzo) ad aiutare a isolare le frange estremiste. E invece ecco che le associazioni islamiche vogliono chiudere la bocca ai giornalisti.
L'IMAM DI FIRENZE MINACCIA: "I GIORNALISTI PARLINO SOLO BENE DELL'ISLAM E DEI MUSULMANI" Per capire la "filosofia" che guida certe iniziative ecco la dichiarazione dell'imam di Firenze Izzedin Elzir: «I media hanno una grande responsabilità nel fornire elementi di comprensione e creare un clima pacifico di convivenza fra culture e religioni diverse. Noi rispettiamo e diamo valore alla libertà di opinione che è sancita dalla nostra costituzione, accettiamo quindi le opinioni di tutti anche se sono distanti dalle nostre. Non accettiamo però che si scrivano menzogne e che attraverso un organo di stampa si inneggi all'islamofobia». Tradotto: i giornalisti parlino solo bene dell'islam e dei musulmani, altrimenti sono "islamofobi" (termine peraltro inventato ad uso di propaganda, che non ha alcun fondamento giuridico esattamente come l'omofobia). Ma la cosa più grave non è l'attività di queste associazioni islamiche, è la risposta dell'Ordine dei Giornalisti che, invece di reagire con durezza, gli dà addirittura ragione. È lo stesso atteggiamento che – come abbiamo scritto ieri - ha portato in una città dell'Inghilterra a tollerare per 15 anni violenze sessuali di ogni tipo a danno di migliaia di bambini e ragazzi per paura che una eventuale denuncia facesse scattare accuse di razzismo e islamofobia.
MOLTO MEGLIO SPARARE SUL PAPA E SULLA CHIESA CATTOLICA Anche noi siamo su questa strada: quale giornalista si sentirà incentivato a fare il proprio mestiere raccontando la verità su certe comunità islamiche sapendo che per questo rischierà la sospensione dall'Ordine dei Giornalisti e anche sanzioni penali e pecuniarie (di giudici zelanti per il politicamente corretto è piena l'Italia)? Molto meglio sparare sul Papa e sulla Chiesa cattolica, che tanto non si rischia nulla. In questi anni si è detto di tutto su Papi, vescovi e gruppi ecclesiali: commenti velenosi e notizie inventate, accuse di ogni genere e spettacoli blasfemi, sacerdoti accusati dei peggiori misfatti – con il contributo di giornalisti - e poi risultati innocenti. Mai qualcuno è stato, non dico portato in tribunale, ma almeno segnalato al Consiglio di disciplina dell'Ordine dei Giornalisti? Mai. Fatto sta che oggi il pericolo più grave per il nostro paese, per l'Europa, non viene neanche dal fondamentalismo islamico per quanto minaccioso esso sia. Il pericolo mortale è in questo nulla che esprime la nostra (non) cultura, questo odio di noi stessi che ci porta ad avere paura di tutto e di tutti, questa tendenza al suicidio culturale che spalanca le porte a qualsiasi invasore e favorisce e incentiva qualsiasi violenza. Si comincia con il non parlare del Natale a scuola per rispetto delle minoranze e si finisce con l'applaudire alle decapitazioni degli infedeli e con l'approvazione della sharia in Europa. È ciò a cui stiamo assistendo. E l'Ordine dei Giornalisti, tristemente e vergognosamente, è lì davanti a segnare la strada.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-08-2014
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E' MORTO DON PIERINO GELMINI: IL BENE È POSSIBILE, MA SPESSO SULLA TERRA NON E' RICONOSCIUTO
Ha salvato circa 300 mila ragazzi finiti nella disperazione della droga, ma televisione e giornali ricordano solo le presunte molestie sessuali e che era amico di Berlusconi
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio, 28/8/2014
Ogni tanto facciamo qualche buona azione, un po' di elemosina, aiutiamo una persona in difficoltà... Ma siamo uomini, molto limitati: un grazie, ci piacerebbe. Magari non desideriamo tanto, solo sentirci un po' in pace con noi stessi, e un sorriso di gratitudine. Ma i cristiani sanno che la carità è molto di più. Mi vengono in mente questi pensieri ricordando la morte di don Pierino Gelmini. Molti giornali hanno salutato la sua dipartita, ad 89 anni, ricordando cosa? Che alla fine della vita fu processato per presunte "molestie sessuali" ad alcuni tossicodipendenti; che era "amico" di Berlusconi. Potenza della meschinità, della superficialità, della piccolezza umana. Don Pierino non era quello che molti hanno ricordato: era un sacerdote che ha lavorato più di 50 anni con i tossicodipendenti; che, come ha ricordato Giuseppe Brienza su Vatican Insider, ha salvato circa 300 mila ragazzi finiti nel buio e nella disperazione della droga; che per fare tutto questo non ha esitato, talora, a bussare alla porta dei potenti, non per sé, ma per i suoi amici; che ha sempre lottato contro ogni legalizzazione delle cosiddette droghe leggere, ben sapendo che ciò, di potenti, gliene avrebbe alienati molti.
LA PERFIDIA E L'IRRICONOSCENZA UMANA Quando nel 2010 fu rinviato a giudizio per molestie sessuali, la prima cosa che pensai fu la storia di Vincenzo Muccioli, anche lui distrutto mediaticamente da persone che non avrebbero avuto il diritto di allacciargli le scarpe; poi il mio pensiero corse ai racconti di un amico. Un ex drogato, che ha passato la sua vita ad assistere tanti ragazzi caduti nella droga, salvandone centinaia. "Vedi, mi diceva, il tossicodipendente ama e odia chi lo aiuta; lo ama, perché comprende di aver bisogno di una persona forte che gli ponga divieti, che lo sproni, che lo incalzi; lo odia per lo stesso motivo: colui che lo aiuta, lo esclude anche, nel contempo, dalla 'sua' droga. Per questo molte volte mi sono trovato a difendermi dalle accuse più fantasiose. Davanti ai carabinieri, e agli accusatori, ragazzi della mia comunità. Mi è sempre andata bene, perchè nel faccia a faccia i ragazzi iniziavano a piangere, a scusarsi, a vergognarsi delle loro calunnie". Anche a don Pierino, credo, è successo qualcosa di analogo. Decenni a fianco di persone abbruttite, sole, fisicamente e psicologicamente poco "accattivanti". Qualcuno non gli deve aver perdonato la sua dedizione, il suo amore, la sua passione: "Tu mi aiuti, io ti distruggo". Nulla di nuovo. Come dicevo all'inizio, infatti, di norma ci aspettiamo la riconoscenza da parte di chi viene da noi aiutato. Per i santi non è mai stato così: hanno sempre messo in conto la possibilità di un Giuda, la perfidia e l'irriconoscenza umana; e forse hanno persino ringraziato, dinnanzi alla calunnia: "Grazie Signore, che vuoi purificare ancora di più il mio cuore, la mia carità, insegnandomi a non odiare. Perchè non odiare chi, beneficato, ci fa del male, è il vertice della carità. Cristo sulla croce perdona coloro che lo hanno crocifisso: coloro per i quali si è incarnato".
GRATUITÀ TOTALE La storia di sacerdoti, suore, e laici fondatori di comunità, ospedali, orfanatrofi... è piena di questi epiloghi. Quante volte i fondatori hanno visto la propria opera crescere, crescere, e poi, improvvisamente, finire nella bufera. Come se il Padreterno volesse educarli alla gratuità totale, sovrannaturale; come volesse impedire l'insorgere della superbia, ricordare loro che siamo tutti servi inutili. La santità non è filantropia, e proprio l'epilogo di don Pierino fa pensare, al sottoscritto, che l'uomo fosse eccezionale: Dio ha voluto provare la sua carità sino all'ultimo istante. Ha lasciato che morisse nella calunnia, nella maldicenza, un uomo che avrebbe dovuto essere celebrato per la sua bontà e le sue opere. Ha voluto educare, tramite lui, tutti quelli che si dedicano al bene: il vostro amore per il prossimo sia nutrito dell'amore di Dio, perchè altrimenti non reggerà l'ingratitudine umana. Quando ci dedichiamo ad un'opera buona, ci guidi questo desiderio: che nessuno lo sappia; che la nostra vanagloria resti fuori; che eventuali calunnie non ci angustino troppo... In un fantastico film francese del 1947, Monsieur Vincent, si racconta la storia di un gigante della carità. Un prete, Vincenzo de Paoli, che spese ogni suo respiro, per gli altri. Chiamava i poveri "i miei padroni". Nel film, prima di morire, fa chiamare una delle sue "figlie della carità". E le dice così: " tu vai domani dai poveri per la prima volta... vedrai presto che la carità è un fardello pesante, più pesante della secchia della minestra e della cesta del pane, ma...tu serberai la tua dolcezza e il tuo sorriso ...tu sei la piccola serva dei poveri, la figlia della carità...essi sono i tuoi padroni, talora terribili, suscettibili ed esigenti, vedrai, ma tu, più saranno ripugnanti e sporchi, più saranno ingiusti e crudeli, più tu dovrai dare a loro il tuo amore e non sarà che per questo tuo amore, per il tuo amore solo, che i poveri ti perdoneranno il pane che offri loro..." Ciao don Pierino: hai dedicato tutta la sua vita per salvare migliaia di giovani corrosi dalla noia e dalla droga, e ci ricordi che (pur con i nostri limiti) il bene è possibile; ma che spesso, qui, sulla terra, non è riconosciuto. E che questo, non importa.
Fonte: Il Foglio, 28/8/2014
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LA COMUNIONE DEI SANTI, AMICI IN CARNE ED OSSA
Grazie alla Chiesa trionfante (del Paradiso), a quella purgante (del Purgatorio) e a quella militante (su questa terra), il cristiano non è mai solo
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Timone, maggio 2014 (n. 133)
Un tempo quando pensavo alla comunione dei santi immaginavo una specie di tavolone rotondo, su in cielo, in cui un comitato centrale generale esecutivo amministrava le faccende umane, una specie di gigantesco consiglio dei ministri all'ennesima potenza, anzi onnipotenza, che governava il mondo quaggiù su delega del presidente del consiglio. San Francesco ministro delle Finanze, san Giovanni Bosco all'Istruzione, san Michele Arcangelo ministro della Difesa, santa Caterina ai Rapporti col Parlamento, santa Giovanna d'Arco l'avrei messa agli Esteri. Adesso, pur non disdegnando certo l'intercessione dei santi - santa Teresina è indubitabilmente il mio agente letterario, tanto per cominciare, mentre santa Speranza di Gesù mi fa un po' da nonna per i miei figli, suggerisce anche ai compiti in classe, qualche volta, se riesco a mandarla in classe (bisogna finire la novena in tempo) - mi sono fatta un'altra idea della comunione dei santi.
SANTI COMUNI E ANIME DEL PURGATORIO Nella mia comunione adesso ci sono i santi comuni, quelli che non sono stati canonizzati. Innanzitutto mi rivolgo spesso alle anime del purgatorio, le anime sante, appunto, che avendo bisogno delle nostre preghiere sono sempre molto sollecite ad accorrere in nostro aiuto. [...] C'è poi un'altra comunione che mi sostiene, ed è quella con gli amici in carne ed ossa. Abbiamo bisogno degli amici, nel cammino verso il cielo. Gli amici di carne ed ossa, che ci facciano compagnia nella battaglia quotidiana. È vero che il nostro posto in trincea non lo può prendere nessun altro al posto nostro, ma è vero anche che nessuna trincea può essere occupata da un solo soldato. Bisogna avere dei compagni, a fianco, che ti diano una mano se sei ferito, che ti avvisino quando sta arrivando l'attacco, che ti diano da bere quando sei stremata, che ti riscaldino quando hai freddo. Gli amici innanzitutto ti fanno vedere che vivere da cristiani è possibile. È possibile essere fedeli tutta la vita a una persona. È possibile seguire i metodi naturali ed essere aperti alla vita. È possibile accogliere i figli, cercare di educarli. È possibile non seguire la massa e fare le scelte di tutti: opporsi da soli è troppo dura, ma opporsi insieme a degli amici sembra fattibile. Gli amici mi hanno fatto vedere con la loro vita per esempio che era possibile trovare un tempo per pregare e andare alla messa tutti i giorni. Lo devo a un'amica che si chiama Elisa, e che riusciva a trovare questi momenti. "Sì, certo, sei brava, ma sai io ho quattro figli..." – mi ricordo che le dissi. "Anche io!" – rispose. "Va bene, ma poi io lavoro..." "Anche io!" A quel punto mi innervosii un po', però sulla fiducia provai, e mi resi conto che come aveva detto Elisa innanzitutto era possibile, e poi la cosa mi avrebbe cambiato la vita.
CHE COS'È LA CHIESA Tutto quello che vivo, o provo a vivere, da cristiana, lo faccio perché ho visto qualcun altro farlo. Siamo fatti così, abbiamo bisogno di questa amicizia. La Chiesa è soprattutto questo. Testimoni, passaparola, amici, compagni di cammino. Se non fosse stata necessaria questa compagnia di carne Dio non avrebbe voluto la Chiesa. Ci avrebbe mandato delle agili istruzioni su un foglietto, o su dei cartelloni, o magari dei segnali lampeggianti. Ma l'uomo non è fatto così, il suo cuore misterioso non funziona così, e Dio lo sa, perché è lui che ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Gli amici a volte sanno anche rompere le scatole, si chiama correzione fraterna, ma a volte non è fraterna per niente. Io ho delle amiche moleste che non mi lasciano in pace quando si accorgono che sto sbagliando in qualcosa di grosso, e non le ringrazierò mai abbastanza (anche se lì per lì come dicevo sono moleste). Gli amici in Cristo sanno anche custodirci se sbagliamo strada. Poi ci sono momenti in cui siamo stanchi, abbiamo solo voglia di una spalla su cui piangere, o magari su cui addormentarci in un sonno ristoratore, e anche per quello ci sono i compagni di fede: anche solo per stare vicini a noi, in silenzio.
UNA COMUNIONE WI-FI Credo che uno dei motivi per cui lo Spirito abbia ispirato la nascita dei movimenti e delle realtà ecclesiali sia proprio questo: perché nessun cristiano sia lasciato solo nel suo cammino quotidiano. Io personalmente non appartengo a nessun movimento, gruppo, spiritualità particolari. Sono, come dico sempre, una cattolica diocesana, ma ho lo stesso tanti amici in Cristo, seppur non organizzati o strutturati. Come dico sempre alle mie amiche, siamo in un "monastero wi-fi": siamo consorelle, ma siamo legate da un collegamento wireless. Il nostro convento non ha pareti comuni, ma ci sentiamo comunque vicine di cella, e comunichiamo con un collegamento dall'alto, via cavo come diciamo noi. A volte preghiamo fisicamente insieme, altre volte lo facciamo, magari in contemporanea, magari avvisandoci con un messaggio, chiedendo a un'amica di farci compagnia per una decina di rosario sincronizzato dall'altra parte dell'Italia. Altre volte gli amici ci servono quando la grazia da chiedere, per noi o per qualcun altro, è proprio grossa. Allora ci vuole qualcuno che ci dia man forte. Altre volte ancora gli amici ci aiutano a capire le cose, ci sciolgono dubbi, consigliano letture, incontri, frequentazioni. Io credo che solo un giorno, in cielo, scopriremo quanto sarà stata potente questa amicizia grande, e scopriremo chi si è sacrificato per noi, chi ha pregato o digiunato, o offerto fioretti in silenzio per noi. Capiremo che gli amici, senza che noi ce ne rendessimo conto, ci hanno salvato la vita.
Fonte: Il Timone, maggio 2014 (n. 133)
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RISCALDAMENTO GLOBALE? QUEST'ANNO SI SARANNO DIMENTICATI DI ACCENDERLO...
Un nuovo studio dimostra che riscaldamenti e raffreddamenti sono ciclici e non dipendono dall'uomo, ma dalle maree degli oceani
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-08-2014
Contrordine compagni, il riscaldamento globale è temporaneamente congelato. Si prevede, almeno, fino al 2025. Chiunque guardi la colonnina del mercurio o, semplicemente, esca di casa in un giorni di agosto, in Italia del Nord o nel centro Europa, se n'è già reso perfettamente conto. Ma quando lo "accendono" questo riscaldamento globale, se a metà agosto abbiamo 15 o 16 gradi? Oltre ad essere l'estate più piovosa del secolo, questa è anche la più fredda. E le eccezioni, fra inverni straordinariamente gelati (come quello del 2013) ed estati straordinariamente fresche e piovose, iniziano ad essere tante, troppe per considerarle eccezioni.
SI TRATTAVA DI CICLI, NON DI RISCALDAMENTO GLOBALE Questa intuizione da uomo della strada è ulteriormente confermata anche dalla pubblicazione sulla rivista Science di un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori guidati da Ka-Kit Tung, dell'Università di Washington. Il nuovo studio parte da un dato statistico, ormai noto e diffuso dall'International Panel for Climate Change (Ipcc): la temperatura degli ultimi 13 anni scrutinati (1999-2012) è cresciuta di 0,05 gradi per decennio, mentre nel periodo precedente la crescita era di 0,12 gradi celsius per decennio. Il picco di riscaldamento è durato dal 1975 al 1998. Dall'anno successivo ad oggi la temperatura si è mediamente stabilizzata. L'ipotesi del team di scienziati guidati da Ka-Kit Tung è che, responsabili di questa improvvisa riduzione del riscaldamento (o raffreddamento tout court), siano le correnti degli oceani, dell'Atlantico in particolar modo. Queste avrebbero favorito un riscaldamento nel trentennio precedente e ora sarebbero entrate in un nuovo ciclo. Dunque si tratterebbero di un fenomeno naturale destinato a concludersi per il 2025, circa. Allora di cicli si trattava, non di riscaldamento globale? Lo studio non smentisce il riscaldamento globale, ma lo ridimensiona. O per lo meno, lo considera "sospeso" di qui al 2025, una previsione di lungo periodo. Quindi è come se il fenomeno di riscaldamento globale non ci fosse proprio, considerando la lunghezza dei tempi.
UN DATO IMBARAZZANTE PER GLI AMBIENTALISTI Un dato, in particolare, dovrebbe risultare imbarazzante per ogni politico impegnato nelle cause ambientaliste. Il primo decennio degli anni 2000 coincide con il picco di emissioni di gas serra, soprattutto di anidride carbonica. È sulla base della teoria del riscaldamento globale causato da gas serra che sono state elaborate le politiche europee di riduzione delle emissioni, come l'obiettivo 20-20-20 (20% in meno di gas serra, 20% di fonti rinnovabili e 20% di efficienza energetica entro il 2020) e, più di recente l'obiettivo americano del 30-30 (30% in meno di emissioni entro il 2030). Si tratta di politiche costose, in termini di produzione, posti di lavoro e crescita. Giusto per rendere l'idea, l'Europa continentale è riuscita ad aderire ai parametri del 20-20-20 solo "grazie" alla grande crisi finanziaria iniziata nel 2008. Ma adesso come giustificare queste politiche, considerando che quasi certamente non c'è stato, in questo decennio, alcun riscaldamento globale? Né, probabilmente, ve ne sarà uno di qui al 2025? E che, se cambiamenti ci sono, questi comunque non coincidono con l'aumento delle emissioni di gas serra?
È GIUNTO IL MOMENTO DI CHIEDERE SCUSA? La certezza nella teoria del riscaldamento globale e della sua causa antropica (causata dall'uomo) ha avuto finora un impatto culturale fortissimo. Non solo ha ispirato buona parte della cinematografia apocalittica degli ultimi dieci anni, ma ha anche causato campagne di demonizzazione. Politici statunitensi come Al Gore (ex vicepresidente di Bill Clinton e candidato presidente nel 2000) hanno costruito la loro carriera, nel corso dell'ultimo decennio, sulla lotta al "negazionismo" del riscaldamento globale. Le posizioni degli scettici sono state più volte bollate come "pseudo-scienza". Le opinioni degli oppositori e delle lobby che li finanziano, considerate alla stregua di "negligenza criminale". Il dibattito sulla potenziale criminalizzazione dei negazionisti del cambiamento climatico è tuttora in corso, soprattutto negli Stati Uniti. Adesso è giunto il momento di chiedere scusa?
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-08-2014
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L'EUROPA DELLE MOSCHEE
Con tutti i problemi di Milano, le priorità del suo sindaco Pisapia sono quelle di garantire luoghi di preghiera agli islamici
Autore: Danilo Quinto - Fonte: Corrispondenza Romana, 30 luglio 2014
Con tutti i problemi di Milano, le priorità del suo Sindaco post-comunista, Giuliano Pisapia, sono quelle di garantire «luoghi di preghiera» e di «pace» alla comunità islamica. Dopo uno studio accurato, il Comune ha individuato 8 aree sulle quali costruire Moschee. Fatte ulteriori analisi, ne resteranno 4 o 5. Ai primi di agosto, si conosceranno gli indirizzi di terreni o di stabili degradati di proprietà comunale. L'urgenza dei «nuovi luoghi di culto» sarà soddisfatta attraverso un bando, il primo di questo genere in Italia. Il Comune non sborserà un euro. Sarà tutto a carico delle comunità. Nel cuore dell'Europa una volta cristiana, si garantiscono «luoghi di culto» ai membri di una religione che nella sua versione radicale ed estremista – sempre che esista quella "moderata" – è capace, prima, di segnare di rosso le porte dei cristiani, per segnalarli, poi di lasciarli senz'acqua e cibo e di minacciarli di morte in caso di mancata conversione all'Islam. Infine, di cacciarli dalle loro case. È accaduto in queste settimane a Mosul – l'antica Ninive, citata nella Bibbia, dove il Cristianesimo si sviluppò sin dal II secolo d.C. – ad opera del neonato Stato Islamico e del Levante (Isis) – creato nell'Est della Siria e nell'Ovest dell'Iraq, dove sono state compiute crocifissioni e lapidazioni nelle piazze, esecuzioni sommarie e fosse comuni, è stato dato alle fiamme l'Arcivescovado, sono stati fatti esplodere il Mausoleo di San Giorgio, la Moschea con la tomba del profeta Giona ed anche la tomba di Seth. «Se Iddio vorrà, conquisteremo Roma e il mondo intero», aveva detto il califfo Abu Bakr al-Baghdadi, ma prima era necessario incitare i suoi fedeli alla «pulizia religiosa» del "suo" territorio. Come avviene, del resto, in tutti gli Stati musulmani dove la minoranza cristiana è oggetto di persecuzioni. Un'Europa imbelle, che nega la sua storia e la sua identità, non solo non interviene, con i suoi vertici istituzionali, per impedire che ogni anno si contino in quei Paesi decine di migliaia di martiri cristiani, ma stende "tappeti d'oro" all'islamizzazione del continente. Per paura e sottomissione. Per inettitudine e ignavia. Per viltà, anche rispetto al ricordo della sua nobile e gloriosa storia, segnata dalle Crociate e dall'opposizione armata ai secolari e reiterati tentativi dell'Islam e dell'Impero Ottomano di conquista dell'Occidente cristiano. Non esiste, oggi, una politica europea coerente che affronti il problema di milioni e milioni persone che nei prossimi anni invaderanno il continente. Perseverando in un buonismo d'accatto che continua a fare immensi danni, in maniera scellerata si parla d'integrazione e di accoglienza, seppellendo la storia, l'identità. Guai a rivendicare l'"anima" dell'Europa. Si è subito tacciati di razzismo. L'Italia, crocevia dei flussi migratori, è lasciata sola dall'Europa nel gestire un'emergenza che, con il tempo, ha assunto i caratteri dell'ineluttabilità. La stessa operazione Mare Nostrum – la cui stima di costi per il 2014 raggiunge il miliardo di euro – ha garantito l'ingresso nel nostro Paese di 100mila immigrati, ma ha fallito l'obiettivo di assicurare alla giustizia coloro i quali lucrano sul traffico illegale di migranti, confermando che l'unica soluzione per arginare, anche in maniera preventiva, questa turpe attività, è quella d'intervenire nei Paesi d'origine. È prevedibile, invece, che si continuerà a privilegiare la cosiddetta «azione umanitaria», che di umanitario non ha un bel nulla, considerato che si concorre a mercificare i corpi e le vite delle persone, consentendo anche che nelle "maglie" di questo traffico inarrestabile s'infiltrino elementi legati alle organizzazioni terroristiche.
Fonte: Corrispondenza Romana, 30 luglio 2014
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TRA UN MESE POTREMO FINALMENTE VEDERE CRISTIADA NEI CINEMA ITALIANI
Il film sull'epopea dei cristeros messicani perseguitati dal governo massonico è stato finalmente doppiato anche in lingua italiana, ora tutti dobbiamo sostenerlo
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-09-2014
La notizia è ufficiale. L'oramai stranoto film sull'epopea dei cristeros messicani, Cristiada il kolossal del regista statunitense Dean Wright interpretato da star come Andy García, Eva Longoria, Eduardo Verástegui e Peter O'Toole, è stato finalmente doppiato anche in lingua italiana. Uscirà con grande spolvero nelle sale cinematografiche a metà ottobre, per la precisione il 15. Tutto a posto, allora... No, non proprio.
LA DENUNCIA DELLA CRUDELE PERSECUZIONE DEI CATTOLICI MESSICANI Il grande problema adesso, proprio mentre noi stiamo scrivendo e voi leggendo, è che da tempo circolano in Italia copie non autorizzate del film, sottotitolate alla bell'e meglio e visionate dal pubblico attraverso circuiti amicali quali parrocchie, centri culturali e affini. Ebbene, questa circolazione parallela non ufficiale è oggi il nemico numero uno del successo di Cristiada in Italia. Vediamo perché, non prima però di avere sottolineato una premessa importante. La circolazione parallela in Italia della pellicola è stata ed è, per quanto non ortodossa, solo l'escamotage che molte brave, anzi bravissime persone hanno adottato per supplire all'indisponibilità nel nostro Paese della pellicola (vedere il film in inglese o in spagnolo resta ancora per moltissimi italiano un problema insormontabile), e questo al semplice scopo di "fare del bene" diffondendo un bel film pieno di contenuti sani: la denuncia della crudele persecuzione dei cattolici messicani, l'impossibilità di non reagire in difesa dei perseguitati, il martirio riconosciuto dalla Chiesa cattolica di molti dei protagonisti di quell'epopea. Le copie non ufficiali di Cristiada sono sempre infatti circolate e sono sempre state distribuite a titolo totalmente gratuito.
TUTTI DOBBIAMO IMPEGNARCI A VEDERE E FAR VEDERE IL FILM AL CINEMA Ciò detto, resta il fatto che il danno prodotto dalla circolazione parallela di copie non autorizzate del film è enorme. Il doppiaggio italiano è stato realizzato dalla Dominus Production, la casa di distribuzione cinematografica fondata e diretta tra Milano e Firenze da Federica Picchi. Per questa impresa la Dominus ha investito una quantità di denaro davvero ingente. Se Cristiada avrà successo anche in Italia, è presumibile che la Dominus possa e voglia investire ancora in pellicole belle, cattoliche, ma proprio per queste snobbate dai grandi canali di distribuzione. Questo però sempre a patto che l'investimento fatto per Cristiada abbia un senso, cioè rientri almeno in parte sul piano economico. E questo sarà possibile solo se il pubblico affluirà abbondante nei cinema; motivo per cui la Dominus ha stretto un importante accordo con uno dei circuiti distributivi più prestigiosi e di qualità del nostro Paese, l'UCI-Cinemas. Ebbene, esiste un criterio oggettivo per stabilire il successo di pubblico di un film, misurandolo attraverso i suoi introiti al botteghino: contare il numero degli ingressi staccati dalla biglietteria come per qualsiasi film fa la SIAE, l'ente pubblico preposto alla protezione e all'esercizio dell'intermediazione dei diritti d'autore. Insomma, ufficialmente avranno visto Cristiada solo il numero di persone corrispondenti al quantitativo di biglietti staccati, vidimati e contati dalla SIAE. «In base al numero di spettatori nelle sale cinematografiche», spiega Federica Picchi a La nuova Bussola Quotidiana, «vengono compilate le classifiche di apprezzamento del film e parallelamente l'uscita televisiva. Mettiamo il caso che il film sia stato visionato da 100 mila spettatori illegalmente e solo 10 mila ufficialmente: ecco, sebbene il film sia stato un successo (cioè visto in totale da più di 100mila spettatori), nelle statistiche esso risulta però un flop perché contano solo i dati della distribuzione ufficiale.
LA SCOMMESSA DELLA DOMINUS PRODUCTION Il successo o meno di spettatori decreta anche la presenza o meno nei palinsesti televisivi e la fascia oraria di trasmissione. Inoltre se il produttore non riesce a recuperare i soldi investiti nel progetto, il film si trasforma anche in un flop finanziario, che spinge l'intera catena del cinema (dagli investitori ai distributori) a non investire più su quelle tipologie filmiche ritenute "scomode"». Ovviamente dal 28 maggio scorso, data in cui Dominus Production ha acquisito i diritti esclusivi di distribuzione sul territorio italiano, «qualsiasi utilizzo di quel materiale filmico e qualsiasi proiezione privata o pubblica di versioni non autorizzate dalla Dominus Production (per esempio le versioni "pirata" sottotitolate in italiano) sono considerate illegali e penalmente perseguibili». È dunque assolutamente importante che la circolazione parallela di Cristiada s'interrompa ora, canalizzando tutto il pubblico interessato nei cinema.
Nota di BastaBugie: per approfondimenti su Cristiada si può consultare il sito FilmGarantiti http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=28 In questi giorni la Dominus Production ha diramato il seguente comunicato ufficiale: Si comunica che i diritti del film CRISTIADA sono stati acquisiti il 28 maggio 2014 dalla società Dominus Production che ne detiene la distribuzione esclusiva su tutto il territorio nazionale. Qualsiasi utilizzo del materiale filmico così come qualsiasi proiezione privata o pubblica di versioni non autorizzate dalla Dominus Production (es. versioni pirata sottotitolate in italiano o in altra lingua) sono considerati illegali e penalmente perseguibili. LA DIFFUSIONE FILMICA ATTRAVERSO VISIONI NON AUTORIZZATE CREA GRAVE DANNO NON SOLTANTO AL DETENTORE DEI DIRITTI DI DISTRIBUZIONE E ALL’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA, MA SOPRATTUTTO AL FILM CHE SI VISIONA ILLEGALMENTE. Si richiede pertanto la cancellazione di eventuali proiezioni programmate non autorizzate del circuito culturale/amatoriale. Si richiede inoltre agli spettatori di sincerarsi sempre della ufficialità proiezione a cui si partecipa. Qualora, da ora in avanti, non dovesse essere garantita e rispettata l'osservanza dei diritti di distribuzione, Dominus Production denuncerà all'autorità penale chiunque si renderà responsabile di tali proiezioni illegali, attivando al contempo la SIAE che applicherà le sanzioni previste dalla legge. A ogni buon conto il film CRISTIADA sarà distribuito ufficialmente, doppiato in italiano, a partire dal 15 ottobre nel circuito dei cinema nazionali. Tutti gli utenti interessati alla proiezione del film potranno supportare e collaborare direttamente contattando il distributore ufficiale al sito www.cristiada.it. Sarà pertanto possibile, previo accordo col distributore ufficiale, organizzare le proiezioni nelle città e nei paesi che ne faranno richiesta. Il vostro aiuto renderà possibile per Dominus Production continuare ad investire nella produzione e nella distribuzione di opere filmiche di valore.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-09-2014
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OMELIA PER LA FESTA DELLA ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE (Gv 3,13-17)
Come Mosè innalzò il serpente nel deserto...
Autore: Raniero Cantalamessa - Fonte: Sito di Cantalamessa, 14-09-2008
Oggi la croce non è presentata ai fedeli nel suo aspetto di sofferenza, di dura necessità della vita, o anche di via per cui seguire Cristo, ma nel suo aspetto glorioso, come motivo di vanto, non di pianto. Diciamo anzitutto qualcosa sull'origine della festa. Essa ricorda due avvenimenti distanti tra loro nel tempo. Il primo è l'inaugurazione, da parte dell'imperatore Costantino, di due basiliche, una sul Golgota e una sul sepolcro di Cristo, nel 325. L'altro avvenimento, del secolo VII, è la vittoria cristiana sui persiani che portò al recupero delle reliquie della croce e al loro ritorno trionfale a Gerusalemme. Con il passar del tempo, la festa però ha acquistato un significato autonomo. E' diventata celebrazione gioiosa del mistero della croce che, da strumento di ignominia e di supplizio, Cristo ha trasformato in strumento di salvezza. Le letture riflettono questo taglio. La seconda lettura ripropone il celebre inno della Lettera ai Filippesi, dove la croce è vista come il motivo della grande "esaltazione" di Cristo: "Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre". Anche il Vangelo parla della croce come del momento in cui "il Figlio dell'uomo è stato innalzato perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Ci sono stati, nella storia, due modi fondamentali di rappresentare la croce e il crocifisso. Li chiamiamo, per comodità, il modo antico e il modo moderno. Il modo antico, che si può ammirare nei mosaici delle antiche basiliche e nei crocifissi dell'arte romanica, è un modo glorioso, festoso, pieno di maestà. La croce, spesso da sola, senza il crocifisso sopra, appare punteggiata di gemme, proiettata contro un cielo stellato, con sotto la scritta: "Salvezza del mondo, salus mundi", come in un celebre mosaico di Ravenna. Nei crocifissi lignei dell'arte romanica, questo stesso tipo di rappresentazione si esprime nel Cristo che troneggia in vestimenti regali e sacerdotali dalla croce, con gli occhi aperti, lo sguardo frontale, senza ombra di sofferenza, ma irraggiante maestà e vittoria, non più coronato di spine, ma di gemme. E' la traduzione in pittura del versetto del salmo "Dio ha regnato dal legno" (regnavit a ligno Deus). Gesù parlava della sua croce in questi stessi termini: come del momento della sua "esaltazione": "Io, quando sarò esaltato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12, 32). Il modo moderno comincia con l'arte gotica e si accentua sempre di più, fino a diventare il modo ordinario di rappresentare il crocifisso, in epoca moderna. Un esempio estremo è la crocifissione di Matthias Grünewald nell'Altare di Isenheim. Le mani e i piedi si contorcono come sterpi intorno ai chiodi, il capo agonizza sotto un fascio di spine, il corpo tutto piagato. Anche i crocifissi di Velasquez e di Salvador Dalì e di tanti altri appartengono a questo tipo. Tutti e due questi modi mettono in luce un aspetto vero del mistero. Il modo moderno - drammatico, realistico, straziante - rappresenta la croce vista, per così dire, "davanti", "in faccia", nella sua cruda realtà, nel momento in cui vi si muore sopra. La croce come simbolo del male, della sofferenza del mondo e della tremenda realtà della morte. La croce è rappresentata qui "nelle sue cause", cioè in quello che, di solito, la produce: l'odio, la cattiveria, l'ingiustizia, il peccato. Il modo antico metteva in luce, non le cause, ma gli effetti della croce; non quello che produce la croce, ma quello che è prodotto dalla croce: riconciliazione, pace, gloria, sicurezza, vita eterna. La croce che Paolo definisce "gloria" o "vanto" del credente. La festa del 14 Settembre si chiama "esaltazione" della croce, perché celebra proprio questo aspetto "esaltante", della croce. Bisogna unire, al modo moderno di considerare la croce, quello antico: riscoprire la croce gloriosa. Se al momento in cui la prova era in atto, poteva esserci utile pensare a Gesù sulla croce tra dolori e spasimi, perché questo ce lo faceva sentire vicino al nostro dolore, ora bisogna pensare alla croce in altro modo. Mi spiego con un esempio. Abbiamo di recente perso una persona cara, forse dopo mesi di grandi sofferenze. Ebbene, non continuare a pensare a lei come era sul suo letto; in quella circostanza, in quell'altra, come era ridotta alla fine, cosa faceva, cosa diceva, torturandosi magari il cuore e la mente, alimentando inutili sensi di colpa. Tutto questo è finito, non esiste più, è irrealtà; così facendo non facciamo che prolungare la sofferenza e conservarla artificialmente in vita. Vi sono mamme (non lo dico per giudicarle, ma per aiutarle) che dopo aver accompagnato per anni un figlio nel suo calvario, una volta che il Signore l'ha chiamato a sé, si rifiutano di vivere altrimenti. In casa tutto deve restare com'era al momento della morte del figlio; tutto deve parlare di lui; visite continue al cimitero. Se vi sono altri bambini in famiglia, devono adattarsi a vivere anch'essi in questo clima ovattato di morte, con grave danno psicologico. Ogni manifestazione di gioia in casa sembra loro una profanazione. Queste persone sono quelle che hanno più bisogno di scoprire il senso della festa di oggi: l'esaltazione della croce. Non più tu che porti la croce, ma la croce che ormai porta te; la croce che non ti schiaccia, ma ti innalza. Bisogna pensare la persona cara come è ora che "tutto è finito". Così facevano con Gesù quegli antichi artisti. Lo contemplavano come è ora: risorto, glorioso, felice, sereno, seduto sullo stesso trono di Dio, con il Padre che ha "asciugato ogni lacrima dai suoi occhi" e gli ha dato "ogni potere nei cieli e sulla terra". Non più tra gli spasimi dell'agonia e della morte. Non dico che si possa sempre comandare al proprio cuore e impedirgli sanguinare al ricordo di quello che è stato, ma bisogna cercare di far prevalere la considerazione di fede. Se no, a che serve la fede?
Fonte: Sito di Cantalamessa, 14-09-2008
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