BastaBugie n�379 del 12 dicembre 2014
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FINALMENTE DIO PERMETTE AGLI UOMINI DI FARE CIO' CHE VOGLIONO: OMOSESSUALITA', DIVORZI, ABORTI, ECC.
Fiaba ironica sulle permissioni divine e la stupidità umana
Fonte: Blog di Berlicche
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GLI ANIMALISTI FESTEGGIANO LA MORTE DI UN CACCIATORE
Messaggio su Facebook: ''Infame, adesso sai cosa vuol dire morire''
Autore: Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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NUOVA EDIZIONE DI ''FALCE E CARRELLO'', IL BEST SELLER CHE HA RACCONTATO LE ANGHERIE DELLA COOP
Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, svela perché l'ombra delle amministrazioni rosse impedisce di fare investimenti soprattutto in Emilia Romagna, Liguria e Toscana
Fonte: Tempi
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LE FREGATURE DI ELLAONE, LA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO
L'Agenzia Europea del Farmaco dichiara che è un contraccettivo, ma la verità scientifica è che EllaOne può provocare un aborto visto che impedisce l'annidamento dell'embrione nell'utero
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana
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LA BATTAGLIA SUI PRINCIPI E LA CONQUISTA DEI CUORI
Sbaglia chi nega l'importanza di entrambi
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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NEGLI OSPEDALI DELLO STATO ISLAMICO MANCANO DOTTORI E MEDICINE
A Mosul, da quando l'ISIS ha preso il controllo, i pazienti sono frustati in corsia e le donne sono costrette a partorire sole
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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QUELLA STRANA TASSA IMPOSTA DAI VESCOVI TEDESCHI
Il potere civile riconosce come ovvie prassi di buon senso che la Conferenza Episcopale Tedesca cerca di smantellare
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
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GUAI A PARLARE DEI PEDOFILI DI HOLLYWOOD
Fino a quando spari sulla Chiesa ti dicono bravo e fai strada, ma se provi altri bersagli succede che...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA III DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B - (Gv 1,6-8.19-28)
Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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FINALMENTE DIO PERMETTE AGLI UOMINI DI FARE CIO' CHE VOGLIONO: OMOSESSUALITA', DIVORZI, ABORTI, ECC.
Fiaba ironica sulle permissioni divine e la stupidità umana
Fonte Blog di Berlicche, 11/02/2014
Il vescovo li vede arrivare, una folla di persone dall'aria decisa. Sospirando, si girò verso di loro: "Che cosa volete, figlioli?". Quello che era evidentemente il loro capo si fece avanti: "Vogliamo che la Chiesa...". Il santo vescovo li ascoltò pazientemente, poi ad un certo punto alzò la mano: "Sì, sì, credo di avere capito. A questo punto penso che sia meglio che queste che cose le chiediate direttamente a Dio." Si levò un mormorio di sorpresa. "Ma... disturbarlo per..." Ma il vescovo fece un cenno con la mano a liquidare l'obiezione e si avviò con passo deciso. Gli altri lo seguirono. Dio stava potando delle viti nel suo giardino. "Sì, un attimo, ho quasi finito." Recise un ultimo ramo e poi si sedette su un muretto. "Allora, forza, parlate" disse, con fare affabile. Si fece avanti il capo del gruppo: "Signore, ecco, noi... vorremmo che permettessi l'uso di anticoncezionali..." Disse, quasi farfugliando. Dio scambiò un'occhiata con il vescovo: "Certo, lo permetto". Un mormorio di sorpresa si levò tra i presenti, che cominciarono a scambiarsi pacche sulle spalle. "C'è altro, vero?" disse Dio. "Ecco, vorremmo che fossero permessi anche i rapporti omosessuali...". "Sono permessi", disse Dio. Da alcuni degli astanti si levarono degli "Olè". "E anche i rapporti al di fuori del matrimonio...". "Accordàti", fece Dio. "La masturbazione...". "Certo". "L'aborto...". "Come no. Ma aspettate, è inutile che vi sforziate di esprimerlo in parole, tanto lo posso leggere in voi cosa vorreste fare." Li guardò, uno per uno. "Vorreste fare del sesso quando vi va e con chi vi va? Lo permetto. Anche con dei bambini? Sì, lo permetto. Vorreste impossessarvi dei beni di chi secondo voi ha troppo? Lo permetto. Della donna, dell'uomo di un altro? Lo permetto. Anche con la forza? Con la menzogna? Lo permetto. Volete uccidere chi non sopportate? Permetto anche questo." Man mano che Dio parlava, tutti ad uno ad uno tacquero. Dio si alzò: "Io permetto tutte queste cose. Le permetto già. E dovreste saperlo, visto che già le fate. Tutte". Si avvicinò, e fissò negli occhi il loro capo: "Ma quello che non posso fare è dire che tutte queste cose vi renderanno felici. Non posso proprio farvele bastare. Perché io ho fatto voi uomini in un'altra maniera." Mentre parlava sorrideva, un sorriso triste. "Non solo il fare tutte queste azioni non vi basterà, ma vi renderà ancora più infelici, perché sono proprio il contrario del modo in cui vi ho fatto." Il leader del gruppo abbassò lo sguardo. Dio gli posò una mano sulla spalla: "Vi ho fatti in una certa maniera, e nemmeno io posso farvi in maniera diversa senza disfarvi del tutto. Nel fondo del vostro cuore voi non volete le cose che avete chiesto: chiedete delle cose che pensate colmino quella sete che avete, ma non sono le cose giuste. Sono le cose che qualcuno che odia voi e me vi ha suggerito proprio sapendo cosa vi succederebbe." Si rivolse a quelli dietro: "Voi, che già le fate, ditemi, vi hanno resi felici, o ancora più disperati e famelici? Cosa è successo, come conseguenza di quelle azioni? Quale tristezza e schifo hanno generato?" Nessuno parlò. "E quindi," proseguì Dio, "cosa vorreste che io facessi? Che, nonostante quello che siete, quello che è, io vi dessi il permesso di sentirvi giustificati qualsiasi cosa facciate? In maniera da accusarmi anche di questo? Bene, il permesso di farlo ve l'ho dato. E ve l'ho dato fin dal principio. Si chiama libertà. Ma avete anche qualcosa d'altro, dentro, cioè la conoscenza di cosa sia bene e cosa sia male. E nemmeno io posso togliervela, perché ve la siete presa assieme alla libertà." Si accostò al vescovo, passò il braccio attorno alle sue spalle bianche e lo strinse a sé. "Il vostro vescovo vi può ricordare cosa io stesso ho detto ai vostri padri. Cos'è che può rendervi felici. Ma, se non lo posso io, neanche lui può cambiare la vostra natura". "Cos'è che può renderci felici, allora?" chiese il capo del gruppo. "Già lo sai" disse Dio "stare qui assieme a me." A questo punto, il silenzio era totale. Neanche si sentivano più gli uccellini tra i rami del giardino. Poi, uno ad uno, i presenti si voltarono e se ne andarono. Alla fine rimasero solo Dio e il vescovo. Il vescovo sospirò: "Credi che l'abbiano capito, stavolta?" chiese, rivolgendosi a Dio. Dio si strinse le spalle: "Come tutte le altre volte. Ma una cosa la sanno, anche se ogni volta sembrano scordarsene". Il vescovo si girò verso Dio: "E qual è?". Rispose Dio: "Che io li amo".
Fonte: Blog di Berlicche, 11/02/2014
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GLI ANIMALISTI FESTEGGIANO LA MORTE DI UN CACCIATORE
Messaggio su Facebook: ''Infame, adesso sai cosa vuol dire morire''
Autore: Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/11/2014
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulle buone intenzioni e i pacifici sentimenti di certi animalisti, farà bene a ricredersi. La lettura delle imprese di Enrico Rizzi, segretario nazionale del Partito animalista europeo, servirà certamente a farsi la giusta idea di questa brava gente, più di mille impegnativi dibattiti. Scrive il segretario su Facebook: «Infame, adesso sai cosa vuol dire morire...». L'animalesco necrologio, sette parole e uno stato d'animo, "delighted", felicissimo, è indirizzato a Diego Moltrer, presidente del consiglio regionale del Trentino, stroncato da un infarto durante una battuta di caccia. Il poveretto è stato trovato privo di vita nei boschi della valle dei Mocheni. Non si è sentito bene, ha detto loro che si sarebbe fermato per riposarsi. Ma non vedendolo arrivare, i compagni sono tornati indietro rinvenendo il cadavere. Una morte accidentale, dunque. Ma il fatto che fosse un cacciatore e che come presidente del consiglio trentino avesse difeso la cattura dell'orsa Daniza, morta in seguito alla narcosi effettuata per bloccarla, ha scatenato l'ira di Rizzi.
GAFFE ANIMALESCA Gaffe animalesca dovuta a eccessiva passione per la causa? Fosse andata anche così, l'insulto al cadavere ancora caldo del presidente-cacciatore è comunque ingiustificabile nella sua bestialità da tagliagola islamico. Ma almeno le scuse avrebbero potuto attenuarne la follia verbale. Invece no, il tipaccio non fa un passo indietro anche a quasi ventiquattr'ore di distanza: «È un discorso che va oltre Daniza», blatera. «Non mi rimangio nulla di quello che ho scritto né ho intenzione di cancellare il messaggio». Del resto basta scorrere la bacheca per capire che la pratica di definire "infami" i cacciatori e di "esultare" in caso d'incidenti durante le battute fa parte del lessico bestiale di Rizzi. «Per me è deceduto un cacciatore. Punto. Seminano morte ogni mattina quando si alzano e imbracciano un fucile. Che sia morto per un malore non c'entra nulla, così come che la legge consenta l'attività venatoria non significa che questa sia una pratica giusta», spiega la sua selvaggia weltanshauung il segretario animalista. E prosegue farneticando: «Chi prende un fucile e va a caccia sta andando a uccidere e sa bene che può succedere anche lui. Quanti animali aveva ucciso Moltrer? Io piango le vittime innocenti, umane e non, che cadono per mano di questi signori. Un cacciatore in meno per me vuol dire tanti animali in più, che si tratti di un uccellino o dell'orsa Daniza». Beh, nessuno gli ha mai chiesto di versare lacrime di cordoglio, ma intonare la danza macabra per la morte di un suo simile, sia pur con la passione delle pepole e fringuelli, è cosa da fanatici criminali. Ma per l'animalista Rizzi uccidere un cacciatore, come ieri lo era per un fascista, non costituisce reato. E allora, perché non fare festa quando ne muore uno?
PICCHI DI CRUDELTÀ Ma il segretario del Partito degli animali(sti) non è il solo a ballare sul cadavere: lo hanno raggiunto subito diverse associazioni animaliste, come Freedom ALF che, sul suo sito, si augura che il poveretto «sia maledetto all'inferno». A questi assurdi picchi di crudeltà può arrivare un'ideologia che vede nell'uomo il nemico e la causa originale di ogni male inferto a una natura che si presume amica e inviolabile. Gli animalisti che oggi gioiscono per la morte del cacciatore («uno in meno») rispondono agli stessi orribili impulsi di quelli che lo scorso anno minacciavano di morte Caterina Simonsen, la studentessa di Veterinaria all'università di Bologna, vegetariana, colpita da 4 malattie genetiche rare, solo perché difendeva la sperimentazione sugli animali di nuovi farmaci. Intendiamoci: non è in discussione l'amore sacrosanto per gli animali né la cura che loro dedichiamo in cambio di un po' di gioco e compagnia. Per milioni di italiani, un gattino, il volpino da portare tre volte al giorno a spasso nel parco o il canarino canterino sono i soli compagni della vita. No, qui è in gioco un'ideologia, pericolosa perché sempre nascosta, che azzera ogni differenza tra umani e animali (anzi, questi sono migliori perché innocenti) e rende la parità animale disponibile alle manipolazioni più mostruose della vita e ai crimini dell'eugenetica. Così che oggi nessuno si indigna e protesta se un progetto finanziato dall'Unione europea prevede l'uso di cellule staminali embrionali umane, anziché di cavie animali per effettuare test di tossicità sulle sostanze usate nei cosmetici. L'ossessione animalista ha come fondamenti l'anti-specismo e l'anticreazionismo dove la compassione per gli animali è proporzionale al disprezzo per la persona umana. C'è poco da stare allegri: il rischio non è tanto quello di vedere una scimmia seduta in Parlamento (scrive Giuseppe Sermonti) ma l'insinuarsi nella nostra vita della metafisica del babbuino. O dell'orso Daniza, che fa lo stesso. Ci vorrebbe un nuovo pensiero che fondi i diritti degli animali sul concetto di Creazione e ridisegni il dato naturale come segno, su una nuova centralità umana liberata dal possesso, su un esercizio del potere trasfigurato dalla commozione. Dove le fusa del micio e la fedeltà del barboncino siano d'esercizio per la nostra amicizia verso i nostri simili. Diversamente, nel bosco che fu dell'orso Daniza crescerà solo la cicuta seminata e coltivata dai compagni di Rizzi che ce la serviranno per il nostro suicidio.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/11/2014
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NUOVA EDIZIONE DI ''FALCE E CARRELLO'', IL BEST SELLER CHE HA RACCONTATO LE ANGHERIE DELLA COOP
Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, svela perché l'ombra delle amministrazioni rosse impedisce di fare investimenti soprattutto in Emilia Romagna, Liguria e Toscana
Fonte Tempi, 25/11/2014
Domani 26 novembre esce una nuova edizione di Falce e carrello, il fortunato (per le vendite) e sfortunato (per le cause giudiziarie) libro del patron di Esselunga, Bernardo Caprotti. [...] Quando fu pubblicato nel 2007 il volume suscitò grandissime proteste e contestazioni da parte delle Coop, di cui Caprotti raccontava le angherie. In questa nuova edizione, anticipata oggi dal Giornale, Caprotti firma una premessa in cui ripercorre i sette anni passati dopo la prima pubblicazione. Narra come il libro fu accolto e i processi che ha dovuto subire – in ben 11 cause Caprotti l'ha spuntata in primo grado, in altre tre in appello -. Ma non è ancora finita, scrive Caprotti, perché «or ora sono arrivati tre ricorsi in Cassazione. 280 pagine di legalese. Loro hanno molti soldi - dei soci - e molto tempo». Resta il fatto che in aprile l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha condannato la Coop Estense (Modena) al pagamento di un'ammenda di 4 milioni e 600.000 euro per aver «sistematicamente ostacolato i tentativi effettuati dalla concorrenza Esselunga di avviare punti vendita in provincia di Modena».
LA CHICCA Nella premessa, Caprotti rivela anche una chicca, di cui è venuto a conoscenza in questi anni. «Togliatti, al suo ritorno dalla Russia nel 1944, era contrario alle Coop. Pur essendo un modello di impresa particolare, era pur sempre un'impresa, dunque contraria ai purissimi suoi principi comunisti. Ecco, dal suo intervento al secondo Consiglio nazionale del Partito comunista italiano del 7 aprile 1945: " ...Non è pensabile che un gruppo di avanguardia si organizzi isolatamente dalle masse per garantirsi condizioni di privilegio nella soluzione di determinati bisogni economici. Non possiamo dunque essere un partito di leghe e cooperative per la natura stessa del nostro partito"». Solo che poi, «essendo Palmiro uomo molto intelligente» capì «quale straordinario strumento di affiliazione e propaganda avrebbero potuto essere le Coop. E non appena al Congresso della Lega delle Cooperative, tenutosi a Reggio Emilia tra il 15 ed il 17 giugno 1947, i comunisti si assicurarono la maggioranza col 58 per cento dei voti, emarginando repubblicani, socialdemocratici e anche i socialisti, Togliatti in persona designò Giulio Cerreti alla presidenza. Era un comunista superdoc, cofondatore del partito nel 1921 a Livorno, un dirigente di partito con un passato prestigioso. (...) Di cooperative non sapeva nulla, ma era un politico di professione, che aveva dato prova di fede e di una dedizione assoluta alla causa comunista. Cerreti, nel giro di sei-sette mesi, riuscì a insediare ai vertici delle Cooperative di tutto il Paese, a livello locale e regionale, decine di importanti dirigenti di partito. Ci fu una vera e propria immissione di quadri. Capitani coraggiosi».
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DOSSIER "ESSELUNGA" I soprusi della Coop contro Bernardo Caprotti Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: Tempi, 25/11/2014
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LE FREGATURE DI ELLAONE, LA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO
L'Agenzia Europea del Farmaco dichiara che è un contraccettivo, ma la verità scientifica è che EllaOne può provocare un aborto visto che impedisce l'annidamento dell'embrione nell'utero
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana, 03/12/2014
L'EMA raccomanda la disponibilità del contraccettivo di emergenza EllaOne senza ricetta medica. Questo è il titolo di un comunicato stampa dell'Agenzia Europea del Farmaco, l'ente afferente all'Unione Europea che è chiamato ad esprimere una valutazione scientifica su quei farmaci in uso tra i paesi europei. Il comunicato fa quindi sapere agli stati membri che la pillola EllaOne – il cui effetto è principalmente abortivo – dovrebbe essere venduta senza obbligo di ricetta medica, cioè senza che un medico possa e debba dire la sua. La EllaOne è conosciuta anche come pillola dei cinque giorni dopo. Quel "dopo" sta a significare questo nella pubblicistica popolare che ha accompagnato la diffusione di tale preparato chimico: tu donna puoi prendere la pillola fino a cinque giorni dopo che hai avuto un rapporto e stare tranquilla. Non rimarrai incinta. Cinque giorni non è un periodo di efficacia inventato a tavolino. Infatti gli spermatozoi possono sopravvivere nel corpo della donna fino a cinque giorni e quindi, potenzialmente, in questo lasso di tempo possono fecondare l'ovocita se la donna è in periodo fertile.
INTERESSANTI STRAFALCIONI Il documento dell'EMA è ricco di interessanti strafalcioni. Il primo e il più eclatante: la EllaOne sarebbe solo un contraccettivo. La EllaOne ritarda l'ovulazione, e quindi esplica un effetto contraccettivo, se presa nei primi giorni fertili che però sono quelli dove già si hanno bassissime possibilità di rimanere incinta. Più ci si avvicina al giorno dell'ovulazione meno probabilità si hanno invece che ritardi la stessa. Ad esempio, se nel quinto e quarto giorno prima dell'ovulazione la donna prende la pillola la sua efficacia contraccettiva è del 100%, ma anche se non la prendesse avrebbe poche possibilità di rimanere gravida. Scende l'efficacia contraccettiva con il passare dei giorni: nel penultimo giorno e in quello dell'ovulazione l'efficacia contraccettiva è solo dell'8%. Dunque in questi ultimi giorni la EllaOne non ha effetto contraccettivo e perciò ci può essere il concepimento. Ma – ed è questo l'aspetto più drammatico – la EllaOne modifica l'endometrio, la parte dell'utero dove si dovrà annidare il concepito, rendendolo inospitale all'embrione. Risultato: la EllaOne non impedendo l'ovulazione può permettere il concepimento, l'embrione così formato non riuscirà ad impiantarsi nell'utero e dunque morirà. Ergo la EllaOne è soprattutto un preparato con effetti abortivi. Detto tutto questo ecco cosa afferma invece l'EMA: «la EllaOne è un contraccettivo di emergenza (…) Agisce impedendo o ritardando l'ovulazione». Ma proseguiamo. L'EMA è ben consapevole che la pillola del giorno dopo può uccidere l'embrione perché agisce sulla produzione del progesterone, ormone che gioca un ruolo fondamentale nel rendere ospitale la parete uterina all'accoglimento dell'embrione stesso.
COME OCCULTARE LA REALTÀ L'EMA sa tutto questo e allora come uscirne? Basta chiamare l'embrione «ovocita fecondato»: «L'ormone sessuale progesterone gioca un ruolo nel tempismo dell'ovulazione e nel preparare l'interno dell'utero a ricevere l'ovocita fecondato». Intanto non si dice che la EllaOne modifica l'endometrio potendo così provocare un aborto e poi in modo antiscientifico si chiama l'embrione – meglio sarebbe stato poi indicarlo con il termine blastocisti – «ovocita fecondato», per occultare la realtà dei fatti. L'EMA inoltre disegna questo sillogismo che in realtà è un sofisma: dato che non c'è prescrizione medica in molti paesi UE per la pillola del giorno dopo, allora è bene che non ci sia nemmeno per quella dei cinque giorni dopo. Una conclusione indebita dal momento che il principio attivo dei due preparati sono diversi (levonorgestrel per la pillola del giorno dopo e ulipistral per la pillola dei cinque giorni dopo). O forse la conclusione, scritta però in filigrana, è amaramente logica: dato che anche la pillola del giorno dopo può avere effetti abortivi come la EllaOne allora perché sottoporre ad obbligo di ricetta quest'ultima dal momento che anche la pillola del giorno dopo è venduta liberamente? L'EMA spinge affinchè la Commissione europea arrivi ad una "decisione giuridicamente vincolante" per tutti gli stati membri, ben consapevole però che in tale materia l'ultima parola spetta agli stati stessi. Ma al di là degli aspetti legali quello che più sconcerta è la volontà di rendere l'aborto ancora più accessibile, regalarlo alle adolescenti in forma di pillole come se fossero caramelle e dunque banalizzarlo sempre più rendendolo inoltre un gesto privatissimo e dunque poco controllabile. Oltre a ciò si vuole togliere quel minimo elemento di deterrenza presente nell'aborto chirurgico che consiste nella consapevolezza della donna di star per compiere un aborto. Poche donne infatti sanno che EllaOne può uccidere il loro bambino.
Fonte: Corrispondenza Romana, 03/12/2014
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LA BATTAGLIA SUI PRINCIPI E LA CONQUISTA DEI CUORI
Sbaglia chi nega l'importanza di entrambi
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 05/12/2014
Lo so, mi ripeto, ma ormai "c'ho 'n età", come non mancano di ricordarmi i miei figli ("Io e Livia abbiamo dei nomi antichi, mamma. Io lo so perché: è che tu sei molto vecchia, dei tempi dei Romani") e si sa che noi anziani ci ripetiamo. Però non è solo colpa mia. Ancora ieri ben due persone mi hanno detto che faccio male, per me e per il futuro dei miei figli, a stare in piazza con le Sentinelle, a fare gli incontri Contro i falsi miti di progresso, a dirmi contro le adozioni omosessuali. Un'alternativa migliore sarebbe invece un atteggiamento più positivo, non contro ma per, non in opposizione ma rilanciando cose più belle che facciano impallidire quelle brutte.
LA BATTAGLIA SUI PRINCIPI A parte che io vorrei proprio sapere quando avrei detto cose contro. Sì, va be', alla seconda ora di fila per fare cinque chilometri in macchina magari mi può sfuggire un giudizio non proprio pacato e sereno sulla giunta Marino, ma nei miei libri e nelle uscite pubbliche non credo di essere mai stata aggressiva. Quando sentinello sto zitta come tutti, e leggo Zerocalcare o John Williams o Francis Scott Fitzgerald. La prossima volta per essere ancora meno ultracattolica (che vorrà dire?) porterò con me l'imprescindibile Cose che Marylin non avrebbe mai fatto (ho scoperto che non sarebbe mai arrivata puntuale, vedi che faccio bene allora). Quando parlo cerco sempre di essere lieve, anche perché il vantaggio di avere un'età è soprattutto quello di scoprirsi bisognosa e sbagliosissima, i deliri di onnipotenza non reggono l'impatto con tanti errori e tante cadute. A parte questo, dicevo, secondo me c'è un po' di confusione, e credetemi, di confusione io sono un'esperta (ho appena trovato una ciabatta di sei numeri fa nella scatola dei travestimenti delle bambine. Ecco dov'era finita). Il punto da chiarire è questo: quando sentinello o faccio gli incontri dei quattro moschettieri contro i falsi miti di progresso combatto sul fronte pubblico contro una legge che rischia di essere approvata, e che riguarderà la carne e il sangue di tante donne e tanti bambini. La politica vive di consenso, e se si riempiono le piazze e i teatri parlando di queste cose la notizia arriva di certo a chi vive di consensi e le cose possono davvero, concretamente cambiare, in modo decisivo. Si possono rallentare o fermare o modificare cambiamenti legislativi, perché poi quando una legge passa diventa costume, come la 194, e adesso non si riesce più a fermare la mattanza, con un bambino ucciso ogni cinque minuti di tutte le 24 ore della giornata, centoseimila all'anno. Se dopo la legge sarà possibile affittare uteri, vendere ovuli e sperma, comprare bambini, be', questo riguarderà la carne e il sangue, bambini in carne ed ossa, non princìpi. Questo è il fronte pubblico. Come scrive Camisasca "questi convincimenti (la necessità di un padre e di una madre, il figlio come dono e non come diritto) non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell'esperienza umana, fondata sulla ragione. È per questo che anche la Chiesa, da sempre avvocata dell'uomo, si impegna a difenderli". E così noi, la Chiesa fatta di pietre vive, non possiamo sottrarci a questo impegno.
LA CONQUISTA DEI CUORI Poi c'è l'altro piano della questione, e la confusione è quando i due piani si mescolano, come secondo me fa chi è contro la battaglia sui principi. L'altro piano riguarda la conquista dei cuori, l'evangelizzazione vera. Ecco, quella non si fa scendendo in piazza, ma camminando vicino a qualcuno. Non a tutti perché nessuno di noi è così potente. Ognuno si trova accanto dei compagni di cammino, e decide di fare un pezzo di strada con loro, proprio con quelli e non con altri, proprio con quelli anche se a volte sono antipatici e hanno le scarpe brutte. Lo spiega benissimo Don Ugo Borghello nel suo Nuova evangelizzazione e comunione primaria in parrocchia (appena uscito per Cantagalli). Con l'acume e la vera sapienza del cuore – i suoi libri sono densissimi ma davvero decisivi, di quelli che ti cambiano la vita, soprattutto Liberare l'amore e Saper di amore – don Ugo spiega che la vera conversione avviene quando il cuore di una persona viene toccato, e questo succede quando c'è una comunione primaria, cioè quando l'appartenere a una comunità ti è più a cuore di ogni altra cosa. Nonostante papati eccezionali, e folle oceaniche nelle piazze, il secolarismo avanza, e spesso le parrocchie non offrono la vera comunione e l'appartenenza che propongono invece i movimenti. Non è la catechesi che cambia la vita, ma l'appartenenza.
L'APPARTENENZA Io ho sperimentato che una persona veramente si convince quando tu fai per lei qualcosa che non ti conviene. Quando ci perdi qualcosa di tuo. Allora si comincia a chiedere perché lo fai, e tu puoi spiegare che non è un perché ma un per chi. E puoi dire che c'è una persona molto molto importante per te, e che fare le cose per lui rende tutto dolce e consola di ogni dolore e di ogni fatica. Questo lo puoi dire solo a una persona per volta, perché l'amore conta solo fino a uno. Questo lo puoi, lo devi dire con pazienza e perdendo tempo, e a tua volta ricevi solo così l'amore, perché qualcuno perde qualcosa per te. Questo cerchiamo di dirlo e di farlo. Cerchiamo. Ma nel frattempo, mentre poveramente, debolmente, incostantemente lavoriamo per convertirci noi e fare un pezzo di strada con qualcuno, dobbiamo continuare a fare gli avvocati dell'uomo, come dice Camisasca. Perché se non nasce non potrai manco fargli compagnia. Se viene ucciso. Se rimane congelato in un frigo perché nessuno pesca quel numero dal catalogo. Se non sa cosa vuol dire un padre non potremo parlargli del Padre. Se non ha una madre non saprà dare il nome alla sua nostalgia. Se la grammatica dell'uomo sarà stravolta, come faremo noi uomini a parlare usando parole svuotate di senso?
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 05/12/2014
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NEGLI OSPEDALI DELLO STATO ISLAMICO MANCANO DOTTORI E MEDICINE
A Mosul, da quando l'ISIS ha preso il controllo, i pazienti sono frustati in corsia e le donne sono costrette a partorire sole
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 26/11/2014
Mosul è la capitale irachena del Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi da giugno. Lo Stato islamico, dopo aver imposto nuove leggi in base alla sharia, ha cominciato a governare la città ma a sei mesi dall'invasione la vita non è ripresa uguale a prima. Molti residenti, che inizialmente hanno appoggiato i terroristi, iniziano ad essere stanchi per le continue falle nel sistema sanitario.
MEDICI SCAPPATI E PAZIENTI FRUSTATI IN CORSIA Come riporta il Washington Post, negli ospedali manca spesso l'energia, così come i medici, che sono quasi tutti scappati dopo l'invasione. I pochi rimasti non possono avere contatti con le colleghe e hanno medicinali insufficienti a disposizione. Parlando con i medici di quattro ospedali della città, sui sette totali, il giornale ha scoperto che infermiere e dottoresse non possono fare i turni di notte e sono costrette a portare il velo integrale e perfino i guanti durante il lavoro. In corsia vige un clima da regime. Un medico, che ha preferito restare anonimo come i suoi colleghi, ha affermato di aver visto un paziente litigare con un dottore affiliato allo Stato islamico. Il giorno seguente, un gruppo di miliziani è entrato nell'ospedale, ha prelevato il paziente e l'ha frustato in corsia davanti a tutti, obbligandolo a chiedere scusa al dottore. «Inutile dire – continua – che quelli di noi che non sono affiliati vivono nel terrore». Il dottore di un diverso ospedale racconta anche di una donna che durante il parto notturno non ha potuto essere visitata dall'anestesista perché di turno c'era solo un maschio, a cui i terroristi hanno impedito di assisterla perché sarebbe stato indecoroso che la moglie di un uomo venisse vista in quello stato da un altro uomo. Se i miliziani sono presenti negli ospedali è perché molti combattenti «sono stati promossi in ruoli civili, come direttori di ospedali. Ma questo è un lavoro civile. La gente non è affatto la loro priorità». Tra settembre e ottobre, secondo alcuni attivisti presenti in città, almeno cinque medici sono stati uccisi. Un farmacista è scomparso per aver fornito medicinali a una donna non correttamente velata.
SANITÀ FALLITA A causa del fallimento del sistema sanitario, i terroristi hanno dovuto modificare alcuni regolamenti: attualmente infermiere e dottoresse possono collaborare con i loro colleghi e le donne possono essere visitate da uomini se il problema non riguarda la ginecologia. Molti medici, inoltre, vengono ancora pagati da Baghdad visto che lo Stato islamico non riesce a garantire uno stipendio superiore ai 200 dollari al mese, mentre in precedenza i dottori venivano pagati almeno mille dollari al mese. Per incassare il nuovo stipendio, a turno, un medico al mese può recarsi a Kirkuk nelle banche governative. Molte farmacie sono anche a corto di medicinali e per questo importano farmaci illegalmente dall'esterno mentre i terroristi chiudono un occhio. L'ultima emergenza è legata al sangue: la banca del sangue di Mosul è stata quasi svuotata dai miliziani per curare chi veniva ferito in guerra e per i civili non è rimasto quasi più niente per le normali trasfusioni. Per questo, chi ne ha bisogno, deve recarsi in ospedale con un donatore che si renda disponibile per il prelievo sul momento.
Fonte: Tempi, 26/11/2014
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QUELLA STRANA TASSA IMPOSTA DAI VESCOVI TEDESCHI
Il potere civile riconosce come ovvie prassi di buon senso che la Conferenza Episcopale Tedesca cerca di smantellare
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 03/12/2014
La notizia è passata sotto silenzio, ma mercoledì scorso la Conferenza Episcopale tedesca ne ha dato l'annuncio: dopo la comunità evangelica, anche la Chiesa Cattolica ha modificato la propria normativa sul lavoro. Ne è sortita una sorta di raccomandazione, che verrà inviata a tutte le strutture ecclesiastiche, Caritas comprese, affinché si prenda atto al più presto delle novità introdotte. Novità, che riguardano più che altro il diritto di sciopero e l'ingresso dei sindacati nelle stanze di comando. Ma che, per il momento, non son giunte ancora a toccare la questione cruciale, quella per la quale esercita forti pressioni lo stesso Presidente della Conferenza Episcopale tedesca, il card. Reinhard Marx, ovvero la concessione anche ai dipendenti divorziati risposati o omosessuali di lavorare presso le istituzioni ecclesiastiche, nonostante la loro condotta morale risulti antitetica all'insegnamento della Chiesa.
UNA SERIE DI FORZATURE Dell'argomento si è parlato a lungo, ma senza giungere per ora ad una decisione definitiva. Pare che in Germania sia però già favorevole la maggioranza dei Vescovi e presto potrebbero esser raggiunti i due terzi richiesti per l'approvazione. Lo stesso card. Marx ha precisato come già oggi, nei fatti, per i divorziati risposati non esista alcun licenziamento automatico: «Le infrazioni alle esigenze di lealtà alla Chiesa conducono soltanto in casi gravi al licenziamento», ha aggiunto. Questo rappresenta in ordine di tempo l'ultima forzatura di una lunga, inquietante serie tentata dalla Conferenza Episcopale tedesca per allineare la Chiesa ai "valori" del mondo. Se il disegno passasse, risulterebbe inamovibile chiunque fosse ritenuto necessario, nonché tutta la manodopera specializzata, quand'anche lo stile di vita non fosse coerente con la Dottrina cattolica. Ma i Vescovi tedeschi han già dichiarato in più sedi di non avvertire la necessità d'indagare nella vita privata delle persone. Su tali modifiche - caldeggiate in primis dal gesuita padre Hans Langendörfer, Segretario della Conferenza Episcopale tedesca - si sta lavorando nel massimo riserbo da almeno un anno e mezzo. Sono considerate una sorta di bomba nascosta, con la miccia accesa e pronta ad esplodere da un momento all'altro. Si prevede che possa sortirne un documento dal linguaggio astratto, confuso, passibile di pluriformi e magari contraddittorie interpretazioni. Nella loro speranza di poterlo utilizzare anche per licenziare i dipendenti fedeli all'insegnamento della Chiesa, ma ritenuti «troppo cattolici», quindi causa di "scandalo".
LA CORTE COSTITUZIONALE RICONOSCE AUTONOMIA ALLA CHIESA Ironia della sorte, proprio pochi giorni fa la Corte Costituzionale federale, rovesciando una precedente sentenza della Corte Federale del Lavoro, ha riconosciuto ad un ospedale cattolico di Düsseldorf il diritto di licenziare un medico divorziato risposato, in ottemperanza all'autonomia riconosciuta alla Chiesa lo scorso giugno dalla stessa Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Il potere civile riconosce dunque come ovvie prassi di buon senso che, di contro, la stessa Chiesa sembra affrettarsi a smantellare. Da notarsi come non si stia parlando di bruscolini: la Chiesa Cattolica, in Germania, rappresenta una vera e propria potenza, vale a dire il secondo maggior datore di lavoro di tutto il Paese. La sola Caritas impiega 500 mila persone a tempo pieno contro le 389 mila di tutto il gruppo Volkswagen. Per tutto questo, un consistente contributo giunge dalla Kirchensteuer ovvero dalla tassa ecclesiastica. Di cosa si tratta? I governi tedesco ed austriaco hanno un sistema fiscale decisamente particolare: per essere cattolici, è necessario pagare un balzello, che il governo riscuote e poi gira agli uffici ecclesiastici competenti: si parla di 5,9 miliardi di euro nel solo 2012. Crisi o no, alla gente si chiede di versare un extra pari circa all'8-9% dell'imposta sul reddito. Non poco. È possibile cessare di pagare la tassa, scrivendo però una lettera formale, in cui si dichiari contestualmente di non voler più appartenere neppure alla Chiesa Cattolica. Il che comporta la scomunica da parte della Diocesi locale, con l'esclusione quindi da ogni accesso ai Sacramenti, nonché dalla partecipazione attiva alla vita della Chiesa. Funerali compresi. Tra il 1998 ed il 2007 sono stati messi alla berlina, in questo modo, circa 1.100.000 cattolici. Anzi, ex-cattolici.
MISERICORDIA Dov'è, qui, la tanto decantata misericordia? È evidentemente una "prassi pastorale", come oggi si suole ripetere, da mutarsi immediatamente. Benedetto XVI ci ha provato, nel 2006, chiedendo al Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi di diffondere a tutte le Conferenze Episcopali una lettera, in cui si specificava come un atto amministrativo - la richiesta d'esonero dalle tasse - non corrispondesse ad un abbandono formale della Chiesa, almeno non nel senso indicato dal Diritto Canonico, in quanto il singolo potrebbe anche voler restare in comunione con Roma. Ma non è servito a nulla. L'emorragia di fedeli così verificatasi - nell'ordine delle centinaia di migliaia - non rappresenta, dunque, in Germania "solo" un fatto pastorale, bensì anche un tracollo economico. Nel 2010 circa 180 mila sono coloro che han chiesto di cessare i versamenti fiscali alla Chiesa e quindi la rimozione dai relativi registri. Nel 2011, altri 126.488 han compiuto lo stesso passo. In Austria sono oltre 40 mila ogni anno. Molti di loro sono finiti nelle fila protestanti. In Germania la frequenza alla S.Messa settimanale ha recentemente registrato un'ulteriore flessione del 13%. Il tribunale di Friburgo aveva accolto come un diritto la richiesta di Hartmut Zapp, deciso a non versare il balzello, benché desideroso di restare nella comunione cattolica. Ma la Conferenza Episcopale tedesca non ha perso tempo nel denunciare l'"anomalia", chiedendo che fosse immediatamente punita, nel timore che altri potessero seguirne l'esempio. Così una nuova decisione giudiziaria ha affossato tutto, impedendo di distinguere il piano confessionale da quello amministrativo. È interessante notare come l'Arcidiocesi di Friburgo, quella di cui Zapp era fedele, è la stessa che l'anno scorso ha pubblicato un documento pastorale per l'accesso dei divorziati risposati ai Sacramenti. Allora, quando papa Francesco nell'omelia a Santa Marta se la prende con la «lista dei prezzi» per Sacramenti e intenzioni per la Messa, appare evidente come debba partire proprio da qui, dalla Germania e dall'Austria, per fare davvero un pò di pulizia... Un sondaggio d'opinione recentemente commissionato dai Vescovi tedeschi ha mostrato come i cattolici "scontenti" chiedano "misericordia". Ch'è dunque subito diventata la nuova parola d'ordine, nel tentativo di fermare l'emorragia di fedeli. Anche a costo di "accomodare" la dottrina della Chiesa alle singole situazioni soggettive, pur di non perder consensi e, di conseguenza, soldi. Le posizioni di "rottura", di cui si è fatto capofila il card. Walter Kasper, si collocano in questo stesso solco. Quando ritiene che «la dottrina della Chiesa non sia un sistema chiuso» intende, come ha precisato lo scorso 29 settembre in un'intervista all'"America Magazine", non esservi «solo la questione dei divorziati risposati, ma anche le unioni omosessuali, le famiglie arcobaleno, le famiglie acquisite, l'intera problematica del gender e molti altri problemi».
COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI? Già nel 1993, da Vescovo di Rottenburg-Stuttgart, egli scrisse col vescovo Karl Lehman una lettera pastorale, in cui acconsentiva ai divorziati risposati di ricevere la Comunione. Dal 2005 spinge, affinché l'accesso all'Eucarestia sia, per così dire, vieppiù "liberalizzato". Ed il fatto di non esservi tecnicamente riuscito all'ultimo Sinodo, non lo ha demoralizzato, anzi. Ha dichiarato, questo, non essere «il risultato finale». In gioco ci sono i Comandamenti. Sposandosi con una persona divorziata, si commette adulterio. Vietato dal sesto Comandamento. Ergo, la Comunione non è possibile. Semplice. Ricevere la Comunione in stato di peccato oggettivo arreca grave danno spirituale a chi La riceve: «Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, (...) mangia e beve la propria condanna» (cfr. I Cor 11, 27-31). Il card. Kasper ritiene che la Verità dipenda dai risultati. Ma la proclamazione della Rivelazione non è in funzione di quante persone ascoltino e seguano l'insegnamento della Chiesa. Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 6, spiega come molti discepoli abbiano lasciato Nostro Signore, dopo che Questi parlò della propria vera presenza nell'Eucaristia. E non lo seguirono più. Ma Lui proseguì imperterrito, senza curarsi dei sondaggi. Al punto da chiedere addirittura ai Dodici, se anche loro volessero andarsene. Il card. Kasper, il card. Marx ed i vertici "progressisti" della Chiesa tedesca ritengono di poter fare meglio?
Fonte: Corrispondenza Romana, 03/12/2014
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GUAI A PARLARE DEI PEDOFILI DI HOLLYWOOD
Fino a quando spari sulla Chiesa ti dicono bravo e fai strada, ma se provi altri bersagli succede che...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09/12/2014
Non è un nome notissimo, da noi, quello di Amy Berg, documentarista hollywoodiana. Eppure oltreatlantico è famosa perché ha addirittura vinto un Oscar nel 2006. L'opera premiata a furor di studios si intitolava Deliver Us from Evil («Liberaci dal male») e denunciava gli abusi sessuali, pedofili e pederastici, compiuti da quella sentina di ogni corruzione che è per i w.a.s.p. la Chiesa Cattolica. Perno del documentario erano le malefatte del prete Oliver O'Grady, che dal 1970 al 1990 approfittò di un certo numero di minori. Applausi a scena aperta, gridolini d'indignazione durante la proiezione, standing ovation alla fine, sdegno unanime in platea e poi nella nazione, flash ammirati sul red carpet e champagne stappato dai molti avvocati americani che si avventarono sulle casse delle diocesi riuscendo a tramortirne finanziariamente diverse. Sull'onda di quel documentario in tanti si sovvennero delle molestie ricevute da piccoli da parte di preti cattolici, un ricordo che avevano psicologicamente «rimosso» ma che l'odore dei soldi aveva riportato impellentemente alla coscienza. Com'è ormai accertato, parte di quegli abusi erano veri, parte no, ma lo scandalo dei «preti pedofili» rimase e ancora oggi la Chiesa se ne lecca le ferite. Il documentario Oscar 2006 in pratica tirava sulla Croce Rossa, perché la piaga era già nota al vasto pubblico. Al solito, per la regista premiata si aprirono le porte dei talkshow più gettonati e fioccarono le interviste sui media più diffusi, in particolar modo, ovviamente, quelli liberal. Ma non c'è eco che prima o poi non si spenga. Così, la documentarista da Oscar ha deciso di approfittare della specializzazione acquisita sul tema e di girare un nuovo documentario. L'argomento è lo stesso ma, avendo la Chiesa già dato, occorreva qualcun altro da mettere sul banco degli imputati, qualcuno che però suscitasse lo stesso clamore. In fondo, ce l'aveva sotto il naso. Il nuovo documentario pédo-pedé (come dicono i francesi) si intitola An Open Secret (lett: un segreto aperto, chiaro, notorio; da noi si direbbe «Un segreto di Pulcinella»). L'ingenua regista questa volta se l'è presa con l'industria cinematografica americana e ha inanellato una serie di interviste ad attori che, avendo ormai fatto carriera, possono rivelare coram populo le attenzioni ricevute da produttori e registi quand'erano ragazzini o adolescenti, e il dazio pagato per poter avere i primi contratti. Ci sono dentro nomi grossi e famosi.
LA PEDOFILIA È IL PIÙ GRANDE PROBLEMA DI HOLLYWOOD Negli anni Sessanta, libri come Il sofà del produttore e Hollywood Babilonia misero in piazza il segreto di Pulcinella di allora, che però riguardava più che altro le attrici. Oggi pare che il punto sia un altro: «La pedofilia è il più grande problema di Hollywood, è ovunque», ha detto Matt Valentinas, produttore del nuovo documentario della Berg, avvocato e fondatore di un'associazione di vittime pédo-pedé, The Courage to Act («Il coraggio di agire»). Ma, ecco l'ingenuità: chiedere a Hollywood un film del genere è come chiedere al papa che sciorini l'elenco dei preti lapsi, descrivendone in dettaglio le malefatte, durante l'Angelus domenicale urbi et orbi. Con la differenza che il papa non ha mai ostacolato né nascosto niente. Invece, leggo su Il Giornale del 4 dicembre che «nessun distributore è disposto a veicolare An Open Secret : un muro di silenzio si alza intorno al film». E che cosa si aspettava, la Berg, un altro Oscar? Che i moralisti del 2006 applicassero lo stesso metro di giudizio a se stessi? Beata ingenuità. Chissà se la Berg ha imparato la lezione, che è questa: se spari sulla Chiesa ti dicono bravo e fai strada; se miri altrove, ti va già bene se si limitano a fare spallucce. Per quanto riguarda l'avvocato-produttore del documentario, per vanificarne la denuncia basterà che un suo collega rivolga ai molestati una semplice domanda: quando ti è stato chiesto il dazio, hai risposto «spiacente, a queste condizioni rinuncio a fare l'attore di cinema»? Già, perché uno dei principali testimonial, oggi trentenne, all'epoca dei fatti, era, sì, minore, ma non aveva due anni, ne aveva sedici.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09/12/2014
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OMELIA III DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B - (Gv 1,6-8.19-28)
Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14/12/2014)
Possiamo riassumere in tre parole l'insegnamento delle letture di oggi: luce, gioia e umiltà. Prima di tutto, questa terza domenica d'Avvento ci presenta la luminosa figura di san Giovanni Battista, il Precursore del Signore. Di lui l'evangelista Giovanni dice che «non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce» (Gv 1,8). In un altro passo di questo Vangelo, Gesù afferma che il Battista «era una lampada che arde e risplende» (Gv 5,35). La lampada non è la luce, ma porta in sé la luce, che illumina tutti quelli che sono nella casa. Così era san Giovanni Battista che preparò le vie al Signore, predisponendo i cuori ad accoglierlo con fede. Così è ogni cristiano, quando riesce a dare buona testimonianza. In questo periodo d'Avvento siamo chiamati a rivedere tutta la nostra vita, per renderla sempre più un segno vivente dell'amore di Dio. La luce di Cristo brillerà in noi se allontaneremo da noi le tenebre del peccato. San Paolo, nella seconda lettura, invita pertanto tutti i cristiani a tendere alla perfezione. Egli dice: «Pregate ininterrottamente [...] astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo» (1Ts 5,17-23). Un giorno, un pellegrino volle andare a conoscere san Giovanni Maria Vianney. Dopo averlo incontrato, così testimoniò: «Ho visto Dio in un uomo». Un santo è come una spugna imbevuta di Dio, o, per meglio dire, è come una lampada che irradia la luce divina. Quanto più uno farà risplendere in sé la luce di Gesù Cristo, tanto più egli vivrà nella gioia. San Paolo, nella seconda lettura, dice: «Siate sempre lieti» (1Ts 5,16). La gioia, quella autentica, sgorga sempre da un cuore puro, da un cuore che ama Dio al di sopra di ogni cosa. San Leonardo da Porto Maurizio, ad un certo punto della sua vita, così affermò: «Ho settantadue anni e non sono stato un solo giorno triste»; al contrario, un famoso personaggio di questo mondo disse: «Ho settantadue anni e non sono stato un solo giorno felice». Solo chi è nell'amicizia con Dio gioisce. Possiamo dire con certezza che i Santi sono stati le persone più felici di questo mondo, proprio perché avevano Dio nel cuore e, con Lui, godevano di una profonda letizia interiore, pur in mezzo alle grandi prove che hanno dovuto affrontare. Aggiungeva santa Bertilla Boscardin: «Vi è un'unica felicità: essere santi; e vi è un'unica tristezza: non esserlo». La gioia si raggiunge dopo un serio cammino spirituale che ci fa esclamare con il profeta Isaia: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza» (Is 61,10). Questo canto di esultanza del profeta Isaia si riferiva a Gerusalemme, salvata e ricostruita dopo l'esilio di Babilonia. Questo inno deve diventare anche il nostro grido, che nasce da un cuore liberato dal peccato. A questa prima lettura fa eco il cantico del Magnificat, uscito dal cuore e dalle labbra della Vergine Maria. Il Magnificat è il canto della gioia, con il quale la Madonna ringrazia Dio e lo riconosce come suo Salvatore. Vera umiltà è quella che ci fa riconoscere tutti i benefici ricevuti dal Signore e ci fa attribuire unicamente a Lui la causa di tutto il bene che è in noi. Quanto più un'anima è umile, tanto più il Signore si compiace di compiere in essa delle meraviglie. Per questo, la Madonna esclamò: «Perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome» (Lc 1,47-48). L'umiltà è la base della santità. Se vi è questo solido fondamento, allora Dio potrà anche in noi operare grandi cose e riversare la sua misericordia nei nostri cuori. Quanto più un'anima è umile, tanto più glorifica il Creatore e tanto più esulta in Lui. Per questo, la Madonna esclamava: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore» (Lc 1, 46). Questa umiltà la possiamo ammirare anche in san Giovanni Battista. A chi lo interrogava su chi egli fosse, il Precursore così rispondeva: «In mezzo a voi – e si riferiva chiaramente a Gesù – sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non son degno di slegare il laccio del sandalo» (Gv 1,26-27). La Madonna, stella luminosa che illumina questo periodo d'Avvento, e san Giovanni Battista, il Precursore di Gesù, ci insegnano la via dell'umiltà, la sola che conduce alla gioia. Sia questa anche la nostra via che ci conduca al Natale ormai vicino.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14/12/2014)
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