VIDEO: IL SACRO CUORE SI RIVELA
Oltre alle dodici promesse per la pratica dei primi nove venerdì del mese, il Sacro Cuore, attraverso santa Margherita, rivolse delle precise richieste al Re di Francia Luigi XIV, ma...
Fonte: Il Cammino dei Tre Sentieri
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DRACULA UNTOLD: IL FILM FANTASY CHE PRENDE SPUNTO DALLA VERA STORIA DI VLAD III PRINCIPE DI VALACCHIA CHE DIFESE I CRISTIANI DAI TURCHI MUSULMANI
Costretto da bambino a diventare un giannizzero al servizio del sultano islamico, da grande diventerà Dracula per proteggere il suo popolo
Fonte: FilmGarantiti
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SEI PER IL NUCLEARE? GRILLO TI INSULTA E TI DISTRUGGONO L'AUTO
Franco Battaglia è docente di Chimica Ambientale ed è noto per aver svelato le bufale degli ambientalisti, ma per questo gli distruggono l'auto a sassate (VIDEO: Zichichi, Hack, Veronesi)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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ESAME DI COSCIENZA SUI DIECI COMANDAMENTI
Ho inoltre rispettato i 5 Precetti Generali della Chiesa? Sono fuggito dai 7 vizi capitali? Mi sono impegnato al massimo nei doveri del mio stato (moglie, marito, genitore, figlio, lavoratore, educatore, sacerdote, ecc.)?
Fonte: Redazione di BastaBugie
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PERCHE' I MATRIMONI CI COMMUOVONO ANCORA?
Noi non ci emozioniamo quando due persone realizzano un accordo commerciale, ma per un matrimonio sì: come mai?
Fonte: Amici di Lazzaro
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LO STRANO SCHIAMAZZO PER UN SEMPLICE ARTICOLO
Ribadisco che sono mosso soltanto dall'amore per la Chiesa e dal rispetto per il Vicario di Cristo in terra
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone
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MONDO ALLO SBANDO: QUANDO UNA GRAVIDANZA VIENE CONSIDERATA UNA MALATTIA
Testimonianze di donne che mostrano come la salute precaria o il rischio stesso della propria vita non sono un deterrente alla prosecuzione della gravidanza (VIDEO: L'odissea della vita)
Autore: Lorenza Perfori - Fonte: Scegliere la vita
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LA COMUNITA' DI SANT'EGIDIO E LA FALSA IDEA DI PACE
I pacifisti hanno trasformato il concetto di pace con le marce e le bandiere arcobaleno, ma per la tradizione cristiana, la pace è tranquillità nell'ordine
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 1,40-45)
Lo voglio, sii purificato!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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VIDEO: IL SACRO CUORE SI RIVELA
Oltre alle dodici promesse per la pratica dei primi nove venerdì del mese, il Sacro Cuore, attraverso santa Margherita, rivolse delle precise richieste al Re di Francia Luigi XIV, ma...
Fonte Il Cammino dei Tre Sentieri
Il Cristianesimo afferma che la salvezza è nell'adesione del cuore. Per il Cristianesimo la conoscenza è importante ma non determinante, nel senso che essa (la conoscenza) svolge una funzione ausiliare per l'esercizio della virtù ma non costituisce il criterio della salvezza. Il Cristianesimo non è una religione gnostica, ovvero una religione che fa della conoscenza l'unico criterio della salvezza: chi conosce si salva, chi non conosce non si salva. Che il criterio cristiano della salvezza non sia nella conoscenza ma nell'adesione del cuore, è esito del fatto che il Dio cristiano ha creato per amore e che per amore ha deciso d'incarnarsi, di fare esperienza della sofferenza e della morte.
L'ERESIA GIANSENISTA Nel XVII secolo nacque e iniziò a diffondersi l'eresia giansenista, che si basava prevalentemente su due punti. Primo: il peccato originale ha talmente rovinato l'uomo che questi, senza la Grazia, non può fare il bene, neanche occasionalmente. Secondo: Dio ha già deciso chi deve essere salvato e chi dannato indipendentemente dai meriti e dai demeriti; insomma, una predestinazione in senso calvinista. Dunque quella del giansenismo era una concezione antropologica dichiaratamente pessimistica e, nello stesso tempo, una concezione di Dio rigoristica ed angosciante. Il Sacro Cuore appare a santa Margherita Maria Alacoque affermando, invece, che bisogna abbandonarsi al Suo Amore, indicando cioè il Suo Cuore come criterio di vincolo a Lui ed anche come criterio di comprensione (per quanto possibile) della Sua tenerezza per l'uomo stesso. In una delle rivelazioni a santa Margherita il Sacro Cuore disse: "Ecco quel Cuore che ha talmente amato gli uomini da non aver risparmiato nulla, fino ad esaurirsi e consumarsi per testimoniare a loro il proprio amore."
LE DODICI PROMESSE DEL SACRO CUORE Dunque, con la devozione al Sacro Cuore, Gesù ricorda il suo immenso amore e la sua immensa misericordia per l'uomo. Un ricordo non astratto ma volto a far capire concretamente quanto la vita dell'uomo stesso possa cambiare abbandonandosi all'amore di Gesù. Egli rivelò a santa Margherita ben dodici promesse di una indiscutibile concretezza. Leggiamole. 1) Ai devoti del mio Sacro Cuore darò tutte le grazie e gli aiuti necessari al loro stato. 2) Stabilirò e manterrò la pace in tutte le loro famiglie. 3) Li consolerò in tutte le loro afflizioni. 4) Sarò per loro sicuro rifugio in vita e soprattutto nell'ora della morte. 5) Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro fatiche e imprese. 6) I peccatori troveranno nel mio Cuore un'inesauribile fonte di misericordia. 7) Le anime tiepide diventeranno ferventi con la pratica di questa devozione. 8) Le anime ferventi saliranno rapidamente ad un'alta perfezione. 9) La mia benedizione rimarrà nei luoghi in cui verrà esposta e venerata l'immagine del Sacro Cuore. 10) A tutti coloro che opereranno per la salvezza delle anime, darò grazie per poter convertire i cuori più induriti. 11) Le persone che diffonderanno questa devozione avranno i loro nomi scritti per sempre nel mio Cuore. 12) A tutti coloro che si comunicheranno nei primi venerdì di nove mesi consecutivi, darò la grazia della perseveranza finale e della salvezza eterna. A proposito della devozione al Sacro Cuore di Gesù, Pio XI al paragrafo 4 della Miserentissimus Redemptor, dell'8.5.1928, dice che "essa è non soltanto il simbolo, ma anche, per così dire, la sintesi di tutto il mistero della Redenzione (…) la più completa professione della Religione cristiana."
IL SIGNIFICATO SOCIALE: RISPOSTA ALL'ASSOLUTISMO POLITICO Se teologicamente la devozione al Sacro Cuore è una risposta al giansenismo, socialmente è una risposta prima di tutto all'assolutismo politico, uno dei tratti tipici della modernità. Il XVII è proprio il secolo dell'assolutismo politico che affonda le sue radici nella concezione, tipicamente umanistico-rinasacimentale, di un potere non organicamente legato al Vero e al Giudizio morale (e quindi a Dio) ma che avrebbe dovuto trovare il proprio fondamento in se stesso, cioè nel puro esercizio del potere. Insomma, un'autorità politica non più come manifestazione di servizio, ma, per l'appunto, come pura manifestazione di potere. Una concezione pertanto machiavellica e post-machiavellica. Il Sacro Cuore, attraverso santa Margherita, rivolse delle precise richieste al Re di Francia Luigi XIV. Eccole: 1. Il Re deve consacrarsi con la sua famiglia al Sacro Cuore e offrirgli pubblici omaggi. 2. Egli deve chiedere ufficialmente alla Santa Sede di autorizzare la Messa del Sacro Cuore e di concedere privilegi per l'universale diffusione di questa devozione. 3. Egli deve far costruire una basilica dedicata al culto del Sacro Cuore. 4. Egli deve porre la Francia sotto la protezione del Sacro Cuore, raffigurandolo sugli stendardi e sulle armi del Regno. 5. Egli deve promuovere nell'intera Europa i diritti di Gesù Cristo come Re dei re e Sovrano dei sovrani. Le richieste non furono esaudite e la Francia, da baluardo del Cattolicesimo che doveva essere, divenne la culla dei più gravi errori. Luigi XVI ne pagò le conseguenze. Nel 1792, mentre era prigioniero dei rivoluzionari, si ricordò delle promesse del Sacro Cuore alla Corona di Francia e promise che, se fosse scampato alla morte e tornato sul trono, avrebbe consacrato se stesso e la Francia al Sacro Cuore. Ma Gesù stesso (più di un secolo dopo) dirà a suor Lucia di Fatima che fu troppo tardi.
LA REGALITÀ SOCIALE DI CRISTO Dunque, la devozione al Sacro Cuore è anche un richiamo di carattere sociale, un richiamo cioè a concepire l'autorità politica come modello di servizio e di sacrificio in cui gli elementi della donazione, dell'oblazione e dell'amore diventino fondamentali nell'esercizio di tale autorità. Insomma, il modello di ogni autorità politica deve essere la regalità di Cristo e del suo amore immenso per ogni uomo. L'enciclica Annum sacrum di Leone XIII, del 25.5.1899, afferma che la devozione al Sacro Cuore ha la sua ragione teologica proprio nella regalità sociale di Cristo. E infatti il coronamento del culto pubblico al Sacro Cuore fu l'istituzione della festa liturgica di Cristo Re. Nel 1925, Pio XI stabilì che questa festa venisse celebrata l'ultima domenica di ottobre. E in tale giorno bisognava anche rinnovare la consacrazione dell'umanità intera al Cuore di Gesù. Leggiamo alcune parole tratte dalla Quas primas, l'enciclica di Pio XI, dell'11.12.1925, che istituisce la Festa di Cristo Re: "Chi non vede che, fin dagli ultimi anni del secolo precedente, in modo ammirevole andava preparandosi il cammino per l'istituzione di questa festa? Tutti sanno che l'autorità e la regalità di Cristo sono stati già riconosciuti dalla pia pratica delle consacrazioni e omaggi al Sacro Cuore di Gesù rivoltigli da innumerevoli famiglie, e non solo da famiglie, ma anche da Stati e Regni, che hanno compiuto lo stesso atto. (…) Il diluvio di mali sull'universo proviene dal fatto che la maggior parte degli uomini ha respinto Gesù Cristo e la sua sacrosanta Legge, sia dalla vita privata che da quella pubblica. Non vi sarà certa speranza di pace duratura fra i popoli, finché gli individui e le nazioni si ostineranno a negare e rifiutare l'imperio del Salvatore." C'è sicuramente una speranza, quella che la devozione al Sacro Cuore costituisca l'"occasione" per far ritornare questo mondo alla "giovinezza" della Verità. Un episodio alimenta questa speranza. Santa Gertrude (1256-1302) ebbe una visione in cui chiese a san Giovanni evangelista perché, nel suo Vangelo e nelle sue Lettere, aveva fatto solo intravedere quei misteri pieni di amore che aveva ricevuto dal Sacro Cuore. L'Aposotolo le rispose: "Il mio ministero doveva limitarsi a rivelare sul Verbo increato, eterno Figlio del Padre, alcune parole feconde, sulle quali l'intelligenza degli uomini meditasse continuamente, senza poter mai esaurirne le ricchezze. Ma agli ultimi tempi è riservata la grazia di udire l'eloquente voce delle pulsazioni del Cuore di Gesù. Nell'udire questa voce, l'invecchiato mondo ringiovanirà dal suo torpore e il calore del divino amore lo infiammerà un'ultima volta."
PER RENDERSI DEGNI DELLA GRANDE PROMESSA È NECESSARIO: 1. Accostarsi alla Comunione. La Comunione va fatta bene, cioè in grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la confessione. 2. Per nove mesi consecutivi. Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia,ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo. 3. Ogni primo venerdì del mese. La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell'anno. Se, dopo fatti i nove primi venerdì con le debite disposizioni, uno cadesse in peccato mortale, e poi morisse all'improvviso, come potrebbe salvarsi? Gesù ha promesso, senza eccezione alcuna, la grazia della penitenza finale a tutti coloro che avranno fatto bene la Santa Comunione nel primo venerdì di ogni mese per nove mesi consecutivi; quindi si deve credere che, nell'eccesso della sua misericordia, Gesù dia a quel peccatore moribondo, la grazia di emettere un atto di contrizione perfetta, prima di morire. Chi facesse le nove comunioni con l'intenzione di proseguire poi più tranquillamente a peccare, potrebbe sperare in questa grande promessa del Sacro Cuore di Gesù? No di certo, anzi commetterebbe tanti sacrilegi, perché accostandosi ai Santi Sacramenti, è necessario avere la ferma risoluzione di lasciare il peccato. Un conto è il timore di tornare ad offendere Dio, e altro la malizia e l'intenzione di seguitare a peccare.
Nota di BastaBugie: guarda il bellissimo video di Alessandro Franchi "Il miracolo di Lanciano: il Sacro Cuore si rivela".
https://www.youtube.com/watch?v=ZvnF3TemQZY
Fonte: Il Cammino dei Tre Sentieri
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DRACULA UNTOLD: IL FILM FANTASY CHE PRENDE SPUNTO DALLA VERA STORIA DI VLAD III PRINCIPE DI VALACCHIA CHE DIFESE I CRISTIANI DAI TURCHI MUSULMANI
Costretto da bambino a diventare un giannizzero al servizio del sultano islamico, da grande diventerà Dracula per proteggere il suo popolo
Fonte FilmGarantiti
Vlad III di Valacchia (1431 - 1476) fu membro della Casa dei Drăculești, un ramo della Casa di Basarab, molto conosciuto anche con il suo nome patronimico: Dracula. Noto anche come Vlad l'Impalatore, fu tre volte voivoda (principe) di Valacchia. Suo padre, Vlad II Dracul, fu membro dell'Ordine del Drago, fondato per proteggere il Cristianesimo in Europa orientale dall'invasione musulmana. Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania così come in altre parti d'Europa per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio.
L'IMPALATORE Il soprannome di Impalatore deriva dalla sua pratica di impalare i nemici uccisi per esporli ai confini in modo che fungessero da monito per i musulmani invasori. È discusso dagli storici se Vlad impalasse i nemici da vivi oppure solo una volta che erano già morti, ma pare più probabile quest'ultima ipotesi visto che lo scopo principale era l'ammonimento. Inoltre intorno alla figura di Vlad III sono sorte alcune leggende. Una di queste narra di una coppa d'oro fatta mettere da Vlad nella piazza principale della città Tirgoviste che non venne mai rubata perché perfino i ladri avevano paura del principe. Secondo un'altra leggenda, un mercante straniero di passaggio per Tirgoviste lasciò per una notte intera incustodita una cassa di denaro. Scoperto che gli erano stati rubati 160 ducati d'oro il mercante informò della cosa il principe Vlad, il quale per catturare il ladro chiese aiuto ai cittadini pena la distruzione della città. Vlad fece inoltre restituire al mercante la somma di 160 ducati più uno. Il giorno seguente, contati i soldi, il mercante informò il principe del ducato in più e glielo riconsegnò. Vlad lo informò che se non avesse riportato il ducato in più sarebbe stato impalato insieme al ladro. Vlad III fu celebre fonte d'ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell'omonimo romanzo da cui nascono i vari film su Dracula, tra cui il recente Dracula Untold.
I GIANNIZZERI Durante il Medioevo, il sultano turco era solito reclutare bambini da ogni terra per addestrarli e farli diventare suoi soldati: erano i giannizzeri. Questi comprendevano la fanteria che formava la guardia personale e dei beni del sultano ottomano. Gli incaricati del sultano obbligavano le comunità cristiane che vivevano nelle campagne a cedere i loro figli più robusti tra l'età dei 6 e 9 anni per addestrarli alla vita militare come giannizzeri o a quella amministrativa di corte. Spesso i genitori intenzionalmente tagliavano le dita dei propri figli per far in modo che non fossero idonei all'arruolamento. Ogni quattro anni gli inviati del sultano percorrevano i villaggi balcanici e catturavano un quinto dei bambini cristiani dai sei ai nove anni, inizialmente scegliendoli a caso, poi selezionando con cura i più robusti. All'avvicinarsi della data in cui i bambini avrebbero dovuto essere selezionati, molti cristiani fuggivano nelle montagne dove si davano alla macchia con i loro bambini. L'addestramento dei giannizzeri avveniva in un clima di rigida disciplina. I ragazzi erano sottoposti a grandi fatiche in strutture scolastiche estremamente spartane. Obbligati a rispettare il celibato così da non avere alcuna remora sul campo di battaglia, i giannizzeri erano forzatamente incoraggiati alla conversione all'Islam. Lo scopo di tale addestramento era la costituzione di una compagine militare professionistica obbligata alla lealtà, dietro legame di schiavitù; il Sultano era considerato padre de facto di ogni soldato, anzi era egli stesso soldato iscritto nella prima compagnia e quindi virtualmente uno di loro. Ai giannizzeri veniva insegnato a considerare il reggimento come la propria casa e la propria famiglia. Il reggimento ereditava gli averi dei soldati alla loro morte.
DRACULA UNTOLD: IL FILM Tra i giannizzeri vi era Vlad III di Valacchia, il quale divenne presto noto come l'impalatore poiché lasciava tutti gli uomini da lui uccisi trafitti su lunghe lance come forma di terrore psicologico verso i suoi nemici. Liberatosi dal suo incarico come soldato, Vlad fu fatto principe di Transilvania dal sultano e, pentitosi di tutte le atrocità compiute, decise di convertirsi e di mettere su famiglia, prendendo in moglie una donna, Mirena, e avendo da lei un figlio, Ingeras. Durante una perlustrazione, Vlad ritrova, grazie allo zingaro Shkelgim, i cadaveri di alcuni soldati turchi, scoprendo che provengono dal misterioso "Picco del Dente Rotto". Giunto sul posto, il principe scopre la presenza di una misteriosa creatura, che uccide le sue guardie. Riuscito miracolosamente a salvarsi grazie alla sua spada d'argento, Vlad ritorna al suo palazzo, il Castello Dracula (chiamato così per l'appartenenza della stirpe di Vlad, un cavaliere dell'Ordine del Dragone: Dracula, infatti, significa "Figlio del Drago"), e qui scopre la storia di un uomo che, facendo un patto col Diavolo, ottenne i poteri della notte e il dominio su tutte le sue creature, divenendo un vampiro. Il giorno seguente, durante una festa a palazzo, giunge un battaglione turco per richiedere un tributo; Vlad offre loro dell'argento, ma i turchi affermano di volere 1000 bambini da addestrare, tra cui suo figlio Ingeras. Il principe, su consiglio di Mirena, cerca di convincere il sultano Maometto II a cambiare idea, essendo i due cresciuti insieme, ma questi non si lascia convincere. Il giorno in cui un battaglione turco viene a prendere Ingeras, Vlad uccide tutti i soldati, dichiarando guerra a Maometto. Rendendosi tuttavia conto di aver bisogno di maggior potere, Vlad decide di tornare dalla creatura sul Picco del Dente Rotto; giunto sul posto, il principe dialoga con la creatura, che si rivela essere un "Maestro Vampiro". Affermando di voler difendere la sua gente e la sua famiglia, Vlad chiede aiuto al Maestro Vampiro, il quale gli offre la possibilità di ottenere i suoi poteri per tre giorni: in questo lasso di tempo il principe sarà invincibile ma dovrà resistere alla sete di sangue fino alla fine del terzo giorno, altrimenti la maledizione del Maestro Vampiro passerà permanentemente a lui dannandolo per l'eternità. Inoltre, quando il Maestro Vampiro lo deciderà, Vlad dovrà agire per conto suo. Il principe accetta e, dopo aver bevuto il sangue del Maestro Vampiro, ottiene i suoi poteri. Giunto presso il Castello Dracula sotto forma di una nube di pipistrelli, trova la sua gente sotto assedio da parte di 1000 soldati turchi ma, con l'ausilio dei suoi nuovi poteri, Vlad elimina facilmente tutti i soldati; temendo per il suo popolo, ordina poi alla sua gente di trasferirsi su un monastero sulle montagne difficilmente conquistabile dai musulmani.
CADUTA DI STILE NEL FINALE DEL FILM Il film si conclude con il figlio di Dracula, Ingeras, incoronato nuovo sovrano della Transilvania. Il nome di Vlad, divenuto leggenda, verrà tramandato nei secoli, pur lasciando una nube di mistero sulla sua storia. Se il film fosse finito qui sarebbe un capolavoro. Purtroppo la scena finale rovina il film. Infatti, in una Londra ambientata ai giorni nostri, Vlad, creduto morto alla fine della battaglia ma in realtà salvato da Shkelgim, trova Mina, una donna che si rivelerà essere la reincarnazione di Mirena. Mentre il principe si allontana con la donna, il Maestro Vampiro li osserva in lontananza, deciso infine ad utilizzare Vlad per i suoi scopi. Questo accenno alla reincarnazione (totalmente fuori luogo visto il contesto cristiano del film) serve probabilmente al regista come aggancio ad una eventuale successiva pellicola su Dracula ai giorni nostri... Peccato davvero. Per il resto, un gran bel film da godersi come un buon fantasy, ma anche per riflettere sul fenomeno storico, peraltro sempre attuale, della invasione islamica e sul tema fondamentale della tentazione di usare mezzi discutibili per raggiungere uno scopo buono.
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SEI PER IL NUCLEARE? GRILLO TI INSULTA E TI DISTRUGGONO L'AUTO
Franco Battaglia è docente di Chimica Ambientale ed è noto per aver svelato le bufale degli ambientalisti, ma per questo gli distruggono l'auto a sassate (VIDEO: Zichichi, Hack, Veronesi)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/01/2015
Per le portaerei va bene, anche per i sottomarini, nonché per i missili balistici. Ma non per il riscaldamento casalingo, la doccia e la luce. Così ragiona (?) il no-nuke, il nemico senza se e senza ma dell'energia nucleare. E non azzardarti a dirgli che, Hiroshima a parte, di nucleare non è mai morto nessuno perché ti sfascia la macchina. È quanto accaduto al professor Franco Battaglia, docente di Chimica Ambientale al Dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari" dell'università di Modena e Reggio Emilia. L'accademico è noto ai lettori del Giornale per la sua battaglia in solitaria contro le bufale degli ambientalisti e delle cosiddette energie alternative.
PERCHÉ LO DETESTANO? PERCHÉ USA I NUMERI Perché nelle stanze dei rosso-verdi lo detestano? Perché usa numeri, non chiacchiere. Purtroppo per lui siamo nel Paese che – ricordate? - votò Prodi contro Berlusconi all'indomani di un faccia-a-faccia televisivo all'americana in cui il Berlusca sciorinò le cifre dei risultati del suo governo e Prodi lo beffeggiò dicendogli che era come quegli ubriachi che si aggrappano ai numeri anziché ai lampioni. Noi italiani siamo (diventati) così: i fatti (dati e cifre) ci danno fastidio, preferiamo gli slogan che sono più facili da afferrare. Ebbene, nel 2011 il professor Battaglia fu invitato in un paio di puntate di AnnoZero, il talk-show di Michele Santoro. Disse in quelle occasioni che a Chernobyl morirono soltanto, e solo nei primi mesi dall'incidente, una trentina di persone, tutte pompieri e soccorritori investiti dalle radiazioni. Per quanto riguarda la popolazione civile, Battaglia citò un rapporto dell'Onu che dice che «non ci furono aumenti di alcuna patologia legata alle radiazioni, non tumori solidi, non leucemie, non effetti genotossici, non malformazioni». E rincarò la dose a proposito di Fukushima, citando un altro rapporto Onu che recita: «Tra le persone esposte non si osserva alcuna maggiore incidenza di effetti sanitari attribuibili alle radiazioni, né tali effetti sono da attendersi nel futuro». Beppe Grillo, in collegamento, non fu affatto d'accordo col professore. E fin lì niente di strano perché come la pensa Grillo su certi temi è noto. Epperò, quindici giorni dopo, a un comizio a San Benedetto del Tronto il Grillo tornò sull'argomento con la veemenza che gli è consueta. E che gli ha procurato non poche querele. Infatti, diede del «coglione» e «imbecille» a Battaglia, affermò che avrebbe voluto vederlo in galera, che era pagato dalle multinazionali, che era da prendere «a calci in culo» e gli si doveva proibire di parlare in televisione. Il filmato è a disposizione di tutti in rete. E lo sarebbe pure della magistratura, alla quale Battaglia si è rivolto anche perché qualcuno ha preso sul serio le invettive grillesche e, dopo alcuni giorni dal comizio, il professore ha trovato la sua auto completamente distrutta a sassate.
LA QUERELA Battaglia non si è offeso per i riferimenti alle odiate (da Grillo e i sinistri in genere) multinazionali, anzi ha dichiarato che non vedrebbe nulla di strano a lavorare per esse se glielo chiedessero. Ma gli insulti non li ha digeriti. E anche il fatto dell'auto (magari assicurata su tutto tranne che per il vandalismo) deve averlo preso maluccio. Da qui la querela per diffamazione aggravata. In fondo, deve aver pensato, io sono un docente universitario esperto nel ramo e chi mi insulta è un ex comico prestato alla politica: come si permette? Non solo: uno con la sua capacità di trascinamento popolare deve stare attento ad additare un «nemico» ai suoi seguaci, perché non si sa mai quale mattoide può decidere di passare alle vie di fatto. La Procura di Ascoli Piceno, competente per San Benedetto del Tronto, manda il procedimento al Giudice di Pace. Poi ci si rende conto che si tratta di un reato da Tribunale e il fascicolo viene inviato al Gup (giudice dell'udienza preliminare). Il quale fissa l'udienza al 20 gennaio 2015. Quattro anni dopo. L'udienza, infine, si sbriga in dieci minuti e decide che c'è un vizio procedurale. Così, agli avvocati di Giuseppe Piero Grillo detto Beppe converrà cercare di traccheggiare per altri due anni - cosa fattibilissima, dati i tempi della giustizia in Italia - perché il reato di diffamazione si prescrive in sei. Il giornalista Paolo Bracalini fa osservare che Grillo l'avvocato forse non deve neanche pagarlo perché ce l'ha in casa: suo nipote Enrico, vicepresidente del M5S. Ma, poi, qual è questo benedetto vizio procedurale che il Gup ascolano ha ravvisato? Eccolo: per questa fattispecie di reato è prevista per legge la citazione diretta a giudizio dell'imputato senza passare per l'udienza preliminare. A ping corrisponde pong. Com'è che diceva Totò (e ricordato ogni sera a Striscia la notizia)?
Nota di BastaBugie: ecco i video di tre interviste a scienziati a favore dell'energia nucleare: 1) Antonino Zichichi, 2) Margherita Hack, 3) Umberto Veronesi
1) Antonino Zichichi
www.youtube.com/watch?v=CNYSJ3gL4aw
2) Margherita Hack
www.youtube.com/watch?v=McfeqarkxFQ
3) Umberto Veronesi
www.youtube.com/watch?v=IG30QxgBUso
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/01/2015
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ESAME DI COSCIENZA SUI DIECI COMANDAMENTI
Ho inoltre rispettato i 5 Precetti Generali della Chiesa? Sono fuggito dai 7 vizi capitali? Mi sono impegnato al massimo nei doveri del mio stato (moglie, marito, genitore, figlio, lavoratore, educatore, sacerdote, ecc.)?
Fonte Redazione di BastaBugie, 30 dicembre 2014
I COMANDAMENTO: NON AVRAI ALTRO DIO ALL'INFUORI DI ME Ho pregato ogni giorno? Durante la preghiera mi sono distratto? Ho temuto di mostrarmi cattolico per non passare male o essere considerato integralista? Ho trascurato di approfondire le verità della Fede cattolica? Se ho avuto un dubbio di fede ho tralasciato di chiedere spiegazioni a un sacerdote? Ho letto libri o guardato programmi televisivi contrari alla Fede o alla morale cattolica? Ho parlato contro il cristianesimo? Mi sono lamentato con Dio come se la Provvidenza non esistesse? Ho aderito a società contrarie alla Chiesa (massoneria, comunismo, sette eretiche)? Ho letto gli oroscopi? Ho fatto gesti scaramantici o possiedo amuleti? Ho consultato maghi ed indovini (tarocchi, lettura della mano, ecc.)? Ho partecipato a pratiche magiche o a sedute spiritiche? CONTRO LA FEDE: ho rifiutato una o più verità rivelate da Dio ed insegnate dalla Chiesa? Ho rispettato ed amato la Santa Chiesa di Dio e il Papa? CONTRO LA SPERANZA: ho mancato di fiducia nella bontà e Provvidenza di Dio? Ho dimenticato di invocare l'aiuto della Grazia di Dio? Credo veramente alla promessa di Dio di aiutare chi Lo prega umilmente e confida nella Sua Bontà ed Onnipotenza? In senso opposto: ho peccato di presunzione abusando della Bontà di Dio? Ho pensato di poter essere perdonato anche senza confessarmi? CONTRO LA CARITÀ: ho rifiutato di amare Dio sopra ogni cosa? Ho trascorso giorni o settimane senza mai compiere il minimo atto d'amore verso Dio, senza pensare a Lui? Sono ateo (Dio non c'è) o agnostico (non mi interessa sapere se Dio c'è)? Ho creduto giusto il laicismo (cioè non ho riconosciuto i diritti di Dio e di Cristo Re sulla società e sugli individui)? Ho profanato cose sante? Ho fatto la comunione non in stato di Grazia, cioè con un peccato mortale sulla coscienza? Mi sono confessato non dicendo un peccato mortale fatto? (in questi ultimi due casi il peccato è particolarmente grave in quanto è un sacrilegio) CARITÀ VERSO IL PROSSIMO: vedo nel prossimo un'anima fatta ad immagine di Dio? Amo i nemici e perdono le offese ricevute? Ho disprezzato, detestato, deriso il prossimo?
II COMANDAMENTO: NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO Ho giurato il falso? Ho giurato inutilmente? Ho mandato gli accidenti a me stesso o ad altri? Ho mancato di rispetto al nome di Dio, della Vergine Maria, dei Santi? Li ho nominati con irriverenza o per gioco o in una barzelletta? Ho bestemmiato? Ho mancato in promesse fatte a Dio?
III COMANDAMENTO: RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE Non ho partecipato alla Messa nei giorni nei giorni di precetto (tutte le Domeniche e feste comandate)? Ho partecipato alla Messa con distrazione? Ho lavorato (o fatto lavorare) nei giorni festivi senza grave necessità? Ho curato la mia formazione religiosa?
IV COMANDAMENTO: ONORA IL PADRE E LA MADRE Figli: ho mancato di rispetto ai genitori? Ho disobbedito (se abito ancora con loro)? Ho causato dispiaceri ai genitori? Ho trascurato di assisterli nella loro vita e, soprattutto, al momento della vecchiaia e della morte? Ho trascurato di pregare per loro, nelle pene della vita e, soprattutto, dopo la morte? Ho disprezzato o tenuto in nessun conto i loro saggi consigli? Li ho fatti sentire inutili o un peso? Genitori: mi sono sempre preoccupato dell'educazione dei miei figli? Ho provveduto alla loro istruzione religiosa? Li ho fatti pregare? Mi sono preoccupato di accostarli spesso ai Sacramenti? Ho scelto per loro le scuole più sicure per la loro formazione umana e cristiana? Ho vigilato su di loro e sulle loro amicizie? Li ho consigliati e brontolati? Ho saputo punirli (anche fisicamente) al momento opportuno? Ho dato loro il buon esempio? Al momento della scelta del loro stato (lavoro, matrimonio, sacerdozio, vita consacrata) ho fatto prevalere la mia volontà su quella di Dio? SPOSI: ho mancato al sostegno reciproco (affettivo, materiale, spirituale)? Il mio amore per il coniuge è veramente paziente, premuroso, pronto al perdono? Ho criticato il coniuge in presenza dei figli o degli estranei? Lo ho maltrattato anche solo a parole? Compio i miei doveri coniugali? INFERIORI: (impiegati, commessi, operai, soldati): ho mancato di rispetto, di obbedienza verso i superiori? Ho fatto loro dei torti, con critiche ingiuste o in altro modo? Ho mancato nell'adempimento dei miei doveri? Ho abusato della loro fiducia? SUPERIORI: (datori di lavoro, dirigenti, ufficiali): ho mancato alla giustizia, non dando loro il giusto salario? Ho pensato alle loro necessità? Li ho puniti ingiustamente? Ho vigilato con cura sulla loro moralità? Ho favorito il compimento dei loro doveri cristiani? Ho sempre trattato i dipendenti con bontà, equità, carità senza perdere la pazienza?
V COMANDAMENTO: NON UCCIDERE Mi sono abbandonato all'ira? Ho avuto desideri di vendetta? Ho augurato (anche solo con il pensiero) il male al mio prossimo? Ho odiato? Ho saputo perdonare anche coloro che vogliono il mio male? Ho offeso, picchiato, ferito? Pratico la pazienza? Ho dato cattivi consigli? Ho dato scandalo con parole o con azioni? Ho trasgredito gravemente il codice della strada, mettendo a rischio la vita mia o altrui? Ho abortito o fatto abortire o consigliato l'aborto? Ho tolto le cure ordinarie a una persona malata (eutanasia)?
VI COMANDAMENTO: NON COMMETTERE ATTI IMPURI
IX COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI Mi sono soffermato volontariamente in pensieri o desideri contrari alla purezza? Ho fuggito le occasioni di peccato (conversazioni e divertimenti pericolosi, letture ed immagini immorali, siti internet o trasmissioni televisive indecenti)? Ho commesso atti impuri (da solo o con altri)? Mantengo legami o amicizie pericolose per la salvaguardia della castità? Ho usato mezzi contraccettivi (pillola anticoncezionale, preservativo, diaframma). Ho fatto fecondazione artificiale? Ho "donato" sperma o ovuli? Mi sono rifiutato a letto al mio coniuge, se non per motivi di salute gravi? Per le donne il comandamento non è solo "Non desiderare l'uomo d'altri", ma soprattutto "Non farti desiderare da chi non è tuo marito". E quindi: ho indossato abiti indecenti o compiuto gesti provocanti che attirano gli sguardi? LA FORNICAZIONE (relazioni sessuali tra un uomo e una donna al di fuori del Sacramento del Matrimonio) è SEMPRE PECCATO MORTALE (anche tra fidanzati prossimi al matrimonio). Se l'uno o entrambi sono sposati, si compie il peccato di adulterio (semplice o doppio), che deve essere confessato. Ho commesso adulterio? Ho divorziato? Ho avuto relazioni sessuali con persone del mio stesso sesso (omosessualità)? Ho compiuto atti contro natura (anche se con il coniuge)? Incesto? Bestialità? Perversioni sessuali?
VII COMANDAMENTO: NON RUBARE X COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA ROBA D'ALTRI Ho desiderato di appropriarmi di beni altrui? Ho commesso o aiutato a commettere ingiustizie, frodi o furti? Ho pagato i debiti? Ho ingannato o danneggiato il prossimo nei suoi beni? L'ho desiderato? Non ho restituito un oggetto che mi era stato prestato? Ho commesso abusi nelle vendite, nei contratti? N.B. Il furto, perché la confessione sia valida, comporta sempre l'obbligo della restituzione.
VIII COMANDAMENTO: NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA Ho mentito a chi aveva diritto di sapere? Ho fatto o diffuso sospetti, giudizi temerari? Ho mormorato (parlato male alle spalle)? Ho calunniato (diffondendo false notizie)? Ho reso false testimonianze? Ho violato segreti (corrispondenza altrui, confessione ascoltata per errore, ecc.)?
PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA 1. Partecipa alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimani libero dalle occupazioni del lavoro. 2. Confessa i tuoi peccati almeno una volta all'anno. Mi sono confessato con frequenza? Ho fatto un buon esame di coscienza? Ho un padre spirituale? Vado a parlargli con regolarità? Mi sottometto al suo giudizio? 3. Ricevi il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua. Osservo il digiuno di un'ora prima della Comunione? Ho fatto la comunione sapendo di avere peccati mortali sulla coscienza? Mi sono preparato degnamente a ricevere Gesù? Ho fatto poi il ringraziamento? 4. In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno. Ho osservato i digiuni e le astinenze prescritte dalla Chiesa (ad esempio: l'astinenza dalle carni e dai cibi prelibati i venerdì di tutto l'anno)? 5. Sovvieni alle necessità della Chiesa. Ho aiutato la Chiesa (mettendomi a servizio gratuitamente e con consistenti donazioni in denaro), secondo le mie possibilità?
VIZI (O PECCATI) CAPITALI 1) SUPERBIA: quale stima ho di me? Agisco per orgoglio? Spreco denaro nella ricerca del lusso? Mi sono compiaciuto in pensieri di vanità? Sono suscettibile? Sono permaloso? Sono schiavo del "cosa dirà la gente" o della moda? 2) AVARIZIA: sono troppo attaccato ai beni terreni? Ho sempre fatto elemosine secondo le mie possibilità? Per desiderio di avere, ho violato le leggi di giustizia? Ho praticato il gioco d'azzardo? Ho parlato con il padre spirituale delle scelte fatte in campo economico o lavorativo? 3) LUSSURIA: vedi VI e IX Comandamento 4) INVIDIA: ho avuto sentimenti di gelosia? Ho cercato di nuocere agli altri per invidia? Mi sono compiaciuto del male altrui? Mi sono rattristato del bene altrui? 5) GOLA: ho ecceduto nel mangiare o nel bere mettendo a rischio la salute? Mi sono ubriacato? Sono stato troppo ricercato nel cibo e nelle bevande? Ho assunto droghe? 6) IRA: vedi V Comandamento 7) ACCIDIA (PIGRIZIA): sono pigro nell'alzarmi la mattina? Nello studio? Nel compiere i miei doveri di stato?
DOVERI DI STATO Ho mancato agli obblighi del mio stato (moglie, marito, genitore, figlio, lavoratore, educatore, sacerdote, ecc.)? Mi sono impegnato al massimo nella mia professione per fare un buon servizio al prossimo?
CONSIGLIO FINALE Se la confessione ti costa un po', recita una preghiera alla Vergine Maria. Il suo aiuto non ti mancherà. Ultimata la preparazione, entra nel confessionale con umiltà e raccoglimento, considerando che il sacerdote occupa il posto di Gesù Cristo nostro Signore, e accusa tutti i peccati con sincerità.
Fonte: Redazione di BastaBugie, 30 dicembre 2014
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PERCHE' I MATRIMONI CI COMMUOVONO ANCORA?
Noi non ci emozioniamo quando due persone realizzano un accordo commerciale, ma per un matrimonio sì: come mai?
Fonte Amici di Lazzaro, 15/10/2014
Perché i matrimoni ci commuovono ancora? Noi non ci emozioniamo quando i nostri soci realizzano un accordo commerciale. Non versiamo lacrime quando diamo una stretta di mano amichevole. E non avvertiamo una simile gioia quando sentiamo parlare di un'unione "casuale". Il matrimonio è un'altra cosa. Si tratta di un uomo e una donna che entrano insieme una nuova vita. E, tuttavia, è molto più di tutto questo. Essi stanno per entrare nelle generazioni. La loro unione proclama la vita: i loro genitori e i loro nonni vivono ancora dentro di loro. Il genere umano vive in loro. Le culture e le credenze del mondo vivono in loro. Sono là, nel loro sangue. Coloro che offrono la loro testimonianza conoscono questa verità. Anche loro sono nati dall'unione tra un uomo e una donna.
GUARDATE Guardate la nonna, ora fragile, che li osserva. Una volta era lei la sposa, e il ricordo di sua madre e di suo padre abita ancora dentro di lei. Guardate il fratello che accoglie gli ospiti, un giorno sarà lui lo sposo, e anche lui entrerà in modo nuovo nella lunga storia in cui è nato. Guardate i loro amici e i loro vicini. Essi sono molto più essenziali di quanto si possa immaginare perché sono loro che aiuteranno questo matrimonio a prosperare e beneficeranno del loro investimento, perché il matrimonio è una coppa che trabocca. Guardate la madre dello sposo, che abbraccia il figlio tra sorrisi e lacrime. Un tempo egli era un bambino indifeso che ella ha allattato al seno. Ora è più alto di lei, la sua voce è profonda, e le sue spalle ampie. Ella ricorda il giorno in cui nacque. Colui che una volta era il suo bambino, un giorno sarà padre. Guardate il padre della sposa, che la tiene per mano. Egli ricorda quando sua madre l'ha messa al mondo, e vede in lei una cosa ancora difficile da credere—l'immagine di una futura madre. Ella è portatrice di futuro, è insostituibile. Guardate l'uomo e la donna insieme. Essi non sono solo due persone. Lui è per lei, e lei per lui; sta iscritto nei loro corpi. La loro unione genererà la vita che unisce e lega le famiglie, spinge la fede a prosperare, e aiuta l'umanità e le diverse culture del mondo a rifiorire. Entrambi sono desiderosi di assumersi le loro nuove responsabilità – il loro dono di sé all'altro – e non pensano molto a ciò che è loro dovuto. Non sanno nulla ancora delle difficoltà che li aspettano, esiste solo il desiderio di intraprendere questo viaggio insieme. È difficile oggi parlare di queste cose ovvie e belle, che comunque esistono. Tutti i testimoni lo sanno. Sono la musica dell'uomo e della donna. L'uomo con la donna dà il meglio di sé, convogliando il suo sangue e la sua mente verso ciò che rende possibile la vita; e la donna con l'uomo dà il meglio di sé, indirizzando il suo amore e la sua cura verso ciò che rende dolce la vita.
MATRIMONIO SOTTO ASSEDIO Oggi, però, le famiglie create dal matrimonio sono esposte ad un esercito di distrazioni, e al ladro e al nemico che vengono a rubare e a distruggere. I matrimoni sono sempre più rari e nel mondo nascono sempre meno bambini. Laddove la povertà consuma, il matrimonio sembra essere irrealizzabile. Laddove la guerra affligge, le famiglie sono schiacciate. Ovunque il matrimonio si debilita, noi perdiamo i beni trascendentali e materiali di cui tutti gli esseri umani dovrebbero godere. E anche noi siamo colpevoli, quando abbiamo prestato poca attenzione ai matrimoni esposti all'erosione del vento e della pioggia. Quando i bisogni dei bambini soccombono ai desideri degli adulti, spesso siamo rimasti in silenzio. L'amore si riduce ad un oggetto di consumo, ad un'immagine ritoccata, o a uno slogan da esportare. Non funzionerà. Noi non potremo prosperare. Perché il matrimonio non è semplicemente il simbolo di un successo, ma il fondamento, una base solida da cui partire per costruire una famiglia e, da lì, una comunità. Perché il matrimonio in terra ci lega attraverso i secoli nella carne, attraverso le famiglie nella carne, e attraverso la differenza enorme ma allo stesso tempo meravigliosa dell'uomo e della donna, nella carne. Chi siamo noi per alterare tutto questo? Tocca a noi, però, incoraggiarlo e celebrarlo. Ed è per questo che ci rallegriamo ai matrimoni.
Fonte: Amici di Lazzaro, 15/10/2014
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LO STRANO SCHIAMAZZO PER UN SEMPLICE ARTICOLO
Ribadisco che sono mosso soltanto dall'amore per la Chiesa e dal rispetto per il Vicario di Cristo in terra
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone, febbraio 2015
Sono convinto che il credente, soprattutto se scrive di cose direttamente religiose, abbia dei doveri verso i suoi lettori. Dovere, innanzitutto, di rassicurarli che colui i cui scritti prendono sul serio può, a sua volta, essere preso sul serio. Dovere, dunque, di spiegare che cosa si è voluto dire, perché lo si è detto e (in caso di contestazione) perché si pensa, in coscienza, di non avere sbagliato. Eccomi qui dunque a spiegare (non certo per fatto personale ma per un doveroso impegno verso chi mi segue su questa rubrica) che cosa è davvero successo tra lo scorso Natale e l'Epifania, quando inaspettatamente mi sono trovato al centro di una sorta di bufera mediatica. [...]
BASTA LEGGERE L'ARTICOLO Innanzitutto, ciò che ha sorpreso non solo me ma anche la stessa direzione del Corsera, e i molti lettori che hanno voluto dirmi la loro solidarietà, è il fatto che coloro che insultavano, scrivevano appelli drammatici, raccoglievano firme, gridavano al complotto, invocavano provvedimenti di censura, ebbene costoro sembravano uniti da una caratteristica: non aver letto affatto l'articolo che provocava il loro sdegno. Si basavano su dei sentito dire, su titoli faziosi di giornali, su post nei siti internet, su ossessioni ideologiche, su fantasmi inconsistenti. Dunque, primo suggerimento che mi permetto di dare ai lettori di questo nostro Timone: se non lo hanno fatto – e, naturalmente, se il caso gli interessa – leggano quanto ho scritto davvero. [...] Si vedrà come il tono sia del tutto pacato; l'informazione corretta; esplicito il rispetto verso il "Vescovo di Roma"; la prospettiva religiosa messa in primo piano; ricordata quale debba essere la prospettiva del cattolico; non dimenticata l'umiltà di chi sa che può sbagliare e non vuole condurre altri all'errore e sa anche che a lui non è dato quel carisma che lo Spirito Santo riserva all'eletto nella Cappella Sistina. Non sto celebrandomi: credo che si tratti di realtà oggettive, come hanno riconosciuto coloro, pochi, che si sono dati la briga di leggere (vedi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3586, N.d.BB).
CODICE DI DIRITTO CANONICO In ogni caso sarà bene ricordare ai lettori, anche cattolici, quanto sancisce il Diritto Canonico, la legge che regge la Chiesa, al Canone 212, paragrafo 3: «In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, i laici hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona». La libertà del "popolo di Dio", in casi come questi, è dunque proclamata e salvaguardata. È ciò che hanno dimenticato proprio quelli che da sempre invocano e pretendono la partecipazione del "popolo di Dio" alla gestione quotidiana della Chiesa.
AVVENIRE ALL'ATTACCO Per tornare a noi: c'è da riflettere su fatti curiosi, certo inediti nella Catholica: il direttore del quotidiano Avvenire, quello del quale l'episcopato italiano risana da sempre i debiti col nostro 8 per mille, si è recato in una sorta di "visita di riparazione" a Radio Radicale, quasi scusandosi con Pannella e dicendo che, a ben vedere, gli obiettivi di quell'anziano guru anticristiano sono spesso quegli stessi dei cattolici. Devo dire, al proposito, che molti sono rimasti sorpresi da una ostinazione persecutoria di quell'Avvenire da cui i cattolici sensati aspettavano, semmai, prospettive diverse dalla mia ma esposte pacatamente, non con una sorta di persecuzione tenace: prima un editoriale, ovviamente negativo; poi una intera paginata di lettere al vetriolo con la sentenza senza attenuanti e senza appello del direttore; il giorno dopo e l'altro ancora, altre lettere di lettori adirati, quasi non esistessero messaggi solidali con il blasfemo Messori. Eppure, nella mia casella di posta sono giunti a decine. Qua e là, poi, sparsi in molti articoli ed editoriali punture di spillo o pugnalate, tanto da far pensare che nel direttore di quel giornale, che peraltro non ho mai incontrato e neppure mai visto, ci sia una sorta di fatto personale. È strano, visto che per anni, al foglio che ora dirige, ho dato quanto potevo, con risultati forse non trascurabili, iniziando proprio lì quella rubrica "Vivaio" che è arrivata sino a questo Timone. Per stare sempre a fatti inediti: coloro (spesso anziani, in quanto vedovi e orfani della contestazione sessantottina) che, per decenni, hanno versato quantità industriali di sterco su Paolo VI, su Giovanni Paolo II, su Benedetto XVI hanno indossato per l'occasione le divise da zuavi pontifici, hanno redatto e firmato vibranti appelli, hanno addirittura organizzato banchetti per la raccolta di firme a difesa del "vescovo di Roma", contro il codardo aggressore che qui scrive. Accennavamo, come a caso esemplare, allo sdegno di un Leonardo Boff che, dopo gli strali annosi lanciati contro i pontificati precedenti, dopo essere uscito dalla Chiesa sbattendo la porta, dopo avere creato un culto tutto suo, nominatosi sacerdote di Gaia, invoca da quella Chiesa che ha rifiutato provvedimenti severi verso chi osa anche solo porre domande, rispettose quanto sofferte e fondate, a un Papa. È singolare in lui, e in molti altri come lui, sentire l'elogio e l'invocazione della censura contro la libertà di pensiero del cattolico, per giunta in ciò che non è dogma ma semplice pastorale!
LO STRANO SCHIAMAZZO Naturalmente, tra chi gridava alla bestemmia solo per avere espresso alcune, rispettose, perplessità era ovvio che il Messori era solo lo strumento, naturalmente ben pagato, di un oscuro complotto. Dicevo, in apertura di quel mio articolo, che avrei volentieri fatto a meno, in quel momento, di espormi con quella sorta di confessione, non avendo ancora ben capito quale sia il progetto preciso di Francesco. Dunque, dicevo che mi rassegnavo a scrivere perché mi era stato "richiesto". Era scontato che quella "richiesta" veniva dal Corriere, con il quale da almeno una dozzina d'anni ho un contratto di collaborazione. Sbagliavo a non precisare, dimenticando l'istinto pavloviano alla dietrologia di un certo mondo. Così, si è scritto, con l'aria vissuta di chi conosce i retroscena, che la richiesta mi era in realtà venuta dalla massoneria, dall'Opus Dei, dai lefebvriani, dalla Confindustria, da cardinali dissidenti, dalla Curia romana, da partiti politici, da lobby di fautori della restaurazione e così via, in un delirio di "ecco chi c'è dietro". Rispondendo a Franco Monaco, che mi poneva egli pure la domanda, gli confessavo che – per la delusione dei complottardi – tutto era stato di una banale normalità; scrivendo per un giornale non avevo fatto altro che rispondere a una richiesta del giornale stesso, senza indicazioni previe su come scrivere il pezzo e senza aggiustamenti, a pezzo scritto, di chicchessia. Si potrebbe continuare ma basta così, lo schiamazzo non è poi così importante da meritare un impegno ulteriore. Per terminare, volevo solo confermare ai lettori ciò che peraltro è scontato e non avrebbe bisogno di essere ribadito: quel che mi ha mosso in quell'articolo e che, spero, mi muoverà in futuro non è altro che l'amore per la Chiesa e il rispetto per colui che, secolo dopo secolo, è chiamato a guidarla in terra. Un rispetto quale si deve a un padre, dunque tale non solo da permettere ma anzi da esigere lo scambio di vedute, il confronto pacato di opinioni, ovviamente su ciò che non attiene al Credo di cui solo lui, il Papa, è custode. Quel "vescovo di Roma" per il quale, come ricordavo alla fine dell'articolo maudit, ogni cattolico ha il dovere di pregare.
Nota di BastaBugie: ecco gli articoli precendentemente pubblicati
COSA PENSO DI PAPA FRANCESCO Ogni Papa ha interpretato la sua parte idonea e, alla fine, rivelatasi necessaria, per questo ho scelto di osservare, ascoltare, riflettere senza azzardarmi in pareri temerari di Vittorio Messori https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3568
LE DISTRUTTIVE CRITICHE ALL'EQUILIBRATO ARTICOLO DI MESSORI SUL PAPA C'è un ''Tribunale del popolo'' che sta cercando di usare papa Francesco contro i suoi predecessori (nella speranza di usarlo contro la Chiesa stessa) di Riccardo Cascioli https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3586
LA REPUBBLICA E IL CORRIERE DELLA SERA CONTRO MESSORI Un fuoco di fila sconcertante a cui si accoda anche il direttore di Avvenire che a Radio Radicale... di Riccardo Cascioli https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3576
Fonte: Il Timone, febbraio 2015
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MONDO ALLO SBANDO: QUANDO UNA GRAVIDANZA VIENE CONSIDERATA UNA MALATTIA
Testimonianze di donne che mostrano come la salute precaria o il rischio stesso della propria vita non sono un deterrente alla prosecuzione della gravidanza (VIDEO: L'odissea della vita)
Autore: Lorenza Perfori - Fonte: Scegliere la vita, ed. Fede & Cultura
Che la gravidanza potesse essere considerata una malattia della donna non era mai stato pensato fino all'epoca moderna, un'epoca durante la quale gravidanza e il parto hanno raggiunto il massimo grado di attenzione e sicurezza, e dove le condizioni di salute, economiche e sociali non sono mai state così tanto congeniali e favorevoli alla vita. Non si comprende allora, come mai, proprio durante questi ultimi anni, tali fattori possano aver causato tutti quei problemi fisici e psichici da indurre le donne ad abortire quell'enormità di figli, a meno che, quella supposta fragilità femminile non sia una colossale menzogna, un subdolo alibi che nasconde ben altro.
FRAGILITÀ FEMMINILE? COLOSSALE MENZOGNA Non serve nemmeno andare troppo indietro nella storia per accorgersi che la tesi della fragilità femminile per sopravvenuta gravidanza, non è affatto confermata dai fatti. È sufficiente volgere lo sguardo alle nostre nonne e bisnonne e a tutte quelle donne vissute nella prima metà del secolo scorso. Chi quattro, chi sei, chi otto, ma anche dieci/dodici figli e neanche un cedimento mentale. Eppure i parti avvenivano in casa, con pochi mezzi, l'acqua calda e l'aiuto di una levatrice. Non c'era l'epidurale, né le soluzioni fisiologiche e gli attuali farmaci, né tutta l'assistenza medica dei moderni ospedali. Partorire era molto più rischioso di oggi, i bambini morivano di più e anche le mamme, non era rarissimo che perdessero la vita a causa di un parto particolarmente difficile. Eppure le donne non si ammalavano se rimanevano incinte, né avevano bisogno di uccidere i figli per salvare loro stesse. Anche le condizioni economiche e sociali erano peggiori, basti pensare che durante questo secolo si sono consumate ben due guerre mondiali. Eppure le donne non sono crollate. I mariti in guerra, i mezzi di sostentamento scarsissimi e loro a casa a crescere i bambini piccoli e a prendersi cura dei vecchi, forti, fiduciose, salde ad aspettare la fine della guerra, con la speranza che il proprio coniuge, e i figli grandi partiti per il fronte, avrebbero fatto ritorno sani e salvi, per ricominciare tutto daccapo, un'altra volta, sempre aperte alla vita.
NESSUNA COMODITÀ... EPPURE... Non c'erano nemmeno tutte le comodità che ci sono oggi. Come ad esempio i pannolini usa e getta, tutti quei prodotti per la cura del bebè, le medicine per curarli, le pappine e gli omogeneizzati belli e pronti, la lavatrice, lo scaldabagno. Fasce e pannolini di stoffa erano lavati a mano e senza l'aiuto dell'acqua calda. Chi non abitava in città non aveva nemmeno l'acqua corrente e allora bisognava attingerla al pozzo e trasportarla col secchia fino a casa, oppure si andava a piedi fino al lavatoio o al fiume. Moltiplichiamo tutto questo per sei-otto-dieci-dodici figli, ebbene, di nuovo, nemmeno un sintomo di patologia. Oggi è sufficiente che una donna rimanga incinta di un figlio ed è subito crisi, bisogna quanto prima correre dal medico a farsi fare il certificato "di pazzia" per abortire, altrimenti è malattia grave: un serio pericolo per la salute fisica e psichica. Con buona pace della 194, non vale nemmeno la circostanza in cui è avvenuto il concepimento per giustificare detta fragilità femminile. Pensiamo ad un esempio veramente drammatico per la donna: una gravidanza a seguito di uno stupro, avvenuto nell'ambito di una crudele strategia di guerra, o per opera di uno sconosciuto mentre si rientra a casa dal lavoro o, peggio ancora, cagionata da una persona cara, da un familiare, in generale da colui dal quale sarebbe normale ricevere rispetto e amore. Ebbene, anche qui, la testimonianza delle donne è eloquente. Donne che sono riuscite ad accogliere quel figlio frutto della violenza, conseguenza non di certo voluta di una terribile profanazione del proprio corpo, della propria intimità, della propria anima. Donne che hanno risposto al male con il bene, alla crudeltà della "pulizia etnica" e della brutale aggressività di quei maschi, con il dono di una nuova vita. Che sono state capaci, nonostante tutto, di accettare nel proprio ventre quel piccolo bimbo frutto dell'ingiusta e assurda violenza subita, mostrando così al mondo, non solo che la fragilità femminile è una menzogna, ma anche come funziona quella croce che salva, alla sequela di quell'altra somma Croce salvatrice.
ROMPERE LA CATENA DELL'ODIO Perché debole è il violento, debolezza è essere schiavi del male, fragilità è occhio per occhio e dente per dente. Invece forza è rompere la catena di reattività dove l'odio chiama odio, l'offesa genera offesa... e lo stupro genera un aborto. Certo, dal punto di vista fisico il male ha prevalso, ha sopraffatto le donne, ma alla fine la sua è stata una disfatta, sconfitto dalla forza pacifica, senso di accoglienza e dono di sé, propri del genio femminile, altro che fragilità! Rimangono da considerare altre due giustificazioni alla debolezza del genere femminile - e quindi all'aborto - contenute nella legge sull'interruzione di gravidanza, quella di fronte allo stato di salute della donna e a previsioni di anomalie o malformazioni del figlio concepito. Anche in questi casi, possiamo costatare come la 194 faccia acqua da tutte le parti. Sono ancora le donne - e non astratte teorie - che con la propria testimonianza mostrano come una salute precaria, o il rischio stesso della propria vita, non facciano da deterrente alla prosecuzione della gravidanza. Un esempio significativo è certamente quello di Gianna Beretta Molla, proclamata santa da Giovanni Paolo II nel maggio 2004.
GIANNA BERETTA MOLLA, 40 ANNI Mentre è in attesa del quarto figlio le viene diagnosticano un grosso fibroma all'utero. Gianna si sottopone al necessario intervento chirurgico ma chiede di salvare il suo bambino e di proseguire la gravidanza. Così avviene, alla fine partorisce una bimba ma, appena qualche ora dopo il taglio cesareo, le sue condizioni si aggravano. Muore una settimana dopo, a casa, dove aveva chiesto di essere riportata, dopo aver udito la voce dei suoi "tesori" svegliatisi per il subbuglio. Così aveva detto ai medici qualche giorno prima del parto: "Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui". La testimonianza di Gianna, non è certo un caso isolato, sono tantissime le donne che hanno deciso di proseguire la gravidanza, nonostante le precarie o gravi condizioni fisiche. Donne che hanno rinunciato all'aborto e a curarsi perché i farmaci avrebbero avvelenato o causato malformazioni al figlio portato in grembo. Qui, gli esempi sono veramente numerosi, a dimostrazione del fatto che non siamo di fronte a un'eccezione, a qualche sporadica situazione riguardante appena due o tre madri con un coraggio fuori dal comune. Ci riferiamo a Paola, Carla, Rita, Anna Maria, Tonia, Stefania, Rachel, Luisella, Roberta, Felicita, Claudia, [...] ma anche alle altre numerosissime mamme che non sono mai arrivate sulle cronache dei giornali, che hanno detto sì alla vita nonostante le gravi condizioni di salute e a dispetto del patetico art. 4 della legge 194.
STEFANIA DAL CER, 36 ANNI, SARONNO (VARESE) Tre giorni dopo aver saputo di essere in attesa del suo secondo figlio, scopre di essere affetta da un melanoma maligno. Stefania rifiuta la chemioterapia per tutelare la vita del suo piccolo. Misael nasce 1'8 febbraio 2008, lei muore 45 giorni dopo. "Ha affrontato tutto con determinazione e coraggio, sempre con il sorriso sulle labbra […]. Fin dal primo istante sapeva che cosa rischiava e ha affrontato anche questa prova da vera combattente qual era", ricorderà la sorella Simona ("Avvenire", 29 marzo 2008).
LUISELLA LONGONI CROSINA, 35 ANNI, ERBA (COMO) Muore nel luglio 2002, quattro giorni dopo aver dato alla luce Margherita. A gennaio dello stesso anno le avevano diagnosticato un tumore ai polmoni spiegandole che se voleva curarsi avrebbe dovuto rinunciare alla sua prima bimba. Nonostante sapesse a cosa andava incontro, Lella non ha esitato un attimo. Dopo sette mesi le sue condizioni si aggravano così i medici decidono di far nascere la bimba anticipando il parto di due mesi. Margherita nasce settimina, ma in buone condizioni di salute, mentre quelle della neo mamma precipitano. Luisella chiede di essere riportata a casa con la piccola, e ci riesce. Morirà nel letto della sua camera tra le braccia del marito.
RITA FEDRIZZI, 41 ANNI, PIANELLO DEL LARIO (COMO) Muore a fine gennaio 2005, dopo aver dato alla luce Federico, il suo terzo figlio. Racconta il marito che i dottori le avevano detto: "L'unica terapia è l'aborto". Il verdetto era chiaro, il cancro la metteva di fronte a una scelta: o tu o lui, o "la morte tua o quella del bambino". "Mia moglie si era informata, sapeva bene che se non avesse abortito non avrebbe avuto alcuna speranza di sopravvivenza, ma considerava quel figlio un dono e ha sempre sostenuto che i doni vanno riconosciuti e poi custoditi [...]. Quando qualcuno - ed erano in tanti - le raccomandava l'aborto come unica via di scampo, lei semplicemente spiegava: 'È come se mi chiedessero di uccidere uno degli altri miei due figli per salvare la mia pelle'. E così non le restava che accogliere Federico, rifiutando le massicce dosi di chemioterapia che avrebbero ucciso il cancro cresciuto nel suo grembo". É una lotta contro il tempo e contro il male, ma Federico nascerà, sano e pieno di vita.
CLAUDIA CARDINALI, 32 ANNI, DI ANCONA Quando si trova alla sedicesima settimana della sua seconda gravidanza, l'ecografia le diagnostica un tumore alla placenta. "C'erano pochi spazi al dubbio - racconta il dottore - era come un grappolo d'uva con i suoi acini che, col passare del tempo, divenivano sempre più grandi. Alla fine le due masse tumorali più grandi misuravano 7 e 13 centimetri, come la testa del feto" (archiviostorico.corriere.it). Ma Claudia non ha esitazioni, nonostante il rischio fosse molto alto sia per lei che per il bimbo: "A interrompere la gravidanza non ci ho pensato neppure un momento. Non so perché, ma sentivo dentro di me che sarebbe finita bene". La donna affronta tutto con serenità e determinazione combattendo contro una serie di complicazioni successive. Prima l'ipertensione a causa della gestosi, poi varie emorragie dovute alle masse tumorali, a seguire una forte anemia, infine minacce di parto spontaneo prematuro. Il primo ottobre 1999 nasce, con taglio cesareo, Diego, un fagottino di 1 chilo e 160 grammi, ma sano e con tanta voglia di vivere. Anche la mamma sta bene, ma guai a definire la sua scelta un atto di coraggio, Claudia vuole che sia chiamato, semplicemente, "gesto d'amore".
Nota di BastaBugie: guarda "L'odissea della vita", video bellissimo da gustare in silenzio
https://www.youtube.com/watch?v=oXKlnXDYSO4
Fonte: Scegliere la vita, ed. Fede & Cultura
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LA COMUNITA' DI SANT'EGIDIO E LA FALSA IDEA DI PACE
I pacifisti hanno trasformato il concetto di pace con le marce e le bandiere arcobaleno, ma per la tradizione cristiana, la pace è tranquillità nell'ordine
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/01/2015
A letto con l'influenza, ho guardato l'Angelus del Papa a Capodanno in tivù. Il primo giorno dell'anno è consacrato a Maria Madre di Dio. Ma ormai è roba da tradizionalisti inveleniti. Per i cattolici adulti il primo dell'anno è la Giornata della Pace, molto più aperta e avanzata. Così, nella piazza romana gremita quelli di Sant'Egidio si sono presentati con un megastriscione bianco e la scritta cubitale "La pace è possibile". Cioè, uno slogan più pieno di vento dell'otre di Eolo (cfr. Odissea). Non significa niente, ma fa tanto trendy.
TAVOLO DELLA PACE CON L'ISIS? E poi è anche il marchio di fabbrica di una Comunità che non si stanca da decenni di proporsi come mediatrice nei conflitti internazionali. Anche se non tantissimi ne richiedono i servigi e, anzi, si ricorda un caso in cui un governo (quello algerino se non andiamo errati) la pregò seccamente di farsi i fatti suoi. Magari, chissà, sogna di far sedere a un "Tavolo della pace" l'Isis, perché, si sa, siamo tutti fratelli. In fondo, «la pace è possibile», suvvia, basta un bacio (della pace, of course) reciproco, uno sulla guancia del tagliatore di teste e uno su quella della testa mozzata. Massì, un punto intermedio d'incontro - tra chi brama di tornare al beato secolo VII quando i suoi antenati dormivano in tenda nei deserti pascoli per cammelli, e i filo-gay sempre connessi - si deve pur trovare, perché «la pace è possibile» tra gente di buona volontà. Ora, al di là delle mie boutades giornalistiche (senza offesa, spero, per i santegidini: scherzavo), il tradizionalista incanaglito di cui sopra, aduso a spaccare il capello teologico in quattro, si soffermerebbe sul concetto di "pace" e, argomentando da sant'Agostino a san Tommaso, rimarcherebbe che la definizione classica (che la Chiesa ha fatto sua) di pace è «tranquillità nell'ordine». Sorge il sospetto che, per i pacifisti senza se e senza ma, "pace" sia il semplice contrario di "guerra", intendendo per quest'ultima quel che si vede al cinema: soldati in uniforme, carrarmati, ordini abbaiati, bandiere. Niente di strano, visto che il sedicente progressista pensa per slogan, che sono concetti in pillole e riducibili al bianco-nero. Vabbe', contento lui. Ma se "pace" è «tranquillità nell'ordine» (e lo è, lo dice il buonsenso e lo certifica la Chiesa), ditemi voi lettori se vi sembra di vivere in "pace".
E PRIMA? Aprite la cronaca o un tiggì e ditemi. Un sistema di valori alla rovescia ci viene imposto dall'alto dai giacobini che ci comandano, la delinquenza spicciola e impunita ci tormenta, siamo sempre più soli e impauriti, impoveriti, espropriati. Se prendi l'aereo, incombe la minaccia del terrorismo. Se prendi il treno, pure. Se prendi l'auto, il clandestino drogato ti ammazza. Mandi il bimbo a scuola e ti torna vestito da bimba. Fai la Sentinella silenziosa e ti aggrediscono (ma non sei fai il santegidio). E questa sarebbe pace? Ma ci facciano il piacere. Allora si stava meglio prima? E quando? "Prima" c'erano le P38 e lo stragismo bombarolo. Prima di quello c'era la rivoluzione sessantottarda, con scontri di piazza, scioperi per il Vietnam e rivolte universitarie. Ancora prima c'era un boom economico pagato con l'emigrazione per fame di tutto il Sud e il Veneto. Prima ancora c'era la guerra civile succeduta alla sconfitta bellica. Ancora prima c'era la guerra. Prima della guerra c'era ancora emigrazione per fame e prima ancora c'era un'altra guerra. Che cosa c'era prima di quest'ultima? Emigrazione per fame nelle due Americhe, prima della quale c'erano le guerre risorgimentali e lo sprofondamento del Sud. E prima c'erano le rivoluzioni nazionalistiche, e prima ancora l'invasione napoleonica... Come si vede, mi sono limitato solo agli ultimi due secoli italiani, nei quali non c'è stata una generazione, una sola, che sia stata in "pace". Per il tempo precedente basta sfogliare il sussidiario. Il fatto è che bisogna fare i conti col Peccato Originale, stante il quale il mondo è Valle di Lacrime. E la vera pace non è di questo mondo. Voi direte: ma quello striscione lo ha citato pure il Papa. Vero, ma non si dimentichi che il Papa è un prete e deve indicare la direzione a cui tendere, tenendo conto del fatto che l'unico strumento umano a disposizione della Chiesa è, ed è sempre stato, la diplomazia. Ma in bocca a un laico, di questi tempi, la "pace" rammenta marce assisane e sciarpe arcobaleno, effettuate al sicuro e non dove servono, con finali che non di rado includono bandiere americane e israeliane bruciate. O russe, a seconda del momento. E l'esperienza insegna che si comincia con «la pace è possibile» e si finisce con «meglio rossi che morti». Sono abbastanza anziano per ricordare che il pacifismo l'ha inventato il Kgb. La pace è dunque impossibile? No, ma ci sono due sole vie: la conversione (con preghiera+digiuno mirati, con i quali il Papa ha scongiurato, per esempio, l'intervento in Siria) o la guerra contro l'ingiusto aggressore.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/01/2015
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OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 1,40-45)
Lo voglio, sii purificato!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15 febbraio 2015)
Per paura del contagio, gli ebrei allontanavano dai centri abitati tutti quelli che erano stati colpiti dalla lebbra. Questi sventurati dovevano vivere appartati, lontani da tutti, e da tutti schivati. Il lebbroso veniva considerato come un essere pericoloso, condannato alla solitudine e all'abbandono. In caso di guarigione, il lebbroso doveva presentarsi dal sacerdote, il quale, constatato l'avvenuto risanamento, riammetteva il fratello nella società. I commentatori del Vangelo hanno sempre visto nel miracolo riportato nel brano di oggi un miracolo ancora più grande e importante: quello della nostra guarigione dal peccato. Come Gesù ha voluto guarire quel povero lebbroso, così, e ancora di più, vuole guarire anche noi dalla lebbra del peccato. Il peccato, come la lebbra, porta alla morte, non però del corpo, ma della vita spirituale. Vi è un particolare che accomuna la lebbra al peccato: la sua natura contagiosa. Il peccato tende sempre ad allargare la sua influenza, e non è raro il caso in cui l'uomo venga contagiato dal cattivo esempio degli altri. Di fronte al peccato, l'uomo ha solo una possibilità: ricorrere al Signore, con la fiducia di essere guarito, supplicando Gesù come il lebbroso del Vangelo: «Se vuoi, puoi purificarmi!» (Mc 1,40). Quando uno si pente sinceramente dei suoi peccati, Gesù subito lo perdona; ma, come al lebbroso del Vangelo, dice: «Va' a mostrati al sacerdote» (Mc 1,44). Il sacerdote doveva verificare l'avvenuta guarigione e riammettere il lebbroso sanato alla vita comunitaria. Anche se siamo sinceramente pentiti, se siamo consapevoli di aver peccato mortalmente, non possiamo ricevere la Comunione, dobbiamo prima presentarci al sacerdote per ricevere l'assoluzione sacramentale. Egli verificherà il nostro pentimento e, in Nome di Dio, ci donerà il perdono dei nostri peccati. Questa dottrina è stata da sempre insegnata dalla Chiesa, anche nell'ultimo Catechismo, e, con parole molto forti, dal papa Giovanni Paolo II. Il Papa, nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia, citava innanzitutto il Catechismo, quando dice: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione» (CCC, n. 1385); inoltre, poco prima, citava san Giovanni Crisostomo, il quale, in una sua omelia, così scriveva: «Anch'io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi». Ascoltando queste parole non possiamo rimanere indifferenti. Il messaggio di Giovanni Paolo II è stato molto chiaro. Con l'assoluzione sacramentale, quando il sacerdote pronuncia su di noi le parole di perdono, noi, come il povero lebbroso del Vangelo, entriamo in contatto con la misericordia stessa di Gesù e veniamo lavati nel suo Sangue Divino. Gesù continua a mandare i lebbrosi dal sacerdote, i lebbrosi piagati dal peccato. Le parole che il sacerdote pronuncia al termine della Confessione non sono una semplice dichiarazione dell'avvenuto perdono, ma compiono una autentica trasformazione. Il sacerdote, in quel momento, è Cristo stesso che perdona e guarisce interiormente, usando la formula in prima persona: Io ti assolvo dai tuoi peccati. Da questa riflessione deve nascere in noi una grande stima per questo Sacramento istituito per liberare l'uomo dal peccato. Per fare una buona Confessione dobbiamo fare nostro l'atteggiamento del lebbroso di cui parla il Vangelo, dobbiamo pertanto riconoscere il male che è dentro di noi. Non si va dal confessore per giustificarci o per dire i peccati degli altri, ma per manifestare semplicemente le colpe che abbiamo commesso. Ai giorni d'oggi, molto spesso, si è perso il senso del peccato, e ci si sente a posto davanti a Dio. Altre volte il nostro accecamento arriva al punto da non riconoscere l'autorità della Chiesa che ci richiama sulla gravità di alcuni peccati. Preghiamo che il Signore apra bene gli occhi del nostro cuore, affinché, con umiltà, riconosciamo la nostra miseria. Dio sarà subito pronto a perdonarci e ad innalzarci ancora più di prima. Ma, se manca questa umiltà, noi rimarremo sempre nel nostro accecamento e continueremo a vivere in questa illusione, la più pericolosa che ci possa essere.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15 febbraio 2015)
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