BastaBugie n�407 del 24 giugno 2015

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1 FAMILY DAY 2015: UN MILIONE DI PERSONE CON UN MESSAGGIO CHIARO A POLITICI E VESCOVI
Clamoroso successo per la manifestazione contro le proposte di legge sulle unioni civili (Cirinnà), sul reato di omofobia (Scalfarotto) e sul gender nelle scuole (Fedeli)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 L'INTERVENTO DI COSTANZA MIRIANO AL FAMILY DAY 2015
Ci alzeremo in piedi ogni volta che un bambino viene visto solo come un mezzo per soddisfare un'emozione (VIDEO: Amato)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
3 LE ASSURDE PRETESE VERSO I SACERDOTI
Le legittime aspettative verso i consacrati si sono trasformate in intolleranti richieste come se dovessero risultare dei supereroi
Autore: don Aldo Buonaiuto - Fonte: In Terris
4 PAPA FRANCESCO PROCLAMA SANTA UNA PICCOLA SUORA ARABA
Un islamico le ''propose'' di farsi musulmana, ma lei rifiutò e ne ebbe in cambio un calcione, poi l'uomo le tagliò la gola e avvolse il corpo esanime in un telo, ma la Madonna...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
5 CINQUE COSE CHE AVREI VOLUTO SAPERE PRIMA DI SPOSARMI
Se le avessi sapute, avrei potuto evitare la crisi matrimoniale
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia
6 LEGALIZZARE LA PROSTITUZIONE? IL DISASTRO TEDESCO
Dal 2002 non solo è legale, ma anche facilitata, eppure non è stato un buon affare... nemmeno per lo Stato
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 NUOVI LIBRI DI STORIA, SCIENZA, FEDE, MORALE
Rivoluzione francese, comunismo, gender, Sindone, aborto, mascolinità, ecc.
Fonte: Libreria Theseus
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: DOPO IL FAMILY DAY HO DISDETTO L'ABBONAMENTO AD AVVENIRE
La marginalizzazione della manifestazione a favore della famiglia e della libertà dell'educazione dei figli è solo la goccia finale
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA XIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 5, 21-43)
Non temere, soltanto abbi fede!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - FAMILY DAY 2015: UN MILIONE DI PERSONE CON UN MESSAGGIO CHIARO A POLITICI E VESCOVI
Clamoroso successo per la manifestazione contro le proposte di legge sulle unioni civili (Cirinnà), sul reato di omofobia (Scalfarotto) e sul gender nelle scuole (Fedeli)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-06-2015

Contro tutto e contro tutti. Contro il maltempo che a due ore dall'evento ha scatenato un nubifragio che ha fatto temere l'annullamento della manifestazione; e contro i Galantini di ogni specie che hanno tentato in tutti i modi di sabotare questo evento di popolo.
Ma alla fine il popolo, un popolo formato da famiglie, dai nonni ai bambini più piccoli, ha risposto ben oltre le più rosee previsioni: un milione di persone che hanno riempito piazza San Giovanni e le vie limitrofe soltanto per dire «Ci siamo, e siamo decisi a difendere con le unghie e con i denti i nostri figli, e con essi il futuro della nostra società». In decine di migliaia, che erano arrivati presto in piazza, hanno sopportato stoicamente anche il nubifragio, miracolosamente cessato poco prima dell'inizio previsto e ripreso violento appena cessate le ultime parole del portavoce di "Difendiamo i nostri figli" Massimo Gandolfini. È come se anche il Cielo si fosse commosso davanti a questa voglia insopprimibile di esserci e avesse infine ceduto sospendendo il diluvio per consentire che questa voce si sentisse forte e facesse tremare anche i sordi palazzi della politica.

UNA MOBILITAZIONE INCREDIBILE
Del resto, miracoloso è stato anche l'evento in sé. Deciso il 2 giugno, in soli 18 giorni si è realizzata una mobilitazione incredibile: da ogni parte d'Italia, dalla Val d'Aosta fino alla Sicilia e alla Sardegna decine e decine di migliaia di famiglie hanno organizzato e realizzato il viaggio a Roma nel silenzio dei media, nella discreta ostilità di una parte dei vertici dell'episcopato italiano, nella mancanza di sostegni istituzionali, nella assoluta assenza di finanziamenti da qualsivoglia organizzazione e istituzione. Un popolo si è davvero autoconvocato: non per esprimere rabbia, non per reclamare privilegi, ma consapevole di rappresentare il fondamento della nostra società e per riaffermare quindi con decisione la propria esistenza contro i tentativi di distruggerla. Tentativi - lo abbiamo detto tante volte - che si chiamano disegno di legge sulle Unioni civili (Cirinnà), riforma della scuola con l'inserimento obbligatorio di lezioni sul genere, progetto di legge contro l'omofobia (Scalfarotto). Il dialogo può ripartire solo riconoscendo la dovuta dignità a questo popolo, che - la piazza lo dimostra - non è affatto minoranza. Si può anzi dire che quello di ieri sia stato un successo ancora maggiore del Family Day del 2007, che bloccò i Di.Co proposti da Rosy Bindi: sia quantitativamente sia qualitativamente visto che è nato tutto dal basso.
Se ieri un messaggio è stato lanciato forte e chiaro dalla piazza è stato il no assoluto al disegno di legge Cirinnà, la prima minaccia da affrontare (in ordine di tempo). E no assoluto anche all'introduzione dell'ideologia di genere nelle scuole. Ieri, la prima reazione degli esponenti dei partiti di sinistra è stata di irritazione e di rabbia: una folla così, difficile ignorarla, mette quel granellino di sabbia nell'ingranaggio che potrebbe bloccare quella "gioiosa macchina da guerra" che è la lobby gay. D'altra parte la semplice convocazione della manifestazione ha provocato la nascita di un gruppo di lavoro di parlamentari sulla famiglia, e tanti di loro ieri erano in piazza mescolati in gran parte nel pubblico. Otterrà dei risultati politici? Difficile dirlo, e però è un fatto nuovo che non va sottovalutato.

C'ERA UNA VOLTA LA CEI
Ma un messaggio chiaro deve essere arrivato anche alla Conferenza episcopale italiana (Cei): per la prima volta, finalmente, si è realizzato un evento voluto e gestito da laici senza l'ingombrante presenza di "vescovi-pilota", come li ha definiti papa Francesco. Anzi, il principale "vescovo-pilota", il segretario della Cei Nunzio Galantino, ha fatto di tutto per impedire che l'evento si realizzasse e che poi, una volta deciso, non avesse successo. Ha "pilotato" il Forum delle Associazioni Familiari verso la non adesione, ha "pilotato" Avvenire - il quotidiano di proprietà della Cei - verso il silenzio-stampa: minimo il risalto dato alla preparazione della manifestazione, scandaloso il tentativo di mitigarne gli effetti.
Mentre tutti i giornali oggi danno ampio risalto in prima pagina al Family Day, l'Avvenire oggi in edicola (e nelle chiese) apre il giornale con questa sconvolgente notizia: «Lotta all'azzardo: il "bluff" del governo» (visto ieri sera in tv nell'anteprima delle prime pagine dei giornali). Ebbene sì, le polemiche intorno alla legge sul gioco d'azzardo sono la notizia del giorno per il quotidiano dei vescovi: neanche la Pravda dei tempi d'oro raggiungeva vette simili per nascondere le vere notizie. Ma non basta, la «folla grande e bella» di Roma è solo la terza notizia, dopo anche l'annuncio - che va avanti da giorni - della visita del Papa a Torino, che avverrà soltanto oggi. Una vergogna che non rende purtroppo ragione dell'impegno di quei vescovi - seppur minoranza - che invece hanno da subito sostenuto la manifestazione non facendo mancare il loro giudizio di pastori.
Certo è che la Cei nel suo insieme non ha proprio dato l'idea di «pastori che sentono l'odore del gregge», per usare l'efficace espressione di papa Francesco; il gregge è andato per la sua strada e i pastori l'hanno abbandonato. Una mancanza di direzione che coinvolge anche i movimenti ecclesiali: per la manifestazione di ieri si deve un grande grazie a Kiko Arguello (che ieri dal palco non ha mancato di lanciare una freccia appuntita a mons. Galantino) e al suo movimento Neocatecumenale, ma per il resto nessuno ha voluto metterci la faccia e si è arrivati ad esempio a situazioni paradossali, come quella di Comunione e Liberazione: tantissimi i militanti in piazza ieri malgrado il parere contrario dei vertici. È una ulteriore dimostrazione che, nel suo insieme, se fosse dipeso dai vertici della Chiesa e dei gruppi ecclesiali, ieri piazza San Giovanni sarebbe stata semideserta. E invece il popolo si è mosso, percependo con chiarezza la gravità del momento storico che stiamo vivendo. In tanti, ai piani alti della Chiesa dovrebbero riflettere.

Nota di BastaBugie: interessanti le critiche al sindaco di Roma Ignazio Marino che Angela Pellicciari scrive nell'articolo dal titolo "Il sindaco di chi gli pare" pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana del 22-06-2015
Ricordo bene, durante la campagna elettorale del sindaco ciclista, che sui giornali comparivano foto a mezza pagina di suorine che abbracciavano il candidato del cuore, Ignazio Marino. Adesso Marino, se possibile, ha superato se stesso. Sorridente e fiero ha sfoggiato una gran fascia tricolore durante il Gay Pride di Roma lo scorso 13 giugno, ma si è rifiutato di portare i suoi saluti alla manifestazione "Difendiamo i nostri figli", che sabato 20 giugno ha riunito a Roma un milione di persone in piazza San Giovanni. Orgoglioso di rappresentare gli omosessuali, sdegnato che bambini e famiglie osino mettere in discussione la bellezza del gender e la qualità della vita di pargoli che si ritrovano per genitori due mamme o due papà.
Ma non era il sindaco di tutti? Hanno voglia dal PD a ripetere che non sono contro la famiglia!

Ecco il video con l'intervento al Family day 2015 dell'avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita


https://www.youtube.com/watch?v=0wb_Lds260c

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-06-2015

2 - L'INTERVENTO DI COSTANZA MIRIANO AL FAMILY DAY 2015
Ci alzeremo in piedi ogni volta che un bambino viene visto solo come un mezzo per soddisfare un'emozione (VIDEO: Amato)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 20 giugno 2015

Innanzitutto vorrei salutare chi non è potuto venire, proprio perché sta "difendendo i suoi figli" come noi, ma dal posto di combattimento, da casa, dalla trincea direi: chi ha un bambino malato, come Paola, che è in ospedale con lui, chi ce l'ha sotto esame, chi non si è potuto permettere il viaggio, perché le famiglie a volte sono lasciate sole. Direi che per ogni persona che è qui, ce ne sono cento che avrebbero voluto, e alcuni hanno organizzato manifestazioni, fiaccolate, veglie la notte scorsa. Grazie!

DIFFERENZA TRA MASCHILE E FEMMINILE
Ecco, io sono qui per parlare della differenza tra maschile e femminile, e non so da dove cominciare, perché la differenza è talmente tanta e talmente evidente, che mi sembra davvero di sguainare la spada per dire che le foglie sono verdi in estate, e che due più due fa quattro.
E ci vuole uno strano coraggio per far questo perché si è sviluppata una sorta di isteria collettiva sul tema, per cui ogni volta che si parla di differenza qualcuno grida allo scandalo, ci dice che siamo imbevuti di stereotipi, qualcuno si offende. Qualche giorno fa, per dire, si è chiesto ufficialmente il ritiro di uno spot pubblicitario di pannolini perché diceva che alle femminucce piace farsi belle, ai maschi a giocare a palla, le femmine si fanno cercare, i maschi inseguono. Ritirare lo spot!
Ancora, un premio Nobel è stato messo alla berlina su twitter perché aveva detto che alle donne sul lavoro succede di essere emotive, di innamorarsi e di piangere se rimproverate. (ecco, a me tra l'altro sono successe tutte e tre le cose, al lavoro).
L'insofferenza a tutto quello che parla di maschio e femmina ha raggiunto il parossismo, e nell'epoca della comunicazione si restringe sempre di più il campo delle cose che si possono dire liberamente, c'è una sorta di polizia del pensiero.
Dire che le persone oltre alle loro caratteristiche particolari sono o maschi o femmine non significa essere sessisti - come hanno scritto davanti alla redazione milanese di Tempi insieme ad altri epiteti che non si possono dire qui perché ci sono bambini. La differenza parla di una grande bellezza. È la vera grande bellezza. È qui il segreto più profondo, più intimo dell'uomo, come diceva Giovanni Paolo II. Ed è qui, per chi crede alla Genesi, che sta la somiglianza con Dio.
È faticoso ma prezioso essere diversi, irriducibili gli uni agli altri, avere sempre nel cuore nostalgia di unione, di una complementarietà profonda, una nostalgia mai guarita, il segnaposto del totalmente altro, come scrive il cardinale Scola. Per noi credenti la distanza tra maschio e femmina è la nostalgia di Dio.

NON È QUESTIONE DI FEDE, È QUESTIONE DI REALTÀ
Ma qui prima di tutto non è questione di fede, è questione di realtà: noi siamo tra coloro che hanno visto, eppure hanno creduto - direbbe Chesterton. Uomini e donne spesso amano fare cose diverse, e anche quando amano le stesse, le fanno in modo diverso, e questa è una ricchezza, che nessuna legge potrà mai cancellare. Per esempio, in Norvegia, che è il paese con le politiche per le pari opportunità più aggressive, hanno addirittura dovuto mettere le quote azzurre nelle aziende perché c'erano troppe dirigenti femmine e i maschi erano all'angolo. Bene, anche nella paritaria Norvegia non si sa come mai nei reparti maternità ci sono solo donne, ma proprio 100%, e nei cantieri gli operai sono solo uomini.
"E' dallo scontro-incontro / tra un uomo e una donna / che si muove l'universo intero. / All'universo non importa niente / dei popoli e delle nazioni. / L'universo sa soltanto / che senza / due corpi differenti / e due pensieri differenti / non c'è futuro."
Lo ha detto Giorgio Gaber.
E lo ha detto anche Papa Francesco, con altre parole: essere genitori viene dalla differenza di maschile e femminile. Innanzitutto biologicamente, sembra ovvio ma forse serve ricordarlo: solo così si possono fare figli, e non è una discriminazione, ci dispiace, è la natura. Solo la differenza è feconda, dà la vita. Il buio si definisce rispetto alla luce, la terra al cielo, l'acqua all'aria. Il mondo è stato creato così, con le distinzioni che hanno messo fine al caos.

DIO PERDONA, MA LA NATURA NO
Ecco, quando vogliamo fare questo, cioè dimenticare da dove viene la vita, dalla differenza feconda di maschio e femmina, produciamo sofferenza, perché Dio perdona, ma la natura no. La legge di Dio è la misericordia, ma la natura non è misericordiosa, ha delle sue leggi che non possono essere infrante senza conseguenze. È l'ecologia dell'umano! I limiti non sono qualcosa che ci opprime, ma proprio quello che ci custodisce, ci salva, ci fa bene.
Donna e uomo sono tali nel rapporto, nella relazione, nessuno si definisce da solo come vuole la cultura individualista. Abbiamo bisogno di questo, non possiamo dire cos'è l'uomo senza dire cos'è la donna, e imparare a funzionare insieme è la sfida della vita, nel senso che ci vuole una vita per riuscire, e non è detta che si riesca. Il primo organo sessuato è il cervello. Quello della donna ha molti collegamenti fra le varie parti, adesso non mi addentro perché questo è il lavoro del nostro conduttore, di Gandolfini, ma che noi femmine abbiamo un modo non lineare di pensare è evidente anche a me.
Per un uomo la strada da A a B è la più breve. Un uomo va dritto al punto, ed è per questo che un uomo fatica a fare due cose insieme, mentre per noi donne la strada da A a B non è la più breve, ma la più bella, e lungo il percorso da A a B facciamo tante deviazioni, magari a raccogliere i fiori.
La donna ha una speciale chiamata alla cura della bellezza, (che non è un tentativo di dare una giustificazione di nobiltà spirituale agli ultimi quattro vestiti che ho comprato...) Lo dico perché davvero questa chiamata alla bellezza è qualcosa di più. La donna è chiamata a ricordare all'uomo il bene e il bello di cui lui è capace e che lui tende a dimenticare quando vive al ribasso. La donna aiuta l'uomo ad alzare lo sguardo verso il di più, l'umanità è affidata alla donna, che prima ancora dell'uomo, vede l'uomo.
Forse nell'ansia di emanciparci ci siamo dimenticate di quanto sia preziosa la nostra chiamata, e ci dimentichiamo che invece la nostra fragilità non è una debolezza, ma è ciò che ci rende capaci di fare spazio, di essere fondamentali quando entra in gioco la vita. La donna fa spazio, allarga, l'uomo mette i confini, costruisce i muri, a cui poi possono appoggiarsi i ponti, ma sempre a partire da un'identità salda, che l'uomo aiuta a costruire per tutta la famiglia.

È ORA DI CHIEDERE NON PARI DIRITTI, MA DIRITTI DIVERSI
La donna e l'uomo quando decidono di stare insieme, magari sull'onda del sentimento, forse non sempre sanno a quale fatica andranno incontro: è un lavoro su di sé continuo quello che stanno cominciando. La donna dovrà rinunciare alla sua volontà di controllo sull'uomo, alla sua tentazione di manipolarlo, per imparare un amore libero che sa partire dal bene che c'è, e accoglie e riceve senza chiedere, controllare, misurare. E anche l'uomo deve fare un lavoro su di sé, per vincere la sua tentazione dell'egoismo, la tentazione di tenere una parte di vita per sé, non totalmente coinvolta, non totalmente spesa.
Poi c'è il lavoro di tradursi, che devono fare uomo e donna, che non parlano neanche la stessa lingua. Noi parliamo per esprimere noi stesse, per sfogarci, lamentarci, esprimere vicinanza, gli uomini per dire delle cose. Per gli uomini le parole significano quello che dicono, per le donne non solo quello, perché poi c'è il tono della voce, cosa che getta a volte nel panico gli uomini, che non sempre riescono a decodificarlo.
Dire che le donne sono diverse, è appena il caso di ricordarlo, non vuol dire, ormai, nell'Italia del 2015, che ci sia preclusa qualche scelta di vita: possiamo fare le astronaute o dirigere il Fondo Monetario Internazionale. Ma i problemi che abbiamo al lavoro vengono soprattutto dal fatto che noi vogliamo stare con i nostri figli, per questa strana cosa che non potrà mai essere cambiata, cioè che i figli li partoriscono e li allattano solo le donne, e questa non è una discriminazione. Li facciamo e vogliamo stare con loro, e questo le nostre mamme e nonne che ci hanno consegnato l'emancipazione si sono dimenticate di dircelo! Conquistandoci il diritto di uscire di casa , e presentandolo come una conquista in assoluto, si sono dimenticate di dirci che una donna non può lavorare nei modi di un uomo. È ora di chiedere non pari diritti, ma diritti diversi. È ora di combattere non perché le mamme possano lavorare, ma perché le lavoratrici possano di più fare le mamme!

LA DIFFERENZA DEI RUOLI NELL'EDUCAZIONE
La differenza nei ruoli infine è evidentissima nell'educazione. La mamma accoglie, il babbo mette le regole, e riesce meglio a farlo perché è meno empatico della madre. Con i figli la mamma è il pavimento, il padre il muro, e anche qui la differenza è preziosa, quando noi genitori ci confermiamo gli uni gli altri, e facciamo vedere ai figli che le differenze sono buone, ed è decisivo metterle a disposizione della vita che nasce, o anche della vita in difficoltà, sto pensando alle famiglie che adottano, a quelle affidatarie, e che ammiro tantissimo la grande generosità che fa loro superare un vero percorso a ostacoli, quello dell'adozione.
Dalla differenza dei genitori i bambini imparano a relazionarsi, e a misurare la realtà, l'universo. E non è nostro diritto privare i bambini di un padre maschio e di una madre femmina, perché questo non permetterebbe loro di trovare il loro posto nel mondo. I genitori possono sbagliare, e anche moltissimo, e si possono anzi si devono mettere in discussione, infine anche rifiutare, ma prima sono l'unica chiave che i bambini hanno per aprire le porte della realtà. Non possiamo privarli delle chiavi. Non possiamo derubarli. Per questo ci siamo alzati in piedi, perché la vita umana è minacciata, e ancora ci alzeremo in piedi ogni volta che un bambino viene visto solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile. Ma non è per noi, e i suoi diritti vengono prima.

Nota di BastaBugie: ecco il video con l'intervento al Family day 2015 dell'avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita


https://www.youtube.com/watch?v=0wb_Lds260c

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 20 giugno 2015

3 - LE ASSURDE PRETESE VERSO I SACERDOTI
Le legittime aspettative verso i consacrati si sono trasformate in intolleranti richieste come se dovessero risultare dei supereroi
Autore: don Aldo Buonaiuto - Fonte: In Terris, 11/06/2015

Sono passati diversi giorni da quando nella diocesi di Livorno un sacerdote si è suicidato. E non è il primo prete a uccidersi. Drammi che non verranno mai compresi se non si entra nel loro vissuto.
Di fatto c'è una grande scollatura tra la vita di un ecclesiastico e la società civile. I preti, per la maggior parte, vivono completamente soli senza avere nessuno accanto e molto spesso abbandonati a se stessi. La gente, il popolo difficilmente comprende il proprio pastore, il suo stato d'animo; anzi usualmente lo vedi celere a criticare, senza risparmiargli nulla. Nei confronti dei religiosi si è diventati iper intransigenti, a volte spietati.
La crisi di valori della società poi, ha capovolto anche il modello sacerdotale, riducendolo da punto di riferimento che era, a un odierno facchino della fede, utile a sbrigare i compiti necessari per definirsi un cristiano.
Le legittime aspettative che si devono avere verso un consacrato si sono trasformate in intolleranti e assurde pretese sul suo modo di essere, quasi come se dovesse forzatamente risultare un supereroe. Di fatto la categoria del prete è sconosciuta ai molti, a iniziare dai cattolici. La gente ignora l'enorme difficoltà che può avere un sacerdote nel condurre una vita affettivamente serena mantenendosi in "grazia di Dio", cercando sempre di mediare con grande zelo e amorevolezza pur dovendo rispettare quelle giuste distanze affinché esso sia per tutti e non di qualcuno.
E quando dovesse cadere, sbagliare ecco tutti pronti a metterlo alla gogna; senza pietà, a partire dai propri fedeli e magari anche dai colleghi. Esempi tristi e disdicevoli per cui mentre si dice di credere nel Vangelo, poi la realtà continua a essere un'altra cosa.
Per i sacerdoti non si prega più e non c'è più stima, tanto meno rispetto. Molte realtà ecclesiali utilizzano il prete solo per le liturgie, stile "usa e getta", e quando ha terminato di svolgere quelle funzioni che può solo lui amministrare, ecco che non serve più.
Ci sono anche Vescovi che hanno dimenticato le difficoltà del vivere da sacerdoti diventando intransigenti, e non sono pochi coloro che "non sentono l'odore delle proprie pecore", espressione più volte ripetuta da Papa Francesco. Ma il presbitero è una persona come le altre, che ha bisogno di sentirsi amata e apprezzata specialmente dai propri punti di riferimento. Quando ciò non avviene ecco che potrà diventare facile preda del maligno e dei suoi seguaci. La più grande vittoria di satana infatti è distruggere un'anima consacrata e sacerdotale, perché un singolo discepolo di Gesù può recuperare tante pecorelle smarrite e collaborare per la salvezza di tanta umanità.
I fedeli, almeno coloro che si dichiarano cattolici, dovrebbero pregare e sostenere i propri pastori al di là dei loro umani difetti. È necessario ricordare la presenza sacramentale che c'è nel sacerdote alter Christus. In un mondo desacralizzato la presenza del prete è patrimonio prezioso in quanto custode di Dio, della storia sacra e indicatore dell'infinito. Ormai sembra un discorso da sognatori... Dicono che le grandi lobby di potere vogliano annullare tutte le religioni a partire da quelle monoteiste. Il primo passo è allontanare il popolo dai suoi ministri.

Fonte: In Terris, 11/06/2015

4 - PAPA FRANCESCO PROCLAMA SANTA UNA PICCOLA SUORA ARABA
Un islamico le ''propose'' di farsi musulmana, ma lei rifiutò e ne ebbe in cambio un calcione, poi l'uomo le tagliò la gola e avvolse il corpo esanime in un telo, ma la Madonna...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, aprile 2015

Il Sommo Pontefice ha recentemente canonizzato Mariam Baouardy, la piccola suora araba palestinese, tanto minuta da sembrare una bambina, che morì a trentadue anni ma pareva ne avesse quindici, e che fin da subito cristiani e musulmani chiamarono kedise, santa, per via dei miracoli che dispensò dalla tomba e ancora dispensa dal Cielo.
Mariam era nata il 5 gennaio 1846 in Galilea, per l'esattezza ad Abellin - un piccolo centro posto tra la marittima Haifa e Nazaret - dove suo padre lavorava in una delle fabbriche di polvere da sparo dell'impero ottomano. I suoi erano di origine libanese, cristiani di rito greco-melchita. Tra aborti spontanei, nati morti o morti prestissimo, la coppia aveva provato per ben dodici volte a diventare famiglia, ma c'era voluto un pellegrinaggio a piedi a Betlemme (170 km) perché nascesse Mariam, subito seguita da un fratellino, Baulos. In soli tre anni i due piccoli si ritrovarono orfani di entrambi i genitori, morti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro. Mariam fu presa in casa da un fratello di suo padre e Baulos da una sorella della madre.

ANALFABETA E IRREMOVIBILE
Mariam aveva otto anni quando lo zio-tutore si trasferì in Egitto, ad Alessandria, con la famiglia. Non vide più suo fratello. Lo zio non la iscrisse a scuola e lei rimase analfabeta. Per giunta, la fidanzò a sua insaputa con un di lui cognato che stava al Cairo. Aveva tredici anni quando le comunicarono che era ora di sposarsi. Mariam non ne voleva sapere, ma lo zio non se ne diede per inteso. Il giorno delle nozze arrivò il fidanzato con i suoi familiari e ricchi doni. Lei fu abbigliata per la cerimonia ma, nel momento culminante, si presentò quasi rapata a zero e coi lunghi capelli su un piatto. Cercarono di farla ragionare, misero di mezzo anche il vescovo, ma lei rimase cocciuta e irremovibile. Allora, sfumato il progettato matrimonio, lo zio la sbatté in cucina con le sguattere.
Il fatto è che Mariam aveva avuto un'esperienza mistica: un paio di uccelletti con cui giocava morirono; mentre piangeva per il dispiacere sentì interiormente Qualcuno dirle che Lui, invece, sarebbe rimasto sempre con lei. Dopo qualche mese di lavori pesanti e maltrattamenti, Mariam pensò di chiedere aiuto a quel suo fratello di cui non sapeva più nulla. Un musulmano lavorante di suo zio doveva recarsi a Nazaret; Mariam si presentò a casa sua con la preghiera di trovare Baulos e riferirgli un suo messaggio. Quello, che conosceva la sua vicenda, le disse chiaro e tondo di non pensarci neanche e, anzi, di farsi musulmana perché in Egitto ne avrebbe avuto solo vantaggi. Mariam si permise di declinare l'invito e ne ebbe in cambio un calcione che la stese. Già: come osava quella ragazzetta infedele e ribelle di contraddire un maschio adulto seguace della vera religione? Meglio però non lasciare testimoni. L'uomo le tagliò la gola, poi avvolse il corpo esanime in un telo e andò a depositarlo nottetempo in un vicolo.

IL PARADISO
Mariam in seguito raccontò di aver sognato (sognato?) il Paradiso. Qui aveva ritrovato i genitori e riudito la famosa voce; questa le aveva detto che il suo tempo non era ancora scaduto. Si era risvegliata in una grotta, curata da una Signora con un lungo velo azzurro che l'aveva accudita per un mese, poi l'aveva portata alla chiesa dei francescani ed era sparita. Mariam era sicura che fosse la Madonna, perché il suo sgozzamento era avvenuto il giorno della Natività di Maria, l'8 settembre. Sia come sia, molti anni dopo, in Francia, un medico agnostico, esaminandole la cicatrice sul collo, si accorse che le mancava un pezzo di trachea. E trasecolò, perché con una ferita del genere non si poteva restare vivi.
Ma torniamo al racconto. I francescani le trovarono un posto da colf. Lei lavorava per un po' di tempo, poi si metteva al servizio di qualche altra famiglia. Il suo scopo era aiutare quelle che più avevano bisogno, anche se, magari, non potevano pagarla. Anzi, in un'occasione fu addirittura lei a questuare per i suoi "padroni". Da Alessandria a Beirut, a Gerusalemme, a Marsiglia. In Francia fu portata dalla famiglia siriana presso cui lavorava. Nel 1863 chiese di poter farsi suora, ma la padrona non consentì a lasciarla libera. Dovette attendere la maggiore età. La presero come postulante nelle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione e la misero, anche lì, a lavare e cucinare. Ma cominciarono per lei le visioni soprannaturali e le estasi. Nel 1867 si aggiunsero le stimmate, mani e piedi, ogni giovedì e venerdì. Lei, nella sua ignoranza, pensava fosse lebbra, visto che proveniva da posti in cui tale malattia non era affatto rara. La superiora, però, aveva capito di che si trattava e cominciò ad avere un occhio di riguardo per quella suorina che si esprimeva in un francese approssimativo. Ma le altre suore non erano dello stesso avviso e approfittarono di un'assenza prolungata della superiora per far sì che quella strana mediorientale levasse il disturbo. La maestra delle novizie la raccomandò al Carmelo di Pau, nei Pirenei: la clausura era più adatta per una come lei.

SUOR MARIA DI GESÙ CROCIFISSO
Fu così che Mariam Baouardy divenne suor Maria di Gesù Crocifisso, carmelitana. Nel Carmelo cercarono di insegnarle almeno a leggere e scrivere, ma non riuscirono a impartirle che qualche rudimento: la ragazza era buona solo ai lavori manuali, che del resto eseguiva con obbedienza serafica e sempre sorridente. E intanto proseguivano le estasi. Lei, nel suo candore innocente, si vergognava di "addormentarsi" quasi ogni volta che cominciava a pregare. E non sapeva come fare a nascondere le stimmate (compresa una sul costato) che il Venerdì Santo si mettevano a sanguinare. E poi le profezie, specialmente su fatti riguardanti il Papa. Che era Pio IX e, in quegli anni, aveva i guai suoi. Era difficile credere a quel che Mariam diceva, date la sua incultura e la di-sarmante ingenuità. Ma quando il 23 ottobre 1869 i "patrioti" fecero esplodere la caserma degli zuavi pontifici a Roma facendo strage della banda musicale (ventisette morti, tra cui alcuni passanti e una bambina di sei anni), qualcuno si ricordò che Mariam l'aveva annunciato.
Stimando che un cambiamento d'aria avrebbe giovato ai suoi "fenomeni", nel 1870 la aggregarono a un gruppo di suore che andava ad aprire un convento carmelitano in India, a Mangalore. Ma fu anche peggio, perché ai consueti fenomeni si aggiunsero le infestazioni demoniache. A volte erano plateali violazioni della Regola che sconcertavano chi la conosceva: un blitz, poi la suorina tornava alla solita perfetta obbedienza. A volte si metteva a gridare di essere attorniata da serpenti o di stare annegando in un lago. Altre volte sembrava proprio un'indemoniata, e tale la sospettarono le consorelle. Intervenne il vescovo, che la sottopose a interrogatorio: che cos'erano quelle storie? Perché si comportava così? Non era per caso lei stessa a provocarsi le ferite a mani, piedi e torace? Fu alla fine risolto di rimandarla a Pau, dove il suo caso avrebbe potuto essere meglio seguito. E i fenomeni soprannaturali si trasferirono con lei. Nell'estate del 1873, dopo averla cercata per tutto il convento, la trovarono in giardino, seduta sui rami di un albero di tiglio. Il fatto è che l'albero era altissimo e lei stava proprio in cima, dove i rami erano in realtà esili ramoscelli. Solo l'obbedienza, con la voce della superiora, poté farla tornare a terra. La sua discesa fu soprannaturalmente lieve, come in certi film fantasy cinesi. E la cosa si ripeté per sei giorni di fila. Toccato terra, non sapeva dire che cosa fosse successo, solo che Gesù le aveva teso le mani sollevandola.

UN CARMELO A BETLEMME
Un giorno disse alla superiora che Gesù voleva un Carmelo a Betlemme. Fu presa sul serio. Pio IX (Beato), che ne seguiva da tempo il caso, autorizzò. Nel 1875, con otto consorelle, eccola in loco. Lei stessa diresse i lavori, che furono eseguiti secondo il progetto da lei medesima ideato. Nel 1878 identico copione, a Nazaret. Nello stesso anno, in bilocazione, fu presente alla morte di Pio IX. E alla successiva elezione di Leone XIII. Quel soldo di cacio semianalfabeta fu capace di far approvare la nuova congregazione dei Padri di Bétharram, missionari da poco fondati da (san) Michel Garicoits, e di far sì che alcuni di loro si trapiantassero in Palestina. Ma ormai le si dava retta, sia per i fenomeni mistici, sia per i consigli infallibili, sia per le perfette spiegazioni teologiche che forniva. Ogni tanto vergava di getto una delicata poesia (lei, ripetiamo, semianalfabeta) e la cantava con qualche struggente melodia di sua invenzione. Il tutto tra estasi, levitazioni, visioni, profezie, bilocazioni, vessazioni demoniache e le immancabili stimmate. E sempre impegnata nei lavori manuali, i soli che, senza aiuti soprannaturali, era in grado di svolgere. Negli ultimi tempi fu udita pregare Dio di chiamarla a Sé. Ma non perché stanca di sofferenze e tribolazioni, no: ormai non ce la faceva più a stare senza di Lui. Fu esaudita nel solito modo, quello che Dio riserva alle anime mistiche che si associano alla Passione di Cristo. Accadde nell'estate di quello stesso 1878. Suor Maria Crocifissa stava portando due secchi d'acqua, uno per mano, agli assetati muratori che lavoravano in giardino. C'era, per terra, una cassetta piena di gerani e Mariam vi inciampò rovinosamente. Impacciata dai secchi, si procurò una brutta frattura a un braccio. Quelli che la sollevarono da terra la sentirono mormorare, quasi con sollievo, che era finita. Il piccolo braccio della piccola suora, rotto in diversi punti, già il giorno dopo sviluppò una cancrena. In soli quattro giorni Mariam Baouardy si congedò da questo mondo. Morì il 26 agosto 1878 nel convento di Betlemme, a trentadue anni.
Nel 1983 san Giovanni Paolo II la dichiarò Beata. In questo 2015 papa Francesco l'ha proclamata Santa. La sua vicenda ci serva per quelle occasioni, nostre o altrui, in cui vien da pensare: «Perché Dio si accanisce così?». Ci sono infatti esistenze particolarmente segnate dalla malasorte, come quella che qui abbiamo raccontato: Mariam conobbe subito il dolore e morì di cancrena, una fine davvero brutta. Ma nel Regno dei Cieli la beatitudine sarà preceduta dal sollievo di vedere finalmente il recto dell'arazzo, quando capiremo perché, con noi o con altri, Dio ha agito come ha agito.

Fonte: Il Timone, aprile 2015

5 - CINQUE COSE CHE AVREI VOLUTO SAPERE PRIMA DI SPOSARMI
Se le avessi sapute, avrei potuto evitare la crisi matrimoniale
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia, 20/05/2015

Succede molto spesso che mia moglie e io riceviamo commenti sul nostro matrimonio che ci fanno sorridere: "Sembrate tanto felici", "Vi comportate come degli sposini novelli", "Non capireste i nostri problemi perché il vostro matrimonio è eccellente", "Voi non discutete mai".
Sorridiamo non perché le cose che ci vengono dette ci rendono felici, ma perché ben poche persone conoscono la nostra vera storia. E tutte le coppie ne hanno una, anche noi.
Non molto tempo fa, Consuelo e io siamo stati sul punto di divorziare. Le cose non andavano bene e il nostro matrimonio era in crisi. Non lo dico alla leggera. Eravamo arrivati al punto di non ritorno - o almeno era quello che pensavamo.
Abbiamo seguito una terapia matrimoniale con sacerdoti e consulenti matrimoniali che cercavano di aiutarci a restaurare quello che una volta era stato il nostro matrimonio. È stato uno dei momenti più dolorosi che ho vissuto.
Riflettendo su quel periodo della mia vita, penso che se avessi capito pienamente certe cose quando mi sono sposato avremmo potuto evitare la crisi che abbiamo attraversato. Eccone cinque.

1. NON ESISTE UN PIANO B
Il mio matrimonio è per tutta la vita e finisce solo con la morte. Suona un po' lugubre, ma è la verità. Quando ho promesso di amare mia moglie per tutta la vita, mi sono impegnato a far sì che il nostro matrimonio funzionasse indipendentemente dalla situazione nella quale ci trovavamo.
La mia mentalità era che mi sarei lasciato delle opzioni. Se essere sposato non avesse funzionato o se stare con Consuelo non fosse durato o lei non mi avesse reso felice, volevo essere sicuro di avere una via d'uscita, o peggio ancora un'altra opzione, ma nel matrimonio non c'è un piano B. Avere un piano B e tenere la porta aperta per fuggire o per altre possibilità mi privava del fatto di impegnarmi e dedicarmi totalmente a mia moglie e al nostro matrimonio.

2. IL MATRIMONIO NON RIGUARDA LA MIA FELICITÀ
Molte coppie commettono questo errore. Lo sento continuamente. Io stesso lo credevo nel 2000 il giorno delle nostre nozze. Pensavo dentro di me: "Consuelo è mia moglie e il suo dovere è rendermi felice. È questo che fanno le mogli. E se lei non mi rende felice, dovrò trovare qualcuno o qualcosa che lo faccia".
La verità è che il matrimonio riguarda molto più della mia felicità. E lei non ha tutta la responsabilità della mia felicità. La felicità è soggettiva e relativa, e come uomo la mia definizione di felicità cambia talmente che non c'è modo per cui possa rimanere aggiornata a tutte le mie esigenze. Il matrimonio riguarda l'amore e il rispetto reciproco e l'onorare Dio attraverso la nostra fedeltà. Non si tratta della mia felicità.

3. LA COMUNICAZIONE È PIÙ EFFICACE DEL SILENZIO
Sono una persona introversa. Sono anche un uomo. Per questo, per me parlare dei miei sentimenti è strano e scomodo quanto pilotare un aereo. Automaticamente, quando qualcosa mi infastidisce o mi fa arrabbiare mi isolo e resto in silenzio. Arriva un momento in cui reprimo talmente quei sentimenti che inizio a cercare forme pregiudizievoli per canalizzare la mia rabbia, depressione o quello che mi sta dando fastidio.
Quello di cui mi sono reso conto è che nessuno mi ama e mi cura e nessuno può assistermi come fa mia moglie. Posso essere certo che lei tratterà le mie insicurezze ed emozioni con delicatezza. E se sono fastidioso con lei, è l'unica persona che può farci qualcosa - e allora perché non parlare con lei?

4. AIUTARE LEI FA BENE A ME
Raccomando sempre il libro "I cinque linguaggi dell'amore" a quanti si sposeranno o sono già sposati. Il modo in cui vedevo il mio rapporto con mia moglie è cambiato. Com'è naturale, cerchiamo di amare gli altri come vorremmo essere amati, ma se questo non è il loro linguaggio d'amore i nostri sforzi sono vani. Anche se aiutare mia moglie è qualcosa che devo fare per avere un matrimonio felice e salutare, mi sono reso conto di un fenomeno interessante. Quando faccio qualcosa per lei, ne beneficio io. Non mi fraintendete, dobbiamo servire non per quello che riceviamo in cambio, ma è molto positivo ricevere qualcosa in cambio quando aiutiamo i nostri coniugi. Mi sembra che quando l'aiuto (ad esempio a lavare i piatti), questo riempia il suo "serbatoio d'amore" al punto che vuole fare lo stesso per me. Suona bene, no?

5. LE DIFFERENZE NON SONO UN SEGNO DI DISFUNZIONE
In qualsiasi relazione – di lavoro, familiare, di amicizia... - ci saranno differenze. È normale e accettabile. Per qualche ragione, molti di noi inseriscono il matrimonio in una categoria diversa. Crediamo che se litighiamo o discutiamo è perché dev'esserci qualcosa di male nel nostro matrimonio. Saltiamo subito alla conclusione che il nostro matrimonio ha una disfunzione o è danneggiato in qualche modo.
E quando pensiamo che il nostro matrimonio abbia una disfunzione, iniziamo a pensare al piano B, smettiamo di comunicare e di provare. Nel matrimonio, però, il conflitto è normale.
Il modo in cui scegliamo di affrontare i momenti negativi è quello che determina quanto è salutare o danneggiato il nostro matrimonio. Mi sono reso conto che il fatto di considerare le differenze qualcosa di normale mi ha aiutato a non fossilizzarmi su alcuna offesa, mi ha aiutato a chiedere perdono molto più rapidamente e a lavorare sodo per risolvere le divergenze non appena si manifestano.

MEGLIO DI QUANDO CI SIAMO SPOSATI
Come potete indovinare da ciò che ho scritto all'inizio e dai commenti che riceviamo regolarmente, Consuelo e io abbiamo un matrimonio spettacolare, ora. È meglio di quello che era. È anche meglio di ciò che era il giorno in cui ci siamo sposati. Soprattutto ora che so queste cinque cose sul matrimonio. [...]

Fonte: Aleteia, 20/05/2015

6 - LEGALIZZARE LA PROSTITUZIONE? IL DISASTRO TEDESCO
Dal 2002 non solo è legale, ma anche facilitata, eppure non è stato un buon affare... nemmeno per lo Stato
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/06/2015

L'antesignano degli ecologisti, onore al merito, è stato Celentano, fin dai tempi del Ragazzo della Via Gluck ma, soprattutto, de Un albero di trenta piani. Non ne ha trenta ma solo dodici quello che, parafrasando Olmi (il Maestro non ce ne voglia), potremmo definire "Albero delle Zoccole". Si trova a Colonia e si chiama Pascha (nulla a che vedere con la Pasqua latina; vuol dire, più appropriatamente, Pascià).
Dodici piani di prostituzione no-stop, 24h/24h, centinaia di "addette", il più grande casino (senza l'accento finale) del mondo. Nella sola capitale federale, Berlino, i durchenainder (case chiuse) sono oltre cinquecento. A Stoccarda c'è il Pussy Club, che all'inaugurazione vide una coda di migliaia di clienti arrivati da ogni parte della Germania coi pullman: per disciplinare la ressa dovette intervenire la polizia. Uno splendido servizio di Angelo Allegri sul Giornale, la settimana scorsa, ha mostrato come la Germania sia diventata la mecca europea della prostituzione da quando quest'ultima è stata legalizzata, nel 2002. Non solo legalizzata ma anche facilitata, giacché le pratiche burocratiche per avviare un bordello sono in pratica zero: l'unico obbligo è comunicare alle autorità la data di inizio attività. È lo stesso Paese che disciplina perfino il tipo di asciugamani e portasapone nei bagni delle rivendite di patatine. I politici tedeschi credevano che i tappeti rossi al mestiere più antico del mondo avrebbero rimpinguato le casse statali, in base al vecchio pregiudizio radical che è vantaggioso permettere quel che non si riesce a vietare. Invece no. Le donne di vita sono, sì, aumentate (attualmente, si naviga sulle trecentomila unità per tremilacinquecento case d'appuntamento), ma sono pochissime quelle disposte a censirsi come "lavoratrici del sesso". Rare quelle iscritte alla previdenza sociale. Sono tutte "estetiste" e "massaggiatrici".
La valanga, prevedibilmente, è arrivata dall'Est europeo, dove le donne sono belle e la fame è tanta. Le più vengono per guadagnare quanto basta a tornarsene al paesello con in tasca una cifra che, dalle loro parti, è oro e dove nessuno saprà mai, si spera, come se la sono procurata. La più gettonata è l'Ucraina, che, a sentire certe campane, non vedrebbe l'ora di «entrare nell'Europa». In tempi di crisi economica globale l'unica cosa che abbonda è la carne umana, e i trafficanti del business del Terzo Millennio si sono buttati a pesce sull'affare. Una ragazza mediorientale, convertitasi al cristianesimo (e perciò rifugiata in Occidente sotto falso nome) ha raccontato delle massime con cui i suoi genitori la educavano: guarda i cristiani –dicevano- chiese vuote e bordelli pieni. In effetti, proprio in Germania (ma anche nel resto del Nordeuropa), tantissime storiche chiese vengono dismesse e destinate a usi profani, causa zero afflusso. Mentre è tutto un fiorire di casini.
Anche l'Expo milanese ha disseminato cartelli multilingue che invitano al "sesso sicuro". Insomma, verrebbe quasi da dar ragione ai musulmani, se non fosse che, stando ai racconti dei viaggiatori, la prostituzione abbonda anche nei Paesi islamici, e la "merce" ha la medesima provenienza. Ma torniamo al nostro tema tedesco. Il quale dimostra che, legalizzazione o meno, le cose non cambiano: il "sommerso" rimane tale e la "tratta" non è stroncata, anzi. Sarebbe una lezione per i liberalizzatori di ogni vizio, ma contro l'ideologia i fatti nulla possono. La riprova si ha in Svezia. Sì, proprio la patria –di più: la pioniera- del sesso libero, che legalizzò la pornografia fin dagli anni Sessanta. Lì dall'ormai lontano 1999 la regola è: fallo con chi ti pare e come vuoi, purché gratis. Se ti azzardi a pagare rischi fino a un anno di galera. In ogni caso, ecco a cosa vai incontro: sequestro del telefonino, schedatura, prelievo coatto del dna, cure obbligatorie dallo psicologo.
Ora, è chiaro che in un posto come la Svezia quelli che vanno a prostitute sono coloro che non riescono a procurarsi una donna gratuitamente consenziente: i troppo vecchi, i troppo brutti, i troppo imbranati. Ciò costringe alla clandestinità proprio i più sfortunati. E le prostitute, che, se colte in flagrante, si vedono togliere i figli. Da qui lo sprofondamento dell'intero settore nel "sommerso" e nell'illegalità internettiana. Germania e Svezia, due modi opposti, speculari per diametrum, di "tappo peggio del buco". O, se la si vuole filosofica, "eterogenesi dei fini", buone intenzioni che ottengono il contrario. Noi italiani non siamo certo svedesi e, men che meno, tedeschi. Ma siamo cattocomunisti: l'accoglienza oves et boves senza poterselo permettere porta a un solo traguardo, quello del doloroso sconcerto espresso dal premier nigeriano quando, in visita, scoprì dov'erano finite le sue migranti.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/06/2015

7 - NUOVI LIBRI DI STORIA, SCIENZA, FEDE, MORALE
Rivoluzione francese, comunismo, gender, Sindone, aborto, mascolinità, ecc.
Fonte Libreria Theseus

RIVOLUZIONE DEL 1789. LA CERNIERA DELLA MODERNITÀ POLITICA E SOCIALE
Beniamino Di Martino - Leonardo Facco editore - pp. 300 - € 17,00 scontato 14,45
In Italia, l'apologetica interpretazione della Rivoluzione francese è ormai assodata. Ma in realtà, guardandola con gli occhi distaccati dello storico, non è tutto rose e fiori, come tutti i democratici vanno raccontando pubblicamente e gli insegnanti spiegando nelle scuole. Le considerazioni presenti nel volume sono tese a dare una risposta almeno a due grandi interrogativi relativi alla Rivoluzione francese. Innanzitutto: come sia stato possibile che una serie di eventi di efferata brutalità, o di innegabile immoralità, che una serie di vicende che hanno comportato enormi costi umani ed immani sacrifici siano stati recepiti, nell'immaginario dei più e nella coscienza moderna, in una luce totalmente positiva. La seconda domanda riguarda il motivo per cui la Rivoluzione giacobina è stata generalmente intesa come la grande occasione di affermazione dei diritti individuali quando, invece, essa ha rappresentato la imponente accelerazione di quel centralismo statalista che ha come primo ed inesorabile effetto quello di ridurre la persona alla totale dipendenza dal potere politico.

LUCE DAL SEPOLCRO. INDAGINE SULL'AUTENTICITÀ DELLA SINDONE E DEI VANGELI
Emanuela Marinelli, Marco Fasol - Fede & cultura - pp. 244 - € 15,50 scontato 13,15
La Sindone è davvero il lenzuolo funebre di Gesù oppure si tratta di un falso medievale? I Vangeli narrano fatti realmente accaduti oppure sono semplici leggende? Di certo la Sindone è il reperto archeologico più studiato al mondo e i Vangeli ne costituiscono l'unica chiave interpretativa. Questo legame tra Sindone e Vangeli ha quindi suggerito agli Autori di affiancare le più recenti ricerche scientifiche sul telo sindonico a un'indagine altrettanto scientifica e documentata sull'attendibilità dei Vangeli, riassumendo in un unico testo i risultati delle scienze naturali e di quelle storiche, in forma breve e con un linguaggio accessibile, in modo da offrire una sintesi indispensabile per l'uomo moderno che non vuole rimanere analfabeta sugli interrogativi più profondi.

GLI DEI DELLA RIVOLUZIONE
Christopher Dawson - D'Ettoris - pp. 256 - € 21,90 scontato 18,60
Gli dei della Rivoluzione (1972) è il frutto postumo delle riflessioni, che lo storico inglese Christopher Dawson, nell'ambito di quella storia della civiltà occidentale a cui dedica tutta la vita, sviluppa sulla Rivoluzione Francese come epilogo del processo che, partendo dal declino dell'unità della Cristianità medioevale, attraverso la Riforma protestante, un certo filone dell'umanesimo, l'illuminismo, conduce alle soglie delle ideocrazie rivoluzionarie del secolo XX. Esamina quindi le reazioni intellettuali che la Rivoluzione Francese ha suscitato nel secolo successivo e la ripresa del cattolicesimo europeo dopo il metodico e cruento tentativo di scristianizzazione che essa ha prodotto.

LA GENESI DELLA SCIENZA
James Hannam - D'Ettoris - pp. 496 - € 26,90 scontato 22,85
Sebbene deplorato da eminenti storici di professione, l'uso dell'aggettivo «medievale» come sinonimo di «retrogrado», «superato» o «caratterizzato dalla superstizione e dall'ignoranza» è ancora corrente. Eppure - dimostra James Hannam - senza i traguardi raggiunti dagli studiosi medievali non ci sarebbe stato né un Galileo, né un Newton, né, più in generale, la scienza moderna. Di questa, La genesi della scienza rintraccia le radici proprio nel Medioevo, sfatando molti miti duri a morire. Risalgono al Medioevo tutta una serie di sorprendenti scoperte e invenzioni in ambito scientifico e tecnologico: sia gli occhiali che gli orologi meccanici, per esempio, sono comparsi nell'Europa del secolo XIII. Nella stessa area geografica, inoltre, idee e strumenti provenienti dall'Estremo Oriente come la bussola, la polvere da sparo e la stampa furono perfezionati e utilizzati in ambiti prima di allora e altrove impensabili.

GENDER DIKTAT. ORIGINI E CONSEGUENZE DI UN'IDEOLOGIA TOTALITARIA
Rodolfo de Mattei - Solfanelli - pp. 192 - € 14,00 scontato 11,90
La cosiddetta "teoria del gender" costituisce l'ideologia soggiacente alle iniziative politiche e giuridiche che si stanno sviluppando con sempre maggiore insistenza per ottenere la legalizzazione del matrimonio omosessuale e l'introduzione nel nostro ordinamento del reato di omofobia. Questa ideologia, grazie a una costosa e capillare campagna di promozione mediatica, sta conquistando spazi pubblici sempre più ampi, arrivando a mettere in discussione concetti e valori che costituiscono le basi elementari di qualsiasi convivenza civile. L'analisi delle origini e delle conseguenze della teoria del gender è l'obiettivo del saggio di Rodolfo de Mattei, suddiviso in due parti: la prima è dedicata alle radici ideologiche, prossime e remote della teoria; la seconda è riservata alle sue ricadute pratiche, nella nostra quotidianità.

LA 194 HA FALLITO. PERCHÈ LA LEGGE SULL'ABORTO NON HA CONSEGUITO NEMMENO UNO DEI SUOI OBBIETTIVI
Lorenza Perfori - Fede & cultura - pp. 80 - € 8,00 scontato 6,80
La campagna mediatica, spasmodica e martellante, che ha portato alla legalizzazione dell'aborto, si è basata in Italia (così come in molti Paesi del mondo), sulla necessità di porre fine alla "piaga" dell'aborto clandestino. L'aborto legale fu presentato come il "male minore" rispetto al "male maggiore" di milioni di aborti clandestini e migliaia di donne che morivano a causa delle "mammane". La legalizzazione dell'aborto avrebbe, perciò, permesso di raggiungere due fondamentali obiettivi: cancellare l'aborto illegale e i suoi pericoli e, grazie alla pratica assistita negli ospedali, tutelare la salute e la vita delle donne. Il 22 maggio 1978, con la legge n. 194, il Parlamento italiano legalizzava l'interruzione volontaria della gravidanza. Oggi, dopo quasi quarant'anni di applicazione della legge 194, possiamo decretare con certezza il suo fallimento: nessuno dei due obiettivi basilari che si trovano alla radice della legalizzazione dell'aborto è stato raggiunto.

IL MASCHIO SELVATICO. LA FORZA VITALE DELL'ISTINTO MASCHILE
Claudio Risè - San Paolo - pp. 288 - € 14,50 scontato 12,35
Chi è il maschio selvatico? Leonardo da Vinci diceva che "il salvadego è colui che si salva. Grande conoscitore dell'uomo, della natura e dei boschi, Leonardo pensava che proprio il salvadego, l'uomo che conosceva la natura profonda, fosse il tipo umano capace di "salvarsi-, sia fisicamente che spiritualmente. In definitiva il selvatico è l'uomo che vuole essere se stesso, assumendosi ogni responsabilità derivante dal suo essere creatura, di genere maschile. Un'edizione rivista e aggiornata del libro di culto che ha fatto conoscere Claudio Risé al grande pubblico.

VIVE COME L'ERBA... STORIE DI DONNE NEL TOTALITARISMO
A. Bonaguro, M. Dell'Asta, G. Parravicini - La casa di Matriona - pp. 180 - € 12,00 scontato 10,20
Introduzione di Marina Corradi - Questo libro raccoglie otto storie di donne vissute in anni contesti diversi nel periodo dei regimi totalitari di tipo sovietico. A unirle è un senso profondo dell'umano, che ha ridestato in loro e intorno a loro il gusto della bellezza, dell'amicizia, il desiderio di vivere una vita autentica che non censuri la pietà, il dolore, il dovere, la responsabilità. Mogli, madri, monache, artiste, insegnanti, hanno dalla loro la forza vitale dell'esperienza, dell'amore, che come un esile filo d'erba, è in grado di bucare l'asfalto di ogni cortina ideologica. Testimonianze vere, in grado di ridestare anche in noi - uomini e donne oggi sballottati da un profondo vento di crisi – un moto di speranza.

Nota di BastaBugie: questi libri possono essere ordinati direttamente dal sito della Libreria Theseus. Theseus è una libreria internet che presenta una selezione di libri che possono essere utili per chi non si trova a proprio agio in un'atmosfera culturale egemonizzata dalla dittatura del relativismo.
Vai al sito >>> www.theseuslibri.it

Fonte: Libreria Theseus

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: DOPO IL FAMILY DAY HO DISDETTO L'ABBONAMENTO AD AVVENIRE
La marginalizzazione della manifestazione a favore della famiglia e della libertà dell'educazione dei figli è solo la goccia finale
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 23 giugno 2015

Spettabile redazione di BastaBugie,
ho inviato la seguente mail all'ufficio abbonamenti di Avvenire.
La inoltro anche a voi nel caso riteniate utile darle rilievo:
Salve sono il Prof. Ferrari dell'Istituto "G. Galilei" di Mirandola (Modena), con la presente vorrei recedere dall'abbonamento a 10 numeri di Avvenire in corso gli ultimi tre anni per il progetto "un quotidiano in classe", perciò La prego di cancellare il mio nome dai referenti per la diffusione del vostro quotidiano.
Le motivazioni sono di carattere culturale e pastorale: il progressivo impoverimento della testata dal punto di vista cristiano e ideale la rende solo uno dei tanti giornali quotidiani, appiattito sempre più sulla cronaca e sul sociale, ormai incapace di veicolare un chiaro e fedele messaggio Evangelico e di retta dottrina. Di conseguenza meglio proseguire il progetto con testate di maggiore rilevanza nazionale, che inevitabilmente da questo punto di vista sono più approfondite ed esaurienti.
L'amarezza di tali considerazioni da parte mia e dei docenti di area cattolica segue lo stupore nell'accorgerci di una progressiva deriva verso il "politicaly correct" che ha avuto recentemente una sempre maggiore riprova nella marginalizzazione delle questioni etiche e culturali Cattoliche, in particolare relative alla difesa della Vita umana e della sua dignità dal concepimento alla morte naturale, alla difesa della famiglia e del matrimonio cristiano.
Leggendo il vostro giornale si percepisce sempre maggiormente una connivenza con la mentalità dominante e con le asserzioni delle nuove aberranti ideologie omosessualiste, gender-frendly e libertine anche nel linguaggio giornalistico, che si adegua a parlare di presunti nuovi "diritti" e conseguenti battaglie ideologiche mentre risulta evidente un sempre più assordante silenzio sulle iniziative ecclesiali e non, anche le più rilevanti, che rivelerebbero facilmente la pericolosità e l'ipocrisia di tali posizioni.
L'assoluta marginalizzazione, nel vostro giornale di oggi, dell'imponente e pacifica manifestazione di ieri in Piazza S. Giovanni a favore della famiglia e della libertà dell'educazione dei figli, rispetto alla rilevanza data ad altre notizie di ben più modesta importanza o di scarso valore, non diversamente da come fanno tutti gli altri quotidiani (fatto abituale e che non desta stupore alcuno, da parte di testate tendenziose e al servizio dei poteri "forti") è solo la goccia finale...
Anche nel dibattito ecclesiale Sinodale il giornale è scorrettamente muto sugli interventi di Pastori e Teologi di altissimo spessore e stima universale ma più fedeli al Vangelo come Mons. Muller, Burke, De Paolis, Mons. Caffarra, Mons. Bagnasco, Mons. Negri e tanti altri, mentre si dà ampio spazio a favore di un'unica, benché minoritaria, voce vicina al pensiero omologante di quella che lo stesso Papa Francesco definisce in diverse occasioni "colonizzazione ideologica" paragonandola esplicitamente a quella che nelle scuole Fascismo e Nazismo fecero con i balilla o la gioventù Hitleriana (intervista concessa sul volo di ritorno dal viaggio nelle Filippine, sulla quale, ad esempio, Avvenire ha taciuto), o di tanti altri interventi del Pontefice che ribadiscono chiaramente tali ideali (ad es. 29-30 maggio scorso sull'aborto).
La vostra testata dà ampio spazio alla voce di ben pochi prelati spesso di secondaria importanza o di scarsa preparazione nei temi etici, quando non di dubbia fedeltà alla Chiesa (vedi i trascorsi burrascosi di Kasper che non incorse in scomunica solo per eccesso di prudenza dei precedenti pontefici) ma osannati dai media tradizionalmente ostili alla Chiesa Cattolica e non corrispondente affatto al pensiero delle famiglie cristiane e dei credenti (vox populi...).
Che tale tendenziosa pratica sia presente anche nella testata cosiddetta "dei Vescovi" è per un credente sincero una ferita molto dolorosa.
Ciò è molto grave in quanto contribuisce all'attuale mistificazione che tende a formare anche tra i credenti una mentalità distorta, incapace di una efficace critica costruttiva nei confronti del secolo presente, che sia, come in passato, al servizio della Verità con la "V" maiuscola, basata sul Vangelo e sul bimillenario tesoro del Magistero Ecclesiale, che su tutto ciò è ben più rigoroso e chiaro di quanto non si voglia far credere.
"Chi si vergognerà di Me davanti agli uomini, Io mi vergognerò di lui davanti agli angeli di Dio" (Lc 12, 8-9)
Questa lettera non necessita di risposta via mail: vano sarebbe il desiderio di vederla pubblicata per intero nella posta al vostro direttore...
Ciò dovevo alla mia coscienza, in nome della correzione fraterna (Rm 15,14), senza malizia, con l'augurio di una proficua guarigione spirituale.
Prof. Ferrari Manlio - Bomporto (Mo)

Caro prof. Manlio,
negli ultimi tempi abbiamo ricevuto diverse mail di lamentela di abbonati (o ex abbonati) di Avvenire. Nel nostro piccolo non abbiamo mancato di rilevare le "sbavature" del quotidiano rilanciando articoli che criticavano scelte editoriali a dir poco opinabili. Ecco l'elenco completo:
https://www.bastabugie.it/it/ricerca.php?testo_ricerca=avvenire
Noi continueremo a fare informazione come abbiamo sempre fatto: nella chiarezza e nella verità. O almeno... ci sforzeremo di farlo il più possibile!

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 23 giugno 2015

9 - OMELIA XIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 5, 21-43)
Non temere, soltanto abbi fede!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 28 giugno 2015)

Il Vangelo di questa domenica ci presenta due miracoli di Gesù: la risurrezione della figlia di Giairo e la guarigione della donna colpita da continue emorragie. Con questi due miracoli, Gesù ha voluto da una parte venire incontro alle sofferenze umane e, dall'altra parte, ha voluto dimostrare la sua potenza divina sul male e sulla morte.
Il male e la morte erano entrati nel mondo a causa del peccato: «Per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono» (Sap 1,24). Per invidia, il demonio ha tentato Adamo ed Eva, volendoli trascinare nell'eterna perdizione. L'invidia è il più brutto dei peccati, in quanto fa sì che noi ci rattristiamo per tutto il bene che Dio opera nei nostri fratelli. L'invidia è il solo peccato che non dà assolutamente nulla: gli altri vizi, apparentemente, danno un certo appagamento che, comunque, conduce alla rovina dell'anima; l'invida, invece, dà solo tristezza e rancore.
Esaminiamo seriamente la nostra coscienza per vedere se anche in noi serpeggia questo brutto vizio. Impariamo a rallegrarci per tutto il bene che vediamo nel prossimo e a ringraziare Dio per questo. Se di cuore faremo così, il Signore ci premierà, donandoci gli stessi beni. Dobbiamo rallegrarci del bene altrui come se fosse il bene di un nostro fratello carissimo.
Dominando sul male e sulla morte, Gesù dimostra di essere il Redentore, ossia Colui che toglie i peccati del mondo. Il discorso è molto semplice: eliminando la morte e la sofferenza, Gesù ci fa comprendere che Egli ha anche il potere di eliminare anche il peccato, il quale è la causa di tutto il male che vi è su questa terra.
Da parte nostra si impone però una scelta: da una parte abbiamo la vita della grazia; dall'altra, la morte del peccato. Se scegliamo il bene, diffonderemo il bene in questo mondo; se scegliamo il peccato, non faremo altro che aumentare il male su questa terra, fino ad arrivare alla morte dell'eterna perdizione.
Il contatto con Gesù ha guarito la donna malata; il contatto con Gesù guarirà anche noi dal male del peccato. Come possiamo entrare in contatto con Gesù? Per mezzo dei sacramenti della Confessione e della Comunione. In modo particolare, in questa riflessione, vogliamo soffermarci sul sacramento della Confessione che ci libera dalle nostre colpe.
Per liberare le anime dal peccato, alcuni Santi hanno avuto la missione di dedicarsi completamente al ministero delle Confessioni, e così essi divennero come degli intermediari tra la misericordia di Dio e la miseria dell'uomo. Pensiamo a San Pio da Pietrelcina e a san Leopoldo Mandic', i quali passarono la gran parte delle loro giornate dentro il confessionale, per sanare le anime di tanti fratelli e sorelle. Dio solo sa quante anime, grazia a loro, abbiano trovato la salvezza, entrando in contatto con Gesù, proprio come la donna di cui parla il Vangelo di oggi.
Anche noi prepariamoci ad una buona Confessione, come se fosse l'ultima della nostra vita, per iniziare una vita nuova, splendente di grazia e ricca di tanti buoni frutti. È lì, nel confessionale, che avvengono i più grandi miracoli, allorquando l'anima, morta per il peccato, viene toccata dalla misericordia di Dio, e diviene bianca come la neve.
Un giorno andò da sant'Antonio un grande peccatore deciso a cambiar vita e a riparare tutti i mali commessi. Si inginocchiò ai suoi piedi ed era tale la sua commozione da non riuscire ad aprir bocca, mentre le lacrime di pentimento gli bagnavano il volto. Allora sant'Antonio gli consigliò di ritirarsi e di scrivere su di un foglio i suoi peccati.
L'uomo obbedì e ritornò con una lunga lista. Sant'Antonio li lesse a voce alta, poi riconsegnò il foglio al penitente che se ne stava in ginocchio. Quale fu la meraviglia del peccatore pentito, quando vide che il foglio era tornato perfettamente pulito. I peccati erano spariti dall'anima del peccatore e così pure dal foglio su cui erano scritti.
Ringraziamo Gesù per la sua bontà e vogliamo essere anche noi toccati ed afferrati dalla sua misericordia, confessandoci bene e frequentemente. L'Immacolata, Speranza dei peccatori, ci ottenga tutto questo dal Cuore del Figlio suo.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 28 giugno 2015)

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