BastaBugie n�371 del 17 ottobre 2014
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ANDARE O NO A CONVIVERE PRIMA DEL MATRIMONIO?
Gabriella era titubante, ma poi al Sinodo padre Lombardi annuncia che le unioni di fatto presentano ''elementi di santificazione e di verità'': dilemma sciolto, convivenza iniziata
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COME RAGIONA UN MUSULMANO FEDELE AL CORANO
Ecco alcuni esempi in cui un concetto per gli islamici ha un significato molto diverso dal nostro
Autore: Giancarlo Matta - Fonte: Io amo l'Italia
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LUTERO FU LA PEGGIORE SCIAGURA DEL 2° MILLENNIO
Manipolatore delle Scritture, nemico della bellezza nel culto e nell'arte sacra, fautore della statolatria, devastatore degli ordini religiosi, legittimatore dello sterminio dei contadini...
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone
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PAPA FRANCESCO: CANI E GATTI NON SONO SURROGATI DEI FIGLI
Chi crede che un animale riempia un vuoto è un illuso: nella vecchiaia e nella malattia lo aiuteranno Fido e Stellina?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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DIVORZIATI RISPOSATI: SENZA PENTIMENTO NE' ASSOLUZIONE NE' COMUNIONE
La lettera del 1994 della Congregazione per la Dottrina della Fede (approvata da San Giovanni Paolo II) ha chiarito per sempre la posizione della Chiesa
Autore: Congregazione per la Dottrina della Fede - Fonte: Sito del Vaticano
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FINALMENTE IL KOLOSSAL CRISTIADA NEI CINEMA ITALIANI
Il film, con un cast eccezionale, ricorda la persecuzione dei cattolici messicani: ecco date e cinema dove sarà proiettato
Autore: Marco Respinti - Fonte: Il Timone
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ESCE LA VERSIONE ECONOMICA DE ''IL SILMARILLION'': NARRA LE VICENDE PRECEDENTI ''LO HOBBIT'' E ''IL SIGNORE DEGLI ANELLI''
Tolkien non solo ha inventato il genere fantasy, ma l'ha pure esaurito, nel senso che chiunque dopo di lui vi si impegni non può fare altro che rimescolare gli elementi già creati da lui (VIDEO: conferenza di Andrea Monda sul Signore degli Anelli)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XXIX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 22,15-21)
Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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ANDARE O NO A CONVIVERE PRIMA DEL MATRIMONIO?
Gabriella era titubante, ma poi al Sinodo padre Lombardi annuncia che le unioni di fatto presentano ''elementi di santificazione e di verità'': dilemma sciolto, convivenza iniziata
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-10-2014
Gabriella è una brava ragazza di parrocchia, che ha vissuto, fino a pochi giorni fa, un tormentato dilemma. Doveva decidere se aderire alla richiesta del suo ragazzo Guido di andare a convivere con lui. La vicenda è divenuta un piccolo dramma familiare quando è stata esternata ai genitori, entrambi cattolici praticanti e membri di riferimento della loro comunità ecclesiale. Da qualche giorno Gabriella ha potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo. A rimuovere gli ultimi scrupoli morali per quella sua sofferta decisione ci ha pensato la Sala Stampa Vaticana. Non poteva credere alle proprie orecchie quando ha saputo che la Seconda Congregazione del Sinodo per la famiglia ha dichiarato che «le unioni di fatto in cui si conviva con fedeltà ed amore, presentano elementi di santificazione e di verità». È corsa dalla madre e, dopo averle precisato che lei e Guido si vogliono bene e sono fedeli, le ha spiegato che con la nuova Chiesa di Papa Francesco anche nella forma di convivenza che loro vogliono vivere ci sono «elementi di santificazione e verità». Niente più remore di sorta.
SANTIFICAZIONE E VERITÀ? Gabriella ha quindi raccolto le sue cose e ha lasciato la casa paterna per andare a sperimentare questa nuova modalità di «santificazione e verità». Inimmaginabile il cruccio dei genitori, che non sono affatto degli anziani bigotti. Anzi, sono relativamente giovani e appartengono alla generazione cresciuta con gli insegnamenti di San Giovanni Paolo II, il Papa della Familiaris Consortio. La loro dottrina è quella del Catechismo della Chiesa Cattolica – che, peraltro, non pare essere stato ancora abrogato – il quale sulla questione della "libera unione" ha posizioni di magistero assai chiare. I genitori di Gabriella sono ancora convinti che valga, per esempio, il n. 2390 del Catechismo, quello che recita così: «Si ha una libera unione quando l'uomo e la donna rifiutano di dare una forma giuridica e pubblica a un legame che implica l'intimità sessuale. L'espressione è fallace: che senso può avere una unione in cui le persone non si impegnano l'una nei confronti dell'altra, e manifestano in tal modo una mancanza di fiducia nell'altro, in se stessi o nell'avvenire? L'espressione abbraccia situazioni diverse: concubinato, rifiuto del matrimonio come tale, incapacità di legarsi con impegni a lungo termine (Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 81). Tutte queste situazioni costituiscono un'offesa alla dignità del matrimonio; distruggono l'idea stessa della famiglia; indeboliscono il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l'atto sessuale deve avere posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla comunione sacramentale».
DIRITTO ALLA PROVA? Al corso prematrimoniale frequentato dai genitori di Gabriella era stato loro spiegata l'inconsistenza dei motivi invocati a giustificazione della convivenza prima delle nozze. Era stato letto loro, infatti, il n. 2391 del Catechismo: «Molti attualmente reclamano una specie di "diritto alla prova" quando c'è intenzione di sposarsi. Qualunque sia la fermezza del proposito di coloro che si impegnano in rapporti sessuali prematuri, tali rapporti "non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione interpersonale di un uomo e di una donna, e specialmente di proteggerla dalle fantasie e dai capricci" (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 7). L'unione carnale è moralmente legittima solo quando tra l'uomo e la donna si sia instaurata una comunità di vita definitiva. L'amore umano non ammette la "prova". Esige un dono totale e definitivo delle persone tra loro (Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 80)». Sia detto con tutto il rispetto, ma la vicenda di Gabriella dimostra come non sembri essere davvero un ottimo metodo quello di dare in pasto alla stampa le riflessioni "franche" dei padri sinodali prima che si giunga ad una posizione finale e definitiva. Si rischiano di sottovalutare gli effetti negativi, sotto il profilo pedagogico, che semplici affermazioni estemporanee, fuori contesto, non circostanziate e non approfondite, possono avere sull'opinione pubblica, soprattutto fra coloro che non hanno un'adeguata maturità o solidità dottrinale. A meno che - ma Dio non voglia - l'obiettivo sia proprio quello di demolire il depositum fidei, un colpo alla volta, grazie al piccone di Padre Lombardi. Sempre ai genitori di Gabriella, quando erano fidanzati, il parroco aveva spiegato anche che secondo il n. 2400 del Catechismo, «l'adulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono gravi offese alla dignità del matrimonio». Un cattolico fortemente preoccupato potrebbe chiedersi se dopo lo sdoganamento della libera unione, toccherà alla poligamia, al divorzio e all'adulterio. In tal caso occorrerebbe modificare il n. 2400 del Catechismo. Anzi, abrogarlo.
Nota di BastaBugie: per approfondire il tema del matrimonio è consigliabile il quaderno del Timone "Matrimonio e famiglia" di Mario Palmaro al costo di soli € 6,00. Interessante anche "Amore e Sessualità" di Roberto Marchesini. I quaderni del Timone possono essere ordinati al seguente link http://www.iltimone.org/it_IT/home/cosa_facciamo/quaderni Oppure si può telefonare o scrivere alla redazione del Timone: via Benigno Crespi, 30/2 – 20159 Milano (MI), tel. 02.66.82.52.06– fax 02.60.85.70.91– e-mail: info@iltimone.org
https://www.youtube.com/watch?v=8CkGE7jQYo8
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-10-2014
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COME RAGIONA UN MUSULMANO FEDELE AL CORANO
Ecco alcuni esempi in cui un concetto per gli islamici ha un significato molto diverso dal nostro
Autore: Giancarlo Matta - Fonte: Io amo l'Italia, 23/07/2014
Per i veri islamici, il significato di una parola è strettamente legato ai sensi che essa assume nel Corano. Il seguente sintetico e certo incompleto "glossario" tendente alla esegesi (spiegazione) del "vero ISLAM" potrà servire a meglio comprendere quale minaccia ci stia di fronte. Ho ritenuto di dividerlo tra termini "positivi" e "negativi" (sic) per mia chiarezza di esposizione e pubblica opportunità di meditazione. Attendo contributi dai Lettori bene intenzionati.
TERMINI "POSITIVI" CORANO La parola perfetta di Allah. Sostituisce tutte le altre, ed è la sola vera guida dell'umanità tanto sul piano della religione che su quello delle leggi e della vita individuale, familiare, sociale. Sacro. Indiscutibile. Il Corano è infallibile. Ivi, si afferma anche, tra l'altro, che la Terra sarebbe piatta. DEMOCRAZIA Stato nel quale l'islam costituisce la legge e la religione assoluta, ed il popolo obbedisce ciecamente. GIUSTIZIA Stato nel quale la sharia è la sola fonte di legge, e costituisce la base di tutte le decisioni giudiziarie. Giustizia è, ad esempio, quando il non musulmano non ha pieno titolo ad agire in tribunale, e quando occorre la prova testimoniale di due musulmane per equivalere a quella di un musulmano. E quando una donna stuprata viene condannata siccome rea di aver necessariamente, poiché donna, provocato lo stupro. E quando un omosessuale viene soppresso. E quando chi uccide un apostata dall'islam non viene punito. LIBERTÀ La libertà regna quando la prevalenza dell'islam e dei suoi principi è assoluta, e ogni norma politica e ogni credenza religiosa si fondano esclusivamente su di essi. E si è tutti liberi di accettare tali principi senza discuterli. In caso contrario vale quanto detto per gli "infedeli". In particolare abbiamo Libertà di Espressione quando i musulmani, e soltanto loro, possono promuovere la loro fede, ed è vietato ai non musulmani di esporre qualsiasi critica su quello che è "islamico" siccome ciò è oltraggioso. La parola "LIBERTÀ" non compare nel Corano. PACE Cessazione di qualsiasi resistenza all'aggressione islamica. La pace può esistere solo quando l'islam è norma tanto politica quanto religiosa, e tutti i princìpi islamici hanno forza di legge nel Paese aggredito. SOCIETA' GIUSTA Una società dominata dai musulmani secondo la legge islamica. Dove non sono ammissibili atteggiamenti che possano causare conflitti politici o religiosi, di classe o d'interesse, da regolare in ogni caso solo per mezzo della giurisprudenza religiosa islamica. TOLLERANZA Stato nel quale i non musulmani sono sottoposti alla legge musulmana, come derivato interamente dal loro statuto di Dhimmi, cioè di cittadini di seconda categoria, i quali sono costretti al pagamento della Jizya (= "tributo" dal quale deriva il "pizzo" mafioso in Sicilia - per chi non lo sapesse) presso i loro padroni musulmani. TRATTATO Accordo temporaneo e non vincolante tra musulmani e non musulmani. Scade quando i musulmani sono diventati abbastanza potenti per ottenere con la forza o con qualsiasi altro mezzo ciò che non si era temporaneamente potuto ottenere. In ogni caso, non vale oltre dieci anni. UGUAGLIANZA Lo stato d'uguaglianza implica che i musulmani siano i soli a dirigere la società, e ciò in tutte le istituzioni politiche e religiose. Deve essere conferito loro il posto che loro spetta poiché formano la migliore delle Comunità. VERITÀ La (unica) verità è la visione del mondo e la versione degli eventi come stabiliti dall'islam, conformemente al Corano. Tutto ciò che contraddice questo quadro costituisce soltanto maldicenze, falsità e, in molti casi, opinioni blasfeme e offensive: severamente punibili.
TERMINI "NEGATIVI" BLASFEMIA Qualsiasi protesta contro l'islam. Comportamento riprovevole anzi criminale, meritevole di condanna a morte. CRIMINE CONTRO L'UMMA-NITÀ L'atto di profanare un Corano da parte di un infedele. Bruciare una chiesa cristiana, preferibilmente con gente dentro, è invece atto di legittima difesa da parte di veri islamici "offesi". GUERRA Legittimo stato d'animo e conseguente comportamento verso i non-islamici, tipico degli islamici che si trovano in un Paese non governato dall'islam, loro malgrado. INFEDELI Tutti i non musulmani. Creature inferiori, devono essere necessariamente oggetto di conversione, o di sottomissione onerosa, o di morte violenta secondo la legge islamica. DISSIMULAZIONE, MENZOGNE / INFORMAZIONE SULL'ISLAM Atto legittimo di nascondere la verità. Consentito dalla legge islamica ai musulmani quando temono per la loro sicurezza o affinché serva alla causa dell'islam. OFFESA La "pretesa" che la Legge civile sia rispettata, o la "pretesa" di svolgere attività della normale vita quotidiana, condotte dagli "infedeli" = costituiscono "offesa" grave e meritevole di risposte violente da parte degli islamici veri, specialmente -ad esempio- mentre macellano animali senza preventiva anestesia, o durante le loro preghiere quotidiane, o durante il loro rito annuale del "Ramadan". OLTRAGGIO Qualsiasi manifestazione artistica (poesia, prosa, musica, pittura, scultura, …) non islamica, in quanto tale oltraggia l'islam e pertanto è severamente repressa e punita. Le opere devono essere distrutte. Vedere foto. OPPRESSIONE La legge di uno Stato che non è disciplinato dalla legge islamica. Anche: qualsiasi azione di resistenza contro la imposizione della legge islamica e contro la prevalenza musulmana. RAZZISMO Delitto che consiste in critica, denuncia o rifiuto di qualsiasi affermazione, atto, o persona che rappresentino e pratichino l'islam vero. SCHIAVITÙ La condizione legale di tutti gli infedeli catturati mentre combattono l'islam.
E, per - provvisoriamente - concludere, sempre restando in tema, ecco definite due categorie (tra le molte) di Cittadini del nostro Paese. ISLAMOFOBI Coloro che nutrono una virile, legittima, giustificata PAURA dei veri islamici; considerano l'islam incompatibile con la nostra civiltà, e per ciò intendono opporvisi con ogni mezzo lecito e lo dichiarano pubblicamente. Mi glorio di essere tale. Meglio la paura che il danno. Resterò islamofobo fino a quando in Italia un solo vero islamico sarà vivo. FIFO-ISLAMICI Quelli che degli islamici hanno una FIFA BLU, da miserabili vigliacchi, e non vogliono ammetterlo. E tentano di blandirli e giustificarli in ogni modo, anche violando le nostre Leggi, coi pretesti del "multiculturalismo", del "relativismo", del "buonismo", della "tolleranza", del "politicamente corretto", della "xenofilia", della "discriminazione positiva" (tutte pseudo-virtù ovviamente pelose e mal riposte) nella segreta e illusoria speranza di essere ammazzati per ultimi. Sono altresì da ascrivere a questa categoria i petulanti che lanciano commenti - prevalentemente anonimi - su vari siti informatici, offendendo gli islamofobi quando questi espongono le loro proprie tesi.
DOSSIER "LE GLORIOSE CROCIATE" Tutto quello che ci hanno insegnato è falso Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Io amo l'Italia, 23/07/2014
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LUTERO FU LA PEGGIORE SCIAGURA DEL 2° MILLENNIO
Manipolatore delle Scritture, nemico della bellezza nel culto e nell'arte sacra, fautore della statolatria, devastatore degli ordini religiosi, legittimatore dello sterminio dei contadini...
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone, Aprile 2013
Quando si parla di Riforma protestante il pensiero condiviso pare essere quello di un'opportunità colpevolmente non colta dal mondo cattolico, che si è tagliato fuori da un'ondata di modernità e libertà che lo avrebbe certamente reso più idoneo ai giorni odierni. Lutero, dopo cinquecento anni, conserva l'immagine di un condottiero che emancipò le masse dall'ignoranza delle Scritture, introducendole alla libertà di pensiero. Nessuno lo descrive come violento, antisemita e blasfemo. Eppure, sono i suoi stessi scritti a raccontare di una personalità inquietante e carica di odio, come riporta scrupolosamente Angela Pellicciari, storica del Risorgimento e dei rapporti tra papato e massoneria, nel suo ultimo libro: Martin Lutero (Ed. Cantagalli). Professoressa, dal suo volume emerge il ritratto di un uomo pieno di contraddizioni, come mai? «Lutero ha voluto il ritorno alla Scrittura, anzi, alla "sola Scrittura", ma della Scrittura ha preso solo quanto corrispondeva al suo pensiero. Un esempio: negava il libero arbitrio, cioè negava che l'uomo fosse responsabile delle proprie azioni. Negava pertanto che le opere fossero necessarie alla salvezza. Bene, nella Scrittura sono moltissimi i passi in cui si afferma il contrario. Che fa Lutero di fronte alla lettera di Giacomo? La definisce una lettera di paglia. «Amate i vostri nemici», comanda Gesù, invece in nome della sola Scrittura Lutero propaganda un odio assoluto, orribile e smodato, nei confronti del papato e degli ebrei. Abolisce la bellezza del culto cattolico con quadri, icone, sculture, paramenti e cerimonie, ma diffonde capillarmente immagini oscene disegnate da Lucas Cranach, interprete della cultura luterana nell'arte, per irridere e calunniare la storia religiosa dell'Occidente. La rivoluzione francese avrà il copione pronto». Con questa lettura del personaggio Lutero non si rischia di riaprire vecchie ferite proprio mentre siamo impegnati in un cammino di ecumenismo col mondo luterano? «Sono stata molto sorpresa dalla reazione di tanti amici cattolici, cattolici convinti, alla comparsa di questo libro. Persone che avevano condiviso e pubblicamente appoggiato il mio lavoro di riscoperta della verità sul Risorgimento, in questo caso sono state zitte. Ma proprio zitte. Nel senso che lo stampa cattolica si è distinta per ignorare o, diciamo, prendere in scarsissima considerazione questo mio lavoro. La motivazione che mi è stata addotta è proprio quella cui si fa riferimento: le esigenze dell'ecumenismo e la difese dei "poveri" protestanti. A mio parere le cose stanno diversamente. La divisione fra i cristiani è certamente uno scandalo. Ma lo scandalo non può andare a discapito della verità, perché questo sarebbe uno scandalo maggiore. E la verità è - a mio modo di vedere - che la predicazione luterana è stata la peggiore sciagura del secondo millennio. La verità è che i "poveri" cattolici hanno subito danni enormi a causa di Lutero e che negli ultimi decenni sono anche stati vittime di una campagna di disinformazione sistematica che li ha indotti ad accettare supinamente le ragioni del pensiero protestante e massonico, profondamente anticattolico e, quindi, antitaliano». Ne esce un giudizio sulla Riforma protestate del tutto negativo che si appropria e distorce il concetto di libertà. «Proprio innalzando la bandiera della libertà, Lutero è all'origine della statolatria moderna e di un assolutismo sconosciuto nella cattolica Europa. Se si analizzano i suoi scritti, cosa che io ho fatto con attenzione, la parola libertà ricorre come un mantra: libertà, libertà, libertà. Proprio come faranno i giacobini e i comunisti. Libertà dunque. Quale libertà? Quella dal Papa e da Roma. Quella che in Germania fonda un nazionalismo esacerbato che stacca dalla comunione cattolica una parte significativa del territorio tedesco. Quella che addita nel principe colui che, per volontà di Dio che lo ha scelto, dovrà guidare non solo lo Stato ma anche la Chiesa. Colui quindi che concentrerà nelle sue mani un potere assoluto. Quel potere contro cui la Chiesa ha sempre combattuto schierando a battaglia uno stuolo di martiri». Ma il pensiero comune pare essere esattamente il contrario: si dice che Lutero sia il fondatore della modernità in quanto si è schierato a favore del libero esame contro l'oscurantismo cattolico. «Si dice, appunto. É vero che Lutero ha scatenato una battaglia furibonda in nome del libero esame. Ma è altrettanto vero che questo esame coincideva con il suo. Di fatto, ha preteso di incarnare quell'infallibilità che la Chiesa ha sempre attribuito al Papa. Partito dal libero esame, è arrivato a esigere la piena osservanza del proprio credo. Tanto che si è opposto frontalmente al settarismo — logica conseguenza del suo pensiero — fino ad arrivare, nel caso degli anabattisti per esempio, ad esi-gere la pena di morte. E quando, sempre in nome della libertà, il popolo si è ribellato al potere temporale ed ecclesiastico, si è schierato con furore dalla parte dei principi definendo "cani" i contadini e arrivando a rivolgersi ai sovrani con queste parole: "cari signori sterminate, scannate, strangolate, e chi ha potere lo usi". Si calcola che la ribellione che ha insanguinato la Germania nel 1524-1525 abbia provocato circa 100.000 morti. Ed è stato solo l'inizio». Dal suo ritratto non ne escono bene nemmeno i principi che si sono schierati con Lutero contro il Papa e l'imperatore. «Bisogna dire che appoggiare la Riforma rappresentava un grosso affare. Proprio come è avvenuto da noi all'epoca del Risorgimento. Lutero negava sia la legittimità del potere spirituale che la legittimità degli ordini religiosi. Avendo perso il diritto all'esistenza, clero e religiosi vengono derubati delle loro proprietà e i loro beni (un terzo della ricchezza nazionale!) passano ai principi. C'è da stupirsi che alcuni di loro — non certamente i migliori — siano diventati luterani? C'è da stupirsi piuttosto che molti abbiano resistito alla tentazione di farlo».
Fonte: Il Timone, Aprile 2013
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PAPA FRANCESCO: CANI E GATTI NON SONO SURROGATI DEI FIGLI
Chi crede che un animale riempia un vuoto è un illuso: nella vecchiaia e nella malattia lo aiuteranno Fido e Stellina?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-06-2014
Personalmente, non amo granché gli animali. Questo non vuol dire che li odio, però. Diciamo che non me ne frega niente. Sono nato e cresciuto in campagna, tra i contadini degli anni Cinquanta che vivevano in mezzo a bestie di tutte le taglie, da lavoro, da carne e latte, da cortile e domestiche. Tutte però avevano la loro utilità, anche queste ultime: col cane si andava a caccia, il gatto teneva lontani i topi. Il contadino di una volta ci stava a stretto contatto, con gli animali, ma per necessità. Non ho mai visto un contadino sbaciucchiare una bestiola, né giocarci, né – figuriamoci - dormirci insieme. Li rispettava e ne aveva cura, certo, perché ne aveva bisogno. Ma il loro compito era, come il suo, lavorare. Punto. Se aveste chiesto a un contadino se amava gli animali vi avrebbe guardato come un personaggio bizzarro e magari avrebbe chiesto: «Scusi, può ripetere la domanda?». Diversa è la storia in città, dove tutti gli animali sono «da compagnia». Ce ne sono di esotici, è vero, e anche pappagallini in gabbia o pesci nell'acquario. Ma i più gettonati sono i cani e i gatti. È con questi ultimi che, nella quasi totalità dei casi, si instaura un rapporto di «amore». Ora, poiché – stando alle statistiche - nelle case italiane ci sono più cani & gatti che bambini, Papa Francesco, alla messa in Santa Marta, ha parlato proprio di questo a una quindicina di coppie (etero, ovviamente) che festeggiavano il venticinquesimo, il cinquantesimo e qualcuna addirittura il sessantesimo anniversario di matrimonio. Riferendosi, con non tanto velato rimprovero, a quelli che, scientemente, preferiscono i pets ai figli, ha detto, tra l'altro, che questi «forse trovano sia meglio, più comodo, avere un cagnolino e due gatti, e l'amore va ai due gatti e al cagnolino».
I CANI E I GATTI SONO MENO ESIGENTI DEI FIGLI In effetti, non si può negare che a cani&gatti basta mangiare ed essere portati a evacuare ai giardinetti, mentre i figli richiedono maggiori cure, maggiori spese, spese che spesso si protraggono per decenni. I figli, tra l'altro, sono come l'uovo di pasqua, che non sai mai cosa ci trovi dentro. Infatti, possono venir su problematici o malati, possono non ricambiare l'affetto, mentre questo non accade con le bestiole. Queste, basta addestrarle e poi ubbidiscono: zitto, a cuccia, fermo, dài un bacino a papà (con i cani vien meglio, perché i gatti, si sa, sono più indipendenti). E poi, la pet-therapy è ottima se sei depresso. Certo, anche loro si ammalano e bisogna sterilizzarli, ma è un impegno da poco se paragonato a quello richiesto dai figli, che comincia addirittura nove mesi prima che nascano (e poi il parto va fatto in ospedale, fonte di ansia, mentre le bestiole le compri già pronte). I pets non abbisognano di colloqui coi maestri e i professori, non devi spendere per prime comunioni, non devi stare attento a chi frequentano, non devi inserire password criptate nel computer, non devi svenarti in asili nido, pediatri, vestiti, libri, iscrizioni a musica-sport-danza, ricariche telefoniche. Non devi continuare a mantenerli se disoccupati. Insomma, rispetto ai figli, gli animaletti sono un affare. È vero, muoiono prima, ma puoi sempre comprarne altri. Cani&gatti «danno», i figli «chiedono».
QUANDO SEI VECCHIO E MALATO NON C'È GATTO CHE TENGA, SENZA FIGLI SON DOLORI Il vantaggio competitivo, tuttavia, va a farsi benedire nella terza parte della vita, quando sei vecchio e quasi sicuramente malato. Qui non c'è gatto che tenga, e il cane può andar bene, al massimo, se diventi cieco. Qui, senza figli, sono dolori. Se puoi permettertelo, vai a finire in un ospizio a quattro stelle, dove puoi giocare a carte o a dama coi coetanei e guardare la tivù in stanza (a basso volume, perché attraverso le pareti si sente: se sei diventato mezzo sordo, inforchi l'apparecchio). Purtroppo, nessuno ti viene a trovare, perché non hai figli né, per forza di cose, nipoti. Il cane e il gatto che allietavano la tua esistenza sono morti da un pezzo, e non si sa se all'ospizio te ne fanno tenere altri. Ma se non sei benestante sono guai, perché a te dovranno provvedere le istituzioni. Italiane. Con i Nas che solo se allertati vengono a controllare che non ti leghino al letto o peggio. Sei ancora in grado di startene a casa tua? Bene. Ma chi va a pagarti le bollette, a fare la fila in banca, a vedere che non ti freghino, a protestare alle poste o per una improvvisa cartella di Equitalia? Be', qui l'elenco degli svantaggi di non avere prole, ma tutt'al più badanti (le quali, anche loro, sono come l'uovo di pasqua) sarebbe lungo e invito il lettore ad aggiungere, come esercizio, ciò che manca.
SENZA FIGLI NON C'E' FUTURO Non mi addentro nel discorso «se non ci sono i giovani chi paga le pensioni?» perché è stato già troppe volte esaustivamente affrontato e qui intendiamo limitarci a cani&gatti. Commentando le parole del Papa, il veterinario del «Giornale», Oscar Grazioli, ha così, rispettosamente, concluso: «Santità, ma per chi non ha il dono della fede, l'affetto di un animale può colmare molti vuoti, senza l'angoscia di un mondo che lacera le vite di genitori e figli. Forse anche per chi ha la fede». I contadini (siciliani, nel mio caso) degli anni Cinquanta avevano di fronte una realtà molto più angosciante: una devastante sconfitta bellica e la fame. Tuttavia, i figli li facevano, e pure tanti. Poi partivano con la valigia di cartone legata con lo spago. Anche quelli che, oggi, affollano i barconi di Lampedusa lasciano una realtà ancora più angosciante, nella quale, però, non hanno smesso di procreare. Già, perché i figli sono investimento e speranza nel futuro, quel che da sempre ha fatto andare avanti l'umanità. Uno che ai figli preferisce i cani e i gatti perché ha l'angoscia esistenziale è solo un illuso disinformato: crede che la salute e la giovinezza gli dureranno in eterno. È uno che vive nel presente e non vuole responsabilità. Insomma, è il perfetto frutto della società edonistica contemporanea e per forza non vuole figli: è un bimbetto lui. Per l'«affetto» gli bastano «un cagnolino e due gatti», che riempiono di vita la casa e non impegnano. I figli, invece, costano. Soldi e pazienza. La politica, composta di personaggi che ci rappresentano perfettamente, ha preso atto e, infatti, non solo non sostiene la famiglia tradizionale, ma aggiunge benzina allo sfascio. E si è attrezzata per i «diritti» degli animali. Fateci caso: anche i partiti «di destra» stanno pompando l'animalismo. Eh, dato l'andazzo, in Italia sono voti.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-06-2014
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DIVORZIATI RISPOSATI: SENZA PENTIMENTO NE' ASSOLUZIONE NE' COMUNIONE
La lettera del 1994 della Congregazione per la Dottrina della Fede (approvata da San Giovanni Paolo II) ha chiarito per sempre la posizione della Chiesa
Autore: Congregazione per la Dottrina della Fede - Fonte: Sito del Vaticano, 14 Settembre 1994
Fedele alla parola di Gesù Cristo (Mc 10,11-12: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio"), la Chiesa afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione.
UNA SITUAZIONE OGGETTIVA Questa norma non ha affatto un carattere punitivo o comunque discriminatorio verso i divorziati risposati, ma esprime piuttosto una situazione oggettiva che rende di per sé impossibile l'accesso alla Comunione eucaristica: «Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale; se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio». Per i fedeli che permangono in tale situazione matrimoniale, l'accesso alla Comunione eucaristica è aperto unicamente dall'assoluzione sacramentale, che può essere data «solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò importa, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, "assumano l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi"». In tal caso essi possono accedere alla comunione eucaristica, fermo restando tuttavia l'obbligo di evitare lo scandalo.
LA FAMILIARIS CONSORTIO La dottrina e la disciplina della Chiesa su questa materia sono state ampiamente esposte nel periodo postconciliare dall'Esortazione Apostolica «Familiaris consortio». L'Esortazione, tra l'altro, ricorda ai pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le diverse situazioni e li esorta a incoraggiare la partecipazione dei divorziati risposati a diversi momenti della vita della Chiesa. Nello stesso tempo ribadisce la prassi costante e universale, «fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati», indicandone i motivi. La struttura dell'Esortazione e il tenore delle sue parole fanno capire chiaramente che tale prassi, presentata come vincolante, non può essere modificata in base alle differenti situazioni. Il fedele che convive abitualmente «more uxorio» con una persona che non è la legittima moglie o il legittimo marito, non può accedere alla Comunione eucaristica. Qualora egli lo giudicasse possibile, i pastori e i confessori, date la gravità della materia e le esigenze del bene spirituale della persona e del bene comune della Chiesa, hanno il grave dovere di ammonirlo che tale giudizio di coscienza è in aperto contrasto con la dottrina della Chiesa. Devono anche ricordare questa dottrina nell'insegnamento a tutti i fedeli loro affidati. Ciò non significa che la Chiesa non abbia a cuore la situazione di questi fedeli, che, del resto, non sono affatto esclusi dalla comunione ecclesiale. Essa si preoccupa di accompagnarli pastoralmente e di invitarli a partecipare alla vita ecclesiale nella misura in cui ciò è compatibile con le disposizioni del diritto divino, sulle quali la Chiesa non possiede alcun potere di dispensa. D'altra parte, è necessario illuminare i fedeli interessati affinché non ritengano che la loro partecipazione alla vita della Chiesa sia esclusivamente ridotta alla questione della recezione dell'Eucaristia. I fedeli devono essere aiutati ad approfondire la loro comprensione del valore della partecipazione al sacrificio di Cristo nella Messa, della comunione spirituale, della preghiera, della meditazione della Parola di Dio, delle opere di carità e di giustizia.
Nota di BastaBugie: per leggere il testo completo della lettera, clicca qui!
Fonte: Sito del Vaticano, 14 Settembre 1994
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FINALMENTE IL KOLOSSAL CRISTIADA NEI CINEMA ITALIANI
Il film, con un cast eccezionale, ricorda la persecuzione dei cattolici messicani: ecco date e cinema dove sarà proiettato
Autore: Marco Respinti - Fonte: Il Timone, settembre-ottobre 2014 (n. 136)
Finalmente l'attesa è finita. Cristiada, l'oramai famosissimo film sull'epopea dei cristeros messicani, approderà anche nelle sale cinematografiche italiane. Accadrà nel mese di ottobre. Il merito è tutto della Dominus Production, la casa di distribuzione cinematografica fondata e diretta a Milano/Firenze da Federica Picchi che ne ha acquisito i diritti di doppiaggio e distribuzione nel nostro Paese. Al sito Internet www.dominusproduction.com è già possibile prenotare la proiezione del film nei cinema italiani, così come il DVD o la visione in streaming che saranno disponibili a partire dal gennaio 2015. UN GIALLO FINITO BENE Quello di Cristiada è stato a lungo un po' un giallo. Tutto ha avuto inizio tra il 2010 e il 2011, quando la pellicola fu realizzata come coproduzione messicano-statunitense (il film è girato in Messico ma in lingua inglese) sulla base degli studi condotti dalla principale autorità scientifica in materia, lo storico franco-messicano Jean Meyer Barth. […] L'impresa ha avuto un costo, pare, di almeno 12 milioni di dollari americani. Diretto dallo statunitense Dean Wright (già responsabile degli effetti speciali de Il Signore degli Anelli e de Le cronache di Narnia) e prodotto dalla Dos Corazones Film diretta a Los Angeles da Juan Pablo Barroso, è interpretato da veri fuoriclasse quali Andy García (l'attore di origine cubana noto per non essere esattamente un estimatore di quel comunismo che gli ha distrutto la patria e costretto la famiglia all'esilio degli Stati Uniti), l'avvenente ex modella statunitense Eva Longoria, il cattolicissimo messicano Eduardo Verástegui e l'intramontabile irlandese Peter O'Toole. E la colonna sonora, avvincente e suggestiva è di James Horner, una specie di Ennio Morricone d'Oltreatlantico che non sbaglia mai un colpo. Eppure, nonostante un cast eccezionale come questo, e una serie davvero promettente di premesse che annunciavano un successo sicuro anche al botteghino, il film si è bloccato. Mancava clamorosamente qualcuno che si assumesse il compito di distribuirlo nelle sale. E così Cristiada si è trasformato in una specie di spettro da racconto del brivido: tutti ne parlavano, se ne avvertiva qua e là la presenza, qualcuno giurava persino di averlo veduto con i propri occhi, ma tutto restava costantemente sospeso fra verità e leggenda. Così, dopo qualche tempo, su Internet è comparso un "timido" trailer, con alcuni spezzoni del girato. E l'attesa, di fronte a quelle poche ma coinvolgenti immagini, è cresciuta a dismisura. Ci sono comunque voluti altri lunghi mesi prima che il lungometraggio uscisse da quel suo strano limbo ed entrasse trionfalmente nei teatri del Messico il 20 marzo 2012 e poi degli Stati Uniti il 1° giugno successivo, grazie rispettivamente a 20th Century Fox e ad Arc Entertainment, per poi divenire facilmente acquistabile da tutti in formato DVD. Eppure ancora una volta il pubblico italiano (e in genere quello europeo) è rimasto a bocca asciutta, frenato dalle barriere linguistiche a tratti e per molti davvero insormontabili. Per questo hanno cominciato a diffondersi sul web versioni adattate alla bell'e meglio, sottotitolate e diffuse privatamente attraverso circuiti sostanzialmente amicali. Da ottobre, invece, il film lo potremo finalmente vedere davvero tutti anche in Italia. STORIE VERISSIME La trama è nota. Durante la rivolta detta dei cristeros (i "cristi-re", come li canzonavano i sanguinari avversari per via di quel loro uso di combattere e di morire al grido di «¡Viva Cristo Rey!»), allorché tra il 1926 e il 1929 la popolazione cattolica del Messico cercò di scrollarsi definitivamente di dosso il gioco laicista di un governo nazional-social-massonico stabilito attraverso la Costituzione del 1917 e in quel momento incarnato dal despota Plutarco Elías Calles (1877-1945) che li perseguitava con asprezza, un giovane 13enne, José (interpretato da Mauricio Kuri), finisce per affezionarsi a un sacerdote, padre Christopher (Peter O'Toole), finché i governativi non lo uccidono. Quando l'intera popolazione messicana insorge per difendere i preti e i religiosi vessati senza motivo e con raffinata cattiveria, il giovane José decide, con alcuni amichetti, di unirsi alle schiere dei "soldati di Cristo". Intanto Calles ha concluso un vantaggioso accordo con i suoi vicini "nemici-amici" di sempre, gli Stati Uniti, barattando petrolio per armi: le stesse armi con cui, mentre Washington gira il capo dall'altra parte, il governo messicano reprime spietato gl'insorti. Anche José muore tra i patimenti dopo essersi rifiutato di abiurare la fede in Dio. E alla fine i Federales hanno la meglio, soffocando per sempre la rivolta nel sangue. Il film, come si sa, è strettamente aderente al vero; oramai la storia della "Crociata messicana" è nota fortunatamente anche in Italia, attraverso serie opere di ricostruzione storiografica. Si sa bene anche dell'appoggio che la Chiesa diede agl'insorti e della recisa condanna che il Papa lanciò contro il governo omicida con diverse encicliche. Ebbene, anche i due eroi protagonisti del film sono personaggi realmente esistiti. Enrique Gorostieta y Velarde (1890-1929), interpretato sullo schermo da Andy García, è un ufficiale a riposo, ateo, che però finisce per entusiasmarsi alla causa dei ribelli, guidandoli in battaglia con maestria e abnegazione fino alla fine, fino a quando cioè cade anche lui martire per quanto "riluttante". E il giovane volontario José altri non è se non José Sanchez Del Rio (1913-1928), martirizzato come narra la pellicola e per questo beatificato, con altri 12 compagni, da Papa Benedetto XVI il 20 novembre 2005, aggiungendosi in questo modo ai 25 martiri canonizzati il 21 maggio 200 da san Giovanni Paolo II e al padre gesuita Miguel Agustín Pro Juárez (1891-1927). Ma i caduti cattolici messicani, laici e consacrati, furono molti di più, una cifra calcolata tra i 70 e gli 85mila. SPERIAMO SIA SOLO L'INIZIO Ora, questa straordinaria epopea è oggi appunto piuttosto nota al mondo cattolico, almeno nei suoi contorni generali; ma con tutta evidenza essa merita di essere conosciuta anche dagli altri, così che tutti conoscano sul serio il prezzo pagato dai testimoni della fede nel mondo moderno e inizino a comprendere davvero cos'ha significato difendere con generosità e a ogni costo la verità. Un film intrinsecamente bello e sicuramente appassionante per tutti come Cristiada non può dunque che contribuire sensibilmente a quest'opera doverosa, ed è per questo che la sua comparsa, alla fine, anche sui grandi schermi italiani va salutata con enorme soddisfazione. Adesso sarebbe peraltro bello e importante che altre pellicole di valore e d'indubbia utilità potessero arrivare, debitamente doppiate, nelle nostre sale cinematografiche. Il pensiero va senz'altro almeno a Un Dios prohibido, con cui nel 2012 il regista spagnolo Pablo Moreno ha narrato la storia vera dei martiri claretiani di Barbastro, uccisi nel 1936 dagli anarco-comunisti durante la Guerra civile spagnola, e a Bajo un manto de estrellas, diretto sempre nel 2012 dallo spagnolo Óscar Parra de Carrizosa, dedicato al sacrificio compiuto in nome della fede, nel 1936, sempre durante quello scontro epocale, dai 19 domenicani del Convento de la Asunción de Calatrava di Almagro. Ma intanto gli spettatori italiani possono trarre profitto e sana ricreazione con storie magari dure ma sempre colme di speranza autentica quali October Baby (2012, di Andrew e Jon Erwin) sulla storia vera di Gianna Jessen, sopravvisuta all'aborto salino; oppure 11 settembre 1683 (2012, di Renzo Martinelli) sulla battaglia di Vienna che salvò l'Europa cristiana dalle orde musulmane; o ancora There Be Dragons (2011, di Roland Joffe) su san Josemaría Escrivá de Balaguer ancorché occorra accontentarsi dei sottotitolo italiani presenti nei DVD spagnolo o inglese. E perché no Duns Scoto (2010, di Fernando Muraca) a difesa della verità dell'Immacolata Concezione; Fireproof (2008, di Alex Kendrick), la storia vera di come è possibile salvare un matrimonio in crisi tra gesti di grande altruismo; e Bella (2006, di Alejandro Gomez Monteverde), la pellicola contro l'aborto interpretata da Eduardo Verástegui, lo stesso di Cristiada, bello, aitante e devotissimo.
Nota di BastaBugie: è molto importante portare più persone possibile a vedere il film al cinema. Innanzitutto perché il film è bellissimo e i nostri amici ci ringrazieranno di averglielo detto. Inoltre contribuiamo alla riuscita di questo ambizioso progetto della Dominus Production di portare in Italia i film che la grande distribuzione cerca di ostacolare. Per vedere il trailer in italiano e per sapere le date e i cinema dove il film sarà proiettato si può visitare il seguente link del sito FilmGarantiti.it (costantemente aggiornato): http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=114
Fonte: Il Timone, settembre-ottobre 2014 (n. 136)
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ESCE LA VERSIONE ECONOMICA DE ''IL SILMARILLION'': NARRA LE VICENDE PRECEDENTI ''LO HOBBIT'' E ''IL SIGNORE DEGLI ANELLI''
Tolkien non solo ha inventato il genere fantasy, ma l'ha pure esaurito, nel senso che chiunque dopo di lui vi si impegni non può fare altro che rimescolare gli elementi già creati da lui (VIDEO: conferenza di Andrea Monda sul Signore degli Anelli)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-08-2014
Giusto dieci anni fa la nostra firma Marco Respinti (chissà se ne ricorda) ha curato l'edizione italiana de Il Silmarillion di J.R.R.Tolkien. La Bompiani ne ha pubblicato una versione pocket a basso prezzo (€. 12.50, pochi per 683 pagine) che ho letto due volte di fila con sommo diletto. Già, perché la testa, per mestiere sempre fitta nella cronaca contemporanea, a volte trabocca di confusione per le male notizie che ogni giorno si affastellano l'una sull'altra. Uno scrittore e giornalista cattolico del Terzo Millennio vede ciò in cui crede vilipeso in Occidente, assediato dai tagliatori di teste islamici, non difeso da chi dovrebbe farlo, vede eretici conclamati osannati e riveriti, e lo sparuto numero degli ortodossi disprezzati e trattati come parenti scomodi, vede la vita quotidiana sempre più infarcita di nefandezze e governanti sessantottini prendere spensieratamente il sole sull'orlo del baratro che hanno meticolosamente creato.
UNA BOCCATA D'ARIA PURA Perciò, una boccata d'aria pura, anche se fantastica, almeno la sera, per addormentarsi e fare bei sogni, è necessaria come il pane. Il cattolico Tolkien è ormai universalmente noto grazie al regista australiano Peter Jackson che, dedicando ben tre film alla saga de Il Signore degli Anelli e altri tre a quella de Lo Hobbit, ha fatto incetta di Oscar e di soldi. Ora, Il Signore degli Anelli in effetti meritava tre puntate perché è opera composta di tre tomi. Ma Lo Hobbit era un solo volume. Eh, piatto ricco mi ci ficco, Jackson l'ha stiracchiato per farne tre, avendo capito, incassi alla mano, che Tolkien è una miniera d'oro. E il cattolico Tolkien, lo ricordiamo, scrisse esplicitamente, più volte, di aver fatto un'opera cattolica. Giustamente, un romanzo è tanto più «religioso» quanto meno parla di religione. Quel che conta è la filosofia che al lavoro sottende. Tanto per intenderci, un romanzo marxista non ha bisogno di citare stralci del «Manifesto» o di raccontare le avventure barricadiere di un bolscevico. Detto questo, l'opera omnia di Tolkien è una vera bombola d'ossigeno per noi cattolici evangelicamente affaticati e oppressi. Speriamo che Jackson si renda conto che, da Il Silmarillion, di film può cavarne altri sei e camparci di (cospicua) rendita da qui all'eternità. Speriamo anche che, lui, i produttori, le troupe e gli spettatori, si rendano conto che, se la saga di Tolkien piace tanto, qualcosa vorrà pur dire e riflettano sulla perennità e universalità (e, dunque, verità) della filosofia di cui è permeata.
IL SILMARILLION Il Silmarillion fu iniziato nel 1917 e mai terminato. Venne pubblicato solo nel 1977, quattro anni dopo la morte dell'autore, a cura del figlio Christopher. Di che parla? Nientemeno che di tutto quel che accadde prima de Lo Hobbit, partendo addirittura dalla Creazione. Come sanno i fan, Tolkien, filologo, aveva creato due lingue elfiche, il Quenya e il Sindarin, con tanto di vocabolario e guida alla pronuncia. Per giunta, consapevole dell'importanza (non solo) simbolica dei nomi (Gesù stesso ne fa uso nel Vangelo, cambiando per esempio il nome a Pietro), per ogni personaggio o luogo fornì anche le versioni nanesche, umane e angeliche, non trascurando i soprannomi nelle varie lingue e il mutamento dei nomi a seconda degli eventi. Si tratta, per giunta, di linguaggi coerenti, cioè con prefissi, suffissi, desinenze e plurali regolati da norme precise. Il che rende quasi impossibile per qualche altro autore cimentarsi in un fantasy che possa reggere il confronto.
TOLKIEN È INARRIVABILE Già, perché Tolkien non solo ha inventato il genere fantasy, ma l'ha pure esaurito, nel senso che chiunque dopo di lui vi si impegni non può fare altro che rimescolare gli elementi già creati da Tolkien: elfi, draghi, nani, fate, uomini, signori oscuri, spade incantate, maghi. Perciò, a) Tolkien è inarrivabile, gli altri non possono uscire dalla pallida imitazione; b) l'opera di Tolkien è cattolica; c) ergo, raccontare la trama del «Silmarillion» qui è impossibile. Infatti, non si tratta di una trama, ma di più trame, una di seguito all'altra e una conseguenza dell'altra. Nel volume Bompiani ci sono anche, come al solito tolkieniano, mappe, genealogie, puntuali riferimenti all'intera saga, regole per la pronuncia e una lettera dello stesso Tolkien in cui spiega, per esempio, che Eru Ilùvatar è Dio, che gli Ainur sono gli angeli, che i Valar sono quelli tra loro che hanno scelto di prendersi cura di Arda, che Arda è la Terra, che Melkor è l'angelo malvagio e che detta malvagità è una sua precisa decisione (da qui il nuovo nome Morgoth). Nella lettera chiarisce anche che Nùmenòr è Atlantide (infatti, il lettore attento del Signore degli Anelli sa che dopo il suo sprofondamento nel mare quel regno fu chiamato in lingua elfica Atalantë, che vuol dire «la caduta»). In attesa di vederlo sul grande schermo, beiamoci dunque con la lettura e rilettura de Il Silmarillion, una ventata d'aria fresca, e preghiamo perché Ilùvatar ci mandi un altro scrittore cattolico della possanza di John Ronald Reuel Tolkien, nato nel 1892 e mai veramente morto.
Nota di BastaBugie: per approfondimenti sul Signore degli Anelli e Tolkien clicca nel link qui sotto http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=8
Qui sotto trovi il video con la l'appassionante conferenza del giornalista e scrittore Andrea Monda sul significato teologico del capolavoro di Tolkien
http://www.youtube.com/watch?v=xSRyJ7mCnII
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-08-2014
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OMELIA XXIX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 22,15-21)
Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19 ottobre 2014)
Nessun avvenimento della storia sfugge alla Provvidenza di Dio. Così nella prima lettura di oggi vediamo come Ciro, fondatore dell'Impero persiano, pur non conoscendo il vero Dio, fu uno strumento nelle mani di Dio e servì ai suoi benevoli disegni. Ciro infatti ordinò il ritorno degli Ebrei da Babilonia e la ricostruzione del Tempio a Gerusalemme. Per bocca del profeta Isaia, Dio disse: «Per amore di Giacobbe, mio servo, e d'Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca [...] Ti renderò pronto all'azione, anche se tu non mi conosci» (Is 45,4-5). Da queste parole comprendiamo come sia stato Dio stesso a dare un titolo a Ciro (cf Is 45,4), cioè a conferire a lui il potere, proprio in vista del ritorno degli Ebrei dall'esilio di Babilonia. Gesù stesso disse a Pilato che nessuno esercita un potere se questo non gli è dato dall'alto (cf Gv 19,11). Dio si serve di tutto e di tutti per portare avanti i suoi disegni, e nulla sfugge alla sua Provvidenza. Così Dio si è servito anche delle persecuzioni contro il Cristianesimo per diffondere la parola del Vangelo ancor più efficacemente fino agli estremi confini della terra. Questa verità deve colmarci di consolazione, al pensiero che siamo sempre nelle mani di Dio e che nessun particolare della nostra vita si sottrae alla sua Provvidenza. San Paolo dice con chiarezza che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28), anche la stessa sofferenza e la persecuzione. Come abbiamo ascoltato dal Vangelo, i farisei cercavano di mettere in difficoltà Gesù con una domanda insidiosa: «È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» (Mt 22,17). Comunque avesse risposto, Gesù avrebbe dato degli appigli alla malizia dei farisei. Infatti, se rispondeva "sì", ciò poteva essere visto come uno sminuire il potere di Dio sul suo popolo, per gli Ebrei era infatti inconcepibile dover pagare un tributo ad una autorità che non fosse stata quella di Dio; se rispondeva "no", ciò poteva essere chiaramente visto come una ribellione al governo di Roma. Gesù sfugge al tranello, dicendo: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21). Con queste parole Gesù divide quella che è l'autorità civile da quella che è l'autorità religiosa. Questi sono due ambiti differenti: l'autorità civile mira al bene pubblico temporale; quella religiosa, al bene spirituale ed eterno delle anime. Questi due poteri sono distinti, anche se l'autorità civile deve sempre rispettare i Comandamenti di Dio. Da tutto questo ne consegue che i cittadini devono osservare le leggi dello Stato, sempre che siano giuste e non contrarie ai principi morali e religiosi e al bene comune. Lo Stato non può esigere ciò che è dovuto solo a Dio, e il cristiano deve mantenere e difendere la sua libertà di onorare Dio al di sopra di tutto. Un esempio eroico di fedeltà a Dio ce lo offre san Tommaso Moro, Cancelliere del re d'Inghilterra Enrico VIII. Quando nel XVI secolo questo re voleva staccare l'Inghilterra dalla Chiesa Cattolica, egli, con parole umili e prudenti, volle far comprendere al monarca che un tale passo non era secondo la Volontà di Dio. Il re fece allora imprigionare il Cancelliere, il quale rimase fermo nella fede cattolica, consapevole che prima di tutto bisogna obbedire a Dio. La scure del boia staccò la testa al glorioso Martire, ma non riuscì a togliergli la retta fede. Rispondendo ai farisei che cercavano di metterlo in fallo, Gesù impartisce una lezione di grandissima importanza. Egli ci fa comprendere l'esigenza di rendere a Dio ciò che è di Dio. La moneta che i farisei mostrarono a Gesù recava l'immagine di Cesare, ma nella nostra anima vi è un'immagine molto più preziosa: quella di Dio. Creati a sua immagine e somiglianza, dentro di noi rechiamo l'immagine del Creatore, e siamo tenuti a dargli ciò che è dovuto, ovvero la stessa vita che Egli ci ha donato. Ai giorni d'oggi si parla molto dei doveri dei cittadini nei confronti dello Stato, ma poche volte ci si ricorda dei doveri ancor più grandi che noi abbiamo nei confronti di Dio. Si cerca, infatti, di emanciparci quanto più è possibile da Lui, rivendicando una presunta autonomia nei riguardi di chi ci ha creati e redenti. Non c'è più stolta presunzione di questa. Impariamo dai martiri della fede che solo nell'obbedienza alla Volontà di Dio troveremo la nostra più autentica realizzazione.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19 ottobre 2014)
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