SE QUESTO PER VOI E' IL MATRIMONIO, TENETEVELO!
Se lo Stato dovesse riconoscere le unioni civili con il ddl Cirinnà... tanto vale separarsi tutti
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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L'INIZIATIVA DI ALCUNI GENITORI PER DIFENDERE LA LORO LIBERTA' DI EDUCAZIONE
A Staggia Senese un gruppo di genitori ha dato vita ad un nuovo modo di vedere la scuola, come un aiuto alla responsabilità eudcativa della famiglia
Autore: Davide Vairani - Fonte: La Croce
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LA NUOVA ENCICLICA E LE PRESSIONI DEGLI ECOLOGISTI
Pubblicato dall'Espresso online prima della presentazione ufficiale, il nuovo (lunghissimo) documento avrebbe un messaggio chiaro: non si sposano tesi scientifiche (avrebbe...)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMOSESSUALI: L'IMPOSSIBILE NORMALITA'
Non si immaginano la tristezza e la sofferenza che ci sono dietro l'ostentata gaiezza degli attivisti gay: lussuria, esoterismo, satanismo, sono espressioni ''normali'' di personalità ferite
Autore: Luca Di Tolve - Fonte: Il Timone
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RICORDATE LA RIAPERTURA DEI RAPPORTI DIPLOMATICI TRA CUBA E STATI UNITI CON LA BENEDIZIONE DEL PAPA?
In realtà il regime comunista di Raúl Castro continua a reprimere brutalmente qualsiasi dissenso e in un solo mese arresta 610 dissidenti politici, tra cui molti cattolici
Fonte: No Cristianofobia
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LE NOVE VIRTU' CHE DOVREBBE AVERE IL FUTURO MARITO
Cosa può aspettarsi una ragazza dal principe azzurro? Che sia onesto, lavoratore, fedele, ecc. (VIDEO: San Giuseppe era il marito ideale)
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia
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LA FRANCIA USA LA LAICITA' CONTRO IL CRISTIANESIMO, MA FAVORISCE L'ISLAM
Un vescovo dice: ''La jihad ha fatto 17 morti e tutti sono scesi in piazza, l'aborto ne fa 200mila all'anno e nessuno si commuove''
Fonte: No Cristianofobia
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C'E' UN'AGGRESSIONE GRAVE CONTRO LA FAMIGLIA
Essere in piazza a Roma il 20 giugno non è dogma di fede, ma non possiamo restare indifferenti alle forze politiche e culturali che hanno deciso di cancellare la famiglia naturale
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,35-41)
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
Fonte: Maranathà
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SE QUESTO PER VOI E' IL MATRIMONIO, TENETEVELO!
Se lo Stato dovesse riconoscere le unioni civili con il ddl Cirinnà... tanto vale separarsi tutti
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 11/06/2015
Faccio una proposta: separiamoci tutti. Se lo Stato dovesse dare una valenza pubblica alle unioni di persone dello stesso sesso, se addirittura dovesse passare il ddl Cirinnà, che non solo dà un riconoscimento alle convivenze di persone indipendentemente dal sesso, ma le equipara in tutto tranne che nel nome al matrimonio, ritengo che noi che investiamo nella famiglia ci dovremmo separare civilmente. Tanto, adesso, col divorzio breve è un attimo, si fa prima a rompere un matrimonio che a cambiare gestore telefonico. Se la Cirinnà dovesse diventare una legge il matrimonio non sarebbe più il riconoscimento pubblico di qualcosa che costruisce un beneficio comune - cioè essere disposti a mettere al mondo persone e a farsene carico in modo stabile fino a quando loro a loro volta non saranno in grado di provvedere a sé e alla società - ma sarebbe solo un sigillo su un sentimento. Io e mio marito siamo d'accordo (per la precisione, l'idea è sua): per i sentimenti non abbiamo bisogno dello Stato. È una cosa che ci vediamo tra noi. Più profondamente tra noi e Dio. Quel tipo di sigillo sulla nostra unione non ci interessa, anzi ci sembra un'intollerabile intromissione dello Stato nella nostra sfera privatissima e inviolabile. Volete il matrimonio? Tenetevelo. A noi non interessa così, in questa forma depotenziata di valore simbolico, svuotata di garanzie reali, resa un ologramma. Senza contare che a essere separati rimanendo insieme ci sono invece un sacco di vantaggi fiscali. Volete che qualcuno vi dica ufficialmente che love is love? Be', a noi non interessa, lo sappiamo cos'è love (sappiamo di non sapere: il sentimento da solo è una cosa misteriosa e inaccessibile alle regole, a volte persino a noi stessi), e non ci serve a niente definirlo davanti a un ufficiale della circoscrizione (che tristezza, tra l'altro).
QUANDO PER LO STATO ERO UNA CONVIVENTE... Il senso del matrimonio davanti allo Stato è l'impegno che la coppia si prende davanti alla società di accogliere gli eventuali figli, (matri munus, si è detto fino alla nausea), di insegnare loro a rispettare le regole della convivenza civile, le leggi, il bene comune, di trasmettere il patrimonio culturale familiare. Anche lo Stato dovrebbe prendersi lo stesso impegno di riconoscimento concreto, di alleanza con le famiglie (se non altro perché in questa fase di crollo demografico sono le sole che sfornano contribuenti), ma sappiamo benissimo per esperienza certa e diretta che già ora non è affatto così. Io e mio marito, per esempio, per problemi legati al luogo di lavoro ci siamo sposati prima solo in chiesa, davanti a Dio, promettendo al vescovo che appena il mio contratto fosse diventato definitivo avremmo sanato quest'anomalia, perché la Chiesa rispetta il concordato, e non vuole che ci si approfitti delle leggi. Così tredici anni e quattro figli dopo, appena possibile, abbiamo tenuto fede alla promessa, e siamo andati in circoscrizione a sposarci di nuovo. Abbiamo avuto solo svantaggi da questo (lo sapevamo, ma avevamo dato la nostra parola), perché lo Stato non aiuta in nessun modo le famiglie. Abbiamo perso gli assegni familiari (essere sposati fa cumulare i redditi dei coniugi) e se avessimo avuto ancora figli in età da asilo avremmo perso posti in graduatoria. Quando, tempo prima, sono stata investita e ricoverata mio marito è accorso in ospedale, da me, priva di conoscenza e ha gestito lui i rapporti coi medici, anche se per la legge era solo il mio convivente. Tutti questi diritti già ci sono, sono riconosciuti dallo Stato che tutela i conviventi di qualsiasi sesso, come spiegano i promotori del testo unico sulla famiglia. Le leggi che tutelano i conviventi ci sono, e io aggiungo per esperienza che le tutele ai conviventi sono spesso maggiori di quelle ai coniugi. Due che non sono sposati e hanno due case possono per esempio dichiarare ciascuno una prima casa (non so se sia esattamente legale ma so che si fa), e pagare tasse più basse, mentre se io e mio marito per caso riuscissimo mai, è fantascienza, a comprare una seconda casa dovremmo pagarne di più. Lo stesso, lo Stato non tiene conto del fatto che noi abbiamo una casa (quasi) abbastanza grande perché ci devono stare dentro quattro figli, dodici piedi, sei cambi di stagione e un numero imprecisato di palloni e bambole. Anche il bollo per la nostra lussuosa auto usata a sette posti non tiene conto del fatto che la cilindrata serve a trasportare ettolitri di coca cola e vagoni di teli da mare, e non è un'auto da ricchi. Se andiamo al cinema o a quasi tutte le mostre o musei nessuno tiene conto del fatto che stiamo arricchendo culturalmente i cittadini di domani. Paghiamo i biglietti come sei single (i figli crescono). Non mi piace il piagnisteo, quindi dico che ce la caviamo lo stesso piuttosto bene, ma solo con le nostre forze. Abbiamo esattamente gli stessi diritti dei conviventi, e i nostri figli - come è sacrosanto che sia - hanno gli stessi diritti di tutti i minori.
NÉ DIRITTI UMANI, NÉ DIRITTI CIVILI È chiaro quindi che quello che chiedono le persone omosessuali non sono "dirittiumani" espressione ormai totalmente svuotata di senso, perché i diritti già li hanno, se decidono di convivere stabilmente. Non parliamo di diritticivili - altro ritornello saturo - perché non esistono discriminazioni a livello umano, ci mancherebbe (l'espressione aveva senso quando è nata, per la battaglia antisegregazione dei neri, quando si parlava di posti a sedere negli autobus e bagni separati). Inoltre, come è giusto che sia tra adulti consenzienti possono intestarsi reciprocamente case, disporre delle proprie eredità, firmare consensi in ospedale, andarsi a trovare l'un l'altro se ricoverati. Solo due cose mancano loro: la pensione di reversibilità e i figli. La pensione di reversibilità aveva un senso quando una donna si dedicava tutta la vita alla gestione della famiglia, e l'uomo lavorava fuori. Era un lavoro di squadra, ed era sacrosanto che si tenesse conto del lavoro della donna, del suo contributo alla vita familiare. Un omosessuale non può stare a casa per accudire i figli della coppia, semplicemente perché la coppia non può avere figli, e non è giusto che la società - i nostri figli - si sobbarchi l'onere del mantenimento della vecchiaia di una persona che è stata a casa senza contribuire al bene comune (può sempre godersi l'eredità privata del compagno).
LA NATURA NON SI CAMBIA PER LEGGE L'altra cosa a cui le coppie omosessuali non hanno diritto sono appunto i figli, ma questa è una cosa che non si può cambiare per legge. È un limite che mette la natura. È un limite che non si può oltrepassare senza violare atrocemente i diritti dei più deboli. È un limite che la tecnica permette di valicare, è vero, ma non tutto ciò che la tecnica permette è buono (banalmente, il prossimo animalista che si indigna per la sperimentazione sugli animali lo gonfio). È un limite con cui fanno i conti tantissime persone, anche eterosessuali. Serve forse ricordare che il limite della libertà del più forte a favore di quella del più debole è precisamente la base della società umana: nella preistoria se vedevi il vicino di caverna con una pigna più bella della tua lo ammazzavi a randellate e via. Vogliamo tornare alla preistoria? O meglio, vogliamo tornare a prima di Cristo, quando non tutti gli esseri umani avevano lo stesso valore? La vita umana è indisponibile, i figli non si pagano, e se una legge vuole cambiare questo, per favore diciamolo chiaramente, non chiamiamoli dirittiumani. Questi sono diritti disumani. Non ammantiamo questa battaglia per la dittatura del desiderio di toni nobili, di difesa dalle discriminazioni, dal bullismo. Chiamiamolo ritorno alla schiavitù, a quando le persone erano cose, e si pagavano, (i gameti, gli ovuli, le donne che vendono ovuli o utero, i bambini prodotti per soddisfare qualcuno e privati della loro storia), chiamiamola dittatura del desiderio. E se anche qualcuno ogni tanto dice che c'è chi fa questo "per generosità" senza essere pagata, io dico che se sapessi di essere stata regalata via, donata a estranei da mia madre non la giudicherei certo generosa. Eppure tutto questo sarebbe permesso dal disegno di legge Cirinnà, che legittima l'adozione del figlio di uno dei due, e di conseguenza l'utero in affitto. E dall'istante in cui le unioni saranno equiparate al matrimonio, la Corte Europea ci metterà tre nanosecondi a intimarci di approvare l'utero in affitto. Non usiamo però il paravento del riconoscimento dei diritti agli omosessuali: quello che si sta cercando di fare è passare sopra il diritto dei più deboli, i bambini non nati, i bambini piccoli, i bambini che hanno diritto a un padre e a una madre, maschio e femmina, e certi, il diritto alle origini (si chiama così un ddl del Pd sul diritto dei bambini adottati a sapere, ma perché gli adottati sì e i venduti no?). Se una legge servirà a sancire tutto questo noi, io e mio marito, ci separiamo davanti allo Stato, perché quel matrimonio non ci corrisponde, non ci interessa, non ci appartiene, e infine non significa, oggettivamente, più niente.
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 11/06/2015
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L'INIZIATIVA DI ALCUNI GENITORI PER DIFENDERE LA LORO LIBERTA' DI EDUCAZIONE
A Staggia Senese un gruppo di genitori ha dato vita ad un nuovo modo di vedere la scuola, come un aiuto alla responsabilità eudcativa della famiglia
Autore: Davide Vairani - Fonte: La Croce, 10/06/2015
È ancora possibile oggi parlare di libertà di educazione? In una realtà dove lo Stato si è preso il monopolio dell'istruzione e la scuola paritaria rischia di essere ridotta, suo malgrado, ad una fotocopia sbiadita e costosa della formula pubblica, c'è ancora spazio per i genitori che desiderano essere i protagonisti dell'educazione dei propri figli? Esiste una possibilità perché mamme e papà si riapproprino del "diritto e dovere di educare e istruire", senza stare a guardare impotenti il cocktail letale che lo Stato somministra ai propri pargoli? Leggasi da ultimo, l'imminente obbligo ministeriale all'insegnamento delle teorie gender nelle scuole di ogni ordine e grado. È tutto già scritto? Ai genitori non rimane che il compito di tamponare e arginare - se va bene - i danni della mala educación scolastica? Non esageriamo nel denunciare la deriva del sistema scolastico pubblico, cosi come non sono retorica le nostre domande. Questi stessi interrogativi animano la mente e il cuore di molti genitori, tutti quei genitori che desiderano educare i propri figli secondo i sani principi della nostra tradizione: l'amore incondizionato per la vita, dall'inizio alla fine; il valore della famiglia, una e indivisibile; il senso del bene, del vero e del bello. Ma si scontrano con una Scuola che, sempre più, li tradisce e li ostacola. Se molti di loro, per come possono, cercano di darvi una risposta, alcuni hanno deciso di farlo in un modo davvero speciale. C'è qualcuno in Italia che non solo non si è arreso, ma ha dato il via ad un percorso alternativo ed efficace: la scuola parentale. È quanto sta accadendo a Staggia Senese, un paesello di poco più di tremila anime in provincia di Siena (Toscana). Nasce la Scuola Parentale di Staggia Senese, una scuola parentale che si ispira al modello [...] nato in America una trentina di anni fa. [...] Incuriositi, lo abbiamo chiesto direttamente a don Stefano Bimbi. [...] Di cosa si tratta don Stefano? "La scuola nasce dal desiderio di un gruppo di genitori decisi a stringere un'alleanza per scegliere fino in fondo l'educazione dei propri figli. Ecco perché abbiamo chiamato questo progetto "Alleanza Parentale". Il progetto è nato in provincia di Siena, dove è attivo da dieci anni il Centro Culturale "Amici del Timone" che ha organizzato oltre 70 conferenze. Dai genitori che ne fanno parte è nata l'idea. [...] Quali gli obiettivi di questo modello di scuola parentale? "Il programma didattico tiene presenti gli obiettivi dati dalle normative nazionali, perché gli alunni verificheranno la propria preparazione ogni anno con esami di idoneità, ma li raggiunge attraverso metodi e contenuti che sono insieme innovativi e tradizionali. A volte per andare verso il futuro bisogna avere il coraggio di fare un passo indietro e recuperare i buoni insegnamenti e le radici culturali e filosofiche del passato. Pur tenendo ferme le indicazioni nazionali della normativa scolastica, si vuole dare ai ragazzi qualcosa in più, dal punto di vista didattico ma anche e soprattutto dal punto di vista dei valori". In cosa consiste il progetto di "Alleanza Parentale"? "Si tratta di una scuola parentale, cioè a completa gestione da parte dei genitori i quali si fanno carico personalmente o tramite persone di loro fiducia per l'educazione dei propri figli. Ciò è perfettamente legale in quanto riconosciuto dall'art. 30 della Costituzione. [...] Una maestra unica scelta dai genitori seguirà un massimo di dieci bambini per classe, ci sarà una grande attenzione per ogni singolo alunno, che sarà supportato nelle sue eventuali difficoltà, ma anche spronato e appoggiato nelle sue capacità e nelle sue naturali attitudini. La parte principale dello studio deve essere fatta a scuola, la mattina, quando l'insegnante può seguire gli alunni nel loro approfondimento e negli esercizi. Il bambino troverà [...] uno spazio dove la sua voce sarà sempre ascoltata; dove l'amore per i libri e la lettura verrà trasmesso come una naturale attività piacevole e ricreativa; dove avrà lo "Zaino leggero", cioè lavorerà soprattutto a scuola. Siamo convinti infatti che il lavoro mattutino sia sufficiente per raggiungere tutti i nostri obiettivi formativi. In tal modo nel pomeriggio, senza compiti a casa, i ragazzi potranno stare in famiglia e con gli amici. [...] Il calendario scolastico segue quello delle altre scuole sia come inizio e fine anno scolastico, sia per le festività". [...] Pensa che oggi esista un rischio nella scuola italiana? Quali rischi sono più urgenti? "Credo che siano per noi un faro le parole di Papa Francesco rivolte alla Scuola italiana nel grande in contro in Piazza San Pietro del 10 maggio 2014: "Amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme tutti e tre. L'educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla". [...] Le scuole parentali di "Alleanza Parentale" sono una risposta a questo disperato appello del Papa? "In un certo senso sì. Anche se il nostro progetto è stato pensato da ben due anni di incontri, proposte e tanto lavoro che ci hanno permesso di elaborare un modello di fare scuola per le elementari e le medie che fosse una risposta alle sfide di oggi. Quindi le parole del Papa ci hanno confermato nella buona strada intrapresa". Ma è legale non mandare i figli alle cosiddette "scuole dell'obbligo"? "Non solo è legale. È un diritto sancito dalla Costituzione. L'articolo 34 della Costituzione Italiana recita: "L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita". Quindi è l'istruzione ad essere obbligatoria, non la scuola. La "scuola dell'obbligo" non esiste. Inoltre l'articolo 30 dice che "è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli". Ciò significa che l'istruzione dei figli è in primis una responsabilità dei genitori, non dello Stato. In concreto, è sufficiente inoltrare una comunicazione formale e scritta alla direzione didattica di competenza in cui il singolo dichiara di prendersi carico in prima persona dell'istruzione del figlio. A quel punto la palla passa ai genitori che decidono personalmente come procedere". Cosa significa "educare", oggi, in un contesto complesso e spesso contraddittorio quale l'attuale? "Credo che il significato sia lo stesso da sempre. E-ducare deriva da ex-ducere... trarre fuori. Educare significa permettere ai talenti che ciascuno ha ricevuto di dare frutto. Questo significa operare nel rispetto della persona e della Verità che l'ha formata. Non si può - e non si deve - educare secondo principi contrari alla natura che sono iscritti nel cuore dell'uomo, e si deve rispettare l'anelito all'Assoluto che ciascuno di noi porta in sé. Il desiderio, che è la forza che anima l'uomo, nei bambini e nei ragazzi è un istinto vivissimo, che non deve essere mai frustrato o spento, ma nemmeno lasciato sfogare senza una guida. Tutto questo è compito dell'insegnante. Don Bosco nei suoi scritti non spreca mai parole sul metodo: esso per lui si riassume nel continuo invito ad "amare" i ragazzi... Noi crediamo sinceramente che l'amore sia l'unico metodo capace di svolgere il difficile compito di educare. A volte nella scuola moderna si dimentica che non si può istruire senza educare: chiunque abbia a che fare con dei giovani sa quanto di noi stessi passa a loro anche senza la nostra intenzione: per questo è fondamentale che prima di tutto, prima di ogni contenuto, prima di ogni didattica, ci sia l'amore. Esso garantisce un insegnamento rispettoso dell'alunno, e anche un apprendimento sereno. Ciascuno di noi conserva dei ricordi della scuola, e sa cosa significhi il contatto con un docente che ama il suo lavoro e i suoi ragazzi". Benedetto XVI parlò di "rischio educativo"... E' così? E' proprio un rischio? "L'espressione viene da Giussani. Lui parlava di "rischio" pensando che ad un certo punto l'adolescente farà un confronto tra il senso della realtà che ha appreso dalla tradizione e la risposta che egli si dà in piena libertà, crescendo. In questo senso il rischio è una specie di "scommessa": ce la sentiamo di crescere questi ragazzi scommettendo sul fatto che Dio esiste, e Cristo ci ha salvati? Ce la sentiamo di crescerli proponendo loro questa lente di ingrandimento per leggere la realtà? Noi crediamo di sì, crediamo che dei giovani cresciuti così, un giorno, con la propria ragione, sceglieranno ancora Cristo, non perché si fideranno di ciò che abbiamo detto loro, ma perché avranno verificato che questa è la realtà. I genitori che stanno fondando questa scuola parentale non lo fanno per crescere i propri figli al sicuro in una campana di vetro, per tenerli lontani da idee diverse dalle proprie. L'obiettivo è esattamente il contrario: è quello di «Educare il cuore dell'uomo così come Dio l'ha fatto», in maniera autenticamente umana, e quindi libero di aderire alla fede, libero «dalla schiavitù mentale, dalla omologazione che rende schiavi mentalmente dagli altri» (Giussani). Benedetto XVI sapeva bene cosa significava questo nella società del relativismo: in una memorabile lettera alla Diocesi di Roma egli parlò di una "emergenza" educativa... emergenza significa che c'è qualcosa da fare, subito, a pena di grandi danni e che gli uomini di buona volontà sono chiamati a rispondere!". Cosa ha determinato la deriva laicista dell'insegnamento cosiddetto "pubblico"? "Chiunque comprende l'importanza della scuola per trasmettere principi, i valori e le idee alle nuove generazioni: chi ha a che fare con i giovani ha in mano la società del futuro. Non posso affermarlo con certezza, ma credo che quello che vediamo adesso sia il risultato dello stratificarsi delle scelte che certi settori della cultura hanno fatto negli ultimi 50 anni, l'illusione di poter liberare l'uomo da Dio e di affermare la relatività di ogni valore è stata una spinta così forte che non poteva non volersi propagare anche attraverso la scuola". E cosa direbbe ad una famiglia, ai giovani, per presentar loro in poche parole questo tipo di proposta educativa? "La prospettiva lanciata da "Alleanza Parentale" è una sfida che va sostenuta perché offre la possibilità concreta di una scelta alternativa, di una scelta per i propri figli che si affacciano al mondo del lavoro e della società, impoverita e svuotata dai valori. Può sembrare una scelta originale, ma in realtà è naturale che i genitori scelgano il meglio per i propri figli. Ai ragazzi direi a un livello superficiale che non avranno da fare i compiti a casa. Ad un livello più profondo direi che scegliere una scuola di "Alleanza Parentale" è il modo migliore per apprendere, in una atmosfera familiare, in un contesto accogliente, dove il loro entusiasmo non verrà mai spento, ma anzi sarà il motore della loro avventura di apprendimento!". Nota di BastaBugie: ecco alcuni articoli da noi già pubblicati sull'esperienza della scuola parentale
GLI INSEGNANTI DEI NOSTRI FIGLI LI SCEGLIAMO NOI Intervista alla coordinatrice di Alleanza Parentale, una iniziativa di un gruppo di genitori di Staggia Senese di Costanza Signorelli https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3649
ALLEANZA PARENTALE: SCEGLI TU COME EDUCARE I TUOI FIGLI! Nasce a Staggia Senese, in provincia di Siena, un interessante progetto per avere una scuola a misura di bambino di Samantha Fabiani https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3610
Fonte: La Croce, 10/06/2015
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LA NUOVA ENCICLICA E LE PRESSIONI DEGLI ECOLOGISTI
Pubblicato dall'Espresso online prima della presentazione ufficiale, il nuovo (lunghissimo) documento avrebbe un messaggio chiaro: non si sposano tesi scientifiche (avrebbe...)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16-06-2015
Qualsiasi sia il giudizio che se ne vuole dare è certo che l'enciclica "Laudato si'" ha fatto registrare un record assoluto - oltre a quello della lunghezza di un'enciclica -: il numero di commenti sul contenuto prima ancora che fosse pubblicata. Sono settimane infatti che da parte di collaboratori - presunti o reali - del Papa si leggono anticipazioni sui contenuti che poi scatenano decine, centinaia di reazioni in un dibattito senza fine. Secondo uno schema ormai ben collaudato con i rapporti internazionali sui cambiamenti climatici si prepara per settimane l'uscita di un documento che - si dice - sarà a seconda delle circostanze sconvolgente, eccezionale, senza precedenti, destinato a cambiare per sempre la prospettiva. E così via fino al gran finale con la presentazione ufficiale del documento che ormai tutto il mondo aspetta pur conoscendone le conclusioni. Così è stato fatto con l'enciclica "ecologica", con un crescendo di anticipazioni e interventi che doveva sfociare nella presentazione prevista per giovedì 18 giugno alle ore 11. Per rendere ancora più forte l'effetto stavolta era stato anche annunciato che il testo sarebbe stato consegnato ai giornalisti solo due ore prima, così da rendere praticamente impossibile rifletterci sopra e ridurre la conferenza stampa alle dichiarazioni di coloro chiamati a presentare l'enciclica.
L'ENCICLICA ECOLOGICA ESPLODE COME UNA BOMBA Sennonché la "bomba" è esplosa in anticipo ieri quando L'Espresso ha messo online l'intero testo dell'enciclica rovinando l'effetto preparato. Padre Federico Lombardi ha poi dichiarato essere quella dell'Espresso soltanto una bozza non definitiva ma altre fonti indicano che se qualche correzione successiva c'è stata non inficia l'impianto e i concetti fondamentali del testo ormai pubblico. Peraltro lo "scherzetto" era stato preceduto da un piccolo "giallo" rivelato da "Il Giorno": nei giorni scorsi papa Francesco aveva fatto bloccare le rotative della Libreria Editrice Vaticana che avevano già iniziato a stampare l'enciclica, per apportare alcune correzioni. Risultato: centinaia di copie distrutte (non proprio un bell'esempio ecologico) e nuova stampa. Da padre Lombardi nessuna conferma o smentita, ma l'episodio sarebbe solo l'ennesima conferma di quanto sia stato sofferto questo testo, sottoposto a innumerevoli revisioni, limature, aggiustamenti vari. Sicuramente in questi mesi sono state forti le pressioni, soprattutto da parte di circoli ambientalisti e teorici del riscaldamento globale antropogenico (causato dall'uomo) che contano sul Papa e sulla Chiesa cattolica per dare una spinta decisiva agli accordi internazionali sul clima che sono al palo ormai da 18 anni. Si possono spiegare così alcune contraddizioni evidenti, incluso un cambiamento di accento del Papa. Ricordiamo infatti che nella conferenza stampa di ritorno dalla Corea (18 agosto 2014) a una domanda sull'enciclica in gestazione rispondeva: «Ma adesso è un problema non facile, perché sulla custodia del creato, l'ecologia, anche l'ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto. Poi, vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. E un'Enciclica così, che dev'essere magisteriale, deve andare avanti soltanto sulle sicurezze, sulle cose che sono sicure. Perché, se il Papa dice che il centro dell'universo è la Terra e non il Sole, sbaglia, perché dice una cosa che dev'essere scientifica, e così non va. Così succede adesso. Dobbiamo fare adesso lo studio, numero per numero, e credo che diventerà più piccola. Ma, andare all'essenziale e a quello che si può affermare con sicurezza. Si può dire in nota, a piè di pagina, "su questo c'è questa ipotesi, questa, questa...", dirlo come informazione, ma non nel corpo di un'Enciclica, che è dottrinale e deve essere sicura».
NON SI SPOSANO TESI SCIENTIFICHE Messaggio chiaro: non si sposano tesi scientifiche. E invece, malgrado nell'enciclica si dica da qualche parte che non spetta alla Chiesa dire l'ultima parola sulla scienza, tutta la prima parte è fondata su tesi scientifiche del tipo eco-catastrofista tutt'altro che sicure - si noterà anche che non ci sono note in cui si spiegano le diverse posizioni -, ponendo peraltro le basi di un ritorno al "caso Galileo" come già avevamo anticipato. Ma appunto le pressioni sono state così forti che i circoli vaticani più ecologisti hanno in questi mesi proposto all'opinione pubblica personaggi-guida quantomeno discutibili. Così, mentre nell'enciclica il Papa condanna chiaramente quanti pensano di risolvere i problemi ambientali eliminando i poveri con il controllo delle nascite e con la diffusione dell'aborto, eccoti come relatore a tutti i principali convegni vaticani un personaggio come Jeffrey Sachs, fanatico teorico del controllo delle nascite. Ma non basta: alla conferenza stampa di presentazione dell'enciclica, giovedì 18, è previsto come relatore John Schellnhuber, fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate Impact Research. Consigliere della cancelliera Angela Merkel, Schellnhuber ha tempo dichiarato, parlando di riscaldamento globale, che «è un trionfo per la scienza perché almeno abbia potuto definire qualcosa di importante, ovvero che l'equilibrio del pianeta richiede una popolazione di meno di un miliardo di persone». Come questo si concili con quanto affermato nell'enciclica è tutto da spiegare.
UN UNICO ELEMENTO DI NOVITÀ In ogni caso nella Laudato si' c'è un elemento di novità che si pone in chiara discontinuità con il Magistero precedente, ovvero l'introduzione del concetto di "sviluppo sostenibile", che di fatto rimpiazza quello di "sviluppo umano integrale" che era ad esempio al cuore della Caritas in Veritate di Benedetto XVI. In realtà all'inizio dell'enciclica per due volte si parla di «sviluppo umano, sostenibile e integrale», ma poi nel prosieguo resta solo la sostenibilità. Un cambiamento non da poco, come abbiamo già scritto recentemente, una ridefinizione antropologica che pone maggiormente l'accento sugli ecosistemi e sull'equilibrio del pianeta in generale, piuttosto che sulla centralità della persona. C'è infine una curiosità da notare, ovvero la strana assenza di riferimenti al monachesimo benedettino quale modello di rapporto vero con la natura, capace di rendere più umano e a misura d'uomo l'ambiente nel quale si collocava. Solo un cenno di sfuggita per ricordare la rivoluzione della «introduzione del lavoro manuale intriso di senso spirituale». Eppure nella tradizione cristiana non c'è un esempio concreto più luminoso di custodia e coltivazione del Creato, di collaborazione all'opera creatrice di Dio, che nasceva non da un progetto sull'ambiente ma dal semplice "cercare Dio" in ogni istante della vita, come ricordò papa Benedetto XVI. Una posizione di cui si sente una certa mancanza oggi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16-06-2015
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OMOSESSUALI: L'IMPOSSIBILE NORMALITA'
Non si immaginano la tristezza e la sofferenza che ci sono dietro l'ostentata gaiezza degli attivisti gay: lussuria, esoterismo, satanismo, sono espressioni ''normali'' di personalità ferite
Autore: Luca Di Tolve - Fonte: Il Timone, aprile 2015
Altro che gaiezza, il mondo omosessuale è profondamente triste, il riflesso di un disagio profondo. Oggi è politicamente corretto affermare che il disagio nasce dall'ostilità dell'ambiente, dall'omofobia di chi è intorno, dalla discriminazione. Ma non è così: altrimenti come si spiega che questo disagio - che si traduce ad esempio in un tasso di suicidi molto superiore alla media - esiste anche in città emancipate come San Francisco o anche in Stati dove da anni c'è possibilità di sposarsi, di adottare figli? La verità è che il disagio nasce perché non ti senti come gli altri; sei a scuola e fai di tutto per cercare di essere uguale agli altri, ma non lo sei. È la stessa condizione di una persona che vuole correre ma senza una gamba. Quando ero nell'ambiente si respirava quest'aria di malessere. È per questo che mi odiano, perché sono un testimone chiave di questo malessere, avendo vissuto molti anni anche ai vertici dell'Arcigay e partecipato a riunioni internazionali. Già vent'anni fa ho visto il futuro: quello che oggi succede qui, negli Stati Uniti era già normale allora. C'è un disagio, c'è una ferita profonda, altrimenti non farebbero tutto quello che fanno. Divertirsi a tutti i costi, non potere neanche parlare di quel che si sente dentro, è un sintomo forte di disagio. E questo si manifesta in una vulnerabilità incredibile, ti porta ad avere un profondo senso d'inferiorità e anche un senso di rivalsa e di invidia. Ho raccolto tutte le biografie dei vari cantanti omosessuali, ebbene loro lo raccontano pubblicamente: «Io volevo essere quel ragazzo lì», «volevo essere in quel modo», «ho sempre cercato..., ho sempre amato..., odiato...». È una progettualità che non si è mai evoluta, che non è mai fiorita. C'è dietro una crisi emotiva che si è fermata lì, è come un bimbo che cresce fisicamente ma dal punto di vista affettivo rimane lì. E così dentro di te scoppia una rivalsa nei confronti del mondo o una rivolta verso te stesso. La ferita che si portano dentro diventa l'impossibilità di fiorire nella propria identità. E questo porta a quello che possiamo vedere: aggressività da una parte (basta vedere le reazioni a chi sostiene le ragioni della famiglia naturale o anche all'interno del mondo gay, come nel caso di Elton John contro Dolce e Gabbana), ostentazione della contentezza dall'altra. Ma è una contentezza falsa, quando ci sono problemi di questo genere ti unisci a dei gruppi, continui a mettere su questa maschera, perché lo fanno gli altri, ti adegui. Nei film di Ozpetek questa disperazione viene fuori: si tira cocaina, si fa sesso. La lussuria è una delle più comuni espressioni di questo disagio, è una risposta all'incapacità di relazionarsi in modo normale. Non per niente la proposta principale delle associazioni gay sono locali da divertimento, saune, creare soprattutto una dipendenza dal gruppo che genera attività commerciali.
È UN AFFARE ECONOMICO Proprio l'aspetto economico è una cosa che andrebbe capita. Le associazioni gay non hanno mai fatto nulla per aiutare le persone omosessuali, per togliere le persone dalla strada, offrire un supporto a persone in difficoltà, aiutare le persone colpite da Aids. Anche nel periodo storico in cui tanti morivano di Aids, ad esempio, l'Arcigay non ha mai fatto nulla per questo. L'unico interesse era ed è far tesserare le persone, perché poi questo dà un potere politico. E creare un gigantesco intreccio economico-finanziario. Con la loro vulnerabilità, le persone con tendenze omosessuali diventano facilmente pedine di un gioco economico molto più grande, che genera grandi flussi di denaro e un forte controllo sociale e politico. Faccio un esempio: anch'io, a suo tempo, avrei potuto sfondare nel mondo dello spettacolo, approdare da Maurizio Costanzo o in qualche programma della serie. C'è una trafila classica che parte dalle chat line erotiche. Ti avvicina gente facoltosa, che ti chiede di fare da prestanome per aprire una chat; come ricompensa ti promettono di farti vincere qualche concorso, di farti diventare cantante, ti imbucano in qualche programma tv. E così si muovono gli affari. Altri si danno all'esoterismo, ci sono anche esempi di satanismo di cui sono stato testimone diretto. In ogni caso tanti si mettono a fare i maghi, i cartomanti, gli pseudo-astrologi, vanno in tv e poi quando vai nei loro studi ti chiedono "paccate" di soldi. La diffusione dell'omosessualità è funzionale a questi interessi economici, anche l'Aids è diventato un affare per le compagnie farmaceutiche. Ed è anche per questo che vengono così avversate le strade che possono aiutare davvero le persone a ritrovare il proprio equilibrio. È davvero triste assistere a questo spettacolo, sapere che ci sarebbero i mezzi per aiutare tante persone che vivono questa sofferenza e vedere che vengono impediti per mantenere questa forma di controllo, di potere.
IL CONTROLLO POLITICO Certo, insieme a quello economico c'è anche l'interesse politico. Dice nulla che la cantante Lady Gaga, icona del mondo gay, sia arrivata a Roma con Hillary Clinton? Fare le cose in modo naturale, mettere al mondo i figli come sempre si è fatto, costa poco, lo si fa da soli e il legame familiare è un antidoto al potere. La fedeltà non fa circolare soldi. Invece vogliono che le persone siano dipendenti, succubi della tecnoscienza, che si facciano cose che servono gli interessi economici e politici di chi comanda. A parte le questioni morali, fate semplicemente un confronto di costi tra il parto naturale e la fecondazione artificiale o l'utero in affitto. La diffusione dell'omosessualità è funzionale a questo progetto, proprio perché si tratta di persone ferite, sole, estremamente vulnerabili. Qualcuno obietterà: ma ci sono legami anche fra persone omosessuali, ci sono relazioni di coppia stabili anche fra di loro. Bene, però chissà perché nessuno ha mai fatto un'inchiesta per andare a vedere che fine hanno fatto quelle coppie che si sono "sposate" tanti anni fa, i 50enni o i 60enni. C'è una unità nel mondo gay che è di facciata, che è soprattutto un legame di interessi (come per esempio nel mondo del lavoro), ma in realtà è un'altra cosa, ci si fa male l'uno con l'altro, anche nell'amicizia. Anzi, in fondo non esiste neanche l'amicizia tra gay e gay. Tu sei amico perché esci con quella persona, ma poi molto spesso ti rubano i soldi: a una mia amica le rubavano i vestiti ogni volta che andavano a trovarla. Non sono casi isolati, ma è la norma. E nei rapporti affettivi domina l'instabilità, anche quelli che restano insieme alla fine diventano due amiconi, rimangono insieme per interesse o per lavoro, e ognuno si fa i fatti suoi. Rimangono insieme perché la solitudine è tremenda, ma di quelli che non ce la fanno a nessuno interessa.
UN ATTACCO A DIO Grazie alla conversione, alla preghiera, ho potuto vedere con chiarezza tutto quello che avevo vissuto, ho potuto riconoscere che questa è una guerra economica e finanziaria contro Dio. Il discorso economico è quello immediato, fa gola a tutti, ma dietro questo c'è l'azione del Maligno, l'uomo che ha sempre cercato di fare tutto da solo, di escludere Dio. E invece «senza di me non potete fare nulla». Questo appare più evidente quando si consideri la causa principale che ferisce le persone e le porta all'omosessualità: la mancanza del padre. Anche della madre, ma soprattutto del padre. Vale per i maschi ma anche per le femmine, perché una ragazza che vede sua madre picchiata o che sperimenta l'assenza del padre sarà portata a odiare il maschio. Ebbene, non avendo un rapporto col padre non riesci neanche a stabilire un rapporto con Dio Padre. Io, ad esempio, devo ringraziare Maria, perché è lei che mi ha portato a Gesù, ma all'inizio ero proprio arrabbiato con Dio, non potevo parlarci. Ci sono voluti anni per recuperare questo rapporto. Così si comprende come la diffusione dell'omosessualità e l'attacco a Dio siano due facce della stessa medaglia. E si comprende anche come la distruzione della famiglia, la sua debolezza sia una causa dell'omosessualità: tanti ragazzi ad esempio sono abusati, è una ferita enorme che produce questi risultati. Ma oggi cresce anche l'omosessualità culturale, sociale, ovvero la spinta che viene dalla società che porta a considerare l'omosessualità un'opzione come un'altra. Così, per un adolescente basta che vada male con una ragazza, che si è spinti magari a provare con un ragazzo. Uno pensa così di risolvere un problema di relazione, invece pagherà un prezzo altissimo.
Fonte: Il Timone, aprile 2015
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RICORDATE LA RIAPERTURA DEI RAPPORTI DIPLOMATICI TRA CUBA E STATI UNITI CON LA BENEDIZIONE DEL PAPA?
In realtà il regime comunista di Raúl Castro continua a reprimere brutalmente qualsiasi dissenso e in un solo mese arresta 610 dissidenti politici, tra cui molti cattolici
Fonte No Cristianofobia, 02/04/2015
Son passati tre mesi e mezzo da quando la stampa di tutto il mondo annunciò ai quattro venti con tanto di fanfare la riapertura dei rapporti diplomatici tra Cuba e gli Stati Uniti. Attribuendone la paternità a papa Francesco, che salutò la «decisione storica - son parole sue - con vivo compiacimento». Il Corriere della Sera affermò che il Pontefice s'era «speso in prima persona», scrivendo e telefonando tanto a Raúl Castro quanto ad Obama e favorendo «la liberazione di alcuni detenuti, a cominciare dall'americano Allan Gross, in carcere a Cuba da 5 anni». Evidentemente, però, qualcosa non ha funzionato o, quanto meno, l'effetto è già finito. Acquisendo il sapore amaro della farsa. Poiché da una parte il regime comunista cubano avvia il dialogo sui diritti umani con una delegazione statunitense a Washington, ma dall'altra a marzo ha proceduto ad effettuare almeno 610 arresti del tutto arbitrari, per motivi politici. Si tratta della cifra più alta degli ultimi sette mesi.A denunciarlo, è stata nel proprio rapporto mensile (ripreso dal quotidiano spagnolo Abc) la Cchm, Commissione Cubana dei Diritti Umani e della Riconciliazione Nazionale, organizzazione dissidente operante sull'isola: «Era risaputo che vi fosse la tendenza ad incrementare tali azioni repressive - si legge - abbiamo identificato 95 casi di persone, che han già patito anche altre forme di repressione politica, incluse aggressioni fisiche, vessazioni ad opera della Polizia o atti vandalici». La Commissione è pessimista sull'eventualità che la situazione possa migliorare: il governo, infatti, pare immobile ed impermeabile a qualsiasi sollecitazione o proposta circa l'avvio delle «urgenti riforme giuridiche, economiche e politiche, di cui ha bisogno viceversa il popolo di Cuba». Ad esempio, lo stipendio medio dei lavoratori cubani è di circa 20 dollari al mese (18,3 euro), secondo le stime ufficiali; ma, al contempo, si nega loro qualsiasi tutela professionale o sindacale, compresi il «diritto di sciopero e di costituire organizzazioni sindacali indipendenti». Contemporaneamente anche il Cihpress, Centro di Informazioni Hablemos Press, ha registrato 613 detenzioni, dovute a motivi politici. Di queste, oltre un centinaio sono donne appartenenti al movimento delle Damas de Blanco, arrestate - si badi - «mentre uscivano di casa, per andare alla S. Messa nelle diverse chiese del Paese», spiega il rapporto diffuso il 2 aprile scorso. Non solo: Cihpress informa anche del fatto che i membri dell'Unpacu, Unione Patriottica di Cuba e di Cittadinanza per la Democrazia, sono stati fermati «con l'uso della forza, quando tentavano di assistere alla S.Messa a Santiago de Cuba». La Ccdhrn, guidata dall'attivista Elizardo Sánchez, pone in rilievo come il Paese caraibico «continui a criminalizzare il normale esercizio di tutti i diritti civili e politici» e ricorda come la legislazione penale cubana mantenga ancora vigente il reato definito di «pericolosità sociale pre-criminale», per i quali possono essere inflitti anche quattro anni di carcere. Sebbene le fucilazioni dal 2003 siano cessate e sebbene le lunghe pene detentive inflitte agli oppositori siano «diminuite negli ultimi dieci anni», il regime comunista di Fidel e Raúl Castro «continua a reprimere, spesso brutalmente, qualsiasi espressione di dissenso pacifico». E, guarda caso, tra i più colpiti risultano ancora una volta esserci i Cattolici. Qualcuno lo dica in Vaticano...
Fonte: No Cristianofobia, 02/04/2015
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LE NOVE VIRTU' CHE DOVREBBE AVERE IL FUTURO MARITO
Cosa può aspettarsi una ragazza dal principe azzurro? Che sia onesto, lavoratore, fedele, ecc. (VIDEO: San Giuseppe era il marito ideale)
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia, 29/05/2015
Si parla molto di una donna che si incastri nel "modello" della donna virtuosa dei Proverbi, è vero. Dobbiamo imitare la Madonna, che è stata davvero l'esempio di donna virtuosa, per poter assumere in noi quello che è stato sognato da Dio e capire così la nostra vera vocazione. Ma cosa aspettarsi dagli uomini? Quali virtù e qualità possiamo aspettarci da un ragazzo che possa essere anche ciò che Dio ha sognato per lui? Come possiamo trovare un uomo che sia secondo il cuore di Dio? Gesù Cristo è l'uomo perfetto, ma è stato il suo padre adottivo, Giuseppe, ad avviarlo agli offici e alle dinamiche di questo mondo. Cristo è nato senz'altro con tutto il potenziale, ma Dio Padre ha fatto sì che Giuseppe fosse il prescelto per insegnare al Bambino Gesù cosa significa essere uomo. La mascolinità viene appresa, passando di generazione in generazione, e in questo il bambino o il giovane deve sforzarsi, lottare per essere virtuoso. Per questo, San Giuseppe è il modello e la fonte ispiratrice delle nove virtù dell'uomo che rende felice il cuore di Dio.
1. CASTO San Giuseppe è conosciuto nella tradizione della Chiesa come modello di castità. Questa virtù dà all'uomo il dominio di sé, e quindi libertà interiore. L'uomo di Dio deve esercitarsi nella purezza per imparare a non essere trascinato dai suoi impulsi e riuscire così a fare scelte grandi.
2. ONESTO Dal modo in cui gli altri si riferivano a Gesù, "il figlio del carpentiere" (cfr. Mt 13, 55), capiamo che la professione di suo padre era il riferimento nella città in cui abitavano. Possiamo anche supporre che fosse facile trovarli a Nazareth, trovare la loro casa e la loro bottega, perché non dovevano nascondersi da nessuno. Giuseppe aveva un buon nome, onorava le scadenze e la parola data. L'uomo secondo il cuore di Dio è onesto. Se promette, mantiene. Se sbaglia, assume l'errore. Il suo nome e la sua reputazione sono come la firma della sua persona come un tutt'uno, la sua parola è sempre di onestà.
3. LAVORATORE La stessa citazione - "il figlio del carpentiere" - può designare una persona che è nota per il suo mestiere; si tratta, quindi, di un ottimo professionista. Giuseppe era un lavoratore di talento. La mascolinità ha un'inclinazione naturale a trovare nel lavoro anche un senso esistenziale, l'impressione che la propria professione sia un'estensione di sé. Spesso nelle opere d'arte - sculture e pitture - vediamo una donna che posa (ferma ed esponendo la propria bellezza) e gli uomini quasi sempre in movimento, che fanno qualcosa. Non immaginiamo un uomo senza lavoro!
4. LOTTATORE Guardate lo sforzo di San Giuseppe nei primi anni di vita del Bambino Gesù per preservare la vita del Figlio di Dio e di Sua Madre Maria. Giuseppe ha rinunciato a tutto ciò che già aveva per preservare i suoi. L'uomo di Dio è un lottatore. Il Signore invita i Suoi profeti, nella Sacra Scrittura, e li pone costantemente in lotta contro un nemico pubblico, contro forze spirituali; Egli insegna loro a combattere per la loro famiglia, per il loro popolo e per la causa del Regno di Dio.
5. FEDELE Il fatto che Maria, mentre era promessa sposa di Giuseppe, sia rimasta incinta ha rappresentato per lui una grande prova. Papa Francesco ha parlato a questo proposito di "una prova simile a quella del sacrificio di Abramo". In entrambi i casi, Dio "ha trovato la fede che cercava e apre una via diversa, una via di amore e di felicità" (22/12/2013). Un uomo deve essere fedele, in primo luogo a Dio, poi a sua moglie e alla sua famiglia. Le tentazioni passano, la fedeltà rende l'uomo forte di spirito. È fedele fino alla fine!
6. CAVALIERE È difficile non immaginare Giuseppe come un cavaliere, ma alcuni fatti ce lo possono far supporre in modo un po' più concreto. Ad esempio, quando Gesù a dodici anni si perde nel tempio, è Maria che interroga Gesù, in una società in cui donne e bambini contavano poco. Perché non lo ha fatto Giuseppe? Forse perché la Madre partecipava in modo più intenso al ministero di Cristo, e Giuseppe l'ha capito. L'uomo di Dio è cavaliere, perché associa la sua forza alla sensibilità. È sempre attento e gentile, anche nelle crisi, e non solo nel momento in cui vuole conquistare una donna.
7. MAGNANIMO "Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto" (Mt 1, 19). Questo versetto dimostra l'essenza del cuore dello sposo di Maria. Venendo a conoscenza della gravidanza della sua promessa sposa, [...] rivela la sua disposizione a garantire la vita della persona che amava e di un bambino innocente. [...] Le donne che oggi sono davvero felici sono quelle che si sono sposate con uomini che dimostravano di avere un cuore buono. Ogni donna merita un uomo buono al suo fianco; in fondo, è quello che sperano. L'uomo dal cuore magnanimo è un segno e un riflesso di Dio su questa terra.
8. SERVO San Giuseppe ha scelto di essere servo, in primo luogo di Dio. Attraverso i sogni che aveva, ha capito che lì erano gli ordini del Signore, e che era necessario rispettarli. Giuseppe non si è messo a pensare se erano frutto della sua emozione provocata dai fatti che stavano avvenendo. Giuseppe è stato obbediente a Dio in tutto. È stato anche il servo della sua famiglia. La Bibbia dice che la cultura ebraica poneva l'uomo a capo della sua famiglia. Il padre terreno di Gesù ha fatto della sua autorità un servizio ai suoi. Non ha usurpato la sua posizione per ottenere diritti e favori dai membri della sua famiglia. Al contrario, si è sacrificato, ha rinunciato a sé a favore della sposa e del figlio. L'uomo secondo il cuore di Dio capisce che qualsiasi autorità in questo mondo deve essere vista come una responsabilità di amare ed edificare quelli che sono sotto le proprie cure, siano essi familiari o subordinati a livello lavorativo o popolo del Signore. Ma al di sopra di tutto c'è la volontà di Dio.
9. GIUSTO Tutte le virtù elencate possono essere considerate uno spiegamento di quest'ultima. La Parola definisce Giuseppe "giusto" (cfr. Mt 1, 19). Il significato biblico di questo termine si riferisce a colui che compie e pratica la Legge, sia nei termini giuridici – la persona che è idonea nei confronti dei suoi obblighi civili – che rispetto alla Legge del Signore. Giuseppe era irreprensibile quanto al compimento dei precetti e dei riti religiosi, ma li osservava per un ardente amore per il Signore e non per avere prestigio tra gli uomini. L'uomo deve incantarsi con la Parola e la Legge eterna dell'Altissimo, perché se egli dà a Dio ciò che è di Dio non gli risulterà pesante dare a Cesare ciò che appartiene a Cesare. Essere giusto è essere santo. L'uomo gradito a Dio cerca costantemente la santità.
CONCLUSIONE Sono queste le nove virtù che noi donne dobbiamo considerare in un nostro futuro pretendente. Osservate come agisce in queste situazioni, più che le parole che escono dalla sua bocca. San Giuseppe è il modello di ispirazione perché al di sopra di tutto è sempre stato il primo ad avere coraggio quando accadeva qualcosa, o quando Dio gli dava degli ordini. Egli agiva. San Giuseppe, prega per noi!
Nota di BastaBugie: ecco un video con il cartone animato su san Giuseppe della durata di quattro minuti
https://www.youtube.com/watch?v=wgWq_BSuVmo
DOSSIER "SAN GIUSEPPE" Patrono della Chiesa Universale Per vedere tutti gli articoli,clicca qui!
Fonte: Aleteia, 29/05/2015
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LA FRANCIA USA LA LAICITA' CONTRO IL CRISTIANESIMO, MA FAVORISCE L'ISLAM
Un vescovo dice: ''La jihad ha fatto 17 morti e tutti sono scesi in piazza, l'aborto ne fa 200mila all'anno e nessuno si commuove''
Fonte No Cristianofobia, 25-26/03/2015
La «laicità» alias laicismo della Francia? Solo uno strumento, con cui contrastare presenza e attività della Chiesa Cattolica nella République. Nient'altro. Tant'è vero che tutto cambia, quando viceversa in ballo vi sia l'islam. E' quanto emerge chiaramente dagli ultimi fatti di cronaca. Per una moschea si è disposti a tutto Oltralpe, anche a dimenticare quella legge liberticida del 1905, tuttora in vigore, legge che di fatto vieta qualsiasi tipo di sovvenzione a qualsiasi culto. Lo ha rivelato l'articolo firmato da Jean-Christophe Moreau ed apparso su Le Figaro dello scorso 21 marzo. Vi si legge: «Quando si tratta di islam, qualunque scrupolo di neutralità lascia posto ad un evidente attivismo municipale. Su circa 190 luoghi di culto musulmani in progetto (o inaugurati dopo il 2011), 114 cantieri sono stati resi possibili grazie alla cessione di terreni comunali», indipendentemente dal colore politico dell'amministrazione (con l'unica eccezione del Front National). Ma non basta: un senatore dell'Ump, Jacques Legendre, è giunto a proporre di sostituire il francese con l'arabo nelle scuole "islamizzate", quelle cioè ove la maggioranza degli alunni padroneggi solo la lingua del Paese d'origine, anziché quella d'Oltralpe. Ma il Senato francese non è nuovo a simili bizzarrie: ha ridato, ad esempio, ai Comuni la possibilità di finanziare la realizzazione di centri culturali islamici, che spesso sono, in realtà, moschee camuffate, ambienti per lo più legati ai Fratelli Musulmani. Ai quali non ha fatto mistero di assicurare il proprio sostegno Hichame Abderrezak, che si dà il caso sia stato candidato del Fronte di Sinistra alle ultime Dipartimentali, oltre a ricoprire il ruolo di portavoce della moschea Luce e Pietà, gestita dall'associazione ImanoPaix, di cui lui è peraltro consigliere d'amministrazione. Insomma, una commistione di politica e islam quanto meno imbarazzante... Tuttavia una commistione non isolata. Tanto che nel corso di un'intervista sull'emittente I-Télé, il deputato socialista Razzy Hammadi, dopo gli attentati di Parigi, ha pubblicamente criticato la «codardia» ed i mezzucci, cui ricorrono molti, troppi eletti locali della "Sinistra plurale", disposti a far costruire sui propri territori moschee in cambio dei voti della comunità musulmana. Tranciante anche il giudizio dell'on. Malek Boutih, pure socialista: in un'intervista a Le Point, ha denunciato l'«elettoralismo» di quei politici locali «corrotti, scesi a patti con vandali, gangsters, salafiti» e quelli che chiama gli «islamo-nazisti». Un quadro davvero inquietante. In un contesto di questo tipo anche la vicenda di Charlie Hebdo acquista un altro sapore. Decisamente un altro sapore, alquanto amaro. Chi ha seminato vento, ha raccolto tempesta. Ma pare che la lezione, nella Francia cristianofobica e filoislamica, non sia stata ancora capita...
MONS. RAVEL: LA JIHAD FA 17 MORTI, L'ABORTO 200 MILA L'ANNO Finalmente c'è qualcuno che lo dice senza giri di parole. Mons. Luc Ravel, Vescovo delle forze armate francesi, nel suo editoriale apparso sul mensile della Cappellania militare cattolica, a proposito degli attentati di Parigi è molto chiaro: «Scopriamo di dover scegliere in quale campo collocarci; scopriamo di armarci contro il male manifesto senza prender posizione contro quello subdolo. Il cristiano si sente preso come in una tenaglia tra due ideologie: da una parte, quella che fa la caricatura di Dio sino a disprezzare l'uomo; dall'altra, quella che manipola l'uomo sino a disprezzare Dio. Da una parte, avversari dichiarati e riconosciuti: i terroristi della bomba, i vendicatori del profeta; dall'altra, avversari non dichiarati però ben noti: i terroristi del pensiero, promotori della laicità, gli adoratori della Repubblica. In quale campo situarsi come cristiani? Noi non vogliamo essere presi in ostaggio dagli islamici. Ma non ci auguriamo nemmeno d'esser presi in ostaggio dai benpensanti. L'ideologia islamica ha fatto 17 vittime in Francia. Ma l'ideologia dei benpensanti fa ogni anno 200 mila vittime nei grembi delle loro madri. L'aborto inteso come 'diritto' fondamentale è un'arma di distruzione di massa». Dunque, per mons. Ravel, che ha precisato d'aver parlato «da militare», gli «adoratori della Repubblica» – di cui non fa esplicitamente i nomi, benché non sia difficile individuarli... – sono i responsabili della morte di queste «200 mila vittime» dell'aborto. Ma non solo: «Non dobbiamo assecondare le follie dell'eutanasia, del 'matrimonio per tutti' [definizione data in Francia alla campagna pro-'nozze' gay – NdR] o delle vignette di Charlie Hebdo». Che tali affermazioni abbiano colpito nel segno, lo dimostrano le vibrate reazioni registrate sul web. Soprattutto ha fatto infuriare molti dei «benpensanti» di cui parla mons. Ravel il fatto che queste frasi siano apparse su una pubblicazione, che reca anche il logo del Ministero della Difesa francese. Era ora di sentire parole tanto schiette, chiare e dirette, quanto mai opportune e di raro vigore, assolutamente coerenti con la Dottrina cattolica: parole, che incoraggiano e fanno sentire anche meno soli quanti si battono per la vita e quanti si pongono sul serio alla sequela di Cristo.
Fonte: No Cristianofobia, 25-26/03/2015
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C'E' UN'AGGRESSIONE GRAVE CONTRO LA FAMIGLIA
Essere in piazza a Roma il 20 giugno non è dogma di fede, ma non possiamo restare indifferenti alle forze politiche e culturali che hanno deciso di cancellare la famiglia naturale
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/06/2015
Sia chiaro, andare sabato 20 giugno a Roma per la manifestazione per la famiglia non è un dogma di fede né da questo gesto ci si deve aspettare la salvezza. Ma è una possibilità che è data al nostro popolo per testimoniare l'esistenza e la bellezza della famiglia naturale mentre ci sono potenti forze politiche e culturali che vorrebbero eliminarla. Per questo abbiamo invocato da molti mesi un'occasione del genere, ringraziamo quanti si sono mobilitati perché si potesse realizzare (pur tra mille ostacoli non escluso il fuoco amico), sosteniamo con convinzione la partecipazione. Nello stesso tempo rispettiamo quanti decidono altrimenti, anche se non possiamo restare indifferenti alle motivazioni che vengono addotte e sulle quali è anche importante confrontarsi. C'è chi, ad esempio, come il Forum delle Associazioni Familiari, pur condividendo gli obiettivi e guardando con simpatia all'iniziativa, parla di «scelte strategiche differenti». Certo, se queste strategie fossero anche esplicitate aiuterebbe tutti a partecipare, invece che lasciare la sensazione di un «vorrei ma non posso» che risente delle divisioni nell'episcopato italiano che pilota il Forum.
MONSIGNOR NUNZIO GALANTINO E a proposito di episcopato italiano, in diversi si fanno scudo delle parole del segretario della Conferenza episcopale (Cei), monsignor Nunzio Galantino, che in un'intervista al Corriere della Sera (25 maggio) ha invocato il dialogo e condannato il muro contro muro. Pur tralasciando il fatto che quello di segretario generale della Cei è un ruolo esecutivo che non prevede iniziative di indirizzo "politico", è interessante riprendere alcuni passaggi del suo intervento, perché sono rivelatori di una certa impostazione. Dice dunque monsignor Galantino: «Il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l'uomo. Un cristiano che si mette "contro" qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. Io sogno il momento in cui tutto ciò che riguarda la persona, sia come singolo sia come realtà sociale, venga affrontato al netto di ogni ideologia, interesse, colore partitico. Ci vuole la serenità del confronto, mettere da parte le passioni eccessive per fare il bene di tutti. E se questo non lo favorisce uno Stato, un governo, chi altri deve farlo? Io chiedo ci sia un tavolo nel quale incontrare e non scontrarsi... Non si tratta di fare a chi grida di più, i "pasdaran" delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un confronto tra gente che vuole bene a tutti».
UNA VERA E PROPRIA AGGRESSIONE Si tratta di affermazioni che suonano bene, ma in realtà a un esame più attento rivelano tutt'altro. Anzitutto perché saltano il dato fondamentale, cioè la realtà su cui ancora ieri è tornato papa Francesco: è in atto una vera e propria aggressione, "colonizzazione ideologica" la chiama il Papa, che ha preso di mira soprattutto la scuola fin dalla materna e sta distruggendo la società. E ci sono tre leggi che il Parlamento si appresta a varare che imporranno il matrimonio omosessuale (con annessa adozione), l'insegnamento dell'ideologia di genere nelle scuole, l'impossibilità di anche solo affermare che l'unica famiglia è quella naturale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Questa è la realtà: ci sono degli aggressori, e c'è un popolo che è aggredito. È da questo dato che si deve partire. Sentite bene le parole che il Papa ha pronunciato ieri: «I nostri ragazzi, ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l'anima e la famiglia: si deve agire contro questo». «Si deve agire contro questo», ha detto il Papa. Contro l'ideologia del gender, se non fosse chiaro. Bisogna agire. Ma per monsignor Galantino «un cristiano che si mette contro qualcosa già sbaglia il passo» e impone ad associazioni e movimenti che è in grado di ricattare a starsene fermi. Stai a vedere allora che per il segretario della Cei anche il Papa non parla da cristiano. Ma forse neanche Gesù, visto che spesso e volentieri si scontrava con scribi e farisei, parlava "contro" di loro. Perché se uno è per qualcosa o qualcuno necessariamente la difenderà in caso di attacco o aggressione.
CI MOBILITIAMO CONTRO L'AGGRESSORE È proprio perché siamo per la famiglia e per la difesa dei figli che ci mobilitiamo contro l'aggressore, che nella fattispecie assume le sembianze di alcuni progetti di legge. Forse che il Family Day del 2007 non fu convocato per fermare i Di.Co. di Bindiana memoria? C'è la casa che brucia ma mons. Galantino e chi gli va dietro invece di darsi da fare con i secchi pretendono che si convochi il tavolo con la Protezione civile, il Consiglio di circoscrizione e magari l'assemblea di condominio per parlare del valore del fuoco. E poi il tavolo intorno a cui incontrarsi per ricercare la verità sull'uomo. Un campo neutro dove si dovrebbe accedere spogliandosi delle proprie ideologie, interessi, appartenenze varie e anche delle passioni eccessive. Ovviamente escludendo i pasdaran, quelli che quando si parla del senso della vita e del futuro dei propri figli non riescono proprio - chissà perché - a parlare con distacco. Sorge spontanea una domanda: chi sarebbero gli interlocutori che monsignor Galantino immagina, con cui intavolare una bella tavola rotonda sulla verità dell'uomo? Renzi che ha detto che con le unioni civili dobbiamo fare in fretta per stare al passo con l'Europa dei diritti civili? Scalfarotto che vorrebbe chiudere la bocca a tutti quelli che non gridano "gay è bello"? L'Arcigay che si batte per impedire a qualche centinaio di persone di trovarsi in piazza a leggere silenziosamente un libro per un'ora? Insomma, chi sarebbero nella situazione attuale gli invitati alla tavola di Galantino e soci? O meglio, con chi stanno già dialogando al punto che una manifestazione festosa per testimoniare la bellezza della famiglia rovinerebbe questo clima idilliaco di incontro? In ogni caso se mai questo tavolo si dovesse fare dico fin da subito che non mi sento rappresentato da monsignor Galantino, che va in tv a sostenere il dovere dello Stato a regolare le convivenze omosessuali (ma ovviamente la famiglia è un'altra cosa). È anche il contrario di quel che i vescovi italiani hanno messo nero su bianco nel 2007: «...Riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l'intenzione di chi propone questa scelta, l'effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia... Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile».
QUALE AVVENIRE? Anche il direttore di Avvenire, il quotidiano della Cei, sta sostenendo con forza soluzioni in evidente contrasto con le indicazioni dei vescovi del 2007, mai ufficialmente sconfessate e comunque in sintonia con il Magistero. Per Marco Tarquinio non sarebbe giusto riconoscere le convivenze eterosessuali (perché se vogliono hanno già il matrimonio) ma sarebbe invece utile regolare quelle omosessuali, anche «per aumentare il tasso di solidarietà». Questi signori parlano come se di convivenze e unioni civili si cominciasse a dibattere oggi per la prima volta e spettasse a loro trovare la soluzione più intelligente. Ma visto che, violenti o nolenti, questi signori rappresentano la Chiesa italiana, quando contraddicono così palesemente ciò che è già stato stabilito e risolto dovrebbero almeno avvertire il pubblico che li ascolta, per quanto poco esso sia. Almeno un po' di onestà. Nota di BastaBugie: il Comitato Verità e Vita ha diffuso il 12 giugno 2015 in merito alla manifestazione del 20 giugno un comunicato stampa dal titolo "Affermare la verità integrale sull'uomo e sulla famiglia, no a qualsiasi posizione di compromesso". Ne riportiamo ampi stralci: Il Comitato "Difendiamo i nostri figli" ha convocato per il 20 giugno a Roma una manifestazione per difendere la famiglia naturale dall'assalto a cui è costantemente sottoposta dal Parlamento ed i figli dalla colonizzazione ideologica della propaganda delle teorie gender nella scuola. [...] L'ideologia gender, negando ogni differenza tra uomo e donna derivante dalla natura e sostenendo che ciascuno può scegliere il proprio sesso e il proprio ruolo sociale a prescindere dalla propria identità sessuale, è fondata sulla menzogna e sul travisamento della realtà e della verità dell'uomo. Proprio per questa sua natura ideologica e per la ribellione esplicita verso la realtà naturale, essa non può che imporsi con la minaccia contro chi pensa e parla in modo differente (il progetto di legge Scalfarotto), con l'intimidazione dei personaggi pubblici, con la rieducazione coattiva dei mass-media (il decalogo dell'UNAR verso i giornalisti) e, soprattutto, con l'insegnamento obbligatorio di queste teorie nelle scuole ai bambini e ai ragazzi, sottraendo ogni controllo ai genitori e costringendo gli insegnanti a ripetere come verità queste menzogne (disegno di legge Fedeli). Si tratta di un disegno esplicitamente totalitario che inevitabilmente nega il diritto delle famiglie ad educare i propri figli, la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà di stampa e, in fondo, la stessa democrazia. L'adozione del matrimonio omosessuale – comunque si voglia chiamarlo (disegno di legge Cirinnà) – costituisce, poi, il sigillo pubblico ad una menzogna che pretende di equiparare alla famiglia naturale rapporti privi di valenza positiva per le persone coinvolte e per la società intera. [...] La risposta a queste iniziative non può che essere di opposizione e rifiuto senza eccezioni: non si può venire a patti con la menzogna e rinunciare ad affermare la verità intera! La natura e l'esperienza insegnano che siamo concepiti e nasciamo uomini e donne, che è l'amore di un uomo e di una donna a far nascere i bambini, che ogni bambino ha bisogno di un padre e di una madre, che sono le famiglie fondate sul matrimonio a reggere e a spingere in avanti ogni società ed a mantenerla in vita; e ancora, che i bambini non si comprano al mercato, che i bambini non si possono uccidere perché imperfetti, che le donne povere del terzo mondo non sono contenitori da sfruttare con un'elemosina! Il Comitato Verità e Vita ritiene molto importante la manifestazione del 20 giugno a Roma, ma sente il dovere di mettere in guardia da ogni tentativo di giungere a compromessi o accomodamenti. Il popolo che sostiene il bene comune non può essere frenato e indirizzato dalle logiche politiche e parlamentari da parte di coloro che, in qualche modo, cercano qualche agibilità o visibilità in Parlamento e nella politica: sui principi fondamentali i politici - se sono in grado e se vogliono farlo - devono rispettare i propri doveri, facendo opposizione dura e sincera, senza nessun ammiccamento all'altra parte che permetta di restare saldi nel proprio incarico. Ogni proposta o tentativo di mediazione che comporti il "pieno riconoscimento dei diritti delle persone e totale sostegno alle unioni affettive a prescindere dagli orientamenti sessuali e dalla tipologia del legame" è un espediente politichese, che ricorrendo ad un camuffamento linguistico di fatto decreta oggi l'assimilazione di queste unioni all'istituto familiare, cosa non ricercata dai conviventi eterosessuali che non scelgono di sposarsi pur potendolo fare, ma fortemente voluta dai conviventi omosessuali, che invece non possono contrarre matrimonio, e getta i presupposti per l'introduzione nel nostro ordinamento del matrimonio tra persone dello stesso sesso in contrasto con quanto stabilisce la nostra Carta Costituzionale. La convivenza - sia etero che omosessuale - non può essere riconosciuta né promossa o favorita dalla Stato, che deve invece affermare la centralità della famiglia naturale fondata sul matrimonio, nella quale uomo e donna si impegnano per sempre tra loro e con la società e assumono i doveri conseguenti. E' la famiglia - solo la famiglia - uno dei beni più preziosi dell'umanità a dover essere difesa e tutelata e messa nelle condizioni migliori per svolgere il suo insostituibile ruolo sociale! Quindi: i progetti di legge Scalfarotto, Cirinnà e Fedeli devono essere semplicemente ritirati e l'attacco alla famiglia deve cessare ed essere sostituito da misure che la sostengano e la favoriscano! Chiunque cooperi per qualsivoglia motivo ed in qualsiasi modo a favorire il riconoscimento delle "unioni di fatto" non può considerarsi un politico, un amministratore od un cittadino al servizio del bene comune e di una società veramente umana.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/06/2015
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OMELIA XII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,35-41)
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
Fonte Maranathà, (omelia per il 21 giugno 2015)
Spesso il Vangelo ci presenta un Gesù dominatore delle malattie e delle potenze demoniache. Nel brano di oggi il suo potere si allarga fino ad abbracciare gli elementi della natura nella loro raffigurazione più grandiosa e potente: il mare. Il tema è fondamentalmente uguale, perché nel simbolismo della Bibbia, il mare, pur sottomesso al dominio di Dio, rimane un mondo carico di misteri e di pericoli, a motivo della profondità dei suoi abissi, dell'amarezza delle sue acque, del perpetuo fluttuare delle sue onde, della sua potenza distruttrice quando si scatena. Esso diventa perciò anche l'immagine più eloquente ed efficace delle forze del male, orgogliose e minacciose, che trovano una plastica raffigurazione nei mitici e favolosi mostri che la fantasia popolare colloca nei suoi abissi.
DIO, IL SIGNORE DELLE FORZE DELLA NATURA Eppure il mare, questa realtà potente e tumultuosa, è sottomessa a Dio. Dio era là quando nacque uscendo dal seno della terra; come un bambino indifeso lo avvolse di fasce (caligine) e lo vestì (nube). Il salmo responsoriale ed il vangelo, mentre sottolineano la signoria di Gesù sul mare, ci suggeriscono l'invocazione fiduciosa a Dio nel pericolo, e lo stupore e il timore di fronte alla potenza del Signore che comanda. Entrambi i brani scritturistici presentano lo stesso schema letterario: la situazione di pericolo (lo scatenamento delle forze del mare), l'invocazione fiduciosa di Dio, l'intervento miracoloso del Signore, l'azione di grazie (salmo), lo stupore e il timore (vangelo). Il tema della fede-fìducia nelle prove diventa centrale nel vangelo. Gesù fa agli apostoli la domanda-rimprovero: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». È strano che Gesù rimproveri di mancanza di fede proprio quando essi gli si rivolgono pieni di fiducia. Evidentemente qui Gesù rimprovera non tanto la fiducia, quanto l'atteggiamento interessato per cui la fiducia è tutta rivolta ad ottenere qualcosa. Questa fede è troppo imperfetta.
NON IL TUTORE DELL'ORDINE NATURALE... L'uomo primitivo aveva istintivamente il senso del sacro, viveva i suoi rapporti con la natura come se esseri divini presiedessero al divenire implacabile degli avvenimenti di cui lui si scopriva lo zimbello. Il mondo divino lo affascinava, ma gli ispirava una specie di sacro terrore. Cercava perciò di propiziarsi la divinità con riti magici. L'uomo moderno ha raggiunto un notevole dominio sulle forze naturali, e lo aumenta di giorno in giorno. La natura non gli incute più timore; vi si sente a suo agio, la sceglie come quadro e materia di un'opera storica da compiere con le sue proprie forze. L'atteggiamento dei suoi antenati gli appare come una sorgente di alienazione. Anche quando si trova dinanzi ad avvenimenti inattesi - un terremoto ad esempio - la sua reazione istantanea è quella di ricercarne la spiegazione scientifica e non più quella di rivolgersi al mondo divino. Questo comporta un mutamento (ed una purificazione) dell'immagine stessa di Dio. Dio non è visto più soltanto o principalmente come fondamento, garante e vindice dell'ordine della natura. Il Dio della fede è «altro» dal mondo, sta al di là delle sue leggi e non può essere raggiunto a partire soltanto dal mondo e dai suoi eventi.
... MA IL DIO CHE IMPEGNA NELLA FEDE Il Dio vero non è il dio delle false sicurezze umane. Non è la formula risolutiva delle nostre difficoltà e dei nostri problemi: sarebbe un dio alienante, un surrogato, il dio tappabuchi. La nostra fede in lui non è né fuga né disimpegno. Ci sarebbe da sospettare di una fede tranquilla, facile, senza difficoltà. La fede è impegno continuo, proprio perché crede nonostante le tempeste in cui viene continuamente messa alla prova. Sarebbe una falsa fede quella che cercasse Dio solo come consolazione individuale e come soluzione diretta delle difficoltà nelle quali ci troviamo. Alla base di questa fede non ci sarebbe la disponibilità assoluta nei confronti di Dio, ma il tentativo di «utilizzare» Dio ai fini della nostra sicurezza. Aver fede significa abbandonarsi a Dio anche quando lui «dorme», perché sappiamo che nessuna difficoltà può vincerci; Dio le ha già vinte. Questo, però, non ci isolerà dal mondo fino a saltare i problemi del mondo, perché sappiamo che il piano di Dio è quello di liberare il mondo dal male, e che in questo processo di liberazione il cristiano è chiamato a collaborare, lottando al suo fianco, prendendo sul serio i problemi del mondo, senza perdersi di coraggio.
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