BastaBugie n�430 del 02 dicembre 2015

Stampa ArticoloStampa


1 GLI INGANNI DELLA CONFERENZA SUL CLIMA DI PARIGI
Uragano di annunci catastrofici, regolarmente smentiti dai fatti
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 HOLLANDE E I PACIFISTI SI RICREDONO: E GUERRA SIA!
In difesa dei valori... ma quali? Forse quelli dei giovani uccisi al Bataclan che cantavano ''Kiss the Devil'' (Bacia il Diavolo)?
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana
3 ATTENTATI E VIOLENZE CONTRO CHI DIFENDE LA FAMIGLIA
Intervista alla scrittrice tedesca rappresentata a teatro come zombie nazista insieme ad altri quattro ''nemici del gender''
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
4 NUOVA CONFERMA SCIENTIFICA: LA SINDONE E' AUTENTICA
Intervista al dottore che ha fatto l'autopsia alla Sacra Sindone
Autore: Marco Respinti - Fonte: Libero
5 LE STRATEGIE CHE IL DIAVOLO USA CONTRO DI NOI
Ma non possiamo dare a Satana la colpa dei nostri peccati perché Dio ci dà la grazia per resistere e vincere
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia
6 LA PARTE FINALE DELLA VITA DELLA MADONNA
Maria si trasferì a Efeso, una delle più splendide e ricche metropoli dell'Impero Romano con un porto importantissimo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
7 MILANO: IL DIRIGENTE SCOLASTICO CANCELLA LA FESTA DI NATALE PER SOSTITUIRLA CON LA FESTA D'INVERNO
Dobbiamo togliere tutti i riferimenti al cristianesimo? Allora smettiamo di dire ''Grazie'' (che significa ''Che il Signore ti riempia di grazie'') e ''Prego'' (che significa ''Prego per te'')
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 CARDINALE ROBERT SARAH: L'UOMO E' GRANDE SOLO QUANDO E' IN GINOCCHIO DAVANTI A DIO
Dio o niente, il bel libro del cardinale della savana, nominato prefetto della Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Tempi
9 OMELIA IMMACOLATA CONCEZIONE - ANNO C (Lc 1,26-38)
Avvenga per me secondo la tua parola
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
10 OMELIA III DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C (Lc 3,10-18)
Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio

1 - GLI INGANNI DELLA CONFERENZA SUL CLIMA DI PARIGI
Uragano di annunci catastrofici, regolarmente smentiti dai fatti
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/11/2015

«Nel 2015 si raggiungerà per la prima volta l'aumento di oltre un grado della temperatura terrestre rispetto all'età pre-industriale»; «Nel 2014 record di concentrazioni di gas serra nell'atmosfera con l'anidride carbonica (CO2) che ha raggiunto le 397,7 parti per milione (ppm)». Due annunci soltanto nella giornata di ieri, rispettivamente da parte del Met Office (l'Ufficio meteorologico britannico) e dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm). Ed è solo l'inizio, perché con una liturgia ormai collaudata man mano che ci si avvicina alla annuale Conferenza internazionale sul clima (quest'anno a Parigi a partire dal 30 novembre) gli annunci di catastrofi prossime venture vanno in crescendo, per creare la massima pressione possibile sui rappresentanti dei governi chiamati a trovare un accordo.
Ma un accordo su cosa? La pretesa è quella di ridurre le emissioni di CO2 in modo da contenere l'aumento delle temperature per il 2100 entro i due gradi dall'inizio dell'era industriale. Sono ormai venti anni che ci provano invano (la Conferenza di Parigi è la Cop21, ovvero la 21esima Conferenza fra le parti) e possiamo dire meno male. Perché i presupposti scientifici che sono alla base di questi mega-negoziati sono assolutamente infondati checché se ne dica.

PENSARE ALL'OBIETTIVO
Basti semplicemente pensare all'obiettivo che ci si prefigge: evitare che la temperatura aumenti più di due gradi entro 80 anni. A questo scopo vanno bloccate le emissioni di CO2, chi dice del 30, chi del 50, chi del 70%, chi del tutto. Un'affermazione di questo genere implica che si sappia precisamente: 1. come funziona il clima e i suoi cambiamenti (che peraltro sono assolutamente normali e naturali), quali sono i fattori che lo determinano e come questi interagiscono fra di loro; 2. In che misura contribuisca l'anidride carbonica, ovvero di quanto aumenta la temperatura a un tot aumento di concentrazione di CO2.
Ebbene entrambe queste condizioni sono sconosciute. Il clima è un sistema complesso in cui intervengono moltissime variabili, le cui correlazioni sono ancora tutte da scoprire. Tanto per fare un esempio: tutti sono d'accordo nel ritenere gli strati nuvolosi determinanti per la temperatura terrestre, ma nessuno è ancora riuscito a stabilire in che misura e in che direzione (raffreddano perché coprono il sole o riscaldano perché formano una cappa che trattiene il calore?).
Quanto poi all'anidride carbonica assistiamo da anni alla criminalizzazione di un elemento essenziale per la vita, trattato come se fosse un inquinante. Incide sicuramente sul clima, ma in che modo e in che misura nessuno è riuscito ancora a stabilirlo con precisione. Inoltre non è neanche il principale gas serra, essendo questo il vapore acqueo che rappresenta il 70-80% di tali gas la cui funzione è tenere calda la terra. E infatti anche i più fanatici sostenitori della tesi del Riscaldamento globale antropico (cioè provocato dall'uomo) si guardano bene dall'indicare con precisione una concentrazione di CO2 in atmosfera tale da impedire il presunto catastrofico aumento delle temperature.

AFFERMAZIONE SCIENTIFICAMENTE SENZA SENSO
Fissare perciò un obiettivo di massimo due gradi di aumento delle temperature è affermazione scientificamente senza senso, che oltretutto si basa su dati platealmente discutibili. Prendiamo l'annuncio dato ieri dal Met Office e citato in apertura: si dice che dall'inizio dell'era industriale (1750 circa) la temperatura della terra è aumentata di 1,02 gradi (con un margine di errore di 0,11 gradi, vale a dire che l'aumento potrebbe essere ben inferiore al grado annunciato). Ebbene, come è possibile stabilire un aumento preciso addirittura al centesimo di grado quando non esistono serie omogenee di dati che vanno così indietro nel tempo? E quando anche oggi stabilire la temperatura globale è un'impresa visto che la copertura delle stazioni che misurano la temperatura sul terreno è gravemente carente (in media ce ne è una ogni 150mila km quadrati, praticamente inesistenti in Africa e Antartide)?
Si tratta di cifre che vengono dedotte da medie, stime, proiezioni, che hanno certo un loro valore scientifico, ma non possono essere spacciate per realtà indiscutibile, e soprattutto base per scelte politiche ed economiche importanti. E se i dati reali sono già così precari, figurarsi le proiezioni sul futuro che vengono fatte su modelli al computer. I quali sono del resto già stati smentiti, perché da 18 anni e 9 mesi non si registrano ulteriori aumenti della temperatura globale (dati Nasa), cosa che ha già fatto ricredere alcuni scienziati finora sostenitori della tesi del Riscaldamento globale antropogenico.
C'è dunque cattiva scienza alla base di quelle che vorrebbero essere scelte politiche obbligate, le cosiddette "politiche per il clima". Ma non è solo questo il motivo per cui inevitabilmente da venti anni falliscono i negoziati. C'è anche un motivo economico. Perché l'ideologia ecologista dominante esige che venga bloccata l'economia dei paesi industrializzati - ritenuti i principali responsabili delle emissioni di CO2 a causa dell'uso massiccio dei combustibili fossili - i quali oltretutto devono anche risarcire i paesi poveri, vittime dei cambiamenti climatici. Non a caso uno dei punti in discussione a Parigi sarà la costituzione di un fondo annuale di 100 miliardi di dollari a tale scopo. Questa era anche la logica del Protocollo di Kyoto - firmato nel 1997, entrato in vigore nel 2005 e scaduto nel 2012, poi prorogato fino al 2020 - per cui soltanto i paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra.

LE MAGGIORI EMISSIONI DI CO2 ARRIVANO DAI PAESI EMERGENTI
Ma ormai le maggiori emissioni di CO2 arrivano dai paesi emergenti, come Cina e India, che ovviamente non hanno alcuna intenzione di frenare il loro sviluppo per far contenti WWF e Greenpeace. E anche Europa e Stati Uniti devono fare i conti con la difficoltà delle loro economie: non si può chiedere di rendere tutti i popoli più poveri in nome di pretese scientifiche tanto discutibili. Per i paesi poveri poi un accordo come quello voluto dalle elites ecologiste sarebbe tutt'altro che favorevole: è una pericolosa illusione attribuire la povertà ai cambiamenti climatici provocati dai paesi ricchi. La verità è che è il sottosviluppo a rendere vulnerabili le popolazioni davanti agli eventi atmosferici estremi, che peraltro ci sono sempre stati e che malgrado i luoghi comuni dominanti non sono cambiati. C'è bisogno di politiche per lo sviluppo serie, perché i fondi a pioggia a mo' di risarcimento servono soltanto ad alimentare la corruzione di quanti stanno al potere, che non a caso sono i più accesi sostenitori di accordi sul clima.
Ci avviciniamo dunque a Parigi rassegnati a subire nelle prossime settimane una serie di annunci "terroristici" su quanto ci potrà capitare a causa dei cambiamenti climatici. E come sempre ci sono marce, manifestazioni, iniziative in cui si dovrebbe dimostrare la sensibilità del popolo per questi argomenti. Quest'anno però c'è una novità: ovvero la presenza istituzionale della Chiesa cattolica a sostegno delle politiche per il clima. Sulla spinta dell'enciclica Laudato Sii è partita una mobilitazione di diocesi e comunità in vista di Parigi; un appello dei vescovi di tutto il mondo è stato lanciato il 26 ottobre (ma non si sa chi l'abbia effettivamente firmato); 230 organizzazioni cattoliche mondiali hanno proclamato novembre il "mese del clima", con petizioni, pellegrinaggi e iniziative varie che culmineranno con la marcia nella capitale francese il 29 novembre.
Sembra quasi che ora sia la Chiesa a volersi mettere alla testa del movimento ecologista mondiale, e un modello lo ha dato il Vicariato di Roma che domenica scorsa ha organizzato la Marcia per la Terra (salutata anche dal Papa all'Angelus) raccogliendo l'adesione di decine di organizzazioni tra cui WWF, Greenpeace, Legambiente. È una sorta di ubriacatura ecologista che, aldilà delle intenzioni, omologa anche i cattolici all'ideologia dominante. A dire il vero non si può essere neanche tanto sorpresi: dopo aver visto nel Sinodo che voglia di piacere al mondo c'è tra i pastori su matrimonio e famiglia, figurarsi su un tema come l'ambiente.

Nota di BastaBugie: il libro "Climatismo, una nuova ideologia", del professor Mario Giaccio, edizioni 21mo Secolo, in uscita in questi giorni, parla senza peli sulla lingua delle bugie degli ambientalisti.
Uberto Crescenti, professore emerito di geologia applicata, Università G. d'Annunzio Chieti-Pescara, ha scritto un illuminante articolo del 29-11-2015 dal titolo "Conferenza sul clima, prova di governo mondiale".
Ecco un significativo estratto:
Storicamente si può dire che nel 1980, l'IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change), gestito da un piccolo gruppo di sostenitori del riscaldamento globale, forzando alcuni elementi di prova, ha fatto credere che l'umanità deve affrontare una catastrofe dovuta ad un riscaldamento globale causato dalle emissioni antropiche di anidride carbonica. Tutto questo promette di essere il più costoso errore scientifico della storia.
È stato inoltre propagandato il mito che la teoria del riscaldamento globale sia supportata dal consenso quasi unanime dei climatologi. Ma le variazioni climatiche, insieme alle conoscenze che si hanno sulla storia del clima, mostrano che i fattori fisici che influenzano il clima sono molteplici e complessi. Quelli di origine naturale sono conosciuti e legati a cause astronomiche come per esempio l'attività del Sole con la variazione delle macchie solari, le irregolarità dell'orbita terrestre che producono effetti ciclici e ripetitivi nel corso di migliaia di anni o di decine o di centinaia di migliaia di anni, ed inoltre al fatto stesso che la Terra gira su se stessa ed ha un mare, un'atmosfera ed una copertura nuvolosa e quindi il clima deve necessariamente variare. Tutti aspetti noti qualitativamente ma difficili da correlare quantitativamente.
Le cause di origine antropica vengono ricondotte quasi esclusivamente alle emissioni di anidride carbonica conseguente l'utilizzo dei combustibili fossili, ma questa rappresenta soltanto il 5% dell'anidride carbonica presente in atmosfera (ed è una frazione irrilevante in rapporto a quella sciolta negli oceani ed a quella presente nei sedimenti sotto forma di carbonati o di bicarbonati).
L'enorme quantità di fattori rende difficile qualunque proiezione futura. Di fronte a questi fatti e ad osservazioni e misure non sempre affidabili ed omogenee vengono proposti scenari e proiezioni, che non sono previsioni, sulla base di modelli e di simulazioni al computer. Ma è noto che ogni modello ha caratteristiche proprie che dipendono dai parametri che vengono usati nel modello e dal peso relativo che a ciascuno di essi viene dato. Se un modello viene proposto, ad esempio, in una discussione scientifica, in contrapposizione ad altri in una "gara" di "bravura" dei modelli, è una cosa encomiabile, ma se da un modello deterministico si vogliono far scaturire politiche mondiali che vogliono condizionare pesantemente la vita dell'umanità, allora si scantona in un processo politico, o in scelte politiche, che non dovrebbero essere ammantate da una pretesa di scientificità.
Oltre all'ipocrisia della veste scientifica, la politica che è scaturita dal protocollo di Kyoto ha prodotto dei riflessi economici notevolissimi, sia incidendo fortemente sulle produzioni industriali, sia dando vita a degli strumenti finanziari che si sono aggiunti alla miriade di strumenti finanziari già presenti sullo scenario mondiale, dando adito a speculazioni e a truffe. Vi sono stati dei vantaggi economici notevoli anche per tutti i soggetti che hanno partecipato ai mercati che, direttamente o indirettamente, ruotano intorno alle emissioni di anidride carbonica: banche, compra-vendita di titoli di credito di carbonio, produzioni cosiddette sostenibili, energie rinnovabili, ecc..
Richard Lindzen, che è considerato attualmente il maggior fisico dell'atmosfera ed è stato proclamato "climate scientist" nel 2007, ha dichiarato: «Le generazioni future si chiederanno, con perplesso stupore, come mai il mondo sviluppato degli inizi del XXI secolo è caduto in un panico isterico a causa di un aumento della temperatura media globale di pochi decimi di grado. Si chiederanno come, sulla base di grossolane esagerazioni di proiezioni altamente incerte di modelli matematici, combinate con improbabili catene di interferenze, è stata presa in considerazione la possibilità di ritornare all'era pre-industriale».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/11/2015

2 - HOLLANDE E I PACIFISTI SI RICREDONO: E GUERRA SIA!
In difesa dei valori... ma quali? Forse quelli dei giovani uccisi al Bataclan che cantavano ''Kiss the Devil'' (Bacia il Diavolo)?
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana, 25/11/2015

E guerra sia. Dopo gli attacchi terroristici a Parigi tutti ora invocano una risposta armata in Siria e in ogni luogo dove i terroristi combattono o si addestrano o vengono reclutati. Tutti chiedono che le vesti insanguinate delle vittime parigine vengano rese immacolate nel lavacro purificatore della guerra e tutti si sono messi a cantare la Marsigliese come se fosse una marcia militare.
Ecco che quando ci toccano nel vivo e vengono a casa nostra a compiere stragi diamo pure ragione al Catechismo, e non a quelle parti di esso che invitano a porgere belanti e mansueti l'altra guancia, ma al n. 2308 e seguenti in cui a certe condizioni si legittima la guerra giusta. E guerra sia, allora. Il pacifismo estremo andava bene per la guerra in Iraq e nei Balcani, ma contro l'Isis occorre il pugno di ferro, non certo la mano aperta e inguantata nel velluto. Come mai? Non si può dire, ma il motivo è semplice.
In Iraq e nei Balcani si ammazzavano tra loro, invece in questo caso gli schizzi di sangue ci sono finiti addosso. È sempre la solita storia: se una intera scolaresca finisce morta ammazzata a migliaia di chilometri di distanza da noi, la cosa ci indigna ma alla fin fine concludiamo che la guerra non si vince con la guerra. Ma se uno prova solo a spaccarti lo specchietto dell'auto gli metteresti volentieri le mani al collo. La pace, il perdono e il dialogo vanno bene per gli altri, non per noi.
Noi rappresentiamo sempre un caso diverso, particolare a cui è necessario applicare regole altrettanto speciali. Non entriamo in questioni di politica internazionale che lo scrivente non domina per niente, ma ricordiamo il commento, infelice o felice lo decida il lettore, che ha fatto Baššār al-Asad, presidente della Sira, a poche ore dagli attentati, a cadaveri ancora caldi. Il presidente avrebbe detto che quello che era successo in Francia da loro è quotidianità. Ciò che stava sperimentando Hollande per un solo giorno occorreva moltiplicarlo per cento sul suolo siriano.
E in effetti è con placida indifferenza che ascoltiamo al telegiornale o leggiamo sul nostro quotidiano preferito la notizia che sono morte decine di persone in un mercato di una cittadina di cui non ricordiamo nemmeno il nome e in uno stato africano che di certo non riusciremmo mai a trovare sull'Atlante senza l'aiuto di google maps. Non è cinismo, ma è la realtà dei fatti.
E intanto che ci siamo perdonate la digressione bioeticista: quanti ventri di madre in tutto il mondo sono trasformate quotidianamente in altrettanti teatri Bataclan? La strage di Parigi si ripete moltiplicata centinaia di migliaia di volte nelle cliniche di tutto l'orbe terracqueo con il delitto d'aborto, ma la notizia non guadagna più nemmeno un trafiletto nella cronaca.
In questo caso la cultura occidentale borghese, cosmopolita e progressista - questo, secondo la stampa, dovrebbe essere l'identikit dell'europeo tipo sotto attacco dell'Isis - non lo considera un attentato gravissimo alla civiltà, un atto di terrorismo contro persone inermi, bensì un diritto acquisito, una espressione di democrazia. Non tutti i morti sono uguali per quest'europeo disperatamente sazio della propria libertà. I terroristi sono venuti a spargere morte in una cultura che, come ebbe a ripetere più volte Giovanni Paolo II, è già una cultura di morte.

Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo dal titolo "Quella barbarie che li unisce alla nostra laicitè", pubblicato da La nuova Bussola Quotidiana il 27-11-2015, propone interessanti riflessioni sul tema della strage di Parigi.
Ecco l'articolo completo:
I terroristi islamisti, uccidendo tutti quei giovani al Bataclan, hanno colpito al cuore i valori della nazione francese, valori di libertà, uguaglianza e fratellanza. Questo slogan è diventato ormai un mantra che tutti dovrebbero ripetere. Scarabocchiamo al riguardo un paio di riflessioni. A parte che - e il giudizio qui espresso non vuole minimamente mancare di rispetto per le vittime - rintracciare quella triade valoriale in un concerto di una band che si chiama Eagles of death metal e che - misterioso ed inquietante presagio - stava cantando al momento dell'attacco Kiss the devil (Bacia il diavolo) ci pare impresa ardua e suggerisce invece l'esistenza di una deriva giovanile verso l'abisso mortifero del nichilismo e della dissoluzione valoriale, ecco a parte questo ci viene da ricordare che il motto "Liberté, Égalité, Fraternité" fu coniato in piena Rivoluzione francese, momento storico che non brilla certamente per irenismo.
Quei valori repubblicani che gli integralisti islamici vestiti di nero odio vogliono annientare furono concepiti e rivendicati dai giacobini che nulla hanno da invidiare agli uomini dell'Isis in quanto a strategia del terrore e abilità nel provocare eccidi. La matrice è la medesima e i padri fondatori dell'odierna Francia avevano lo stesso Dna dei terroristi che hanno sparso sangue l'altro giorno a Parigi. In entrambi casi infatti l'impianto ideologico - con i dovuti e intuibili distinguo - è pressoché lo stesso. Si faccia attenzione: non vogliamo qui sostenere che lo Stato francese è la fotocopia dello Stato dell'Isis e che i principi a cui si ispira la société civile transalpina siano i medesimi dei seguaci del califfo Abu Bakr al-Baghdadi, ma che la genesi di quella che diverrà per antonomasia la Republique trova alcuni addentellati con la struttura di pensiero e di azione del terrorismo islamista.
Ad esempio, in entrambi i casi non c'è riconoscimento del nemico, che non ha alcuna dignità. Ecco perché i terroristi appaiono spietati e freddi: tu nemico sei nulla, solo una cosa. E, ingranando la retromarcia del tempo, era escluso per i rivoluzionari francesi mettersi a dialogare con nobili, borghesi, preti e contadini che non si piegavano al credo illuminista. L'imperativo era solo sopprimerli. Così avviene con l'Isis, che di certo non mira ad aprire tavoli di trattative. In secondo luogo l'uso strumentale e pianificato della violenza indiscriminata e del terrore: strumenti per asservire e controllare intere popolazioni. Un particolare: curiosamente i tagliatori di teste li troviamo sia nelle fila dei rivoluzionari francesi sia nei terroristi islamici, pratica efferata e caratterizzata da una fortissima carica emozionale volta anche ad atterrire lo spettatore. Inoltre violenza e terrore assumono dimensioni assolute per gli utopisti rivoluzionari e per quelli islamici.
L'assolutezza del terrore si declina in due modalità nei fanatismi sia laicisti sia di matrice religiosa. Assolutezza nella violenza utilizzata che non deve conoscere gradualità, ma deve essere espressa al massimo dell'intensità. Il nemico va solo annientato. Al tempo di Robespierre questo significava una ecatombe che in una manciata di anni arrivò al numero di due milioni e mezzo di morti e forse più. L'assolutezza poi riguarda le categorie di persone da includere nell'insieme "nemico": praticamente tutti coloro che non si riconoscono nel pensiero di chi sparge terrore. Tra i giacobini non si andava tanto per il sottile nel cercare di distinguere l'innocente o il colpevole. Se ad esempio eri uomo di chiesa eri già un candidato perfetto per la ghigliottina. Così la sparatoria nel teatro Bataclan o le esplosioni fuori dallo stadio hanno ucciso non bersagli prestabiliti, ma semplicemente persone di cultura occidentale. Il nemico è chiunque.
Altra caratteristica che mette in rapporto di cuginanza gli accoliti di Marat e Danton con quelli di Abu Nabil al-Anbari e di al-Baghdadi è quella della definitività. La Rivoluzione francese doveva essere l'ultimo passo verso la libertà sociale e individuale. Ugualmente lo Stato Islamico è lo stato per eccellenza e dunque è un imperativo morale e non solo religioso spingere per la sua espansione. Indietro non si torna. Infine, c'è l'idea di morte. L'esito di certe ideologie nate nel secolo dei lumi e maturate nel corso della rivoluzione comunista ha portato all'instaurarsi - per usare un'espressione più volte adottata da Giovanni Paolo II - di una cultura di morte. Il pensiero liberal - figlio della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino fabriqué en France, ha ucciso la famiglia con il divorzio, la convivenza, la contraccezione e il gender, la vita nascente con l'aborto, la fecondazione artificiale e la sperimentazione sugli embrioni, la vita terminale con l'eutanasia, la signoria dell'uomo sul creato con l'ambientalismo e l'animalismo, e la presenza di Dio nella società con il laicismo.
Per assurdo che possa sembrare, le azioni dei terroristi volte a disseminare morte e distruzione avvengono all'interno di un contesto culturale già di suo mortifero, già di suo strutturalmente votato alla dissoluzione. Una consonanza sull'esito ferale di certi portati ideologici sia di matrice occidentale che islamista - seppur denotati da dinamiche e scopi differenti - che fa riflettere. E dunque affermare che il terrorismo islamico attenta ai valori repubblicani appare paradossale se pensiamo ai padri fondatori della Republique, fatti della stessa pasta di quegli uomini in nero che il 13 novembre hanno siglato il massacro nella capitale francese.

Fonte: Corrispondenza Romana, 25/11/2015

3 - ATTENTATI E VIOLENZE CONTRO CHI DIFENDE LA FAMIGLIA
Intervista alla scrittrice tedesca rappresentata a teatro come zombie nazista insieme ad altri quattro ''nemici del gender''
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 27/11/2015

25 ottobre 2015. Nel teatro Schaubühne di Berlino, va in scena uno spettacolo intitolato Fear ("Paura"). Sul palcoscenico appaiono degli zombie di nazisti le cui facce sono quelle di cinque personaggi pubblici che in Germania si battono contro la ridefinizione del matrimonio e della sessualità umana. Mentre vengono cavati gli occhi alle sagome si sente una voce dire: «Gli zombie muoiono solo quando gli spari direttamente nel cervello e il loro cervello muore. Questo è l'unico modo».
25 ottobre 2015. L'auto di uno dei cinque personaggi pubblici rappresentati nello spettacolo viene bruciata.
3 novembre 2015. La macchina di un altro dei protagonisti viene bruciata insieme al negozio di famiglia.
Gli autori di Paura negano ogni possibile legame tra la loro opera e i fatti.
Gli "zombie nazisti" rappresentati nello spettacolo sono Beatrix von Storch, membro del parlamento europeo e del partito "Alternativa per la Germania" (Afd), che ha subìto l'attentato del 25 ottobre, Hedwig von Beverfoerde, tra i leader dell'organizzazione "Demo für Alle" che si batte contro l'indottrinamento gender nelle scuole (è lei il bersaglio del 3 novembre), Frauke Petry, dirigente di Afd, e la giornalista Birgit Kelle. La quinta "zombie" è infine Gabriele Kuby, sociologa, critica letteraria, scrittrice, ex femminista sessantottina convertita al cristianesimo. «La battaglia si sta spostando da un piano verbale a uno fisico», dice Kuby a tempi.it, confessando di temere ripercussioni violente, ma «non per questo smetterò di difendere l'uomo e la famiglia».
Come ha reagito quando ha saputo dello spettacolo?

Non ho visto lo spettacolo perché per me potrebbe essere pericoloso partecipare, anche se il teatro ha dichiarato che la violenza contro di noi non c'entra nulla con lo spettacolo, che comunque tornerà in scena il gennaio prossimo.
Ha intenzione denunciare gli autori per diffamazione e istigazione alla violenza?
Direbbero che c'è un conflitto fra i diritti della persona e la libertà di espressione artistica. Ed è difficile contestarli a causa del relativismo che colpisce anche l'interpretazione delle leggi da parte dei giudici: se non c'è una verità oggettiva, allora non c'è limite alla libertà di parola. Sto valutando se procedere a giudizio come hanno già fatto le persone che hanno subìto gli attentati.
Teme per la sua incolumità?
Sì, e soffro perché l'autore dello spettacolo mi fa apparire come una nazista, mentre sono solo una cattolica. Durante lo spettacolo hanno usato la mia voce, registrata quando parlavo contro la sessualizzazione forzata dei bambini nelle scuole. Ma il mio discorso è stato tagliato per farmi dire l'opposto: metto in guardia dalla nascita di un nuovo totalitarismo mentre sembra che ne auspichi il ritorno. Oggi chi si pone contro la visione pansessuale viene dipinto come un nemico della libertà, mentre quello che faccio è solo difendere la Costituzione tedesca, la famiglia e i diritti dei bambini innocenti.
Le violenze hanno avuto conseguenze sul suo lavoro?
Sì, ma non smetterò di difendere la verità per il bene della famiglia e dell'essere umano, sebbene il pensiero relativista totalitario sembri prevalere. Come siamo orgogliosi di persone che hanno resistito ai nazisti, diventando per noi fonte di ispirazione, così spero di incoraggiare la generazione futura. La verità può essere messa a tacere temporaneamente, ma non può essere distrutta.

Fonte: Tempi, 27/11/2015

4 - NUOVA CONFERMA SCIENTIFICA: LA SINDONE E' AUTENTICA
Intervista al dottore che ha fatto l'autopsia alla Sacra Sindone
Autore: Marco Respinti - Fonte: Libero, 22/11/2015

Nell'Università degli Studi di Milano, il professor Giampietro Farronato è ordinario di Ortognatodonzia, quella branca dell'odontoiatria che studia le anomalie dei denti e delle ossa mascellari. Con una squadra di superspecialisti - Bruno Barberis, Luigi Fabrizio Rodella, Giovanni Pierucci, Mauro Labanca, Alessandra Majorana e Massimo Boccaletti -, ha passato al bisturi nientemeno che la Sindone. Ne è venuto fuori un libro ricco e intrigante, Autopsia dell'Uomo della Sindone (Elledici, Leumann [Torino] 2015), presentato qualche giorno fa a Milano nella Chiesa di San Gottardo in Corte, nell'ambito della rassegna «Scuola della cattedrale» promossa dalla Veneranda Fabbrica del Duomo.
PROFESSOR FARRONATO, AVETE FATTO L'AUTOPSIA ALLA SINDONE. COME VI E' SALTATO IN MENTE?
La medicina legale non aveva ancora detto tutta la sua ed eccoci qui. L'idea risale a quasi tre anni fa. Condurre un studio anatomico accurato dell'impronta sindonica a partire dalle istantanee scattate da Secondo Pia nel 1898 da cui risultò che l'immagine sul lino si comporta come un negativo fotografico. Abbiamo riletto daccapo una gran mole di foto e i risultati degli studiosi che ci hanno preceduto.
E CHE IDEA VI SIETE FATTI DELLA SCENA DEL CRIMINE?
Che ovviamente non esiste più. Abbiamo indagato il crimine solo attraverso l'impronta lasciata dal cadavere.
POCHINO...
Molto. L'anatomia è stata ricostruita dai dati morfologici offerti del lino. Soprattutto il volto, ricco e completo. Praticamente abbiamo assimilato l'immagine della Sindone alla "maschera" medico-legale abitualmente utilizzata per descrivere le lesioni su un corpo, cadavere o vivente.
E POI?
Io e Alessandra Majorana abbiamo reso l'impronta più leggibile per meglio esaminarla medicalmente. Con software per la gestione d'immagini, i più innovativi disponibili, abbiamo invertito i chiari e gli scuri, nonché l'orientamento destra-sinistra. Poi, applicando le metodiche utilizzate per rendere leggibili la TAC, la tomografia computerizzata Cone Beam, quindi la risonanza magnetica e altri esami tridimensionali, abbiamo ottenuta una completa diagnosi ortognatodontica, campo in cui la sofisticazione e la precisione arriva oggi sino al dettaglio più minuto.
SEMBRA CSI.
Può darsi... Ma è una metodica scientifica, non cinematografica. E infatti siamo riusciti a evidenziare dettagli che ci hanno portato a misurazioni davvero accurate.
VORREBBE DIRMI CHE SOLO STUDIANDO UN'IMMAGINE VECCHIA DI SECOLI SU UN TELO USURATO SIETE RIUSCITI AD ANALIZZARE IL VOLTO COME FOSSE QUELLO DI UN CADAVERE IN CARNE E OSSA?
Di più. È stato come essere davanti a un paziente da sottoporre a correzione terapeutica di tipo ortodontico o chirurgico.
PONTI, IMPIANTI DENTALI, OPERAZIONI MAXILLO-FACCIALI, COSE COSI'?...
Sì.
ROMPO L'APLOMB: FANTASTICO. COSA LE HA DETTO ALLA FINE QUEL VOLTO SETACCIATO IN LABORATORIO?
Tante cose. Avendo per la prima volta applicato metodiche scientifiche quali la cefalometria cranica, che evidenzia le alterazioni strutturali presenti nell'Uomo della Sindone, i dati ottenuti sono: asimmetria nelle bozze frontali, zigomatiche; deviazione del setto nasale; e asimmetria della mandibola con dislocazione riferibili a traumi occorsi in un arco temporale prossimo al decesso.
BOTTE VIOLENTISSIME...
Il volto che emerge è dovuto al sangue versato, le cui tracce sono riferibili a essudati e a un'impronta che interessa un piccolissimo spessore della tela.
DUNQUE?...
Le metodologie oggi disponibili non sono in grado né di riprodurre né di spiegare quell'impronta che interessa solo un piccolissimo spessore della tela.
CHI SIA L'UOMO DELLA SINDONE E' L'OGGETTO DI UNA CONTROVERSIA ANTICA, A VOLTE PURE VEEMENTE. LA SCIENZA CHE DICE?
La scienza dice che si tratta dell'impronta del cadavere di un uomo veramente sottoposto ante mortem a torture, flagellazioni e percosse, incoronato di spine e alla fine crocefisso. Questo ha determinato la morte di quell'uomo con una corrispondenza totale ai racconti dei Vangeli anche nella successione temporale in cui le torture sono state inferte, compresa la natura post mortem del colpo di lancia nel costato (cfr. Gv 19, 33-34). Studi scientifici proprio del marzo di quest'anno, coordinati dal prof. Giulio Fanti ed elaborati dall'Università degli Studi di Padova (che ha coordinato ricerche svolte in collaborazione con altri atenei), corredati da tre datazioni chimiche e meccaniche, hanno portato a una nuova datazione del lino: tra il 283 a.C. e il 217 d.C., arco di tempo compatibile con la vita di Gesù in Palestina. Ma la modalità di formazione dell'immagine resta un mistero inestricabile.
TACCIO. ANZI NO: E' GESU'?
L'uomo di fede non può rivolgere alla scienza domande a cui la scienza non può dare risposte.

Fonte: Libero, 22/11/2015

5 - LE STRATEGIE CHE IL DIAVOLO USA CONTRO DI NOI
Ma non possiamo dare a Satana la colpa dei nostri peccati perché Dio ci dà la grazia per resistere e vincere
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia, 20/11/2015

Il demonio può influenzare l'uomo e tormentarlo nel corpo e nella mente.
Ci attacca attraverso le tentazioni e incita la concupiscenza. Anche attraverso malefici. Ma Dio ci dà la grazia per resistere e vincere. Per questo non possiamo dare al demonio la colpa dei nostri peccati. Ne siamo responsabili.
Una volta che la persona cade nel peccato, il demonio vuole farle pensare che la sua situazione è irrimediabile. Cerca di far sì che dubitiamo della misericordia di Dio e cadiamo nella disperazione.
Il 17 febbraio 2002, papa Giovanni Paolo II ha detto: "Ogni uomo, oltre che dalla propria concupiscenza e dal cattivo esempio degli altri, è tentato anche dal demonio e lo è ancor più quando meno se ne avvede".
"Quante volte con leggerezza egli cede alle fallaci lusinghe della carne e del maligno, e sperimenta poi amare delusioni!"

ECCO I PROGETTI STRATEGICI DI SATANA
Satana ha organizzato una riunione universale di demoni. Nel suo discorso d'apertura ha detto: "Non possiamo evitare direttamente che i cristiani vadano in chiesa, né che leggano la Bibbia e conoscano la verità. Se cerchiamo di privarli di questo in modo diretto saremo esposti. Non possiamo nemmeno evitare direttamente che si donino a un'intima relazione con il loro Salvatore. Allo stesso tempo, sappiamo che se ottengono questa relazione il nostro potere su di loro si spezza. Ma c'è qualcosa che possiamo fare e in cui siamo sempre riusciti".
"Facciamo credere loro che sono bravi cristiani, lasciamo che facciano cose per Cristo quando ne sentono il desiderio, ma rubiamo loro il tempo".
"È questo che voglio che facciate", ha detto il diavolo. "Distraeteli dall'aggrapparsi al Salvatore e dal mantenere la connessione vitale tutto il giorno".
"Come ci riusciremo?", hanno gridato i demoni.
"Teneteli occupati in trivialità della vita e inventate innumerevoli stratagemmi per occupare la loro mente", ha risposto.
"Tentateli a spendere, spendere, spendere. Persuadete le loro mogli ad andare a lavorare per molte ore e i mariti a lavorare 6 o 7 giorni a settimana, 10-12 ore ogni giorno, e così potranno mantenere quello stile di vita vuoto".
"Evitate che trascorrano del tempo con i figli. Visto che la loro famiglia si frammenterà presto, non troveranno una via d'uscita alle pressioni lavorative. Sovrastimolate la loro mente di non modo che non riescano ad ascoltare la voce calma di Dio".

DISTRATTI DALLE SEDUZIONI DEL DEMONIO
"Tentateli ad ascoltare molto la radio, CD o cassette quando guidano... a tenere continuamente un apparecchio che li distragga".
"La questione è che siano costantemente - in ospedale, al lavoro, in casa o in un luogo pubblico - distratti dalle nostre seduzioni. Tendono a pensare innanzitutto a se stessi, quindi la vostra tentazione troverà un terreno favorevole. Non si renderanno neanche conto di essere tentati".
"Si faranno prendere da tanti desideri da voler soddisfare che vivranno occupati e ansiosi... e così non potranno ascoltare Dio, e men che meno farsi guidare da Lui".
"Riempite i tavoli di riviste e quotidiani, inondate la loro mente di notizie mondiali, invadete le strade con i cartelli pubblicitari, riempite le loro cassette della posta con materiale inutile, cataloghi, pubblicità e ogni tipo di propaganda e promozione, offrendo prodotti gratis, servizi e false speranze".
"Presentate modelle belle e magre sulle riviste, nei film e in televisione, così i mariti crederanno che sia la bellezza esteriore quello che conta e diventeranno insoddisfatti delle loro mogli".
"Tenete le mogli molto occupate con le compere e le questioni personali, così non ameranno i loro mariti. Questo frammenterà molto rapidamente la famiglia!"
"Sostituite tutte le feste religiose con feste consumistiche: anziché Natale sarà Santa Claus, anziché ricordare tutti i santi ci sarà Halloween... anziché la Quaresima inventate carnevali, i più sensuali possibile. Cadranno facilmente. Non si parli neanche di peccato e di morte. Sarebbe grottesco. Date loro un coniglietto per Pasqua".
"Anche nei momenti liberi bisogna tenerli molto occupati con mille cose; che non riescano a contemplare il riflesso di Dio nella natura. Teneteli occupati, occupati, occupati".
"Riempite la loro vita di cose, anche se sono buone, di modo che non resti tempo per la preghiera". "Presto lavoreranno sulle proprie forze, sacrificando la salute e la famiglia per una buona causa".
"Quando andranno a qualche riunione spirituale, si perdano in pettegolezzi, così da non capire nulla".
Davvero un grande progetto elaborato da un grande esperto! Solo pochi ne potranno respingere la seduzione.

Nota di BastaBugie: molto interessante il seguente articolo da noi pubblicato qualche anno fa
L'INFERNO ESISTE ED E' ETERNO
Vediamo secondo la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione: che cos'è, come ci si va, chi ci abita...
di Claudio Crescimanno
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3094

Fonte: Aleteia, 20/11/2015

6 - LA PARTE FINALE DELLA VITA DELLA MADONNA
Maria si trasferì a Efeso, una delle più splendide e ricche metropoli dell'Impero Romano con un porto importantissimo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, luglio/agosto 2015

Come sappiamo dal Vangelo, Gesù prima di morire in croce affidò la Madonna al discepolo Giovanni, l'unico che non era scappato. A giustificazione degli altri discepoli va detto che Giovanni, probabilmente, con la sua azienda di pesca era regolare fornitore della casa del Sommo Sacerdote, il quale lo conosceva (infatti, Giovanni fu ammesso all'interrogatorio di Gesù e, grazie al suo passi, fece entrare anche Pietro). Insomma, era relativamente al riparo dall'ira del Sinedrio. A quel tempo una vedova senza risorse non aveva prospettive e Maria era ormai sola al mondo; madre, per giunta, di un giustiziato. Giovanni, poi, era non solo il discepolo "migliore" di Gesù ma, essendo il più giovane di tutti, sarebbe rimasto con lei più a lungo. D'altra parte, sappiamo che gli altri Apostoli morirono tutti di morte violenta. Tutti tranne lui. Un'altra vedova al posto di Maria, vedendo agonizzare l'unico figlio, magari avrebbe pensato: adesso che sarà di me? Ed è singolare - se non misterioso - che Gesù abbia atteso quasi fino al momento di spirare per provvedere al futuro di sua Madre.

PERCHÉ PROPRIO A EFESO?
Bene, Maria seguì da quel momento Giovanni e questo, dopo varie peripezie, andò a stabilirsi a Efeso, portandosela dietro. Perché proprio a Efeso? Perché le persecuzioni sinedrite avevano fatto scappare tutti i "nazareni" da Gerusalemme e a Efeso c'era una loro folta comunità. Efeso, per giunta, era una città molto grande e trafficata. Più facile, dunque, passare inosservati.
Non solo, a Efeso, capoluogo della provincia d'Asia, la protezione romana era più sicura che nella turbolenta Gerusalemme. Efeso era una delle più splendide e ricche metropoli dell'impero romano e il suo porto era importantissimo. Paolo, dicono gli Atti (19,1 ss.) fu ad Efeso negli anni 52-55 e trovò subito materiale da evangelizzare. Qui vi erano dodici ebrei già discepoli di Giovanni il Battista e da lui battezzati. Il battista aveva additato Gesù come Messia e loro gli avevano creduto. Paolo, dunque li ri-battezzò col battesimo di Cristo e quelli, ricevuto lo Spirito, si misero a parlare in lingue e a profetizzare. La predicazione del Battista aveva avuto molti seguaci nella diaspora ebraica, specialmente fra quegli ebrei di Alessandria i cui intellettuali cercavano una conciliazione tra la Scrittura e la filosofia greca.
Uno di questi era Apollo o Apollonio, grande oratore alessandrino che aveva creduto in Gesù e aveva evangelizzato Corinto, permettendo a Paolo la sua missione a Efeso (dove Apollo gli aveva già aperto la strada). Qui Paolo, ospite in casa di Aquila e Priscilla, come suo solito cercò di spiegare la dottrina di Gesù in sinagoga, ma, tanto per cambiare, ottenne più che altro ostilità. Allora affittò per alcune ore al giorno l'aula di un maestro locale, Tiranno, dove poteva parlare non solo il sabato (come doveva fare in sinagoga) ma tutti i giorni. I suoi discepoli aumentarono anche perché ci si accorse che tutti gli oggetti che erano stati a contatto con lui (fazzoletti, grembiuli, eccetera) guarivano i malati. E soprattutto liberavano gli ossessi. Arrivò allora in città un ebreo di casta sacerdotale, Sceva, che insieme ai suoi sette figli faceva l'esorcista itinerante. Aggiunsero ai nomi magici che usavano nelle loro pratiche anche "quel Gesù che Paolo predicava" (19,12). Un indemoniato rispose loro che conosceva sia Gesù che Paolo, ma non loro. E li caricò di mazzate, tanto da metterli tutti e otto in fuga - da solo - laceri, pesti e sanguinanti. Questo fatto, ovviamente, aumentò a dismisura la fama di Paolo: "Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche di magia e un numero considerevole di persone, che avevano esercitato arti magiche, portavano i loro libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e si trovò che era di cinquantamila monete d'argento" (19,18). Una cifra spropositata, ma che rende l'idea della diffusione delle pratiche stregonesche a Efeso. Anzi, i libri di magia locali erano talmente famosi in tutto l'impero da avere un nome preciso: Lettere Efesine. Queste erano non solo usate ma c'era anche chi le portava, miniaturizzate, al collo come amuleti. Un altro amuleto molto diffuso era un mini-tempio d'argento. Si, perché vanto di Efeso era il suo enorme tempio di Diana, una delle sette meraviglie del mondo antico: era una costruzione straordinaria, retta da ben centoventi colonne di marmo pregiato e zeppa della ricchezze offerte da fedeli provenienti da ogni dove. Diana per i romani e Artemide per i greci era raffigurata in una grande statua di legno nero che si riteneva fosse caduta dal cielo. Ora, nella mitologia greca Artemide, figlia di Giove e Latona, era la dea cacciatrice, rappresentata con l'arco in mano. Era anche la dea vergine per antonomasia. Sorella di Apollo, dio del sole, era di converso la dea della luna e la falce della luna simboleggiava il suo arco. Fa riflettere il fatto che San Giovanni Evangelista, trasferitosi a Efeso insieme a Maria, vide, nell' "Apocalisse", la Vergine con la falce della luna sotto ai piedi. La Vergine è la Madonna, colei che schiaccia il capo al serpente che è il demonio. Così, Efeso, patria del culto della dea-vergine e lunare, nonché ricettacolo di demoni e indemoniati, venne esorcizzata dalla presenza della Madre di Dio.

LA MADRE DI TUTTI I VIVENTI
Ma c'è di più, l'Artemide Efesina aveva anche un altro aspetto: era venerata come madre di tutti i viventi, la Grande Madre. Infatti, la sua statua aveva la parte inferiore, fasciata, ricoperta di iscrizioni e simboli animali; ma quella superiore era nuda e dal petto pendevano decine di mammelle. Come dea della fecondità il suo culto risentiva di influenze asiatiche e ormai somigliava più a quelle dell'Astarte Siriaca e dell'Afrodite Cipriota, con tanto di prostituzione sacra praticata nel suo tempio. Pure in questo aspetto, la Madonna, madre dei nuovi viventi (in Cristo) come Eva lo era stata dei vecchi (anzi, Madre della Vita stessa, perché Cristo è Via-Verità-Vita), sostituisce l'antica divinità pagana che così si rivela per quel che era: pallida e grottesca prefigurazione. Anche questo contribuì ad aprire gli occhi a moltissimi efesini (gli antichi erano molto più sensibili di noi ai segni e ai simboli).
Ma il vero Dio ha sempre un concorrente potentissimo nel cuore degli uomini: Mammona. Infatti, la corporazione degli orafi, aizzata dal suo capo Demetrio, accusò il colpo che la nuova fede infliggeva al commercio dei famosi tempietti d'argento. Gli orafi misero allora la città in subbuglio e la adunarono nel teatro (quello di Efeso era uno dei più grandi del mondo: trentamila posti). Qui furono trascinati Caio e Aristraco di Tessalonico, due compagni di Paolo, mentre la folla tumultuava accusandoli di sovversione di fronte agli Asiarchi, i funzionari preposti al culto e ai giochi. Paolo a quel punto avrebbe voluto presentarsi, ma i discepoli glielo impedirono perché correva brutta aria. Ci pensarono i giudei a dare in pasto alla folla Alessandro, un ebreo molto conosciuto e influente che però aveva abbracciato il nuovo credo. Questi voleva parlare ma lo schiamazzo e le urla ritmate ("Grande è l'Artemide degli Efesini!", At 19,34) non glielo consentirono. Per sua fortuna intervenne il cancelliere (capo amministrativo della città) e, ricordando ai presenti il rischio dell'accusa di sedizione, li convinse a rimettere la faccenda al giudizio del Proconsole. Quest'ultimo in tempi determinanti, percorreva la provincia e ascoltava i casi che gli venivano sottoposti. Ma Paolo non ne attese l'arrivo e, per non mettere a repentaglio la sorte dei cristiani efesini, preferì andarsene.

FIN QUI GLI ATTI
Giovanni Evangelista andò a stare ad Efeso probabilmente dopo l'uccisione di suo fratello Giacomo e l'imprigionamento di Pietro (che, liberato da un angelo, lasciò Gerusalemme). Sappiamo da sant'Ireneo della "Chiesa di Efeso, fondata da Paolo, nella quale fino all'età di Traiano fu presente Giovanni" (Adversus haereses, III,4: Ireneo era stato discepolo di san Policarpo, il quale era stato discepolo diretto di Giovanni). Giovanni resuscitò un morto a Efeso e ciò ne determinò l'arresto. Portato a Roma, dice Tertulliano che fu gettato in un pentolone di olio bollente ma ne uscì miracolosamente illeso. Non riuscendo ad ucciderlo, se ne sbarazzarono relegandolo nell'isola di Patmos, di fronte a Efeso. Qui scrisse l'Apocalisse. Dopo qualche anno, liberato, tornò a morire a Efeso. La Madonna era già salita al cielo: secondo le visioni di Anna Katharina Emmerick (1774-1824), all'età di sessantadue anni.
Già, la Emmerick. La veggente della Westfalia aveva "visto" come in un film la vita di Maria; e lo scrittore Clemens von Brentano, che annotava le sue visioni, ne aveva tratto il libro Vita della Santa Vergine Maria. Seguendo le indicazioni contenute in questo libro, nel 1881 due archeologi trovarono la casa in cui la Madonna aveva vissuto a Efeso. Le descrizioni erano precisissime e tanto più stupefacenti se si pensa che la veggente era analfabeta, non si era mai mossa dal suo villaggio né dal letto in cui aveva trascorso quasi tutta la sua vita da malata. Il posto, si scoprì, era già oggetto di antichissima venerazione, ma pochi erano quelli che ne conservavano qualche memoria. Infatti, l'antica Efeso non esisteva più e, per giunta, da parecchi secoli la zona era inglobata dalla Turchia musulmana, perciò la presenza cristiana era ridotta al lumicino. Eppure, il luogo conservava nel nome il riferimento alla "casa di Maria", Meryem ana evi. Tutto corrispondeva a quello che la Emmerick aveva "visto", al dettaglio. La casa in cui Maria era vissuta accanto al discepolo di suo Figlio e dalla quale era stata assunta in cielo fu allora restituita alla venerazione dei cristiani e nel 1967 venne visitata dal papa Paolo VI. Nel 1979 ci andò anche Giovanni Paolo II. Nel 2006 fu la volta di Benedetto XVI. L'antica Efeso, mezzo greco e mezzo romana ma anche asiatica, era stata un centro di sincretismo religioso; da qui le contaminazioni tra i vari culti pagani da cui era scaturita Artemide Efesina, vergine e madre, poi detronizzata dalla vera Vergine Madre che, secondo lo stile buono e silenzioso con cui il cristianesimo si andava affermando, era andata ad abitare non al centro della megalopoli (occupato dal grande tempio, "meraviglia" dell'antichità) bensì poco fuori, in un posto discreto e defilato: Meryem ana evi.

Fonte: Il Timone, luglio/agosto 2015

7 - MILANO: IL DIRIGENTE SCOLASTICO CANCELLA LA FESTA DI NATALE PER SOSTITUIRLA CON LA FESTA D'INVERNO
Dobbiamo togliere tutti i riferimenti al cristianesimo? Allora smettiamo di dire ''Grazie'' (che significa ''Che il Signore ti riempia di grazie'') e ''Prego'' (che significa ''Prego per te'')
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/11/2015

Se passate dall'aeroporto di Fiumicino alcuni negozi hanno addobbato le vetrine e gli interni con sagome di abeti in cui campeggia la scritta "Season Greetings" che letteralmente significa "Auguri di stagione". Questi auguri "stagionati" vogliono sostituire gli auguri natalizi. Già Babbo Natale aveva avuto gran parte nello sfrattare dall'immaginario collettivo, soprattutto infantile, il Bambin Gesù. Ora si sono messi pure catene commerciali ed enti pubblici in giro per il mondo a svuotare ancor più dall'interno il significato cristiano del Natale, sostituendolo con un Natale laico, che è un vero e proprio ossimoro, o con una Festa d'Inverno dal sapore tanto celtico.
Questa tendenza a candeggiare nella tinozza laicista il Santo Natale non ha risparmiato le scuole di ogni ordine e grado. Già da anni molte scuole hanno abolito i presepi e Maria, Giuseppe e Gesù sono persone non più gradite nelle aule scolari, immigrati clandestini con il foglio di via.

ANNULLARE IL NATALE
La ventata cristianofobica ha avuto un suo picco in quel di Rozzano (Milano), in particolare nell'istituto Garofani. Marco Parma, dirigente scolastico dello stesso, ha deciso di annullare l'usuale festa di Natale che si teneva ogni anno (faranno eccezione le classi delle medie) e di sostituirla con festicciole private nelle classi in stile catacombale e con una pagana Festa d'Inverno che si svolgerà a gennaio. Banditi per tutti, poi, i canti a sfondo religioso e via dalle aule gli ultimi due crocefissi sopravvissuti non alla furia iconoclasta dei miliziani dell'Isis bensì al Consiglio di istituto. La nostra piccola Palmira l'abbiamo avuta in provincia di Milano.
Partiamo da un'evidenza (che tale non è più): si fa festa perché nasce Gesù. Proibire di intonare canti religiosi è come proibire a una festa di compleanno di cantare "Tanti auguri a te" perché potrebbe dare fastidio a quei bambini che non hanno compiuto gli anni in quel giorno. Eppure è questa la motivazione addotta dal preside: «per evitare che qualcuno potesse sentirsi escluso» si è deciso di censurare la fede cattolica in quella scuola. Mettersi a cantare Tu scendi dalle stelle «non sarebbe stato il massimo», spiega Parma, «perché questa è una scuola multietnica». Così gli esclusi e i discriminati finiscono per essere la maggioranza, cioè i bambini cattolici. Il dirigente scolastico aggiunge: «Non è un passo indietro di fronte all'islam rispettare la sensibilità delle persone che appartengono ad altre culture ad altri credo religiosi, mi pare un passo in avanti rispetto all'integrazione e rispetto reciproco».

LIBERTÀ RELIGIOSA E INTEGRAZIONE
Un paio di riflessioni su questo frusto argomento del rispetto della libertà religiosa e dell'integrazione. Primo: se vieti canti e simboli natalizi-religiosi violi la libertà di espressione dei credenti. Trattasi di atto di violenza culturale. Secondo: il rispetto della libertà non è vietare i simboli e le espressioni della fede cattolica, ma astenersi dall'imporli. Il cattolico poi sa che la sua è l'unica vera religione: quindi ogni manifestazione del proprio credo è manifestazione di verità e l'eventuale fastidio da parte di terzi (tutto da provare perché spesso presunto) è come il fastidio nel prendere una medicina amara, ma che fa bene. Il laicismo pretende una neutralità svizzera in tema di espressione religiosa: pari dignità a tutte le fedi o, che è lo stesso, zero dignità a qualsiasi fede. Questo è erroneo perché nella prospettiva di Dio - e non degli uomini che hanno la vista corta - c'è una sola religione autentica, quella cattolica. Dio è cattolico, non protestante, né ebreo, né musulmano (per gli incerti si rimanda al documento Dominus Iesus della Congregazione della Dottrina per la Fede).
Nella prospettiva cattolica le altre credenze si tollerano e si rispetta il libero arbitrio delle persone non cattoliche dal momento che la libertà è condizione ineludibile e necessaria perché si aderisca volontariamente al credo cattolico. Cristo chiede di essere conosciuto e amato, ma amare è un atto di libertà. Il più eccelso atto di libertà. Se poi portiamo a logica conclusione l'asserto che rispetto delle differenze significa cancellazione della propria identità, perché queste ultime potrebbero risultare urticanti per chi non è cristiano, gli effetti sono dirompenti. Infatti, la fede permea tutto il nostro vivere: anche l'ateo dice "grazie" a qualcuno come forma di cortesia, ignaro che quella espressione significa «che il Signore ti riempia di grazie». E il suo interlocutore gli risponde: «prego», che significa «prego per te». La cristianità è dappertutto: nome di vie e piazze dedicate ai santi; i nostri stessi nomi di battesimo sono nomi di santi; ci rechiamo in ospedali e università, istituzioni inventate della Chiesa; il medesimo concetto di persona è un precipitato di un approfondimento teologico sulla Trinità. Per non infastidire atei e diversamente credenti dovremmo far tabula rasa di tutto questo? E poi perché non allargare il discorso ad altre fedi, come quelle calcistiche? A Tizio dovrebbe essere vietato andare in giro con la maglia della (gloriosa) Juve per non indispettire gli interisti o i milanisti.

È L'OSPITE CHE SI DEVE ADEGUARE
Terzo: integrazione significa che è l'ospite che si deve adeguare al contesto e alle regole dell'ospitante non viceversa. Se ai bambini musulmani Astro del Ciel provoca la pellagra possono ovviamente astenersi dal presenziare. Se io vado alla Mecca non mi è lecito chiedere di radere al suolo il Masjid al-Haram, cioè la più grande moschea al mondo perché ne sono infastidito. A margine, tanto per capire il senso del principio di reciprocità e di rispetto delle altre religioni così come inteso in Arabia Saudita: l'accesso alla Mecca è interdetto ai non musulmani. Se sbianchiettiamo la nostra identità non c'è integrazione perché questa prevede come presupposto logico che un'identità possa convivere pacificamente con un'altra, bensì annullamento. Non integrazione, ma disintegrazione di una fede, di una cultura, di un popolo, di una nazione. Se noi andassimo a cancellare i nostri dati anagrafici in Comune ciò significherebbe che per lo Stato noi siamo morti, siamo dei cadaveri. Quindi è erroneo ciò che dice il preside: «meno si sottolineano le differenze e più si sottolineano le convergenze meglio è». Sono le differenze che mi fanno essere me stesso, altrimenti sarei uguale in tutto e per tutto a te. Il dialogo avviene tra due persone, non tra una persona e un fantasma.

VOGLIONO UCCIDERE LA NOSTRA FEDE
Infine, il preside in merito ai recenti fatti di Parigi così chiosa: «Se avessimo organizzato un concerto a base di canti religiosi dopo quello che è accaduto qualcuno avrebbe potuto interpretarlo come una provocazione forse anche pericolosa». Gli risponde Nostro Signore: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10, 28). I terroristi e, in modo non violento, una buonissima parte del mondo islamico vogliono uccidere la nostra fede, vogliono sradicare dai nostri cuori e dalle nostre menti le verità rivelate. Vogliono togliere il crocifisso per metterci la mezzaluna. Il preside di Rozzano ha già fatto per loro metà del lavoro. La cosa triste, infatti, sta nel fatto che noi ci pieghiamo a questo piano. Islam, infatti, significa sottomissione (altra musica quando Gesù ci dice «Non vi chiamo più servi […] ma vi ho chiamato amici», GV 15, 15).
Non opponiamo resistenza, ma scegliamo noi stessi l'eutanasia di fede. Anticipiamo il nemico nei suoi progetti e diamo alle fiamme la cittadella cattolica con le nostre stesse mani. Il dramma sta tutto qui: il cattolico medio - e figurarsi sul piano culturale l'italiano medio - è un imbelle. Di fronte a gente spietata che follemente si suicida per una credenza erronea, noi non siamo capaci - non diciamo di dare la vita per Cristo, di dar prova di fedeltà a Lui usque sanguinem - ma almeno di dare un'aula dove si insegnano canti cattolici. In nome di Allah ci bersagliano a colpi di kalashnikov e noi porgiamo loro le terga a braghe calate. La pavidità di affermazioni come «non offendiamo, siamo prudenti, veniamoci incontro, scegliamo ciò che ci unisce e non ciò che ci divide» è il sintomo più veritiero che la nostra fede è già morta. Ci prostituiamo con il pretesto della tolleranza, ma siamo noi che non tolleriamo più il nome di Cristo.

DOSSIER "NATALE"
Le verità dimenticate sulla nascita di Gesù

Per vedere tutti gli articoli,clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/11/2015

8 - CARDINALE ROBERT SARAH: L'UOMO E' GRANDE SOLO QUANDO E' IN GINOCCHIO DAVANTI A DIO
Dio o niente, il bel libro del cardinale della savana, nominato prefetto della Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Tempi, 25/10/2015

Nell'Africa del V secolo dopo Cristo, Agostino spiega a sé e ai suoi fedeli la novità del cristianesimo: un Dio sceso incontro agli uomini, perché gli uomini non sono in grado, da soli, di ascendere a lui. «Agostino ricordati cosa ti ho detto: non è l'uomo a trovare la verità, deve lasciare che sia la Verità a trovare lui. Perché la Verità è una persona, Gesù Cristo, figlio di Dio»: così parla, nel film dedicato al grande vescovo di Ippona, il vescovo di Milano, Ambrogio. Ed è proprio qui la conversione di Agostino: una conversione di sguardo.
Viene in mente tutto questo, al sottoscritto, mentre legge il bellissimo libro, Dio o niente. Conversazioni sulla fede con Nicolas Diat (Cantagalli), di un altro africano, il cardinale Robert Sarah.
Cresciuto nella savana della Guinea, tra musulmani ed animisti, partito a 11 anni per il seminario minore dedicato proprio a sant'Agostino, Sarah è un uomo che ha vissuto innumerevoli esperienze: l'animismo africano e la fede cattolica; l'Africa e l'Europa; il sacro timore degli africani per il divino e la secolarizzazione dell'Occidente; la povertà della sua famiglia, e, dal 2010, come presidente del Pontificio Consiglio Cor unum, il dolore, la miseria e la disperazione dei terremotati del Giappone, o dei poveri disperati di Haiti.

LA PRIMA CARITÀ
Nel dialogo di Sarah con Nicolas Diat, quello che traspare è sempre la fede di Agostino:
è necessario che lasciamo che la Verità ci raggiunga; che l'Amore ci tocchi e ci trasformi. È necessario, da parte nostra, "soltanto" un sì, umile e fiducioso, alla potenza della luce e dell'amore divino. La fede non è forse fidarsi di Colui che solo merita, ragionevolmente, tutta la nostra fiducia? È dunque alla luce della fede che un cristiano guarda alle verità eterne e, contemporaneamente, al suo tempo. Cos'è la carità? «La vera carità – risponde Sarah, ben sapendo quanto questa parola sia equivocabile – non è né un'elemosina, né una solidarietà umanista, né una filantropia: la carità è l'espressione di Dio e un prolungamento della presenza di Cristo nel nostro mondo. La carità non è una funzione specifica, ma la natura intima della Chiesa, Intima Ecclesiae Natura. La carità ci spinge a evangelizzare; semplicemente, la Chiesa rivela l'Amore di Dio. Spesso, è l'assenza di Dio che è la radice più profonda della sofferenza umana. Così la Chiesa dona l'Amore di Dio a tutti. Di conseguenza, un cristiano non può fare la carità solo ai suoi fratelli in Cristo, ma a tutti gli uomini, senza alcuna distinzione».

UNA NUOVA IDEOLOGIA DEL MALE
E la famiglia? Ci sono tanti tipi di famiglia, o esiste un progetto di Dio, per il bene dell'uomo? «La famiglia - risponde Sarah - è la piccola Chiesa in cui cominciamo a incontrare Dio, ad amarlo e a intessere dei rapporti personali con Lui. (...) I genitori sono i primi educatori dell'uomo. Nella famiglia, l'uomo può imparare a vivere e manifestare la presenza di Dio. Se Cristo costituisce il legame di una famiglia, allora, questa avrà una solidità indistruttibile. In Africa, agli anziani è riservato un ruolo importante; il rispetto dovuto alle persone attempate è una delle pietre angolari della società africana. Penso che l'uomo europeo non comprenda fino a che punto i popoli africani siano scioccati dal poco peso che si dà agli anziani nei paesi occidentali».
E il gender, di cui tanto si parla in Occidente, ma anche, causa un nuovo colonialismo ideologico, pure in Africa? «Non ho timore di dire che la Chiesa dovrà sempre confrontarsi con le menzogne ideologiche. Oggi si trova ad affrontare l'ideologia del gender, che Giovanni Paolo II non esitava a qualificare come la "nuova ideologia del male". D'altronde, il genere, frutto della riflessione degli strutturalisti americani, è un figlio deforme del pensiero marxista. Nel suo ultimo libro, Memoria e identità, Giovanni Paolo II già scriveva: "Penso alle forti pressioni del Parlamento europeo affinché siano riconosciute le unioni omosessuali come forma alternativa di famiglia alle quali si attribuirebbe anche il diritto di adozione. Si può e si deve porre la questione di sapere se non si tratti, qui ancora, di una nuova ideologia del male, forse più insidiosa e più occulta, che tenta di sfruttare contro l'uomo e contro la famiglia anche i diritti dell'uomo". L'ideologia del gender veicola una menzogna grossolana dal momento che nega la realtà dell'essere umano in quanto uomo e donna. Le lobby e i movimenti femministi la promuovono con violenza. Si è rapidamente trasformata in battaglia contro l'ordine sociale e i suoi valori. Il suo obiettivo non si ferma soltanto alla decostruzione del soggetto, s'interessa soprattutto alla distruzione dell'ordine sociale. Si tratta di seminare il dubbio sulla legittimità delle norme sociali e d'introdurre il sospetto circa il modello eterosessuale; per il gender, bisogna abolire la civiltà cristiana e costruire un mondo nuovo».

GRANDI SOLO QUANDO SI È IN GINOCCHIO
Il ragionare di Sarah è sempre molto chiaro, diretto, di una semplicità evangelica. Ma perché papa Francesco lo ha chiamato a dirigere la Congregazione per il Culto divino e i sacramenti, e non lo ha lasciato lì, dove si trovava così bene, tra i suoi amati poveri? Si ritorna sempre ad Agostino: perché non c'è povertà maggiore dell'assenza di Dio, senza il quale non vediamo, e non "possiamo nulla". Sarah ribadisce di osservare la realtà sempre sotto quella luce, la luce che proviene dal rapporto intimo con Cristo, rapporto che si sperimenta in modo mirabile nella preghiera personale e nella liturgia della Chiesa.
Raccontando dei padri Spiritani francesi, da cui ha appreso la fede, il cardinale africano ricorda: «Quante volte sono stato afferrato nel profondo dal silenzio che regnava nella chiesa durante la preghiera dei padri? All'inizio, mi mettevo in fondo alla chiesa e, guardando questi uomini, mi chiedevo che cosa facessero in ginocchio o seduti nella penombra, perché non dicevano nulla (...). Però avevano l'aria di ascoltare e di conversare con qualcuno in questa semioscurità della chiesa, illuminata dalle lampade. Sono stato realmente affascinato dalla pratica dell'orazione e dall'atmosfera che genera. Mi sembra giusto affermare che esiste un'autentica forma di eroismo, di grandezza e di nobiltà in questa vita di preghiera regolare. L'uomo non è grande se non quando è in ginocchio davanti a Dio».
E collegando la preghiera con le grandi azioni che ne derivano: «Come non ricordare il modo in cui i padri si sono occupati di tutti, anche dei lebbrosi più sfigurati? I padri li toccavano e li curavano anche quando i malati emanavano un odore insopportabile. Insegnavano loro il catechismo considerando che anche i malati avevano il diritto di essere istruiti nella conoscenza dei misteri cristiani e di ricevere i sacramenti di Cristo».
Quanto, infine, alla liturgia, essa «è un momento in cui Dio desidera essere, per amore, in profonda unione con gli uomini. Se noi viviamo davvero questi momenti sacri, noi possiamo incontrare Dio. Non bisogna cadere nel trabocchetto che vorrebbe ridurre la liturgia a un semplice luogo di convivialità fraterna. Nella vita, ci sono ben altri ambiti per stare bene insieme. La Messa non è uno spazio in cui gli uomini si ritrovano in un banale spirito di festa. La liturgia è una grande porta che si apre verso Dio e che ci permette di uscire simbolicamente fuori dalle barriere di questo mondo. Bisogna vivere la Messa con dignità, bellezza e rispetto. La celebrazione dell'Eucaristia richiede innanzitutto un grande silenzio, un silenzio abitato da Dio. È necessario rispettare le circostanze materiali affinché questo incontro avvenga in modo fecondo. Penso, per esempio, alla dignità e all'esemplarità degli abiti e degli arredi liturgici. Il luogo della Messa deve essere improntato a una bellezza che possa favorire il raccoglimento e l'incontro con Dio. Benedetto XVI ha dato molto alla Chiesa riflettendo sul senso della liturgia. Il suo libro, Introduzione allo spirito della liturgia, è il frutto di un pensiero teologico maturo. Se la liturgia è impoverita nel suo carattere sacro, diventa una specie di spazio profano. Ora, ci troviamo in un'epoca che ricerca intensamente il sacro; ma a causa di una forma di dittatura del soggettivismo, l'uomo vorrebbe relegare il sacro nello spazio profano. L'esempio migliore è quando vogliamo creare nuove liturgie, frutto di sperimentazioni più o meno artistiche, che non permettono in alcun modo un incontro con Dio. Pretendiamo, con una certa arroganza, di restare nell'umano per entrare nel divino».

OLTRE LE PROFEZIE
Che l'Africa ci ridoni l'insegnamento di Agostino? Che l'Europa debba oggi ricevere dagli africani, quello che un tempo ha donato con i suoi Daniele Comboni ed i suoi missionari? Don Bosco sosteneva che il futuro del cattolicesimo sarebbero stati Africa e Cina. Profezie a parte, sembra che i dati numerici dicano lo stesso: le conversioni in Cina progrediscono di anno in anno a ritmi geometrici e gli africani saranno, tra non molti anni, una parte considerevole della cattolicità. Mentre solo centocinquant'anni fa, in Cina e Africa, il Vangelo di Cristo era sconosciuto e la Chiesa cattolica quasi non esisteva.

Nota di BastaBugie: consigliamo vivamente la lettura del bel libro del cardinale Robert Sarah "Dio o niente", ed. Cantagalli, 2015.

Fonte: Tempi, 25/10/2015

9 - OMELIA IMMACOLATA CONCEZIONE - ANNO C (Lc 1,26-38)
Avvenga per me secondo la tua parola
Fonte Il Settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 dicembre 2015)

Oggi è la Solennità dell'Immacolata Concezione. Oggi festeggiamo Colei che, per una grazia singolare, non è stata raggiunta dalla colpa originale; Colei che, corrispondendo in tutto alla Volontà di Dio, ha annullato la disobbedienza dell'antica Eva.
La prima lettura di oggi narra del primo peccato, il cosiddetto peccato originale. Inizialmente, Adamo ed Eva pensavano che ascoltando il serpente tentatore essi avrebbero raggiunto la felicità; invece, subito dopo il peccato, sprofondarono nella più grande tristezza. Adamo incolpò Eva, Eva accusò il serpente e nessuno dei due ammise sinceramente la propria responsabilità. Così è anche per noi: il tentatore ci insinua che solo con il peccato potremo raggiungere il pieno appagamento dei nostri desideri, ma, una volta caduti, ci rendiamo conto di essere privi di tutto, privi della cosa più importante che è la grazia di Dio. La cosa più brutta è che, come Adamo ed Eva, anche noi cerchiamo sempre di scusarci e non ammettiamo con sincerità tutta la nostra colpa.
Ma anche dopo la caduta dei nostri Progenitori, Dio manifestò la sua Misericordia, promettendo la salvezza. Egli, infatti, disse al serpente: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). Chi è questa Donna nemica del demonio? È l'Immacolata, la «piena di grazia»! Per essere totalmente nemica del maligno, Ella doveva essere «piena di grazia» fin dal suo primo istante di esistenza, ovvero fin dal concepimento. Se, infatti, la Madonna avesse avuto anche solo per un istante il peccato originale non sarebbe stata la nemica del demonio. La stirpe di Lei che schiaccia la testa al serpente è Gesù suo Figlio, il Redentore.
La Madonna è «piena di grazia» fin dal suo primo istante di esistenza per grazia di Dio, in vista dei meriti di Gesù in Croce. Nel brano del Vangelo che abbiamo letto, l'arcangelo Gabriele così a Lei si rivolge: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). L'essere «piena di grazia» è come il suo nome proprio, la sua caratteristica più bella. Ella doveva essere la «piena di grazia» perché doveva diventare la degna Madre di Dio. Non era, infatti, conveniente che Colei che un giorno doveva dare alla luce di questo mondo il Figlio di Dio fosse stata anche per un istante sotto il dominio del peccato.
Questa verità dell'Immacolata Concezione è stata solennemente proclamata dal papa Pio IX l'otto dicembre del 1854. Tale verità deve però entrare sempre di più nei nostri cuori: non basta crederci, bisogna anche vivere, mettere in pratica questa verità. In che modo? Cercando con ogni impegno di eliminare il peccato dalla nostra vita. Praticamente dimostreremo di essere devoti all'Immacolata se faremo di tutto per vivere nella grazia di Dio, lontani dal peccato. Diversamente la nostra devozione sarà solo a parole. «Chi è devoto alla Madonna?», chiese un giorno un Santo. E fu lui a dare la risposta: «Chi è nemico del peccato».
Concretamente dobbiamo fare nostro l'atteggiamento della Vergine Immacolata, la quale ha sempre fatto la Volontà di Dio e ha sempre ripetuto nel corso della sua vita ciò che ha risposto all'arcangelo Gabriele: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Se diremo sempre di sì a Dio, anche noi saremo simili alla nostra Madre Immacolata e cresceremo sempre di più nella grazia di Dio.
Pensiamo ora alle stupende conseguenze di quel "Sì" di Maria: il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è venuto a salvarci. Se anche noi diremo il nostro sì, Dio compirà altre meraviglie di grazia e noi diventeremo degli strumenti della sua Misericordia.

Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 dicembre 2015)

10 - OMELIA III DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C (Lc 3,10-18)
Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato
Fonte Il Settimanale di Padre Pio , (omelia per il 13 dicembre 2015)

Siamo giunti alla terza domenica di Avvento che è chiamata anche la domenica della gioia. È chiamata in questo modo perché il Natale si avvicina e le letture della Messa ci invitano all'esultanza. Il profeta Sofonia così annuncia: «Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme» (3,14). Questo invito alla letizia è rivolto a ciascuno di noi. Dobbiamo gioire perché è stata revocata la nostra condanna (cf Sof 3,15) e Gesù viene a salvarci. A queste parole fanno eco quelle di san Paolo Apostolo che, scrivendo ai Filippesi, così esorta: «Siate sempre lieti nel Signore. [...]. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Ormai il Natale è vicino e noi dobbiamo preparare i nostri cuori al Signore che viene.
Per vivere anche noi la gioia dobbiamo fare la Volontà di Dio. Questo è quanto ci insegna il Vangelo di oggi. Le folle andavano da Giovanni Battista per chiedere a lui una parola di vita. Per ben tre volte il brano dell'evangelista Luca riporta questa domanda: «Che cosa dobbiamo fare?» (3,10).
La prima volta il Battista risponde: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (Lc 3,11); la seconda volta, rispondendo ai pubblicani, dice: «Non esigete nulla più di quanto vi è stato fissato» (Lc 3,13); la terza volta, rivolgendosi ai soldati, insegna: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno» (Lc 3,14). Da queste risposte impariamo che se vogliamo gioire anche noi nel Signore e a Lui piacere dobbiamo osservare i Comandamenti di Dio, praticare la carità fraterna, rispettare il prossimo e non commettere ingiustizie.
Dio che è Amore è venuto a portare l'amore su questa terra e solo amando Dio e il prossimo potremo anche noi essere felici. Ogni peccato è un'offesa all'amore, una mancanza all'amore. Ai giorni d'oggi, ciò che manca veramente ai nostri cuori è proprio l'amore. Siamo dominati dall'egoismo che è esattamente il contrario dell'amore e il contrario della gioia. E così, commettendo peccati su peccati, noi ci condanniamo alla tristezza e alla delusione.
Guardiamo i Santi se vogliamo imparare ad amare. Nessuno più di loro ha amato su questa terra; nessuno più di loro ha gioito. Così è stato san Francesco d'Assisi, il quale all'inizio della sua conversione ha posto al Signore la domanda del Vangelo: «Che cosa devo fare?». Egli pensava di trovare la gioia nel diventare un cavaliere valoroso; invece la voce del Signore lo invitava sempre di più ad abbandonare tutto e servirlo nella povertà e nella letizia.
Oltre all'osservanza dei suoi Comandamenti, Dio domanda a ciascuna delle sue creature qualcosa di particolare: una missione da svolgere per il bene di tutti. Ognuno di noi è unico e irripetibile e deve chiedere ogni giorno al Signore di comprendere quale è questa sua Volontà. San Francesco comprese e divenne la persona più felice di questo mondo. Ora tocca a noi. Da chi dobbiamo farci aiutare per comprendere la risposta? Dal sacerdote a cui abbiamo affidato la direzione della nostra vita. Il Signore si serve proprio di loro per manifestare la sua Volontà.
Per ottenere tutto questo, affidiamoci alla Madonna, alla «Causa della nostra Letizia», come la invochiamo nelle Litanie lauretane. Preghiamola ogni giorno con il Santo Rosario e domandiamole l'inestimabile grazia di trovare un direttore spirituale, fermo e deciso, che ci incammini per la retta strada che conduce alla gioia eterna.

Fonte: Il Settimanale di Padre Pio , (omelia per il 13 dicembre 2015)

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.