BastaBugie n�372 del 24 ottobre 2014

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1 IL VERO VOLTO DI IVAN SCALFAROTTO
Quando perde il controllo sparisce l'aria bonaria ed emerge la rabbia di chi si batte per introdurre il reato di omofobia (ecco perché il suo Ufficio Stampa ha vietato le riprese del suo intervento al liceo Cavour di Roma... ma noi ve lo raccontiamo)
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: Cultura Cattolica
2 PAOLO VI BEATO: IL PAPA CHE SI OPPOSE ALLA PENETRAZIONE DEL FUMO DI SATANA NELLA CHIESA
Contro l'opinione pubblica e perfino contro il parere della commissione da lui stesso scelta, Paolo VI, con l'enciclica Humanae Vitae, condannò i mezzi contraccettivi ribadendo l'insegnamento di sempre della Chiesa sulla sessualità
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LA CORTE D'APPELLO CONFERMA LA CONDANNA A MORTE DI ASIA BIBI
La legge pakistana sulla blasfemia non lascia scampo alla madre di cinque figli incarcerata nel 2010 perché cristiana (il ministro cristiano Shahbaz Bhatti che la difese fu assassinato)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
4 JOSE' DEL RIO, IL RAGAZZO CHE NEL FILM CRISTIADA VIENE UCCISO MENTRE GRIDA ''VIVA CRISTO RE!'' E' UN BEATO
Finalmente nei cinema italiani il film del regista Dean Wright, direttore degli effetti speciali di Titanic, Cronache di Narnia e il Signore degli Anelli (VIDEO: Viva Cristo Re!)
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 A LECCE PER NON ESSERE DISCRIMINATI DUE GAY ''COSTRINGONO'' IL MEDICO AD ACCETTARE LA LORO DONAZIONE DI SANGUE
Eppure anche l'OMS avverte che gli omosessuali hanno un rischio di contrarre l'AIDS 19 volte superiore al normale e sono quindi una categoria a rischio per le donazioni
Fonte: Corrispondenza Romana
6 SINODO: VA RISCOPERTA LA CERTEZZA CHE E' CRISTO A GUIDARE LA CHIESA
Inoltre bisogna usare i mezzi di comunicazione tenendo conto di come il messaggio arriverà in tutto il mondo
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 SINODO: LA FEDE NON SI DECIDE AI VOTI
Intervista a tutto campo al cardinale Burke
Autore: Alessandro Gnocchi - Fonte: Il Foglio
8 SINODO: ECCO IL MESSAGGIO CONCLUSIVO PER CAPIRE COSA HA DETTO DAVVERO
Approvato a larga maggioranza, il documento contempla l'amore coniugale fedele e indissolubile e fa appello alle istituzioni affinché promuovano i diritti della famiglia naturale
Fonte: Sito del Vaticano
9 OMELIA XXX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 22,34-40)
Amerai il tuo prossimo come te stesso
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL VERO VOLTO DI IVAN SCALFAROTTO
Quando perde il controllo sparisce l'aria bonaria ed emerge la rabbia di chi si batte per introdurre il reato di omofobia (ecco perché il suo Ufficio Stampa ha vietato le riprese del suo intervento al liceo Cavour di Roma... ma noi ve lo raccontiamo)
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: Cultura Cattolica, 21/10/2014

Che il clima fosse ostile e prevenuto stava nelle cose ed era ampiamente preventivato. Non mi hanno neppure stupito più di tanto gli atteggiamenti provocatori di alcune coppie di ragazze sedute nelle prime file, che con evidente aria di sfida si sono baciate tra di loro davanti a me. Non sono riuscito a prendermela, perché ho provato per loro una profonda e sincera pena!

SCALFAROTTO, SENTIMENTALISMO ED EMOTIVITÀ
Scalfarotto ha esordito presentando il suo ddl in tono disneyano, tutto all'insegna di uno sdolcinato sentimentalismo e facendo esclusivamente leva sull'emotività dei partecipanti. Di giuridico non c'è stato nulla di nulla.
Alla mia consueta raffica di obiezioni, non ha fatto seguito alcuna reale replica.
Sull'assenza della definizione del concetto di omofobia, nessuna risposta.
Sul celebre editoriale di Piero Ostellino, Scalfarotto, invece, mi ha stupito perché ha massacrato il povero giornalista con una veemenza, un astio e un disprezzo del tutto inaspettati (meno male che sono contro l'odio).
Sulla circolare del Crown Prosecution Service (quella per cui si deve considerare omofobo un atto percepito come tale dalla vittima o da un terzo soggetto), sui rischi della genericità del concetto di "odio" secondo il modello britannico di "hate speech", e su quanto accaduto in Gran Bretagna (arresto dei predicatori di strada, ed episodi di eterofobia), nessuna risposta, tranne sostenere quanto segue: "Avvocato, Lei è ridicolo perché presenta la Gran Bretagna come un Paese illiberale, mentre i nostri giovani sognano di trasferirsi lì perché è la terra della libertà e del progresso. Magari noi potessimo diventare come il Regno Unito". Evidentemente per Scalfarotto non conta nulla il principio contra factum non valet argumentum.
Sul rischio dello "psicoreato" orwelliano perché si puniscono i motivi, nessuna risposta.
Sul perché gli omosessuali debbano essere considerati una categoria di "discriminati privilegiati", nessuna risposta (tranne sostenere che gli obesi sono malati e gli omosessuali no, quindi non si possono paragonare).
Sul rischio dell'"adfirmative action" e la conseguente rivendicazione delle "quote arcobaleno", nessuna risposta.

SCALFAROTTO PERDE LA PAZIENZA E COSÌ CADE LA MASCHERA
Sulla questione della libertà religiosa, invece, è avvenuto lo show down. A furia di essere incalzato sui punti deboli, Scalfarotto ha perso la pazienza, facendo cadere la maschera. Quando ho detto che non si potrà sostenere ciò che insegna il Catechismo, cioè che "l'omosessualità è un insieme di atti intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale", o citare il concetto di San Paolo nelle epistole ai Romani e ai Corinzi sulla "grave depravazione dei sodomiti", il nostro onorevole ha perso letteralmente le staffe. Ha cominciato ad urlare che era una vergogna il fatto che io mi permettessi di dare del depravato al "suo Federico" (il partner con cui convive), e che considerare l'omosessualità una "condizione immorale" offende profondamente la dignità degli stessi omosessuali, ed è uno dei motivi per cui la legge deve essere approvata. Quando gli ho ricordato che questo è l'insegnamento della Chiesa cattolica, mi ha risposto che esiste anche una "violenza verbale" (questa è la tesi sostenuta dall'Arcigay contro alcuni sacerdoti), e che "le parole sono come pietre". A quel punto ho evidenziato come la stessa reazione di Scalfarotto avesse dimostrato la pericolosità di questo intervento legislativo. Ho anche scoperto che quando perde il controllo sparisce quell'aria serena e bonaria che si porta appresso ed emerge l'anima vera (forse è per questo che il suo Ufficio Stampa ha vietato qualsiasi ripresa audio e video del suo intervento). Comunque, per ben tre volte ha ripetuto che io mi ero permesso di dare del depravato a lui e al suo compagno, e che la legge serve proprio "per quelli come me".

SI VERGOGNI!
Si è, poi, sfiorata la rissa quando ad un certo punto lui ha sostenuto, per suffragare la tesi dei matrimoni gay, che l'unico fattore da tenere in considerazione è quello del sentimento. Io ho obiettato che, invece, occorre tener conto di altri aspetti, come la bipolarità sessuale, la finalità procreativa, quella educativa, ecc., e che la famiglia, proprio perché è un dato oggettivo di natura, deve essere sottratta alla manipolazione giuridica. Ho spiegato, infatti, che se si lasciasse decidere al parlamento cosa è un matrimonio e si utilizzasse il solo criterio del sentimento, allora si potrebbe arrivare al paradosso di definire matrimonio come l'unione di cinque donne, di tre donne e tre uomini, o addirittura di un uomo e un cane, considerando l'aspetto affettivo che alcuni nutrono per gli animali domestici. Non l'avessi mai detto. A quel punto mi ha aggredito accusandomi di aver definito il "suo Federico" un cane. I "Si vergogni!" che mi ha urlato addosso si sono sprecati. Totalmente inutile spiegargli il ragionamento basato sul sentimento e che il suo partner non centrava affatto con l'esempio del cane. L'accecamento ideologico era impressionante.

LA FAMIGLIA NATURALE
Come sulla vicenda della famiglia naturale.
Ad un certo punto Scalfarotto se ne è uscito dicendo che la cosiddetta "famiglia naturale" nel nostro Paese è nata nel 1975, dopo la riforma, appunto, del diritto familiare. A quel punto ho ricordato all'onorevole che non è proprio così, e ho citato l'esempio della famiglia di Eulau. Ho spiegato, infatti, che nel 2005 ad Eulau in Sassonia un ritrovamento archeologico ha consentito di datare al Neolitico la prima certezza scientifica del modello di famiglia come la conosciamo, grazie al ritrovamento di una sepoltura che conteneva un uomo e una donna, di circa 30-40 anni e di due bimbi di 5-9 anni. La prova che si trattasse di una famiglia era data non solo dal test del DNA ma anche dalla peculiarità della posizione: i membri della famiglia, deceduti per morte violenta, sono stati sepolti abbracciati fra di loro. A quel punto Scalfarotto ha esordito dicendo: "Avete sentito? Per l'avvocato Amato la famiglia naturale è quella del Neolitico! Vuole imporci la sua concezione preistorica!". Inutile aggiungere commenti.

SUB-EMENDAMENTO GITTI
Delusione anche sulla questione della norma di salvaguardia del sub-emendamento Gitti. Gli ho ricordato la sua interpretazione autentica data all'Arcigay (le affermazioni omofobe non punibili sono solo quelle fatte "all'interno" e non "all'esterno" di associazioni, movimenti, partiti o chiese), e gli ho chiesto se quindi lui confermava che i cattolici all'interno dello loro sacrestie possono leggersi il Catechismo, San Paolo, e tutte le altre cose più omofobe di questo mondo, mentre all'esterno no. Pensavo che, incalzato, lui attenuasse la posizione, e invece, con mia sorpresa, ha risposto secco: "Certamente!". Quindi abbiamo anche la conferma verbale della sua interpretazione autentica pubblicata nel mio libro.
Quando poi ha ribadito che la legge serve perché ci sono persone che escono di casa per andare a picchiare un omosessuale in quanto omosessuale, gli ho chiesto se, coerentemente, allora intendeva introdurre nel suo DDL anche il concetto di eterofobia, visto che esistono persone che escono di casa per andare a picchiare eterosessuali in quanto eterosessuali. Poiché ha fatto finta di non capire, gli ho ricordato quanto successo il 5 ottobre con le Sentinelle in Piedi. Anche in questo caso si è scatenata una bagarre collettiva, e il concetto finale che è uscito è il seguente: "Le sentinelle con il loro comportamento provocano, gli omosessuali no". Non so, ma il ragionamento mi ha riportato agli anni della gioventù quando, nella folle ubriacatura ideologica, qualcuno sosteneva che "uccidere un fascista non è reato".

L'ORIGINALE RAPPORTO DEL NEONATO CON LA MADRE
C'è stato anche un simpatico siparietto con un relatore presentato come un docente di psicologia infantile all'Università La Sapienza, che per un quarto d'ora ha spiegato come possano vivere più felicemente i bimbi adottati dalle coppie gay rispetto a quelli che vivono nelle coppie eterosessuali. Alla fine della dotta disquisizione, mi sono permesso questa domanda: "Professore, approfitto della sua conoscenza scientifica per chiederle se nei primi dieci mesi di vita il rapporto che un neonato ha con la madre è uguale a quello che ha col padre". Mi ha fulminato con lo sguardo perché ha capito dove volevo andare a parare (mettere in discussione l'adozione a due maschi), e quindi ha tentato abilmente di glissare la domanda parlando per dieci minuti della differenza tra genitorialità psicologica e genitorialità biologica". Al che, con pazienza ho insistito: "Vedo che non mi ha risposto, debbo quindi dedurre che per lei nei primi dieci mesi di vita non vi è alcuna differenza tra il rapporto di un neonato con la madre e quello con il padre?". Risposta stizzita: "Non c'è assolutamente alcuna differenza". Allora mi sono permesso di eccepire che, secondo quanto mi pareva di ricordare, il rapporto madre-figlio si instauri, in realtà, già durante la vita intrauterina e che al momento della nascita il neonato continui a percepire la mamma come un prolungamento di sé, visto che è solo verso i quattro/cinque mesi che il neonato comincia il lungo processo di individuazione e separazione dalla madre. Intendevo continuare ma la moderatrice mi ha fermato, rinfacciandomi il titolo accademico del professore de La Sapienza. Questo succede quando la scienza è costretta a piegarsi all'ideologia.
Dagli sguardi dei ragazzi, però, ho capito che loro sapevano perfettamente ciò di cui parlavo.
Lo scontro con il Presidente delle famiglie arcobaleno è avvenuto sulla questione della fecondazione eterologa. Quando ho cercato di spiegare come avviene ed il vergognoso commercio di ovociti denunciato nel documentario Eggsploitation, mi hanno aggredito urlando che la questione era fuori tema e che non dovevo parlarne. Ma, come sapete, è alquanto difficile azzittirmi, per cui ho semplicemente gridato più forte degli altri e sono riuscito a trasmettere ai ragazzi l'invito a vedere il documentario (molti hanno annotato il titolo Eggsploitation [https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1920]).

CONSIDERAZIONI FINALI
1) Io sono sempre stato abbastanza preoccupato in merito alla vicenda del DDL sull'omofobia, ma dopo l'incontro al Liceo Cavour sono ancora più drammaticamente inquietato. Sapevo che Scalfarotto non fosse un fulmine del diritto, ma il livello di superficialità mostrato nel difendere la sua legge si è rivelato impensabile, così come è davvero preoccupante l'assoluta mancanza di replica alle obiezioni critiche. Per non parlare della conferma della pericolosità del DDL sul terreno scivoloso (e che noi denunciamo da più di un anno) del concetto di "violenza verbale", nel quale rientrerebbe l'insegnamento della Chiesa cattolica. Abbiamo ufficialmente scoperto che per Scalfarotto si potrebbe anche essere genericamente contrari ai matrimoni omosessuali, ma non si può assolutamente dire che i matrimoni gay sono "contro natura", o che l'omosessualità rappresenti una "grave depravazione morale". Questa è omofobia che va punita penalmente col suo DDL.
2) Il clima che ho respirato oggi in questa scuola mi ha riportato indietro di quasi quarant'anni. Le due fazioni di studenti (divisi tra favorevoli e contrari al DDL Scalfarotto) si sono contrapposte, con l'alto tasso di antagonismo tipico della loro età, e una certa dose di sincera passione. Resta solo l'amaro in bocca se consideriamo che quarant'anni fa ci si divideva tra fascisti e antifascisti, si contrapponevano sistemi economici e filosofici, marxismo e capitalismo, si lottava convinti di realizzare grandi ideali. Se pensiamo a cosa si è ridotto oggi il tema di confronto tra i giovani, viene da piangere. E' davvero avvilente.
3) L'unica cosa che mi ha consolato, e che non ha reso vana l'enorme fatica di oggi (levata 6.30, arrivo a scuola 8.00, fine 13.15), è il fatto che una quindicina di studenti sono venuti a ringraziarmi, perché non erano al corrente della questione, e le mie argomentazioni li hanno conviti a ritenere pericoloso il DDL sull'omofobia. Qualche ragazzo mi ha persino detto di aver cambiato idea sull'opportunità di adottare questa legge, ascoltando le mie parole. Qualcun altro mi ha detto: "Sa, io non sapevo nulla di questa cosa, però ho visto che Lei sembrava toccare tutti i punti deboli della legge, ma l'onorevole non ne ha chiarito uno, e questo mi è servito per capire che forse c'è qualcosa che non quadra".
Ecco, solo per questi ragazzi la fatica è valsa la pena.

Fonte: Cultura Cattolica, 21/10/2014

2 - PAOLO VI BEATO: IL PAPA CHE SI OPPOSE ALLA PENETRAZIONE DEL FUMO DI SATANA NELLA CHIESA
Contro l'opinione pubblica e perfino contro il parere della commissione da lui stesso scelta, Paolo VI, con l'enciclica Humanae Vitae, condannò i mezzi contraccettivi ribadendo l'insegnamento di sempre della Chiesa sulla sessualità
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/10/2014

Si dice spesso che la vita è fatta di scelte, e di sorprese. Una di queste inaspettate "novità" che irrompono nel quotidiano è stata sicuramente l'enciclica Humane Vitae del Beato Paolo VI. La pietra di scandalo per tutti coloro che chiedevano alla Chiesa Cattolica di rivedere la sua posizione in materia di contraccezione e, più in generale, sulla sessualità e sulla morale famigliare.

LA VICENDA DELL'HUMANE VITAE
La vicenda dell'Humane Vitae è drammatica e avvincente, al punto che l'associazione "Vita è" ha pensato di produrre un docu-film affidato alla giovane regista Domitia Caramazza.
Era il 1968, anno mitico per la rivoluzione sessuale, anno bollente per le rivendicazioni di piazza, anno significativo anche per la Chiesa che da poco aveva concluso il Concilio Vaticano II. Proprio in quell'anno il Beato Paolo VI, contro tutti e contro tutto, promulgò l'enciclica Humane Vitae che ribadiva la dottrina cattolica in materia di contraccezione e sessualità.
La commissione appositamente costituita per trattare questi temi si era, invece, espressa a maggioranza per un'apertura. Il professor Bernardo Colombo, membro di quella commissione e fratello del teologo di fiducia di Montini, ha scritto: "Mi è parso che gran parte dei teologi era entrata [in commissione] con posizioni precostituite... I più partivano da posizioni maturate in astratto". Si intravede un disegno per ribaltare il tavolo e piegare la legge alle mode, in ossequio ad uno storicismo evolutivo che ancor oggi si alimenta di presunte "verità" scientifiche. Alla stampa, guarda caso, venne consegnato uno solo dei dodici rapporti presentati al Papa; era il rapporto della maggioranza che venne fatto trapelare in anticipo, nell'aprile del 1967, per mettere pressione. Lo pubblicarono Le Monde, The Tablet e il National Catholic Reporter, una forte aspettativa per il cambiamento era stata creata nell'opinione pubblica.
Ma la responsabilità nei confronti della dottrina ecclesiale ebbe per il Beato Paolo VI un'importanza decisamente maggiore di quella di sessanta esperti e dei media interessati, di fronte a lui stava, come scrisse Ratzinger, "il peso della tradizione". E così venne, inattesa, l'ultima enciclica di Paolo VI.

INATTESA: IL DOCU-FILM SULL'ULTIMA ENCICLICA DI PAOLO VI
"Inattesa" è anche il titolo che si è voluto dare al docu-film che tratteggia e sottolinea, in video, i passi più significativi dell'enciclica. Quello che potete vedere qui è il trailer, l'associazione Vita è si rende disponibile per proiezioni in tutta Italia. Il film sarà presentato ufficialmente al Policlinico Gemelli di Roma, nell'occasione dell'inaugurazione degli ambulatori dell'Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI.
Dicevamo che la vita è fatta di scelte e di sorprese, di cose inaspettate con cui il corso del vivere prende un'altra piega. Anche l'Humanae Vitae è uno spartiacque, tra il prima di una presunta rivoluzione da compiere dentro la Chiesa, e il dopo, quello di una vera profezia che dice all'uomo il senso profondo dell'amore umano. Con coraggio, con fermezza, con misericordia, il Beato Paolo VI indica ancora oggi all'uomo che si può sublimare l'amore nella purezza. Non è facile, ma con l'aiuto di Dio è possibile. A noi la scelta: lasciarci travolgere dalla incommensurabile novità del Vangelo e passare dalla via stretta, oppure buttarsi sulla via larga, talmente facile che, in effetti, sembra ingannare ancor prima di esser partiti.
"Si può ricordare – scriveva Paolo VI nell'enciclica – che questo insegnamento non sarà forse da tutti facilmente accolto: troppe sono le voci, amplificate dai moderni mezzi di propaganda, che contrastano con quella della Chiesa. A dir il vero, questa non si meraviglia di essere fatta, a somiglianza del suo divin Fondatore, "segno di contraddizione", ma non lascia per questo di proclamare con umile fermezza tutta la legge morale, sia naturale, che evangelica. Di essa la Chiesa non è stata autrice, né può quindi, esserne arbitraria; ne è soltanto depositaria e interprete, senza mai poter dichiarare lecito quel che non lo è per la sua intima e immutabile opposizione al vero bene dell'uomo" (HV, n°18)
Per informazioni sul docu-film e prenotazioni scrivere a vitae.prolife@gmail.com

Nota di BastaBugie: vogliamo ricordare Paolo VI con le drammatiche parole che pronunciò il 29 giugno 1972 denunciando che "il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio... Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce... Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza".
E pochi mesi prima di morire, l'8 settembre 1977 confermò questo grave giudizio in un colloquio con Jean Guitton. Ecco le parole di Paolo VI riportate dal filosofo francese: "C'è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra? [...] Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia".
Senza dubbio il pontefice si rendeva conto che dopo la pubblicazione della sua ultima enciclica l'opposizione al magistero del Papa all'interno della Chiesa si faceva drammatica.
Per leggere la breve, ma intensa, enciclica "Humanae Vitae" di Paolo VI dove si condanna come peccaminoso il ricorso ai metodi contraccettivi (pillola, profilattico, ecc.) si può andare al seguente link http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_25071968_humanae-vitae_it.html
Ed ecco infine il trailer di "Inattesa", il docu-film sull'ultima enciclica di Paolo VI


http://www.youtube.com/watch?v=7mPjpxt5Bo0

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/10/2014

3 - LA CORTE D'APPELLO CONFERMA LA CONDANNA A MORTE DI ASIA BIBI
La legge pakistana sulla blasfemia non lascia scampo alla madre di cinque figli incarcerata nel 2010 perché cristiana (il ministro cristiano Shahbaz Bhatti che la difese fu assassinato)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 16/10/2014

L'Alta corte di Lahore ha confermato in appello la condanna a morte di Asia Bibi. «Oggi il caso di Asia Bibi è stato discusso a lungo ma la Corte ha rigettato l'appello», ha scritto in una nota ottenuta da tempi.it Sardar Mushtaq Gill, uno degli avvocati della cristiana pakistana condannata a morte nel 2010 e in carcere da oltre cinque anni per false accuse di blasfemia.

UDIENZE RINVIATE
I giudici hanno evitato di esprimersi fino a oggi, rinviando le udienze per diversi motivi per ben cinque volte. Secondo gli avvocati della donna, le accuse di blasfemia a suo carico sono completamente false e infondate e per questo si erano detti fiduciosi che oggi il giudice avrebbe assolto Asia Bibi.

MINACCE
Così però non è stato. Gi avvocati avevano detto di «confidare nella buona fede e nell'indipendenza della magistratura», anche perché il giudice Anwar Ul Haq «è persona stimata e corretta». Ma spesso i giudici vengono minacciati di morte da estremisti islamici e sono così spinti a dare verdetti ingiusti. Come in questo caso.

GIUSTIZIA IN MANO A ESTREMISTI
Come dichiarato a Fides da un altro avvocato della donna, Naeem Shakir, «il giudice ha ritenuto valide e credibili le accuse delle due donne musulmane (due sorelle) che hanno testimoniato sulla presunta blasfemia commessa da Asia. La giustizia è sempre più in mano agli estremisti». Ora gli avvocati faranno un ultimo ricorso, quello alla Corte suprema. Se questa non capovolgerà il verdetto, Asia Bibi sarà giustiziata.

I FATTI
La donna pakistana, di fede cattolica, ha marito e cinque figli. Il 14 giugno del 2009, giorno in cui è cominciato tutto, lavorava nei campi come sempre. Era andata a prendere dell'acqua da un pozzo per ristorarsi e poi l'ha offerta alle donne musulmane che lavoravano con lei, ma loro le hanno risposto accusandola di avere infettato la fonte. Perché lei, in quanto cristiana, è un'infedele. Asia Bibi ha respinto quell'appellativo e si è rifiutata di convertirsi all'islam, spiegando quanto fosse grande tutto quello che Dio aveva fatto per lei nella vita. Di conseguenza, le donne l'hanno accusata di blasfemia per insulti al profeta Maometto. Solo cinque giorni dopo, il 19 giugno, il mullah musulmano Qari Muhammad Sallam ha formalizzato l'accusa davanti alla polizia.

LEGGE SULLA BLASFEMIA
Non c'è peggiore disgrazia per un cristiano che essere accusato di blasfemia. La cosiddetta "legge nera" è stata introdotta nel codice penale pakistano nel 1976. Le pene per chi insulta l'islam, Allah o Maometto, includono l'ergastolo e la condanna a morte. Recentemente, la Corte della sharia ha chiesto che la norma venga cambiata e che l'unica sanzione possibile sia la condanna a morte. Nella stragrande maggioranza dei casi la legge viene utilizzata in modo strumentale per vendette personali o ragioni economiche: gli accusati, infatti, sono spesso costretti ad abbandonare le loro proprietà, che vengono rilevate per due soldi o addirittura sequestrate dagli accusatori. Ne è prova il fatto che oltre il 95 per cento di queste accuse si rivelano in sede giudiziaria false e infondate. Ma nonostante questo non c'è scampo per chi viene accusato di blasfemia: molti cristiani sono stati uccisi mentre entravano in tribunale per il processo, perché per i gruppi fanatici islamici non c'è giustizia umana che possa contraddire quella divina. Questo è il motivo per cui sempre più spesso gli imputati non assistono ai dibattimenti in aula e, anche quando vengono assolti, sono costretti a lasciare il paese per sempre.

Nota di BastaBugie: ricordate Shahbaz Bhatti? Negli articoli sottostanti potete leggere chi era e cosa diceva
PAKISTAN: ASSASSINATO SHAHBAZ BHATTI, 43ENNE MINISTRO CATTOLICO CHE HA DIFESO ASIA BIBI
Chi osa difendere i cristiani indifesi come Asia Bibi (la donna condannata a morte con l'accusa pretestuosa di aver offeso il profeta Maometto) finisce crivellato dai colpi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1645
IL TESTAMENTO DI SHAHBAZ BHATTI (IN VERSIONE INTEGRALE)
La sua forza era di essere un cristiano vero, senza compromessi, ben sapendo che la propria missione non si conclude con la morte e che la violenza dei nemici non potrà mai vincere
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1659

Fonte: Tempi, 16/10/2014

4 - JOSE' DEL RIO, IL RAGAZZO CHE NEL FILM CRISTIADA VIENE UCCISO MENTRE GRIDA ''VIVA CRISTO RE!'' E' UN BEATO
Finalmente nei cinema italiani il film del regista Dean Wright, direttore degli effetti speciali di Titanic, Cronache di Narnia e il Signore degli Anelli (VIDEO: Viva Cristo Re!)
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/10/2014

In programmazione nelle principali città, finalmente Cristiada di Dean Wright è entrato dalla porta principale anche in Italia. Critici e "puristi" hanno già rilevato che la pellicola si concede qualche licenza e qualche schematismo. Innegabile. Però il suo dovere lo fa egregiamente. Già l'averla pensata e girata è infatti un titolo di grande merito. Prima che esistesse, la realtà che racconta era appannaggio solo di un pugno di cultori. Oggi invece il film - forte di un gran cast e di una bella fotografia - consente al messaggio forte di una vicenda che merita di essere riscoperta di raggiungere con facilità anche le "grandi masse". E del resto per approfondire c'è Cristiada. L'epopea dei Cristeros in Messico (Lindau, Torino 2013) di Mario Arturo Iannaccone, lo studio più completo oggi disponibile in italiano.

JOSÉ LUIS SÁNCHEZ DEL RÍO
Una cosa, però, che forse molti degli spettatori non sanno è che uno dei protagonisti, il piccolo José (interpretato dal messicano Maurico Kuri, classe 1997 non solo è esistito davvero (come altri nel film), ma è anche un beato della Chiesa Cattolica. José Luis Sánchez del Río era nato il 28 marzo 1913 a Villa de Sahuayo, nello Stato federato di Michoacán, e poi era andato a scuola a Guadalajara, nello Stato di Jalisco, due, cioè, delle zone più calde della ribellione. Tant'è che, allo scoppio della guerra, nel 1926, i suoi due fratelli maggiori, Macario e Miguel, si vollero unire subito ai cristeros. José voleva fare lo stesso, ma aveva solo 13 anni e gli fu impedito. Scalpitò, dunque; smaniò. E così, dai che ti dai, l'anno dopo riuscì a strappare al generale Ruben Guízar Morfin l'incarico di portastendardo. E di clarinettista... Mentre i più grandi difendevano l'onore della fede cattolica a prezzo della vita, a lui ne erano affidati i colori pubblici e il ritmo delle marce. Un compito unico, da vero "grande" nonostante la sua giovanissima età; un ruolo indispensabile.

NOVELLO TARCISIO
I cristeros lo chiamavano "Tarcisius", come il martire romano del secolo III che a 12 anni diede la vita per Cristo e che la Chiesa onora il 15 di agosto come patrono dei chierichetti. La sua storia è tutta contenuta in una breve epigrafe del grande Papa Damaso I (305?-384), santo pure lui, ma basta e avanza. Il piccolo Tarcisio portava un dì l'Eucarestia a dei cristiani imprigionati in ossequio delle persecuzioni scatenate dall'imperatore Lucio Domizio Aureliano (214-275). D'un tratto fu aggredito, forse da suoi coetanei. Il suo primo pensiero andò a Gesù sacramentato, e d'istinto si strinse l'ostia consacrata al petto. Gli aggressori, inviperiti dalla scoperta che Tarcisio era un infame cristiano, lo picchiarono selvaggiamente, cercando di strappargli l'ostia di mano. Ma niente; riprovarono e nulla ancora. Alla fine lo abbandonarono al legionario Quadrato, anch'egli cristiano, intervenuto in sua difesa. Ebbe solo il tempo di spirare. Qualcosa di sublime lega Tarcisio e José; tutti sapevano del resto che da quando aveva 10 anni José s'impegnava a portare in chiesa i ragazzi per le adorazioni eucaristiche.

MUOIO CONTENTO PERCHÉ STO MORENDO AL FIANCO DI NOSTRO SIGNORE
Fu così che un giorno al piccolo messicano accadde di dover cedere il proprio cavallo al grande generale Guízar Morfin, disarcionato dai nemici; «la vostra vita è più utile della mia», gli disse. Era il 5 febbraio 1928, un giorno difficile per i cristeros. José permise la ritirata del generale, coprendone il ripiegamento a fucilate. Ma finì le munizioni e cadde prigioniero dei federali con diversi altri compagni. Deportato nella città che gli aveva dato i natali, il 7 febbraio fu rinchiuso in una chiesetta profanata: adibita a prigione per i rebeldes, e a stalla. Per José sarebbe però stato facile uscirne: bastava che versasse 5mila pesos o che si arruolasse tra i governativi. Non ci pensò due volte. Rifiutò, e convinse i genitori a fare altrettanto. Alla mamma scrisse: «Muoio contento perché sto morendo al fianco di Nostro Signore». Lo torturarono: più che altro perché, per sfamarsi, aveva tirato il collo a dei galli richiusi assieme a lui nella chiesa-prigione. Nonostante le pressioni José non cedette e rifiutò ora dopo ora di abiurare. E giù allora ancora con altre torture, finché il 10 febbraio, di fronte dell'ennesimo rifiuto, i federali decisero di farla finita. Con crudele raffinatezza, però: del resto era solo un bambino... Dopo avergli scorticato la pelle da sotto i piedi e averli ricoperti di sale, lo costrinsero a raggiungere il cimitero scalzo; e lì, davanti alla fossa che sarebbe diventata sua, fu accoltellato. Per non fare rumore.

VIVA CRISTO RE!
Sarebbe bastato poco a José; sarebbe bastato che smettesse di gridare, di ripetere a gran voce «¡Viva Cristo Rey!», ma non lo fece. Andò invece avanti, ostinato. Fu allora che il comandante del plotone, per disprezzo, gli tirò una rivoltellata. José ebbe ancora la forza per tracciare una croce nella pozza del suo sangue che arrossava il terreno. In Cristiada si vede tutto piuttosto bene. Come san Tarcisio, José morì abbracciando Gesù con la grandezza della sua umana piccolezza. Morì dopo avere ricevuto la Comunione attraverso la zia Magdalena, non visto dai carcerieri. Aveva solo 14 anni. Aveva chiesto sulla tomba di Anacleto Gonzalez Flores (1888-1927), altro martire cristero, di poter affrontare al vita e la morte con il medesimo coraggio che era stato suo. Entrambi sono stati beatificati da Papa Benedetto XVI il 20 novembre 2005. Con altri 11 martiri di quella mostruosa persecuzione laicista. Tante sono le biografie che negli anni sono state dedicate al piccolo, eroico soldato di Gesù; la più recente, bella, ricca, è Blessed José: Boy Cristero Martyr (www.blessedjose.com), che Kevin McKenzie, Legionario di Cristo, ha pubblicato in giugno.

Nota di BastaBugie: per scoprire le reali biografie dei personaggi principali del film Cristiada clicca nel link sottostante
http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=157
Qui sotto il video con il canto "Viva Cristo Rey!" con immagini dell'epoca e alcune tratte dal film Cristiada (sotto al video c'è il testo della canzone con traduzione in italiano)


http://www.youtube.com/watch?v=YrgOiOzFIEo

Viva Cristo Re!

Un grido di guerra si ode sulla terra e dappertutto.
I guerrieri impetuosi impugnan la spada e si arruolano per combattere.
Per questo si sono addestrati. Difendono la Verità.
E non sarà mai spenta la fiamma che arde nel loro sangue.

Viva Cristo Re! Viva Cristo Re! E' il grido di guerra che incendia la terra.
Viva Cristo Re! Nostro Sovrano e Signore, nostro Capitano e Campione.
Battersi per Lui è solo un onore.


Sappiamo che questa battaglia non è facile e molti si perderanno d'animo.
E sotto i colpi del nostro nemico tanti certamente cadranno.
Io tenderò la mia spada in alto come la usa il mio Signore.
Lui nessuno l'ha mai sconfitto. La sua forza è quella di Dio.

Non conosciamo più grande gioia, né fatica più onorevole,
che con i miei fratelli rimanere in linea e insieme la vita donare.
A Lui che è degno di gloria e che ci reclutò per amore.
Dinanzi a lui il ginocchio si piega e si prostra il cuore.

Viva Cristo Rey!

Un grito de guerra se escucha en la faz de la tierra Y en todo lugar.
Los prestos guerreros empuñan su espada Y se enlistan para pelear.
Para eso han sido entrenados. Defenderán la Verdad.
Y no les será arrebatado El fuego que en su sangre está.

Viva Cristo Rey. Viva Cristo Rey. El grito de guerra que enciende la tierra.
Viva Cristo Rey. Nuestro soberano Señor. Nuestro Capitán y Campeón.
Pelear por Él es todo un honor.


Sabemos que esta batalla no es fácil Y muchos se acobardarán.
Y bajo los dardos de nuestro enemigo Sin duda perecerán.
Yo tendré mi espada en alto Como la usa mi Señor.
A Él nada lo ha derrotado. Su fuerza es la de Dios.

No conocemos mayor alegría, No existe más honroso afán,
Que con mis hermanos estar en la línea Y juntos la vida entregar.
A Él que merece la gloria Y nos recluto por amor.
Ante Él la rodilla se dobla Y se postra el corazón.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/10/2014

5 - A LECCE PER NON ESSERE DISCRIMINATI DUE GAY ''COSTRINGONO'' IL MEDICO AD ACCETTARE LA LORO DONAZIONE DI SANGUE
Eppure anche l'OMS avverte che gli omosessuali hanno un rischio di contrarre l'AIDS 19 volte superiore al normale e sono quindi una categoria a rischio per le donazioni
Fonte Corrispondenza Romana, 13/10/2014

Un medico dell'ospedale di Galatina (Lecce) ha negato ad una coppia omosessuale la possibilità di donare il sangue con la motivazione che i due erano da considerare soggetti a rischio.
In effetti, sul sito dell'Avis (Associazione Volontari Italiani Sangue) sono chiaramente indicati i requisiti richiesti al donatore, tra cui, si legge, non aver mai avuto epatite C, sifilide, comportamenti a rischio di malattie sessualmente trasmissibili ed uso di sostanze stupefacenti.
Ora, è ampiamente dimostrato come quello omosessuale, vuoi per le modalità di accoppiamento che per le dinamiche relazionali delle coppie gay (infedeltà, promiscuità sessuale e scarsa attitudine alla prevenzione), costituisca un comportamento a rischio e come tale inidoneo per accedere alla donazione di sangue.
A dirlo è la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha recentemente lanciato l'allarme circa un'epidemia di Aids tra i gay, notizia già ripresa da questa agenzia d'informazione.
Ebbene, sulla base di quanto dichiarato dall'OMS la popolazione omosessuale presenta un rischio di contrarre il virus dell'Hiv 19 volte superiore al resto della popolazione, soprattutto a causa di un pericoloso abbassamento del livello di guardia dal punto di vista della prevenzione.
Tanto dovrebbe bastare per archiviare il "caso" accaduto all'ospedale di Galatina come un atto dovuto da parte di un medico coscienzioso, informato e attento alla salute pubblica.
Accade invece che la coppia protesti animosamente per la giusta discriminazione subita e che a seguito di ciò la struttura ospedaliera cambi improvvisamente idea e consenta ai due omosessuali di donare il sangue, con tanto di scuse da parte della Asl di Lecce e l'avvio di un'inchiesta interna; contravvenendo così alla logica, al buon senso ed alle stesse regole che disciplinano l'accesso alla delicata e preziosa pratica della donazione di sangue.
Ma in ossequio al politicamente corretto...

Fonte: Corrispondenza Romana, 13/10/2014

6 - SINODO: VA RISCOPERTA LA CERTEZZA CHE E' CRISTO A GUIDARE LA CHIESA
Inoltre bisogna usare i mezzi di comunicazione tenendo conto di come il messaggio arriverà in tutto il mondo
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/10/2014

Ci sono alcune cose che alla fine del Sinodo meritano di essere puntualizzate, tenendo anche conto che da qui a un anno i temi che hanno tenuto banco saranno continuamente ripresi e approfonditi.

IL RUOLO DEL PAPA
La prima, decisiva questione riguarda ciò che papa Francesco ha detto nel discorso fuori programma che ha pronunciato a fine Sinodo, vale a dire il richiamo al ruolo del Papa e l'obbedienza che tutti gli devono. Con il Papa, con tutti i Papi, ci si può trovare più o meno in sintonia, si può restare perplessi davanti a certe scelte o modi di comunicare, si possono legittimamente criticare anche alcune scelte pastorali; ma non bisogna mai dimenticare che è solo intorno al Papa che si fa l'unità della Chiesa. E il tutto nasce dalla consapevolezza che a guidare la Chiesa è Cristo, non gli uomini e nemmeno il Papa, anche se questi ha una enorme responsabilità. Può sembrare banale ricordarlo, ma senza questa consapevolezza si riduce la Chiesa a un partito, e il Sinodo diventa l'equivalente di un Congresso. È un po' l'immagine, purtroppo, che è passata guardando i resoconti di tv e giornali (non solo e non principalmente per colpa dei giornalisti). In ogni caso, non esiste Chiesa cattolica senza il Papa. Al di fuori di questa oggettività, l'unica strada è quella della protestantizzazione.

LE CONCLUSIONI DEL SINODO
Venendo più direttamente alle conclusioni del Sinodo, si rimane stupiti dai resoconti di molti giornali di ieri: malgrado l'obiettiva, evidente, sconfessione della linea Kasper da parte dell'assemblea sinodale, sulla stampa si è messo in rilievo che comunque la maggioranza dei vescovi ha votato a favore dell'apertura a divorziati risposati e omosessuali. Non è esattamente così, tanto che giustamente qualcuno si è mostrato sorpreso per l'alto numero di "non placet" ai paragrafi contestati che – rispetto alla relazione Erdö di lunedì scorso – erano stati riscritti in modo da non discostarsi dal Catechismo. Il fatto è che le formulazioni – ci torneremo ancora nei prossimi giorni – restano ambigue, tanto da poter essere tirate da una parte e dall'altra, soprattutto dopo il duro scontro dei giorni precedenti. Cosa che ha consigliato molti vescovi a bocciare anche questa versione.

LA REGIA DEL SINODO
Il "no" di tanti vescovi è anche la protesta per una "regia" del Sinodo decisamente manipolatrice. Sostenere che tutto si è svolto in modo regolare e trasparente va contro ogni logica e buon senso. La Relatio post disceptationem, letta lunedì scorso dal cardinale Erdö è stata duramente contestata nelle parti riguardanti le situazioni irregolari e l'omosessualità: fosse stato un fedele resoconto del dibattito in aula, non sarebbe stata bocciata sonoramente dai circoli minori che hanno presentato quasi 500 emendamenti, che andavano dalla proposta di specifiche modifiche fino alla richiesta di riscrittura totale del testo. E giovedì in aula c'è stata una sollevazione quando la segreteria del Sinodo ha proposto di non pubblicare le relazioni dei circoli minori: qualche cardinale ha detto espressamente che non ci si poteva più fidare della "regia" del Sinodo.
Abbiamo detto Relazione Erdö, ma in realtà dovremmo chiamarla Relazione Forte, visto che subito lo stesso Erdö e poi sabato il cardinale brasiliano Damasceno Assis hanno chiaramente indicato nel vescovo Bruno Forte l'estensore del testo. Non da solo, ovviamente; non avrebbe potuto farlo. Il vaticanista Sandro Magister ha individuato in padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, un altro "scrittore", soprattutto per quel che riguarda gli argomenti più controversi. Ma è certo che per un'operazione del genere deve essere stata coinvolta l'intera segreteria del Sinodo. Le reazioni di alcuni cardinali e le parole che si trovano nelle relazioni di diversi circoli minori, fanno capire che ci troviamo davanti a una vicenda inconcepibile. Di cui vogliamo sperare che qualcuno sia chiamato a rispondere.

ERRORI DI COMUNICAZIONE
Legato a questo c'è un terzo aspetto, quello della comunicazione. È vero che la stragrande maggioranza della stampa si preoccupa di portare l'acqua al proprio mulino, che non è certo Chiesa-friendly, ma nell'occasione gli è stata data in mano la pistola già carica per colpire. La Relazione Erdö ha indirizzato con precisione i media internazionali nella lettura del Sinodo, dando chiaramente l'idea che la Chiesa stava cambiando la sua dottrina in fatto di sessualità, che finalmente la Chiesa si arrendeva alla mentalità del mondo.
È ciò che ha anche mandato in confusione tanti fedeli cattolici nel mondo: non perché abbiano paura delle novità e non sappiano aprirsi alle sorprese di Dio, ma perché hanno avuto la sensazione che ciò che era vero e giusto fino a ieri, oggi sembra sbagliato, addirittura un peccato, e viceversa. Nessuno ha mai messo in discussione la necessità di accogliere tutte le persone, anche quelle con tendenze omosessuali, ma leggere che una tendenza fino a ieri "oggettivamente disordinata" si è improvvisamente trasformata in un bene per la Chiesa è un'altra cosa.
Viviamo nell'era della comunicazione, e tutti sappiamo come il circuito mediatico funziona; non si può fare finta di essere ingenui su questo. Chi ha delle responsabilità nella Chiesa non può non porsi il problema di come certe espressioni verranno usate dai media, di come saranno percepite dal popolo. Se un "documento di lavoro" viene trasformato in un "Manifesto per una Chiesa nuova", c'è forte la responsabilità di chi dà queste cose in pasto alla stampa.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/10/2014

7 - SINODO: LA FEDE NON SI DECIDE AI VOTI
Intervista a tutto campo al cardinale Burke
Autore: Alessandro Gnocchi - Fonte: Il Foglio, 14/10/2014

Piace poco o nulla al mondo, il cardinale Raymond Leo Burke. E, se possibile, piace ancora meno alla chiesa che piace al mondo.
D'altra parte, questo americano di sessantasei anni di Richland Center, Wisconsin, ha fatto di tutto per riuscire cattolicamente nell'intento di ustionare le coscienze cristiane troppo inclini alla tiepidezza.
Partecipa alle marce per la vita, dice che non va data la comunione ai politici che sostengono leggi abortiste, denuncia il rapido progredire dell'agenda omosessualista, fa sapere a Papa Francesco che la difesa dei principi non negoziabili non è una moda sottoposta agli umori dei pontefici, sostiene la messa in rito tradizionale. Recentemente ha firmato il libro collettivo "Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica", scritto in aperta polemica con le misericordiose aperture del cardinale Walter Kasper su famiglia e comunione ai divorziati risposati.
Nulla di strano, quindi, se il rimpasto curiale pensato da Bergoglio prevede che, da prefetto della Segnatura Apostolica, ora venga esiliato alla carica di cardinale patrono del Sovrano Ordine di Malta. Ma intanto, al Sinodo sulla famiglia, questo finissimo canonista figlio dell'America rurale ha assunto il ruolo di oppositore, verrebbe da dire di katechon, al cospetto della svolta attribuita, senza smentite, alla mens papale. Come recita l'antica "Bibbia poliglotta" aperta sul leggìo del suo studio alla pagina dell'Ecclesiaste: "Ogni cosa ha il suo tempo (...) c'è un tempo per tacere e un tempo per parlare".
Cosa si vede oltre la cortina mediatica che avvolge il Sinodo?
Emerge una tendenza preoccupante perché alcuni sostengono la possibilità di adottare una prassi che si discosta dalla verità della fede. Anche se dovrebbe essere evidente che non si può procedere in questo senso, molti incoraggiano per esempio pericolose aperture sulla questione della comunione concessa ai divorziati risposati. Non vedo come si possa conciliare il concetto irreformabile dell'indissolubilità del matrimonio con la possibilità di ammettere alla comunione chi vive una situazione irregolare. Qui si mette direttamente in discussione ciò che ci ha detto Nostro Signore quando insegnava che chi divorzia da sua moglie e sposa un'altra donna commette adulterio.
Secondo i riformatori questo insegnamento è diventato troppo duro.
Dimenticano che il Signore assicura l'aiuto della grazia a coloro che sono chiamati a vivere il matrimonio. Questo non significa che non ci saranno difficoltà e sofferenze, ma che ci sarà sempre un aiuto divino per affrontarle ed essere fedeli sino alla fine.
Sembra che la sua sia una posizione minoritaria...
Qualche giorno fa ho visto una trasmissione in cui il cardinale Kasper ha detto che si sta camminando nella direzione giusta verso le aperture. In poche parole, i 5.700.000 italiani che hanno seguito quella trasmissione, hanno ricavato l'idea che tutto il Sinodo marci su quella linea, che la chiesa sia sul punto di mutare la sua dottrina sul matrimonio. Ma questo, semplicemente, non è possibile. Molti vescovi intervengono per dire che non si possono ammettere cambiamenti.
Però non emerge dal briefing quotidiano della Sala stampa vaticana. Lo ha lamentato anche il cardinale Müller.
Io non so come sia concepito il briefing, ma mi pare che qualcosa non funzioni bene se l'informazione viene manipolata in modo da dare rilievo solo a una tesi invece che riportare fedelmente le varie posizioni esposte. Questo mi preoccupa molto perché un numero consistente di vescovi non accetta le idee di apertura, ma pochi lo sanno. Si parla solo della necessità che la chiesa si apra alle istanze del mondo enunciata a febbraio dal cardinale KaspeIn realtà, la sua tesi sui temi della famiglia e su una nuova disciplina per la comunione ai divorziati risposati non è nuova, è già stata discussa trent'anni fa. Poi da febbraio ha ripreso vigore ed è stata colpevolmente lasciata crescere. Ma tutto questo deve finire perché provoca un grave danno per la fede. Vescovi e sacerdoti mi dicono che ora tanti divorziati risposati chiedono di essere ammessi alla comunione poiché lo vuole Papa Francesco.
In realtà, prendo atto che, invece, finora non si è espresso sulla questione.
Però sembra evidente che il cardinale Kasper e quanti sono sulla sua linea parlino con il sostegno del Papa.
Questo sì. Il Papa ha nominato il cardinale Kasper al Sinodo e ha lasciato che il dibattito proseguisse su questi binari. Ma, come ha detto un altro cardinale, il Papa non si è ancora pronunciato. Io sto aspettando un suo pronunciamento, che può essere solo in continuità con l'insegnamento dato dalla chiesa in tutta la sua storia. Un insegnamento che non è mai mutato perché non può mutare.
Alcuni prelati che sostengono la dottrina tradizionale dicono che se il Papa dovesse portare dei cambiamenti li accetterebbero. Non è una contraddizione?
Sì, è una contraddizione, perché il Pontefice è il Vicario di Cristo sulla terra e perciò il primo servitore della verità della fede. Conoscendo l'insegnamento di Cristo, non vedo come si possa deviare da quell'insegnamento con una dichiarazione dottrinale o con una prassi pastorale che ignorino la verità.
L'accento posto dal Pontefice sulla misericordia come la più importante, se non l'unica, idea guida della chiesa, non contribuisce a sostenere l'illusione che si possa praticare una pastorale sganciata dalla dottrina?
Si diffonde l'idea che possa esistere una chiesa misericordiosa che non rispetta la verità. Ma mi offende nel profondo l'idea che, fino a oggi, i vescovi e i sacerdoti non sarebbero stati misericordiosi. Io sono cresciuto in una zona rurale degli Stati Uniti e ricordo che, quando ero bambino, nella nostra parrocchia c'era una coppia di una fattoria vicina alla nostra che veniva in chiesa a messa, ma non faceva mai la comunione. Crescendo, chiesi il perché a mio papà e lui, con naturalezza, mi spiegò che vivevano in una condizione irregolare e accettavano di non accedere alla comunione.
Il parroco era molto gentile con loro, molto misericordioso e applicava la sua misericordia nell'operare perché la coppia tornasse a una vita consona alla fede cattolica. Senza verità non può esserci vera misericordia. I miei genitori mi hanno sempre insegnato che, se noi amiamo i peccatori, dobbiamo odiare il peccato e dobbiamo fare di tutto per strappare i peccatori dal male nel quale vivono.
Nel suo studio c'è una statua del Sacro Cuore, nella sua cappella, sopra l'altare, c'è un'altra immagine del Cuore di Gesù, il suo motto episcopale è "Secundum Cor Tuum". Allora, un vescovo può tenere unite misericordia e dottrina...
Sì, è presso la fonte inesauribile e incessante della verità e della carità, cioè dal glorioso trapassato Cuore di Gesù, che il sacerdote trova la sapienza e la forza di guidare il gregge secondo la verità e in carità. Il Curato di Ars definiva il sacerdote come l'amore dal Sacro Cuore di Gesù. Il sacerdote unito al Sacro Cuore non soccomberà alla tentazione di dire al gregge parole diverse da quelle di Cristo indefettibilmente trasmesseci nella chiesa, non cadrà nella tentazione di sostituire alle parole della sana dottrina un linguaggio confuso e facilmente erroneo.
Ma i riformatori sostengono che la carità, per la chiesa, consista nel rincorrere il mondo.
Questo è il cardine dei ragionamenti di chi vuole mutare la dottrina o la disciplina. Mi preoccupa molto. Si dice che i tempi sono tanto cambiati, che non si può più parlare di diritto naturale, dell'indissolubilità del matrimonio... Ma l'uomo non è cambiato, continua a essere come Dio l'ha voluto.
Certo, il mondo si è secolarizzato, ma questo è un motivo in più per dire in modo chiaro e forte la verità. È nostro dovere, ma per farlo, come ha insegnato san Giovanni Paolo II nell'Evangelium vitae, bisogna chiamare le cose con il loro nome, non possiamo usare un linguaggio quanto meno ambiguo per piacere al mondo.
La chiarezza non sembra essere una priorità dei riformatori se, per esempio, non si sentono in contraddizione quando sostengono che i divorziati risposati possono accedere alla comunione a condizione di riconoscere l'indissolubilità del matrimonio.
Se uno ribadisce sinceramente l'indissolubilità del matrimonio può solo rettificare lo stato irregolare nel quale si trova o astenersi dalla comunione. Non ci sono vie di mezzo.
Neanche quella del cosiddetto "divorzio ortodosso"?
La prassi ortodossa dell'economia o del secondo o terzo matrimonio penitenziale è storicamente e attualmente molto complessa. In ogni caso, la chiesa cattolica, che sa di questa prassi da secoli, non l'ha mai adottata, in virtù delle parole del Signore ricordate nel Vangelo secondo san Matteo (19, 9).
Non pensa che, se si dovesse concedere questa apertura, ne seguiranno tante altre?
Certamente. Ora si dice che questo verrà concesso solo in alcuni casi. Ma chi conosce un po' gli uomini sa che, quando si cede in un caso, si cede in tutti gli altri. Se verrà ammessa come lecita l'unione tra divorziati risposati, verranno aperte le porte a tutte le unioni che non sono secondo la legge di Dio perché sarà stato eliminato il baluardo concettuale che preserva la buona dottrina e la buona pastorale che ne discende.
I riformatori parlano spesso di un Gesù disposto a tollerare il peccato per poter andare incontro agli uomini. Ma era così?
Un Gesù simile è un'invenzione che non ha riscontro nei Vangeli. Basti pensare allo scontro con il mondo nel Vangelo di san Giovanni. Gesù è stato il più grande oppositore del suo tempo e lo è anche al tempo di oggi. Penso a quanto disse alla donna sorpresa in flagrante adulterio: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più" (Gv 8, 11).
Ammettere alla comunione i divorziati risposati mina il sacramento del matrimonio, ma anche quello dell'eucaristia. Non le sembra una deriva che tocca il cuore della chiesa?
Nella Prima Lettera ai Corinzi, al capitolo 11, san Paolo insegna che chi riceve l'eucaristia in stato di peccato mangia la propria condanna. Accedere all'eucaristia significa essere in comunione con Cristo, essere conformi a lui. Molti oppongono l'idea che l'eucaristia non è il sacramento dei perfetti, ma questo è un falso argomento.
Nessun uomo è perfetto e l'eucaristia è il sacramento di coloro che stanno combattendo per essere perfetti, secondo quando chiede Gesù stesso: di esserlo come il Nostro Padre che è in cielo (Mt 5, 48). Anche chi combatte per raggiungere la perfezione pecca, certo, e se è in stato di peccato mortale non può comunicarsi. Per poterlo fare deve confessare il suo peccato con pentimento e con il proposito di non commetterlo più: questo vale per tutti, compresi i divorziati risposati.
Oggi, la partecipazione all'eucaristia non viene quasi più vista come un atto sacramentale, ma come una pratica sociale Non significa più comunione con Dio, ma accettazione da parte di una comunità. Non sta qui la radice del problema?
È vero, si sta diffondendo sempre di più questa idea protestante. E non vale solo per i divorziati risposati. Si sente spesso dire che, in momenti particolari come la prima comunione, la cresima dei figli o in occasione dei matrimoni, anche i non cattolici possono essere ammessi all'eucaristia. Ma questo, ancora una volta, è contro la fede, è contro la verità stessa dell'eucaristia.
Invece che un dibattito su questi temi, che cosa dovrebbe produrre il Sinodo.
Il Sinodo non è un'assemblea democratica dove i vescovi si radunano per cambiare la dottrina cattolica a seconda della maggioranza. Io vorrei che diventasse l'occasione per dare il sostegno dei pastori a tutte le famiglie che intendono vivere al meglio la loro fede e la loro vocazione, per sostenere quegli uomini e quelle donne che, pur tra molte difficoltà, non vogliono staccarsi da ciò che insegna il Vangelo.
Questo dovrebbe fare un Sinodo sulla famiglia, invece che perdersi in inutili discussioni su argomenti che non possono essere discussi nel tentativo di cambiare verità che non possono essere cambiate. A mio avviso, sarebbe stato meglio togliere questi temi dal tavolo perché non sono disponibili. Si parli piuttosto di come aiutare i fedeli a vivere la verità del matrimonio. Si parli della formazione dei ragazzi e dei giovani che arrivano al matrimonio senza conoscere gli elementi fondamentali della fede e poi cadono alle prime difficoltà.
I riformatori non pensano a quei cattolici che hanno tenuto insieme la loro famiglia anche in situazioni drammatiche rinunciando a rifarsi una vita?
Tante persone che hanno fatto questa fatica mi chiedono ora se hanno sbagliato tutto. Chiedono se hanno buttato via la loro vita tra inutili sacrifici. Non è accettabile tutto questo, è un tradimento.
Non pensa che la crisi della morale sia legata alla crisi liturgica?
Certamente. Nel post Concilio si è verificata una caduta della vita di fede e della disciplina ecclesiale evidenziata specialmente dalla crisi della liturgia. La liturgia è diventata un'attività antropocentrica, ha finito per rispecchiare le idee dell'uomo invece che il diritto di Dio di essere adorato come Lui stesso chiede.
Da qui, discende anche nel campo morale l'attenzione quasi esclusiva ai bisogni e ai desideri degli uomini, invece che a quanto il Creatore ha scritto nei cuori delle creature. La lex orandi è sempre legata alla lex credendi. Se l'uomo non prega bene, allora non crede bene e quindi non si comporta bene.
Quando vado a celebrare la messa tradizionale, per esempio, vedo tante belle famiglie giovani, con tanti bambini. Non credo che queste famiglie non abbiano problemi, ma è evidente che hanno più forza per affrontarli. Tutto questo vorrà pur dire qualcosa. La liturgia è l'espressione più perfetta, più completa della nostra vita in Cristo e quando tutto questo diminuisce o viene tradito ogni aspetto della vita dei fedeli viene ferito.
Che cosa può dire un pastore al cattolico che si sente smarrito davanti a questi venti di cambiamento?
I fedeli devono prendere coraggio perché il Signore non abbandonerà mai la sua chiesa. Pensiamo a come il Signore ha placato il mare in tempesta e le sue parole ai discepoli: "Perché avete paura, gente di poca fede?" (Mt 8, 26). Se questo periodo di confusione sembra mettere a rischio la loro fede, devono solo impegnarsi con più forza in una vita veramente cattolica. Ma mi rendo conto che vivere di questi tempi dà una grande sofferenza.
Riesce difficile non pensare a un castigo.
Questo lo penso prima di tutto per me stesso. Se io sto soffrendo adesso per la situazione della chiesa, penso che il Signore mi sta dicendo che ho bisogno di una purificazione. E penso anche che, se la sofferenza è così diffusa, ciò significa che c'è una purificazione di cui tutta la chiesa ha bisogno. Ma ciò non dipende da un Dio che aspetta solo di punirci, dipende dai nostri peccati. Se in qualche modo abbiamo tradito la dottrina, la morale o la liturgia, segue inevitabilmente una sofferenza che ci purifica per riportarci sulla via stretta.

Fonte: Il Foglio, 14/10/2014

8 - SINODO: ECCO IL MESSAGGIO CONCLUSIVO PER CAPIRE COSA HA DETTO DAVVERO
Approvato a larga maggioranza, il documento contempla l'amore coniugale fedele e indissolubile e fa appello alle istituzioni affinché promuovano i diritti della famiglia naturale
Fonte Sito del Vaticano, 18/10/2014

Noi Padri Sinodali riuniti a Roma intorno a Papa Francesco nell'Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, ci rivolgiamo a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita. Manifestiamo la nostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana che offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, speranza, e amore.

L'IMPORTANZA DELLA FAMIGLIA
Anche noi, pastori della Chiesa, siamo nati e cresciuti in una famiglia con le più diverse storie e vicende. Da sacerdoti e vescovi abbiamo incontrato e siamo vissuti accanto a famiglie che ci hanno narrato a parole e ci hanno mostrato in atti una lunga serie di splendori ma anche di fatiche.
La stessa preparazione di questa assemblea sinodale, a partire dalle risposte al questionario inviato alle Chiese di tutto il mondo, ci ha consentito di ascoltare la voce di tante esperienze familiari. Il nostro dialogo nei giorni del Sinodo ci ha poi reciprocamente arricchito, aiutandoci a guardare tutta la realtà viva e complessa in cui le famiglie vivono.
A voi presentiamo le parole di Cristo: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). Come usava fare durante i suoi percorsi lungo le strade della Terra Santa, entrando nelle case dei villaggi, Gesù continua a passare anche oggi per le vie delle nostre città. Nelle vostre case si sperimentano luci ed ombre, sfide esaltanti, ma talora anche prove drammatiche. L'oscurità si fa ancora più fitta fino a diventare tenebra, quando si insinua nel cuore stesso della famiglia il male e il peccato.

LA GRANDE SFIDA DELLA FEDELTÀ NELL'AMORE CONIUGALE
C'è, innanzitutto, la grande sfida della fedeltà nell'amore coniugale. Indebolimento della fede e dei valori, individualismo, impoverimento delle relazioni, stress di una frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare. Si assiste, così, a non poche crisi matrimoniali, affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio. I fallimenti danno, così, origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la scelta cristiana.
Tra queste sfide vogliamo evocare anche la fatica della stessa esistenza. Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio diversamente abile, in una malattia grave, nel degrado neurologico della vecchiaia, nella morte di una persona cara. È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio, fede e amore, considerandole non come qualcosa che viene strappato o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che esse donano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni malate.

I DIRITTI DELLA FAMIGLIA PER IL BENE COMUNE
Pensiamo alle difficoltà economiche causate da sistemi perversi, dal «feticismo del denaro e dalla dittatura di un'economia senza volto e senza scopo veramente umano» (Evangelii gaudium, 55), che umilia la dignità delle persone. Pensiamo al padre o alla madre disoccupati, impotenti di fronte alle necessità anche primarie della loro famiglia, e ai giovani che si trovano davanti a giornate vuote e senza attesa, e che possono diventare preda delle deviazioni nella droga o nella criminalità.
Pensiamo, pure, alla folla delle famiglie povere, a quelle che s'aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza, alle famiglie profughe che senza speranza migrano nei deserti, a quelle perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valori spirituali e umani, a quelle colpite dalla brutalità delle guerre e delle oppressioni. Pensiamo anche alle donne che subiscono violenza e vengono sottoposte allo sfruttamento, alla tratta delle persone, ai bambini e ragazzi vittime di abusi persino da parte di coloro che dovevano custodirli e farli crescere nella fiducia e ai membri di tante famiglie umiliate e in difficoltà. «La cultura del benessere ci anestetizza e [...] tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo» (Evangelii gaudium, 54). Facciamo appello ai governi e alle organizzazioni internazionali di promuovere i diritti della famiglia per il bene comune.
Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell'accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie.

L'AMORE TENDE PER SUA NATURA AD ESSERE PER SEMPRE
C'è, però, anche la luce che a sera splende dietro le finestre nelle case delle città, nelle modeste residenze di periferia o nei villaggi e persino nelle capanne: essa brilla e riscalda corpi e anime. Questa luce, nella vicenda nuziale dei coniugi, si accende con l'incontro: è un dono, una grazia che si esprime – come dice la Genesi (2,18) – quando i due volti sono l'uno "di fronte" all'altro, in un "aiuto corrispondente", cioè pari e reciproco. L'amore dell'uomo e della donna ci insegna che ognuno dei due ha bisogno dell'altro per essere se stesso, pur rimanendo diverso dall'altro nella sua identità, che si apre e si rivela nel dono vicendevole. È ciò che esprime in modo suggestivo la donna del Cantico dei Cantici: «Il mio amato è mio e io sono sua... io sono del mio amato e il mio amato è mio», (Ct 2,16; 6,3).
L'itinerario, perché questo incontro sia autentico, inizia col fidanzamento, tempo dell'attesa e della preparazione. Si attua in pienezza nel sacramento ove Dio pone il suo suggello, la sua presenza e la sua grazia. Questo cammino conosce anche la sessualità, la tenerezza, la bellezza, che perdurano anche oltre la vigoria e la freschezza giovanile. L'amore tende per sua natura ad essere per sempre, fino a dare la vita per la persona che si ama (cf. Gv 15,13). In questa luce l'amore coniugale, unico e indissolubile, persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano; è uno dei miracoli più belli, benché sia anche il più comune.
Questo amore si diffonde attraverso la fecondità e la generatività, che non è solo procreazione, ma anche dono della vita divina nel battesimo, educazione e catechesi dei figli. È pure capacità di offrire vita, affetto, valori, un'esperienza possibile anche a chi non ha potuto generare. Le famiglie che vivono questa avventura luminosa diventano una testimonianza per tutti, in particolare per i giovani.

FAMIGLIA, AUTENTICA CHIESA DOMESTICA
Durante questo cammino, che è talora un sentiero d'altura, con fatiche e cadute, si ha sempre la presenza e l'accompagnamento di Dio. La famiglia lo sperimenta nell'affetto e nel dialogo tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle. Poi lo vive nell'ascoltare insieme la Parola di Dio e nella preghiera comune, una piccola oasi dello spirito da creare per qualche momento ogni giorno. C'è quindi l'impegno quotidiano dell'educazione alla fede e alla vita buona e bella del Vangelo, alla santità. Questo compito è spesso condiviso ed esercitato con grande affetto e dedizione anche dai nonni e dalle nonne. Così la famiglia si presenta quale autentica Chiesa domestica, che si allarga alla famiglia delle famiglie che è la comunità ecclesiale. I coniugi cristiani sono poi chiamati a diventare maestri nella fede e nell'amore anche per le giovani coppie.
C'è, poi, un'altra espressione della comunione fraterna ed è quella della carità, del dono, della vicinanza agli ultimi, agli emarginati, ai poveri, alle persone sole, malate, straniere, alle altre famiglie in crisi, consapevoli della parola del Signore: «C'è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35). È un dono di beni, di compagnia, di amore e di misericordia, e anche una testimonianza di verità, di luce, di senso della vita.
Il vertice che raccoglie e riassume tutti i fili della comunione con Dio e col prossimo è l'Eucaristia domenicale, quando con tutta la Chiesa la famiglia si siede alla mensa col Signore. Egli si dona a tutti noi, pellegrini nella storia verso la meta dell'incontro ultimo quando «Cristo sarà tutto in tutti» (Col 3,11). Per questo, nella prima tappa del nostro cammino sinodale, abbiamo riflettuto sull'accompagnamento pastorale e sull'accesso ai sacramenti dei divorziati risposati.
Noi Padri Sinodali vi chiediamo di camminare con noi verso il prossimo sinodo. Su di voi aleggia la presenza della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe nella loro modesta casa. Anche noi, unendoci alla Famiglia di Nazaret, eleviamo al Padre di tutti la nostra invocazione per le famiglie della terra:
Padre, dona a tutte le famiglie la presenza di sposi forti e saggi, che siano sorgente di una famiglia libera e unita. Padre, dona ai genitori di avere una casa dove vivere in pace con la loro famiglia. Padre, dona ai figli di essere segno di fiducia e di speranza e ai giovani il coraggio dell'impegno stabile e fedele. Padre, dona a tutti di poter guadagnare il pane con le loro mani, di gustare la serenità dello spirito e di tener viva la fiaccola della fede anche nel tempo dell'oscurità. Padre, dona a noi tutti di veder fiorire una Chiesa sempre più fedele e credibile, una città giusta e umana, un mondo che ami la verità, la giustizia e la misericordia.

Nota di BastaBugie: quello che abbiamo riportato qui sopra è il messaggio finale della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi. Riassume la posizione condivisa dalla larghissima maggioranza dei padri sinodali ed è in linea con la Tradizione della Chiesa.
Oltre a questo messaggio, il Papa successivamente ha fatto pubblicare anche la "Relatio Synodi" che, contrariamente al messaggio, non è stata approvata con la maggioranza richiesta dei due terzi nei punti caldi su cui hanno invece fatto attenzione televisioni e giornali. Va quindi letta stando attenti a non attribuire alla Chiesa un pensiero non cattolico che si discosta dalla Tradizione (per sua natura immutabile) della Chiesa e che giustamente è stato contrastato da larghi settori del sinodo.
Come abbiamo detto, il messaggio che qui sopra abbiamo pubblicato è stato invece approvato a larghissima maggioranza dai padri sinodali.

Fonte: Sito del Vaticano, 18/10/2014

9 - OMELIA XXX DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 22,34-40)
Amerai il tuo prossimo come te stesso
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 26 ottobre 2014)

Rispondendo al dottore della Legge che gli chiedeva quale fosse il più importante comandamento, Gesù proclama e diffonde il primato dell'amore nella vita di ogni uomo. Dio è amore, e l'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, è chiamato prima di tutto ad amare. È l'amore a dare senso e significato alla vita umana. Una creatura umana si realizza nella misura del suo amore al Creatore e ai fratelli. Diversamente, se si lascia vincere dall'egoismo, che è esattamente il contrario dell'amore, si incammina a rapidi passi verso la sua infelicità.
L'amore ci spinge a donarci; l'egoismo ci porta a dominare e a ricercare unicamente il nostro tornaconto. L'uomo d'oggi tante volte si illude di amare, ma, in realtà, è guidato quasi esclusivamente dall'egoismo. L'insegnamento delle letture di questa domenica deve spingerci a fare un serio esame di coscienza e a domandare al Signore la grazia del puro e santo amore, quell'amore che ha condotto Gesù a donare la sua vita per noi, fino a morire in croce.
L'amore richiede sforzo, impegno personale e sacrificio. La prova inconfutabile dell'amore è il dolore. Solo se siamo disposti a soffrire per una persona diamo prova di amare quella persona. E quando si ama, quella sofferenza non pesa, anzi, è desiderata. Così ci ha amati Gesù, fino a versare tutto il suo Sangue per la nostra salvezza; così hanno amato i Santi, i quali hanno donato la loro vita per Dio e per i fratelli; così dobbiamo amare anche noi, se veramente ci teniamo alla nostra felicità.
L'amore ci porta ad amare Dio al sopra di ogni cosa, e il prossimo come noi stessi. Questi due amori sono strettamente congiunti e non si possono separare l'uno dall'altro, al punto che noi dimostreremo il nostro amore a Dio amando e servendo i nostri fratelli; ma è anche vero che quanto più ameremo Dio, tanto più riusciremo ad amare il prossimo.
L'amore ci avvicina sempre di più a Dio, pertanto bisogna esortare tutti a far del bene, anche i lontani: in tal modo, senza accorgersene, anche loro si avvicineranno alla conversione, si avvicineranno sempre di più all'incontro con Dio. L'amore, inoltre, ci spingerà a fare sempre di più per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli.
È stato l'amore a spingere la beata Teresa di Calcutta a dedicarsi completamente ai bisognosi più poveri e abbandonati. Nel suo cuore ci fu come un fuoco ardente che la consumava giorno per giorno, e lei non si risparmiò minimamente, volendo potare la luce di Dio e della carità cristiana a chi non aveva mai conosciuto un gesto d'amore, una parola gentile, e viveva in condizioni disumane.
È stato l'amore a spingere San Pio da Pietrelcina a rinchiudersi per ore e ore ogni giorno in confessionale per dare alle anime il perdono di Dio e la grazia della sua amicizia. San Pio avvertiva tutto quel peso immane, ma lo faceva volentieri perché amava le anime. Per loro sgranava in continuazione decine e decine di Rosari, per ottenere dal Cuore materno di Maria tutte le grazie di cui avevano bisogno e, soprattutto, la grazia della conversione e della perseveranza nella grazia di Dio. La vita di Padre Pio fu letteralmente divorata dal fuoco dell'amore di Dio. Per lui la più grande carità era quella di offrirsi al Signore e di pregare incessantemente per la conversione dei peccatori e per le anime del Purgatorio.
È stato l'amore di Dio a spingere santa Teresina ad offrirsi come vittima all'amore misericordioso di Gesù, per la conversione dei peccatori, rinchiudendosi in un monastero di clausura. Oggi questa vocazione non è molto compresa, ma, agli occhi di Dio, è preziosissima.
L'amore ci fa uscire da noi stessi, in modo tale che ci prendiamo cura degli interessi del prossimo come se fossero i nostri. Si dice che "chi ama non calcola, mentre chi calcola non ama".
Scriveva sant'Agostino: «Sempre, in ogni istante, abbiate presente che bisogna amare Dio e il prossimo: Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, e il prossimo come se stessi. Questo dovete sempre pensare, meditare, ricordare, praticare e attuare. Amando il prossimo per amore di Dio e prendendoti cura di lui, tu cammini. Aiuta, dunque, il prossimo con il quale cammini, per poter giungere a Colui con il quale desideri rimanere».
L'amore è la misura del cristiano. Saremo riconosciuti come discepoli di Gesù se avremo carità gli uni per gli altri. E, ricordiamolo sempre, la carità deve essere esercitata con la mente, pensando bene e giudicando bene il prossimo; con le parole, evitando con cura la mormorazione; e con le opere, servendo Gesù nella persona del prossimo. Saremo veramente cristiani nella misura di questo amore.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 26 ottobre 2014)

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