BastaBugie n�399 del 29 aprile 2015

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1 LE 20 FRASI PIU' STUPIDE CHE VENGONO DETTE ALLE FAMIGLIE ''NUMEROSE''
Ecco come rispondere in modo ironico oppure pacato
Autore: Sandra Sanchez - Fonte: Giorni di bimbi
2 IL QUINTO POTERE CI DICE PER COSA PIANGERE E PER QUANTO TEMPO
Si parla solo dei profughi morti in mare (mentre l'Isis continua indisturbato i suoi massacri), poi tutti attenti al 70° della Liberazione (ma nessuno ricorda i preti uccisi dai partigiani)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 EQUIPARARE I GAY AI MANCINI? PARAGONE SCORRETTO!
Innanzitutto, al contrario dell'omosessualità, essere mancini ha origini genetiche! Inoltre essere mancini è moralmente neutro, mentre essere gay ha delle conseguenze morali
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana
4 LA PROFEZIA DI SAN GIOVANNI BOSCO AI SAVOIA
Il Risorgimento anticlericale condusse alla rovina la famiglia del re nel giro di 4 generazioni... come predetto da don Bosco
Autore: Alberto Torresani - Fonte: Il Timone
5 PROPOSTA LA BEATIFICAZIONE DI GRUPPO PER 80 PRETI UCCISI DAI PARTIGIANI COMUNISTI TRA IL 1944 E IL 1946
Dopo Rolando Rivi, ucciso in odio alla fede, il ''Timone'' propone una beatificazione di gruppo nel 70esimo della Liberazione
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
6 EFFETTUATO IN INGHILTERRA IL PRIMO TRAPIANTO DA CADAVERE? NON ESATTAMENTE...
In realtà è un prelievo illegale di organo da persona in arresto cardiocircolatorio da 2-5 minuti, cioè potenzialmente ancora viva
Fonte: Corrispondenza Romana
7 FRANCIA: QUATTRO PASSI VERSO IL BARATRO
Il governo spinge verso più aborti, prelievo di organi senza consenso dei familiari, liberalizzazione della droga e della contraccezione per i minori
Autore: Giuseppe Brienza - Fonte: La Croce
8 NEGLI USA RIMOSSO UN VESCOVO PER AVER COPERTO ABUSI... MA E' TUTTO FALSO!
Il sacerdote della diocesi di Kansas City era depresso, ma non ha mai sfiorato un bambino e infatti non è mai stato oggetto di denunce da parte di nessun genitore
Fonte: No Cristianofobia
9 OMELIA V DOMENICA DI PASQUA - ANNO B (Gv 15,1-8)
Senza di me non potete far nulla
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LE 20 FRASI PIU' STUPIDE CHE VENGONO DETTE ALLE FAMIGLIE ''NUMEROSE''
Ecco come rispondere in modo ironico oppure pacato
Autore: Sandra Sanchez - Fonte: Giorni di bimbi, 09/04/2015

Per chi avrà tre o più bambini sicuramente avrà sentito dirsi di tutto e di più...
Noi ne riceviamo quasi ogni giorno, di frasi "incoraggianti", del tipo... : Adesso basta però, un bel nodo al pisellino!
A seguire alcune delle frasi dette e ridette, che all'inizio ferivano anche un po'... adesso cominciano a farmi pure ridere!

1) Ma non avete la televisione?
Risposta ironica: Signori, questa è vecchia, vi prego di spremersi le meningi e partorire qualche frase migliore...
Risposta pacata: Sì! Ovvio! Dove credi che mettiamo i bambini quando cerchiamo di farne altri?

2) Adesso hai due femmine e un maschio, siamo a posto così, fermatevi!
Risposta ironica: Veramente pensavo di fare qualche ermafrodite...
Risposta pacata: Ehh... Chi lo sa... (notare bene la loro faccia!)

3) Stai attenta che ti mette di nuovo incinta!
Risposta ironica: Ahhhh!! Durante la notte mio marito mi violenta e mi incintisce!
Risposta pacata: Cercherò di dormire con la camicia da notte di mia nonna ed i bigodini!

4) Ma tre sono troppi! Siete sicuri? (da incinta)
Risposta ironica: No aspetta, ci ho ripensato, che faccio? Lo regalo ad una zingara!
Risposta pacata: Eh, a noi piacciono i bambini, non è mai troppo

5) Speriamo sia maschio... Dopo due femmine. Sennò poi arriva il quarto e non vi fermate più!
Risposta ironica: Infatti è risaputo che chi ha 10 figli è perché non ha trovato quello che voleva... Tipo il gratta e vinci, ritenta, sarai più fortunato!
Risposta pacata: Vabbè se è femmina vale la stessa regola di regalarlo alla zingara...

6) Ma non era meglio un cane?
Risposta ironica: (non posso pensare, sono impegnata a cercare qualcosa per colpire il più forte possibile)
Risposta pacata: ... (non merita risposta)

7) Adesso vi fermate vero?
Risposta ironica: Come si fa a fermarsi? C'è qualche tasto? Il telecomando di sky non funziona su di me!
Risposta pacata: Chi si ferma è perduto! (dopo questa risposta ho sentito qualche mugugno sempreeee)

8) Ma fermatevi! Con questa crisi è da incoscienti!
Risposta ironica: Per fare i figli bisogna essere incoscienti, ma anche solo per farne uno... Sennò il mondo sarebbe estinto!
Risposta pacata: Ma figurati! Se non arriviamo a fine mese ci aiuti tu, va bene? Affare fatto?

9) Di questo passo farete una squadra di calcio!
Risposta ironica: Veramente la nostra intenzione era di dominare il mondo...
Risposta pacata: Papà è interista... forse per questo?

10) Adesso hai sia femmina che maschio. Siete a posto, vero?
Risposta ironica: Quindi se il terzo era femmina... mi era permesso continuare?
Risposta pacata: Ma veramente ero in cerca del rosso, adoro i bambini con i capelli rossi! (E qui è normale sentirsi dare della pazza, ma quanto godo...)

11) Un altro figlio??????????
Risposta ironica: Siiiiii!!! Non è bellissimo? Ah no aspetta... non è una domanda dettata dalla felicità nel vedermi col pancione...
Risposta pacata: Mi vengono così bene... Come faccio a fermarmi?

12) Senti, ma esiste la pillola, i preservativi...
Risposta ironica: Davvero? Io sono rimasta alla pelle dei salami.. Come avanza la tecnologia!
Risposta pacata: Lo terrò in mente...

13) Ma sicuro avete qualcuno che vi aiuta...
Risposta ironica: Ad esempio, tu?
Risposta pacata: Sì, io aiuto mio marito e lui aiuta me! Siamo una buona squadra! [...]

14) Volete fare come i conigli?
Risposta ironica: 'nchè seeeenso scusa? I loro peli sono così moooorrrrrrrbidi
Risposta pacata: Eh loro almeno con una gravidanza e un parto si ritrovano già una squadra di calcio, io mi devo beccare altre gravidanze ed altri parti... Che noia!

15) Ma povera la più grande... non è gelosa?
Risposta ironica: Ma povera de chè? E' la bambina più fortunata del mondo ad avere sorella e fratello! E chi lo sa se ne avrà altri!
Risposta pacata: No, non è gelosa, anzi mi incoraggia a farne altri (e qui la guardano come se fosse un marziano)

16) Certo che il più piccolo cresce da solo... con tutti 'sti fratelli!
Risposta ironica: Si, infatti lo lancio nella folla e me lo ritrovo già grande!
Risposta pacata: Cerco di insegnare a 2 mesi il vasino, a 6 mesi a cucinarsi da solo, a 8 si vestono già soli e quando hanno un anno vanno pure a lavorare... Ti pare che mi metto a mantenerli pure!?

17) Di nuovo incinta? Poverina...
Risposta ironica: Eh, sai com'è, la notte mi addormento tranquilla e al mattino sono incinta... chissà cos'è successo!
Risposta pacata: Salterei volentieri il parto, grazie.

18) Ma sono tutti tuoi?
Risposta ironica: Non mi somigliano, vero? Forse me li hanno scambiati in ospedale...
Risposta pacata: Noooo!! Uno l'ho preso al supermercato, una l'ho presa alla vicina e l'altra l'ho rubata per strada...

19) Ma siete pazzi... sono troppi!
Risposta ironica: Sì infatti... Ne vuoi uno? te lo regalo!
Risposta pacata: Sì, forse siamo pazzi... ci piace essere pazzi!

20) Ma li avete cercati?
Risposta ironica: Sì, nel reparto surgelati, però non li abbiamo mai trovati...
Risposta pacata: Loro hanno cercato noi!

Questa lista potrebbe essere infinita... Ma sicuramente aggiornabile nel tempo.

Nota di BastaBugie: Papa Francesco all'Udienza Generale del 21 gennaio 2015 in piazza San Pietro ha detto: "Le famiglie sane sono essenziali alla vita della società. Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli come un vero dono di Dio. Loro sanno che ogni figlio è una benedizione".
Nel titolo di questo articolo abbiamo messo le virgolette a "numerose" perché in realtà le famiglie numerose non esistono. Sono le altre che sono striminzite!
Per vedere un valido esempio di famiglia non striminzita, clicca nel link sottostante:
A SANREMO GLI ANANIA CON I LORO 16 FIGLI
Intervista al padre: ''Siamo una famiglia straordinariamente normale'' (VIDEO: la famiglia Anania a Sanremo)
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3627

Fonte: Giorni di bimbi, 09/04/2015

2 - IL QUINTO POTERE CI DICE PER COSA PIANGERE E PER QUANTO TEMPO
Si parla solo dei profughi morti in mare (mentre l'Isis continua indisturbato i suoi massacri), poi tutti attenti al 70° della Liberazione (ma nessuno ricorda i preti uccisi dai partigiani)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/04/2015

Accesa la tivù per il solito tiggì serale, il mega-tema era quello del giorno: quello, cioè, su cui si sono tuffati corpo morto tutti, diconsi tutti, i tiggì e i giornali, i vari media e i vari social; insomma, il Riflettore universale inquadrava il barcone capovolto e i morti in mare.
Per giorni non si è parlato d'altro e perfino Obama, nell'altro emisfero, ha dovuto dire qualcosa. Contiamo i minuti e aspettiamo che succeda qualcos'altro, così che il Riflettore si sposti e, puntandosi altrove, spenga la nostra memoria a breve termine. Quei settecento o novecento annegati hanno avuto i loro minuti di silenzio e l'unanime cordoglio solo perché il Riflettore li ha puntati e tenuti inquadrati, sennò non se li sarebbe filati nessuno.

CINICO DIRLO? NO, SOLO TRISTE
Ma, sapete com'è: occhio non vede, cuore non duole. Ho letto non ricordo dove che una bambina yazida di nove anni è stata stuprata da ben dieci adulti dell'Isis, è rimasta incinta e può morire di parto data l'età; attualmente è mezzo catatonica, devastata nel corpo e nella mente. Ma è una notizia marginale, non so neanche se sia vera o falsa, difficile verificarne la fondatezza. A orecchio sembra plausibile, visto che il Califfato è uso vendere le schiave sessuali a prezzi inversamente proporzionali all'età della merce. Ma il Riflettore non l'ha mirata, perciò non esiste.
E' il Riflettore, infatti, a dirci per che cosa dobbiamo piangere e per quanto. Piangere? Sì, sì. In quel tiggì di cui dicevo, c'era una tizia che reggeva un microfono davanti alla bocca di un comandante di marina, che veniva dalla tizia interrogato sul Tema del Giorno (gli annegati africani: lo ricordo perché non so se, quando questo mio scritto vedrà la luce, il Tema sarà ancora il medesimo). Sentite le domande. Una: che cosa ha provato? Quello, poveretto, mica ha risposto: ma che razza di domanda è? secondo lei che cosa avrei dovuto provare? No, si è limitato a ricambiare la banalità sentimentale. Domanda due (riguardo ai sopravvissuti): che cosa ha letto nei loro occhi? E il tapino, imbarazzato, si è esibito nel luogocomunismo emotivo richiesto dalla circostanza. Così, ha dovuto fare lui la parte dell'emozionato, visto che il tono della tizia che faceva le domande era coinvolgente e partecipato quanto quello dell'impiegato postale a cui porgi il modulo.

INUTILE CAMBIARE CANALE
Ma è inutile cambiare canale o quotidiano, perché anche le parole sono uguali: «carrette del mare cariche di disperati». Tutti «disperati», anche se alcuni si rivelano essere scafisti, altri trafficanti, altri ancora assassini di cristiani per un sorso d'acqua. Altri ancora, infine, sopportano botte e umiliazioni finché sono in terra d'Africa, poi sfasciano i nostri centri d'accoglienza se quest'ultima non è di loro gradimento. Ma noi, che siamo «buoni», siamo tutti Charlie solo perché ce lo ordina il Riflettore, altrimenti piangeremmo per l'orsa trentina, mica per i «disperati» della sponda Sud. D'altronde, l'elenco dei luoghi in cui molta più gente viene massacrata per molto meno è lunghissimo, e non possiamo passare l'esistenza a piangere sulle sorti dell'umanità. Perciò esiste il Riflettore, al quale dobbiamo essere grati perché si è caricato del fardello di indicarci per chi o cosa dobbiamo di volta in volta piangere o fremere o sdegnarci. Ancora un paio di giorni di pianto sui migranti e poi il Riflettore nazionale punterà sul 70° della Liberazione, così che potremo riporre il fazzoletto (bianco e tirar fuori quello rosso).
C'è da dire che un Riflettore di Regime è meglio, perché, almeno, chi lo manovra ha un criterio preciso. Così, è facile, come ai tempi dell'Urss, discernere il vero: basta guardare nella direzione opposta a quella indicata dal Regime. Ma noi, ahimè, abbiamo a che fare con un Riflettore manovrato da gente come la tizia del tiggì che faceva le domande, profonde come il bidet di casa sua, all'intervistato in divisa. Non prendetevela con lei, è una tizia-tipo, uguale a tanti altri. Se avesse avuto il tempo di intervistare uno scampato, è sicuro che gli avrebbe chiesto se perdonava lo scafista. E quello gli avrebbe risposto: non posso, sono musulmano.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/04/2015

3 - EQUIPARARE I GAY AI MANCINI? PARAGONE SCORRETTO!
Innanzitutto, al contrario dell'omosessualità, essere mancini ha origini genetiche! Inoltre essere mancini è moralmente neutro, mentre essere gay ha delle conseguenze morali
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana, 15/04/2015

Uno dei luoghi comuni di vecchia data, che ogni tanto ritorna, volto a dimostrare la presunta normalità del comportamento omosessuale, è il falso e scorretto parallelismo tra mancinismo ed omosessualità. I primi a effettuare tale ardito e fazioso paragone furono gli attivisti gay Marshall Kirk e Hunter Madsen, autori del celebre best-seller, After the ball. How America will conquer its fear & hatred of Gays in the 90's.
Il libro, pubblicato nel 1989 (New York, Doubleday) con l'obiettivo dichiarato di dare nuova linfa alla battaglia, fino a quel momento fallimentare, dei movimenti omosessualisti, si proponeva di delineare le linee guida di una innovativa e vincente strategia di lotta.

IL MANUALE DI TATTICA OMOSESSUALISTA
Nel capitolo introduttivo di quello che, in poco tempo, divenne un vero e proprio manuale di tattica omosessualista, Kirk e Madsen, volendo sottolineare l'assurdità della disapprovazione generale nei confronti dello stile di vita gay, dedicano un intero paragrafo a quella che loro presentano come una «appropriata analogia». Nel loro libro, gli autori effettuano, infatti, un dettagliato e beffardo racconto allegorico, ambientato in una società immaginaria, che ha come protagonisti i mancini in sostituzione degli omosessuali, e che, fin dalle prime righe, chiarisce le loro intenzioni: «immagina cosa sarebbe successo se una società avesse perseguitato i mancini alla maniera con cui si comporta con i gay».
Non stupisce dunque che tale inopportuno confronto sia ancora oggi ripreso ed utilizzato da coloro che tentano astutamente di illustrare la normalità e naturalità del comportamento omosessuale. Il 24 marzo 2015, Laura Eduati cerca, così, di ingannare il lettore sull'"Huffington Post", riportando la "toccante" storia del suo ottantenne zio che un giorno le raccontò di come, «era costretto a frequentare la scuola con la mano sinistra legata dietro la schiena, perché era nato mancino e per la maestra la sinistra era la mano del diavolo». «La maestra – prosegue nella sua pietosa narrazione la Eduati – glielo diceva, davanti a tutti. Per questo motivo lo obbligava a scrivere con la destra, procurandogli dolore e disagio. Mio zio doveva scrivere lentamente perché non gli veniva naturale usare la mano destra, ma non osava ribellarsi perché si sentiva profondamente sbagliato e colpito dalla malvagità di Satana: chissà quali colpe aveva commesso per essere mancino».
Oggi, sottolinea la giornalista dell'"Huffington Post", nessuna maestra «direbbe ai suoi alunni che essere mancini è sbagliato. E d'altronde nessuno penserebbe che i mancini scelgono di esserlo». Allo stesso modo, conclude, perentoriamente, la Eduati , «nemmeno gli omosessuali o le lesbiche scelgono la propria inclinazione sessuale, così come le persone transgender non si sono svegliate una mattina pensando di diventarlo. (...) Il fatto di essere omosessuale, (...), non è materia di discussione: lo si è, come lo sono i mancini».

IL MANCINISMO
Quanto scritto dalla Eduati impone alcune considerazioni. Non c'è dubbio che nel passato, il mancinismo, per via di credenze popolari, tipiche del particolare contesto storico, sia stato considerato in maniera negativa. Come scrive, a tale proposito, il ricercatore francese Pierre-Michel Bertand, nella sua Storia dei mancini: «La preminenza della mano destra è un pregiudizio che ha segnato con un'impronta indelebile la nostra struttura mentale. Verso qualunque ambito del pensiero – religioso o profano, dotto o popolare – ci rivolgiamo, la questione ritorna con insistenza: alla mano destra tutti gli onori, tutti i privilegi, tutte le nobiltà; alla sinistra tutti i biasimi, tutti i compiti subalterni, tutte le viltà».
I termini "mancino" e "sinistro" hanno così assunto una accezione negativa e frasi come un «tiro mancino», «aspetto sinistro», «sinistro autostradale» sono divenute espressioni di uso comune, volte ad indicare notoriamente un comportamento o una situazione sospetta e sfavorevole. Il vocabolario conferma tale significato negativo, sottolineando come etimologicamente il termine mancino deriva dal latino "mancus" ed è sinonimo di mutilato e storpio. Il mancinismo così come il rutilismo, ossia la caratteristica di nascere con i capelli rossi, in quanto diverso dalla norma, è stato dunque sempre visto in maniera sospetta e superstiziosa. Anche Rosso Malpelo, il famoso protagonista della novella di Giovanni Verga, viene maltrattato dai compagni di cava e dalla gente del paese, a causa del colore dei suoi capelli che secondo le superstizioni del popolo erano simbolo di malizia e cattiveria.

PARAGONE CAPZIOSO E SCORRETTO
Tuttavia, al di là della particolare interpretazione storica del termine "mancino", è evidente ad ogni persona di buon senso, come il paragone tra mancinismo e omosessualità sia fortemente capzioso e scorretto. Se il mancinismo, ossia la disposizione naturale ad usare la mano sinistra per compiere movimenti e gesti è una caratteristica innata, che ha precise e note origini genetiche, dall'altro lato, la scienza, ad oggi, non è stata ancora in grado di individuare alcun gene gay che spieghi l'origine naturale del comportamento omosessuale. Il mancinismo si determina nella prima infanzia, quando nel processo di specializzazione funzionale dei due emisferi del cervello umano, contrariamente alla norma, predomina l'emisfero destro.
Le cause di tale processo, detto di lateralizzazione, che inizia con lo sviluppo del linguaggio dopo i 36 mesi e si conclude verso i 3-4 anni, non sono ancora state chiarite. Tuttavia è accertato come l'ereditarietà, sebbene non dominante, sia un fattore determinante nella predisposizione al mancinismo. Dunque, la differenza di fondo tra mancinismo e omosessualità è che il primo è una caratteristica connaturale, indipendente dalla volontà dell'individuo, come il rutilismo o avere gli occhi azzurri, la seconda è invece un comportamento, privo di alcuna origine biologica e contro natura, dipendente dalla volontà dell'individuo. Vi è, inoltre, un altro aspetto importante da sottolineare.
Il mancinismo è una caratteristica moralmente neutra in quanto, come abbiamo visto, utilizzare la mano sinistra al posto della destra, non solo non implica alcuna scelta da parte dell'individuo, ma è del tutto indifferente dal punto di vista morale. La questione è puramente pratica, in quanto i mancini avranno certamente delle difficoltà maggiori a vivere in un mondo dove ogni genere di pulsante o attrezzo è predisposto "per destri".
Al contrario, l'omosessualità non è una faccenda pratica, ma rappresenta un evidente disordine morale, dal momento che gli atti tra persone dello stesso sesso sono comportamenti che presuppongono una precisa scelta etica da parte degli individui coinvolti contro la loro natura umana e l'ordine naturale. Naturale, infatti, non è ciò che semplicemente esiste o che "sentiamo" istintivamente con i nostri sensi, ma ciò che, secondo ragione, corrisponde al nostro particolare progetto e che guida il suo modo di essere, la sua crescita e il suo sviluppo.
L'uomo, come tutte le creature, ha infatti, un suo progetto specifico, secondo la sua propria natura. Tale progetto, iscritto nella natura di ogni uomo fin dalla sua nascita, prevede che il bambino nato maschio cresca e si senta attratto dalle donne. Tuttavia non è detto che tale processo fisiologico si compia interamente. Se qualcosa va storto durante il processo naturale, se il tutto non avviene in maniera armonica, secondo natura, il bambino può non sviluppare appieno la propria identità e si avranno patologie, disordini o disturbi della sessualità umana.

ABBANDONARE AL LORO DESTINO GLI OMOSESSUALI
Continuare a mettere sullo stesso piano, ipocritamente, mancinismo e omosessualità significa distorcere la realtà ai propri fini ideologici e ingannare e abbandonare al loro destino tanti giovani con tendenze omosessuali. Il gender diktat odierno, che alla tolleranza dell'omosessualità ha sostituito la sua forzata promozione come una normale variante sessuale, impone programmi educativi criminali. Questi programmi, applicati su individui fragili e confusi gli spronano ad intraprendere un pericoloso stile di vita che, paradossalmente, potrebbe portarli anche alla morte come attestano le tantissime cronache di casi di Aids, suicidio, alcolismo e tossicodipendenza legati al mondo omosessuale.
Se un tempo si faceva una corretta prevenzione dell'omosessualità oggi al contrario si assiste ad una sua sconsiderata ed ideologica promozione. Per questo il dibattito pubblico sull'omosessualità non ammette che si nomini la terapia ricostitutiva o riparatrice, dove il termine riparatrice, in realtà, non si riferisce alla persona, ma alla natura stessa dell'impulso erotico omosessuale che è, esso stesso, il tentativo di riparare e porre rimedio ad una mancanza.
In questo senso, la pratica omosessuale costituisce un tentativo di risolvere in maniera autodistruttiva e non appagante una carenza di affetto maschile e quindi di mascolinità. Come scrive il noto psichiatra e psicoterapeuta Joseph Nicolosi, che da anni si occupa di terapia riparativa: «molti pazienti sono rincuorati dall'idea che i loro impulsi omosessuali siano una forma di "riparazione" a una mancanza. Per la prima volta non si sentono "strani" o "pervertiti": sono solo individui alla ricerca della loro identità naturale, che hanno imboccato una strada sbagliata» (J. e L.A. Nicolosi, Omosessualità, una guida per i tori, Sugarco Edizioni, Milano 2003, pp.142).
Per questo ci auguriamo che attorno al delicato tema dell'omosessualità si possa avviare un dibattito serio ed onesto che, mettendo da parte, una volta per tutte, le menzogne e mistificazioni ideologiche di lungo corso, tenga conto della realtà e delle incontrovertibili evidenze scientifiche che confermano la perenne e incancellabile legge naturale.

Fonte: Corrispondenza Romana, 15/04/2015

4 - LA PROFEZIA DI SAN GIOVANNI BOSCO AI SAVOIA
Il Risorgimento anticlericale condusse alla rovina la famiglia del re nel giro di 4 generazioni... come predetto da don Bosco
Autore: Alberto Torresani - Fonte: Il Timone, gennaio 2015

I Savoia, prima come conti, poi duchi e infine come re di Sardegna, sono stati presenti in Piemonte per quasi mille anni. Reggevano uno Stato cuscinetto per tenere distanti due grandi potenze: Francia e Impero tedesco. Hanno assolto tale funzione adottando l'alleanza col maggiore offerente, acquistando un territorio sempre più esteso ed armando sempre un esercito superiore alle loro finanze, da impiegare oculatamente, per intimorire l'avversario.
La storia di quella famiglia conosce alcuni casi di santità, a preferenza tra le donne, perché venivano educate con rigore morale, mentre gli uomini dovevano essere rudi soldati, coi relativi usi e costumi.
La rivoluzione francese rischiò di travolgere i Savoia. Furono sconfitti da Napoleone e il re trovò rifugio in Sardegna, difeso dalla flotta di Nelson. Il Piemonte corse il rischio di esser trasformato in un dipartimento francese: solamente la vittoria dell'ultima coalizione antifrancese riportò Vittorio Emanuele I a Torino. Qui giunto, allontanò da corte coloro che si erano compromessi col governo francese, ma le terre confiscate agli enti ecclesiastici rimasero ai nuovi proprietari.
Purtroppo, nessun re di casa Savoia risultò una mente superiore e così andò sprecato un tesoro immenso, la fedeltà dei loro sudditi. Fra tutte le opzioni politiche allora discusse per unificare l'Italia, il modello federativo suggerito da Antonio Rosmini, che era il migliore, fu sciupato da Carlo Alberto. Nel 1847, il papa Pio IX inviò Mons. Corboli Bussi in missione a Firenze, Modena, Parma e Torino, proponendo l'Unione Doganale tra quegli Stati, a somiglianza di quanto era avvenuto per lo Zollverein tedesco, preludio dell'unificazione politica. La missione ricevette risposta positiva ovunque, meno che a Torino. Qui ormai prevalevano venti di guerra.

UN ANTICLERICALISMO MONTANTE
Durante la Prima guerra del Risorgimento i liberali si scoprirono antigesuiti, anticlericali, desiderosi di uscire da ogni tutela ecclesiastica. Fu decisa la cacciata dei Gesuiti (una ventina) e la chiusura delle loro scuole, comprese quelle dei "gesuitanti" come le Dame del Sacro Cuore. A Chambery, in Savoia, esse avevano una scuola superiore femminile, frequentata anche da alunne francesi e svizzere. I deputati della Savoia che lamentavano, in caso di chiusura, l'assenza completa di istituti analoghi in grado di sostituirla, si sentirono dire dal ministro: "Meglio nessuna scuola piuttosto di una scuola di gesuitanti".
Don Bosco, nel 1848, notò tra i suoi ragazzi un crescente bellicismo con fioritura di esercizi militari, marce, odio al nemico e dovette prodigarsi perché quei sentimenti non distruggessero il suo lavoro. Per poco tempo don Bosco ritenne possibile favorire un qualche partito che si ponesse a difesa dei valori cattolici, ma quando percepì la disunione esistente tra i cittadini dichiarò di aderire al "partito del Papa" nel senso di obbedire a principi religiosi non legati a partiti. Avendo bisogno di tutti non poteva schierarsi per alcuno.

LA PROFEZIA DI DON BOSCO
La Prima guerra del Risorgimento terminò col disastro di Novara nel febbraio 1849, l'abdicazione di Carlo Alberto e la successione di Vittorio Emanuele Il.
Ben presto si fece luce il liberalismo del Cavour, dapprima come ministro di Commercio e Agricoltura, poi dal 1852 come primo ministro. Cavour decise di appiattire la politica piemontese su quella d'Oltralpe: perciò riforme liberali, investimenti in infrastrutture come strade, porti, ferrovie, telegrafo. Nel 1855 il Cavour prese a pretesto la necessità di ridurre la voce del bilancio statale riservata al culto. Perciò, unilateralmente, decise la confisca di metà del patrimonio ecclesiastico presente nel Regno, di venderlo e col ricavato costituire un fondo dal quale attingere per le future necessità del culto. Il re Vittorio Emanuele II pensava che fosse un buon affare. Don Bosco ebbe una delle sue premonizioni e fece sapere al re di aver sognato un valletto che annunciava tristemente: «Grandi funerali a corte» e supplicò perciò il Sovrano «che pensasse a regolarsi in modo da schivare i minacciati castighi, e di impedire a qualunque costo quella legge», e gli fece sapere che chi ruba alla Chiesa non arriva alla quarta generazione. Non fu ascoltato e, durante la discussione della legge, la famiglia del re fu colpita da quattro lutti: in poco tempo morirono la moglie del re col figlio di otto giorni, la madre e l'unico fratello.

LO STATO È TUTTO, LA CHIESA È NIENTE
La Seconda guerra d'indipendenza fu il capolavoro del Cavour che con l'intervento francese trovò l'unico modo per sconfiggere l'Austria. Furono acquisite la Lombardia, i Ducati padani, le legazioni di Romagna e il Granducato di Toscana. Seguì la conquista del resto d'Italia con Garibaldi in Sicilia e l'esercito piemontese che lo ferma a Napoli, rimandando a più tardi la presa di Roma.
Il governo italiano diceva di praticare la nota politica di Cavour «libera Chiesa in libero Stato», ma nei fatti si riteneva erede degli Stati preunitari che avevano esercitato il diritto di placet e di veto per le nomine episcopali. Molte diocesi erano senza vescovo perché o defunto o scacciato. Bastava aver detto mezza parola o scritto una riga critica nei confronti della nuova realtà politica per venire esclusi dalla nomina a vescovo.
Don Bosco fu inviato da Pio IX nelle diocesi sprovviste di vescovi per cercare candidati all'episcopato. Dopo aver effettuato l'inchiesta canonica, quei nominativi venivano portati al Ministro degli interni che effettuava la propria indagine e finalmente si poteva nominare il vescovo. Insomma, la Chiesa aveva la libertà del girarrosto che può solo presentare alla fiamma la parte non ancora ben rosolata. Il De Sanctis spiegava che in quel momento il motto di Cavour andava interpretato nel senso che «lo Stato è tutto e la Chiesa niente».

LA PROFEZIA SI COMPIE
Il papa Leone XIII volle edificare un tempio votivo nei pressi della stazione Termini, con la stessa funzione del Sacro Cuore di Parigi. I costruttori fecero il riccio della spesa e fermarono i lavori annunciando che i denari erano finiti. Il cardinal Nina suggerì al Papa di affidare il completamento dell'edificio a don Bosco, giudicato un imprenditore che non si faceva imbrogliare. Dovette compiere due viaggi a Parigi e uno a Barcellona per trovare il denaro necessario. La chiesa fu portata a termine e don Bosco poté celebrare una Messa di ringraziamento nel corso della quale molte volte si commosse fino al pianto, rievocando le tappe del cammino che la Provvidenza gli aveva riservato.
Ancora adesso i Salesiani curano l'avviamento professionale di giovani sottratti alla strada per munirli di solide competenze lavorative e di un orientamento cristiano alla vita.
I Savoia, invece, fecero le guerre coloniali, poi la Prima guerra mondiale a seguito di un colpo di Stato del sovrano; poi, con un secondo colpo di Stato, scelsero Mussolini come primo ministro che procurò loro l'Impero d'Etiopia e il regno di Albania e infine lo scacciarono. Vittorio Emanuele III non imitò il trisnonno Carlo Alberto e non si dimise nel 1943. Quando lo fece, nel 1946 era troppo tardi e il 2 giugno il referendum scelse la repubblica: Umberto II, il re di maggio, andò in esilio.
Era la quarta generazione dei Savoia in Italia: la profezia di don Bosco così si adempiva del tutto.

Nota di BastaBugie: per ulteriori informazioni sulla Rivoluzione Italiana, vai al link seguente.

INTERVISTA AD ANGELA PELLICCIARI SUL RISORGIMENTO ANTICATTOLICO
La farsa del proclamare quella cattolica come la religione di stato (ecco il video che smonta in modo efficace tutte le bugie che ci hanno raccontato su Cavour, Garibaldi, Mazzini, ecc.)
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DOSSIER "SAN GIOVANNI BOSCO"
Il santo educatore dei giovani

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Fonte: Il Timone, gennaio 2015

5 - PROPOSTA LA BEATIFICAZIONE DI GRUPPO PER 80 PRETI UCCISI DAI PARTIGIANI COMUNISTI TRA IL 1944 E IL 1946
Dopo Rolando Rivi, ucciso in odio alla fede, il ''Timone'' propone una beatificazione di gruppo nel 70esimo della Liberazione
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 23/04/2015

«Questi sono i nostri beati». È questa l'ambiziosa "proclamazione" che il mensile di apologetica cattolica Il Timone propone ai lettori in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione. Un dossier accurato e coraggioso, quello del mese di Aprile, in cui si affronta partendo dalla storia del beato Rolando Rivi, ucciso dai partigiani comunisti in odio alla fede sul finire della seconda guerra mondiale, le storie degli altri preti uccisi dalla violenza rossa. E ci si chiede che fare della loro memoria adesso che la Chiesa, con la beatificazione del seminarista martire, ha sancito che nel biennio '44-'46 si moriva in odium fidei.
È nato così un dossier di 12 pagine nel quale raccontare le storie degli oltre 80 preti uccisi dai partigiani la cui morte può essere attribuita a odio politico religioso. L'ambizione, spiega già nel titolo il mensile è chiara: «Proporre la beatificazione collettiva: saranno i nostri martiri del Triangolo della morte».

150 PRETI UCCISI DALLA VIOLENZA ROSSA
L'operazione è trasparente: «Dei 150 preti uccisi dalla violenza rossa, nel clima di vendette e ritorsion, un buon numero trovò la morte perché apertamente simpatizzante del Regime fascista e dunque compromesso, anche se un prete ucciso, da una parte o dall'altra, porta sempre dietro di sé un aberrante sacrilegio. Pochi cadono vittime di errori e vendette personali per questioni banali: eredità, prestiti etc...». «Ma c'è un numero – fa notare la rivista – che una ricerca storica degna di tal nome deve incaricarsi di definire in maniera scientifica e che attualmente si aggira sulle 70-80 unità che trova la morte in un contesto ideologico-politico».
In sostanza, secondo quanto ricostruisce il Timone, furono uccisi perché tenacemente anticomunisti. Avevano capito che mentre si combatteva la guerra di Liberazione le formazioni marxiste stavano utilizzando quel vasto movimento insurrezionale in vista di un'imminente rivoluzione comunista. Si tratta per lo più di preti emiliani e friulani, uccisi perché dal pulpito condannavano non solo le aberrazioni della guerra, ma anche l'ideologia marxista che ispirava i princìpi di molte brigate partigiane.
Il dossier si avvale di testimonianze di preti scampati ad agguati che erano finiti nella lista nera, come quella di don Raimondo Zanelli, oggi 85enne. Ma anche di documenti, tra cui lettere e diari, in cui viene mostrata la pianificazione strategica della caccia al prete da parte dei partigiani comunisti che non accettavano un disimpegno nella causa della Resistenza da parte di quei preti che non condividevano le impostazioni ideologiche delle Brigate Garibaldi.

STORIE DI RELIGIOSI
Ma la parte centrale del dossier racconta le storie di religiosi il cui ricordo oggi rischia di perdersi defintivamente con la morte degli ultimi testimoni. Da don Luigi Lenzini, la cui causa di beatificazione è già a Roma a don Umberto Pessina, ucciso per il suo zelo anticomunista e sulla cui morte la giustizia ha detto una parola definitiva solo 40 anni dopo aver vinto la cortina di fumo del Pci che conosceva i veri assassini e lasciò condannare un innocente. Ma c'è anche don Francesco Bonifacio, il santo degli infoibati. Senza dimenticare le storie di don Augusto Galli, ucciso perché nella lista nera e infamato successivamente con l'attribuzione di un'amante, e don Giuseppe Iemmi, che dal pulpito condannò l'uccisione di un fascista e venne freddato dai partigiani.
Le accuse per coprire quelle uccisioni venivano sempre giustificate attraverso un canovaccio che molto spesso ha retto alla prova degli anni anche per l'assenza di rigorosi processi giudiziari. Per alcuni lo spionaggio ai nazifascisti, per altri l'infamia di un'amante, per altri ancora l'attività anti-resistenziale o anche solo aver ospitato in canonica un fascista in fuga. Accuse politiche dunque. Ma come fa notare don Nicola Bux nel suo contributo, «per diminuire la portata del sacrificio dei cristiani fin dai tempi di Gesù, si è cercato di giustificare le uccisioni per motivi politici e non per odium fidei. In realtà le due cause si fondono perché l'amore per la Patria è una virtù cristiana e perché nel sangue dei sacerdoti uccisi anche di quelli di cui non si conosce neppure il nome è presente una teologia della persecuzione che ha sempre accompagnato la vita della Chiesa».

I PARTIGIANI BIANCHI
Ma c'è anche un aspetto che a 70 anni merita di essere ricordato: è la straordinaria avventura dei partigiani bianchi, cattolici, che morirono gridando "Viva Cristo Re" e che a differenza dei partigiani comunisti – come spiega lo storico Alberto Leoni – «agivano nel rispetto della popolazione civile». Si fanno largo le storie di Giuseppe Cederle o Aldo Gastaldi "Bisagno", ma anche di Franco Balbis. E non possono mancare le vicende epiche dei partigiani uccisi da altri partigiani, come il caso del comandante cattolico della Sap di Reggio Emilia Mario Simonazzi "Azor" i cui assassini, certamente partigiani, non vennero mai trovati. A indagare sulla sua morte una figura straordinaria di cattolico, partigiano e giornalista: Giorgio Morelli, che diede vita ad un'avventura editoriale con la Nuova Penna, nella quale per primo denunciò le uccisioni ad opera dei partigiani comunisti nel Triangolo della morte. Per questo suo impegno venne fatto oggetto di un agguato e morì per le conseguenze dello sparo poco tempo dopo. Anche lui un martire del Triangolo rosso.

Nota di BastaBugie: per approfondire la storia del Beato Rolando Rivi clicca qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2958

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 23/04/2015

6 - EFFETTUATO IN INGHILTERRA IL PRIMO TRAPIANTO DA CADAVERE? NON ESATTAMENTE...
In realtà è un prelievo illegale di organo da persona in arresto cardiocircolatorio da 2-5 minuti, cioè potenzialmente ancora viva
Fonte Corrispondenza Romana, 09/04/2015

Ha destato scalpore la notizia del primo trapianto di cuore prelevato da un donatore "cadavere".
E' accaduto al Papworth Hospital del Cambridgeshire nel Regno Unito, dove ad un uomo di sessant'anni è stato trapiantato un cuore non battente prelevato da un uomo dichiarato deceduto. I chirurghi dell'ospedale britannico hanno posto il cuore fermo da alcuni minuti in una teca con una soluzione conservante, in un ambiente caldo con un circuito sterile di sangue che ne ha riattivato il battito; in pratica, una sorta di "ricondizionamento" dell'organo vitale che consente, secondo i medici, di far aumentare il numero di organi disponibili al trapianto di circa il 30-40%. Si tratta di una tecnica ancora in fase di sperimentazione e messa a punto che tuttavia suscita grandi speranze nella comunità scientifica internazionale.
E' bene ricordare che finora era possibile trapiantare solamente cuori ancora in funzione da pazienti dichiarati in stato di morte cerebrale, dal momento che gli organi fermi non ricevono più ossigeno e pertanto si deteriorano molto rapidamente.
Sappiamo anche come lo standard di accertamento neurologico della cosiddetta morte cerebrale susciti non poche perplessità, in relazione al fatto che si tratta di un criterio di accertamento della morte affatto oggettivo che ha preteso superare quello oggettivo della cessazione di tutte le funzioni vitali di un organismo umano all'unico scopo di aprire il mercato della donazione-espianto di organi vitali.
La possibilità di prelevare organi non in funzione sembrerebbe dunque eliminare, tra l'altro, i problemi etici legati all'espianto di organi vitali da persone ancora in vita; tuttavia i conti non tornano: notizie del genere, come quella del trapianto di un cuore fermo, vengono date in pasto all'opinione pubblica in modo molto superficiale senza i necessari chiarimenti tecnico scientifici che un avvenimento del genere dovrebbe richiedere.
Infatti, i media parlano di donazione a cuore fermo o di donazione da cadavere quando in realtà si tratta di prelievo di organo vitale da una persona in arresto cardiocircolatorio da 2-5 minuti, ossia da persona presumibilmente ancora in vita. Tale tecnica sembra si stia sperimentando, per lo più in maniera illegale, già da qualche anno anche in Italia proprio per acquisire un maggior numero di organi. In sostanza, il cuore od il polmone che non si vuole far funzionare nel legittimo proprietario lo si fa funzionare nel ricevente, in barba alla tanto reclamizzata resusitation cardiopolmonare, ossia la sempre più affinata tecnica della rianimazione polmonare in seguito ad arresto cardiocircolatorio.
In altri termini, laddove non arriva l'assurda invenzione dello standard neurologico della morte cerebrale per incrementare il business dei trapianti, subentra quella altrettanto assurda del prelievo da persona in arresto cardiaco ma con cervello vivo...

Nota di BastaBugie: per approfondire l'argomento della morte cerebrale ecco tre articoli pubblicati da BastaBugie (clicca su quello che interessa):
DONARE GLI ORGANI? CI VUOLE PRUDENZA (CHE FA RIMA CON SCIENZA)
Considerazioni sulla morte cerebrale dopo l'articolo dell'Osservatore Romano
di Roberto De Mattei
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=872
L'OSSERVATORE ROMANO ROMPE IL TABÙ SULLA MORTE CEREBRALE
I segni della morte. A quarant'anni dal rapporto di Harvard
di Lucetta Scaraffia
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=871
GLI INTERESSI CHE SONO DIETRO LA DEFINIZIONE DI MORTE CEREBRALE
Intervista al professor Paul Byrne: morte cerebrale... o eutanasia?
di Veronica Rasponi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1473

Fonte: Corrispondenza Romana, 09/04/2015

7 - FRANCIA: QUATTRO PASSI VERSO IL BARATRO
Il governo spinge verso più aborti, prelievo di organi senza consenso dei familiari, liberalizzazione della droga e della contraccezione per i minori
Autore: Giuseppe Brienza - Fonte: La Croce, 07/04/2015

La scorsa settimana è stata presentata all'Assemblea nazionale francese una riforma radicale (in tutti i sensi) del sistema sanitario nazionale, voluta dal ministro della salute in carica, la socialista Marisol Touraine. Sono molti i punti ispirati dai "falsi miti del progresso" di questo ampio disegno di legge che, giustamente, ha destato non poche preoccupazioni nei vescovi d'Oltralpe. In particolare sono quattro le misure contenute nel testo che rischiano di deteriore ulteriormente il tessuto sociale della Francia e, soprattutto, della condizione delle famiglie e dei giovani.
In primo luogo l'abolizione del "periodo di riflessione" previsto dall'attuale legge sull'aborto in Francia (introdotta nel 1974), finora necessario prima di potere chiedere l'"interruzione" della gravidanza. Poi l'eliminazione dell'obbligo della consultazione dei familiari di una persona deceduta per la donazione di organi, l'introduzione in via sperimentale delle cosiddette "camere del buco" per tossicodipendenti (cioè la "droga di Stato") e, infine, la liberalizzazione della "contraccezione di emergenza" (in pratica l'aborto chimico) per i minori.

1) IL RISCHIO DI BANALIZZARE ANCORA DI PIÙ L'ABORTO
Sulla prima misura, approvata dalla Commissione Affari Sociali di Parigi, i vescovi francesi hanno rilevato in una nota come l'abolizione del periodo propedeutico alla richiesta dell'aborto, che fu pensato originariamente per tentare di rimuoverne le cause e dissuaderne la donna dalla realizzazione (anche se in pratica, come in Italia, tutto ciò è rimasto lettera morta), non fa che contribuire alla banalizzazione dello stesso. L'aborto a richiesta, infatti, non farebbe che rafforzare una «concezione riduttiva della dignità umana» facendo del «bambino non nato un semplice oggetto di cui si può disporre liberamente e sottraendo alla donna in gravidanza gli strumenti per potere esercitare veramente la sua libertà di coscienza».

2) LA DONAZIONE, GESTO CONSAPEVOLE E VOLONTARIO: NO AL CORPO "CAVA DI ORGANI"
Anche la riforma delle norme sulla "donazione" di organi rappresenterebbe per i presuli francesi un passo indietro. La legge attualmente in vigore in Francia prevede infatti che, qualora una persona defunta non abbia espresso la sua volontà circa la donazione dei suoi organi dopo la morte, i medici debbano consultarsi con i familiari per ottenerne il consenso. L'abolizione di questa procedura per consentire più trapianti – affermano i vescovi nella nota pubblicata negli scorsi giorni – rappresenterebbe una «pura e semplice negazione della libertà ultima che spetta al defunto e alla sua famiglia» e, paradossalmente rischierebbe di creare maggiore ostilità alla donazione di organi, un gesto di generosità ma in quanto espressione di libera scelta. Con il "prelievo tacito" e senza il consenso dei familiari, hanno affermato giustamente i presuli, il corpo umano è ridotto a una mera "riserva di organi".

3) LA SCONFITTA DELLA SOCIETÀ: LE "CAMERE DEL BUCO"
Forti perplessità suscita anche l'introduzione, sia pure in via sperimentale, delle cosiddette "camere del buco". Il pericolo infatti – affermano i vescovi nella loro nota – è di banalizzare e incoraggiare, anziché contenere il consumo di stupefacenti. Il Governo, secondo la Chiesa francese, dovrebbe puntare piuttosto sulla prevenzione, sulla cura e sull'accompagnamento dei tossicodipendenti e delle loro famiglie.

4) NO ALLA LIBERALIZZAZIONE DELLA CONTRACCEZIONE DI EMERGENZA PER I MINORI
Infine, la modifica alle norme sulla "contraccezione di emergenza" dei minori, che in pratica toglierebbe qualsiasi voce in capitolo agli adulti, non solo acuirebbe la "mentalità contraccettiva" tra i giovani, ma darebbe il definitivo via libera ad una pratica gravemente (anche perché, talvolta, inconsapevolmente) abortiva.

 "LA GLOBALIZZAZIONE E LA FINE DEL SOCIALE. PER COMPRENDERE IL MONDO CONTEMPORANEO"
Non stupisce che il ministro promotore di cotanta "riforma sanitaria" sia la figlia del noto sociologo francese, amato dai progressisti di tutto il mondo e radical chic vari (qualcuno anche cattolico), Alain Touraine, cioè il teorico della "globalizzazione e la fine del sociale" (è questo il titolo del suo ultimo libro, pubblicato nel 2012). Il ministro della Salute di Parigi, negli scorsi mesi, era stata paladina della "crociata" anti-fumo fra i giovani, ai quali invece si apparecchia l'aborto e la definitiva auto-demolizione con la "droga di Stato". Marisol, nel settembre scorso, aveva annunciato a gran voce l'introduzione nel mercato di pacchetti di sigarette bianchi, senza logo. Nessun segno distintivo apposto sui pacchetti, che dovranno avere involucri tutti uguali, con la stessa taglia, lo stesso colore e la stessa grafica, indipendentemente dalla marca, per essere meno attraenti soprattutto tra i giovani. Il modo d'intendere la loro dignità e la società nella quale sono stati chiamati a vivere, però, non sembra molto diversa dal modo in cui la Touraine vorrebbe fossero i pacchetti di sigarette. I francesi, e noi Italiani verso i quali la riforma subito dopo sarà scagliata se passerà in Francia, iniziamo a scongiurare per i nostri figli e nipoti un futuro, come cantava Gaber, da "polli da allevamento".

Fonte: La Croce, 07/04/2015

8 - NEGLI USA RIMOSSO UN VESCOVO PER AVER COPERTO ABUSI... MA E' TUTTO FALSO!
Il sacerdote della diocesi di Kansas City era depresso, ma non ha mai sfiorato un bambino e infatti non è mai stato oggetto di denunce da parte di nessun genitore
Fonte No Cristianofobia, 23/04/2015

I giornali di tutto il mondo, compresi quelli italiani, lo hanno accusato di pedofilia. Eppure lui non ha mai commesso abusi sessuali, non ha mai molestato, né tanto meno sfiorato minori. Non gli è mai stato trovato alcunché di compromettente. Non è mai stato oggetto di denunce. Ciò nonostante, oggi mons. Robert W. Finn, 62 anni, Vescovo di Kansas City-St. Joseph è stato rimosso dalla "Chiesa della misericordia" «in conformità al canone 401, comma 2 del Codice di Diritto Canonico» ovvero «per grave causa», avendolo ritenuto non più «in grado di svolgere il proprio ufficio». O meglio: per esser più precisi, tecnicamente papa Francesco avrebbe soltanto accolto le sue dimissioni, lo scorso 21 aprile. Dimissioni, tuttavia, presentate dopo esser stato «vivamente invitato a rassegnarle», come riportato sull'agenzia LifeSiteNews. Già la decisione del Vaticano di sottoporre mons. Finn ad indagine ha sorpreso molti: numerosi sono infatti coloro, anche ai piani alti della gerarchia, lasciati al proprio posto, nonostante debbano o abbiano dovuto affrontare accuse pesanti, anche nel campo della morale sessuale. Ma tant'è. Ora mons. Finn, pur restando Vescovo, è stato privato della sua Diocesi. Una vicenda, che ricorda quella analoga patita da mons. Rogelio Ricardo Livieres Plano, pure «esonerato» dalla guida della Diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay.

OMESSA DENUNCIA?
Quale grave causa, dunque, avrebbe reso inadatto il Vescovo di Kansas City-St. Joseph? Un gran giurì della contea gli ha contestato l'omessa denuncia di un suo prete, padre Shawn Ratigan, finito nei guai per alcune foto trovate sul suo computer, definite dalla stampa ora pornografiche, ora addirittura pedopornografiche. Per queste immagini don Ratigan è stato arrestato e condannato a 50 anni di carcere. Il Vescovo, secondo l'accusa, avrebbe contattato troppo tardi le autorità per segnalare la situazione, benché avesse chiesto già una valutazione psichiatrica sul sacerdote. Valutazione, che lo trovò depresso, non pedofilo. E benché fosse stata già avviata in Diocesi un'indagine indipendente. Avrebbe potuto agire più tempestivamente? Mons. Finn, già nel maggio 2011, chiese scusa per questo, ma nel 2012 venne comunque condannato a due anni di libertà vigilata. Eppure - lamenta Bill Donohue, presidente della Catholic League - «nessun bambino è mai stato sfiorato o abusato e nessun padre ha mai sporto denunce per molestie ai danni della propria figlia». Ed ha concluso: «Ringraziamo mons. Finn per aver ripulito il brutto pasticcio, che aveva ereditato. Per chiunque gli succeda, il lavoro ora sarà molto più facile». Strano. Molto strano. Qui suona un campanello d'allarme. Quale brutto pasticcio?
Mons. Finn era da molto tempo nel mirino della Sinistra americana e dell'ala progressista della Chiesa per gli sforzi profusi nel promuovere la Dottrina della Chiesa e la Tradizione. Fu tra i primissimi ad incoraggiare la celebrazione della S.Messa tridentina già ai tempi di Giovanni Paolo II, in applicazione della lettera circolare Quattuor abhinc annos.
Sin dal suo ingresso in Diocesi, nel 2005, mons. Finn fu reso oggetto di attacchi sempre più al vetriolo per aver subito introdotto in loco significativi cambiamenti di rotta, modificato incarichi e programmi. Sotto la sua guida, la Diocesi ha conosciuto un'esplosione di vocazioni sacerdotali, ha aperto la causa di canonizzazione di una religiosa e supervisionato la costruzione di due nuove chiese. Il 15 marzo 2010 provocò un nuovo mal di pancia al mondo catto-progressista, accogliendo, nell'antico Oratorio cattolico di San Patrizio, la promessa solenne secondo il rito tridentino di dieci novizie della famiglia benedettina di Maria, Regina degli Apostoli, consacratesi a Dio con la professione dei voti perpetui.

RIMUOVERE L'AGGETTIVO CATTOLICO
Ancora: nel 2013 intimò al National Catholic Reporter, testata di punta del catto-progressismo americano, di «rimuovere l'aggettivo 'cattolico' dal proprio titolo», essendo «tutto tranne» che questo. Il giornale, infatti, condannava apertamente la Dottrina della Chiesa su temi quali l'ordinazione femminile, la morale sessuale, la contraccezione artificiale; inoltre, diffondeva «teologie dissidenti», tali da respingere - dichiarò mons. Finn - «dichiaratamente ed in più punti quanto stabilisce il Magistero». Una curiosità: il Reporter è stato, guarda caso, proprio tra coloro che per primi chiesero la testa del prelato, mostrandosi anzi scocciato per il fatto che ancora non si fosse dimesso. Anche questo è molto strano.
«E' stato un onore ed una gioia per me servire in mezzo a tanta brava gente di fede», ha scritto mons. Finn in un messaggio di commiato, apparso sul sito web della sua (ormai) ex-Diocesi: «Invito a cominciare sin d'ora a pregare per il prossimo Vescovo di Kansas City-St. Joseph, chiunque sia colui che Dio vorrà chiamare». Il Pontefice ha temporaneamente nominato amministratore apostolico, sino all'arrivo del successore, l'Arcivescovo Joseph Naumann.
Ma non tutti cantano col coro: Madre Cecilia, priora delle monache benedettine di Maria Regina degli Apostoli, ritiene che il pensiero di mons. Finn sia stato completamente travisato dalla campagna mediatica sferrata contro di lui: «Il nostro Vescovo è un uomo che ispira fede, santità ed un grande zelo per le cose di Dio - ha dichiarato all'agenzia LifeSiteNews - Mi si spezza il cuore all'idea che tante persone conoscano di lui soltanto quel che sentono dalle urla dei media e delle agenzie di stampa, scagliatesi sin dall'inizio contro di lui per mero pregiudizio. Dieci anni fa mons. Finn è stato gettato in mezzo ad una Diocesi da tutti conosciuta come focolaio di eterodossia e dissenso. Subito introdusse necessari ed importanti cambiamenti: coloro ai quali tutto ciò ha provocato qualche dispiacere, non hanno dimenticato, né perdonato». Il che fa scattare l'ennesimo campanello d'allarme: il sospetto cioè che, in realtà, l'intera vicenda possa acquisire il sapore amaro della vendetta.
Nonostante la campagna diffamatoria scatenata nei confronti del Vescovo, Madre Cecilia ha notato su LifeSiteNews come egli abbia persistito e proseguito la propria opera con umiltà e fedeltà alla Chiesa: «Il nostro Vescovo ha sopportato e sofferto tanto in questi anni - ha dichiarato - Continuo ad esser stupita ed affascinata dalla sua umiltà, dalla sua carità e dalla sua paziente rassegnazione in mezzo ad attacchi implacabili». Dall'esterno, ma soprattutto dall'interno.

DOSSIER "SACERDOTI ALLA GOGNA"
Accusati ingiustamente, poi assolti

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Fonte: No Cristianofobia, 23/04/2015

9 - OMELIA V DOMENICA DI PASQUA - ANNO B (Gv 15,1-8)
Senza di me non potete far nulla
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 3 maggio 2015)

Domenica scorsa, Gesù si è paragonato al Buon Pastore che dà la vita per le sue pecorelle, che le ama e che da esse è amato; oggi Egli usa un'altra immagine molto bella: quella della vite, alla quale sono uniti i tralci. Egli è la vite, noi siamo i tralci. L'immagine è molto semplice e piena di profondi significati. Vediamo ora di trarre da questa stupenda pagina del Vangelo degli insegnamenti per la nostra vita spirituale.
Prima di tutto impariamo l'importanza di vivere sempre uniti a Gesù. Siamo uniti a Gesù quando viviamo in Grazia di Dio, quando in noi non regna il peccato mortale. Sappiamo dal Catechismo che con il peccato mortale noi perdiamo la Grazia che è il bene più prezioso, più prezioso della nostra stessa vita. Per questo motivo, i Santi avrebbero desiderato mille volte morire piuttosto che perdere l'amicizia con Dio.
Anche se ci capitasse questa sventura, con animo pentito, ricorriamo al sacramento della Confessione, il quale, cancellando i nostri peccati, ci ridona il bene inestimabile della Grazia divina. Staccandoci da Gesù con il peccato, noi saremo come un tralcio strappato dalla vite e destinato a seccarsi.
Siamo uniti a Gesù, in maniera particolare, quando viviamo in profonda amicizia con Lui, coltivando bene la nostra vita di preghiera. La preghiera non dovrebbe lasciarci mai, fino a diventare il respiro della nostra anima. Nel corso della nostra giornata, tra le varie preghiere, non dovrebbe mai mancare un intimo colloquio con il Signore, da prolungare il più possibile, magari anche durante le nostre occupazioni. Il momento d'oro di questo colloquio sarà quello della Comunione eucaristica, quando Gesù è nel nostro cuore. Gesù è la sorgente della vita, e quanto più saremo uniti a Lui, tanto più si riverserà su di noi la Vita divina di Colui che ci ha redenti.
Dobbiamo essere dei "tralci viventi" di questa vite: in tal modo porteremo molto frutto. Gesù lo dice chiaramente: «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Questa precisa e secca dichiarazione: «senza di me non potete far nulla» non ha bisogno di molti commenti. È di una tale importanza e di una tale gravità da non lasciare alcun dubbio sull'assoluta necessità per l'uomo di rimanere in grazia di Dio. Come ad un tralcio staccato dalla vite è impossibile far frutto, così, e molto di più, ad un'anima separata da Gesù a causa del peccato, non è possibile riuscire a far qualcosa di meritorio per la Vita eterna, qualcosa per cui il Padre Celeste si compiaccia.
Da questa considerazione deve nascere in cuor nostro una profonda umiltà: da soli siamo proprio una nullità. Bisogna rimanere stabilmente in Lui, in uno stato permanente di grazia. Gesù ci dice: «Rimanete di me e io in voi» (Gv 15,4). Questo rimanere in Lui viene indicato come premessa e condizione di una vita fruttuosa, colma di una profonda gioia. Come il ramo pieno di frutti maturi si abbassa a terra fino quasi a spezzarsi per il gran peso, così il cristiano unito a Gesù dovrebbe giungere alla sua maturità cristiana così colmo di frutti spirituali e di buone opere, da consumarsi lentamente per amore. Certo non mancheranno i sacrifici, ma non mancherà neppure la gioia di aver raggiunto lo scopo per cui siamo stati creati.
Affinché possiamo portare più frutto, il vignaiolo, ovvero il Padre Celeste, opererà nella nostra vita delle potature: «Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Gv 15,2). Queste potature sono le inevitabili prove della vita, le sofferenze, gli insuccessi. Apparentemente queste prove ci privano di qualsiasi frutto; ma, a lungo andare, ci donano una messe abbondantissima. Chi ama il Signore non si meraviglia della sofferenza, ma la sa valorizzare in vista di un amore più puro e di un frutto più grande.
Se l'anima si mantiene fedele anche in mezzo alla prova, verrà poi il tempo del raccolto, e sarà tempo di gioia e di consolazione. Se l'anima si mantiene generosa con Dio anche nel tempo della sofferenza, il Signore esaudirà poi ogni sua supplica, secondo la promessa fatta da Gesù nel Vangelo: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto» (Gv 15,7).
Lo scopo per cui siamo stati creati è quello di portare frutti abbondanti e di amare, come ci dice san Giovanni nella seconda lettura di oggi, «con i fatti e nella verità» (1Gv 3,18). E questo lo realizzeremo solo se rimarremo uniti a Gesù, come il tralcio è unito alla vite.
La Madonna, Madre nostra tenerissima, ci unisca sempre di più al Figlio suo diletto.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 3 maggio 2015)

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