BastaBugie n�397 del 15 aprile 2015

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1 QUESTIONE DI MARKETING: LA CHIESA HA LA STRATEGIA MIGLIORE
Miglior logo e miglior display della storia (e la prima campagna promozionale)
Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
2 PAPA FRANCESCO AFFERMA CHE QUELLO DEGLI ARMENI NEL 1915 FU IL PRIMO GENOCIDIO DEL NOVECENTO (MA LA TURCHIA NEGA L'EVIDENZA E SI OFFENDE)
Per convincere i generali alla 'soluzione finale' di pulizia etnica degli ebrei, Hitler disse: ''Chi si ricorda più degli armeni?''
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 L'OCCIDENTE CHE NEGA LA VERITA' SULL'ISLAM SI STA SCAVANDO LA FOSSA
Si dice che i terroristi non c'entrino con l'islam in quanto ''religione di pace'', ma i massacri quotidiani fatti nel nome di Allah (e applicando il Corano) dicono l'esatto opposto
Autore: Magdi Allam - Fonte: Il Giornale
4 SONO UN TRANS E VOGLIO INDOTTRINARE I VOSTRI FIGLI
Un transessuale svela il vero piano (ed obiettivo) del totalitarismo gender (VIDEO: Papa Francesco dice che il gender è colonizzazione ideologica)
Fonte: No Cristianofobia
5 LA BELLA E INEDITA STORIA DELLA VIKINGA GUDRIDUR
Se Colombo e Marco Polo fossero stati ecologisti sarebbero rimasti comodamente a casa accarezzando cagnetti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
6 PROPOSTA DI LEGGE: CARCERE PER CHI MANGIA CONIGLI?
L'onorevole Brambilla di Forza Italia propone una legge per proteggere i conigli: chi li alleva per mangiarli o ricavarne pelliccia rischierebbe fino a due anni di carcere
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 KENYA: NUOVI MARTIRI NEL FIRMAMENTO DELLA CHIESA
Esiste una guerra di religione contro Gesù Cristo e contro la sua Chiesa combattuta in nome del Corano che dice: ''Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate''
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
8 IL DISASTRO DEL VIDEO RAI SULL'EXPO
Ironia blasfema (con errore) sui miracoli di Gesù usati per esaltare un agronomo italiano
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA III DOMENICA DI PASQUA - ANNO B (Lc 24, 35-48)
Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - QUESTIONE DI MARKETING: LA CHIESA HA LA STRATEGIA MIGLIORE
Miglior logo e miglior display della storia (e la prima campagna promozionale)
Fonte Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2015 (n.64)

Pochi paesi hanno sofferto tanto le conseguenze della crisi post-conciliare come il Brasile, dove il numero di cattolici è calato del 35% negli ultimi trent'anni. Qualche anno fa, preoccupati con l'emorragia di fedeli, i vescovi brasiliani hanno arruolato un'importante azienda di marketing, l'ALMAP, il cui presidente, Alex Periscinoto, era stato nominato "miglior marketing manager" del Brasile.
I membri della Commissione esecutiva della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile si aspettavano da Periscinoto un consiglio su come impostare la pastorale della Chiesa, offrendo una migliore immagine dell'istituzione, al fine di fermare l'emorragia di fedeli che, per lo più, stanno passando alle comunità evangeliche.

IL RISULTATO È STATO SORPRENDENTE
Periscinoto ha presentato i risultati del suo studio davanti a duecento tra vescovi e sacerdoti legati alla pastorale. Dire che siano rimasti scioccati dal discorso dell'esperto in marketing, è poco. Forse si aspettavano che egli consigliasse di dipingere le chiese in colori vivaci, di introdurre più musica pop, liturgie aggiornate e via dicendo. Invece...
«Il primo strumento di marketing della storia del mondo è stato la campana – ha esordito Periscinoto – ed era il migliore. Quando suonava, non solo raggiungeva il 90% degli abitanti, ma ne modificava il comportamento personale. Voi avete poi inventato uno strumento che è ancora utilizzato nel marketing commerciale. Si chiama "display". Il display è qualcosa che utilizziamo per enfatizzare, per proporre con forza qualcosa al pubblico. Quando tutte le case erano basse, voi costruivate chiese con torri e con campanili sei volte più alti. Questo permetteva l'immediato riconoscimento della chiesa: eccola! »

IL PRIMO LOGO DELLA STORIA
«Voi avete poi inventato il primo logotipo della storia. Il logo è un simbolo utilizzato per far sì che il marchio sia facilmente riconoscibile. Il vostro era il migliore: la Croce. Questo logotipo era collocato sempre sopra il punto più alto e visibile del display. Nessuno poteva sbagliarsi: quella era la chiesa cattolica! Questo logotipo inventato da voi era così efficace che perfino Hitler lo utilizzò, con alcune piccole modifiche, per mobilitare le masse. E quasi vinse la guerra».
«Voi avete inventato anche la campagna promozionale. Cos'è una processione religiosa? Per un paese di campagna, oppure per un quartiere di una grande città, niente è più promozionale di una processione, per esempio, in onore della Madonna. Quando noi, esperti in marketing, organizziamo un evento promozionale, utilizziamo molto di ciò che la Chiesa ha inventato. Noi sfoggiamo bandiere e stendardi, noi abbigliamo i nostri rappresentanti con costumi particolari per far sì che siano facilmente riconoscibili. Noi cerchiamo di creare una mistica commerciale. Ma la nostra mistica non sarà mai così ricca come la vostra».

BUTTARE A MARE LA TRADIZIONE È STATO UN GRAVE ERRORE
«Purtroppo, voi avete cambiato il modo in cui è celebrata la Messa. Oggi la Messa non è più in latino e non si volgono più le spalle ai fedeli. Pensavate forse di far qualcosa gradita. Invece, ho una brutta notizia da darvi. Mia mamma mai pensò che il sacerdote le volgeva le spalle. Lei pensava invece che tutti, fedeli e celebrante, guardassero Dio. A lei piaceva il latino, anche quando non ci capiva un granché. Per lei, il latino era un linguaggio mistico col quale i ministri della Chiesa parlavano con Dio. Lei si riteneva privilegiata e ricompensata per aver assistito, in ginocchio, a una cerimonia così importante. Secondo me, il cambiamento che voi avete fatto nella liturgia della Messa, è stato un tremendo errore. Posso sbagliare. Io non sono un teologo. Io analizzo il problema dal punto di vista del marketing. E da questo punto di vista, è stato un disastro».
«Voi avete tolto il costume particolare, la talare, che contraddistingueva i vostri rappresentati commerciali, i preti. Avete così buttato via un marchio».
«Voi avete snaturato i vostri display, facendo le chiese sempre più simili ai palazzi civili».
«Tutto ciò che voi avete inventato contiene un'offerta, qualcosa che voi volete vendere. Il vostro prodotto si chiama Fede. Ma ho anche una buona notizia da darvi. Questo prodotto, oggi, trova una domanda sempre crescente. Il mercato, forse, non è mai stato tanto propizio per la Fede. Voi, però, parlate più di politica che di Fede. Potete, dunque, lamentarvi se le vostre chiese sono sempre più vuote, mentre i saloni dei gruppi evangelici sono sempre più pieni?»

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2015 (n.64)

2 - PAPA FRANCESCO AFFERMA CHE QUELLO DEGLI ARMENI NEL 1915 FU IL PRIMO GENOCIDIO DEL NOVECENTO (MA LA TURCHIA NEGA L'EVIDENZA E SI OFFENDE)
Per convincere i generali alla 'soluzione finale' di pulizia etnica degli ebrei, Hitler disse: ''Chi si ricorda più degli armeni?''
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/04/2015

Le parole pronunciate dal Papa sul genocidio degli armeni hanno provocato una dura reazione da parte delle autorità turche. Il nunzio della Santa Sede ad Ankara Antonio Lucibello è stato convocato dal Ministero degli Esteri per esprimere il «disappunto» e la protesta del governo. Ankara ha poi richiamato il proprio ambasciatore presso il Vaticano.
Le parole e i gesti di un pontefice - cioè del pontefice - non sono mai solo di circostanza, nemmeno quando sono le circostanze a imporlo; ma le parole pronunciate e i gesti compiuti da Papa Francesco domenica 12 aprile nel saluto prima della Messa in San Pietro per i fedeli di rito armeno sono di una gravitas eccezionale. Proclamando dottore della Chiesa l'armeno san Gregorio di Narek (951-1003), alla presenza del presidente dell'Armenia Serž Sargsyan, del Patriarca e Catholicos di tutti gli armeni Karekin II, del Catholicos della Grande Casa di Cilicia Aram I e del Patriarca di Cilicia degli armeni cattolici Nerses Bedros XIX, il pontefice ha infatti ricordato solennemente il Metz Yeghérn ("Il grande male"), ovvero l'olocausto di 1 milione e 400mila cristiani armeni, compiuto dai Giovani Turchi tra 1915 e 1923 a pochi giorni dal centenario esatto, la notte tra il 23 e il 24 aprile, dell'inizio del massacro.

SENZA GIRI DI PAROLE
Non ha domandato il permesso a nessuno, il Papa, e senz'alcun giro di parole ha definito «genocidio» quell'eccidio. Lo ha fatto ben due volte in un messaggio in sé davvero breve. Una prima volta denunciando quella «sorta di genocidio causato dall'indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino», in cui viviamo oggi, ovvero tempi di colossale menzogna e di cristianofobia davvero senza precedenti; e una seconda utilizzando le parole usate nella Dichiarazione comune sottoscritta nella cattedrale di Etchmiadzin dal Papa della Chiesa Cattolica san Giovanni Paolo II (1920-2005) e del Patriarca e Catholicos di tutti gli armeni Karekin II il 27 settembre 2001 nel 1700° anniversario della proclamazione del cristianesimo quale religione dell'Armenia: «il primo genocidio del XX secolo».
Attraversando come un rasoio le dispute degli storici e bypassando le controversie dei filologi, Francesco si è assunto la responsabilità culturale (e, da Papa, non solo quella culturale) di definire così il massacro dei cristiani armeni, per di più chiamando a testimone e vincolo il Magistero immutabile della Chiesa qui nella forma delle parole di san Giovanni Paolo II.

GENOCIDIO
"Genocidio", infatti, è un termine pesante, scomodo, addirittura tabù. Da usare con il contagocce, e giustamente. Perché non è mero sinonimo di "massacro", ma un che di qualitativamente diverso. "Genocidio" è un neologismo, coniato ad hoc per supplire alle carenze della lingua di fronte a quel che i nazionalsocialisti fecero agli ebrei: che non era un eccidio, come i tanti purtroppo narratici dalla storia, ma il progetto cosciente e preciso di annientare per sempre un'intera porzione del genere umane e la sua relativa messa in atto. Non esisteva il vocabolo e l'avvocato polacco Raphael Lemkin (1900-1959) lo creò nel 1944 lavorando di cesello con il sostantivo greco genos e il latino genus, "popolo", "stirpe", "famiglia", "parentela". "Genocidio" ha dunque un preciso valore legale definito da un criterio oggettivo che invece "massacro" ed "eccidio", per quanto gravi, non hanno: lo documenta acribicamente Carmelo Domenico Leotta in Il genocidio nel diritto penale internazionale. Dagli scritti di Raphael Lemkin allo Statuto di Roma (Giappichelli, Torino 2013). Perché vi sia "genocidio" non è sufficiente che un gran numero di vittime e una particolare efferatezza: serve che le vittime siano identificabili oggettivamente, oltre la parti in causa, come "gruppo umano" sufficientemente omogeneo e comunque identitario sul piano etnico, culturale o religioso, e che nei loro confronti venga progettato e tentativamente realizzato uno sterminio totale, sistematico ed esplicito in odio a quella loro omogeneità identitaria.
Grazie a ciò la storia ha dunque potuto trascinare in tribunale i nazisti per il genocidio degli ebrei e può accusare i turchi del genocidio dei cristiani armeni. La definizione di Lemkin ha infatti il vantaggio di essere retroattiva. Creata per colpire il Terzo Reich per un crimine creduto nuovo, è indispensabile per colpire crimini in realtà vecchi. Dato che il caso armeno ne soddisfaceva le condizioni, "genocidio" fu applicato al Metz Yeghérn e prima di esso al genocidio della Vandea, una regione dell'Ovest francese identitariamente cattolica a cui la benedetta cocciutaggine e la grande scienza storica di cui è dotato lo specialista Reynald Secher hanno dimostrato (non senza difficoltà, incomprensioni e guai) applicarsi le condizioni giuridiche richieste da Lemkin in opere imprescindibili quali Il genocidio vandeano (con una Prefazione di Pierre Chaunu [1923-2009] e una Presentazione di Jean Meyer, trad. it., Effedieffe, Milano 1991) e La guerra di Vandea e il Sistema di Spopolamento (trad. it., Effedieffe, Milano 1991) di Jean-Noël "Gracchus" Babeuf (1760-1797), da lui curato assieme a Jean-Joël Brégeon.

IL PRIMO GENOCIDIO FU QUELLO VANDEANO
Da allora, pur fra polemiche incessanti (e da quelle di basso cabotaggio, magari anche tra i "buoni", non è proprio necessario lasciarsi distrarre), quella del genocidio vandeano è divenuta una scienza (quasi esatta), dotata di un formidabile strumento qual è il Centre Vendéen de Recherches Historiques di La Roche-sur-Yon, fondato nel 1994, e forte di pietre miliari come le 700 pagine di Vendée. Les archives de l'extermination (Éditions du CVRH, 2013) firmate dal suo fondatore, lo storico Alain Gérard docente alla Sorbona.
E il riferimento alla Vandea è obbligato perché non uno ma ben due Papi, san Giovanni Paolo II e Francesco, definiscono lucidamente quello armeno «il primo genocidio del XX secolo». Vale a dire che il secolo XX ha conosciuto, dopo, altri genocidi, per esempio quello degli ebrei ma non solo; e che quello armeno è il primo genocidio del Novecento ma non il primo in assoluto della storia, essendolo invece (questo è parte della "scienza quasi esatta" di cui sopra) quello vandeano. Papa Francesco lo sa bene e lo dice al mondo. Il Novecento ha cominciato con gli armeni, ha proseguito con gli ebrei e ha continuato indisturbato «in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia». Il Pontefice ha del resto avuto la profonda finezza storica di precisare che assieme al popolo armeno, «prima nazione cristiana», la follia genocida turca ha massacrato anche siri cattolici e ortodossi, assiri, caldei e quei greci che amano ancora definirsi antiocheni; non tutti lo sanno, non tutti lo vogliono sapere.

NAZISMO E STALINISMO
Ma il Papa non si è fermato ancora. Ha pure "osato" mettere sullo stesso piano, in modo politicamente scorretto quanto concettualmente precisissimo, nazismo e stalinismo, genocidi entrambi. Per il secondo la memoria va certamente almeno all'Holodomor, il genocidio ucraino per carestia indotta tra 1929 e 1933.
E la specchiata, riconosciuta superiorità del Papa a qualsiasi (malevolo) sospetto taglia del resto già le gambe a ogni eventuale quanto maliziosa critica: la retroattività del termine "genocidio" non relativizza affatto la gravità della Shoah ebraica allo scopo di cancellarla. Anzi. Se ogni genocidio è infatti certamente unico, comprendere e far comprendere che purtroppo il crimine genocida si è più volte ripetuto nella storia - nella storia dell'evo moderno definito dalla secolarizzazione e delle ideologie - serve a rafforzare la guardia. Avere dimenticato la Vandea, ha permesso l'Armenia e la Shoah, dice bene Secher in un suo libro del 1991, Juifs et Vendéens, d'un génocide à l'autre, la manipulation de la mémoire (Olivier Orban, Parigi). E lo stesso dice oggi al mondo il presidente dell'Armenia Sargsyan: «il Santo Padre ha lanciato un vigoroso messaggio alla comunità internazionale», che «i genocidi non condannati rappresentano un pericolo per l'intera umanità». Ovvio, dal suo punto di vista, che la Turchia scossa tra retaggio del nazionalismo laicistico e islamismo incipiente vada su tutte le furie. Ma ha torto marcio come tutti gli ideologi genocidi.

Nota di BastaBugie: ecco il saluto di Papa Francesco pronunciato nella Basilica Vaticana prima della Santa Messa per i fedeli di rito armeno il 12 aprile 2015, II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia)
La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo» (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001); essa ha colpito il vostro popolo armeno - prima nazione cristiana -, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l'umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente. Sembra che l'entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e così ancora oggi c'è chi cerca di eliminare i propri simili, con l'aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori. Non abbiamo ancora imparato che "la guerra è una follia, una inutile strage" (cfr Omelia a Redipuglia, 13 settembre 2014).
Cari fedeli armeni, oggi ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell'immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito. Ricordarli è necessario, anzi, doveroso, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!
Papa Francesco


Aggiornamento del 10 maggio 2015: Rino Cammilleri riporta su Antidoti la seguente importante annotazione
Lo storico tedesco Michael Hesemann, intervistato su Aleteia.org (15.4.2015) a proposito del suo libro sul genocidio armeno, ha detto, tra le altre cose: «Nessuno dei politici responsabili, né Talaat né Enver né Djemal Pasha, era un musulmano fanatico. I Giovani Turchi erano tutt'altro che fondamentalisti. Costituivano un giovane movimento rivoluzionario avviato da accademici turchi che avevano studiato nella maggior parte dei casi a Parigi, dove erano entrati in contatto con gli ideali sia della massoneria che del nazionalismo europeo. Molti di loro vennero accettati dalle logge massoniche, e la loggia di Tessalonica divenne una sorta di quartier generale nazionale per loro. Talaat Bey - l'uomo responsabile del genocidio degli armeni - era perfino Gran Maestro del Grande Oriente della Massoneria turca. È un fatto storico. L'ideologia dei Giovani Turchi può essere descritta come un "protofascismo", solo che la razza non giocava alcun ruolo come elemento unificatore, visto che non esiste un turco "puro a livello razziale". In questo era sostituita dalla religione, nella fattispecie l'islam sunnita».

THE PROMISE, il miglior film sul genocidio armeno
Sul genocidio armeno il miglior film prodotto è The promise. Per approfondimenti sul film e per vedere il trailer vai sul sito FilmGarantiti cliccando sul seguente link.
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=72

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/04/2015

3 - L'OCCIDENTE CHE NEGA LA VERITA' SULL'ISLAM SI STA SCAVANDO LA FOSSA
Si dice che i terroristi non c'entrino con l'islam in quanto ''religione di pace'', ma i massacri quotidiani fatti nel nome di Allah (e applicando il Corano) dicono l'esatto opposto
Autore: Magdi Allam - Fonte: Il Giornale, 05/04/2015

È una Pasqua di sangue per i cristiani vittime del genocidio perpetrato dal terrorismo islamico. Vivono sulla propria pelle la realtà di Gesù Cristo che muore sulla croce, ma proprio oggi non potrebbero festeggiare la Resurrezione, piangendo una lunga scia di sangue dei propri figli spietatamente massacrati dai fedelissimi soldati di Allah soltanto perché cristiani. Riusciranno le immagini terrificanti di centinaia di cadaveri riversi nel campus universitario di Garissa in Kenya a scuotere le nostre coscienze?

UCCIDETE GLI INFEDELI OVUNQUE LI INCONTRIATE
Ricordo l'orrore che provai quando nel maggio del 2004 dovetti commentare le immagini strazianti dello sgozzamento dell'ebreo americano Nick Berg, fatto prigioniero da Al Qaeda in Iraq. In un video l'allora luogotenente di Bin Laden, Abu Musab al Zarqawi, dopo aver esultato "Allah è il più grande!", recitato la Sura del Corano "Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate. Questa è la ricompensa dei miscredenti" (2, 191), reso "gloria ad Allah, che ha onorato l'islam con il suo sostegno, ha umiliato gli infedeli con il suo potere", testimoniato che "Il Profeta Maometto, Signore della Grazia, ha ordinato di tagliare la testa ad alcuni dei prigionieri di Badr (la battaglia di Badr del 624, ndr). Egli è il nostro esempio e il nostro modello di buon comportamento", affondò la lama di una spada nel collo di Berg. Rimasi traumatizzato dalla ferocia disumana che estirpa del tutto il valore che sostanzia l'essenza della nostra comune umanità: la sacralità della vita propria ed altrui.
Ma le immagini della strage degli studenti cristiani nel campus universitario di Garissa in Kenya sono incommensurabilmente più atroci. Tocchiamo con mano la carneficina di centinaia di innocenti massacrati, i più con un colpo alla nuca, alcuni decapitati, taluni costretti ad annunciare ai propri familiari al telefono la propria imminente esecuzione. Spavaldamente i terroristi somali di al-Shabab, dopo aver inneggiato come di consueto "Allah è il più grande!", hanno tuonato: "Siamo venuti per uccidere ed essere uccisi", ispirandosi alla Sura del Corano "Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il Paradiso, poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi" (9, 111). Uccidono spietatamente il maggior numero di "nemici dell'islam" perché votati al "martirio", fermamente convinti che godranno della vita eterna al fianco di Allah, dei profeti e dei santi.

COMBATTETE COLORO CHE NON CREDONO IN ALLAH
Si sono salvati solo i musulmani dopo aver recitato la shahada, la professione di fede in Allah e nel suo Messaggero, che si traduce nella sottomissione all'islam. I cristiani, per volere di Allah, sono stati uccisi: "Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità" (9,29).
Stiamo assistendo ad un vero e proprio genocidio, i cristiani sono in assoluto nel mondo i più discriminati, perseguitati e massacrati per la loro fede, eppure persino il Papa non si capacita di quanto sta accadendo e parla di "brutalità senza senso". Ebbene è ora di guardare in faccia alla realtà del terrorismo islamico che ottempera letteralmente agli ordini di Allah attestati nel Corano e segue fedelmente l'esempio di Maometto. Ciò lo sanno bene e lo dicono pubblicamente i cristiani in Siria, Iraq, Libia, Nigeria, Pakistan, Kenya, Egitto, Sudan. Fino a quando qui in Occidente continueremo a tollerare e a renderci irresponsabilmente complici del genocidio dei cristiani d'Oriente, pur di salvaguardare il luogo comune secondo cui i terroristi non c'entrano con l'islam perché sarebbe una "religione di pace"? Ora basta!

Fonte: Il Giornale, 05/04/2015

4 - SONO UN TRANS E VOGLIO INDOTTRINARE I VOSTRI FIGLI
Un transessuale svela il vero piano (ed obiettivo) del totalitarismo gender (VIDEO: Papa Francesco dice che il gender è colonizzazione ideologica)
Fonte No Cristianofobia, 23/03/2015

Si chiama S. Bear Bergman, ha 41 anni. Si dichiara transessuale. Sul suo sito Internet si presenta, tra le tante altre qualifiche, anche come «disturbatore di genere». Militante. E il perché è presto detto.
Il suo curriculum parla da solo. E' stato tra i fondatori dell'associazione studentesca Gay-straight alliance. Fino al 2006 ha presieduto l'Unione nazionale degli studenti ebrei Lgbt. In seguito, ha tenuto ed ancora tiene conferenze in numerose università americane sulla «questione transgender nella prospettiva dei diritti dell'uomo». Via web informa di esser stato invitato anche «a scrivere il capitolo sull'inclusione trans nella Guida per gli Lgbtq di Hillel International». Hillel International è la più grande organizzazione studentesca ebraica nel mondo ed è emanazione della potente sigla B'nai B'rith, Figli dell'Alleanza. Hillel tiene i contatti con oltre 550 collegi e università in tutto il mondo: Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Uruguay, Russia, Ucraina, Azerbaijan, Bielorussia, Moldavia, Uzbekistan, Australia, Regno Unito, Austria, Germania, Svizzera, Israele.

SONO VENUTO AD INDOTTRINARE I VOSTRI FIGLI
Lo scorso 7 marzo Bear Bergman ha firmato sull'Huffington Post un articolo molto interessante, dal titolo «Sono venuto ad indottrinare i vostri figli in base alla mia agenda Lgbtq (e non ne sono per niente dispiaciuto)». Più di un proposito, si tratta di un programma, di un manifesto, di una dichiarazione d'intenti. O di guerra, a seconda dei punti di vista.
Il piano appare scrupoloso, metodico, quasi chirurgico: «Ve lo confesso: vi ho sempre detto di non voler indottrinare le persone con le mie convinzioni su gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e queer. Era una menzogna. Nei 25 anni della mia carriera di militante e sin dal primo istante, a 16 anni, ho pervicacemente cercato di cambiare la mentalità del mio pubblico, per renderlo come noi. E' assolutamente questo il mio obiettivo. E' il mio, nostro lavoro. Voglio fare dei vostri figli persone come me e la mia famiglia, anche se questo andasse contro le vostre convinzioni religiose. Voglio esser percepito come un padre invidiabile ed uno scrittore sposato con un altro giovane. Utilizzato come una sorta di ragazza».

PAROLE ESTREMAMENTE SIGNIFICATIVE
Parole di una crudezza sconcertante, tuttavia estremamente significative. Per sfatare certa retorica facile, ma falsa. Perché, forse per la prima volta, queste affermazioni mostrano finalmente il vero volto dell'ideologia gender: in esse appare evidente come non si tratti più di battersi per ottenere rispetto, per evitare linciaggi morali e mediatici o fenomeni di mobbing e bullismo, tali da spingere anime fragili sino al suicidio. Tutt'altro. Qui non ci sono vittime. C'è piuttosto un'aggressiva campagna di "reclutamento", che nasconde una precisa strategia di conquista studiata nel dettaglio, una consapevole volontà di prevaricazione ed indottrinamento degna del miglior totalitarismo: «Cambiare la mentalità del mio pubblico, per renderlo come noi», scrive.
Totalitarismo, che non bada a mezzi nella sua costante e capillare opera di propaganda. S. Bear Bergman, ad esempio, sta lavorando ad una collana di sei libri per bambini, tutti all'insegna dell"Lgbtq politicamente corretto'. Si presentano come testi "multiculturali", colorati e simpatici, ma maschietti e femminucce vi «scelgono la propria identità», ovviamente «in modo gioioso e piacevole, pagina dopo pagina. A volte mi chiedono per quale motivo io mi sia interessato alla letteratura per piccoli», scrive Bear Bergman. Il motivo è evidente: «Come influenzarli più efficacemente? Raccontando loro delle storie. Così, ho iniziato. Voglio insegnare loro la vita degli individui trans. Sarei felice, anzi felicissimo di provocare su questo tema fratture tra i ragazzi ed i loro familiari. Permettetemi di essere onesto: non ne sono neanche dispiaciuto». Chiaro, no? V'è bisogno di aggiunger altro?

Nota di BastaBugie: l'avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, introduce le chiare parole di Papa Francesco: "Il gender è colonizzazione ideologica"


https://www.youtube.com/watch?v=8YcQhwZOeJQ

Fonte: No Cristianofobia, 23/03/2015

5 - LA BELLA E INEDITA STORIA DELLA VIKINGA GUDRIDUR
Se Colombo e Marco Polo fossero stati ecologisti sarebbero rimasti comodamente a casa accarezzando cagnetti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, n.141 Marzo 2015

Si autodefiniscono "progressisti" ma tifano per il ritorno all'età della pietra (non a quella del legno, perché considerano sacri gli alberi) e all'adorazione degli animali. Anche quelli cattolici hanno la testa rivolta all'indietro, all'età pre-costantiniana (o a quel che immaginano sia stata).
Stefano Magni, su La Nuova Bussola Quotidiana (14 novembre 2014), nel commentare la missione "Rosetta" su una cometa, ha ricordato che il democratico (di sinistra, cioè) Jimmy Carter divenne presidente Usa nel 1976 promettendo meno viaggi spaziali e più assistenza sociale. Il radical Barack Obama non ha fatto che tagliare i fondi alla Nasa per dirottarli sull' "ambiente". Bill Gates, che pur ha fatto i soldi con l'elettronica, ha dichiarato che non investirebbe un cent nello spazio ed è tra i maggiori finanziatori della lotta al "riscaldamento globale".
Qui da noi sono "progressisti" quelli che odiano i treni veloci e qualunque nuova opera pubblica, e si farebbero uccidere pur di impedire la costruzione di un ponte a Messina.

NEI SECOLI CRISTIANI ERA TUTTO IL CONTRARIO
Pensate cosa avrebbe potuto fare Leonardo se avesse avuto a disposizione un motore (poi inventato da un prete). L'esplorazione? Se Colombo e Marco Polo fossero stati "verdi" non avrebbero staccato le terga dalla sedia e avrebbero passato il tempo carezzando cagnetti. Nel 1246 il Papa inviò il francescano Giovanni da Pian del Carpine alla corte del nipote di Gengis Khan. Nel 1253 il suo confratello Guglielmo di Rubruc si spinse fino al Catai per stringere relazioni con Roma. I portoghesi di Enrico il Navigatore esplorarono le coste africane. Eccetera. Ma basta rileggere il fondamentale Luce del Medioevo di Régine Pernoud o le opere di Rodney Stark per ricordarsi che i secoli cristiani avevano, del progresso e della conoscenza, un vero e proprio culto.
Magni, nel suo articolo, accenna a una donna nordica che verso l'anno Mille andò a partorire in America e terminò i suoi giorni santamente in patria. Incuriosito, sono andato a vedere, ed ecco qua.

COLEI CHE HA VIAGGIATO LONTANO
Il suo nome era Gudridur Thorbjarnardottir, chiamata anche Gudridr o Gudrid e detta Vidforla, cioè «colei che ha viaggiato lontano» (o qualcosa del genere).
Nacque in Islanda, a Laugarbrekka, verso l'anno 980. Era di etnia vikinga. Suo nonno Aud detto Menteprofonda era arrivato dalla Norvegia come schiavo, ma era poi riuscito a riscattarsi. Anzi, suo figlio Thorbjarnar era diventato il capo del villaggio e aveva sposato Hallveig Einar-sdottir, avendone Gudrid. Quest'ultima era una bellissima ragazza e pare che a un certo punto si sia innamorata di un giovane di nome Einar. Ma Einar, sebbene di condizione libera, era figlio di uno schiavo e il padre di Gudrid non volle saperne.
A questo punto le diverse narrazioni si fanno confuse, ma convergono su un punto: Gudrid lasciò il villaggio e i genitori per andare a vivere ad Arnastapi, dove venne prese in casa da Orm e sua moglie Halldis, che la tennero come una figlia. Gudrid fu fatta sposare con Thorir e l'intero gruppo familiare si trasferì in Groenlandia, dove esisteva da una decina d'anni una colonia fondata dal famoso esploratore vikingo Erik il Rosso.
A quei tempi la grande isola aveva un clima temperato (il suo nome significa infatti "terra verde") e prometteva condizioni di vita migliori di quelle in Islanda ("terra dei ghiacci"). I vikinghi erano audacissimi navigatori ma le loro "navi lunghe", i drakkar, non erano molto adeguate per affrontare le tempeste oceaniche. Così, un giorno l'imbarcazione del marito di Gudrid andò a picco e lei si ritrovò vedova. Ma era sempre bella e fu subito chiesta in moglie da Thorsteinn, figlio dello stesso Erik il Rosso.
Il fratello di Thorsteinn, Leif, si era spinto ancora più a Occidente ed era sbarcato nell'attuale Canada, in una zona che, a causa del clima mite e favorevole ai pascoli e all'agricoltura, chiamò Vinland, "terra del vino", perché vi si poteva addirittura coltivare la vite. Parentesi: oggi, i "progressisti" di cui si è detto temono come la peste il "riscaldamento globale", ma quello che avvenne nel Medioevo fu, al contrario, una benedizione.

TORNIAMO AI VIKINGHI
Stabilizzata la colonia, Leif chiamò la famiglia e venne raggiunto, insieme agli altri, da Gudrid, Thorsteinn e l'altro fratello di questi, Thorvaldur. Ma il trapianto vikingo in terra americana durò poco. Sopraffatti da un numero soverchiante di nativi (gli indiani pellerossa), dovettero reimbarcarsi dopo aver lasciato sul terreno parecchi morti, uno dei quali fu Thorvaldur (alla vicenda si ispira il film Pathfinder del 2007, con Karl Urban, regia di Marcus Nispel).
Il viaggio di ritorno completò il disastro, perché sulla nave di Thorsteinn molti si ammalarono e morirono in mare, tra essi anche il marito di Gudrid. Quest'ultima, nuovamente vedova, tornò in Islanda e si stabilì a Brattahlid. Qui fu notata da un ricco mercante, Thorfinnur Karlsefni, che la chiese in moglie. I due si sposarono e dopo qualche tempo il nuovo marito organizzò una spedizione per rimettere piede a Vinland.
Sulle tre navi da lui armate si imbarcarono una sessantina di uomini e cinque donne, una delle quali era Gudrid (un'altra era Freydis Eriksdottir, sorella di Leif, che intendeva recuperare il corpo del fratello). Trovarono, naturalmente, la colonia distrutta ma riuscirono a rimetterla in piedi in qualche modo. Gudrid e il marito andarono ad abitare nella casa che era stata di Leif Eriksson, ricostruita. Qui verso il 1004 nacque Snorri, figlio dei due. Fu, a quanto pare, il primo europeo a nascere nel Nuovo Mondo.
Ma anche questa volta si ripeterono gli incidenti coi nativi e i vikinghi dovettero abbandonare ancora Vinland.
Cercarono di spingersi più a Sud e si dice che abbiano raggiunto la zona dell'attuale Manhattan. Trovarono indiani ostili pure qui e, dopo tre anni, gettarono la spugna. Ripresero dunque il mare e, per quanto se ne sa, quella fu l'ultima volta che un vikingo toccò il suolo americano. Thorfinnur, Gudrid e il piccolo Snorri si stabilirono in Groenlandia, dove Thorfinnur mise in piedi una fattoria. Quando Thorfinnur venne ucciso dagli Skraelingar (così i vikinghi chiamavano i selvaggi eschimesi), Gudrid e il figlio fecero ritorno in Islanda. Qui conobbero il cristianesimo portato dai primi evangelizzatori e, conquistati, chiesero il battesimo.
Snorri, che nel frattempo era cresciuto, costruì una chiesa sulle sue terre. Quando si sposò, sua madre, che aveva preso molto sul serio la nuova religione, volle intraprendere un ultimo viaggio. Questa volta la meta era Roma, che raggiunse a piedi. Pare che abbia incontrato il Papa e gli abbia raccontato dei suoi viaggi e di quel che aveva visto nella sua vita avventurosa.

IL RITORNO IN ISLANDA
Al suo ritorno in Islanda, andò ad abitare in una cella accanto alla chiesa che il figlio aveva fatto edificare e vi passò i suoi ultimi anni, vivendo di preghiera e raccoglimento come una monaca o, meglio, un'eremita. Non si conosce l'anno in cui morì. Gudrid Thorbjarnardottir compare nella celebre "Saga di Erik il Rosso", secondo la quale oltre a Snorri aveva un altro figlio, Thorbjorn. Questi ebbe una figlia, Thorunn, che divenne madre del primo vescovo islandese, Bjorn.
Il figlio di Snorri, Thorgeir, generò Yngvild, che fu madre del vescovo Brand. Per inciso: i vikinghi conoscevano benissimo l'islam, con cui avevano molteplici contatti. E si trattava di una religione guerriera più vicina alla loro indole. Tuttavia preferirono il cristianesimo, e non lo abbandonarono più.

LE DONNE NEI SECOLI CRISTIANI NON AVEVANO BISOGNO DI QUOTE ROSA PER AFFERMARSI
La storia di Gudrid ha intrigato alcune romanziere anglosassoni contemporanee come Margaret Elphistone e Heather Day Gilbert per la sua valenza femminista. Ma i lettori di Régine Pernoud sanno bene che le donne nei secoli cristiani non avevano bisogno di "quote rosa" per affermarsi (pensiamo agli studi della Pernoud sulla poetessa Christine de Pisan e su Giovanna d'Arco, o il suo libro La donna al tempo delle cattedrali, Rizzoli 1986).
Ildegarda di Bingen e Caterina da Siena godevano di un'autorevolezza superiore a quella del Papa. Le regine (cioè, la massima carica politica) furono più numerose nel Medioevo che in qualunque altra epoca. Ma non è il caso di insistere su un tema che i lettori del Timone conoscono benissimo.
Per quanto riguarda le esplorazioni, a parte quelle intraprese a scopo di evangelizzazione, le restanti, nel Medioevo, erano tutte a scopo di lucro, così Marco Polo nel 1260 e Cristoforo Colombo nel 1492. Molto "moderne" insomma. Sì, perché un'intrapresa richiede denaro, e più grande è ciò che si spera di ricavare e maggiore deve essere l'investimento. Ci si passi l'esempio (ma è calzante), è incredibile il progresso tecnologico generato dalle due guerre mondiali: i cervelli erano sotto pressione perché bisognava vincere e i governi non badavano a spese. Ma, a guerra finita, quel che si era acquisito rimase e le ricadute civili sono state una valanga, perfino in campo sanitario.
Si pensi che pure i computer e internet sono nati per esigenze militari. Negli anni Cinquanta la "guerra fredda" fu combattuta anche nello spazio, e di nuovo l'umanità ha goduto delle mille invenzioni cagionate dalla corsa ai satelliti artificiali e alla Luna.
Ci sarebbero tutti i motivi per continuare ad investire nelle esplorazioni spaziali, così da moltiplicare nuovi materiali e marchingegni. E sarebbe un campo adatto all'applicazione del principio di sussidiarietà, perché i governi interverrebbero solo per la parte eccedente le possibilità delle aziende private (le quali hanno interesse a testare molecole, tessuti e quant'altro in condizione di assenza di gravità). Il risultato finale sarebbe un ulteriore passo avanti verso una vita materialmente migliore.
Ma quel che muove gli uomini è l'idea che hanno di se stessi e del mondo. Oggi il panteismo impedisce perfino quelle coltivazioni ogm che allevierebbero la fame di mezzo pianeta, e un inedito "principio di precauzione" (un premio in sloganologia a chi l'ha inventato) finirà con l'imporci di non uscire di casa perché potrebbe caderci un vaso di fiori in testa. Con tale "principio" Colombo non si sarebbe certo avventurato nel mare Oceano su tre bagnarole.
Eh, le posizioni eretiche sono come quelle erotiche: ripetitive e alla fine noiose. Infatti, i "progressisti" odierni sono già stati visti e si chiamavano Catari. Come i loro antenati, odiano la procreazione e non mangiano carne. Perché odiano la Creazione e, dunque, il suo culmine, l'umanità. Perché, "suadente diabulo", odiano il Creatore.

Fonte: Il Timone, n.141 Marzo 2015

6 - PROPOSTA DI LEGGE: CARCERE PER CHI MANGIA CONIGLI?
L'onorevole Brambilla di Forza Italia propone una legge per proteggere i conigli: chi li alleva per mangiarli o ricavarne pelliccia rischierebbe fino a due anni di carcere
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/03/2015

Avevamo già constatato che l'onorevole Michela Vittoria Brambilla (Forza Italia) stesse pensando a introdurre un divieto di mangiare i conigli. Ebbene: non era solo una provocazione. Ieri la proposta di legge è stata veramente presentata.

NON È UNO SCHERZO
I termini sanzionatori della norma proposta sono molto pesanti. Il testo della proposta Brambilla, infatti, prevede che "chiunque esporti, importi, sfrutti economicamente o detenga, trasporti, ceda o riceva a qualunque titolo conigli al fine della macellazione, o commercializzi le loro carni" rischia da quattro mesi a due anni di carcere e una multa da 1.000 a 5mila euro per ciascun animale. Le norme proposte da Brambilla si aggiungono a quelle previste dalla legge 189 contro il maltrattamento degli animali e la commercializzazione di pelli e pellicce di cani, gatti e foche. "Anche loro (i conigli, ndr) meritano le stesse tutele di tutti gli altri animali che vivono nelle nostre case o che comunque siano inseriti nel contesto familiare" – dichiarava la deputata animalista all'inizio della sua nuova campagna. Il documento della Brambilla prevede anche che il controllo demografico sulla popolazione dei conigli venga affidato a una anagrafe tenuta dalle aziende sanitarie locali in cui convogliare la "sigla di riconoscimento" di ogni coniglio domestico attraverso un microchip. Infine, si prevede anche un adeguato habitat: una gabbia di un metro per 70 centimetri, con nascondiglio, cassetta igienica, tubi per giocare. E ancora, il padrone dovrà garantirgli passeggiate e compagnia per almeno tre, quattro ore al giorno.
Si può solo immaginare la gioia di tutti gli allevatori di conigli, dei ristoratori che vedrebbero spazzar via, a colpi di norme, secolari tradizioni culinarie regionali. Ma la proposta di legge non è solo un prodotto della Brambilla, ha anche un suo seguito. E' infatti partita da associazioni per i diritti degli animali, cioè la Federazione italiana diritti animali e l'Associazione Aaeconigli. Sul loro documento hanno raccolto ben 10mila firme. Contrariamente ad altre proposte di legge che finiscono direttamente in un cassetto e non vengono più discusse, il sostegno popolare alla proposta Brambilla fa presagire l'inizio di un dibattito vero. Perché si è diffusa una "coscienza animale" (come la chiama l'on. Brambilla), perché l'opinione pubblica umana riconosce sempre meno le distinzioni fra gli animali e gli uomini, specie se gli animali sono quelli da compagnia. E' difficile farci caso, ma gradualmente, giorno dopo giorno, gli animali sono sempre più umanizzati nel discorso pubblico e per loro si chiedono gli stessi nostri diritti.

CAMPAGNE ANIMALISTE
Per toccare con mano questo fenomeno sociale, basti leggere i toni della campagna animalista per la difesa degli agnelli, in questo periodo pre-pasquale. Nel sito Tv Animalista si trova un video molto crudo sulla macellazione degli agnelli. E … "Tutto questo, perché? - si legge nell'articolo di accompagnamento - Solo perché a molti piace mangiarli! Non potrebbe esistere un motivo più futile per sottoporre questi cuccioli a tanta sofferenza, e alla morte". Futile? Da che mondo è mondo, gli uomini mangiano animali. Ma questa semplice constatazione sta diventando sempre più socialmente inaccettabile. Sempre a proposito di agnelli, l'umanizzazione degli animali è ancor più evidente nella campagna di LAV, Animal Equality e Thegreenplace: "A Pasqua fai un sacrificio. Non uccidermi". E lo slogan accompagna la foto dei volti (umani) dei testimonial: Daniela Poggi, Claudia Zanella, Alessandra Celletti, Nora Lux, Anna Ammirati, Giovanni Baglioni, Christian Stelluti e altri personaggi della cultura e dello spettacolo. In Piazza San Pietro, il flash mob dell'Associazione Animalisti Italiani ha usato, sui propri striscioni un motto che è sempre stato riferito alla sacralità della vita umana: "Chi salva la vita, salva il mondo", seguito dal hashtag #SAVETHELAMB (salvate gli agnelli) giusto per essere chiari di quali vite si stesse parlando. Gli animalisti Fvg hanno invece preferito calcare la mano usando la Passione e la Resurrezione. "Immolato per il sacro business" si legge sulla gigantografia di un agnello nelle mani di un macellaio. L'hashtag segna un'altra scivolata di stile: #luinonresuscita (sì, avete capito bene: lui, l'agnello, non resuscita). Animali divinizzati, dopo che sono stati umanizzati: così si capisce perché la proposta Brambilla ha così tanto seguito.

IL PENDIO SCIVOLOSO
Ed è ovvio che la mente delle persone comuni ne viene influenzata. Uno dei commenti più allucinanti in seguito all'attentato di Tunisi lo ha fatto un animalista: "Ora hanno provato (le vittime, ndr) la stessa esperienza delle loro 'portate', anche se non l'avranno di certo realizzato. L'onnivoro massacratore di innocenti senza alcun bisogno, quello pronto a giustificare la sua crudeltà con le scuse e le acrobazie retoriche più ridicole, quello che si crede di essere il dominatore della natura in cima alla catena alimentare, quello a cui piace paragonarsi al leone quando gli fai notare che non è necessario mangiare pezzi di neonati. Questa persona, alla fine dei conti, quando viene messo di fronte al reale pericolo, si comporta più come un vitello piuttosto che come un felino predatore di grossa taglia". Uomini sterminati e animali macellati sono posti sullo stesso piano anche da un altro rappresentante del popolo italiano: il deputato del Movimento 5 Stelle Paolo Bernini. In occasione del settantesimo anniversario del Giorno della Memoria, con una foto su Facebook, accosta i cadaveri di Auschwitz ai maiali di un mattatoio. "Buona Giornata della Memoria", scrive il deputato M5S di Bologna. In cima alla foto una frase: "Ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei, gli umani lo stanno facendo agli animali". Reduci, sopravvissuti e parenti delle vittime, tutti equiparati ai maiali, sentitamente ringraziano. Chi si offende è un razzista e chi mangia un coniglio, un maiale o un agnello, è un cannibale?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/03/2015

7 - KENYA: NUOVI MARTIRI NEL FIRMAMENTO DELLA CHIESA
Esiste una guerra di religione contro Gesù Cristo e contro la sua Chiesa combattuta in nome del Corano che dice: ''Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate''
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 08/04/2015

Nel firmamento della Chiesa brillano le stelle di 148 nuovi martiri. I giovani cristiani vittime dell'Islam, lo scorso Giovedì santo in Kenya, non devono essere commiserati, ma invidiati, perché hanno avuto la grazia immensa del martirio. Essi sono martiri perché sono stati uccisi in quanto cristiani dai soldati di Allah.
Ciò che rende il martire tale non è la morte violenta, ma il fatto che essa sia inflitta in odio alla fede cristiana. Non è la morte che fa il martire, dice sant'Agostino, ma il fatto che la sua sofferenza e la sua morte siano ordinate alla verità. Non tutte le vittime di una persecuzione si possono dire martiri, soltanto quelle che abbiano ricevuto la morte per odio alla fede da parte degli uccisori.

IL PRIMO GENOCIDIO DEI TEMPI MODERNI
I martiri del campus universitario di Garissa, si aggiungono alla innumerevole legione di testimoni della fede massacrati negli ultimi due secoli dai persecutori della Chiesa. Il primo genocidio dei tempi moderni è quello della Rivoluzione Francese. Ben 438 religiosi, religiose e semplici laici sono già venerati come beati e per altri 591 sono in corsi i processi per il riconoscimento del martirio «in odium fidei». A questo olocausto si aggiunge quello della guerra di Spagna (1936-1939), dove sono 1.512 i martiri beatificati e 11 quelli canonizzati, ma il numero delle vittime di anarchici e comunisti è di molte decine di migliaia.
Il 13 ottobre 2013 a Tarragona, in Catalogna, sono state beatificate 522 persone uccise in odio alla fede prima e durante la guerra religiosa di Spagna. Si è trattato della cerimonia con il maggior numero di Beati, 522, che ha superato quella svoltasi a Roma, in piazza San Pietro, il 27 ottobre 2007. I loro nomi si aggiungono agli innumerevoli martiri del comunismo, del laicismo e oggi dell'Islam, in tutti i paesi del mondo.
Bisogna avere il coraggio di pronunciare il nome degli assassini. Si continua a tacere sul fatto che è in atto da tempo una sistematica e planetaria persecuzione islamica contro i cristiani. Papa Francesco, dopo i fatti del Kenia, ha letto questa bella preghiera: «nel Tuo viso schiaffeggiato vediamo il nostro peccato, in Te vediamo i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice». [...]

UNA GUERRA DI RELIGIONE CONTRO GESÙ CRISTO E CONTRO LA SUA CHIESA
Bisogna prendere atto che esiste una guerra di religione contro Gesù Cristo e contro la sua Chiesa combattuta in nome di quella Sura del Corano che recita: «Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate. Questa è la ricompensa dei miscredenti» (2, 191). Questa guerra non è stata dichiarata dai cristiani, ma è stata intrapresa contro di essi. Perché i governi dell'Occidente non la combattono? La ragione è che l'Occidente condivide il medesimo odio dei persecutori contro le proprie radici cristiane.
Il laicismo occidentale non solo processa, perseguita, ridicolizza coloro che difendono l'ordine naturale e cristiano, ma pratica anch'esso il genocidio di massa. Mons. Luc Ravel, Vescovo delle forze armate francesi, ha affermato: «Scopriamo di dover scegliere in quale campo collocarci; scopriamo di armarci contro il male manifesto senza prender posizione contro quello subdolo. Il cristiano si sente preso come in una tenaglia tra due ideologie: da una parte, quella che fa la caricatura di Dio sino a disprezzare l'uomo; dall'altra, quella che manipola l'uomo sino a disprezzare Dio. Da una parte, avversari dichiarati e riconosciuti: i terroristi della bomba, i vendicatori del profeta; dall'altra, avversari non dichiarati però ben noti: i terroristi del pensiero, promotori della laicità, gli adoratori della Repubblica. In quale campo situarsi come cristiani? Noi non vogliamo essere presi in ostaggio dagli islamici. Ma non ci auguriamo nemmeno d'esser presi in ostaggio dai benpensanti. L'ideologia islamica ha fatto 17 vittime in Francia. Ma l'ideologia dei benpensanti fa ogni anno 200 mila vittime nei grembi delle loro madri. L'aborto inteso come "diritto" fondamentale è un'arma di distruzione di massa».

L'OCCIDENTE ODIA SE STESSO
L'odio che l'Occidente nutre verso la Chiesa e la Civiltà cristiana è l'odio verso la propria anima e la propria identità. «Un odio di sé dell'Occidente ‒ ha scritto Benedetto XVI ‒ che si può considerare solo come qualcosa di patologico»; l'Occidente si apre pieno di comprensione ai valori esterni, «ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro».
Oggi l'Occidente rifiuta i valori attorno a cui ha costruito la sua identità e raccoglie solo l'eredità distruttiva dell'illuminismo, del marxismo e del freudismo. La teoria del gender rappresenta l'ultimo passaggio intellettuale di questa dissociazione dell'intelligenza dalla realtà che diventa odio patologico verso la stessa natura umana. Il gesto di Andreas Lubitz, che ha voluto schiantare contro le Alpi il suo Airbus con 150 passeggeri, è l'espressione di questo spirito di autodistruzione. Il suicidio è un'espressione estrema, ma coerente, della depressione occidentale: uno stato d'animo in cui l'anima sprofonda nel nulla, dopo aver perso ogni ragione di vivere. Quando si professa il relativismo assoluto ci si realizza solo nella morte.

L'EQUILIBRIO NEL MONDO SI È SPEZZATO
La strage di Gorissa non è una "brutalità senza senso", così come il suicidio del pilota tedesco non è un atto di pura follia. Questi gesti, distruttivi o autodistruttivi, hanno una loro aberrante logica. All'esaltazione dei fanatici di Allah corrisponde la depressione degli apostati del Cristianesimo: L'equilibrio nel mondo si è spezzato, quando si sono voltate le spalle ai princìpi cristiani. E un medesimo impulso preternaturale muove il furore omicida dell'Islam e il nichilismo suicida dell'Occidente. Il principe delle tenebre, non riuscendo a farsi Dio, vuole distruggere tutto ciò che è di Dio e della Civiltà cristiana porta l'orma. Senza quest'infestazione diabolica è difficile comprendere quanto sta accadendo nel mondo. E senza un intervento angelico è impossibile combattere una battaglia che ha il suo primo atto nel momento della creazione, quando il fronte degli Angeli si divise in due schiere perennemente contrapposte nella storia dell'universo creato.
Il messaggio di Fatima vede la Madonna preceduta e accompagnata dagli Angeli. E chi ha letto il Terzo Segreto ricorda la tragica visione di una grande croce, ai piedi della quale anche il Papa viene ucciso: «Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio». Come agli inizi del Cristianesimo, il sangue dei cristiani è seme di rinascita nella storia e di vittoria nell'eternità.

Fonte: Corrispondenza Romana, 08/04/2015

8 - IL DISASTRO DEL VIDEO RAI SULL'EXPO
Ironia blasfema (con errore) sui miracoli di Gesù usati per esaltare un agronomo italiano
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 08/04/2015

Certo non sono delle più felici le parole cui è ricorso in una recente intervista il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per tranquillizzare circa lo status dei lavori relativi all'Expo. Non ritiene che si sia «terribilmente indietro», poi però ha aggiunto: «Per come abbiamo trovato la situazione, dico che è un miracolo che questa Expo si faccia». Il che ha cancellato di colpo l'ottimismo costruito sulle rassicurazioni verbali appena rabberciate e mostrato la realtà per quel che è: un disastro.
Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dove si svolgerà l'Expo nel 2020, ha già allestito un efficace sito Internet, raccolto 1.342.544 "mi piace" su Facebook, 303.046 su Twitter con un'invidiabile presenza sui social, promosso una copertura mediatica e pubblicitaria capillare, progettato per l'occasione il Mall of the World ovvero il più grande centro commerciale del mondo su una superficie di 4,5 milioni di metri quadri, con 100 alberghi, 20 mila camere, cinema, parco a tema, centri benessere, una miriade di negozi ed una serie di cupole per garantire la climatizzazione anche nei giorni più caldi.
Al confronto, i cantieri ancora aperti a Milano a meno di un mese dall'inaugurazione fanno impallidire... Non solo: è incredibile come l'Expo non sia ancora iniziato e già rimedi figuracce su scala internazionale. Visto che il suo sito ufficiale – ovvero la sua vetrina virtuale sul mondo – pubblica contributi video con errori a dir poco grossolani. Lo dimostra il filmato dal titolo L'uomo che reinventò il grano?. Appare nella sezione Progetto Scuola e parla dell'agronomo Nazareno Strampelli, che negli Anni Venti riuscì a raddoppiare la produzione di cereali.
Fotografia curata, montaggio e musiche appropriati, voce fuori campo ben impostata,... non ci si poteva aspettare di meno, trattandosi di una produzione Rai.

È IL CONTENUTO CHE FA CILECCA
Sin dalle prime battute: «Un giorno, per sfamare la folla che Lo ha seguito, Gesù moltiplica i pochi pani portati dai discepoli: è il suo primo miracolo». Il che è semplicemente falso. L'episodio, riportato in Mt 14, 13-21, giunge infatti dopo quello delle «nozze di Cana» (Gv 2, 1-11), quando Cristo trasformò l'acqua, contenuta in «sei giare di pietra», in vino. Precisa il testo sacro: «Così Gesù diede inizio ai Suoi miracoli». Dunque, quello fu davvero il Suo primo miracolo. Non solo. Prosegue la voce fuori campo: «Dopo di lui, per quasi duemila anni, non ci riuscirà più nessuno. Per un nuovo miracolo, ci vuole un agronomo italiano: Nazareno Strampelli».
Evidentemente agli autori del video non è noto neppure cosa sia un miracolo. Riprendiamo allora il Compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica e vediamo al n. 108 come i «segni ed i miracoli» siano stati compiuti da Gesù «per attestare che il Regno è presente in lui, il Messia». Ancor più chiaro è il Catechismo della Dottrina Cristiana, detto di San Pio X, che al n. 87 definisce «miracolo» un «fatto sensibile, superiore a tutte le forze e leggi della natura e perciò tale che può venire solo da Dio, Padrone della natura». Nello specifico, a proposito del miracolo della moltiplicazione dei pani, il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega, al n. 1335, come sia stato compiuto per prefigurare «la sovrabbondanza di questo unico Pane, che è la Sua Eucaristia».
Niente a che vedere, dunque, con le nuove varietà di grano ottenute per incrocio. Ora, è evidente come in nessun modo, neppure per una frase ad effetto in un filmato, si possa equiparare o accostare ad un evento di questo tipo una scoperta umana od un ritrovato scientifico e tecnologico, per quanto sia frutto di fine ingegno. Farlo è blasfemo. Probabilmente tale accostamento starebbe stretto allo stesso Nazareno Strampelli, ch'era oltre tutto massone e fascista. Ma questo, ovviamente, il video non lo dice.

Fonte: Corrispondenza Romana, 08/04/2015

9 - OMELIA III DOMENICA DI PASQUA - ANNO B (Lc 24, 35-48)
Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19 aprile 2015)

Il Vangelo di questa terza domenica di Pasqua prosegue il racconto dei discepoli di Emmaus. Questi due discepoli raccontarono agli Undici e a tutti quelli che erano con loro «ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane» (Lc 24,35). Mentre stavano narrando la loro straordinaria esperienza, ecco che Gesù comparve loro e disse: «Pace a voi» (Lc 24,36). Il Signore diede prova della sua Risurrezione mostrando loro le mani e i piedi: era proprio Lui, e i segni gloriosi delle ferite lo testimoniavano in modo molto chiaro. Poi domandò loro qualcosa da mangiare, ed essi gli diedero una porzione di pesce arrostito: non si trattava certamente di un fantasma. Alla fine, Gesù spiegò agli Apostoli il senso delle Scritture, le quali parlavano della sua Morte e Risurrezione, e del compito che Gesù affidava loro: il compito di predicare a tutti i popoli «la conversione e il perdono dei peccati» (Lc 24,47).
Gli Apostoli presero alla lettera queste parole e, dopo la Pentecoste, si misero a predicare la Buona Novella. Così, nella prima lettura di oggi, abbiamo ascoltato il discorso che san Pietro rivolse al popolo. Al termine di questo discorso, Pietro disse: «Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati» (At 3,19).
Se veramente vogliamo vivere anche noi da risorti, dobbiamo cambiare vita ed eliminare energicamente il peccato. Con questo testimonieremo di amare davvero il Signore. San Giovanni lo afferma chiaramente nella seconda lettura di oggi: «Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: lo conosco, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto» (1Gv 2,3-5).
L'amore di Dio consiste nell'osservare i suoi Comandamenti, non può essere diversamente. Quando si ama Dio, allora sarà una gioia per noi metter in pratica ciò che Egli insegna, ed evitare risolutamente il peccato. Quando si ama, si fa volentieri la volontà della persona amata. Se io so che Gesù non vuole una cosa, farò di tutto per non farla, costi quel che costi.
Tante volte non si pensa che il peccato è la più grande disgrazia che possa colpirci. I Santi avrebbero preferito mille e mille volte la morte piuttosto che commettere un solo peccato. Pensiamo a tanti Martiri, ai quali i persecutori, per non torturarli e metterli a morte, avevano ingiunto di rinnegare la fede in Cristo e di bestemmiare. Ma loro rimasero fedeli a Dio e andarono incontro lieti alle più grandi sofferenze e alla morte.
Abbiamo un criterio infallibile per sapere se una cosa è bene o male, si può fare o è peccato: questo criterio è l'obbedienza al Papa e al suo Magistero. Se il cristiano sa, ad esempio, e lo sa con certezza perché ce lo insegna la Chiesa, che non si può rubare, che non si può imbrogliare il prossimo, che non si possono commettere atti impuri, che il Matrimonio non può essere profanato dall'infedeltà o dall'uso di anticoncezionali, ecc., egli deve evitare tutto questo, anche se ciò comporta sacrificio, confidando nell'aiuto onnipotente di Dio e nella preghiera.
Se il cristiano sa che Dio vuole che si santifichino le feste, che si preghi ogni giorno, che si facciano le opere di bene, egli deve fare tutto questo con gioia. In questo modo, egli testimonierà il suo amore a Dio non a parole, ma con i fatti.
All'inizio della sua conversione, san Francesco chiese con fiducia che Dio gli indicasse il cammino da seguire. Egli comprese benissimo che la nostra gioia non consiste nel fare la nostra volontà, ma la Volontà del nostro Creatore. Per essere sicuro di stare nella Volontà di Dio, egli non si fidò di quanto sentiva in cuore, ma volle andare dal Papa: solo da lui poteva avere la certezza di essere sul retto sentiero.
Impariamo da san Francesco questa docilità all'insegnamento del Papa. Ai giorni d'oggi molti si sentono illuminati; ma, a conti fatti, dimostrano di mancare della cosa più importante: di questa docilità al Magistero della Chiesa. Se anche noi obbediremo a questo insegnamento, saremo certi di fare la Volontà di Dio e godremo di una grande pace nel cuore.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19 aprile 2015)

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