BastaBugie n�136 del 16 aprile 2010
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LA TRAGEDIA DELL'AEREO CHE HA UCCISO LA CLASSE POLITICA (ANTICOMUNISTA) POLACCA
Ecco un buon motivo per vedere l'ottimo film di Wajda su Katyn
Autore: Marco Invernizzi - Fonte: Facebook
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SINDONE
La scienza conferma che e' autentica
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
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PEDOFILIA 1
IL CRISTIANESIMO HA PERMESSO DI ELIMINARLA (ecco spiegato l'accanimento attuale contro la Chiesa)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti
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PEDOFILIA 2
LA LETTERA DEL 1985 DEL CARDINALE RATZINGER (un'altra bufala sui preti pedofili)
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Cesnur
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PEDOFILIA 3
SCIOLTO IL PARTITO PEDOFILO OLANDESE (non per legge o per sentenza, ma solo perche' per ora non ha trovato le firme necessarie)
Fonte: Corrispondenza Romana
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UNA DOVEROSA CONDOTTA
I Vescovi che negano la comunione ai politici che sono a favore dell'aborto
Autore: Gianpaolo Barra - Fonte: Il timone.org
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LETTERE ALLA REDAZIONE: LE MARCE NUZIALI E L'AVE MARIA DI SCHUBERT?
Rigorosamente vietate nei matrimoni!
Autore: Alessio - Fonte: BastaBugie
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OMELIA PER LA III DOMENICA TEMPO PASQUA - ANNO C - (Gv 21, 1-19)
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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LA TRAGEDIA DELL'AEREO CHE HA UCCISO LA CLASSE POLITICA (ANTICOMUNISTA) POLACCA
Ecco un buon motivo per vedere l'ottimo film di Wajda su Katyn
Autore: Marco Invernizzi - Fonte: Facebook, 11 aprile 2010
La moglie di un mio carissimo amico è polacca. Mi è venuto spontaneo telefonarle dopo la tragedia che ha privato il suo Paese di una parte cospicua della classe dirigente. Stava piangendo e la cosa mi ha aiutato a comprendere ancora meglio il particolare legame esistente fra i polacchi e la loro nazione, in particolare con quella classe dirigente scomparsa sabato scorso. Non sono sicuro che si sia compreso adeguatamente quanto accaduto, per questo lo riassumo. Un aereo polacco è precipitato sul suolo russo dove stava atterrando per commemorare il 70° anniversario dell’assassinio nella foresta di Katyn da parte sovietica di un’altra classe dirigente composta da circa 22mila fra ufficiali e militari polacchi. Sono morti il Capo dello Stato Lech Kaczynski con la moglie Maria, il Capo di Stato maggiore, i vertici dell’esercito, della marina, dell’aereonautica, il governatore della Banca centrale polacca, 13 ministri del governo, diversi deputati, il candidato conservatore alle prossime elezioni presidenziali, il vescovo cappellano dell’esercito e altre figure storiche della resistenza polacca contro il comunismo durante la seconda guerra mondiale e durante l’epopea di Solidarnosc. Il gemello del Presidente non era sull’aereo soltanto perché era rimasto in ospedale accanto alla madre malata. L’amica polacca mi ha riassunto così: “c’era tutta la destra polacca su quell’aereo”. Ed è vero, se pensiamo che il partito del Presidente e del suo gemello Jaroslaw, “Legge e Giustizia”, era nato come costola di destra del sindacato Solidarnosc che mandò in crisi il regime comunista polacco negli anni Ottanta del secolo scorso, e Lech Kaczynski era stato uno dei principali consiglieri quando Lech Walesa divenne Presidente della Repubblica nel 1990. Un partito conservatore, rispettoso delle tradizioni cristiane della Polonia. Vi sono nella storia popoli-vittime, come quelle anime che sembrano incaricate dal piano di Dio di immolarsi con le loro sofferenze per la salvezza del mondo e degli uomini. Me ne vengono in mente alcuni, come il popolo vietnamita e quello cambogiano, o coloro che oggi continuano a vivere nel gulag della Corea del nord, popoli colpiti da tragedie naturali oltre a quelle provocate dalle ideologie. Ma la storia del popolo polacco la conosciamo meglio, per la vicinanza geografica, per la storia comune. La tragedia di oggi è avvenuta nel 70° anniversario del massacro di Katyn, per cinquant’anni negato dall’Urss e attribuito alla Germania nazionalsocialista, dopo che finalmente il leader russo Putin aveva finalmente accettato di sancire pubblicamente la riconciliazione fra i due popoli attraverso il riconoscimento della “verità su Katyn”. In quei mesi la Polonia era scomparsa, cancellata dagli eserciti nazionalsocialista a ovest e da quello sovietico a est, come già altre volte era accaduto nella sua storia. E a Katyn cominciarono quarant’anni di oppressione e di umiliazione, perché anche nella Polonia comunista tutti conoscevano la “verità su Katyn”, ma nessuno poteva permettersi di dirlo pubblicamente. E’ difficile comprendere qualcosa del mistero della storia, delle scelte con cui il Signore guida i popoli, castigandoli e aiutandoli, lasciando così tanta libertà al male e alla menzogna. Non posso non chiedermi perché questo popolo venga trattato così vent’anni dopo aver salvato l’Europa dal comunismo, quando nel 1920 l’esercito polacco guidato dal maresciallo Jósef Pilsudski (1867-1935, la cui tomba in Polonia è sempre cosparsa da fiori freschi) fermò l’Armata Rossa davanti a Varsavia (“il Miracolo della Vistola”). Ma poi mi viene in mente la festa della Misericordia che celebriamo oggi, nella prima domenica dopo la Pasqua, grazie a santa Faustina Kowalska (1905-1938), la suora sepolta a Cracovia, la città dove il futuro papa Giovanni Paolo II (che la canonizzerà nel 2000, la prima santa del nuovo millennio) aveva imparato a conoscerla e a pregarla. Mi viene in mente perché il Papa “polacco” e la suora “polacca” hanno insegnato al mondo come appunto la Misericordia sia la misteriosa risposta scelta da Dio da opporre al male, a quel male che negli anni Trenta del secolo scorso in Europa e in Polonia aveva il volto delle ideologie che la avrebbero presto annientata. E allora forse possiamo intuire e balbettare qualcosa, tremando al pensiero di quale possa essere il prezzo che un popolo debba pagare per potere dare all’umanità quella santità che sola può salvare dal male. (Per informazioni sul film "Katyn" di Wajda vai a http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=19)
Fonte: Facebook, 11 aprile 2010
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SINDONE
La scienza conferma che e' autentica
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 11 aprile 2010
“Tutta la terra desidera il tuo volto”. In questa frase della liturgia sta il segreto della Sindone che continua ad attrarre milioni di persone. E’ l’attrazione per colui che la Bibbia definiva “il più bello tra i figli dell’uomo”. E che qui è “fotografato” come un uomo macellato con ferocia. La Sindone non è solo “una” notizia oggi, perché inizia la sua ostensione. E’ “la” notizia sempre. Perché documenta – direi scientificamente – la sola notizia che – dalla notte dei tempi alla fine del mondo – sia veramente importante: la morte del Figlio di Dio e la sua resurrezione cioè la sconfitta della morte stessa. Sì, avete letto bene. Perché la sindone non illustra soltanto la feroce macellazione che Gesù subì, quel 7 aprile dell’anno 30, con tutti i minimi dettagli perfettamente coincidenti con il resoconto dei vangeli, ma documenta anche la sua resurrezione: il fatto storico più importante di tutti i tempi, avvenuta la mattina del 9 aprile dell’anno 30 in quel sepolcro appena fuori le mura di Gerusalemme. Che Gesù sia veramente vivo lo si può sperimentare – da duemila anni – nell’esperienza cristiana. Attraverso mille segni e una vita nuova. Ma la sindone porta traccia proprio dell’evento della sua resurrezione. Ce lo dicono la medicina legale e le scoperte scientifiche fatte con lo studio dettagliato del lenzuolo per mezzo di sofisticate apparecchiature. Cosicché questo misterioso lino diventa una speciale “lettera” inviata soprattutto agli uomini della nostra generazione, perché è per la prima volta oggi, grazie alla moderna tecnologia, che è possibile scoprire le prove di tutto questo. Cosa hanno potuto appurare infatti gli specialisti? In sintesi tre cose. Primo. Che questo lenzuolo – la cui fattura rimanda al Medio oriente del I secolo e in particolare a tessitori ebrei (perché non c’è commistione del lino con tessuti di origine animale, secondo i dettami del Deuteronomio) – ha sicuramente avvolto il corpo di un trentenne ucciso (morto tramite il supplizio della crocifissione con un supplemento di tormenti che è documentato solo per Gesù di Nazaret). Che ha avvolto un cadavere ce lo dicono con certezza il “rigor mortis” del corpo, le tracce di sangue del costato (sangue di morto) e la ferita stessa del costato che ha aperto il cuore. Secondo. Sappiamo con eguale certezza che questo corpo morto non è stato avvolto nel lenzuolo per più di 36-40 ore perché, al microscopio, non risulta vi sia, sulla sindone, alcuna traccia di putrefazione (la quale comincia appunto dopo quel termine): in effetti Gesù – secondo i Vangeli – è rimasto nel sepolcro dalle 18 circa del venerdì, all’aurora della domenica. Circa 35 ore. Terza acquisizione certa, la più impressionante. Quel corpo – dopo quelle 36 ore – si è sottratto alla fasciatura della sindone, ma questo è avvenuto senza alcun movimento fisico del corpo stesso, che non è stato mosso da alcuno né si è mosso: è come se fosse letteralmente passato attraverso il lenzuolo. Come fa la sindone a provare questo? Semplice. Lo dice l’osservazione al microscopio dei coaguli di sangue. Scrive Barbara Frale in un suo libro recente: “enormi fiotti di sangue erano penetrati nelle fibre del lino in vari punti, formando tanti grossi coaguli, e una volta secchi tutti questi coaguli erano diventati grossi grumi di un materiale duro, ma anche molto fragile, che incollava la carne al tessuto proprio come farebbero dei sigilli di ceralacca. Nessuno di questi coaguli risulta spezzato e la loro forma è integra proprio come se la carne incollata al lino fosse rimasta esattamente al suo posto”. Lo studio dei coaguli al microscopio rivela che quel corpo si è sottratto al lenzuolo senza alcun movimento, come passandogli attraverso. Ma questa non è una qualità fisica dei corpi naturali: corrisponde alle caratteristiche fisiche di un solo caso storico, ancora una volta quello documentato nei Vangeli. In essi infatti si riferisce che il corpo di Gesù che appare dopo la resurrezione è il suo stesso corpo, che ha ancora le ferite delle mani e dei piedi, è un corpo di carne tanto che Gesù, per convincere i suoi che non è un fantasma, mangia con loro del pesce, solo che il suo corpo ha acquisito qualità fisiche nuove, non più definite dal tempo e dallo spazio. Può apparire e scomparire quando e dove vuole, può passare attraverso i muri: è il corpo glorificato, come saranno anche i nostri corpi divinizzati dopo la resurrezione. Si tratta quindi di un caso molto diverso dalla resurrezione di Lazzaro che Gesù semplicemente riportò in vita. La resurrezione di Gesù – com’è riferita dai Vangeli e documentata dalla sindone – è la glorificazione della carne non più sottoposta ai limiti fisici delle tre dimensioni, l’inizio di “cieli nuovi e terra nuova”. La “prova” sperimentale di questa presenza misteriosa di Gesù è propriamente l’esperienza cristiana: Gesù continua a manifestare la sua presenza fra i suoi continuando a compiere i prodigi che compiva duemila anni fa e facendone pure di più grandi. Ma la sindone documenta in modo scientificamente accertabile l’unico caso di morto che – anziché andare in putrefazione – torna in vita sottraendosi alla fasciatura senza movimento, grazie all’acquisizione di qualità fisiche nuove e misteriose, che gli permettono di smaterializzarsi improvvisamente e oltrepassare le barriere fisiche (come quella del lenzuolo stesso). E’ esattamente ciò che si riferisce nel vangelo di Giovanni: quando Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro dove erano corsi per le notizie arrivate dalle donne, si rendono conto che è accaduto qualcosa di enorme proprio perché trovano il lenzuolo esattamente com’era, legato attorno al corpo, ma come afflosciato su di sé perché il corpo dentro non c’era più. Più tardi, aprendo quel lenzuolo, scopriranno un’altra cosa misteriosa: quell’immagine. Ancora oggi, dopo duemila anni, la scienza e la tecnica non sanno dirci come abbia potuto formarsi. E non sanno riprodurla. Infatti non c’è traccia di colore o pigmento, è la bruciatura superficiale del lino, ma sembra derivare dallo sprigionarsi istantaneo di una formidabile e sconosciuta fonte di luce proveniente dal corpo stesso, in ortogonale rispetto al lenzuolo (fatto anch’esso inspiegabile). La “non direzionalità” dell’immagine esclude che si siano applicate sostanze con pennelli o altro che implichi un gesto direzionale. E ci svela che l’irradiazione è stata trasmessa da tutto il corpo (tuttavia il volto ha valori più alti di luminanza, come se avesse sprigionato più energia o più luce). Quello che è successo non è un fenomeno naturale e non è riproducibile. Non deriva dal contatto perché altrimenti non sarebbe tridimensionale e non si sarebbe formata l’immagine anche in zone del corpo che sicuramente non erano in contatto col telo (come la zona fra la guancia e il naso). Oggi poi i computer hanno permesso di rintracciare altri dettagli racchiusi nella sindone che tutti portano a lui: Gesù di Nazaret. Dai 77 pollini, alcuni dei quali tipici dell’area di Gerusalemme (quello dello Zygophillum dumosum, si trova esclusivamente nei dintorni di Gerusalemme e al Sinai), alle tracce (sul ginocchio, il calcagno e il naso) di un terriccio tipico anch’esso di Gerusalemme. Ai segni di aloe e mirra usate dagli ebrei per le sepolture. Infine le tracce di scritte in greco, latino ed ebraico impresse per sovrapposizione sul lenzuolo. Barbara Frale ha dedicato un libro al loro studio, “La sindone di Gesù Nazareno”. Da quelle lettere emerge il nome di Gesù, la parola Nazareno, l’espressione latina “innecem” relativa ai condannati a morte e pure il mese in cui il corpo poteva essere restituito alla famiglia. La Frale, dopo accuratissimi esami, mostra che doveva trattarsi dei documenti burocratici dell’esecuzione e della sepoltura di Gesù di Nazaret. Un fatto storico. Un avvenimento accaduto che ha cambiato tutto.
Fonte: Libero, 11 aprile 2010
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PEDOFILIA 1
IL CRISTIANESIMO HA PERMESSO DI ELIMINARLA (ecco spiegato l'accanimento attuale contro la Chiesa)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti, 28 Marzo 2010
Sulla rassegna «I segni dei tempi» ho trovato questo articolo di Olavo de Carvalho, uscito su «O Globo» il 27 aprile 2002 e tradotto. Merita riportarlo quasi integralmente. «In Grecia e nell’Impero Romano l’uso di minori per la gratificazione sessuale degli adulti era una pratica tollerata e persino apprezzata. In Cina, i bambini castrati erano venduti a ricchi pedofili e questo è stato un commercio legittimo per millenni. Nel mondo islamico, la morale rigida che regola i rapporti tra uomini e donne sono spesso compensati dalla tolleranza circa la pedofilia omosessuale. In alcuni Paesi si è protratta almeno fino all’inizio del XX secolo, rendendo l’Algeria, per esempio, un giardino di delizie per i viaggiatori depravati (leggere le memorie di André Gide, Si le grain ne meurt). In tutti quei luoghi dove la pratica della pedofilia decadde, fu per l’influenza del cristianesimo – e praticamente solo per essa – che ha liberato i bambini da quel terribile giogo. Ma che ha pagato un pedaggio. È stata come una corrente sotterranea di odio e di risentimento che ha attraversato due millenni di storia, aspettando il momento della vendetta. Quel momento è arrivato. Il movimento di induzione alla pedofilia inizia con Sigmund Freud quando crea una versione caricaturale erotizzata dei primi anni di vita, una storia assorbita facilmente dalla cultura del secolo. Da allora la vita familiare, nell’immaginario occidentale, è sempre più stata vista come una pentola a pressione di desideri repressi. (…) Il potenziale politico esplosivo di questa idea è immediatamente utilizzato da Wilhelm Reich, psichiatra comunista che organizza in Germania un movimento per “liberazione sessuale dei giovani”, poi trasferito negli Stati Uniti, dove arriva a costituire, probabilmente, l’idea guida principale per la rivolta degli studenti negli anni ‘60. Nel frattempo, il Rapporto Kinsey, che ora sappiamo essere stato una frode in piena regola, distrugge l’immagine di rispettabilità dei genitori, presentandoli alle nuove generazioni come ipocriti malati o come occulti libertini sessuali. L’arrivo della pillola e dei preservativi, che i governi stanno cominciando a distribuire allegramente nelle scuole, suona come il tocco di liberazione generale dell’erotismo dei bambini e degli adolescenti. Da allora l’erotizzazione dell’infanzia e dell’adolescenza si propaga dai circoli accademici e letterari alla cultura delle classi medie e basse attraverso innumerevoli film, spettacoli televisivi, “gruppi di incontro”, corsi sulla pianificazione familiare, annunci e tutto il resto. L’educazione sessuale nelle scuole diventa un incentivo diretto ai bambini e ai giovani a praticare ciò che vedono nei film e in televisione. Ma fin qui la legittimazione della pedofilia è solo insinuata, nascosta, in mezzo a rivendicazioni che la includono come conseguenza implicita. (…) Uno degli autori del Rapporto Kinsey, Wardell Pomeroy, pontifica che l’incesto “spesso può essere utile”. Con il pretesto della lotta contro la discriminazione, i rappresentanti del movimento gay sono autorizzati a insegnare nelle scuole elementari i benefici della pratica omosessuale. Chiunque vi si opponga è stigmatizzato, perseguitato, licenziato. (…) È impensabile che una rivoluzione mentale tanto ampia, che si è diffusa in tutta la società, miracolosamente non influenzi una parte speciale del pubblico: i sacerdoti e seminaristi. Nel loro caso si è sommato alla pressione esterna uno stimolo speciale, ben calcolato per agire dall’interno. In un libro recente, Goodbye, Good Men, il corrispondente americano Michael S. Rose mostra che da tre decenni organizzazioni gay statunitensi stanno infiltrando loro membri nei dipartimenti di psicologia dei seminari per ostacolare l’ingresso dei candidati vocazionalmente forti e motivati per forzare l’ingresso massivo di omosessuali nel clero. (…) Molestati e sabotati, confusi e indotti, è inevitabile che prima o poi, molti sacerdoti e seminaristi finiscano per cedere al generale degrado nei confronti di bambini e adolescenti. E quando ciò accade, tutti gli esponenti della cultura moderna “liberata”, l’intero establishment “progressista”, tutti i media “avanzati”, in breve, tutte le forze che per cento anni sono andati spogliando i bambini dell’aura protettiva del cristianesimo per consegnarli alla cupidigia degli adulti cattivi, improvvisamente si rallegrano, perché hanno trovato un innocente sul quale scaricare la loro colpa. Cento anni di cultura pedofila, all’improvviso, sono assolti, puliti, riscattati davanti all’Onnipotente: l’unico colpevole di tutto è … il celibato sacerdotale! Il cristianesimo deve pagare adesso per tutto il male che ha impedito loro di fare. (…) Mai la teoria di René Girard sulla persecuzione del capro espiatorio come soluzione per il ripristino delle unità illusoria di una collettività in crisi, ha trovato una conferma così evidente, così ovvia, così universale e allo stesso tempo. (…)».
Fonte: Antidoti, 28 Marzo 2010
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PEDOFILIA 2
LA LETTERA DEL 1985 DEL CARDINALE RATZINGER (un'altra bufala sui preti pedofili)
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Cesnur, 10 aprile 2010
È durata ventiquattr’ore la nuova bufala americana lanciata dall’Associated Press contro il Papa. Anche i media più ostili, incalzati dagli esperti di diritto canonico, hanno fatto marcia indietro. Ma all’insegna del “calunniate, calunniate, qualche cosa resterà” agli utenti più distratti dei media rimarranno in testa solo i titoli secondo cui l’attuale Pontefice nel 1985 “protesse un prete pedofilo”. Per capire il significato della lettera del 6 novembre 1985 del cardinale Ratzinger a mons. John Stephen Cummins (e non “Cummings”), vescovo di Oakland (California) occorre qualche semplice nozione di diritto canonico. La perdita dello stato clericale può avvenire (a) come pena comminata dal diritto canonico per delitti particolarmente gravi; oppure (b) su richiesta dello stesso sacerdote. Un sacerdote accusato o anche condannato per pedofilia può dunque perdere lo stato clericale (a) come pena per il suo delitto oppure (b) su sua richiesta, che il prete pedofilo può avere interesse ad avanzare per diversi motivi, per esempio per sfuggire alla sorveglianza della Chiesa (quello dello Stato talora è più blanda, come molte vicende provano) o anche perché vuole sposarsi. Nel primo caso si punisce il prete pedofilo. Nel secondo caso gli si fa un favore. La pena per il delitto di pedofilia – la punizione – fino al 2001 era comminata dalle singole diocesi; la competenza è passata alla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2001. L’esame delle richieste di dispensa dallo stato clericale – il favore – invece già nel 1985 era di competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel 1985 Stephen Miller Kiesle, sacerdote accusato di abusi su minori, è parte di due diversi procedimenti. Il primo riguarda l’indagine canonica suscettibile di portare alla dimissione dallo stato clericale di don Kiesle come pena per gli abusi compiuti. Questa indagine è di stretta competenza della diocesi di Oakland. La Congregazione per la Dottrina della Fede non c’entra, né se ne occupa. Il secondo e diverso procedimento riguarda la richiesta dello stesso don Kiesle di una dispensa dallo stato clericale. Questa richiesta giunge sul tavolo della Congregazione per la Dottrina della Fede la quale, per una prassi che ha valore di regolamento, di fatto non concede la dispensa a chi non abbia compiuto i quarant’anni. Don Kiesle ne ha trentotto e il vescovo Cummins chiede alla Congregazione di fare un’eccezione perché, accogliendo la richiesta di Kiesle di essere ridotto allo stato laicale su sua domanda, Roma toglierebbe la diocesi di Oakland dall’imbarazzo di proseguire nell’indagine penale per gli abusi (indagine che, appunto, nel 1985 – prima delle modifiche procedurali del 2001 – era di stretta competenza della diocesi e su cui la Congregazione diretta dal cardinale Ratzinger non poteva intervenire). Se la Congregazione avesse accolto la domanda di Kiesle non avrebbe “punito” il sacerdote, ma gli avrebbe fatto un favore: infatti Kiesle voleva lasciare il sacerdozio in quanto intendeva sposarsi. È molto importante distinguere accoglimento di una domanda di dispensa dallo stato clericale, un beneficio accordato al sacerdote, di competenza della Congregazione, e dimissione dallo stato clericale come punizione, di competenza (fino al 2001) della diocesi e non di Roma. Il cardinale Ratzinger, come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, risponde esprimendo simpatia per la delicata posizione del vescovo – cioè, in termini meno curiali, gli dice che capisce bene che al vescovo piacerebbe che fosse Roma a togliergli le castagne dal fuoco – ma ritiene che per il bene della Chiesa si debba rispettare rigorosamente la prassi, e cioè considerare che l’età del richiedente non permette di accogliere la sua richiesta di dispensa dallo stato clericale. “Considerando il bene universale della Chiesa” – il che evidentemente non significa “per evitare scandali” (del caso di abusi sessuali attribuiti a Kiesle si era parlato ampiamente in California, e lo scandalo c’era già stato) ma “per non creare un precedente che aprirebbe la porta a molte altre richieste di dispensa di sacerdoti di meno di quarant’anni” – il cardinale Ratzinger spiega al vescovo che si dovrà prudentemente attendere, come sempre avviene nel caso di richieste di sacerdoti che non hanno compiuto il quarantesimo anno di età. Nel frattempo la diocesi di Oakland potrà naturalmente proseguire la diversa indagine penale suscettibile di portare Kiesle alla dimissione dallo stato clericale non su sua richiesta ma come pena per gli abusi compiuti. Mentre la diocesi di Oakland continua a indagare su Kiesle – e lo esclude da attività di ministero – nel 1987 il sacerdote compie quarant’anni. A questo punto, come da prassi, la Congregazione accoglie la sua richiesta di riduzione allo stato laicale. Kiesle lascia l’esercizio del ministero sacerdotale e si sposa. È ben noto alle autorità di polizia come personalità disturbata e sospetto di abusi su minori. Le vicende di Kiesle successive al 1987 evidentemente non coinvolgono nessuna responsabilità della Chiesa, ma solo dei tribunali civili e della polizia. Se ha compiuto nuovi abusi la colpa non è della Chiesa – che Kiesle aveva abbandonato e che non aveva più nessun titolo per sorvegliarlo – ma delle autorità civili. Come aver rifiutato una richiesta che un prete sospettato di pedofilia, il quale intendeva sposarsi, avanzava chiedendo un favore nel suo stesso interesse equivalesse a “proteggere il prete pedofilo” è qualcosa che forse dovrebbe spiegarci l’Associated Press.
Fonte: Cesnur, 10 aprile 2010
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PEDOFILIA 3
SCIOLTO IL PARTITO PEDOFILO OLANDESE (non per legge o per sentenza, ma solo perche' per ora non ha trovato le firme necessarie)
Fonte Corrispondenza Romana, 20/3/2010
Il partito olandese dell’Amore Fraterno, della Libertà e della Diversità, il primo partito dichiaratamente pedofilo nato nel 2006 e che aveva tra i suoi obiettivi la liberalizzazione della pornografia infantile e i rapporti sessuali fra adulti e bambini, ha deciso di sciogliersi (www.zenit.org, 15 marzo 2010). «Una bella notizia, quella di oggi. Una bella vittoria civile», ha commentato don Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia e fondatore dell’Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org), che fin dalla sua costituzione aveva avviato una campagna contro questo partito. «Gli esponenti del partito olandese dell’Amore Fraterno, della Libertà e della Diversità – che mirava ad abbassare l’età del consenso a 12 anni ed è per questo stato accusato di fomentare la pedofilia – ha deciso di sciogliersi dopo non essere riuscito per la seconda volta a raccogliere le 600 firme necessarie a concorrere alle prossime elezioni politiche», ha spiegato il sacerdote siciliano. «Per poter eleggere un deputato, il movimento, creato nel 2006, avrebbe dovuto ottenere circa 60mila voti», spiega. Per questa ragione, continua, «i fondatori del movimento hanno dichiarato che il dibattito e le polemiche sollevate dal partito hanno impedito ogni seria discussione dei suoi obiettivi, e dunque i suoi membri hanno optato per lo scioglimento». Tuttavia, don Di Noto denuncia la presenza ancora oggi di una serie di siti a favore della pedofilia. «Sono ancora migliaia – dichiara il fondatore di Meter – i siti che promuovono la liceità e la normalizzazione degli abusi sessuali. Una vera e propria strategia per rendere normale ciò che è invece un orrore». «Per ora ci prendiamo questa vittoria – conclude don Fortunato –: lo scioglimento di questo fantomatico partito l’hanno deciso coloro che sono dalla parte dei bambini. Speriamo che chiudano anche il loro portale».
Fonte: Corrispondenza Romana, 20/3/2010
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UNA DOVEROSA CONDOTTA
I Vescovi che negano la comunione ai politici che sono a favore dell'aborto
Autore: Gianpaolo Barra - Fonte: Il timone.org, 27-11-2009
Un fatto del quale si sta scrivendo molto sui giornali di mezzo mondo vede protagonista un prelato americano, Thomas Tobin, vescovo di Providence, nel Rhode Island, il quale ha negato la comunione al deputato democratico Patrick Kennedy, figlio del senatore Ted recentemente scomparso. Il vescovo ha motivato la sua decisione ricordando che il Kennedy in questione è un politico cattolico apertamente favorevole all’aborto. È di pochi giorni fa la notizia di un altro fatto dello stesso tenore, che si è verificato in Europa, precisamente in Spagna. Qui, il Segretario generale della conferenza episcopale spagnola, Mons. Juan Antonio Martinez Camino, ha detto che i politici cattolici che voteranno a favore della legge ora in discussione nel Paese iberico, che faciliterà ancor più la possibilità di abortire volontariamente, come auspica Zapatero, non saranno ammessi alla Comunione. Due episodi che si pongono sulla medesima linea d’onda, e che meritano una breve considerazione. Perché entrambi hanno suscitato un vespaio di polemiche e di accuse nei confronti della Chiesa in generale e di quei vescovi in particolare. Che cosa dire dunque? In primo luogo, i due prelati altro non han fatto che richiamare una misura prevista dal Codice di diritto canonico. Non hanno inventato nulla, né preso decisioni personali, unilaterali e imprevedibili. Recita infatti il Canone 1398: «Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae». E quel “latae sententiae” sta ad indicare che la misura disciplinare scatta automaticamente, anche in mancanza di una precisa deliberazione. In secondo luogo, e senza giri di parole, va detto che chiunque, a maggior ragione se cattolico, politico o non, sia favorevole all’aborto volontario è per ciò stesso favorevole alla «uccisione deliberata e diretta di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza» (Evangelium vitae, 58). Perché l’aborto volontario è un omicidio. Anzi, qualcosa di più grave: è l’omicidio di un essere umano innocente. In terzo luogo, va ricordato che la scomunica è comminata non solo a chi abortisce volontariamente, ma anche «a quei complici senza la cui opera esso (l’aborto) non sarebbe stato realizzato» (Evangelium vitae, 62). In quarto luogo, la scomunica – nelle intenzioni della Chiesa – resta una pena certamente gravissima, ma finalizzata a persuadere chi ne fosse colpito della gravità del suo “delitto”, inducendolo a conversione e penitenza. E la gravità è data dal pericolo della dannazione eterna cui incorre chi morisse scomunicato dalla Chiesa. Infine, questa è la legge plurisecolare della Chiesa. Legge che riguarda tutti i battezzati, legge che prevede una pena di carattere spirituale. Se un cattolico come Patrick Kennedy non intende rispettarla, ha facoltà di farlo. Se la vedrà poi personalmente con il giusto Giudice. Se i due vescovi, dunque, non potevano fare diversamente, allora hanno fatto bene!
Fonte: Il timone.org, 27-11-2009
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LETTERE ALLA REDAZIONE: LE MARCE NUZIALI E L'AVE MARIA DI SCHUBERT?
Rigorosamente vietate nei matrimoni!
Autore: Alessio - Fonte: BastaBugie
Gentile redazione di BASTABUGIE, leggo volentieri i vostri articoli e cerco di diffondere presso i miei amici l'iscrizione alla vostra newsletter. Leggo anche l'omelia che mettete come ultimo articolo. Lo trovo arricchente visto che il sacerdote della mia parrocchia non è un grande oratore anche se, per il resto, è molto in gamba. Avrei una domanda da porvi: all'ultimo matrimonio a cui sono stata invitata, ho assistito, essendo arrivata molto prima dell'inizio, alla discussione tra il sacerdote celebrante e l'organista. In breve il sacerdote non voleva che si suonasse l'Ave Maria di Schubert. Mi sapete dire chi aveva ragione? Grazie e continuate la vostra benemerita opera. Giovanna
Cara Giovanna, giustamente lei osserva che il suo è un sacerdote in gamba, anche se l'omelia lascia un po' a desiderare... Del resto la cosa principale nella Messa è il sacrificio di Cristo, per cui la catechesi va rimandata in un momento più opportuno e quindi l'omelia che regolarmente pubblichiamo ha proprio questa funzione di approfondimento. Per quanto riguarda la sua domanda: quante volte in occasione dei matrimoni abbiamo sentito le classiche Marce nuziali o la struggente (e stucchevole) Ave Maria di Schubert? Praticamente sempre! Ma sono sul serio musica sacra? Sono legittime da eseguirsi nella Santa Liturgia degli Sposi? Per capire bene che cosa la Santa Chiesa intende per musica sacra, si vedano i seguenti documenti: - dal Corpus di Costituzioni del Vaticano II, la "Sacrosanctum Concilium", specialmente il Cap. VI "La musica sacra"; - l'istruzione "Musicam Sacram" firmata da papa Paolo VI e a tutt’oggi il documento legislativo più recente in fatto di rubriche liturgiche per la Musica Sacra che propriamente costituisce la regolamentazione generale della disciplina musicale nell'ambito liturgico; - Le introduzioni di Ernesto Dalla Libera ai nove libri della serie "Liber Organi" di Sandro Dalla Libera, il cui valore liturgico disciplinante la musica sacra è attualmente ancora in vigore. - di Ludovico Trimeloni, con aggiornamento di Pietro Siffi, "Compendio di Liturgia Pratica", introdotto da S.E. il Cardinale Dario Castrillon Hoyos, e autorizzato direttamente dal Santo Padre Benedetto XVI. In base a questi documenti e stando a quello che si impara da santi preti formati in maniera robusta e tradizionale nella musica sacra e nella Liturgia, si capisce molto bene che è cosa grave l'eseguire durante qualsiasi liturgia l'Ave Maria di Schubert. E' un brano chiaramente noto come composizione profana, per la precisione un Lied per canto e pianoforte, dedicato ad una donna di nome o di pseudonimo "Maria" per la quale Schubert si sentiva molto "ispirato" e appassionato, tanto che il testo tedesco originale, al di la del buon gusto romantico, risulta essere pure alquanto spinto!!! In ogni caso, questo pezzo non ha mai avuto l'intento di essere una lode liturgica alla Vergine Madre di Dio. Le rubriche liturgiche esposte da Trimeloni, a pag 320, par. 340, commi 1 e 2, dicono: "La Musica Religiosa ha contenuto e scopo religioso e pio, ma con uno stile più libero, privo di quella gravità (= serietà) che contraddistingue e impronta la Musica Sacra. Quindi è assolutamente esclusa dalle funzioni liturgiche. Qui facciamo dolorosamente notare come ci sia la tendenza a eseguire in chiesa musica profana e anche teatrale, soprattutto per la Messa degli sposi. Purtroppo questa piaga si è diffusa con la cooperazione di editori che hanno stampato questa musica nei loro manuali, degli organisti che la trovano facile e del clero cooperante o noncurante. Per venire al concreto segnaliamo alcuni pezzi mondani che sono comunemente considerati tali e che sappiamo essere espressamente proibiti (anche recentemente con una nota voluta dal Papa da parte dell'Accademia di Santa Cecilia): - le Ave Maria di Schubert, Gounod, Mascagni; - le Marce Nuziali di Mendelsshon e di Wagner; - il Sogno di Schuman; - il Largo di Handel; - il Largo di Mulè; - i Notturni di Chopin. Nella prefazione al 4° volume del Liber Organi, dal titolo "Nuptialia" (Repertorio Nuziale approvato con Nulla Osta dalla Santa Chiesa), Ernesto Dalla Libera spiega: "Individualismo e laicismo hanno reso inoperanti le intenzioni della Chiesa, immiserendo la solennità del matrimonio con accentuazioni di particolarismi mondani.[...] E' avvenuto che la tendenza laicizzante, con l'aiuto di editori e organisti compiacenti e la involontaria connivenza di clero rinunciatario, per aver musica di circostanza si è formato un repertorio esclusivo e limitato di musiche celebri e perciò popolari, di religiosità secolare ma non liturgica, tratte dal repertorio lirico da salotto come le Ave Maria di Gounod, Schubert e Mascagni, la Marcia Nuziale di Mendelsshon, il Sogno di Schuman, il Largo di Mulè, qualche notturno di Chopin o di stile accademico come il Panis Angelicus di Frank, l'Agnus Dei di Bizet, oppure, peggio, dalle opere teatrali, quali La Preghiera di Desdemona dall'Otello, La Vergine degli Angeli da La forza del destino, la Marcia Nuziale del Lohengrin, tutte musiche nominativamente vietate. Tra l'altro, almeno dal punto di vista culturale, ciò denuncia povertà e ingenuità". Se ne può concludere che non è sufficiente che un brano sia apprezzato dal vasto popolo perché un coro lo esegua o che una coppia di sposi possa scegliere i pezzi che pare loro soltanto perché pagano l'organista. I diritti del culto divino e della gloria di Dio e della sua Chiesa non si svendono.
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Fonte: BastaBugie
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OMELIA PER LA III DOMENICA TEMPO PASQUA - ANNO C - (Gv 21, 1-19)
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18 aprile 2010)
Gli Apostoli erano andati a pescare, ma senza esito. All'alba, un uomo, che ancora non avevano riconosciuto, sulla spiaggia dice loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete” (Gv 21,6). Obbediscono e prendono una grande quantità di pesci. Allora, quel discepolo che Gesù amava, ossia Giovanni, disse a Pietro: “E' il Signore!” (Gv 21,7). Notiamo subito una cosa: Giovanni è sempre il primo, il primo a credere nella Risurrezione del Signore e il primo a riconoscerlo sulla spiaggia del mare. Giovanni è il primo perché è colui che ama di più. E' sempre l'amore ad aprire il nostro cuore al dono della fede. Al sepolcro Giovanni fu il primo a credere alla Risurrezione di Gesù, ma lasciò che fosse Pietro il primo ad entrare nel sepolcro vuoto; sulla barca Giovanni fu il primo a riconoscere Gesù, ma fu Pietro che per primo lo raggiunse, buttandosi in mare. Questo particolare ci fa comprendere che il vero amore a Gesù è sempre rispettoso della gerarchia voluta da Dio. Pietro era il primo nell'autorità e Giovanni fu sempre obbediente a questa volontà divina. Così dobbiamo fare anche noi: dobbiamo obbedire ai legittimi pastori della Chiesa non perché amano il Signore più di noi: dobbiamo obbedire ai legittimi pastori della Chiesa non perché amano il Signore più di noi (a volte potrebbe essere il contrario), ma perché hanno ricevuto da Dio la missione di governare la Chiesa. Quando infine erano tutti sulla spiaggia e stavano consumando il pasto, Gesù, per ben tre volte, chiese a Pietro se lo amava. Pietro si rattristò di questa insistenza, e disse: ”Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene” (Gv 21,17). Egli comprese bene il significato di quella triplice domanda: per tre volte aveva rinnegato il Signore, ora per tre volte gli viene chiesto se amava il Signore. Egli doveva riparare per tre volte il suo triplice rinnegamento. Questo particolare ci insegna che la migliore riparazione dei nostri peccati è sempre l'amore di Dio, l'amore che ci spinge a fare grandi cose per Lui e per i fratelli. Ad ogni risposta di Pietro, Gesù replicò: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Questo ci insegna che, nella Chiesa, l'autorità non è dispotismo, ma servizio d'amore. Solo chi ama è capace di pascere il gregge di Cristo che è la Chiesa. Pietro, sospinto dall'amore di Cristo, fece grandi cose per Dio e per la Chiesa. Si spinse fino a Roma, nel cuore del paganesimo, ove subì il martirio. Ogni Papa è il Vicario dell'Amore di Cristo. Nei primi tre secoli, pressoché tutti i Papi sono morti martiri per la fede e per il loro gregge. Comunque, la vita di ogni Papa è un continuo martirio spirituale. Pensiamo a quanto hanno sofferto i Papi del nostro tempo, fino ad arrivare all'attuale Pontefice Benedetto XVI, il quale è preso di mira da una malefica campagna diffamatoria. Ma ancor più dolorose delle persecuzioni esterne sono quelle interne, quelle sollevate da diversi figli della Chiesa che non ascoltano il Papa, che non vogliono obbedirgli. Negli anni '50, a Roma, vi fu un uomo che voleva uccidere il Papa, che allora era Pio XII. Egli si aggirava spesso in Piazza San Pietro con un pugnale nascosto dentro la giacca. Grazie a Dio non riuscì mai a realizzare questo suo proposito. Con l'andare degli anni cresceva sempre di più nel suo cuore l'odio alla Chiesa e al Papa, finché in seguito a una apparizione della Madonna, egli si convertì profondamente, diventando, da persecutore, fervente apostolo. Il suo nome era Bruno Cornacchiola, e morì pochi anni fa a Roma. La Madonna, in seguito, gli apparve, diverse volte e gli parlò dei mali cui era soggetta la Chiesa. Diventato ormai anziano, egli disse che non si è persecutori della Chiesa solo pugnalando il Papa, come lui voleva fare, ma anche non obbedendogli, cosa che purtroppo avviene molto frequentemente ai giorni d'oggi. Se veramente vogliamo essere obbedienti a Cristo, dobbiamo essere obbedienti al suo Vicario qui in terra. Preghiamo per lui e ascoltiamo con docilità il suo insegnamento.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18 aprile 2010)
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