BastaBugie n�376 del 21 novembre 2014
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LO SCANDALO DEI GENITORI INCARCERATI PERCHE' I FIGLI NON PARTECIPANO A SCUOLA AI CORSI OMOSESSUALISTI
In Germania uno stupratore viene rilasciato se non era pregiudicato, mentre si rinchiudono in prigione i genitori onesti che non vogliono cedere all'ideologia gay imposta dalla scuola (MODULO: per prevenire l'indottrinamento dei figli)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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PAPA FRANCESCO CONTRO ABORTO, EUTANASIA E FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Il Pontefice denuncia che ''il pensiero dominante propone una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono'' (VIDEO: Vita umana, prima meraviglia)
Fonte: Tempi
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IL MURO DI BERLINO E' DAVVERO CROLLATO?
Nessuna vittoria della democrazia! E' stato rimosso da chi lo aveva eretto perchè non gli era più utile
Autore: Oscar Sanguinetti - Fonte: Il Sestante
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LA DIOCESI DI MILANO VUOLE CONOSCERE LA PENETRAZIONE DELL'IDEOLOGIA GAY NELLE SCUOLE, POI SI PENTE E CHIEDE SCUSA
Noi invece diciamo: ''Niente scuse a chi vuole manipolare i nostri figli: la Chiesa non può abdicare al compito educativo''
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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UN CRISTIANO PUO' ESSERE ECOLOGISTA?
Non c'è vero rispetto del creato senza rispetto della dignità umana secondo la volontà divina (ricordiamo l'insegnamento di San Giovanni Paolo Il e Benedetto XVI)
Autore: Laura Boccenti - Fonte: Il Timone
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LUNGI DALL'ESSERE AMICO DEI POVERI, IL COMUNISMO E' IL LORO PEGGIOR NEMICO
Aveva ragione Indro Montanelli quando diceva: ''La sinistra ama tanto i poveri che ogni volta va al potere, ne aumenta il numero''
Autore: Augusto de Izcue - Fonte: Tradizione Famiglia e Proprietà
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WILLIAM SHAKESPEARE ERA CATTOLICO
Nel 450° anniversario ormai è chiaro che faceva parte della dissidenza cattolica nella spietata Inghilterra anglicana
Autore: Elisabetta Sala - Fonte: Il Timone
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LUXURIA COME OPINIONISTA A TV2000, LA TV DEI VESCOVI
Rinviata in extremis dopo il diluvio di proteste, resta la gravità dell'invito, segno di un progetto di normalizzare l'omosessualità
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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FIGLI DI UN'ETICA MINORE, L'ULTIMO LIBRO DI MARIO PALMARO E TOMMASO SCANDROGLIO
Indagine tra i giovani sul divario fra riconoscimento dei principi tradizionali e la pratica di vita
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
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OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO A - (Mt 25,31-46)
Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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LO SCANDALO DEI GENITORI INCARCERATI PERCHE' I FIGLI NON PARTECIPANO A SCUOLA AI CORSI OMOSESSUALISTI
In Germania uno stupratore viene rilasciato se non era pregiudicato, mentre si rinchiudono in prigione i genitori onesti che non vogliono cedere all'ideologia gay imposta dalla scuola (MODULO: per prevenire l'indottrinamento dei figli)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 13/11/2014
Il 24 ottobre un ufficiale di polizia si è presentato alla porta della famiglia Martens a Eslohe, piccolo comune della Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Mentre apriva la porta, Eugen conosceva già lo scopo di quella visita: l'arresto della moglie e madre dei suoi nove figli Luise. Sapeva tutto in anticipo perché per lo stesso motivo lui stesso era già stato arrestato il 15 agosto del 2013. Che cosa hanno fatto dunque i due coniugi di 37 anni di così grave da meritare l'arresto? Non hanno ucciso, non hanno rubato né danneggiato alcuno. La loro unica colpa è di essere padre e madre di una bambina che si è rifiutata di partecipare due volte ai corsi di educazione sessuale previsti per le elementari. L'anno scorso Luise non è stata portata in carcere insieme al marito perché era incinta. Quest'anno, l'ufficiale di polizia non l'ha «prelevata con la forza come dovrei» perché sta ancora allattando l'ultimo figlio. «Purtroppo però non finisce qui. L'ufficio del procuratore farà applicare la decisione del giudice», afferma il poliziotto. [...] «Tantissime famiglie sono nella stessa situazione dei coniugi Martens in Germania», dichiara a tempi.it Mathias Ebert, sposato con quattro figli, che dopo essere venuto a conoscenza della storia dei Martens, ha deciso di fondare a Colonia l'associazione Besorgte Eltern ("Genitori preoccupati"). Il movimento ha già organizzato diverse manifestazioni in Germania con migliaia di partecipanti perché «si discuta pubblicamente di questo scandalo gigantesco e si impedisca la corruzione dei nostri figli», che a partire dai sei anni devono partecipare a corsi di educazione sessuale dove si propugna l'ideologia del gender. Perché se una bambina salta due ore di scuola i genitori vengono messi in carcere? In Germania la scuola è obbligatoria e se un bambino salta le lezioni la scuola ha la facoltà di denunciare i genitori e il tribunale può multare la famiglia. I coniugi Martens hanno per questo ricevuto una multa di circa 30 euro. Questo è assurdo perché la figlia ha abbandonato di sua iniziativa la lezione. La famiglia non poteva pagare e basta? No, perché è una questione di principio. Quello che fa arrabbiare è che il tribunale usi due pesi e due misure. Alcuni bambini non vanno a scuola per mesi e ai genitori non succede niente. Però quando una bambina salta due ore di educazione sessuale, ecco che la famiglia viene subito denunciata. È ingiusto e infatti nel video che abbiamo realizzato il poliziotto è imbarazzato e dà tutta la colpa alla procura. Perché la bambina non voleva partecipare ai corsi di educazione sessuale? Perché il contenuto delle lezioni è perverso. Non solo si mostra ai bambini come funziona il sesso dei maschi e delle femmine, ma li si mette davanti alla "varietà" delle pratiche sessuali: sesso orale, sesso anale e molto altro. Si dice anche ai bambini, fin dalle elementari, che il loro genere non è determinato e che non possono sapere se sono maschietti o femminucce, che devono pensarci su. Questa per me si chiama manipolazione dei più piccoli. Ci sono stati altri casi oltre a quello della famiglia Martens? Certo. Non conosco il numero esatto dei genitori incarcerati, ma solo il piccolo gruppo dei genitori della città di Paderborn (150 mila abitanti, ndr) ha scontato negli ultimi anni complessivamente 210 giorni di galera. È uno scandalo gigantesco anche perché sono gli stessi bambini a voler uscire dalle classi. Nella città di Borken, ad esempio, in una classe la lezione ha turbato così tanto i bambini che sei di loro sono svenuti. Quanto devono stare in carcere i genitori? Dipende. Un padre con cui ho parlato recentemente qui nella Renania Settentrionale-Vestfalia ha passato in galera 21 giorni e sua moglie rischia la stessa pena perché il figlio ha abbandonato le lezioni di sua spontanea volontà. Altri restano in carcere anche 40 giorni ma nessuno li ascolta. Nessuna consente loro di alzare la voce e protestare. La storia dei Martens però ha fatto il giro della Germania. Sì, perché sono persone molto coraggiose. Hanno scelto di rendere pubblica la loro storia e non è scontato, visto che la maggior parte degli altri genitori non parla di questa cose. Perché? Perché ha paura. In Germania quando si viene puniti, si viene subito considerati come "criminali". Quindi non è difficile farsi intimidire. Io però sto cercando di mobilitare queste famiglie perché le loro storie escano alla luce del sole. La famiglia Martens ha da subito parlato pubblicamente ed è stato grandioso: se tanta gente verrà a conoscenza di questi fatti, finalmente se ne discuterà. Alle cose non si dà il giusto peso: in Germania uno stupratore viene lasciato a piede libero se non era pregiudicato, mentre si rinchiudono in prigione i genitori onesti. Che cosa chiedete nelle vostre manifestazioni? Che non vengano turbati i sentimenti dei bambini. Non è giusto. È una violenza nei loro confronti. È chiaro che se abbandonano le classi è per il clima che respirano in casa, ma questo è forse sbagliato? È sbagliato che un bambino si porti addosso determinati valori trasmessi in famiglia e viva in base ad essi? Io credo di no. Il nostro primo obiettivo però è che si parli di queste cose: ecco perché scenderemo in strada, faremo manifestazioni, discuteremo con i media, perché tutto il Land ne venga a conoscenza. Perché ha fondato l'associazione Besorgte Eltern ("Genitori preoccupati")? Ho quattro bambini, sono testardo proprio come il mio amico Eugen e quando toccherà a me so che potrei fare la stessa fine. Ma questa è una follia. Inoltre ho scoperto che migliaia di genitori tedeschi sono uniti da questo trauma e stanno dalla nostra parte. Abbiamo le spalle coperte dalla gente e questo ci dà forza. Abbiamo cominciato a protestare a gennaio e ora ci hanno raggiunto migliaia di persone. Questo movimento è importante, perché solo se si è informati è possibile difendersi. E se i nostri bambini oggi vengono corrotti, il futuro del nostro paese sarà presto corrotto. Allora non potremo più rimediare.
Nota di BastaBugie: è stato predisposto da Pro Vita, insieme al Comitato Articolo 26 e ai Giuristi per la Vita, una bozza di lettera da inviare ai Presidi delle scuole dei vostri figli
minorenni (quindi anche per i primi anni delle superiori). Questo modulo serve per prevenire i possibili danni dell'ideologia di gender imposta nelle scuole italiane e per eventualmente costituire successivamente motivo di ricorso o denuncia da parte dei genitori di quelle scuole inadempienti o che hanno violato il diritto del genitore a conoscere l'educazione del figlio a scuola. Possibilmente va spedita con più firme di più genitori, oppure, meglio ancora inviata da ciascuna coppia di genitori di un singolo ragazzo. La seguente lettera va debitamente compilata e spedita con raccomandata con ricevuta di ritorno.
All'Ufficio Protocollo dell'Istituto ............................................. Al Dirigente Scolastico Al Consiglio d'Istituto
Oggetto: Consenso informato
Egregio Dirigente/ Gent.ma Dirigente, i sottoscritti, genitori dell'alunno/a ………………………, frequentante la classe ………… di codesto Istituto, nell'esercizio del loro diritto inviolabile e fondamentale all'educazione, VISTO - l'art. 26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo: «I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli; - l'art. 2 della Convenzione Europea sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo: «Lo Stato, nel campo dell'insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche»; - l'art. 30 della nostra Costituzione: «E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio». - la Raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa che invita espressamente gli Stati membri a «tenere conto del diritto dei genitori di curare l'educazione dei propri figli» nel «predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d'azione per promuovere l'uguaglianza e la sicurezza e garantire l'accesso a formazioni adeguate o a supporti e strumenti pedagogici appropriati per combattere la discriminazione» (Allegato VI Istruzione, n.31) - le "Linee di Indirizzo sulla Partecipazione dei Genitori e Corresponsabilità Educativa" diramate dal Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca il 22 novembre 2012 che espressamente invocano il diritto dei genitori alla «corresponsabilità educativa»; CHIEDONO - che la scuola notifichi loro con congruo anticipo e per iscritto la programmazione di ogni lezione, progetto, attività didattica che si tiene dentro e fuori l'Istituto, riguardante a) questioni fisiche e morali connesse con la sfera affettiva e sessuale dei discenti; b) campagne contro il bullismo, o le discriminazioni, o il razzismo o la parità di genere; - che nella notifica sia descritto in modo completo e dettagliato il contenuto dell'attività didattica in questione, i materiali e i sussidi usati, la data, l'ora e la durata della stessa, e ogni informazione necessaria a identificare le persone e gli enti coinvolti nella organizzazione dell'attività in questione, al fine di valutare anche i loro titoli; - che, in mancanza di tale notifica o in mancanza del nostro consenso scritto, nostro/a figlio/a sia esonerato dal partecipare al progetto in questione e dal frequentare le attività ad esso connesse; - che, nell'ipotesi di cui sopra, sia organizzata un'attività didattica alternativa per i ragazzi in questione. AVVERTONO - che la presente richiesta viene formalmente inoltrata al fine di poter valutare se dare o meno il consenso alla partecipazione di nostro figlio a tali attività didattiche; - che, in mancanza delle informazioni richieste o in mancanza del consenso scritto, nostro figlio dovrà essere esonerato dal partecipare ai summenzionati progetti formativi e dal frequentare le attività ad essi connesse; Esprimono, quindi, apprezzamento e gratitudine per il sostegno che la S.V. vorrà in ogni circostanza fornir loro per facilitare l'esercizio libero, democratico e civile dei diritti di padre e madre, nel rispetto dello sviluppo della personalità del loro figlio/a, garantito dall'art.3, secondo comma, della Costituzione. Luogo e data ............................................... Firme ...............................................
Fonte: Tempi, 13/11/2014
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PAPA FRANCESCO CONTRO ABORTO, EUTANASIA E FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Il Pontefice denuncia che ''il pensiero dominante propone una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono'' (VIDEO: Vita umana, prima meraviglia)
Fonte Tempi, 15/11/2014
La vita umana è sacra, gli esseri umani non devono essere usati come cavie. Incontrando questa mattina l'Associazione medici cattolici italiani, papa Francesco è stato molto esplicito nel condannare l'aborto, l'eutanasia e la fecondazione assistita. Non solo. Ha anche indicato come "falsa compassione" quella di chi, dietro giri di parole, cerca di far passare tali pratiche come qualcosa di umanamente e moralmente accettabile. La vita umana è sacra e va difesa sempre. Questa è una missione, ha spiegato il Pontefice, che "coinvolge profondamente la missione della Chiesa. Essa si sente chiamata anche a partecipare al dibattito che ha per oggetto la vita umana, presentando la propria proposta fondata sul Vangelo".
LA VITA E' SACRA Oggi "la qualità della vita è legata prevalentemente alle possibilità economiche, al 'benessere', alla bellezza e al godimento della vita fisica, dimenticando altre dimensioni più profonde – relazionali, spirituali e religiose – dell'esistenza. In realtà – ha detto Bergoglio -, alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre di qualità. Non esiste una vita umana più sacra di un'altra, come non c'è una vita umana qualitativamente più significativa di un'altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori".
FALSA COMPASSIONE Poi, rivolgendosi direttamente ai medici cattolici, ha detto: "La vostra opera vuole testimoniare con la parola e con l'esempio che la vita umana è sempre sacra, valida ed inviolabile, e come tale va amata, difesa e curata". Di qui l'esortazione "a proseguire con umiltà e fiducia su questa strada", sforzandosi di "perseguire le vostre finalità statutarie che recepiscono l'insegnamento del Magistero della Chiesa nel campo medico-morale. Il pensiero dominante propone a volte una 'falsa compassione': quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l'aborto, un atto di dignità procurare l'eutanasia, una conquista scientifica 'produrre' un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che 'vede', 'ha compassione', si avvicina e offre aiuto concreto".
OBIEZIONE DI COSCIENZA Il Papa ha anche toccato un punto molto delicato nel dibattito civile di oggi e cioè l'obiezione di coscienza, messa a repentaglio da più parti con leggi che ne limitano l'espressione. "La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all'obiezione di coscienza". Chi vuole "sperimentare con la vita, sperimentare male. Di 'fare' figli invece di accoglierli come dono, come ho detto. Di giocare con la vita, lì. Questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così".
LA PAROLA UCCIDERE L'aborto, ha proseguito Francesco "non è un problema religioso" e nemmeno "un problema filosofico. E' un problema scientifico, perché lì è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. 'Ma, no, il pensiero moderno ...' – 'Ma, senti, nel pensiero antico, nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!'. Lo stesso vale per l'eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c'è l'altra, no? E questo è dire a Dio: 'No, la fine della vita la faccio io, come io voglio'. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo". Francesco ha così concluso il suo intervento incoraggiando l'associazione dei medici cattolici a proseguire sul cammino, iniziato 70 anni fa, a servizio della vita "nella sua dignità, sacralità e inviolabilità".
Nota di BastaBugie: per leggere il testo integrale del discorso di Papa Francesco all'Associazione Medici Cattolici Italiani di cui si parla nell'articolo clicca nel link qui sotto http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/11/15/0853/01821.html
Per vedere lo stupendo filmato "Vita umana: prima meraviglia!", clicca qui sotto. Puoi richiedere il dvd "Vita umana: prima meraviglia!" al Centro Documentazione di Roma, telefondando allo 06 86 20 22 24 oppure inviando una mail a cedocsol@hotmail.com
https://www.youtube.com/watch?v=xLMDoqdSz9A
Fonte: Tempi, 15/11/2014
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IL MURO DI BERLINO E' DAVVERO CROLLATO?
Nessuna vittoria della democrazia! E' stato rimosso da chi lo aveva eretto perchè non gli era più utile
Autore: Oscar Sanguinetti - Fonte: Il Sestante, 10/11/2014
Novembre 2014: si commemora il quarto di secolo dalla "caduta", dal "crollo", dall'"abbattimento" del Muro di Berlino. Ma si è trattato davvero di una caduta, di un crollo, di un abbattimento? A mio modesto avviso, no. Il Muro non è caduto – chi lo avrebbe fatto cadere? –, non è crollato – quale sisma ne avrebbe minato le fondamenta? – e nemmeno è stato abbattuto – dov'è stato il vento inarrestabile che lo avrebbe travolto? –: il Muro è semplicemente stato rimosso, tolto di mezzo, smantellato da chi lo aveva eretto.
FRUTTO DI REALPOLITIK Già lo segnalava con fine acume, a poco più di un mese dai fatti, il giornalista ed ex iscritto al Partito Comunista Saverio Vertone (1927-2011), che scriveva su il Corriere della Sera: «[...] considerata nei suoi effetti visibili, la spallata che sta cancellando regimi, partiti, costituzioni, sistemi economici e persino interi Stati nell'Europa centro-orientale, sembra un miracolo della volontà popolare. E il Muro di Berlino che cade scoperchiando prigioni e latrine di Stato può ricordare a qualcuno le Mura di Gerico che si afflosciano come cartapesta sotto l'urto sonoro delle trombe di Giosuè. Non è così. La spallata dei popoli è stata data quando i guardiani avevano aperto le gabbie. Lo schianto improvviso dell'impero comunista finisce nella consapevolezza e nello spirito, ma è cominciato nella materia e nell'economia, ed è passato al vaglio razionale della Realpolitik. [...] L'erede di Lenin [Gorbaciov] non ha scelto la libertà, ma la sopravvivenza [...] [e] cerca adesso di convincere il mondo capitalista a partecipare in extremis al salvataggio di un sistema che per settant'anni si è presentato come un'antitesi mortale al capitalismo». Perché il Muro fu rimosso? Perché la frontiera fra impero comunista e mondo libero era stata semplicemente spostata e la Germania Democratica non aveva più senso. Gli Stati europei comunistizzati nel secondo dopoguerra, nel disegno sovietico – così come lo leggeva Giovanni Cantoni nel gennaio del 1990 –, dovevano essere affrancati dal controllo diretto di Mosca per andare a formare una cintura di Stati semi-socialisti, ma ad auspicata alta prosperità economica, che sorreggesse l'agonizzante socialismo reale della casa-madre, l'URSS. Non solo: ma l'intero movimento comunista di casa-madre moscovita, già dagli anni della breve segreteria di Jurij Vladimirovič Andropov (1914-1984), capo del KGB, aveva iniziato una profonda ristrutturazione, ovvero attuato una radicale metamorfosi, pienamente coerente con la sua dottrina relativistica e dialettica, e in perfetta armonia con la "natura" – le virgolette sono di obbligo, perché la modernità rivoluzionaria nega la nozione di "natura", la quale rimanda a quella di creazione e a quella di ordine – proteiforme del processo rivoluzionario, dismettendo il colbacco rosso-stellato dell'epoca della modernità "dura", simboleggiata dalla CEKA e dall'industria pesante, a una versione post-moderna, duttile e iperrelativistica.
SPINTE ESTERNE Certo, non si trattava solo di riacclimatare il vecchio progetto di lotta per la società senza classi in un mondo cambiato. Spinte oggettive a mutare lo status quo e ad accelerare il piano di dismissione della forma statuale della Rivoluzione comunista vi erano, e come! In genere a riguardo si cita il magistero e il carisma dell'ex suddito della repubblica socialista di Polonia papa Giovanni Paolo II (1978-2005), così come si sottolinea la sfida all'impero "del male" lanciata dall'indimenticabile 40° presidente degli Stati Uniti Ronald Wilson Reagan (1911-2004): tutto vero. E, ancora, come causa delle cause s'invoca il fallimento economico del socialismo sovietico e le spese insostenibili per mantenere in sella regimi del tutto artificiali, come la RDT – ma anche come Cuba, come il Nicaragua, come i regimi socialisti insediatisi nei Paesi ex coloniali –, mantenendo efficiente l'odioso Muro, che circondava l'ex capitale germanica – anche i sassi avevano capito che nessuno dall'Ovest era mai fuggito all'Est... – e che costituiva il classico pugno in un occhio per la politica di glasnost e di perestrojka intrapresa dall'ottavo segretario del PCUS, Michail Sergeevič Gorbaciov. Anche questo, verissimo...
GUARDANDO UN PO' PIU' DA VICINO... Ma, a mio avviso, tutte queste spinte – tranne forse l'ultima, la più tangibile e potente – non bastano a spiegare la decisione unilaterale di demolire la barriera di cemento e di filo spinato che divideva Berlino e di non reagire quando un anno più tardi la Germania tornava una. La dissidenza, anche se sempre più forte e alimentata dal Papa polacco, non aveva chance di fronte ad apparati repressivi capillari, che contavano un numero sterminato di membri – il massimo era proprio la Repubblica Democratica Tedesca, dove la STASI, il servizio di sicurezza, reclutava, come funzionari o come spie più o meno occasionali, milioni di tedeschi –: lo si era visto nella repressione in Polonia attuata dal generale Wojciech Jaruzelski (1923-2014) pochi anni prima. Reagan stesso era un nemico di certo ben più pericoloso di un Jimmy Carter, ma era chiaro che gli USA non avrebbero mai, né con il presidente "cow boy", né prima di lui, rimesso in discussione i patti di Jalta e di Potsdam e la suddivisione del mondo in aree di influenza. E anche gli altri leader occidentali non credevano granché nella possibilità di una rimozione del Muro e di una riunificazione tedesca, né, soprattutto, potevano sospettare che esse sarebbero state così rapide e indolori. Il Muro fu rimosso perché il comunismo aveva cambiato tattica: non reggendo più la contrapposizione "muro a muro" con l'Occidente, doveva rifluire, uscire dalla politica, abbandonare la gestione dello Stato totalitario, se voleva salvaguardare le enormi risorse accumulate dal Partito nei settant'anni di potere assoluto su una delle nazioni in tesi più ricche del mondo. Il compianto politologo Pierre Faillant de Villemarest (1922-2008), ex combattente del Maquis e nel secondo dopoguerra membro dei servizi segreti francesi, appoggiandosi a fonti dell'intelligence, ha descritto – credo unico al mondo – la smobilitazione dell'apparato "discreto", se non clandestino, del comunismo sovietico – a partire dalla esportazione dei fondi dello Stato e del PCUS nelle banche occidentali – e la riconversione dei suoi alti dirigenti in "nuovi oligarchi", nuovi "magnati" e talora "nuovi mafiosi" russi, in un processo durato fino all'ammainamento della bandiera rossa dalla guglia più alta del Cremlino, alla rinascita dell'aquila bicipite russa, al riassorbimento dell'effimero regime "liberale" di Boris Nikolaevič Eltsin (1931-2007) e alla ricomparsa di un potere politico "forte", non più "nazionalbolscevico", ma ora solo "nazionale" e semi-democratico, di cui è, ormai da quindici anni, incarnazione l'ex colonnello del KGB – fra l'altro di stanza proprio a Dresda, nella Germania di Pankow – Vladimir Putin.
LA DEMOCRAZIA HA SCONFITTO LA DITTATURA? Quindi, suonano male le affermazioni, riecheggiate in questi giorni, secondo cui l'Occidente ha abbattuto il Muro o la "democrazia" ha sconfitto la "dittatura": il Muro è stato smantellato e la DDR cancellata dai comunisti perché costretti e decisi a rinunciare a gestire un sistema ideologico-politico non più "appetibile" per le masse – interne ed esterne – e compromesso dall'implosione dell'economia socialista "reale". E, nel contempo, per la necessità di salvare l'investimento, il "capitale", che, al di là del potere politico, costituiva il "corpo", il nocciolo duro del potere reale, del Partito – ma anche ai suoi dessous elitari e "iniziatici", così bene descritti da Vladimir Volkoff (1932-2005) nel suo eccellente romanzo storico Il montaggio –, in vista di una rinascita in altre forme. Così pure pare fuori luogo attribuire a genuini sentimenti "democratici" la presunta adesione – se non promozione – alla dottrina della cancellazione del Muro da parte di Gorbaciov, che se ne fece eventualmente sostenitore solo nella prospettiva sopra enunciata o, forse, nel tentativo disperato di "salvare il salvabile" nei rapporti con l'Occidente. Per questo mi è parsa una nota del tutto stonata la sua partecipazione alle celebrazioni dell'anniversario, dove per di più si è dato a convincere gli occidentali a "tifare" per Putin... Detto quello che ho detto, se ne può dedurre che si possa escludere il carattere eccezionale, se non miracoloso, della fine del Muro? No, anzi, il contrario: la rapidità e l'imprevedibilità del collasso dell'URSS e dei suoi satelliti europei – non dimentichiamo che in Asia il comunismo, anche se apparentemente meno visibile, è tuttora florido e diffuso e che il massacro di Piazza Tienanmen a Pechino cade proprio del 1989 – non si spiega solo con cause umane. Quanti fra gli intellettuali, i servizi segreti, gli analisti di politica estera, nel 1988 avrebbero pronosticato quanto sarebbe avvenuto nel novembre dell'anno dopo? Se si fa il bilancio delle forze materiali in campo nei due blocchi e, come accennato, alla ridotta capacità eversiva dei movimenti anticomunisti – dati che gli analisti in genere considerano accuratamente –, probabilmente il tramonto dell'impero "rosso", certamente di un impero sempre più indebolito, iniziato con la riunificazione delle due Germanie, sarebbe durato ancora a lungo.
IL RUOLO DELLA PROVVIDENZA Se il comunismo sovietico è scomparso così repentinamente a partire dalla caduta del Muro alla fine degli anni 1980, non vi è dubbio che qualche fattore invisibile e misterioso ha giocato un ruolo. E, se è vero che qui però lo storico si deve fermare, per il credente – e per lo storico credente – è fuori di dubbio che questo fattore imponderabile, questo quid discreto, questo agente potente che ha permesso si producesse la somma di circostanze "fortuite", da molti evocata, che ha causato la fine del Muro, si chiami Provvidenza. Essa così ha voluto, forse in virtù del fatto che da parte della Chiesa cattolica a molto di quello che la Vergine aveva richiesto a Fatima nel 1917 per decretare la fine del comunismo russo – il cui avvento nel mondo aveva nel contempo, ancor prima dell'Ottobre 1917, pronosticato – era stato ottemperato grazie ai pontefici, al sangue delle migliaia di martiri, alle sofferenze materiali e morali di milioni di uomini e donne, nonché alle preghiere di tanti fedeli. Solo chi ha potere sull'inferno, e il comunismo è stato davvero – come detto a Fatima – un inferno in temporalibus per tanti popoli e per la stessa Chiesa, può abbreviarne a sua discrezione la durata. Senza dimenticare che il castigo, per l'intercessione di qualche buono, è cessato, ma non è finito: è solo stato ridotto di peso. E senza dimenticare, che per molti aspetti e in certi frangenti, lo stesso mondo post-moderno, con la sua confusione e la sua dilagante corruzione morale, anche se i regimi comunisti non vi sono più numerosi come una volta, rappresenta di per sé quanto meno una sorta di purgatorio.
Fonte: Il Sestante, 10/11/2014
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LA DIOCESI DI MILANO VUOLE CONOSCERE LA PENETRAZIONE DELL'IDEOLOGIA GAY NELLE SCUOLE, POI SI PENTE E CHIEDE SCUSA
Noi invece diciamo: ''Niente scuse a chi vuole manipolare i nostri figli: la Chiesa non può abdicare al compito educativo''
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/11/2014
Il caso delle scuse della Curia di Milano - per la lettera ai professori di religione in cui si chiedeva di far sapere in quali scuole si svolgono programmi finalizzati a diffondere l'ideologia gender – non cessa di provocare reazioni. Al punto che sabato Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, ha invitato a inviare mail alla Curia di Milano (irc@diocesi.milano.it) con un semplice messaggio: «Noi non ci scusiamo. Vogliamo sapere». Anche noi invitiamo a scrivere allo stesso indirizzo, ma con un messaggio un po' diverso, di cui parleremo più avanti.
COSA STA ACCADENDO Il punto di partenza è infatti il notare una novità in quanto sta accadendo. Nelle ultime settimane infatti, a piegare la testa davanti alla pressione omosessualista sono vescovi che pure anche recentemente hanno tenuto posizioni chiare, sostenendo pubblicamente l'unicità della famiglia naturale contro attacchi fuori e dentro la Chiesa. Così si rimane spiazzati nel vedere monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, e il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, scusarsi per colpe non commesse, solo cedendo davanti all'aggressione verbale di giornali laicisti e organizzazioni omosessualiste. E non ci si può non chiedere il perché questo accada. Certo, la pressione esterna è forte e - nel caso di Milano – non deve essere piacevole scoprire che i primi a tradire la missione educativa sono alcuni insegnanti di religione, talmente vigliacchi da passare documenti riservati a Repubblica invece che affrontare a viso aperto il responsabile della Curia e casomai contestare la lettera inviata. Del resto ce lo si poteva aspettare visto che molti insegnanti di religione sono stati formati alla scuola del cardinale Carlo Maria Martini, che con Repubblica flirtava e secondo cui su questi temi «la Chiesa è in ritardo di duecento anni». Forse, anche nei vescovi meglio intenzionati subentra un senso di solitudine quando ci si vede circondati da ogni parte e traditi all'interno. E si cede. Forse è per questo. In ogni caso è giusto far sentire a questi pastori che – sebbene i media facciano credere il contrario – c'è ancora un popolo cristiano che segue fedelmente il magistero della Chiesa, è impegnato nello sforzo educativo, e chiede ai suoi pastori una guida sicura e decisa. Per questo è utile anche inviare mail, non tanto per condannare o per insegnare all'arcivescovo il suo mestiere, ma per fare sentire che c'è un popolo che lo sostiene nel resistere alla violenza del mondo e che vive in prima persona la responsabilità educativa, in famiglia e nella scuola. Per questo anche io personalmente ho inviato una mail all'indirizzo irc@diocesi.milano.it con questo testo: «Nessuna scusa a chi vuole manipolare i nostri figli. La Chiesa non può abdicare al compito educativo». E invito tutti a fare altrettanto.
LA QUESTIONE EDUCATIVA APPUNTO È proprio su questo punto che si è consumato il pasticcio della diocesi milanese. L'ufficio della Curia che si occupa dell'insegnamento della religione cattolica si è scusato per avere usato un linguaggio inappropriato. Ma rileggiamo la lettera incriminata, quella che ha fatto parlare di "schedatura" delle scuole da parte della Chiesa milanese: «Cari colleghi, come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un'idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale. Per valutare in modo più preciso la situazione e l'effettiva diffusione dell'ideologia del "gender", vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte». Cosa c'è di inappropriato in questo testo? Assolutamente nulla, né nella descrizione del fenomeno – assolutamente oggettiva – né nella volontà di capire quanto sia esteso. Per comprendere l'assurdità della canea scatenata da Repubblica e soci basti pensare cosa sarebbe successo se la lettera avesse avuto questo contenuto: «Cari colleghi, come sapete in tempi recenti alcuni alunni di scuole italiane sono state vittima del bullismo omofobico. Per valutare in modo più preciso...». Applausi a scena aperta, «la Chiesa è più avanti del governo», proposta del Nobel per la Pace per l'arcivescovo e via di questo passo.
I BAMBINI NON SONO CAVIE DA LABORATORIO Pensiamo invece a cosa ha detto recentemente papa Francesco: «Vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del "pensiero unico". Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: "A volte, non si sa se con questi progetti - riferendosi a progetti concreti di educazione - si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione"» (Alla Delegazione dell'Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia, BICE, 11 aprile 2014). E di fronte alla chiarezza di queste parole si può ragionevolmente chiedere scusa solo per aver cercato di capire quanto siano vere? Di essersi mobilitati - con molta discrezione e senza fretta - per porre riparo a questi moderni campi di rieducazione? L'educazione dei nostri figli non spetta allo Stato e tantomeno all'Arcigay. Spetta anzitutto alle famiglie; e la Chiesa ha tutto il diritto di formare i suoi insegnanti e prepararli a riconoscere e affrontare la gravità dell'ideologia che sta penetrando nella scuola. Ci sono tanti insegnanti che già sono seriamente impegnati in questa decisiva missione educativa. Come potranno affrontare l'ostilità e le imboscate del mondo se appare evidente che al primo baubau saranno mollati da curie e vescovi? È bene dunque che la Curia di Milano riprenda chiaramente in mano la situazione e magari chiarisca anche cosa ci sarebbe di inappropriato nel linguaggio usato.
LENTEZZA DELLA CHIESA? CIOE'? E a proposito di chiarimenti, oggi se ne impone uno anche al cardinale Scola. Sabato, a margine di un dibattito su tutt'altro tema, è tornato sulla vicenda della lettera ai prof di religione rivendicando da una parte il diritto a impostare certi problemi secondo la prospettiva cattolica, ma anche facendo questa affermazione: «La Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale». È la seconda volta in poche settimane che esprime questo concetto, almeno a quanto riportato dai giornali. Un mese fa, in un'intervista a Repubblica aveva infatti affermato: «È fuori dubbio che siamo stati lenti nell'assumere uno sguardo pienamente rispettoso della dignità e dell'uguaglianza delle persone omosessuali». Allora il direttore di Culturacattolica.it, don Gabriele Mangiarotti, aveva reagito così: «Sono sacerdote da 40 anni, e ho incontrato, nel dialogo e nella confessione, tante persone omosessuali. In questo ministero mi ha aiutato l'atteggiamento della Chiesa, del Catechismo, e mi è sempre sembrato un sostegno che, nella verità e nella misericordia, ha aiutato le persone a un cammino umano e cristiano. E in questo non mi sono trovato né lento né poco rispettoso. E con me tanti altri confratelli. Non capisco proprio questo continuo mea culpa per colpe che non ho commesso!». Allora, per uscire dall'ambiguità è bene che il cardinale Scola chiarisca cosa intenda per "lentezza" della Chiesa. Se leggo il Catechismo, non ci sono spazi per equivoci riguardo al rispetto e alla dignità delle persone con tendenze omosessuali. Né ci sono documenti che incitino alla discriminazione o siano accondiscendenti con eventuali violenze. Piuttosto, se guardiamo la situazione di tanti seminari, la realtà di alcune diocesi e settori della Chiesa, dovremmo piuttosto dire che c'è un colpevole ritardo nel rendersi conto della pericolosità di una certa acquiescenza nei confronti dell'omosessualità praticata e teorizzata. A maggior ragione, certe affermazioni stonano considerando l'omosessualizzazione forzata in atto nella nostra società. Per cui chiediamo ancora una volta al cardinale Scola di parlare con chiarezza: cosa intende concretamente per «lentezza della Chiesa sulla questione omosessuale»?
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/11/2014
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UN CRISTIANO PUO' ESSERE ECOLOGISTA?
Non c'è vero rispetto del creato senza rispetto della dignità umana secondo la volontà divina (ricordiamo l'insegnamento di San Giovanni Paolo Il e Benedetto XVI)
Autore: Laura Boccenti - Fonte: Il Timone, Settembre/Ottobre 2014
La moderna civiltà tecnologica ha aperto nella relazione uomo-natura nuovi scenari che riguardano, in particolare, le conseguenze ambientali dell'azione umana. La distruzione dell'ambiente, il suo uso improprio o egoistico e l'accaparramento violento delle risorse della terra, frutto di un concetto disumano di sviluppo, hanno generato e continuano a generare lacerazioni, conflitti e guerre. Di qui la crescita, sin dalla seconda metà del XX secolo, di una riflessione etica improntata alla domanda sul modo "giusto" di rapportarsi alla natura e la moltiplicazione di iniziative culturali e politiche che si propongono non solo di rafforzare la sensibilità ambientale della società, ma anche di tradursi in un progetto capace di orientare i comportamenti individuali e collettivi. In questo contesto si sono affermate alcune concezioni distorte dell'uomo e del cosmo, che, basandosi su visioni riduttive o alterate, rischiano di diventare fonte di violenza verso l'uomo e verso lo stesso ambiente che si propongono di tutelare. Le filosofie ambientali si differenziano in base all'interpretazione dell'uomo, della natura e del rapporto tra i due.
L'ANTROPOCENTRISMO RADICALE Fino alla prima metà del XX secolo la filosofia aveva per lo più sostenuto un antropocentrismo radicale. Dalla constatazione dell'unicità dell'uomo, razionale e libero, in un cosmo dominato da leggi necessarie, era pervenuta all'affermazione della sua autosufficienza e indipendenza assoluta. La natura, intesa sia come ambiente esterno all'uomo sia come la stessa natura umana, veniva così considerata estranea alla sfera morale e ridotta a materiale di cui la libertà poteva disporre a piacimento. Questo orientamento viene criticato con forza da gran parte del mondo ecologista attuale per i danni, veri o presunti, provocati all'ambiente fisico: si pensi, per fare qualche esempio, al moltiplicarsi dei simposi sulle alterazioni climatiche o alle campagne di sensibilizzazione sulle specie vegetali e animali in via d'estinzione. Non vengono invece ordinariamente messe in luce le conseguenze molto più devastanti che l'assolutizzazione della libertà ha avuto sull'habitat naturale e sociale umano, aggredito dall'aborto e dall'eutanasia, manipolato con le sperimentazioni sugli embrioni e i molteplici tentativi d'ingegneria antropologica e sociale.
IL BIOCENTRISMO Opponendosi all'antropocentrismo radicale, nella seconda metà del XX secolo, alcuni movimenti ecologisti sono giunti a negare l'esistenza di una specifica natura umana, promuovendo una visione "debole" della persona, considerata come un'insignificante particella in un universo eterno nato dal caso. L'uomo, in quanto prodotto dell'evoluzione naturale, viene considerato un vivente al pari di tutti gli altri, in una prospettiva biocentrica che riconosce a tutti i viventi gli stessi diritti. Il fatto che l'uomo sia dotato di coscienza non viene più inteso dal biocentrismo come manifestazione della superiore dignità dello spirito sulla materia, ma come una delle tante possibili espressioni dell'evoluzione. Talvolta, anzi, il biocentrismo parrebbe auspicare l'annullamento dell'uomo perché il mondo possa tornare "sano". L'unico assoluto che esso riconosce è la "natura", che viene così non solo mitizzata, ma addirittura divinizzata, riproponendo così nuove forme di paganesimo e di panteismo. Anche il biocentrismo, perciò, come l'antropocentrismo radicale, apre la strada a prospettive antiumane, finendo per lasciare la persona indifesa di fronte a scelte dettate dall'ideologia.
CRISTIANESIMO E CREAZIONE Prendendo le distanze sia dal biocentrismo che dall'antropocentrismo assoluto, la visione cristiana interpreta il rapporto uomo-cosmo alla luce della creazione: se Dio ha creato il mondo, è Dio a mettere in relazione uomo e cosmo, ponendo l'uomo al centro del cosmo non come arbitro, ma come custode del creato. Infatti, se Dio ha creato l'universo, noi non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma in un cosmo ordinato e dotato di senso alla cui origine c'è il Verbo eterno, quindi la Ragione e la Libertà divine e non il caso o la necessità. L'ordine del cosmo si manifesta alla ragione dell'uomo e deve essere riconosciuto e rispettato: «Non solo la terra è stata data da Dio all'uomo, che deve usarla rispettando l'intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l'uomo è donato a se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato dotato» (Giovanni Paolo Il, Contesimus annus, 38). La creazione è donata all'uomo perché se ne serva nella vita per le sue esigenze materiali; ma gli viene donata anche perché la porti a compimento e affinché, attraverso il suo agire, tutte le creature rispondano al fine per cui sono state create. Di qui la responsabilità dell'uomo verso l'ambiente, che non comporta solo un uso attento e sobrio dei beni materiali, ma soprattutto il rispetto della finalità di ogni creatura alla luce della sua relazione con Dio e col resto del creato. «Accanto all'ecologia della natura», cioè il rispetto della natura, «c'è dunque un'ecologia che potremmo dire "umana"», cioè il rispetto della dignità incommensurabile dell'uomo. Va sottolineato come «l'umanità, se ha a cuore la pace, debba tenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra l'ecologia naturale, ossia il rispetto della natura, e l'ecologia umana»: infatti, «l'esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l'ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa. Sempre più chiaramente emerge un nesso inscindibile tra la pace con il creato e la pace tra gli uomini. L'una e l'altra presuppongono la pace con Dio. La poesia-preghiera di San Francesco, nota anche come Cantico di Frate Sole, costituisce un mirabile esempio - sempre attuale - di questa multiforme ecologia della pace» (Benedetto XVI, Messaggio Giornata per la pace, 1 gennaio 2007, n. 8). La sensibilità di san Francesco verso la natura, additata come esemplare da papa Benedetto, è l'espressione concreta di una spiritualità che nella bellezza del creato vede un riflesso della Bellezza Increata; nel continuo "passaggio" dal Cielo alla terra che caratterizza il Cantico delle creature, Francesco rende accessibili i misteri della Creazione e dell'Incarnazione da cui dipende la bontà essenziale di tutti i viventi. Lungi perciò dall'esaltare gli esseri viventi e ogni realtà naturale in se stessi, Francesco considera le creature come opere di Dio, capaci di avviarci alla Sua conoscenza rivelandoci, attraverso la loro natura e il loro agire, qualcosa di Lui. Francesco non riduce la natura a materiale su cui l'umana volontà di potenza può esercitarsi a suo piacere, né la sua tenerezza verso il creato dissolve la differenza tra la natura, l'uomo e il Creatore in un misticismo panteista. «È il peccato dell'uomo che ha diviso e opposto Dio e la creazione; ma chi vive in Dio ritrova la creazione [...]. (D. Barsotti, S. Francesco preghiera vivente, San Paolo). La pace con Dio ricostituisce l'ordine con la natura e tra gli uomini risanando le relazioni deteriorate dal peccato.
ECOLOGIA DELLA FAMIGLIA La prima e fondamentale struttura da risanare e custodire nell'ambito dell'"ecologia umana" è la famiglia; in essa, infatti, l'uomo viene generato ed educato, ricevendo le prime e determinanti nozioni intorno alla verità e al bene e apprendendo che cosa vuol dire amare ed essere amati e, quindi, che cosa vuoi dire in concreto essere una persona. Oggi perciò, chi ama la natura deve proporsi come compito principale di rimuovere le condizioni economiche, sociali e culturali che ostacolano la realizzazione della famiglia, danneggiando così tutta la società umana e insieme ad essa l'ordine del cosmo.
Fonte: Il Timone, Settembre/Ottobre 2014
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LUNGI DALL'ESSERE AMICO DEI POVERI, IL COMUNISMO E' IL LORO PEGGIOR NEMICO
Aveva ragione Indro Montanelli quando diceva: ''La sinistra ama tanto i poveri che ogni volta va al potere, ne aumenta il numero''
Autore: Augusto de Izcue - Fonte: Tradizione Famiglia e Proprietà, 06/11/2014
Non è raro sentir dire, qua e là, che il comunismo sia stato un'idea bella applicata male. A prescindere dalle sue attuazioni concrete, finite puntualmente in catastrofe, il comunismo avrebbe avuto un nucleo positivo che si tratterebbe di recuperare: sarebbe stato un "amico dei poveri" Era la tesi di Jacques Maritain, l'ideologo della svolta a sinistra nell'Azione Cattolica:"Il socialismo è stato nel XIX secolo una protesta della coscienza umana e dei suoi istinti più generosi contro mali che gridavano verso il cielo. (…) Il socialismo ha amato i poveri". Il lirismo socialista di Maritain si estendeva al comunismo sovietico: "Per la prima volta nella storia, scriveva recentemente Massimo Gorki a proposito del comunismo sovietico, il vero amore dell'uomo è organizzato come una forza creatrice e si pone come uno scopo l'emancipazione di migliaia di lavoratori. Noi crediamo alla profonda sincerità delle parole di Gorki". Era anche la tesi dell'uruguaiano Alberto Methol Ferré, mentore filosofico di un'intera generazione di ecclesiastici latinoamericani di linea "populista". Secondo Methol, il male del marxismo risiede nel suo ateismo: "La Chiesa respingeva il marxismo essenzialmente per quel che conteneva di ateismo". Il sistema di Karl Marx avrebbe, però, un elemento valido: "Quello che c'è di più valido nel marxismo era nella critica al capitalismo".
LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE Questo elemento valido induce il filosofo uruguaiano a difendere aspetti della cosiddetta Teologia della liberazione, di origine marxista: "La teologia della liberazione può essere anche letta come un tentativo di assumere il meglio del marxismo. (…) Questa teologia ha prestato un inestimabile servizio ripensando la politica in funzione del bene comune, e quindi in relazione stretta con l'opzione preferenziale per i poveri e la giustizia". Stupisce vedere personaggi del mondo cattolico che esaltano un sistema definito dal Magistero della Chiesa "detestabile setta", "setta abominevole", "intrinsecamente perverso", "vergogna del nostro tempo", frutto di un "errore fondamentale". Un sistema col quale, nelle parole di Pio XI, "non si può ammettere in nessun campo la collaborazione". Anzi, per decreto del Sant'Uffizio del 1949 qualsiasi collaborazione col comunismo portava alla scomunica latae sententiae. Oltre a essere dottrinalmente discutibile, la tesi del comunismo amico dei poveri è storicamente falsa. Lungi dall'essere "amico dei poveri", il comunismo è il loro peggiore nemico. Laddove è stato applicato – in tutte le sue salse, varianti e declinazioni – la conseguenza è stata sempre un aumento vertiginoso della povertà e dei disaggi sociali. La sinistra non fa tanto un'opzione preferenziale per i poveri quanto per la povertà stessa. Aveva ragione Indro Montanelli quando diceva: "La sinistra ama tanto i poveri che ogni volta va al potere ne aumenta il numero". Il comunismo truculento e tagliagole resiste solo in alcune isole sparse, come Corea del Nord e Cuba. La sinistra oggi, specie in America Latina, si proclama piuttosto "populista". Tale populismo, però, conserva il nucleo rivoluzionario del vecchio comunismo: una visione ugualitaria e socialista, ostile alla proprietà privata e alla libera iniziativa. Poiché, nonostante il nome, il populismo non viene mai dal popolo bensì dalle elite rivoluzionarie, esso è spesso imposto con i modi forti, smentendo il suo carattere democratico. D'altronde, proprio il "populismo" si è dimostrato il peggiore nemico del popolo.
IL COMUNISMO AMICO DEI POVERI? Il fallimento del socialismo nella Cuba castrista, per restare nel continente di Papa Francesco, è tale che il salario medio ancor oggi è di soli US$ 21,00 al mese, il più basso dell'America Latina, "insufficiente per soddisfare i bisogni più elementari della popolazione", come ha dovuto concedere il presidente Raúl Castro. Dati recentemente pubblicati dall'economista Raúl Sandoval González, dell'Università di Havana, mostrano che il 70% delle case in Cuba è in stato fatiscente. Ne è esempio il Venezuela. Paese ricco di risorse petrolifere, fiorente fino a essere paragonato negli anni Settanta a una "Florida sudamericana", oggi ridotto dal socialismo chavista alla "situazione economica di un paese in guerra". La situazione volge al ridicolo. Recentemente, vista la cronica mancanza di shampoo nei negozi, il Ministro per l'Ecosocialismo (sic) Ricardo Molina ha suggerito ai suoi concittadini di non lavarsi i cappelli, a mo' di "sacrificio rivoluzionario". Ne è esempio l'Ecuador, pure esso ricco di risorse petrolifere, e tuttavia costretto nel 2008 a dichiarare default sul debito estero, non riuscendo più a trovare linee di credito internazionali. Nel 2013, la Cina ha dovuto volare nel suo sostegno, acquistando l'intera produzione di petrolio. Ne è esempio anche l'Argentina della peronista Cristina Kirchner, costretta a dichiarare per la seconda volta in pochi anni default sul debito. Secondo studi indipendenti, la povertà ha ormai raggiunto il 36,5% della popolazione, obbligando l'Indec (Instituto Nacional de Estatística y Censos) a taroccare i numeri per non crollare a livelli da quarto mondo.
UNO STRANO INCONTRO IN VATICANO Eppure - o mistero! - proprio questi sistemi fallimentari sono stati difesi dai militanti dei Movimenti popolari riunitisi sotto l'egida di Papa Francesco in Vaticano dal 27 al 29 ottobre. Dal leader "cocalero" (cioè produttore di coca) boliviano Evo Morales ai militanti del Centro sociale Leoncavallo di Milano, la sinistra antagonista si è data appuntamento a S. Pietro. Predominavano i movimenti latinoamericani. La maggior parte dei lavori, compreso l'intervento del Pontefice, è stata in spagnolo, come anche la Dichiarazione finale. Un protagonista dell'incontro è stato il brasiliano João Pedro Stédile, leader del Movimento dos sem terra (MST), di orientamento marxista ed eversivo. Proprio il motto del MST "Nessun contadino senza terra" è stato trascritto in calce alla Dichiarazione finale. Attraverso azioni spesso violente, il MST difende una "riforma agraria" socialista, cioè l'esproprio delle proprietà rurali per distribuire la terra ai contadini, riuniti in "assentamentos" ispirati ai kolchoz sovietici. Orbene, lo stesso presidente dell'INCRA (Instituto nacional de colonização e Reforma agrária), Francisco Graziano Neto, ha dichiarato: "La riforma agraria si configura come il peggiore fallimento della politica pubblica del nostro Paese". La maggior parte degli "assentamentos" si è trasformata in vere "favelas rurali" improduttive, come ha recentemente ammesso il ministro Gilberto Carvalho. Eppure – sempre mistero! – proprio queste favelas sono proposte dal MST come soluzione "populista". Per chi accompagna da vicino la realtà latinoamericana, l'Incontro mondiale dei Movimenti popolari ospitato nel Vaticano suscita perplessità e apprensioni. Molti dei movimenti che vi hanno partecipato sono ancorati nell'estrema sinistra. Un eventuale avallo ecclesiastico correrebbe seri rischi di essere interpretato come un sostegno politico a questa sinistra, con risultati catastrofici per quello stesso popolo che si vorrebbe difendere. È questa l'intenzione?
UN SALVAGENTE DI PIOMBO Si sente anche dire che, nel contesto della grave crisi economica che stiamo attraversando, dopo anni di neoliberismo, un populismo rinnovato sarebbe in grado di ispirare una nuova coscienza sociale che metta i poveri al centro delle attenzioni. Una tale coscienza sarebbe legittima, anzi auspicabile. Il problema è se questo populismo ne sia in grado. Un'analisi attenta dimostra, nella fattispecie, come questa sinistra non sia tanto a favore dei poveri quanto della povertà stessa, ostinandosi nel proporre sistemi socio-economici rivelatisi, storicamente, fallimentari e gravemente nocivi nei confronti delle classi più disagiate, proprio quelle che si pretende di aiutare. Prendendo in prestito l'espressione ironica del teologo gesuita Horacio Bojorge possiamo dire che questo populismo non è altro che un "salvagente di piombo" per i poveri. Cioè, una frode in più nella lunga catena di frodi che segna il nefasto itinerario della sinistra mondiale.
Fonte: Tradizione Famiglia e Proprietà, 06/11/2014
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WILLIAM SHAKESPEARE ERA CATTOLICO
Nel 450° anniversario ormai è chiaro che faceva parte della dissidenza cattolica nella spietata Inghilterra anglicana
Autore: Elisabetta Sala - Fonte: Il Timone, Settembre/Ottobre 2014
Indizi soltanto, ma significativi, sulla presunta appartenenza segreta alla Chiesa cattolica del grande scrittore inglese E' da poco iniziato un importante biennio shakespeariano, compreso tra il 450° anniversario della nascita (il 23 aprile 2014) e il 400° della morte (lo stesso giorno nel 2016). Lassù in Inghilterra l'industria commerciale ne sta approfittando alla grande, lanciando iniziative, culturali ma non solo, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Il grande drammaturgo, ridotto per secoli a iconcina del politically correct, rischia però di diventare un po' scomodo per la laicissima Gran Bretagna; giacché, con ogni probabilità, egli apparteneva al vasto e ramificato sottosuolo della dissidenza cattolica, nell'Inghilterra anglicana, e dell'opposizione al suo spietato regime.
PAPISTI E "COMPLOTTI CATTOLICI" Né la fede individuale era, allora, un fatto privato o secondario: il ritenerla tale è, oltre che un anacronismo, una novità del nostro tempo malato di privacy. La fede di ognuno era un fatto squisitamente, e spesso tragicamente, pubblico; soprattutto dal momento in cui il governo aveva deciso di separare il tralcio inglese dalla vite romana, di considerare il Papa un nemico politico e di etichettare dunque tutti i cattolici come quinta colonna al servizio dell'avversario. In Inghilterra i "papisti" più "pericolosi" erano automaticamente colpevoli di alto tradimento, non di eresia, e venivano pertanto giustiziati con la pena più dolorosa e infamante che si riuscisse a concepire: squartati vivi sul patibolo, tra le ovazioni della folla, con il cuore ancora pulsante strappato dal petto. Peccato che, tra gli inglesi, i cattolici fossero allora la maggioranza e che non ci tenessero affatto a conformarsi alla Chiesa di Stato. Molti, i cosiddetti "papisti di chiesa", fingevano di adeguarsi e si presentavano al servizio domenicale anglicano solo per non pagare le salatissime multe. I più coraggiosi, che a volte erano anche molto ricchi, accettavano invece l'amarissima persecuzione e in chiesa non ci andavano, cercando intanto di far celebrare Messa in casa propria da qualche sacerdote cattolico clandestino. Erano costoro i famosi "ricusanti", che pagavano multe stratosferiche e rischiavano la morte ogni giorno pur senza immischiarsi di politica; molti di essi avevano anzi giurato che, se le potenze cattoliche avessero attaccato (com'era accaduto con l'Armada spagnola nel 1588), non avrebbero esitato a difendere la Patria. Altri ancora preferirono l'esilio alla persecuzione; alcuni di costoro, dall'estero, davvero si unirono ai nemici dell'Inghilterra per spodestare la tirannia. Ai sacerdoti inglesi toccava intanto formarsi all'estero e poi rientrare in patria clandestinamente come missionari. Erano braccati a guisa di spie nemiche dai servizi segreti più efficienti d'Europa e, se catturati, trattati di conseguenza: torturati, processati per lesa maestà, sventrati e squartati, colpevoli solamente di essere approdati sullo coste inglesi. Le loro teste finivano per lo più impalate sulla porta Sud del ponte di Londra, mentre lo altre parti del corpo erano esposte in catene in vari altri punti strategici. Ciò nonostante, continuavano a sbarcare. Il governo, che non ebbe mai il sostegno della maggioranza, divenne maestro nell'organizzare falsi "complotti cattolici" per poi sventarli "miracolosamente". I sacerdoti, d'altra parte, impararono presto a nascondersi e mimetizzarsi alla perfezione per tentare di svolgere il loro ministero almeno per qualche anno, prima di essere catturati o costretti alla fuga. In questa lotta del gatto col topo era in gioco l'anima dell'Inghilterra.
SHAKESPEARE CATTOLICO? Ora, per dirla con Clare Asquith, «lo scrittore più brillante d'Inghilterra visse e lavorò nell'epoca più turbolenta del Paese. È impossibile credere che non avesse nulla da dire riguardo al dramma dei suoi giorni», come invece vorrebbero i sostenitori di un suo fantomatico disimpegno sia politico che religioso. Perché, paradossalmente, è proprio il rapporto di Shakespeare con il suo tempo a renderlo veramente un uomo «per tutti i tempi», come scrisse nel suo elogio funebre l'amico Ben Jonson (1572-1637). Chi si ferma al livello estetico non fa che considerare la sola punta dell'iceberg, utilizzando soltanto una piccola parte del pacchetto; ma, come ogni altro classico, anche Shakespeare va preso tutto intero e non come una confezione di spinaci da supermercato, a porzioni singole surgelate una per una. L'ultimo secolo ha visto esperti di diverse nazionalità e specializzazioni scavare sia nel retroterra storico del grande drammaturgo, sia nel canone delle sue opere; i loro studi hanno portato a scoperte estremamente interessanti. Gli storici hanno evidenziato come Stratford, il paesello natio, si trovasse in realtà al centro di una regione che Antonia Fraser definì «una specie di santuario per i ricusanti». Si è scoperto anche che il suo contesto familiare era ricusante; che ricusanti furono il padre, la famiglia della madre, la figlia e i padrini che la tennero a battesimo, persino diversi dei maestri di scuola assunti dalla municipalità quando Shakespeare era bambino. Che da ragazzo egli fu forse ospitato da una grande famiglia ricusante, attraverso cui entrò per la prima volta in contatto con gli ambienti teatrali. Che uno dei suoi parenti fu squartato sul patibolo per la sua fede e che un suo carissimo amico finì "suicidato" in carcere, accusato di aver ordito una trama cattolica contro Elisabetta I. Che, quando lasciò il paesello (forse in fuga) per recarsi a Londra, si mosse e operò nell'ambito di potenti famiglie cattoliche. Che, ritiratosi infine dalle scene e rientrato a Stratford, acquistò un misterioso palazzo londinese e lo diede in affitto a un ricusante per un prezzo simbolico; solo in seguito si scoprì che si trattava di un centro cattolico clandestino. Che, sempre dopo la sua morte, anche in campagna girava voce che fosse morto "papista". Quanto alle opere, la corrente critica che potremmo definire "cattolicista" vi ha individuato un filo rosso che le percorre tutte; un filo non facile da scorgere, a quel tempo, per il governo, giacché solo la metà dei drammi era stata data alle stampe (in edizioni sparse lungo gli anni e presto esaurite), mentre l'opera omnia vide la luce soltanto sette anni dopo la sua morte. Si tratta di un livello allegorico profondo, mai troppo scoperto ma neppure invisibile, in cui emerge una sorprendente, audace dissidenza politica e religiosa. Così la "Danimarca" di Amleto, in cui, notoriamente, c'è del marcio, è l'Inghilterra elisabettiana; il padre del principe, trucidato a tradimento e ora proveniente dal (proibito) Purgatorio, è l'antica fede; l'assassino usurpatore, nel cui regno i riti sono "mutilati", è il nuovo ordine imposto dall'alto, mentre i due falsi amici inviati dal nuovo re a spiare Amleto e a cercare di strappargli il "cuore" del suo "mistero" sono gli agenti segreti governativi, attraverso le cui delazioni i malcapitati dissidenti si ritrovavano veramente con il cuore strappato, sul patibolo, esposto al pubblico ludibrio. Stupiscono alcuni temi ricorrenti che, se riscontrati in opere isolate, possono non destare particolari sospetti, ma che diventano messaggi chiarissimi proprio per la loro ricorrenza lungo tutto il canone; come l'esilio dei buoni, il diritto al tirannicidio e persino l'invasione straniera (spesso guidata da quegli stessi esuli «rinnegati») come unico rimedio per salvare un Paese ferito e oppresso dai suoi stessi governanti. Tutti temi scottanti e proibiti, politicamente e religiosamente scorrettissimi, attraverso i quali il drammaturgo parlava a chi, tra il pubblico, aveva orecchie per intendere. Perché il teatro, pur sotto censura, era l'unico mezzo di comunicazione di massa non direttamente controllato dal governo. L'opera shakespeariana è tutta intrisa delle sofferenze del suo Paese: in mezzo a tanto dolore, mentre il sangue dei martiri ancora grondava dal patibolo, la passione di un intero popolo si faceva passione letteraria, reticente e nascosta, e si incarnava in drammi senza tempo. Giacché, per dirla con Peter Milward (l'illustre caposcuola della corrente "cattolicista"), il cuore del suo mistero sta proprio qui.
Fonte: Il Timone, Settembre/Ottobre 2014
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LUXURIA COME OPINIONISTA A TV2000, LA TV DEI VESCOVI
Rinviata in extremis dopo il diluvio di proteste, resta la gravità dell'invito, segno di un progetto di normalizzare l'omosessualità
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/11/2014
Alla fine, grazie anche alla mobilitazione popolare provocata dal nostro quotidiano, è saltata ieri sera la presenza di Vladimir Luxuria a Tv2000, la tv di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La notizia è stata data dallo stesso Luxuria, che si è detto dispiaciuto per questa occasione di «apertura» persa, ma che comunque gli è stato assicurato che sarà invitato ancora entro due settimane. Gli avrebbe telefonato lo stesso direttore di Tv2000, Paolo Ruffini, spiegando che il rinvio era dovuto alla «concomitanza con i lavori dell'Assemblea Cei» in corso ad Assisi. Se l'invito sarà davvero rinnovato lo vedremo presto, sicuramente ieri nella sede di Tv2000 l'atmosfera non era delle più tranquille, così come ad Assisi dove più di qualche vescovo ha provato a chiedere spiegazioni. Il direttore delle news di Tv2000, Lucio Brunelli, che si è assunto la responsabilità dell'invito a Luxuria, ha aggiunto che è stato deciso di ritirare l'invito perché si volevano evitare «malintesi e strumentalizzazioni» visto che ad Assisi i vescovi parlano anche di famiglia e matrimonio (come se l'assemblea della Cei fosse stata organizzata all'improvviso).
LA GRAVITÀ DI QUANTO ACCADUTO Ma rinvio o cancellazione, la gravità di quanto accaduto resta intatta perché – come abbiamo scritto ieri – il problema non è Luxuria in sé quanto l'obiettivo vero di chi l'ha invitato, ovvero promuovere la «normalizzazione» dell'omosessualità nella Chiesa cattolica. In questo senso Luxuria è stato soltanto usato per promuovere una posizione ideologica all'interno della Chiesa. Il comunicato di Brunelli è perciò soltanto un tentativo di gettare fumo negli occhi, facendo anche una tirata morale a chi ha protestato per questo invito. Dice infatti Brunelli per giustificare l'invito per Luxuria, che «se un cristiano è tranquillo nella sua identità può dialogare con tutti. Dialogare ovviamente non significa concordare con le opinioni del proprio interlocutore. Ma confrontarsi in modo rispettoso e fermo con chiunque». È un'affermazione pienamente condivisibile, peccato che non c'entri niente con il programma in oggetto, che non è un dibattito o un talk show dove si confrontano diverse posizioni. Nel caso di Tgtg si offre una tribuna – leggo nel sito della trasmissione - a «ospiti qualificati, esperti e giornalisti» (sotto quale categoria cade Luxuria?) chiamati a commentare il modo in cui i diversi telegiornali danno le notizie. Non prendiamoci dunque in giro: dialogare con tutti si può, ma deve essere chiaro il contesto e l'occasione, e in ogni caso non si capisce perché la Chiesa italiana dovrebbe pagare una tv per ospitare dibattiti che si possono fare ovunque.
MA QUALE DIALOGO? E soprattutto si dialoga con interlocutori realmente disponibili, non con chi ha già dato ampia dimostrazione di non accettare il confronto quando c'è da promuovere la causa gay: ricorda Brunelli il recente caso del liceo di Modena, dove i genitori sono andati avanti per settimane per cercare di garantire un contraddittorio all'intervento di Vladimir Luxuria, che non voleva essere disturbato nella sua opera di indottrinamento dei ragazzi? Ma Brunelli va oltre. Citando Lev Tolstoj, a sua volta ripreso l'altro giorno da papa Francesco, vuole darci una lezione: «Separarsi per non sporcarsi è la peggiore sporcizia». Dunque, saremmo noi "sporchi" perché non accettiamo Luxuria ospite d'onore. Libero di pensarla come vuole, ma le migliaia di mail e post su Facebook di protesta che ieri Tv2000 ha ricevuto in poche ore, dimostra la distanza siderale che c'è fra certi intellettuali e il popolo cristiano, fra i teorici della nuova frontiera del Cristianesimo e la gente comune che si "sporca" ogni giorno cercando di vivere la propria quotidianità alla luce della fede. È tipico di certo intellettualismo disprezzare il popolo e Tv2000 lo ha dimostrato ancora una volta. Fra i tanti post che ho letto a commento del comunicato di Brunelli, ne ho trovato uno, a firma di Aldo Lavagnino, che descrive meglio di qualsiasi discorso quel che ho tentato di spiegare ora: «Separarsi per non sporcarsi? Ma che stai a dì?? Io faccio volontariato nelle mense Caritas e servo anche tanti travestiti e omossessuali e prostitute; e tante volte mi sono messo in mezzo per difenderli, in particolare le lesbiche che sono le più attaccate. Non ho certo paura di sporcarmi, i veri sporchi sono gli intellettuali da strapazzo che dai loro attici nella loro stolta e proterva arroganza danno spazio alle persone ideologizzate».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/11/2014
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FIGLI DI UN'ETICA MINORE, L'ULTIMO LIBRO DI MARIO PALMARO E TOMMASO SCANDROGLIO
Indagine tra i giovani sul divario fra riconoscimento dei principi tradizionali e la pratica di vita
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 08/11/2014
I giovani riconoscono ancora la realtà, in certi casi sanno distinguere il bene dal male, ma preferiscono seguire l'emotività, come se vivere secondo un ideale fosse inconveniente. È un trend emergente di cui parla il libro Figli di un'etica minore (Edizioni Riuniti, 201 pagine, 14,90 euro) che porta la firma di Mario Palmaro, da poco scomparso, e Tommaso Scandroglio.
ABORTO E CONVIVENZA Il volume parte dall'indagine "Il valore della vita nei giovani", svolta fra i residenti in provincia di Novara tra i 14 e i 25 anni d'età, interrogati su questioni come l'aborto, la contraccezione e la famiglia. Dai dati emerge che l'86 per cento degli interpellati usa i metodi anticoncezionali, che il 68 è favorevole alla fecondazione artificiale e che per il 69 per cento è meglio convivere che sposarsi. D'altro canto, però, la maggioranza continua a sostenere che l'amore eterno esiste (61) e che il matrimonio non è superato (62). Lo scollamento fra il riconoscimento di certi valori e la pratica di vita è ancor più evidente fra i giovani cattolici: non solo il 92 per cento dei credenti "non praticanti" fa ricorso alla contraccezione, ma perfino il 75,5 di coloro che frequentano la Chiesa regolarmente. E non solo l'81 per cento dei primi è favorevole alla fecondazione artificiale, ma anche il 66,2 per cento dei secondi. Medesimo discorso per l'aborto, ritenuto un atto grave, seppur ammesso nella pratica.
L'ERRORE PASTORALE Un excursus filosofico di Scandroglio aiuta a comprendere la parabola del pensiero moderno che ha portato a questa dissociazione tra pensiero e prassi. Fra le ragioni c'è un'educazione passata dall'essere verticale (coerenza fra Chiesa, famiglia, scuola) a orizzontale (proposte diverse a seconda del contesto), che incide sull'incoerenza dei ragazzi. Palmaro, invece, ragiona sull'errore dell'aver scisso le esigenze pastorali da quelle catechetiche, sortendo un errore opposto a quello che si tentava di curare: «Si perde la fiducia che un certo divieto morale autentico non sia l'arbitrario diktat di una divinità capricciosa, ma l'avvertimento amorevole di Dio che quell'atto è contro il bene della creatura. E che il male fa male». Inoltre ritenere che una certa forma mentis non influisca sulla prassi di buona vita è ingenuo perché, come diceva Blaise Pascal, «è il ben pensare che genera il ben agire».
LE RAGIONI DELLA FEDE Che fare? Il volume insiste sulla necessità di educare i giovani alle ragioni della fede per comprendere che la via secondo verità coincide con la piena soddisfazione dei propri desideri, irraggiungibile con emozioni passeggere. Come spiega la studiosa Maria Paola Tripoli, i giovani hanno bisogno di incontrare testimoni di vita che puntino all'ideale. «Il genitore – scrive – educa perché arriva prima al cuore e poi alla ragione, perché può contare sulle attese legittime ed esigenti: i figli non gradiscono genitori permissivi e distratti, vogliono genitori che si accorgano che esistono ed hanno il diritto ad essere ascoltati, educati, guidati, richiamati, perché amati».
Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio, autore con Mario Palmaro del libro presentato in questo articolo, sarà ospite a Staggia Senese (SI) venerdì 21 alle 21.00 per una conferenza dal titolo "Fecondazione artificiale? No, grazie!". Per informazioni http://www.amicideltimone-staggia.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=conferenze_future
Fonte: Tempi, 08/11/2014
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OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO A - (Mt 25,31-46)
Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 23/11/2014)
Siamo ormai giunti al termine dell'Anno liturgico e, quest'oggi, ultima domenica prima dell'Avvento, si celebra la festa di Cristo Re dell'universo. Questa celebrazione ci ricorda che noi apparteniamo a Gesù, apparteniamo a Lui completamente. Siamo suoi per creazione, perché tutto è stato creato per la sua gloria; e siamo suoi per redenzione, in quanto Lui ci ha salvati a prezzo del suo Sangue. San Paolo, nella seconda lettura di oggi, afferma che «come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (1Cor 15,22). Per la Redenzione da Lui operata, tutto è a Lui sottomesso e, attraverso Lui, tutto è sottomesso al Padre. La prima lettura, per bocca del profeta Ezechiele, ci presenta questo re come un buon pastore che va in cerca delle sue pecorelle. Egli dice: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata» (Ez 34,16). Questo buon Pastore sarà anche il nostro Giudice. Già il profeta Ezechiele ce lo fa comprendere con queste parole: «Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri» (Ez 34,17). Ma è soprattutto nel Vangelo di oggi che comprendiamo questa verità. La pagina dell'evangelista Matteo ci presenta la scena del Giudizio: «Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra» (Mt 25,32-33). Su questa terra, il Regno di Dio è caratterizzato dalla compresenza dei buoni e dei cattivi, simboleggiati dalle pecore e dalle capre. Ma, con la morte, vi sarà la netta separazione: i buoni saranno tratti salvi, mentre i malvagi saranno condannati. Il verdetto sarà inappellabile. Ai buoni, Gesù dirà: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo» (Mt 25,34); mentre ai malvagi, Egli dichiarerà: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25,42). Di fronte a queste parole così chiare, voler negare l'esistenza dell'inferno eterno è come volersi arrampicare sugli specchi. Colpisce un particolare, il più importante: saremo giudicati sulla carità. Gesù enuncia le opere di misericordia corporale: dar da magiare e da bere, dare ospitalità ai forestieri, vestire gli indigenti, visitare i malati e i carcerati. Questa non vuole essere certamente una lista completa. Quello che il Signore vuole farci comprendere è che Lui ricerca l'amore delle sue creature. Da parte nostra noi dobbiamo riconoscere Lui, presente nella persona del prossimo, soprattutto nei più bisognosi. Chi ama Dio non può disinteressarsi del suo prossimo. Quanto più ama Dio, tanto più egli riuscirà ad amare i propri fratelli. Oltre alle opere di misericordia corporale vi sono anche le opere di misericordia spirituale, che sono molto più importanti, come quelle di pregare per i peccatori, di consigliare i dubbiosi, di richiamare gli erranti, ecc. Se queste opere sono più importanti, per quale motivo Gesù, nel brano del Vangelo di oggi, parla solo delle opere di misericordia corporale? Per farci comprendere che, anche praticando le opere spirituali di carità, noi, nella misura delle nostre possibilità, non possiamo disinteressarci dei bisogni materiali del prossimo. Per meglio dire, il cristiano deve portare Dio alle anime per mezzo della carità materiale. Così si proponeva di fare Madre Teresa di Calcutta. Ella certamente voleva sollevare i poveri dalle loro miserie, ma era soprattutto preoccupata per la loro sorte eterna. Ella voleva portare Gesù ai poveri, e si prefiggeva di farlo facendo loro pregare il Rosario. Queste due carità, quella materiale e quella spirituale, devono sempre andare insieme. Dio non ci premierà per le opere buone che compiremo, ma per l'amore che avremo avuto nel compiere queste opere buone. Un'opera esternamente buona potrebbe essere svolta anche con sprezzante superbia, in tal caso essa sarebbe un'umiliazione che daremo al prossimo e non certamente un'opera di carità. La carità cristiana è quella che ci fa riconoscere Gesù nel prossimo, per amarlo e servirlo. Per quale motivo, in questa festa di Cristo Re, la Chiesa ha scelto questo brano del Vangelo? Per farci comprendere che il Regno di Dio è un Regno d'amore e che in noi deve regnare la carità. Se, al contrario, ci faremo dominare dall'egoismo, e quindi dai vizi, ci allontaneremo sempre di più dall'eterna salvezza. Scriveva un antico autore: «Se vogliamo che Dio regni in noi, in nessun modo regni il peccato nel nostro corpo mortale». Faremo regnare in noi il Signore con il pentimento e confessando sinceramente i nostri peccati al sacerdote. Sia questo il nostro proposito.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 23/11/2014)
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