BastaBugie n�402 del 20 maggio 2015
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DODICENNE ISLAMICO AGGREDISCE RAGAZZINA PERCHE' INDOSSA IL CROCIFISSO: ''TOGLILO O TI PICCHIO''
Per la preside è un normale screzio tra adolescenti... e casomai a provocare è stata la ragazzina cattolica che esibendo il crocifisso ha esasperato il suo compagno
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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QUELLO CHE L'EXPO NON DICE: E' STATA LA CHIESA A RIEMPIRCI DI DELIZIE DA GUSTARE E BELLEZZE DA GODERE
Per gli uomini il cibo non è la mera risposta materiale a un bisogno fisiologico, come per gli animali, ma è un fatto eminentemente culturale (e spirituale)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
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AGGREDITO A ROMA AL GRIDO DI ''OMOFOBO, FASCISTA, INTEGRALISTA!'' SOLO PERCHE' INDOSSAVA LA MAGLIETTA DELLA MANIF CON UN PADRE, UNA MADRE E I FIGLI
L'aggressore: ''Io sono gay, non sopporto queste magliette e picchio chi le indossa''... Provate a invertire le parti e immaginarvi le reazioni di giornalisti e politici
Autore: Vito Salinaro - Fonte: Avvenire
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I FONDAMENTI DELLA VITA SPIRITUALE: LA PREGHIERA E IL PADRE SPIRITUALE
La familiarità con il Signore trasfigura ogni gesto che facciamo anche durante le faccende domestiche o il lavoro in ufficio
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Timone
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LA SCIENZA AFFONDA LE RADICI NEL MEDIOEVO
I grandi progressi scientifici moderni non derivano dal taglio netto con il passato e la Chiesa, ma al contrario si avvalgono delle fondamenta gettate nei secoli precedenti
Autore: Yuri Buono - Fonte: La Croce
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CHI C'E' DIETRO LE SENTINELLE IN PIEDI?
Ecco perché non rilasciamo interviste, non partecipiamo a trasmissioni televisive, né interveniamo in dibattiti radiofonici
Fonte: Sentinelle in Piedi
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SBANDAMENTI CARDINALIZI IN ATTESA DELL'ENCICLICA DEL PAPA SULL'AMBIENTE
Il cardinale Maradiaga porta come prova del riscaldamento globale l'impressione di un tassista, ma sono le solite bufale
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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STIAMO DIVENTANDO DEGLI ORCHI MANNARI
Dopo i libri con le favole gay, ecco il libro che promuove l'aborto tra i bambini
Fonte: Notizie ProVita
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OMELIA PENTECOSTE - ANNO B - (Gv 15,26-27;16,12-15)
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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DODICENNE ISLAMICO AGGREDISCE RAGAZZINA PERCHE' INDOSSA IL CROCIFISSO: ''TOGLILO O TI PICCHIO''
Per la preside è un normale screzio tra adolescenti... e casomai a provocare è stata la ragazzina cattolica che esibendo il crocifisso ha esasperato il suo compagno
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-05-2015
Dopo il caso di Conselice [leggi in fondo all'articolo, N.d.BB], ecco Terni. Dopo gli insulti alla processione della Madonna ecco l'aggressione a una ragazzina di 12 anni da parte di un suo compagno di classe che non sopportava il crocifisso che portava al collo. In entrambi i casi protagonisti sono ragazzini islamici. A Terni l'aggressione è avvenuta all'uscita di una scuola media nel quartiere periferico di San Giovanni mentre la ragazzina, già fatta segno dell'ostilità del suo compagno di classe senegalese, camminava insieme a sua madre: «Mi ero accorta che ci stava seguendo - ha raccontato la ragazzina a Repubblica - e mia madre mi diceva di non guardarlo. Poi all'improvviso è corso verso di me e mi ha dato una gomitata alla schiena, una specie di colpo di karatè. Io sono caduta in avanti, mi sono messa a piangere». Poi ha provato a strapparle il crocifisso dal collo, bloccato immediatamente dalla madre della ragazza, poi medicata in ospedale per il colpo ricevuto, con una prognosi di 20 giorni. La denuncia è partita d'ufficio ma data l'età dell'aggressore non ci sarà nessuna conseguenza penale.
PRUDENZA O OMERTÀ? Sul motivo dell'aggressione subito dirigenti scolastici, autorità politiche e diocesi hanno invitato alla prudenza per evitare strumentalizzazioni e capire veramente la natura del gesto prima di dare un giudizio definitivo. Atteggiamento più che giusto vista la delicatezza della situazione, soprattutto in una città che non più di due mesi fa è stata sconvolta dalla morte assurda di un 27enne, ucciso senza alcun motivo all'esterno di un bar in centro da un marocchino ubriaco, che non aveva neanche i titoli per restare in Italia. Col passare dei giorni però alla prudenza si sta sostituendo l'omertà e la volontà di coprire la realtà, cercando di ridurre il tutto a normali screzi che ci sono tra adolescenti. I fatti però suggeriscono qualcosa di diverso: il ragazzo era arrivato dal Senegal il 27 aprile, quindi da poche settimane, per ricongiungersi al padre, un ambulante che risiede con regolare permesso di soggiorno in Italia già da diversi anni. La situazione familiare, a quanto raccontato da alcuni genitori della scuola media, già potrebbe aiutare a spiegare qualcosa. Il padre ha infatti una moglie in Italia e due in Senegal, per un totale di sette figli, che sta cercando di fare arrivare in Italia uno alla volta. La moglie in Italia non sarebbe comunque la madre del ragazzino protagonista della violenza. Il padre inoltre è parte di una piccola comunità senegalese che potremmo definire di stretta osservanza islamica tanto che le sorelle del ragazzo in questione indossano rigorosamente il velo.
DALLA SCUOLA CORANICA ALLA SCUOLA ITALIANA C'è chi dice che in Senegal il ragazzino frequentasse una scuola coranica, fatto sta che sin dal suo arrivo - dicono i compagni di classe - oltre a farsi notare per diversi comportamenti strani (peraltro comprensibili in un ragazzo di quell'età sbattuto da un giorno all'altro in un mondo completamente diverso senza conoscere una sola parola di italiano) ha messo in mostra una particolare avversione per i crocifissi appesi alla parete e appunto per il crocifisso che la sua compagna di classe portava al collo. Da qui un crescendo di insulti e atteggiamenti ostili fino all'aggressione di tre giorni fa. Si può comprendere allora che, pur con tutte le attenuanti del caso, ridurre il tutto a normali screzi fra adolescenti appare evidentemente riduttivo. Ma la cosa peggiore è che preside e vice-preside della scuola media ieri, durante un consiglio d'istituto dedicato al caso, hanno attribuito la responsabilità alla vittima, che «ha esasperato con atteggiamenti di fanatismo e integralismo cristiano il suo coetaneo di religione musulmana». Insomma, la ragazzina non doveva ostentare il crocefisso al collo, visto che il nuovo arrivato non gradiva avrebbe dovuto toglierselo. Sarebbe come dire che la persecuzione dei cristiani nel mondo, è colpa dei cristiani stessi che pretendono di vivere apertamente la propria fede. Davvero una ben strana concezione della libertà religiosa, ma purtroppo questa sembra essere la mentalità prevalente, soprattutto in chi guida la comunità e ha responsabilità pubbliche. Il caso peraltro non è isolato. Fonti locali riferiscono che alcuni giorni fa in un istituto superiore tecnico sempre a Terni, un altro caso simile ha visto per protagonista una adolescente islamica che per giorni ha preso di mira una sua compagna di classe malgrado fosse stata ripresa anche dagli insegnanti per il suo atteggiamento. Finché un'altra ragazza, per difendere la sua compagna le ha risposto in malo modo invitandola a tornarsene in Marocco se non le piaceva il nostro mondo. Apriti cielo, ragazzina islamica in presidenza a lamentarsi e studentessa italiana sospesa per "pensiero razzista".
LA RISPOSTA INSUFFICIENTE DELLE AUTORITÀ A essere davvero preoccupante, quindi, non è tanto l'atteggiamento di alcuni immigrati quanto la risposta delle autorità - scolastiche, civili e potremmo aggiungere anche religiose - che a forza di non voler vedere la realtà contribuiscono a esasperare le tensioni. Difficile non notare che Terni, fino a poco tempo fa una cittadina tranquilla, da un po' di tempo si trova spesso al centro di fatti di cronaca, che coincidono con una profonda trasformazione in atto nella sua popolazione. Basti pensare che nel comprensorio ternano - ci dice l'ultimo censimento - la popolazione straniera è quadruplicata e solo nella città di Terni dal 2005 al 2012 gli stranieri sono più che raddoppiati, arrivando a costituire più del 10% della popolazione. Altro dato significativo è che la popolazione totale è rimasta in questo tempo costante a circa 110mila abitanti, il che vuol dire che c'è una vera e propria sostituzione di abitanti locali con stranieri. Una vera e propria rivoluzione demografica. Circa la metà degli immigrati presenti a Terni sono rumeni e albanesi, ma ci sono anche significative comunità dal Marocco, dal Pakistan e dall'Africa sub-sahariana.
UN CASO? Qualcuno potrà dire che è un caso, ma negli ultimi dieci anni si assiste anche a un aumento vertiginoso della criminalità: basti pensare che nell'ultimo "Diario della transizione" del Censis Terni figura ai primi posti per l'aumento dei furti in appartamento, con un +243,7% in dieci anni. Pensare che questa situazione possa essere risolta con moralistici inviti all'accoglienza e al rispetto delle religioni (ma solo quelle altrui) è la dimostrazione dell'idiozia della nostra classe dirigente che non si rende conto che l'immigrazione è un fenomeno complesso che va governato con attenzione e con regole chiare, se si vuole davvero favorire l'integrazione. Se poi addirittura di fronte a gesti di palese arroganza e violenza, si attribuisce la responsabilità alle vittime nel nome del quieto vivere e del politicamente corretto si mettono le basi per l'esplosione del conflitto sociale.
Nota di BastaBugie: ecco i fatti di Conselice citati a inizio articolo come descritti e commentati da Andrea Zambrano su La Nuova Bussola Quotidiana del 15-05-2015 L'errore più grande è quello di chiuderla a tarallucci e vino dicendo che, alla fine, "so' ragazzi". Interrompere al motto di "andate via di qui" e "questa è casa nostra" una processione religiosa non era riuscito neanche ai bravi di Peppone per i quali l'affronto massimo poteva essere non togliersi il cappello al passaggio della statua della Madonna o staccare la corrente all'altoparlante mentre il prete parlava. Che il sindaco del comune di Conselice, in provincia di Ravenna, avesse voglia di chiudere la questione per non esacerbare gli animi era chiaro già dal comunicato che giovedì ha pubblicato sulla home page del sito dell'amministrazione: "Mi risulta che i ragazzi siano stati rimproverati". È in quel "mi risulta" che alberga la spia che l'episodio di domenica debba essere considerato come un incidente di percorso, e nulla più, nell'ambizioso percorso di integrazione che i comuni sperano di costruire con le tante comunità islamiche sparse nel territorio. I fatti però delineano scenari un po' più inquietanti, a cominciare dal luogo in cui sono avvenuti. Domenica. Ore 10.30, come riporta l'edizione ravennate del Resto del Carlino. Al termine della messa della parrocchia di San Martino parte la processione con la statua della Madonna. Siamo a maggio, mese dedicato al Rosario e alla Vergine. In processione c'è la comunità parrocchiale, ci sono le autorità civili, ci sono i bambini di prima comunione. Al passaggio del corteo religioso in via Dante Alighieri succede qualcosa. Alcuni ragazzi, poi si dirà soltanto bambini, della vicina sede dell'associazione di cultura islamica "Attadamun" iniziano a inveire contro i fedeli: "Andate via", "qui non potete stare". La cosa lascia sconcertati tutti. C'è chi è intenzionato a fermarsi e riprendere i ragazzi. Poi si decide di fare finta di nulla. Ma al termine, tornati in chiesa, non si parlava d'altro anche se, si legge dal Carlino qualcuno ha cercato di minimizzare dicendo che in fondo si è trattato di un gruppetto di bambini che non si sono resi conto della gravità del loro gesto. So' ragazzi, appunto. Ma la vicenda non si è chiusa sul sagrato: è finita sul giornale andando a coinvolgere anche il sindaco Paola Pula, primo cittadino Pd di Conselice che ha chiesto un incontro con l'associazione. Il giorno dopo arrivano le lettere di scusa dell'associazione consegnate al parroco e al sindaco. I quali hanno ringraziato per il bel gesto dell'associazione islamica. "Considero il comportamento tenuto dai rappresentanti di entrambe le comunità, la migliore risposta a qualsiasi strumentalizzazione dell'accaduto", ha chiuso il sindaco. Tutto risolto? Più o meno. Restano da capire almeno un paio di cose. Perché dei bambini che si presuppone frequentino le scuole regolarmente insieme a tutti gli altri iniziano ad inveire contro il sentimento religioso? Che cosa si cela dietro questa zingarata primaverile che, come risulta al sindaco, i bambini avrebbero pagato con una ramanzina dei genitori? Ai più è scappato un dettaglio. Il luogo dal quale sono partiti gli improperi verso i fedeli cattolici non è una vera e propria moschea. Ma è la sede di un'associazione di cultura islamica. Un luogo in cui gli islamici istituiscono le proprie madrasse per i bambini e praticano un culto che nella stragrande maggioranza dei casi è abusivo perché è sotto il nome di associazione di cultura islamica che si celano gran parte dei luoghi di preghiera musulmani emiliani. I quali, per avere il titolo di moschea, devono dotarsi di caratteristiche urbanistiche proprie dei luoghi di culto. E che invece per comodità e grazie all'escamotage di una legge regionale che disciplina i luoghi di aggregazione culturale e sportiva, funge a tutti gli effetti da moschea. Con tutti i crismi che ne derivano, compresa la pretesa di considerarlo un luogo inviolabile, in quanto sacro. Anche se moschea non è. In Regione la cosa è risaputa, basterebbe modificare la normativa e rendere più stringenti i permessi, ma questo comporterebbe il passaggio in consiglio comunale per le approvazioni urbanistiche avvitando la questione in favorevoli e contrari. Meglio procedere così. Fino a quando qualcuno non si sente in diritto di cacciare dal proprio suolo alcuni fedeli che da quelle vie passano con statue e ostensori da almeno mille anni. Con il senso di sfida che questo gesto lascia con sé. Che cosa succederà se il prossimo anno qualcuno particolarmente zelante consigliasse di cambiare itinerario per non "urtare la comunità islamica"? E se la proposta dovesse passare per quieto vivere? I bambini che hanno inveito contro la statua devono aver respirato un clima ostile al cristianesimo da qualche parte. Dove? Forse nelle stesse scuole coraniche approntate con il benestare dei Comuni sotto l'effige di normale attività culturale? Saranno anche ragazzate, ma bisognerebbe che qualcuno si interrogasse su chi ha reso il terreno fertile perché accadessero.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-05-2015
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QUELLO CHE L'EXPO NON DICE: E' STATA LA CHIESA A RIEMPIRCI DI DELIZIE DA GUSTARE E BELLEZZE DA GODERE
Per gli uomini il cibo non è la mera risposta materiale a un bisogno fisiologico, come per gli animali, ma è un fatto eminentemente culturale (e spirituale)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 17/05/2015
Si parla di 500 mila visitatori all'Expo nella prima settimana e di 11 milioni di biglietti già venduti nel mondo. Al di là dei numeri l'Expo è ormai un fenomeno di costume perché ha messo a tema ciò che in quest'epoca più appassiona, il cibo: una delle cose che esprime la nostalgia del paradiso perduto e il desiderio delle delizie di quel giardino adamitico, simbolo della perfetta armonia fra corpo, mente, natura e spirito. E' una fissa collettiva. Come dimostrano il proliferare di programmi televisivi, le vendite dei libri di ricette e le pagine che giornali e rotocalchi dedicano alle specialità di questo o quell'angolo d'Italia, mentre i tiggì – perfino quello satirico di Antonio Ricci – si sono riempiti di succulente rubriche di degustazione. Tuttavia non si capisce il segreto della nostra civiltà del mangiare e del bere. All'Expo la si mette soltanto in mostra. Poi si riflette sul dramma dell'alimentazione nel Terzo Mondo. Ma (come ho già scritto) il problema della fame viene affrontato soprattutto con banali luoghi comuni anti-industriali che ripropongono vecchie e fallimentari ideologie. Non considerando un fatto essenziale: per gli uomini il cibo non è la mera risposta materiale a un bisogno fisiologico come per gli animali, ma è un fatto eminentemente culturale. Infatti il cibo per noi in natura quasi non esiste: non solo non esistevano in natura il pane e il vino, ma nemmeno il grano e l'uva erano, nella preistoria, quello che sono diventati oggi grazie alla selezione umana. E' il lavoro, quindi un'intelligente capacità di adattamento e di trasformazione, poi di produzione, a dare il cibo commestibile per gli uomini e in quantità sovrabbondante. L'uomo non è ciò che mangia, come voleva Feuerbach, ma mangia ciò che la sua intelligenza, la sua essenza spirituale sa cogliere, coltivare e trasformare in vita per tutti. L'uomo trasforma il mondo in cultura, in cose buone e belle per sé, quindi in spiritualità. Le colline toscane, trasfigurate dal lavoro e dall'intelligenza, sono tanto cultura quanto natura e i casolari di pietra e i muri a secco e le vigne e le pievi romaniche sono tutt'uno col paesaggio. Coltura e cultura. Ecco ciò che l'Expo dovrebbe far capire: l'alimentazione non è solo materia che riempie lo stomaco, ma è un fatto culturale ed è uno dei modi più interessanti per conoscere e capire le civiltà.
IL VINO E LE ROSE In Italia infatti il turismo enogastronomico s'intreccia, ormai sempre di più, con la spettacolare offerta di arte, borghi, chiese, paesaggi, castelli, abbazie, torri, affreschi, piazze, colline, sole e spiagge. A Siena il maiale di cinta che gusti nel piatto lo ritrovi rappresentato nella celebre Allegoria del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti, sotto la Torre del Mangia. Negli agriturismi toscani la degustazione di vini – conservati in cantine che somigliano a volte a chiese gotiche o sono capolavori di architettura moderna – viene fatta dopo l'esecuzione di arie d'opera o letture di poesie. E i pregiati vini di Bolgheri convivono benone con le poesie del Carducci, con i viali di cipressi e gli arrosti di cacciagione maremmana. Perché il turista – forma moderna del pellegrino medievale (del viaggiare, della ricerca dell'Altro fa parte da sempre la ricerca di se stessi) – desidera avidamente di gustare pure col palato la bellezza che vede con gli occhi, la profondità della storia che coglie con la mente e il sole e il vento che sente sulla pelle. Così il Brunello di Montalcino è tutt'uno con l'alabastro trasparente alla luce su cui sono stati scolpiti i favolosi capitelli dell'Abbazia carolingia di Sant'Antino, che risuona ancora oggi del gregoriano dei monaci premostratensi, e si trova su quella via Francigena dei pellegrini che nella bassa Toscana è inseparabile dai pici, dalla ribollita, dalla "fiorentina" e dai panorami mozzafiato sulla Valdorcia, che a sua volta è inseparabile dal pecorino di Pienza, piccola "città ideale" pensata dal papa umanista Pio II. Umanesimo che letteralmente "fondò la scienza dell'alimentazione e la 'liturgia' della tavola" (Cardini), lanciandoci, col suo patrimonio di conoscenze scientifiche, addirittura alla scoperta del Nuovo mondo, sia per evangelizzare popoli sia in cerca di spezie (pepe, cannella, noce moscata, chiodo di garofano, cumino e coriandolo) che avevano il pregio di insaporire e anche di conservare i cibi.
GENIO DEL MONACHESIMO Del resto molte delle specialità italiane, dal parmigiano al prosciutto (ma anche lo "champagne" francese) vengono da quei monaci benedettini che dissodarono le campagne d'Europa sottraendole alla foresta e alle paludi, che riempirono di mulini le campagne perché il cristianesimo aveva spazzato via la schiavitù. Monaci che insegnarono all'Europa barbarica la dignità del lavoro, che esercitavano l'architettura e l'ingegneria idraulica mentre salvavano l'antica cultura classica, approfondendo la scienza delle erbe medicinali e della farmacologia e realizzando l'idea del chiostro e del giardino come immagine del "paradiso perduto" (tanto che l'abbazia di Vallombrosa sarà l'Eden del "Paradise Lost" di John Milton). Tutti sentono il fascino di queste radici se ieri, sulla "Repubblica", è uscita una bella lettera del professor Luciano Verdone dove si raccontano le abbazie benedettine in cui "la cultura classica è entrata in osmosi con quella germanica grazie all'elaborazione cristiana". In quelle abbazie l' "ora, labora et lege" aveva "ripristinato il triangolo aristotelico dell'uomo composto di spirito, psiche, intelletto e 'soma', cura del corpo, attività fisica. Il monastero benedettino" spiega Verdone "riproduceva la 'città platonica', in cui ciascuno viene valorizzato per le proprie abilità. Dove al lavoro intellettuale della trascrizione dei codici antichi, si affiancava l'attività chimica dei 'laboratoria', che precorre quella moderna, e l'attività manuale di artigiani, allevatori e contadini. Grandezza dei monaci contadini che" conclude Verdone "dopo l'ondata barbarica, ci hanno restituito la dieta mediterranea degli antichi, i montepulciani, i trebbiani, l'olio delle nostre colline". Tutto fiorito in quel silenzio che era preghiera, un ordine e una bellezza che volevano evocare i "cieli e terra nuova" della "Gerusalemme celeste". [...]
LA RISPOSTA Per quanto possa sorprendere tutto questo è anche la vera risposta al primo problema dell'Expo, quello della fame. E' quanto dimostra uno straordinario articolo pubblicato nei giorni scorsi da padre Piero Gheddo, un missionario del Pime che ha trascorso la vita a viaggiare nel Terzo Mondo e a studiarlo. La sua accurata analisi va letta per intero, ma ecco la conclusione: "il maggior dono che possiamo fare all'Africa è l'annuncio di Cristo e del Vangelo". Spiega: "Alla radice del sottosviluppo ci sono mentalità, culture e religioni fondate su visioni inadeguate di Dio, dell'uomo e della donna, del creato. La santa Madre Teresa di Calcutta diceva: 'La più grande disgrazia dell'India è di non conoscere Gesù Cristo' ". La fame si risolve solo con un cambiamento culturale in quelle terre: ecco perché proprio i cristiani dovrebbero dire che occorre aiutarli a casa loro. Scriveva don Gianni Baget Bozzo: "Uomini di Occidente, non vedete che abbandonate le popolazioni africane a un destino di morte, che lo fate perché non siete più cristiani, che non avete più il desiderio di salvare i loro corpi perché non avete il desiderio di salvare le loro anime?". Occorrerebbero dunque nuovi benedettini, per la fame del Terzo Mondo, ma anche per far rifiorire il nostro deserto spirituale.
Fonte: Libero, 17/05/2015
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AGGREDITO A ROMA AL GRIDO DI ''OMOFOBO, FASCISTA, INTEGRALISTA!'' SOLO PERCHE' INDOSSAVA LA MAGLIETTA DELLA MANIF CON UN PADRE, UNA MADRE E I FIGLI
L'aggressore: ''Io sono gay, non sopporto queste magliette e picchio chi le indossa''... Provate a invertire le parti e immaginarvi le reazioni di giornalisti e politici
Autore: Vito Salinaro - Fonte: Avvenire, 8 maggio 2015
«Non avrei mai pensato di poter essere perseguitato per aver indossato una maglietta che raffigura una famiglia: padre, madre e due bambini che si tengono per mano». È ancora sbigottito Michele, 34enne romano. Approfittando della festività del Primo maggio, ha preso parte a un picnic in un parco della zona Tiburtina nella Capitale. Buon cibo, gli amici giusti e un apprezzato sottofondo musicale offerto da una band che se la cava bene con jazz e blues. Tutto perfetto, se non fosse stato per la maglietta. E quell'immagine. Una famiglia naturale, il logo dell'associazione 'La Manif Pour Tous' che persegue 'l'unicità del matrimonio tra uomo e donna e il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà'.
IO SONO GAY, NON SOPPORTO QUESTE MAGLIETTE E PICCHIO CHI LE INDOSSA Troppo, per non incorrere nel giudizio - e nella relativa punizione - dei 'difensori della libertà'. Che, stando al racconto di Michele, non hanno perso tempo. «Prima sono stato affrontato da un uomo. Mi ha dato del fascista per via della t-shirt. Incredulo, ho provato a reagire con ironia: 'Dai del fascista a me, che passo per essere un cattocomunista?'. Evidentemente il mio interlocutore non aveva voglia di scherzare. Mi ha insultato e ha ribattuto: 'Sei solo un cristiano integralista'. Inutili le mie parole: 'Non esistono i cristiani integralisti, esistono i cristiani e basta'...». Evidentemente Michele doveva stare zitto. Così devono aver pensato altre due persone, non contente delle sue argomentazioni. «Prima una donna, 60 anni circa - afferma Michele -, che indossava una maglietta con la scritta 'no agli sfratti'. Se l'è presa con l'associazione che ha per logo la famiglia: 'Siete dei retrogradi, volete costringere le donne a soffrire, a stare a casa con i figli'». Nulla rispetto alle pretese di una terza persona, «un 50enne che mi ha raggiunto con aria minacciosa - continua Michele -: 'Te ne devi andare, sei un fascista, se vuoi restare togliti la maglietta', le sue parole ». «Gli ho fatto presente che eravamo in un parco pubblico, non poteva cacciarmi. Ma lui ha alzato la voce: 'Io sono gay, sono un anarchico, non sopporto queste magliette e picchio chi le indossa'».
MI HA PRESO PER IL COLLO E MI HA STRAPPATO LA MAGLIETTA Dalle parole ai fatti il passo è stato breve. «Mi ha strattonato e fatto cadere. Quando mi sono rialzato mi ha preso per il collo e mi ha strappato la maglietta. 'Adesso la puoi tenere', ha poi esclamato soddisfatto. Nessuno è intervenuto a mia difesa. E anche i miei amici si sono spaventati. Ho accettato l'umiliazione. Ma, da cristiano, ho ricevuto consolazione ripensando al 'Discorso della montagna' di Gesù e ai perseguitati per una buona causa». Difendere la famiglia oggi «significa rischiare violenti attacchi personali - evidenzia in una nota Jacopo Coghe, presidente de 'La Manif Pour Tous Italia' -. Quanto accaduto a Roma testimonia la volontà di intimidire chi sostiene un'associazione pro-famiglia apartitica e laica come la nostra. Siamo nati per promuovere la libertà di opinione - conclude -, minacce e prepotenze non ci chiuderanno la bocca».
Nota di BastaBugie: al grido di "Famiglia, matrimonio, bambini: non ci faremo intimidire!" La Manif Pour Tous Italia, riguardo al ragazzo aggredito perché indossava la maglietta della Manif, ha diffuso il seguente comunicato Per rispondere a questo gravissimo fatto, certamente non ricambiando alcuna violenza, abbiamo avviato una campagna nazionale di solidarietà nei confronti di questo nostro simpatizzante: esporre dalla finestra o in balcone una bandiera de La Manif Pour Tous Italia, fotografarla, diffonderla su Facebook o su Twitter (#SiamoTuttiManif) e inviarla all'indirizzo info@manifpourtous.it Richiedi la tua bandiera visitando il nuovo sito www.vestilafamiglia.it [clicca qui!] oppure scrivendo a store@lamanifpourtous.it, a fronte di una modesta donazione per sostenere unicamente i costi di acquisto e spedizione. Diffondi questa azione, seguici su Facebook, Twitter e ora anche su Instagram, parlane con amici e parenti, mostriamo all'opinione pubblica che siamo in tanti ad affermare l'unicità della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, a difesa del maggior bene dei bambini.
Fonte: Avvenire, 8 maggio 2015
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I FONDAMENTI DELLA VITA SPIRITUALE: LA PREGHIERA E IL PADRE SPIRITUALE
La familiarità con il Signore trasfigura ogni gesto che facciamo anche durante le faccende domestiche o il lavoro in ufficio
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Timone, aprile 2015
Avere un padre spirituale ti costringe a prendere degli impegni, e a cercare di rispettarli, se non vuoi mentirgli al prossimo appuntamento, cosa che non avrebbe senso, tanto vale farne a meno, del padre spirituale, se gli devi dire bugie: non è mica l'Agenzia delle Entrate. Faccio una piccola parentesi su questo: a volte noi, anche quelli di noi che nella vita sono accorti, che combinano qualcosa di buono, e costruiscono cose notevoli nel lavoro e in altri ambiti dell'esistenza, nella vita spirituale stiamo eternamente parcheggiati, alla ricerca magari di stimoli, emozioni, incontri, occasioni di spiritualità che ci facciano sentire qualcosa, quando il sentire è proprio uno degli ultimi criteri di valutazione per la vita spirituale. Spesso abbiamo in mano la cartina per orientarci, perché leggiamo e ascoltiamo e nutriamo molto la nostra sete di spiritualità, la guardiamo e la riguardiamo, ma non ci scolliamo di molto dal punto in cui siamo. Solo un padre spirituale, una guida, qualcuno che ci guardi da fuori e che abbia il coraggio di dirci la verità, può verificare se ci stiamo muovendo, e casomai prenderci - caritatevolmente - a calci nel sedere. E può aiutarci a mettere qualche piccolo punto fermo nelle nostre giornate, può aiutarci a prendere impegni, verificando che li manteniamo.
PREGARE "SENZA INTERRUZIONE" Detto questo, qualsiasi siano le modalità di preghiera che meglio si adattino al nostro stile di vita, alle nostre giornate in questa particolare stagione della vita (è chiaro che una mamma di bambini sotto i tre anni avrà una disponibilità diversa da una mamma di figli grandi, e da una nonna, e da un professionista, e da chi fa un lavoro manuale...) rimane valido per tutti l'invito di Gesù a pregare sempre, senza interruzione. Ma come è possibile farlo, per chi ha tante cose da fare? E anche un consacrato ha tanti impegni, persino una monaca di clausura non sta sempre nel coro o in cella. Eppure, anche per lei vale l'invito di Gesù a pregare senza interruzione. Che cosa intende? E, soprattutto, siamo certi che ogni comando o invito di Gesù sono perché viviamo, viviamo davvero, cioè siamo più felici? Se ci crediamo, vale la pena chiedersi come pregare davvero sempre, davvero senza interruzione. Gesù non può avere chiesto di non preparare da mangiare, di non fare il nostro dovere, e neanche di non parlare con le persone, di non occuparci di loro, anche perché in altri passi del Vangelo ce lo chiede, e ci dice anzi che il giorno del giudizio verremo giudicati sulle volte in cui lui ci ha chiesto da mangiare da bere, quando siamo andati a visitarlo e a occuparci di lui. Ecco, fino alla domanda ero preparata. Adesso però cominciano i problemi, perché io la risposta non la so. È una vita che cerco la misura giusta.
NECESSITÀ DEL RACCOGLIMENTO Innanzitutto, io credo che siano assolutamente necessari dei tempi anche dedicati alla preghiera in esclusiva. Non basta una disposizione dell'animo, non basta rivolgere un pensiero a Dio facendo altre cose. In certi momenti dobbiamo raccoglierci nella nostra stanza, dice Gesù, nel segreto, e stare lì nel nostro Sancta Sanctorum, lì dove solo lui ci vede. Il segreto della nostra stanza è il luogo dove stanno le cose a noi più care, e dove è la nostra vera identità, quello che solo Lui, più intimo a noi di noi stessi, conosce. Lì, nel silenzio, possiamo mettere i nostri occhi nei suoi. O almeno voltarli verso di lui, sapendo che sempre lo cercheremo desiderandolo senza mai vederlo come il nostro cuore desidera, cioè senza il velo. Come quando si sta con una persona amata nell'intimità, si fa il pieno di lui, e poi ci si sente uniti tutto il giorno, così quella preghiera ci può accompagnare per tutto il resto della giornata, anche se poi si è immersi in tutt'altro. Due innamorati si sentono sempre insieme, per tutta la giornata, anche quando sono separati, e a loro sembra di fare le cose per l'altro, per poterle poi condividere con lui, per raccontargliele, per essere sotto il suo sguardo. Così può essere con Dio, se si conquista davvero questa intimità, se ci si fidanza.
LA PREGHIERA COME "SOTTOFONDO" Ma anche l'amato però sentiamo il bisogno di sentirlo più e più volte al giorno, e quindi anche la preghiera si può piano piano rinnovare a piccoli tratti. A questo proposito è molto adatto il rosario, che per la mia esperienza può essere pregato in molti modi diversi. Con tutta la concentrazione, rivolgendo lo spirito ai misteri, oppure alle parole della preghiera, sempre nuove ogni volta. Oppure può essere un sottofondo dell'anima, e allora è davvero perfetto guidando, correndo, stirando, facendo le cose di casa che richiedono meno creatività e pensiero organizzato. Una mia amica lo prega per esempio in bagno la sera facendo il suo rituale di pulizia, e conta le Ave Marie spostando i vasetti delle creme. Allo stesso scopo si prestano le carote sbucciate, i pupazzetti Lego o i fumetti, insomma qualsiasi altra cosa stiamo riordinando. Per chi cammina, il rosario può diventare un'unità di misura dello spazio, così come per madre Teresa i voli aerei si misuravano in corone, non in ore di volo. Un'altra preghiera adatta alla vita attiva è la giaculatoria. Qualche breve invocazione da fare ogni tanto, mormorando o solo pensandola, rende diversi tutti i nostri gesti. La mia preferita è quella del Pellegrino russo: «Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me». Oppure nella forma allungata «Signore Gesù Cristo figlio del Dio vivente abbi pietà di me peccatrice». Anche la coroncina della Divina Misericordia - con le sue preghiere brevi - è molto adatta alla vita attiva. Anche il Papa raccomanda questa familiarità con la preghiera, che lui per primo vive: chi gli è vicino parla di lui come di un mistico, che prega forse - ammesso che siano leciti i paragoni - quanto san Giovanni Paolo Il. Per questo ha consegnato in piazza ai fedeli la misericordina, cioè il rosario, e due libretti di preghiere, e per questo raccomanda di tenere sempre con noi un Vangelo in tasca o nella borsa, e di leggerne ogni giorno un pezzo.
TRASFIGURARE OGNI GESTO A partire da questa familiarità con il Signore ogni gesto sarà trasfigurato, che è poi esattamente il brano del Vangelo che ho letto poco fa, piegando calzini. Ecco, la preghiera fa questo: rende ogni gesto ordinario straordinario, abitato dall'eterno. Così ogni fatica e sospiro e rottura di scatole potrà essere offerto come su un altare. L'obbedienza alla nostra realtà è per Dio meglio del sacrificio, dice il libro dei Re. Ma l'obbedienza non è passiva sopportazione delle circostanze - non c'è bisogno di essere cristiani per piegare calzini - bensì attiva, volontaria e decisa accoglienza di quello che Dio, attraverso le circostanze della vita, ci chiede. Allora chissà quale valore segreto acquisteranno le nostre azioni ordinarie fatte con grande amore. Chissà, anche raccogliere uno spillo con amore può salvare un'anima, diceva santa Teresina. Solo un giorno scopriremo che valore avranno avuto i nostri gesti, magari anche quelli più semplici, che forse abbiamo deprezzato o a cui non abbiamo dato importanza.
Nota di BastaBugie: per quanto riguarda la scelta del padre spirituale può essere utile il seguente articolo COME SCEGLIERE IL PADRE SPIRITUALE? E' DAVVERO NECESSARIO? Come impostare bene la direzione spirituale https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3223
Fonte: Il Timone, aprile 2015
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LA SCIENZA AFFONDA LE RADICI NEL MEDIOEVO
I grandi progressi scientifici moderni non derivano dal taglio netto con il passato e la Chiesa, ma al contrario si avvalgono delle fondamenta gettate nei secoli precedenti
Autore: Yuri Buono - Fonte: La Croce, 08/04/2015
Se ho visto più lontano» scriveva Isaac Newton, «è perché stavo sulle spalle di giganti». Lungo oltre un secolo di ricerche, gli storici della scienza hanno provato a identificare i giganti che Newton poteva avere in mente, fino a imbattersi in un buon numero di studiosi vissuti nel Medioevo. I loro risultati sono stati importanti per la successiva formulazione delle leggi di Newton e della legge di gravità. Sfortunatamente, i nomi dei precursori medievali di Newton circolano maggiormente all'interno di circoli accademici e la percezione popolare sulla nascita della scienza moderna è ancora influenzata da luoghi comuni piuttosto stantii. Ecco perché va salutata favorevolmente l'uscita in Italia de "La genesi della scienza. Come il Medioevo cristiano ha posto le basi della scienza moderna" (D'Ettoris Editori). Il libro è inizialmente apparso nel Regno Unito nel 2009, ha avuto un'edizione statunitense nel 2011 ed è già stato tradotto in varie altre lingue. In uno stile accattivante, il libro racconta la storia ancora sconosciuta della scienza nel Medioevo; nelle sue pagine rivivono pure la tragica storia d'amore fra Eloisa e Abelardo e s'incontrano molte altre figure, più o meno note, fra cui il vescovo matematico Thomas Bradwardine, il mago Giordano Bruno e, naturalmente, Galileo Galilei. L'autore, lo storico della scienza di nazionalità inglese James Hannam, ha accettato volentieri di rispondere a qualche nostra domanda. Che cosa l'ha spinta a scrivere La genesi della scienza? A suo tempo, ho conseguito una laurea di primo livello in fisica. Personalmente, non ho mai rilevato alcun conflitto fra la scienza e le mie convinzioni di cristiano. Esiste, tuttavia, un luogo comune secondo il quale scienza e religione vivrebbero una condizione di strutturale conflitto; la Chiesa Cattolica, in particolare, avrebbe frenato il progresso scientifico. Mi avvicinai, allora, allo studio della storia della scienza per capire come e quando si era andata formando questa tesi del «conflitto». Uno dei primi libri che esaminai fu il testo di David Lindberg "The Beginning of Western Science". Il testo era incentrato sulla scienza dell'antica Roma e della Grecia classica (per questo l'avevo acquistato), ma diceva anche qualcosa sulla scienza nel Medioevo, su cui, all'epoca, non sapevo proprio nulla. Scoprii con mia grande sorpresa l'esistenza in quei secoli di un'attività scientifica vivace ed elettrizzante che segnò tappe importanti in vista dell'avvento della scienza moderna. L'opinione diffusa che vede nel Medioevo un'età superstiziosa di stagnazione, nonché quella secondo cui la religione è nemica della scienza, mi apparvero miti che non avevano riscontro nei fatti. C'era, perciò, una storia che attendeva ancora di essere divulgata, e decisi che era il caso di offrire i risultati della ricerca storica più recente in uno stile non accademico. Se ho capito bene, sta dicendo che, dal punto di vista della scienza, i secoli del Medioevo furono tutt'altro che bui? Molte persone credono che l'Europa medievale fosse popolata da una massa di barbari superstiziosi convinti che la Terra fosse piatta, mentre la Chiesa, a quanto pare, passava il tempo a bruciare gli scienziati e a frenare ogni forma di progresso scientifico; i Papi, dal canto loro, sarebbero stati bene attenti a proibire tutto il proibibile, dall'anatomia al numero zero. Chiunque ritenga di avere un minimo di conoscenza del pensiero scientifico medievale immagina che non ci sia stato null'altro che una stolida riproposizione delle teorie aristoteliche. In realtà, si trattò di un'epoca di grandi progressi scientifici che la Chiesa, contrariamente al luogo comune, il più delle volte incoraggiò. Gli studiosi medievali interpretavano la scienza come un modo per comprendere la creazione di Dio e ritenevano il suo studio una tappa preliminare indispensabile prima di accostarsi alla teologia. Elementi cruciali delle teorie di Copernico e di Galileo furono inizialmente formulati nelle università di Parigi e di Oxford nel secolo XIV. La rivoluzione scientifica del secolo XVII non fu una cesura con il passato, ma una costruzione su fondamenta gettate nei secoli precedenti. Che cosa risponde a chi evoca la condanna a Galileo per dimostrare che il Cristianesimo è, o quantomeno è stato, nemico della scienza? Per gran parte della sua carriera, Galileo fu sostenuto e incoraggiato dalla Chiesa. Fu lodato dai gesuiti per le scoperte astronomiche che fece con il suo telescopio e, in una prima fase, era fra gli amici personali di Papa Urbano VIII. Lo scienziato, tuttavia, riuscì ad alienarsi le simpatie dei suoi sostenitori e del Papa. Non sto dicendo che la pur mite condanna di Galileo non sia stata un terribile errore da parte dell'autorità ecclesiastica. Affermo, piuttosto, che tale condanna ebbe più a che fare con la politica che con la scienza. Non è quindi una prova del fatto che fra i mondi della scienza e della fede il conflitto sarebbe inevitabile. Gli ultimi tre capitoli de "La genesi della scienza" sono proprio dedicati a Galileo, al suo processo e a tutta la scienza elaborata dai precursori medievali ampiamente mutuata dallo scienziato pisano senza esplicita menzione delle fonti. Ci dice qualcosa dei tempi e sui modi in cui ha condotto la sua ricerca? È durata cinque anni. Ho dovuto leggere un bel po' di testi in latino, che era la lingua della vita intellettuale nel Medioevo, e voluto acquisire un'appropriata qualifica accademica di storico. Ottenuto un congedo per motivi di studio, ho conseguito un Dottorato in Storia e Filosofia della scienza a Cambridge. In quel periodo, mi sono potuto anche confrontare con un buon numero di studiosi. La parte più stimolante della mia ricerca è stata la consultazione delle preziose collezioni di manoscritti nelle più antiche biblioteche di Oxford e di Cambridge. Altrove lei ha affermato di aver viaggiato molto per raccogliere materiali utili alla sua ricerca. Ha visitato anche l'Italia? Non ho bisogno di scuse per visitare l'Italia! Nel corso della stesura del libro ho visitato molti luoghi del vostro Paese attinenti al mio libro. Per esempio il Teatro Anatomico di Padova, dove operò Andrea Vesalio e studiò William Harvey, che poi scoprì la circolazione del sangue. Ho visitato i luoghi a Roma dove fu celebrato il processo a Galileo e, a Firenze, i suoi telescopi originali che l'eccellente Museo di Storia della Scienza custodisce. "La genesi della scienza" mostra come tutta l'Europa - dalla Spagna alla Polonia, dall'Inghilterra all'Italia - abbia contribuito allo sviluppo della scienza occidentale. È veramente la storia di un intero continente.
Fonte: La Croce, 08/04/2015
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CHI C'E' DIETRO LE SENTINELLE IN PIEDI?
Ecco perché non rilasciamo interviste, non partecipiamo a trasmissioni televisive, né interveniamo in dibattiti radiofonici
Fonte Sentinelle in Piedi, 20/04/2015
Molti giornalisti ci scrivono chiedendoci la disponibilità a rilasciare interviste, partecipare a trasmissioni televisive o intervenire in dibattiti radiofonici. Abbiamo quindi pensato di radunare qui le informazioni che aiutano a capire perché decliniamo i vostri inviti in televisione o le vostre richieste di interviste. E perché siamo certi che queste poche righe e il discorso che ascolterete se verrete in piazza siano da soli già molto esplicativi rispetto a quello che facciamo. Ricordiamo, inoltre, che tutti i nostri comunicati sono pubblicati nella sezione "Blog" del sito.
CHI C'È DIETRO LE SENTINELLE IN PIEDI In tanti si chiedono quale sia la natura delle Sentinelle in Piedi e di conseguenza il fine del nostro vegliare. Un'associazione? Un partito politico? Un movimento di natura confessionale? Il tentativo, comprensibile, è quello di incasellare una realtà nuova negli schemi di sempre. Ma la realtà è molto più semplice ed esce dai soliti schemi: non siamo un'associazione, non abbiamo uno statuto, ma siamo un popolo formato da tanti io che desiderano seguire la verità, senza imporla a nessuno ma senza rinunciare a viverla pubblicamente. La nostra è quindi un'amicizia laica, fondata sulla condivisione di un bene oggettivo, riconoscibile dal cuore di ogni uomo e quindi aperta a ogni persona che voglia seguire la voce della coscienza. Siamo persone libere che gettano ponti e creano legami fra loro. Siamo cittadini italiani che desiderano testimoniare anche pubblicamente quello in cui crediamo.
PERCHÉ NON RISPONDIAMO AI GIORNALISTI Non aderiamo a iniziative come gruppo ne' come gruppo organizziamo eventi. Non rispondiamo a nessuna intervista se non durante le veglie, il portavoce di piazza è disponibile per rispondere alle domande di tutti. Il portavoce è la persona che in quel momento porta la voce della piazza, non un incarico rappresentativo, quindi, ma un compito di servizio. Non cerchiamo visibilità, non ci interessano i salotti televisivi. Ci sta a cuore solo un gesto, quello della piazza, che ci educa a come vivere nella vita di tutti i giorni e che scuote le coscienze, poiché è un gesto pubblico come pubblico è lo spazio che vogliamo riprenderci durante le nostre veglie. Le Sentinelle in Piedi sono quindi formate da persone, Sentinelle In Piedi in piazza, sentinelle con la s minuscola nella vita, con un Nome e Cognome, un volto, una personalità, con percorsi di vita e culturali magari molto diversi, ma uniti nel credere al bene oggettivo che ci fonda tutti. In piazza vegliamo ritti e silenti, nella vita vegliamo su quello che accade, denunciamo, spieghiamo, riconosciamo, smascheriamo la menzogna, ci opponiamo al potere unico e valorizziamo le persone nella loro essenza. Con amore, amicizia vera, con carità, con modi e tempi diversi in base alle nostre vite, storie, esperienze, attitudini.
PERCHÉ UNA TESTIMONIANZA PUBBLICA La nostra presenza come Sentinelle in Piedi e' dunque esclusivamente quella pubblica che serve a testimoniare la presenza di questo popolo formato da persone libere, che non sono disposte a vivere la menzogna per il quieto vivere o per una malintesa forma di rispetto. Noi siamo un metodo, uno stile, un modo di essere. Ogni volta che il pensiero unico, attraverso la cultura e la politica, tenterà di imporsi, noi scenderemo in piazza ma soprattutto veglieremo nella vita: nelle nostre scuole, nei nostri ospedali, nelle nostre città, in ogni angolo apparentemente dimenticato, là dove le coscienze dormono, noi porteremo una testimonianza libera di verità. Anche se sarà difficile, anche se saremo in minoranza, anche se il borghesismo, una malintesa forma di rispetto o il politicamente corretto cercheranno di fermarci. Sempre incontrando (ecco la piazza), sempre testimoniando (ecco il silenzio), sempre cercando la verità (ecco la lettura), e con essa il bene vero di ogni uomo.
E I CONTESTATORI? Spesso le nostre veglie vengono pesantemente contestate. Gruppi di persone più o meno arrabbiate si danno appuntamento per schernirci, insultarci, offenderci, provocarci. Qualche volta queste contestazioni sono sfociate in aggressioni vere e proprie. Di fronte a tutto questo, non abbiamo mai risposto se non con la nostra presenza silenziosa, come mai? Semplice, perché noi non abbiamo nemici. Non abbiamo un avversario e nemmeno una squadra da sconfiggere, noi siamo in piazza per la libertà nostra e di tutti, siamo in piazza per svegliare le coscienze, anche quelle di chi ci contesta. Il nostro unico nemico si chiama menzogna, inganno, bugia. Nostro antagonista è il linguaggio che vuole ridurre le persone a categorie o comportamenti, nostra antagonista è la cultura che vuole rispondere ai desideri del cuore con soluzioni preconfezionate, sprazzi di emozioni effimere, diritti costruiti ad arte per dare l'illusione della felicità e così tenere a bada l'uomo. I motivi che ci portano a vegliare, in piazza come nella vita, toccano l'umano nella sua essenza: la vita, la famiglia, l'amore, le relazioni e per questo molte persone erroneamente si convincono che noi cerchiamo di limitare la libertà altrui, di impedire la piena realizzazione di qualcuno ed erroneamente credono che siamo un "noi" contro di "loro". Siamo certi che è vero l'opposto.
SIAMO CONTRO GLI OMOSESSUALI? No, perché per noi non esiste la categoria ne' degli omosessuali ne' tanto meno degli eterosessuali. Questi termini, ormai diventati di uso comune, sono fuorvianti e ingannevoli. Si può definire una persona in base al suo orientamento sessuale? Si può ridurre un uomo ad un comportamento? Noi riteniamo di no. Tra i nostri principali contestatori ci sono molte sigle e molti attivisti cosiddetti "Lgbt" che, col pretesto di tutelare una determinata categoria di persone, di fatto rendono concreta la prima vera discriminazione, autoriducendosi. Non è forse discriminare dividere le persone in categorie? Queste realtà spesso si arrogano il diritto di parlare per conto di tutte le persone con attrazioni omosessuali non tenendo per niente conto del fatto che molte fra queste sono contrarie alla declinazione dei diritti in base alle emozioni o attrazioni sessuali, affermando che le realtà militanti hanno come unico scopo l'ideologia che riduce la loro persona a una tendenza, non facendo altro che acuirne il senso di disagio o colpevolizzare qualcuno, senza guardare in faccia le persone e la loro storia.
PER CHI SIAMO IN PIAZZA Siamo invece in piazza per la libertà di tutti, anche per amore di chi viene strumentalizzato nelle sue emozioni più intime. Siamo in piazza per amore di chi ha paura e si sente solo, per amore della libertà di poter dire che siamo nati maschi e femmine, che l'unica dualità possibile è quella uomo-donna, che i bambini non sono un diritto ma un dono e che loro sì, invece, hanno il diritto di nascere senza essere fabbricati ad uso e consumo degli adulti e di avere un papà e una mamma. Siamo in piazza per il bene anche di chi ha la coscienza addormentata, di chi ci contesta perché vittima cosciente o incosciente dell'ideologia. Vegliamo perché sia tutelata l'essenza dell'uomo, vegliamo per la ragione, vegliamo in silenzio perché ci sta a cuore la vita di ciascuno, anche la tua.
Nota di BastaBugie: siamo tutti invitati a partecipare alla veglia più vicina a dove siamo. Tutte le informazioni nel link seguente dove si trova il video di promozione dell'evento ed elenco delle veglie. SENTINELLE, NON E' PIU' TEMPO DI STARE A GUARDARE! Cento piazze per la famiglia: vieni sabato 23 maggio alla veglia nazionale delle Sentinelle in Piedi (VIDEO: elenco delle veglie) https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3736
Fonte: Sentinelle in Piedi, 20/04/2015
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SBANDAMENTI CARDINALIZI IN ATTESA DELL'ENCICLICA DEL PAPA SULL'AMBIENTE
Il cardinale Maradiaga porta come prova del riscaldamento globale l'impressione di un tassista, ma sono le solite bufale
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-05-2015
«Buongiorno, in piazza san Pietro per favore». «Subito, eminé...», risponde il tassista al cardinale appena salito in macchina. Passano pochi secondi e il tassista comincia a chiacchierare: «'Mmazza che caldo oggi, eh?». «Caldo davvero», risponde con cortesia ma distrattamente il cardinale, che sta ripassando mentalmente i punti più importanti da affermare nella conferenza stampa che dovrà presiedere da lì a un'ora. «Guardi qua - insiste il tassista indicando il cruscotto dell'auto - sò 29 gradi. A maggio non s'è mai visto». «Eh già», dice il cardinale che però a sentire quelle parole ha un sussulto: il viso gli si apre in un sorriso come se gli si fosse improvvisamente spalancata una finestra sulla verità. Ed è così infatti, perché di lì a poco annuncerà alla stampa le parole del "tassinaro" come la prova provata del riscaldamento globale.
UN FILM COMICO? MAGARI Una trovata da film comico di serie B, direte voi. Magari. E invece no, è proprio successo ieri alla Conferenza stampa di presentazione dell'assemblea di Caritas Internationalis, e protagonista è stato il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga che - volendo mettere in ridicolo gli scienziati che contestano la teoria del riscaldamento globale - ha infilato una perla dietro l'altra, tra cui, appunto, la prova del "tassinaro". Non varrebbe neanche la pena parlarne - stendendo un velo pietoso sulle affermazioni di Maradiaga - se non fosse che le affermazioni formulate dal presidente uscente della Caritas Internazionale nonché coordinatore del gruppo di cardinali nominato per aiutare il Papa nella riforma della Curia, sono esemplari: non solo sono l'emblema di una certa arroganza mista a ignoranza che sembra aver colto alcuni personaggi che si fanno scudo dell'amicizia con papa Francesco per dare credito alle proprie idee (vedi anche l'intervista del vescovo Victor Manuel Fernandez al Corriere della Sera); ma portano a conseguenze che contraddicono nei fatti quell'amore per i poveri di cui si riempiono la bocca.
IL CARDINALE RODRIGUEZ MARADIAGA Ma andiamo con ordine, e riportiamo le battute del cardinale Maradiaga così come impietosamente riportate da Vatican Insider: «Il cardinale Rodriguez Maradiaga ha anche menzionato, nel corso del suo intervento, un recente viaggio che ha compiuto negli Stati Uniti: «Ho sentito già critiche all'enciclica del Papa che non è stata ancora pubblicata. C'è un'ideologia sull'ambiente legata alla visione capitalista che non vuole rinunciare a inquinare per non rinunciare ai guadagni: sono critiche che non hanno senso! Ma come possono criticare un testo che non conoscono? Credo che l'approccio - ha proseguito il Porporato honduregno - sarà principalmente etico. C'è tanta discussione, se il riscaldamento della terra è scientifico o non è scientifico, ma basta parlare con il tassista che mi ha accompagnato qui, la temperatura adesso a Roma non è quella della primavera, o basta pensare al fatto che nelle Filippine quest'anno ci sono stati 21 tifoni, in California stanno razionando l'acqua, per capire che l'argomento va preso sul serio». Dunque il cardinale Maradiaga è stato negli Usa ed è rimasto scandalizzato dalle critiche all'enciclica non ancora pubblicata. In effetti è vero che c'è il forte rischio che nessuno legga veramente questa enciclica quando uscirà (lo abbiamo già scritto), ma se accadrà è perché da mesi Maradiaga e soci continuano ad anticiparne i contenuti (presunti) lasciando intendere che sarà una sorta di manifesto del WWF. Siamo certi che l'enciclica sarà ben diversa, ma purtroppo è già stata ampiamente commentata in senso "ecologista", tanto che lo scorso 29 aprile l'ex vice-presidente statunitense Al Gore - oggi segretario del Climate Reality Project - in una conferenza all'Università della California ha detto che potrebbe «diventare cattolico a causa di questo Papa», proprio per le sue posizioni ecologiste. Strano che al cardinale Maradiaga, mentre era negli Usa, siano sfuggite queste affermazioni e la miriade di articoli scritti in cui si dà per scontato che il Papa condannerà l'uso dei combustibili fossili.
IL SOLITO SCHEMA POPULISTA Il cardinale parla poi di capitalisti che non vogliono rinunciare a inquinare per pura avidità di denaro, solito schema populista che pretende di spiegare tutto. Qualcuno però dovrebbe spiegare a Maradiaga che la teoria del riscaldamento globale imputa la responsabilità del "caldo" alle emissioni di anidride carbonica, che non è affatto un inquinante, anzi è il mattone fondamentale della vita. Tanto è vero che nei paesi industrializzati l'inquinamento diminuisce mentre le concentrazioni di anidride carbonica aumentano. Piuttosto proprio questo dato dovrebbe far venire in mente che è proprio grazie alla logica del mercato e alla ricchezza prodotta che si è potuto abbassare i livelli di inquinamento. Non che non si debba fare di più e meglio, ma a livello globale il vero problema dell'inquinamento è nei paesi poveri e nei paesi emergenti. Quanto alla temperatura di Roma rivelata dal "tassinaro", a parte il fatto che nel maggio 2007 il termometro ha raggiunto i 34 gradi e nello stesso mese del 1997 ha superato i 33, sarebbe ora di capire una questione fondamentale: nessuno mette in discussione che negli ultimi 130 anni s'è registrato un aumento di temperatura, sebbene non lineare (tra il 1945 e il 1975 c'è stato un raffreddamento e negli ultimi 18 anni non c'è stato l'incremento previsto); ciò che è invece contestata è la pretesa che si tratti di un aumento senza precedenti e tutto a causa delle attività umane.
TIFONI NELLE FILIPPINE E SICCITÀ IN CALIFORNIA Per ciò che riguarda i tifoni nelle Filippine bisognerebbe ricordare che è il paese al mondo più soggetto a questo genere di eventi atmosferici. Ogni anno in media ci sono una ventina di tifoni, ci dicono le statistiche, cifra che somma i tifoni propriamente detti (cicloni tropicali, 8-9 l'anno con un record nel 1993 di 19) ai temporali tropicali. Per il 2014 poi risulta che ci sono stati meno tifoni e meno danni rispetto all'anno precedente. E ancora, la siccità in California: nessuno la nega, ma evidentemente il cardinale Maradiaga non sa che forti periodi di siccità si succedono ciclicamente negli Stati Uniti, e che il peggiore periodo è stato tra il 1930 e il 1940, quando la terribile crisi agricola che ne fu conseguenza ebbe un peso importante nella Grande Depressione. Qualcuno potrebbe dire che non vale la pena stare a puntualizzare tutte queste cose sul discorso di un cardinale, e lo capisco. Ma il problema è che tutte queste sciocchezze da chiacchiere al bar spacciate per verità scientifiche, producono poi delle indicazioni di carattere etico e politico dalle conseguenze gravissime. Maradiaga e soci fanno a gara ormai per mostrare che la Chiesa appoggia senza riserve le politiche sul clima proposte in sede Onu e oggetto di un lungo e inconcludente contenzioso che va avanti ormai da 18 anni. Senza entrare in troppi dettagli lo schema delle politiche che si vorrebbe approvare è il seguente: il riscaldamento globale colpisce e danneggia i paesi poveri, il riscaldamento globale è causato dai paesi ricchi, ergo i paesi ricchi paghino il risarcimento ai paesi poveri. Oltre al fatto che i primi due punti sono errati, il rimedio è anche peggiore del male. Perché il semplice trasferimento di finanziamenti e aiuti ai Paesi poveri - che peraltro già avviene sotto diverse forme - si risolverebbe in gran parte nel finanziamento a governi corrotti che sono la prima causa delle condizioni di miseria in cui tanti popoli vivono. Ovvero andrebbe ad aggravare il problema della povertà, favorendo tra l'altro coloro che promuovono il controllo delle nascite. E, guarda caso, tra i relatori all'assemblea della Caritas Internazionale troviamo ancora una volta Jeffrey Sachs, economista, consulente del segretario generale Ban Ki-moon per la lotta alla povertà, grande sostenitore delle teorie neo-malthusiane per cui i poveri non si devono far nascere. Almeno questo, il cardinale Maradiaga lo sa?
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-05-2015
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STIAMO DIVENTANDO DEGLI ORCHI MANNARI
Dopo i libri con le favole gay, ecco il libro che promuove l'aborto tra i bambini
Fonte Notizie ProVita, 02/04/2015
Sembra uno scherzo ma purtroppo è la triste realtà. Dopo i libri che promuovono le favole gay, arriva il libro che promuove l'aborto. Si intitola "Sorella Mela, Sorella Maiale". Scritto da Mary Walling Blackburn, la storia segue Lee, 3 anni, come un lui (o una "lei", come ha sottolineato l'autrice) alla ricerca della sorella - che potrebbe essere una mela, un maiale, o altro. Durante la storia, Lee decide che sua sorella è "un fantasma felice", arrivando a dire di essere contento che sua sorella non sia in giro "a scomodare" i suoi genitori. "Lee è l'unico figlio di papà e di mamma, per ora, anche se una volta c'era una sorella", esordisce il libro. "Dove vive la sorella ora?" È Lee che lo spiega al papà: "Beh, lei viveva dentro mamma ed ora non più [...] lei ha vissuto prima di me, ma la mamma non poteva tenerla. Mamma dice che è un fantasma". Quando il papà le chiede se questa cosa lo rende triste o lo spaventa, Lee risponde con sicurezza: "Non sono triste che mia sorella sia un fantasma! Se aveste tenuto mia sorella, sareste diventati stanchi, tristi, e pazzi!" Alla richiesta del motivo di questa affermazione, il bambino ribatte con altrettanta sicurezza che se sua sorella fosse nata, loro due avrebbero litigato sempre e la mamma non avrebbe avuto potuto comprare abbastanza cibo per entrambi, né avrebbe avuto il giusto tempo da dedicargli. "Naturalmente" il papà osserva che si tratta di buone ragioni, e che forse Lee avrà un'altra sorella quando ci saranno più tempo e più soldi. Durante tutto l'arco di questa storia grottesca, il bambino continua a confrontarsi sull'argomento con gli adulti che gli stanno accanto (il papà, lo zio, "l'amico dello zio"), cercando di dare lui stesso le spiegazioni del gesto compiuto dai genitori, quasi a giustificarli. "Mamma ha avuto un aborto prima di avere me, ma - rassicura lo zio - mia sorella è un fantasma felice!" E quando l'amico dello zio, Jess, chiede dove si trovi la sorella fantasma, Lee risponde che sua sorella ha le cose sue da fare, ma che "[...] ritorna quando la chiamo ... se ho bisogno di lei". Il libro è dedicato "Ai piccoli amici, terreni e non" con un particolare avvertimento dell'autrice: "masochisti, guardate altrove" perché "tra queste pagine non troverete il "lusso del dolore", né un forte senso di colpevolezza o di colpa pungente". Nei ringraziamenti, la Blackburn ha inserito la sua "sorella fantasma", spiegando, in una nota, che il protagonista del libro "mitiga un possibile disagio psichico represso attraverso la formazione attiva di un alleato contro quell'ansia... un vero e proprio stratagemma politico... quando succede che il dolore e la paura diventino leggeri e proficui?" Abraham Adams di Artforum ha presentato il lavoro della Blackburn come un "libro per bambini pro-choice", precisando che in realtà non è indirizzato ai bambini, ma che si tratta di una provocazione per gli adulti, un concetto che esegue la forma in quello che l'artista ha definito come una sorta di resistenza". La stessa Blackburn, ha descritto il libro come "il gioco dello sciocco, con la gente anti-abortista", riferisce il Blaze Mike Opelka. All'inizio di quest'anno, in uno dei suoi spettacoli d'arte, intitolato un "Giardino anti-fertilità" ("un antidoto per il carico che hanno le donne del controllo delle nascite, la risposta alla repressiva legislatura del Texas") l'autrice ha letto il suo "capolavoro". La scenografia comprendeva una bara dalle dimensioni di un feto ricoperta di glassa al cioccolato, sotto un dipinto commemorativo della data dell'aborto, nello stile dell'artista giapponese On Kawara.
Fonte: Notizie ProVita, 02/04/2015
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OMELIA PENTECOSTE - ANNO B - (Gv 15,26-27;16,12-15)
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 maggio 2015)
Prima di salire al Cielo, Gesù promise ai suoi Apostoli di non lasciarli orfani e di mandare loro il Consolatore. Questa promessa si realizzò il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sulla Chiesa nascente, ovvero sugli Apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo. Per questo motivo, la Pentecoste è la festa della fondazione della Chiesa. Lo Spirito Santo discese sulla Vergine Maria, a Nazareth, per l'Incarnazione del Figlio di Dio; il giorno della Pentecoste, il Paraclito fu invece effuso per la formazione del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa. La prima discesa avvenne nel silenzio e nel nascondimento; la seconda effusione dello Spirito Santo si verificò invece in modo sensazionale, «come vento che si abbatte impetuoso» (At 2,2) e «come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (v. 3). In ambedue le manifestazioni dello Spirito Santo era presente Maria Santissima, la quale è la Madre di Cristo ed è la Madre della Chiesa. La scena della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste è descritta dal capitolo secondo degli Atti degli Apostoli. Colpisce profondamente un particolare: prima di allora, gli Apostoli erano timorosi e non osavano predicare apertamente alle folle; ma, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi parlarono liberamente e con coraggio a tutti quelli che incontravano. Gerusalemme era piena di pellegrini ebrei, provenienti dalle più diverse parti del mondo allora conosciuto, in occasione della festività di Pentecoste. Ciascuno di loro udì gli Apostoli parlare nella propria lingua. Dio volle così contraddistinguere la discesa dello Spirito Santo con il Dono delle lingue, per far comprendere che il messaggio del Vangelo doveva raggiungere gli estremi confini della terra. Prima di tutto, il Paraclito ci arricchisce con i suoi sette Doni. Il primo Dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il Dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il Dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il Dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta, secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il Dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il Dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il Dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio. I Doni dello Spirito Santo li abbiamo ricevuti con la Cresima, ma sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo. Questi sette Doni rimangono in noi se noi rimaniamo in Grazia di Dio. Con il peccato mortale li perdiamo, per riceverli nuovamente dopo una buona Confessione. Oltre ai sette Doni, lo Spirito Santo elargisce i carismi che sono propriamente la sua particolare manifestazione, unica e irripetibile. Questi carismi sono diversi in ciascun cristiano e sono dati per l'utilità comune. Sono come delle capacità che devono essere messe al servizio di tutti. Da questo si comprende quanto ogni fratello e ogni sorella sono preziosi agli occhi di Dio, perché da Lui hanno ricevuto una missione particolare da svolgere all'interno della Chiesa. Alla luce della preghiera, e dietro il consiglio di una buona guida spirituale, si riuscirà a discernere qual è questo particolare carisma da far fruttificare, per il bene comune. Infine, lo Spirito Santo produce in noi i cosiddetti frutti, enumerati san Paolo nella seconda lettura di oggi, ai quali si contrappongono le opere della carne. Le opere della carne sono «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19-21); i frutti dello Spirito Santo sono «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito Santo e in noi si produrranno questi meravigliosi frutti. San Paolo ci esorta con queste parole: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5,16). Sia questo il nostro proposito.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 maggio 2015)
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