BastaBugie n�374 del 07 novembre 2014

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1 INTERVISTA AL PROTAGONISTA ''LUCA ERA GAY'', LA CANZONE CHE POVIA HA PORTATO A SANREMO
Insegnante di religione alla gogna pubblica solo per aver parlato in classe della possibilità per gli omosessuali di recuperare la normalità (VIDEO: non sono più gay ed ora sto con lei)
Autore: Luca Di Tolve - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 PAOLO VI, L'HUMANAE VITAE E LA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITA'
Chi impara l'autodominio con i metodi naturali impara a vivere le proprie pulsioni nella forma del dono, senza diventarne schiavo
Autore: Giancarla Stevanella - Fonte: Libertà e Persona
3 CHESTERTON: IL FONDAMENTO DELLA LIBERTA' STA IN DIO
Il governo deve governare, ma mai divenire un tiranno; i governati devono obbedire, ma non divenire schiavi
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: Il Sussidiario
4 ULTIMATUM DEL GOVERNO INGLESE ALLE SCUOLE RELIGIOSE: INSEGNATE L'IDEOLOGIA GAY O VI CHIUDIAMO
La ministra dell'Educazione ha annunciato che manderà ispezioni a sorpresa per controllare che tutte le scuole insegnino i diritti dei gay e i matrimoni omosessuali
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA PREGHIERA PER LA BATTAGLIA DI VIENNA CHE SALVO' L'EUROPA DALL'INVASIONE ISLAMICA
Il vero cattolico non è né bigotto né buonista: ce lo insegna il beato Marco d'Aviano con questa preghiera che compose alla vigilia della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683
Fonte: Circolo Plinio Correa De Oliveira
6 IL PRIMO OBIETTIVO DELLO STATO ISLAMICO E' LA MECCA (...POI TOCCHERA' A ROMA)
Nella tabella di marcia del califfo di Mosul la prima tappa è l'Arabia Saudita, la terra sacra ai musulmani wahabiti governata da un re ''traditore'', poi il califfato rivolgerà le loro armi a noi
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
7 VUOI ANDARE IN PARADISO? DEVI DIVENTARE SANTO
La festa di tutti i Santi mette in evidenza la bellissima realtà della Chiesa trionfante, cioè di coloro che, essendo in Paradiso, sono eternamente felici con Dio
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: UNA LESBICA CONVIVENTE PUO' FARE DA MADRINA A UN BATTESIMO?
Ho chiesto a diversi sacerdoti, ma ho avuto risposte diverse
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE - ANNO A - (GV 2,13-22)
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
Autore: Angelo Sceppacerca - Fonte: Agenzia SIR

1 - INTERVISTA AL PROTAGONISTA ''LUCA ERA GAY'', LA CANZONE CHE POVIA HA PORTATO A SANREMO
Insegnante di religione alla gogna pubblica solo per aver parlato in classe della possibilità per gli omosessuali di recuperare la normalità (VIDEO: non sono più gay ed ora sto con lei)
Autore: Luca Di Tolve - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/11/2014

Quanto accaduto a Moncalieri è l'ennesima dimostrazione del carattere menzognero e illiberale dei gruppi organizzati Lgbt. L'insegnante di religione finita nella gogna mediatica non ha solo espresso un'opinione ma ha anche fatto riferimento a fatti concreti, scientifici, relativi all'omosessualità.
Intanto va affermato con chiarezza che l'insegnante ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione anche riguardo all'omosessualità: è un diritto sancito dalla Costituzione e non ci sono giustificazioni per chi vuole far tacere delle opinioni. Questo purtroppo è ormai un tratto caratteristico delle organizzazioni Lgbt, ci provano in continuazione e per fare questo mentono riguardo alla legge e riguardo alla scienza, usando anche un linguaggio volutamente tendenzioso per demonizzare chi la pensa diversamente.

LA SOLITA MISTIFICAZIONE
L'insegnante di Moncalieri, ad esempio, ha parlato di problema psicologico, ma è stata accusata di parlare di "cure", facendo intendere che considera l'omosessualità una malattia. È la solita mistificazione: quando si parla di disturbo, o disagio psicologico non parliamo di una malattia da curare ma di un disagio che richiede un lavoro interiore.
E pensare che sono loro stessi che sostengono la terapia affermativa, ovvero il supporto psicologico che porta all'accettazione dell'omosessualità. È segno che allora il disagio esiste, che un problema psicologico c'è.
Del resto è la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ad affermarlo: nel Manuale diagnostico ICD10, l'omosessualità egodistonica è definita come un disturbo psicologico (catalogato come F66) per cui «l'individuo desidererebbe che (la preferenza sessuale) fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati, e può cercare un trattamento per cambiarla».
Dunque, è l'Organizzazione Mondiale della Sanità a dirlo, non la Chiesa cattolica: coloro che pur avendo una tendenza omosessuale vogliono esplorare altre modalità, perché – come è accaduto a me – si trovano a disagio nella loro condizione, devono avere questa possibilità. E invece si vuole negare alle persone che lo desiderano la possibilità di intraprendere un percorso psicologico diverso, che le porti a riscoprire l'eterosessualità.
Così se qualcuno a un certo punto della sua vita "scopre" la propria omosessualità diventa una celebrità, un eroe popolare (il caso di Alessandro Cecchi Paone è solo un esempio); se invece, come è accaduto al sottoscritto, si vuole fare il percorso inverso allora vieni bollato come un pericoloso omofobo.

LE PERSONE POSSONO CAMBIARE
Per imporre questa teoria mentono sulla realtà e sulla scienza. La realtà è che ormai sono tantissimi i casi di ex omosessuali che hanno recuperato la loro identità eterosessuale, si sono sposati, vivono relazioni stabili e hanno figli. Negli Stati Uniti c'è una casistica che va indietro almeno trent'anni. E sempre negli Stati Uniti c'è una comunità, "People can change" (Le persone possono cambiare), con un sito internet che raccoglie tantissime testimonianze di ex omosessuali. E anche in Italia nella nostra associazione, che ha appena sei anni, ci sono almeno una quindicina di persone che già si sono sposate ed hanno figli. Quest'anno abbiamo anche fatto una festa della famiglia, per testimoniare la bellezza di questo cammino che viviamo. Non sono forse dati scientifici questi? Non sono dati inoppugnabili? Non siamo forse persone che vivono un reale cambiamento? Eppure ci negano il diritto di esistere.
La cosa scioccante è che questi personaggi continuano a mentire, e media e autorità istituzionali chiamano il presidente dell'Arcigay come se spettasse a lui decidere cosa deve entrare nella scuola e cosa deve rimanere fuori. È un'assurdità.
E poi continuano a ripetere un'altra menzogna: che la terapia riparativa in Italia non si può fare. Non è vero, si può fare benissimo. Lo dicono solo per spaventare la gente e intimidire quanti lo desiderassero. C'è un codice deontologico che fissa le modalità. Non è lo psicologo che decide, è la persona che va dallo psicologo e dice che prova un disagio. Prima si guarda il disagio poi la persona decide quale percorso vuole fare. Se io non sono felice come omosessuale, come dice l'Organizzazione Mondiale della sanità, ho il diritto di avere tutti gli strumenti per fare il percorso psicologico che desidero.

Nota di BastaBugie
: per approfondire le verità scientifiche che l'ideologia gay vuole oscurare e per leggere la storia dell'autore di questo articolo, clicca qui sotto
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/edizioni.php?id=35
In questo video di cinque minuti, Luca Di Tolve parla della sua esperienza che lo ha portato a lasciare per sempre l'omosessualità


http://www.youtube.com/watch?v=5KByOjm2o18

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/11/2014

2 - PAOLO VI, L'HUMANAE VITAE E LA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITA'
Chi impara l'autodominio con i metodi naturali impara a vivere le proprie pulsioni nella forma del dono, senza diventarne schiavo
Autore: Giancarla Stevanella - Fonte: Libertà e Persona, 19 ottobre 2014

La Confederazione Italiana dei Centri per la regolazione naturale della fertilità si sente chiamata in questo particolare momento storico a prendere posizione - per quanto le compete - dinanzi al dibattito scaturito in occasione del sinodo sulla famiglia, e in particolare circa la dottrina esposta in Humanae Vitae. Se molti aspettano una parola di conferma, molti altri invece sembrano attendere dalla Chiesa una presunta - cosiddetta - "apertura" al riguardo, ossia un cambiamento radicale della dottrina sulla contraccezione.

LA VERITÀ DELL'AMORE CONIUGALE
La Confederazione tiene da subito a precisare che Humanae Vitae non è banalmente l'enciclica sulla contraccezione o sul divieto posto all'utilizzo della contraccezione, come volgarmente si sente dire. Chiunque avesse finalmente il coraggio di leggere personalmente l'enciclica, dovrebbe prendere atto di un grande inno all'amore coniugale, di un testo cioè che racconta - non inventa, né arbitrariamente decide - la pienezza e la bellezza, in una parola la verità dell'amore coniugale. La proposta chiara dei metodi naturali come unica via capace di permettere, presidiare e promuovere l'amore di coppia come donazione e accoglienza totali l'uno dell'altra è parte integrante della possibilità di fare esperienza di tale verità: di verificare, ossia di fare vero in modo feriale, nella carne degli sposi, quello che è avvenuto nella celebrazione del matrimonio.

I METODI NATURALI
È bene puntualizzare che i metodi naturali non sono un dono semplicemente per i credenti, e anche se forse solo la Chiesa ha investito molto in questa direzione e promosso e sollecitato la ricerca scientifica sui metodi naturali, è senz'altro vero che essi non sono un prodotto della Chiesa, né una sua invenzione. I metodi naturali, infatti, poggiano originariamente e originalmente sulla struttura stessa dell'essere umano, sulla sua differenza di maschile e femminile, e sulla dinamica naturalmente inscritta nell'unica verità della sessualità coniugale possibile, quella tra uomo e donna, in ogni suo atto. In questo senso Humanae Vitae non fa che riconoscere quello che da sempre appartiene all'essere umano, ad ogni essere umano e alla coppia, il che significa che la proposta dei metodi naturali è per tutti e a disposizione di tutti, in altre parole e con un linguaggio moderno è laica e aconfessionale. In tale direzione il rifiuto della contraccezione non è banalmente un divieto incomprensibile e disumano, ma la logica conseguenza del grande "sì" detto alla pienezza e bellezza dell'amore. Il metodo naturale altro non è che l'apprendimento dell'alfabeto in cui è scritta la fisiologia della sessualità umana.
Chi pensa che il metodo naturale sia l'ennesima imposizione dall'alto, moralistica della Chiesa cattolica, un principio che stritola e schiaccia la persona, dimostra di non aver compreso affatto cosa siano i metodo naturali: i metodi non si usano come fossero qualcosa di estrinseco rispetto la persona, ma si vivono nella dimensione della coppia, si abitano; e chi fa tale esperienza, fa l'esperienza di sentirsi a casa, perché non fa altro che essere radicalmente se stesso nel proprio corpo e con il proprio corpo. Non solo! Essi proprio attraverso il rigore scientifico di primissimo livello che oggi hanno potuto raggiungere, se da una parte permettono il rinvio e la distanziazione delle gravidanze, favoriscono altresì la ricerca della gravidanza, mostrando ancora una volta – insieme alla loro altissima efficacia tecnico-scientifica – di essere a disposizione della dilatazione della generosità delle coppie, e concretamente di un amore che è aperto all'accoglienza del figlio, quale frutto dell'amore.

CONTRACCETTIVI: NÉ DONO, NÉ ACCOGLIENZA
Quando invece un uomo e una donna fanno uso di contraccezione non fanno che, rifiutando il dono della vita, rifiutarsi reciprocamente poiché non si donano né si accolgono nella totalità di quello che sono: l'uno rifiuta di donare all'altro la propria fertilità nel momento stesso in cui rifiuta anche di accogliere la fertilità dell'altro. Il significato primo della contraccezione – è bene chiarirlo – non è infatti anti-concezionale, ma anti-coniugale, proprio perché ci sottrae, ci deruba dell'esperienza del dono e accoglienza totali l'uno dell'altro nella misura in cui ci adultera, non ci fa essere davvero e radicalmente noi stessi e non ci fa accettare l'altro nella sua radicale realtà, così come egli o ella è e si trova ad essere. Nella contraccezione, la sessualità appare esattamente come la negazione di se stessa: far sesso con un altro rifiutando l'altro... è autocontraddittorio: se la sessualità è per sua natura slancio verso l'altro, nella contraccezione la sessualità viene ad essere vissuta in maniera autoreferenziale per cui si "fa l'amore in due"... per vivere "il piacere" (?) da soli.
Non è quindi vero che "l'amore è amore" e che "l'importante è amarsi", al di là delle espressioni concrete. Non è vero che ogni coppia è libera di decidere quale strumento di gestione (regolazione/negazione) della fertilità è a lei più adeguato, perché l'amore ha bisogno di dirsi nel darsi, nel donarsi e accogliersi non solo sinceramente – come dimensione intenzionale soggettiva – ma anche veramente – come dimensione oggettiva, che attesta nella carne la verità concreta del dono e dell'accoglienza: non basta il desiderio di mangiare per sfamarsi, come non basta il cibo a rendere piacevole una cena.
Chi ritiene che i metodi naturali non siano per tutti; chi ritiene che non siano utilizzabili da tutti; chi ritiene che non possano essere proposti a tutti... chi pensa in questo modo sta donando alle persone meno di quello che meritano; sta privando le coppie di un grande dono, ossia di se stesse, di quello che già hanno a portata di mano e possono vivere come dono. E non solo le coppie, ma anche i loro figli. Infatti quale padre, quale madre vuole per i propri figli qualcosa di diverso dal massimo che può dare loro? Forse un genitore non vuole il meglio per i propri figli? Che educatore è colui che ritiene che i ragazzi non siano in grado di vivere quella pienezza d'amore inscritta nel DNA di ciascuna persona? Si tratterebbe di un educatore che invece di trarre fuori il meglio, si limiterebbe a giocare con la vita dei giovani, che non donerebbe loro la pienezza di una delle esperienze più decisive per ogni esistenza, quella dell'amore e della sessualità. E non si tratta di chiudere gli occhi di fronte alle situazioni reali, anzi, si tratta invece di volerle appunto affrontare e risolvere. Vediamo tutti e tutti i giorni, pur da angolature differenti, la situazione sociale a cui ha condotto la presunta liberalizzazione sessuale, che ha reso molti prigionieri di una sessualità disordinata, infelice, sofferente.

EDUCAZIONE SESSUALE INGANNEVOLE
L'educazione sessuale che propone la contraccezione, vuoi per "proteggersi", vuoi per mettersi al riparo dalle gravidanze indesiderate, vuoi per prevenire gli aborti... è ingannevole: essa, oltre a produrre esattamente il contrario di quanto teorizza, offre mezzi e strumenti avvelenati con cui negare alle giovani generazioni la possibilità di fare esperienza dell'amore come pienezza di vita, avviando i nostri adolescenti al deprezzamento di sé per sperimentare pratiche sessuali (dis)educative "politicamente corrette" ma, in realtà, ipocritamente false e vigliacche.
Spostare l'educazione della persona poi esclusivamente sulle eventuali conseguenze dei suoi atti è inoltre perdere di vista la persona, è smettere di prenderci cura della persona che abbiamo dinanzi: "fai tutto quello che vuoi, divertiti, l'importante è che eviti...". Ogni educatore, animatore... sa bene che non sempre quello che dice coincide con quello che viene recepito e che quello che vive vale più di quello che insegna: per questo i nostri giovani hanno spesso la percezione che la sessualità non sia in fondo una realtà preziosa. I nostri giovani vivono una realtà drammatica sul piano affettivo sessuale? Ma sì, forniamo loro gli strumenti per impantanarsi sempre più nella tragedia di esistenze percepite come insignificanti! Come ipotizzare che possano battersi per la vita fin dal concepimento se non raccontiamo prima loro del valore di loro stessi? Se non colgono la propria unicità, preziosità... come possono cogliere e contemplare quella altrui? Magari quella di un "grumo di cellule"? Se non permettiamo loro di fare l'esperienza piena dell'amore, come possiamo pretendere che imparino amare la vita fin dal concepimento?

CASTITÀ E AUTODOMINIO
D'altra parte la castità altro non è che la conseguenza della percezione del proprio valore: mi conservo e custodisco, non mi butto e svendo, perché sono prezioso... e mi riconosco tale, mi sento tale. Chi impara l'autodominio impara a vivere le proprie pulsioni nella forma del dono, proprio perché non ne diventa mai schiavo. E come i metodi naturali, anche la castità è dono da proporre civilmente, laicamente, perché esperienza di umanizzazione profonda. C'è forse un essere umano che non aspetti di essere umanizzato e non meriti di esserlo? Chi propone la strada della contraccezione non si pone solo contro la pienezza di vita della coppia, ma contro l'umanizzazione stessa della persona.
È per questo che la Chiesa da sempre, e in maniera tematicamente esplicita nel 1968, ha voluto occuparsi della sessualità degli sposi e, quindi, dell'uomo: non per una forma di espressione di potere e di controllo sociale, non per una pruriginosa ossessione per il sesso, ma perché in tale dimensione intima – ma non privata – si gioca una grossa parte della felicità degli uomini e delle coppie, perché in tale dimensione è possibile fare l'esperienza della grandezza dell'amore coniugale, fonte di ogni amore umano. La Chiesa è Madre, non solo perché capace di accogliere nella misericordia il peccatore pentito, ma anche perché, come ogni madre, vuole il meglio per i suoi figli e come tale deve essere maestra: in fondo il suo essere maestra non è che la fecondità del suo essere madre.
La Confederazione Italiana dei Centri per la regolazione naturale della fertilità si sente particolarmente toccata in questo tempo dalla beatificazione imminente di Paolo VI, e vuole esprimere la propria gratitudine per Humanae Vitae proprio continuando fedelmente a proporre attraverso i metodi naturali la bellezza e verità dell'amore coniugale.

Nota di BastaBugie: ecco il trailer di "Inattesa", il docu-film sull'ultima enciclica di Paolo VI


http://www.youtube.com/watch?v=7mPjpxt5Bo0

Fonte: Libertà e Persona, 19 ottobre 2014

3 - CHESTERTON: IL FONDAMENTO DELLA LIBERTA' STA IN DIO
Il governo deve governare, ma mai divenire un tiranno; i governati devono obbedire, ma non divenire schiavi
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: Il Sussidiario, 7 febbraio 2013

Gilbert Keith Chesterton non è uno scrittore del secolo passato, ma del futuro prossimo. Nella produzione decisamente abbondante, consona al suo autore, che ci ha lasciato, accanto alle ben note opere narrative, tra le quali spiccano i racconti di Padre Brown, nonché i romanzi, ricchi di immaginazione fantastica, da Il Napoleone di Notting Hill a L'Osteria Volante a L'uomo che fu Giovedì, troviamo una produzione saggistica assolutamente eccezionale: il suo talento ebbe modo di sfornare opere come Ortodossia o le biografie di santi come Francesco d'Assisi e Tommaso d'Aquino, e altro ancora.

CHESTERTON LEGGE PROFETICAMENTE LA REALTÀ
Dopo anni di oblio, Chesterton sembra tornato di moda: lo si ripubblica, si offrono (finalmente) al pubblico italiano diversi inediti, e se ne parla in incontri e convegni. Se ne mette in evidenza – e giustamente – lo spirito apologetico del cristianesimo, ma c'è anche un altro fondamentale aspetto da sottolineare del grande giornalista e scrittore inglese: la sua capacità di leggere profeticamente la realtà. Già negli anni 30 scriveva e discuteva di eugenetica, ma non solo: vide in anticipo tutti i guasti che avrebbero prodotto i sistemi politici che a vario titolo soffocavano le libertà autentiche, in particolare giudicando con straordinaria preveggenza i guai di un moderno "stato servile" dove l'uomo è espropriato della sovranità personale, della possibilità di disporre del proprio lavoro, del proprio tempo, persino dei propri talenti.

PRENDERE SUL SERIO LA REALTÀ NELLA SUA INTEGRITÀ
Chesterton scrisse in una lettera alla fidanzata, agli inizi del proprio impegno giornalistico: "È facile, a volte, donare il proprio sangue alla patria, e ancora più facile donarle del denaro. Talvolta è più difficile donarle la verità". Urgeva in lui il desiderio appassionato di salvaguardare le coscienze e il pensiero dei suoi connazionali dai veleni della propaganda di parte, con tutte le sue falsità e menzogne.
L'intento di Chesterton era quello di prendere sul serio la realtà nella sua integrità, a cominciare dalla realtà interiore dell'uomo, e di adoperare fiduciosamente l'intelletto – ovvero il buon senso – nella sua originale sanità, purificato da ogni incrostazione ideologica.

USO SAPIENTE DEL PARADOSSO
Di fronte ai mali della Modernità, e, al loro progressivo affermarsi, Chesterton non rispose con pessimismo recriminante, ma con la lieta ribellione del cristiano.
Con l'uso sapiente del paradosso, Chesterton non si limita a far sorridere il lettore. Gli svela che il mondo lasciato a se stesso diventa sempre peggiore. La conseguenza più deleteria della scristianizzazione non è stato il pur gravissimo smarrimento etico, ma lo smarrimento della ragione. Il mondo che rifiuta Dio, che gli volta le spalle, che vuole fare a meno di Lui, impazzisce. Il rapporto individuo-società, libertà personale-ordinamento civile, ovvero persona-stato, è uno dei nodi cruciali della modernità. Uno dei modi più originali di affrontarlo è stato rappresentato dal movimento inglese del Distributismo, cui novant'anni fa Chesterton diede vita insieme agli amici Hilaire Belloc, scrittore, giornalista e parlamentare, e Vincent MacNabb, frate domenicano irlandese.

IL DISTRIBUTISMO, OVVERO UN'ALTERNATIVA AL CAPITALISMO E AL SOCIALISMO
Un problema mai risolto, si potrebbe obiettare, quello della "terza via" tra liberismo capitalista e socialismo collettivista, e forse superato dai tempi. In realtà quanto avviene oggi, i segnali di sostanziale fallimento della globalizzazione, ci invitano a riprendere seriamente in considerazione la questione, e una riscoperta del pensiero di Chesterton è quanto mai attuale.
Chesterton e i suoi amici distributisti avevano identificato nello "Stato servile", capitalista o marxista è indifferente, l'asservimento dell'uomo allo Stato o al proprietario, e alle loro pretese.
Al contrario, secondo il Distributismo, le persone dovrebbero essere messe in grado di guadagnarsi da vivere senza dover contare sull'uso della proprietà altrui. Esempi di persone che si guadagnano da vivere in questo modo sono gli agricoltori che possiedono la loro terra e le relative macchine (oppure in consorzio con altri agricoltori); gli artigiani che possiedono i loro strumenti, e che attraverso essi possono sviluppare il loro talento e la loro creatività. Il Distributismo prevedeva inoltre un approccio corporativo, o cooperativo, che prevedeva la co-proprietà di comunità locali più grandi di una famiglia, ad esempio, partner in un business oppure in un consorzio, pur sempre permanendo in una forma di indipendenza aziendale.
Il Distributismo, inoltre, prevedeva l'eliminazione, o una profonda rielaborazione, del sistema bancario, con un ruolo molto diverso dei governi in campo economico, ad esempio tramite accordi fiscali con tali piccole (se non piccolissime) imprese, finalizzati all'incentivazione della fiducia delle banche nei confronti dei creditori fruitori del credito sociale e dello sviluppo della fiscalità monetaria.

IL FONDAMENTO DELLA LIBERTÀ STA IN DIO
Utopie? In realtà Chesterton non fa che richiamarsi esplicitamente a quei principi di dottrina sociale cattolica che affondano le proprie radici nell'esperienza benedettina (Ora et labora) ed espressi modernamente in diverse encicliche papali.
Chesterton e i distribuisti ritenevano che ogni autorità, nella famiglia, nel negozio, nell'azienda, nella regione, nello stato non esiste mai, in nessun caso, a beneficio di coloro che la posseggono e ne fanno uso. Nessun padrone ha il diritto di sfruttare un solo uomo. Eppure ogni epoca, nota Chesterton, ha cercato di produrre una sua versione della tirannide e dello schiavismo. Il governo deve governare, ma mai divenire un tiranno; i governati devono obbedire, ma non devono mai adattarsi a divenire schiavi.
Il fondamento della libertà - a differenza di quanto recitano le diverse ideologie da duecento anni - sta in Dio. Dimenticare che Dio è l'unica fonte di autorità è un cominciare ad offrire a Cesare quel che è di Dio, venerare la Bestia dell'Apocalisse e adorare ciò che desidera primeggiare.
Il vero dramma della modernità, pertanto, sta nella scelta tra Dio e gli idoli, tra la civiltà cristiana e il nuovo paganesimo che adora potere, denaro e lussuria.

Fonte: Il Sussidiario, 7 febbraio 2013

4 - ULTIMATUM DEL GOVERNO INGLESE ALLE SCUOLE RELIGIOSE: INSEGNATE L'IDEOLOGIA GAY O VI CHIUDIAMO
La ministra dell'Educazione ha annunciato che manderà ispezioni a sorpresa per controllare che tutte le scuole insegnino i diritti dei gay e i matrimoni omosessuali
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/11/2014

Guardare quanto succede all'estero è sempre utile per capire quanto sta per succedere da noi. Qualche giorno fa ci siamo occupati degli Stati Uniti, dove sono cominciate le azioni legali per costringere i pastori e i sacerdoti a sposare le coppie dello stesso sesso nelle loro chiese. Gli Stati Uniti sembrano lontani? Oggi andiamo in Inghilterra, Unione Europea.

LE SCUOLE RELIGIOSE DOVRANNO INSEGNARE LA TEORIA DEL GENDER
Qui, sabato 1 novembre, la ministra dell'Educazione, la signora Nicky Morgan, ha annunciato che le scuole religiose dovranno insegnare la teoria del gender, compreso quanto riguarda «i diritti dei gay e il rispetto dovuto ai matrimoni fra persone dello stesso sesso». Ha pure annunciato che manderà nelle scuole religiose ispezioni a sorpresa, e che quelle colte in fallo a insegnare dottrine religiose contrarie al «matrimonio» omosessuale o critiche rispetto agli atti omosessuali saranno chiuse senza cerimonie. Nel tentativo di mostrare che non ce l'ha con i cristiani, il ministero ha già mandato due ispezioni a scuole ebraiche, mostrando loro il cartellino giallo che le degrada a «scuole sotto sorveglianza», un passo prima del cartellino rosso della chiusura.

PRIMO COMMENTO: PRIMA IN INGHILTERRA E FRANCIA POI LA PERSECUZIONE ARRIVERA' DA NOI
La vicenda merita quattro commenti, istruttivi anche per noi. Primo: l'Inghilterra e la Francia sono i Paesi-guida in materia di «nuovi diritti» e quanto è sperimentato da loro prima o poi arriva anche da noi. Ci sono già avvisaglie. Domenica diversi giornali riportavano il caso di un'insegnante di religione di Moncalieri, in provincia di Torino, denunciata al preside, all'ufficio scolastico provinciale e perfino alla Curia per avere - incredibilmente - insegnato nell'ora di religione cattolica quanto afferma il magistero cattolico a proposito degli omosessuali, «rispetto, compassione e delicatezza» compresi, ma con il giudizio proposto dal Catechismo sul carattere «disordinato» - per delicatezza, la docente non ha neppure usato questa parola - della tendenza e degli atti omosessuali e sulla inammissibilità di leggi che introducano nell'ordinamento il «matrimonio» e le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. Apriti cielo: la povera docente è stata trasformata in poche ore nel nostro di Moncalieri. Con il metodo inglese, non potrebbe insegnare il magistero cattolico neppure in una scuola cattolica.

SECONDO COMMENTO: PARTITO CONSERVATORE (?)
Secondo commento: la ministra Morgan non solo è del Partito Conservatore, ma nel 2013 ha votato contro la legge che cambiava nome alle «unioni civili» inglesi - che erano in tutto uguali al matrimonio tranne che per il nome - in «matrimoni». Ora si è pentita. Non si sa se sia passata da Arcore, e lì abbia incontrato Luxuria, ma come ha detto Berlusconi in Europa i partiti conservatori su queste materie sono all'avanguardia. Purtroppo, spesso è vero.

TERZO COMMENTO: LA FURBIZIA DELLA DITTATURA DEL RELATIVISMO
Terzo commento: tutta la vicenda è cominciata con una campagna di stampa e ispezioni delle autorità scolastiche a Birmingham in scuole islamiche fondamentaliste, legalmente riconosciute in nome dell'allegro multiculturalismo inglese di qualche anno fa, dove sono stati trovati e fotografati alunni in tenuta da combattimento che scandivano slogan a favore del Califfato. Scandalo nazionale, e promessa del governo che avrebbe fatto qualcosa per sorvegliare le scuole religiose estremiste. Come ha detto un rabbino, siccome a Birmingham in alcune scuole islamiche si scandiva «Morte agli ebrei» la ministra ha deciso che troppo era troppo e ha mandato gli ispettori... nelle scuole ebraiche, per verificare se lì s'insegnavano l'ideologia del gender e la bellezza del «matrimonio» omosessuale. Questo punto è importante. Certamente esistono scuole islamiche trasformate in centri d'indottrinamento jihadista. Ma prima di chiedere leggi speciali bisogna stare attenti alla furbizia della dittatura del relativismo: qualche volta prende spunto dalle scuole islamiche per proporre provvedimenti contro le scuole religiose in genere, che poi non vanno a colpire chi predica il jihad ma chi critica il «matrimonio» omosessuale.

QUARTO COMMENTO: ''RUMOROSO'' SILENZIO DA PARTE DEI CRISTIANI
Quarto commento: contro la ministra hanno reagito, e va a loro merito, alcuni colleghi di partito, il mondo ebraico, gelosissimo dell'autonomia delle sue scuole, e alcuni gruppi protestanti conservatori. Per ora, rumoroso silenzio da parte delle confessioni religiose maggioritarie, anglicana e cattolica. C'è da sperare che durante le celebrazioni dei Santi e dei defunti i vescovi cattolici e anglicani avessero altro da fare, e che intervengano a breve. Se invece pensassero che, tenendo un basso profilo, le loro scuole non saranno colpite, non avrebbero imparato nulla da tante vicende simili che si sono già verificate in Inghilterra e in Europa.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/11/2014

5 - LA PREGHIERA PER LA BATTAGLIA DI VIENNA CHE SALVO' L'EUROPA DALL'INVASIONE ISLAMICA
Il vero cattolico non è né bigotto né buonista: ce lo insegna il beato Marco d'Aviano con questa preghiera che compose alla vigilia della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683
Fonte Circolo Plinio Correa De Oliveira, 28/10/2014

Il 27 aprile 2003, Giovanni Paolo II beatificava il padre cappuccino Marco d'Aviano, il predicatore che nel 1683 animò la resistenza anti-turca dell'Europa cristiana. Dalla "Positio" della causa di beatificazione (doc. X, c. 3, e, pp. 334-336), riportiamo la preghiera composta e diffusa dal Beato per l'esercito cristiano. Da lì iniziò una serie di vittorie che portarono alla liberazione di Ungheria, Croazia e Serbia dal giogo musulmano.

"O grande Dio degli eserciti, guardaci prostrati qui ai piedi della tua maestà, per impetrarti il perdono delle nostre colpe.
Sappiamo bene di aver meritato che gl'infedeli impugnino le armi per opprimerci, perché le iniquità, che ogni giorno commettiamo contro la tua bontà, hanno giustamente provocato la tua ira. O gran Dio, ti chiediamo il perdono dall' intimo dei nostri cuori; esecriamo il peccato, perché Tu lo aborrisci; siamo afflitti perché spesso abbiamo eccitato all'ira la tua somma bontà. Per amore di Te stesso, preferiamo mille volte morire piuttosto che commettere la minima azione che ti dispiaccia. Soccorrici con la tua grazia, o Signore, e non permettere che noi tuoi servi rompiamo il patto che soltanto con te abbiamo stipulato.
Abbi dunque pietà di noi, abbi pietà della tua Chiesa, per opprimere la quale già si preparano il furore e la forza degl' infedeli. Sebbene sia per nostra colpa ch'essi hanno invaso queste belle e cristiane regioni, e sebbene tutti questi mali che ci avvengono non siano altro che la conseguenza della nostra malizia, siici tuttavia propizio, o buon Dio, e non disprezzare l'opera delle tue mani. Ricordati che, per strapparci dalla servitù di Satana, Tu hai donato tutto il tuo prezioso Sangue.
Permetterai forse ch'esso venga calpestato dai piedi di questi cani? Permetterai forse che la fede, questa bella perla che cercasti con tanto zelo e che riscattasti con tanto dolore, venga gettata ai piedi di questi porci? Non dimenticare, o Signore, che, se tu permetterai che gl'infedeli prevalgano su di noi, essi bestemmieranno il tuo santo Nome e derideranno la tua potenza, ripetendo mille volte: "Dov'è il loro Dio, quel Dio che non ha potuto liberarli dalle nostre mani?" Non permettere, o Signore, che ti si rinfacci di aver permesso la furia dei lupi, proprio quando t'invocavamo nella nostra miserevole angoscia. Vieni a soccorrerci, o gran Dio delle battaglie! Se Tu sei a nostro favore, gli eserciti degl'infedeli non potranno nuocerci. Disperdi questa gente che ha voluto la guerra! Per quanto ci riguarda, noi non amiamo altro che essere in pace con Te, con noi stessi e col nostro prossimo.
Rafforza con la tua grazia il tuo servo e nostro imperatore Leopoldo; rafforza l'animo del re di Polonia, del duca di Lotaringia dei duchi di Baviera e di Sassonia, e anche di questo bell'esercito cristiano, che sta per combattere per l'onore del tuo Nome, per la difesa e la propagazione della tua santa Fede. Concedi ai prìncipi e ai capi dell'esercito la fierezza di Giosué, la mira di Davide, la fortuna di Jefte, la costanza di Joab e la potenza di Salomone, tuoi soldati, affinché essi, incoraggiati dal tuo favore, rafforzati dal tuo Spirito e resi invincibili dalla potenza del tuo braccio, distruggano e annientino i nemici comuni del nome cristiano, manifestando a tutto il mondo che hanno ricevuto da Te quella potenza che un tempo mostrasti in quei grandi condottieri.
Fa' dunque in modo, o Signore, che tutto cospiri per la tua gloria e onore, e anche per la salvezza delle anime nostre. Te lo chiedo, o Signore, in nome dei tuoi soldati. Considera la loro fede: essi credono in Te, sperano tutto da Te, amano sinceramente Te con tutto il cuore. Te lo chiedo anche con quella santa benedizione, che io conferirò a loro da parte tua, sperando, per i meriti del tuo prezioso Sangue, nel quale ho posto tutta la mia fiducia, che Tu esaudirai la mia preghiera.
Se la mia morte potesse essere utile o salutare, per ottenere il tuo favore per loro, ebbene te la offro fin d'ora, o mio Dio, in gradita offerta; se quindi dovrò morire, ne sarò contento. Libera dunque l'esercito cristiano dai mali che incombono; trattieni il braccio della tua ira sospeso su di noi, e fa' capire ai nostri nemici che non c'è altro Dio all'infuori di Te, e che Tu solo hai il potere di concedere o negare la vittoria e il trionfo, quando ti piace. Come Mosé, stendo dunque le mie braccia per benedire i tuoi soldati; sostienili e appoggiali con la tua potenza, per la rovina dei nemici tuoi e nostri, e per la gloria del tuo Nome. Amen."

Nota di BastaBugie
: l'anno scorso è uscito "Undici settembre 1683" lo stupendo film sulla battaglia di Vienna e il beato Marco d'Aviano. Per approfondire questi importanti eventi storici, clicca qui!

LA BATTAGLIA DI VIENNA CHE RESPINSE L'ATTACCO MUSULMANO
Quel giorno l'Occidente si salvò seguendo i consigli del frate beato Marco d'Aviano: dopo tre secoli i musulmani tentano la rivincita compiendo gli attentati terroristici islamici proprio un altro 11 settembre
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=37


http://www.youtube.com/watch?v=vSfTiegRDWI

DOSSIER "LA MADONNA E LE BATTAGLIE"
Quando la Madre di Dio scende in campo

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Fonte: Circolo Plinio Correa De Oliveira, 28/10/2014

6 - IL PRIMO OBIETTIVO DELLO STATO ISLAMICO E' LA MECCA (...POI TOCCHERA' A ROMA)
Nella tabella di marcia del califfo di Mosul la prima tappa è l'Arabia Saudita, la terra sacra ai musulmani wahabiti governata da un re ''traditore'', poi il califfato rivolgerà le loro armi a noi
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 03/11/2014

La tabella di marcia del califfato è già decisa. Dopo che avranno consolidato il controllo del territorio che va da Aleppo nel nord della Siria a Diyala alle porte di Baghdad (Iraq), gli uomini dello Stato islamico di Abu Bakr al Baghdadi rivolgeranno le loro attenzioni all'Arabia Saudita, dove occuperanno La Mecca e Medina e detronizzeranno la dinastia dei Saud, al potere da 82 anni. Poi rivolgeranno le loro armi contro l'Iran, potenza di riferimento degli odiati sciiti. Vinta anche quella guerra, le armate muoveranno contro l'Occidente, di cui Roma rappresenta l'epitome. Finalmente giungeranno gli ultimi giorni del mondo, e i guerrieri musulmani attaccheranno e riconquisteranno anche Gerusalemme.

FANTAPOLITICA?
Onirismo apocalittico? Forse, ma intanto è il programma che sta scritto su Dabiq, la pubblicazione ufficiale dell'Isil. E ricalca un hadith, cioè una frase attribuita al profeta: «Invaderete la Penisola arabica, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Poi invaderete la Persia, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Poi invaderete Roma, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Quindi combatterete il Dajjal, e Allah vi darà la forza per sconfiggerlo». Il Dajjal è una specie di versione islamica dell'Anticristo, la cui apparizione coincide con l'approssimarsi della fine del mondo. Negli ultimi giorni è collocata anche la battaglia decisiva contro gli ebrei, come si desume sempre dalla lettura di Dabiq: «È solo questione di tempo prima che lo Stato islamico raggiunga la Palestina per combattere i barbari giudei e uccidere quelli di loro che si nascondono dietro gli arbusti di gharqad, che sono gli alberi dei giudei».
Ora, un notissimo hadith di Maometto spiega che «la fine del mondo non arriverà fino a quando i musulmani non combatteranno e uccideranno gli ebrei; e gli ebrei si nasconderanno dietro ai sassi e agli alberi, e i sassi e gli alberi chiameranno: "O musulmano, o servo di Allah, c'è un ebreo nascosto dietro di me. Vieni e uccidilo". Tranne l'albero di ghardaq, che è l'albero degli ebrei». Dunque la presa di Gerusalemme è rimandata ai tempi escatologici. Più o meno come la sfida ai cosiddetti paesi cristiani: «Lo Stato islamico», si legge sulla pubblicazione dell'Isil, «è una meraviglia della storia che è sorta solo per preparare la strada alla al-Malhamah al-Kubra», che sarebbe la grande battaglia contro i "crociati" fissata pure quella per la fine dei tempi.

PRIMA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE
Naturalmente l'ordine dei lavori potrebbe subire cambiamenti se gli Stati Uniti e i paesi europei si incaponissero a continuare a bombardare dall'alto i guerrieri del califfato. L'Isil si vedrebbe costretto a organizzare attentati nelle terre degli infedeli a scopo di deterrenza, per rappresaglia e per potere ricattare i governi: fatela finita coi bombardamenti aerei, se non volete altri attacchi alle metropolitane e ai parlamenti. Ma l'assalto all'Arabia Saudita, quello in nessun caso è rinviato al giorno del Giudizio universale, quello è in cartellone per davvero. E non semplicemente perché si tratta del paese dove si trovano i luoghi santi dell'islam, o per i suoi pozzi di petrolio, o per i miliardi di petrodollari. No: il califfo di Mosul vuole defenestrare i Saud perché li considera dei rinnegati, dei traditori della giusta causa, dei voltagabbana.
Perché il fatto è proprio questo: la monarchia assoluta araba alleata da settant'anni con gli americani e la nascente potenza politico-militare islamica che sta sconvolgendo il Medio Oriente e vuole mettere la parola fine al potere dell'Occidente sono rami dello stesso albero, quello del wahabismo. Cioè l'ideologia politico-religiosa e la somma di scorrerie militari che sono all'origine dell'Arabia Saudita attuale. La differenza sta nel fatto che i re sauditi non hanno avuto il coraggio di essere coerenti fino in fondo e hanno accettato alcuni compromessi col mondo moderno, mentre i jihadisti di al Baghdadi intendono portare alle estreme conseguenze il verbo di Mohamed ibn Abdel Wahhab, lo studioso e predicatore settecentesco il cui programma di riforma dell'islam in senso fondamentalista e guerrafondaio ebbe un iniziale successo grazie all'alleanza con le armi di Mohamed bin Saud, il fondatore del primo stato saudita, alla fine del XVIII secolo.

MONOTEISMO RADICALE
Naturalmente le autorità di Riyadh, a cominciare dall'anziano re Abdullah, negano vigorosamente che l'Isil abbia a che fare col modo in cui la religione è praticata e applicata alla vita quotidiana nel più grande paese della penisola arabica. Ma alcune similitudini balzano agli occhi anche del più superficiale degli osservatori: l'Arabia Saudita è l'unico paese al mondo dove le sentenze capitali vengono eseguite in pubblico e consistono nella decapitazione dei condannati; ed è anche l'unico paese al mondo dove tutte le religioni differenti da quella promossa e praticata dalle autorità sono ufficialmente proibite. La somiglianza con quello che avviene nel territorio del proclamato califfato è palese.
La prova inoppugnabile della parentela però è un'altra: nelle scuole funzionanti nei territori controllati dall'Isil sono stati introdotti testi di studio ortodossi dal punto di vista wahabita, che sono gli stessi utilizzati nelle scuole saudite. Sui camioncini della propaganda religiosa che circolano nel califfato sono appiccicati adesivi e manifesti con testi degli autori wahabiti. Il dipartimento responsabile dell'educazione organizza corsi di formazione religiosa nei quali i testi di riferimento sono gli scritti di Mohamed bin Abdel Wahhab: Il libro dell'unità di Dio, Il chiarimento dei dubbi e Le cose che annullano l'islam. Le biografie dei leader passati e presenti dell'attuale Isil, soprattutto quelle di Abu Omar al Baghdadi e dell'attuale capo Abu Bakr al Baghdadi, attestano che essi hanno assorbito il wahabismo e lo padroneggiano in ogni dettaglio.
Il contenuto centrale dell'interpretazione wahabita dell'islam è un monoteismo radicale. Tutto ciò che non coincide con l'adorazione esclusiva di Allah, è considerato da Abdel Wahhab idolatria. Perciò non sono veri musulmani quelli che, pur praticando i cinque precetti, si rivolgono ai santi, agli angeli o ai loro defunti nella preghiera, visitano le tombe o i santuari dedicati a santi e profeti del passato, festeggiano la nascita di Maometto. Né sono musulmani coloro che creano leggi o obbediscono a leggi diverse da quelle islamiche, o si rivolgono a tribunali diversi da quelli islamici. Lo stesso dicasi di coloro che non definiscono infedeli i cristiani, gli ebrei, i politeisti e gli atei.
Tutte queste cose annullano l'adesione all'islam di coloro che le compiono. Perciò chi le pratica diventa a sua volta un infedele (kaffir), anche se si professa musulmano. Per lui vale il takfir, l'equivalente islamico della scomunica. E la conseguenza del takfir è che chi ne è colpito può essere legittimamente ucciso, le sue mogli e le sue figlie violentate e le sue proprietà confiscate. Ogni scorreria contro gli idolatri (dichiarati tali attraverso il takfir) e le loro proprietà diventa automaticamente jihad, e chi perde la vita in tali combattimenti è considerato un martire destinato al paradiso e alle sue godurie.

LA NASCITA DEL WAHABISMO
Il connubio fra questo pensiero e il braccio armato rappresentato dai guerrieri della tribù capeggiata da Mohamed bin Saud ha prodotto la tempesta perfetta da cui nacque il primo stato saudita, fra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, inclusivo di quasi tutta la Penisola arabica e della Mecca. Nel 1817 gli ottomani ripresero il controllo della situazione, ma ormai il wahabismo era nato. Nel 1902 quello che sarebbe diventato il primo re dell'Arabia Saudita, Abdelaziz, lanciò la rivolta armata degli Ikhwan, improntata allo spirito wahabita, che con 52 grandi battaglie condotte in un arco di trent'anni portò alla creazione del terzo, tuttora esistente, stato saudita. Per consolidarlo come stato dovette però scendere a compromessi con modernità e infedeli, e ciò lo portò a scontrarsi con gli stessi Ikhwan, che dovette massacrare senza pietà.
Da allora la vicenda storica dell'Arabia Saudita è sempre stata caratterizzata da questa dualità, che spesso è duplicità, fra istituzionalizzazione e modernizzazione del potere da una parte, rivoluzione e fondamentalismo dall'altra. L'elemento wahabita radicale è riemerso in successive insurrezioni armate, di cui la più nota è l'occupazione della grande moschea della Mecca nel 1979. Dopo di allora la politica della monarchia è consistita nel deviare verso l'esterno le energie rivoluzionarie, finanziando moschee e centri islamici di stretta osservanza wahabita in tutto il mondo (il solo re Fahd costruì 1.359 moschee all'estero e finanziò 2.400 scuole e collegi), esportando imam estremisti e combattenti jihadisti a partire da quelli che combatterono nell'Afghanistan occupato dai sovietici e poi rifluirono in al Qaeda, e armando e finanziando ogni gruppo salafita e jihadista deciso a prendere il potere in un paese musulmano (l'ultimo caso è quello della Siria).
Le insurrezioni interne sono sempre state soffocate senza pietà, ultima in ordine di tempo quella suscitata da al Qaeda. Con l'Isil però si è creata una situazione nuova. Lo Stato islamico è certamente un fenomeno di radicalismo wahabita, e lo era fin dal suo inizio, quando si dedicava solo all'Iraq e l'allora leader Abu Omar al Baghdadi scriveva nel 2006 che l'obiettivo dello Stato era di promuovere il monoteismo, «il bisogno di demolire e rimuovere tutte le manifestazioni del politeismo e proibire le sue forme, il bisogno di fare ricorso alla legge di Dio facendo ricorso alle corti islamiche dello Stato islamico, perché ricorrere all'idolatria delle leggi secolari sarebbe un motivo di annullamento dell'islam». Ha agito sul campo come agirono i guerrieri di Mohamed bin Saud e poi gli Ikhwan, cioè ha sottomesso i nemici col terrore, razziato i loro beni e conquistato territori, e ora promette di detronizzare i Saud con un'azione dall'esterno. Il fatto che abbia vendicato i sunniti dell'Iraq, emarginati dal governo pro-sciita di Baghdad, ha generato simpatie fra i cittadini sauditi.
Ora si tratta di capire di quanto consenso goda nel paese e su quali forze possa fare leva. In uno stato chiuso e autoritario come l'Arabia Saudita le inchieste demoscopiche affidabili sono praticamente inesistenti. In luglio era circolata la notizia che un sondaggio condotto su Twitter aveva dato come risultato che il 92 per cento dei sauditi giudicherebbe l'Isil «coerente coi valori dell'Islam e della legge islamica». Invece un sondaggio commissionato dal Washington Institute for Near East Policy e pubblicato all'inizio di ottobre avrebbe rivelato che solo il 5 per cento dei sauditi simpatizza con il califfato. I sauditi che sono entrati nelle file dell'esercito di al Baghdadi sarebbero 7 mila, cioè circa un terzo di tutti i suoi attuali combattenti.

LA PROPAGANDA JIHADISTA
Quanto siano preoccupate le autorità di Riyadh, che da marzo hanno inserito lo Stato islamico nell'elenco delle organizzazioni terroriste, lo si comprende dalla mobilitazione di tutti i media e di tutti gli sceicchi e predicatori del regno (sono circa 70 mila) in una campagna volta a diffondere capillarmente l'idea che l'Isil va contro la legge islamica e merita di essere condannato. Quel che preoccupa i regnanti sono i video propagandistici nei quali i combattenti dell'Isil di origine saudita stracciano il passaporto mentre dichiarano che la famiglia regnante è kaffir tanto quanto gli sciiti o gli alawiti siriani. Molti di essi provengono dalle tribù che da sempre rappresentano il nerbo dell'esercito saudita: gli Otaibah, gli Shammar, gli Harb. Ciò fa nascere interrogativi intorno alla lealtà dell'esercito in caso di crisi.
Come ha scritto Alastair Crooke, diplomatico britannico e agente dell'intelligence militare esperto di questioni islamiche: «L'Isil può essere visto come un movimento correttivo del wahabismo contemporaneo. Mentre la monarchia saudita fioriva grazie al petrolio e diventava un'istituzione ipertrofica, l'attrattiva del messaggio purista degli Ikhwan guadagnava terreno e il sostegno di molti uomini. Oggi la delegittimazione della monarchia non è vista come un problema, ma come un ritorno alle vere origini del progetto saudita-wahabita».

Fonte: Tempi, 03/11/2014

7 - VUOI ANDARE IN PARADISO? DEVI DIVENTARE SANTO
La festa di tutti i Santi mette in evidenza la bellissima realtà della Chiesa trionfante, cioè di coloro che, essendo in Paradiso, sono eternamente felici con Dio
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/11/2014

La festa di tutti i Santi ha una grande importanza per la Chiesa in quanto mette in evidenza la bellissima realtà della Chiesa trionfante, cioè di quelle persone che, essendo in Paradiso, sono eternamente felici con Dio. A questo punto è bene chiedersi se anche noi siamo incamminati nella via di santità oppure se la nostra vita si perde in altri obiettivi e interessi.

LA VERA NATURA DELLA SANTITÀ
Per capire chi di noi aspira alla santità basta porsi la semplice domanda: voglio andare in Paradiso? A questo interrogativo probabilmente il 100% delle persone risponde di sì. Se ne deduce che tutti vogliamo diventare santi, perché santo è chi è in paradiso. La via della santità è quindi l'unica che ci conduce alla felicità e quindi in Paradiso. Se ci pensiamo bene, infatti, coloro che rispondono di voler andare in Paradiso dicono così perché vogliono essere felici. Quindi diventar santi, cioè stare alla presenza eterna di Dio, vuol dire essere pienamente felici.
Abbiamo così scoperto la vera natura della santità. A volte descrivendo la vita di un santo ci si sofferma su quante opere buone ha fatto oppure sulla vita di preghiera e di penitenza che ha vissuto oppure, ancora, sui miracoli che ha fatto. Ebbene, nessuna di queste cose, in realtà, è la santità. Le opere buone, le preghiere, le penitenze sono vie per arrivare alla santità, ma non sono la santità. Questa consiste non in cose che facciamo noi. Essere santi vuol dire stare alla presenza del tre volte santo, cioè Dio stesso. Ecco perché coloro che sono in Paradiso sono santi anche se non sono stati proclamati tali dalla Chiesa, la quale ne proclama alcuni che hanno esercitato eroicamente le virtù in modo che possiamo avere dei modelli e degli intercessori.
Chi è alla presenza di Dio è santo grazie a questa semplice presenza. È Dio che ci fa santi, non le nostre opere. Ecco che anche su questa terra ci si può avvicinare alla santità tanto più ci si avvicina a Dio, credendo in Lui e facendo la sua volontà. Ecco perché compiere opere buone, pregare e fare penitenza non sono automaticamente segno di santità, perché sono "solo" mezzi per arrivare alla santità.

I MIRACOLI
Che dire poi dei miracoli? Una volta una signora si chiedeva come facesse Santa Gianna Beretta Molla a essere santa se in vita non aveva fatto nemmeno un miracolo. La santa aveva scelto di non curare un fibroma all'utero per essere certa di far nascere la sua quarta figlia dicendo ai medici: «Se dovete scegliere tra la mia vita e quella di mia figlia, nessuna esitazione: scegliete (e lo esigo) la bambina; salvate lei!». In effetti, santa Gianna durante la sua vita non ha fatto nessun miracolo e anzi, andando in ospedale, aveva detto all'infermiera che l'aveva accolta: «Sono qui per compiere il mio dovere di mamma». Dimostrava così di ritenere normale donare la sua vita per la figlia: il suo sacrificio e la sua esemplare vita cristiana sono stati i mezzi che le hanno permesso di arrivare in Paradiso anche se non ha fatto nessun miracolo nella sua vita terrena. Il miracolo, infatti, è richiesto dalla Chiesa dopo la morte per poter essere proclamato beato e poi santo, per avere la certezza che la persona sia in Paradiso e quindi possa ottenere il miracolo per intercessione, cioè chiedendo una grazia, per una persona sulla terra, direttamente a Dio che vede faccia a faccia.
In conclusione, la santità è l'unica via per essere felici e dobbiamo continuamente chiedere a Gesù che ci ammetta alla sua presenza chiedendogli perdono per i nostri peccati. Solo così potremo sperare un giorno di "guadagnare" il Paradiso dove l'amore che sempre cerchiamo trovi la sua definitiva e appagante risposta eterna.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/11/2014

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: UNA LESBICA CONVIVENTE PUO' FARE DA MADRINA A UN BATTESIMO?
Ho chiesto a diversi sacerdoti, ma ho avuto risposte diverse
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 3 novembre 2014

Gentile redazione di BastaBugie,
chiedo a voi una delucidazione.
Oggi mi è stata raccontata questa situazione e chiedo se avete presenti altri casi del genere, oggi, immagino, sempre più frequenti
Ad una amica che conosco è stato negato di poter fare da madrina di battesimo di una battezzanda perché convivente: fin qui credo sia corretto. La ragazza in questione è però trasalita quando ha saputo che la madre della battezzanda ha chiesto di fare da madrina di battesimo ad un'altra amica, lesbica e convivente con un'altra donna.
Ha già chiesto ad un sacerdote che le ha risposto che la convivente con un uomo non può fare da madrina di battesimo, mentre la convivente lesbica può farlo; un altro sacerdote le ha detto di no. In questa confusione aggiungo che la madre della bambina è anche lei convivente e non sposata. Quid iuris?
Ilario

Caro Ilario,
potrei dilungarmi, ma preferisco la sinteticità per non complicare la faccenda.
Per quanto riguarda l'ultima cosa che ha detto (cioè se una convivente possa far battezzare la figlia), la risposta è semplice: sì. Questo è perché si guarda la salute delle anime ed il battesimo, essendo necessario per la salvezza, lo si dà a tutti i bambini di cui è ragionevole pensare che i genitori vogliano provvedere ad una educazione cristiana. Questa educazione cristiana, nella sua versione minima, consiste nel mandare il figlio a catechismo e fargli avere almeno i sacramenti dell'iniziazione cristiana: battesimo, comunione, cresima.
Venendo invece al tema principale da lei richiesto, va compreso che, contrariamente ai genitori del battezzando, per il padrino/madrina sono richiesti requisiti più restrittivi.
Ad esempio è chiaro che le situazioni irregolari di matrimonio sono di impedimento per fare da padrino/madrina (divorziati risposati, sposati solo civilmente, conviventi).
Visto il sostegno nella vita di fede, ulteriore requisito è una vita cristiana coerente con i valori del vangelo. Mentre si potrebbe discutere se la convivente lesbica viva o meno in una condizione irregolare di matrimonio (visto che per natura due donne non possono sposarsi nemmeno se un sindaco le dichiarasse coniugate), è ben chiaro che è totalmente assente la coerente vita cristiana da parte della convivente lesbica. Quindi almeno per questa seconda questione la risposta è chiara: non può fare da madrina!
Spero di essermi spiegato sufficientemente.
Per ulteriori approfondimenti si possono leggere i seguenti articoli:
REQUISITI PER FARE IL PADRINO O LA MADRINA
Una risposta chiara per evitare gli errori più comuni
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2328
BATTEZZATA LA ''FIGLIA'' DI UNA COPPIA DI LESBICHE
Madrina d'eccezione: Cristina Kirchner, la presidente dell'Argentina che promulgò la legge sui matrimoni omosessuali
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3227

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 3 novembre 2014

9 - OMELIA DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE - ANNO A - (GV 2,13-22)
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
Autore: Angelo Sceppacerca - Fonte: Agenzia SIR, 09-11-2008 (omelia per il 09/11/2014)

L'imperatore Costantino, convertitosi al cristianesimo, donò a papa Milziade il palazzo del Laterano. Verso il 320, vi aggiunse la chiesa del Laterano, la prima di tutte le chiese d'Occidente, consacrata da papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santissimo Salvatore. Nel XII secolo, per via del suo battistero, il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; da cui il nome di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici. Semidistrutta dagli incendi e dalle guerre, venne ricostruita sotto Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.

GESÙ SCACCIA I VENDITORI
La scena di Gesù che scaccia i venditori dal Tempio di Gerusalemme è così vivida e movimentata da attirare tutta quanta la nostra attenzione, col rischio di lasciare in ombra quello che più conta e che l'episodio stesso vuole indicare. I giudei, infatti, avevano chiesto a Gesù "un segno" che giustificasse la sua azione e il Signore, in risposta, lancia una misteriosa sfida: "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere". Solo dopo la risurrezione gli apostoli capiranno che il tempio di cui parlava Gesù era il suo corpo.
Si comprende bene, solo alla luce di Pasqua, il rapporto fra il tempio profanato dai mercanti e il corpo di Gesù straziato sulla croce e risorto glorioso. Se anche a noi colpisce l'azione di Gesù che rovescia i banchi dei mercanti, ai suoi interlocutori l'allusione alla risurrezione doveva risultare quasi blasfema. Infatti, se il tempio (in ogni cultura religiosa) rappresenta l'ombelico che congiunge terra e cielo, luogo del divino e sorgente dell'umano, centro dello spazio e del tempo, con la persona di Gesù questo "luogo" non sarà più localizzato a Gerusalemme, né in nessun altro posto, ma sarà lui stesso il vero tempio dove abita Dio; e di questo tempio che è il suo corpo, Gesù è il capo e i credenti ne sono le membra. Gesù è il nuovo santuario, "luogo" dove la comunione tra Dio e l'uomo è piena di vita; la Chiesa, corpo di Cristo, è la dimora di Dio che abita nel cuore dei credenti, anch'essi pietre vive dell'edificio spirituale.
La religione degli uomini, nata dal basso, è superata. La vera religione è "dall'alto", nel senso della grazia: Dio stesso si fa presente e visibile (udibile) nella persona e nella parola del Figlio. Lui è la tenda di Dio in mezzo al suo popolo.

IL TEMPIO DI GERUSALEMME
Torniamo, però, alla scena raccontata nel Vangelo. Il tempio di Gerusalemme, luogo dell'incontro con Dio, si era trasformato in mercato per la compravendita di buoi, pecore e colombe e per il cambio delle monete "impure" in quelle "pure" coniate dal tempio stesso. Se dovessimo fare un parallelo col tempo di oggi, a cosa potremmo paragonare l'episodio? Francamente non tanto ai piccoli negozi di souvenir e di oggetti religiosi che affiancano i nostri santuari: troppa sproporzione con una pagina di Vangelo! Anche se una certa purificazione è sempre auspicabile... Però, non penso che Gesù alludesse alle bancarelle di oggetti di devozione. [...]
La parola del Vangelo ci incoraggia ad arrivare in fondo al cammino, irto di tentazioni, carico di fatica e facile allo scoraggiamento. L'Agnello di Dio ci attende sul piccolo monte calvario, dove verserà tutto il suo sangue in espiazione, e nel giardino lì accanto, dove si mostrerà di nuovo in piedi, vivo e risorto. L'Agnello ha preso il posto di JHWH, perché il sacrificio di Dio stesso ha preso il posto di tutti i sacrifici dell'uomo a Dio e che si riducono troppo spesso a un mero mercanteggiare.

Fonte: Agenzia SIR, 09-11-2008 (omelia per il 09/11/2014)

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