BastaBugie n�431 del 09 dicembre 2015
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ECCO PERCHE' IL PRESEPE VA FATTO ANCHE NEI LUOGHI PUBBLICI, SOPRATTUTTO NELLE SCUOLE
Il vescovo di Trieste spiega perché la tradizione del presepe deve essere mantenuta: non solo per motivi storici o culturali, ma soprattutto perché il cristianesimo è la religione vera
Autore: Giampaolo Crepaldi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IN FRANCIA I CATTOLICI NON SANNO PER CHI VOTARE PERCHE' NESSUNO DIFENDE I PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Il Front National è divenuto il primo partito in Francia... ma anche Marine Le Pen sostiene principi contrari al cristianesimo
Fonte: Corrispondenza Romana
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LE RELIGIONI NON SONO TUTTE UGUALI
Se il cristianesimo è vero, le altre religioni sono false (lo impone la logica)... ad esempio sul concetto di bene l'islam sbaglia
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Civiltà Cristiana
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FIAT LUX, UNO SPETTACOLO NEO-PAGANO NOIOSO E OLTRAGGIOSO SULLA FACCIATA DI SAN PIETRO
Lo sfregio segna un successo per quella lobby ecologista e anti-natalista che controlla le agenzie ONU e che ora sta piegando la resistenza della Santa Sede
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COSA INSEGNA (NON) VEDERE UNA DONNA AL VOLANTE
Abbandonata la via del Vangelo, il Mondo segue una utopia, al crollare della quale segue un'altra utopia, ecc.
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone
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LA (DISASTROSA) SITUAZIONE DEI MATRIMONI IN ITALIA
L'Istat certifica che ci si sposa di meno, crescono divorzi e convivenze... insomma le coppie sono sempre più fragili
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana
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LA DITTATURA GAY VUOLE LIBERTA' DI SCELTA DELLA TOILETTE A PRESCINDERE DAL SESSO
Intanto nell'Irlanda del Nord il matrimonio gay non passa (ecco perché nessuna tv l'ha detto... e sono al quinto tentativo)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
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LEGITTIMA DIFESA, SERVE UN'ALTRA LEGGE (MODELLO USA)
Dopo il caso del pensionato che, impaurito da un ladro, ha esploso un solo colpo mortale si comprende che occorre modificare la legge per proteggere i buoni dai cattivi
Autore: Matteo Borghi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C (Lc 1,39-45)
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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ECCO PERCHE' IL PRESEPE VA FATTO ANCHE NEI LUOGHI PUBBLICI, SOPRATTUTTO NELLE SCUOLE
Il vescovo di Trieste spiega perché la tradizione del presepe deve essere mantenuta: non solo per motivi storici o culturali, ma soprattutto perché il cristianesimo è la religione vera
Autore: Giampaolo Crepaldi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/12/2015
Anche quest'anno, con l'avvicinarsi delle feste natalizie, è tornata la polemica sui presepi nei luoghi pubblici, soprattutto nelle scuole. Si sono verificati molti casi di sospensione di questa tradizione, ove fosse ancora presente, insieme con la sospensione di canti religiosi ispirati alla Natività. Il nostro Osservatorio desidera fare, a questo proposito, alcune riflessioni.
PRENDERE ATTO Bisogna prima di tutto prendere atto che il processo di secolarizzazione non poteva certo fermarsi davanti al presepe. Da questo punto di vista, purtroppo, non c'è di che sorprendersi. La società attuale ha preso da tempo le distanze dalla religione, non solo impedendole ogni pubblica manifestazione e creando un mondo in cui Dio non si trova, ma anche sviluppando criteri di giudizio e atteggiamenti sociali direttamente e sistematicamente contrari alla fede cristiana e in particolare cattolica. Ci sarebbe da stupirsi se la secolarizzazione si fosse fermata davanti alle statuine di gesso e alla grotta con sopra il muschio. Con ciò non si intende avvalorare tale processo e tale suo esito, ma solo segnalare che esso non è nato ieri e ha ormai intaccato alla base molti elementi della cosiddetta civiltà cristiana. L'attacco al presepe richiede da parte cattolica una seria riflessione sulla secolarizzazione e le sue dinamiche.
LA PRIVATIZZAZIONE DELLA FEDE RELIGIOSA In secondo luogo va osservato che del presepe viene contestata la costruzione nei luoghi pubblici. Il senso è preciso: la fede può essere al massimo tollerata come fatto privato. Il presepe va fatto in casa e non in piazza. E' la privatizzazione della fede religiosa, che la laicità occidentale vanta come unica propria fede. Ciò dovrebbe valere per tutte le religioni. Tutte dovrebbero abbandonare la pubblica piazza e trasferirsi tra le mura domestiche. La società che ne deriverebbe sarebbe una società senza Dio e questa viene spacciata per neutralità rispetto a tutte le fedi, ossia per presunta laicità. Ma come può essere neutro chi vuol fare piazza pulita? Come può essere neutro chi discrimina le fedi religiose privandole della loro presenza pubblica? Certamente lo Stato ha, in certi casi, il dovere di vietare la manifestazione pubblica della religione. Il diritto alla libertà religiosa, per quanto riguarda il cosiddetto foro esterno, non è assoluto, ma sottoposto all'ordine pubblico e al bene comune. Lo Stato, per il bene comune, può limitare o anche vietare completamente la presenza pubblica di una religione. Ma nel caso in questione, il divieto non avviene per la salvaguardia di un bene comune, che lo Stato non è più nemmeno capace di immaginare, ma per un atto di imperio che tradisce una assolutezza politica molto pericolosa. Tradisce una politica che si fa religione e che gareggia con le religioni sul loro stesso piano assoluto. Si ha così uno scontro tra due religioni, e la laicità, che avrebbe dovuto essere uno spazio neutro e quindi pacifico, diventa un luogo pericoloso perché conflittuale.
SOLO ARGOMENTO STORICO O CULTURALE? La terza osservazione da farsi riguarda la qualità dell'opposizione che solitamente viene messa in atto contro simili misure. In genere essa fa riferimento alla civiltà cristiana, alla nostra storia e a come la nostra vita sociale, i nostri criteri morali, le nostre abitudini, senza parlare delle opere d'arte che hanno formato le nostre menti, affondi le proprie radici nel cristianesimo. Difficile avere dubbi su questo tipo di argomentazioni. L'Italia - e con essa tutto l'Occidente - non sarebbe se stesso senza le proprie radici cristiane che sono ben visibili ovunque attorno a noi. E' legittimo e doveroso far valere questo argomento storico e di identità contro quanti sostengono che, invece, per convivere con gli altri, ci si dovrebbe spogliare delle proprie tradizioni e di quanto esse ancora oggi ci danno. L'accoglienza e l'integrazione non si fanno nel vuoto e a volto coperto. E' ben evidente che questi argomenti possono prestarsi anche ad un uso politico e che chi li sostiene non sempre lo fa per amore del cristianesimo, ma per altri motivi. Bisogna però anche accettare che gli argomenti siano vissuti da ognuno al proprio livello di comprensione e di assimilazione, mettendo anche in bilancio possibili elementi di strumentalizzazione. Non è corretto negare valore a questi argomenti circa l'identità di un popolo, con l'idea che si prestano ad operazioni politiche di corto respiro. Detto questo, va anche però osservato che queste argomentazioni sono insufficienti. Se le radici cristiane vengono difese - come è pur giusto fare, lo ripetiamo - solo per motivi storici o culturali, può venire il momento che le nuove generazioni non siano più sensibili alla propria storia passata, alle proprie origini culturali o che, addirittura, diventino incapaci di leggere i segni della presenza cristiana attorno a noi. E' proprio tra le bellissime basiliche gotiche della Francia che alligna il nuovo ateismo e, in genere, un giovane oggi non possiede le più elementari nozioni teologiche per poter leggere una pala d'altare, un affresco o un fregio. La nostra storia cristiana può diventare muta. Non può essere solo il "come eravamo" o il "è da lì che noi proveniamo" a salvarci dalla secolarizzazione che secolarizza anche il senso del passato come il senso in genere e non solo il senso religioso.
NON SOLO LE NOSTRE ORIGINI, MA LA VERITÀ DELLA RELIGIONE CRISTIANA Il presepe, come ogni altra manifestazione pubblica delle fede cristiana, ha diritto ad essere mantenuto non solo perché lì ci sono le nostre origini, ma perché è vero. E' solo la verità della religione cristiana a valere come titolo ultimo del suo diritto ad una presenza nella pubblica piazza ed è solo perché questa religione, più di ogni altra, contribuisce al bene comune che il potere pubblico dovrebbe esso stesso difendere il presepe o qualsiasi altro simbolo di quella fede. Senza il Bambinello siamo tutti più poveri, anche i potenti di questa terra, che gestiscono la cosa pubblica senza sapere perché né come e che non sono in grado di valutare la verità delle diverse religioni preoccupandosi invece, con un gesto falsamente liberatorio, di eliminarle in blocco dalla pubblica piazza: fuori tutti da qui! Ma il senso di quel "qui", di cosa significhi la comunità politica, a quel potere sfugge. Altrimenti utilizzerebbe quei criteri per valutare le religioni e per vedere che la fede cristiana è "dal volto umano". Le tradizioni muoiono se non sono continuamente rivissute. Cristo non è una tradizione anche se la Chiesa ha una tradizione, una tradizione viva che si fonda sulla reale presenza di Cristo nella sua storia, proprio ciò che il presepe vuole rappresentare. Le autorità politiche non riusciranno a impedire il presepe, anche se ciò non toglie che si debba lottare perché non lo facciano. Non riusciranno nemmeno a difenderlo dalla secolarizzazione, anche se non possiamo esimerci dal richiederglielo. Ciò che conterà, alla fine, è che Cristo sia vissuto come Vero e come Vivo dai cristiani. Non solo come Vivo, ma anche come Vero, perché su questo si fonda la sua pretesa di essere presente nella pubblica piazza.
Nota di BastaBugie: l'articolo che abbiamo riportato qui sopra è di Mons. Giampaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste e Presidente dell'Osservatorio Cardinale Van Thuân. Purtroppo non tutti i vescovi hanno le idee chiare, anzi a volte sono proprio confusi. Ecco l'articolo di Riccardo Cascioli "Il preside, il vescovo e un cane" pubblicato il 02-12-2015 su La nuova Bussola Quotidiana. Ecco l'articolo in versione integrale: Ha un che di surreale la polemica che va avanti da giorni sulla celebrazione del Natale nelle scuole. Del fatto all'origine abbiamo già parlato: a Rozzano (Mi) un preside ha deciso di abolire l'usuale festa di Natale, proponendo invece per gennaio una Festa d'inverno: «per rispetto di chi non è cattolico». Dopo le proteste di alcuni genitori, il caso è diventato nazionale, e la scuola di Rozzano è diventata il teatro di scontro fra giornali, politici, anche con punte di comicità involontaria, tra il leader della Lega Matteo Salvini che porta un presepe da introdurre nella scuola e Mariastella Gelmini che intona "Tu scendi dalle stelle". Perché surreale? Perché - seppure parzialmente giustificati dai recenti fatti di Parigi che costringono a farsi qualche domanda sull'immigrazione e sulle regole di convivenza - non si capisce come mai tanta reazione nei confronti di un preside che ha fatto né più né meno quello che altre decine e centinaia di dirigenti scolastici hanno fatto prima di lui. Nel caso nessuno se ne fosse accorto sono anni che cresce il numero di scuole di ogni ordine e grado in cui si vietano spettacoli natalizi. E le denunce, apparse su pochi giornali, sono sempre state ignorate dai "Signori dell'opinione e dell'informazione". Si fossero mobilitati quando il fenomeno è cominciato forse non ci troveremmo a questo punto. «Non è - ha dichiarato il preside di Rozzano - un passo indietro di fronte all'islam rispettare la sensibilità delle persone che appartengono ad altre culture ad altri credo religiosi, mi pare un passo in avanti rispetto all'integrazione e rispetto reciproco». Un'idiozia, certo, il dialogo si fa tra identità diverse e coscienti della propria diversità e non ci può essere accoglienza e integrazione se non c'è apertura a tutto ciò che l'altro è. Ma proprio mentre fai queste riflessioni, ecco che si fa avanti il solito immancabile prelato che afferma sostanzialmente le stesse cose. È il nuovo vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla che, rispondendo a una tv locale, si è detto pronto a rinunciare alle proprie tradizioni natalizie pur di salvare la pace e la fraternità con i concittadini islamici. «Non dobbiamo presentarci - ha detto il vescovo - pretendendo qualsiasi cosa che magari anche la nostra tradizione e la nostra cultura vedrebbe come ovvio. Se fosse necessario per mantenere la tranquillità e le relazioni fraterne tra di noi io non avrei paura a fare marcia indietro su tante nostre tradizioni». Da non credere. Più tardi monsignor Cipolla, davanti alle reazioni giustamente scandalizzate dei fedeli, ha cercato di correggere il tiro prendendosela con chi ha strumentalizzato le sue parole. Ma cosa c'è da strumentalizzare? È così chiaro quel che ha detto. E comunque ecco la precisazione: «Papa Francesco ci sollecita di continuo nell'obiettivo di costruire un mondo di pace, senza conflitti, in cui la relazione tra fratelli sia prioritaria e l'indifferenza non trovi casa. Per noi cristiani è un richiamo forte, costante, specie in questo tempo di Avvento che ci accompagna al Natale. Ed è per questo che non possiamo utilizzare le religioni per alimentare conflitti o inutili tensioni. Purtroppo le religioni spesso sono strumentalizzate per altri interessi. Non sono contro la presenza della religione nello spazio pubblico, né tantomeno contro le tradizioni religiose, ma né le religioni né le tradizioni religiose possono essere strumenti di separazioni, conflittualità, divisioni. Fare un passo indietro non significa creare il vuoto o assecondare intransigenze laiciste, ma trovare nelle tradizioni, che ci appartengono e alimentano la nostra fede, germi di dialogo». In questi casi si usa dire che la toppa è peggio del buco. In che modo infatti un presepe può essere considerato un uso della religione «per alimentare conflitti o inutili tensioni»? E a proposito di separazioni e conflittualità, monsignore dovrebbe sapere che l'annuncio di Cristo sempre provoca separazioni, tra chi lo accoglie e chi no. È successo così a Gesù, il vescovo di Padova pensa di essere più furbo? La verità è che da un po' di tempo le priorità di tanti vescovi e sacerdoti – ma anche di laici - sembrano essere cambiate e si tende a dare un valore positivo e un bel nome (dialogo, integrazione) a quella che è la solita vecchia codardia. L'islam, quando arriverà in forze, non avrà neanche bisogno di combattere, i cattolici si saranno già autoliquidati. Per mantenere almeno il ricordo delle tradizioni cristiane sembra dovremmo affidarci ai cani. Lo si capisce dal numero di Dicembre della rivista "Da noi", distribuita nei supermercati Esselunga, dove a pagina 91 si spara il titolo "La ghirlanda dell'Avvento". Ah, finalmente qualcuno che non si vergogna delle tradizioni cristiane, pensi mentre la foto di un cane, che correda il servizio, ti fa subito nascere qualche dubbio. E infatti, ecco cosa dice il sommario: «A Nuvola non bastano mai, così in casa c'è sempre una bella scorta dei suoi ossi preferiti da mordicchiare! A tal punto che di questi snack abbiamo fatto una ghirlanda. Così anche per lei il Natale sarà più goloso!». Insomma, una ghirlanda dell'Avvento, per cani. Il futuro ci viene incontro.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/12/2015
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IN FRANCIA I CATTOLICI NON SANNO PER CHI VOTARE PERCHE' NESSUNO DIFENDE I PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Il Front National è divenuto il primo partito in Francia... ma anche Marine Le Pen sostiene principi contrari al cristianesimo
Fonte Corrispondenza Romana, 25/11/2015
Ciriaco De Mita oggi è Sindaco di Nusco. Fu premier per poco più di un anno e segretario nazionale della Democrazia Cristiana per poco meno di sette. E poi fu tutta una serie di "ex": ex-presidente della Dc, ex-ministro, ex-Sottosegretario, e via elencando, quasi all'infinito. Dopo l'esperienza scudocrociata, fu nel Ppi, nel Dl, nel Pd, per confluire ora nell'Udc. Di lui, divenne nota una dichiarazione rilasciata nel corso di un'intervista al Corriere della Sera il 23 agosto 1999: «Il grande merito della Dc - disse - è stato quello di avere educato un elettorato, che era naturalmente su posizioni conservatrici, se non reazionarie, a concorrere alla crescita della democrazia. La Dc prendeva i voti a destra e li trasferiva sul piano politico a sinistra». Ecco, più o meno la stessa cosa sta avvenendo in Francia nel Front National con Marine Le Pen.
SINISTRIZZARE IL FRONT NATIONAL Un segnale chiaro, in tal senso, della «nuova linea volta a sinistrizzare il Fn per renderlo omogeneo al sistema di potere» giungerebbe, secondo l'agenzia Médias-Presse-Info, dalla vicenda Sébastien Chenu. Sébastien Chenu è un militante Lgbt, nonché il fondatore di GayLib, sigla di riferimento per gli elettori omosessuali di Centrodestra, politicamente ondivaga: prima l'Ump, poi l'Udi ed ora, perché no, ammiccamenti anche alla Fiamma tricolore. Ammiccamenti, che non dispiacciono ai vertici del partito, benché la base, proprio, non ne voglia sentir parlare. Così ecco anche altri media "vicini", come Le Salone Beige e Valeurs Actuelles, scendere in campo, per scongiurare l'eventualità che il Fn possa uscirne snaturato nei valori e negli ideali. Il che ha provocato la stizzita reazione della líder máxima, Marine Le Pen, la quale ha apostrofato i «cattolici» con termini irripetibili e certo non appresi a Oxford. Peggiorando la situazione, anziché il contrario. «In realtà, ciò che non le va giù, è che tutto questo si sappia! - esclama senza peli sulla lingua Médias-Presse-Info - Vuol cambiare la linea del partito senza che lo si dica o, quanto meno, che lo si dica, presentando però il tentativo in un'ottica benpensante, per compiacere la casta mediatica». Ormai, di schiaffoni, al suo elettorato, lei ne ha tirati molti: il "nuovo" Front National ritiene l'aborto «un diritto», senz'altro non un problema, né tanto meno un omicidio di massa, tant'è vero che nessuno dei suoi deputati s'è unito al proprio collega Jacques Bompard, lasciandolo assolutamente solo nel combattere la legge Veil sulla cosiddetta «interruzione volontaria di gravidanza». Sulle "nozze" gay non solo non ha fatto barricate, ma anzi non ha proprio combattuto, premessa per render sempre più i cosiddetti "Pacs" unioni civili "gay-friendly"; persino la massoneria ed i suoi affiliati vengono guardati e tollerati in modo più "laico" (sinonimo, nell'antilingua, di "laicista")... Sostiene la liberalizzazione del lavoro domenicale, in nome della libertà individuale, ma infischiandosene dei Comandamenti di Dio e della famiglia. Picchia ancora duro sulle politiche migratorie, certo, ma perché sa come, specie dopo gli ultimi fatti, lì farà incetta di voti...
PARTITI CONTRO NATURA E' chiaro come Marine Le Pen, in realtà, stia strizzando l'occhio ai "moderati" del Centro e finanche del Centrosinistra, sperando di rosicchiare qualche consenso da quelle parti. La Destra, in Francia, avrà l'orgoglio, la fierezza e la dignità di difendere la propria storia? O lascerà che il patrimonio politico di decenni venga dilapidato da questa intraprendente signora? Da qualche tempo, la corruzione delle proprie origini, della propria storia e dei propri valori sta diventando uno sport talmente frequente in Europa, da chiedersi se non lo si possa candidare come disciplina anche alle prossime Olimpiadi... Come al solito, v'è da dire, il made in Italy ha fatto scuola e ciò che la Dc inaugurò molti decenni addietro, viene oggi ripreso paro paro dai Popolari spagnoli di Rajoy, dal Centrodestra portoghese di Passos Coelho ed ora anche dal Front National di Le Pen. Tradire, però, i propri ideali ed i propri elettori per un piatto di lenticchie, sia chiaro, non paga. Li trasforma solo in partiti "contro natura". Che difatti, proseguendo su questa china, faranno esattamente la medesima fine della Democrazia Cristiana italiana: spariranno. Lasciando "orfano" il proprio elettorato. Che ovunque, in Europa, è chiamato già oggi a costruirsi un'altra casa. Cercarla sarebbe tempo perso inutilmente. Perché, almeno al momento, non c'è.
Nota di BastaBugie: se in Francia un cattolico non trova come riferimento nessun partito perché nessuno protegge i principi non negoziabili, guardiamo a cosa accade in Spagna e nella California e scopriremo che...
VOTI UN DEMOCRISTIANO? HAI CONTRIBUITO A FAR APPROVARE LEGGI ANTICRISTIANE (E DISUMANE)! Il premier spagnolo Rajoy aveva promesso di cancellare le leggi abortiste di Zapatero e invece promuove l'aborto; in California il governatore ''cattolico'' Jerry Brown ha legalizzato l'eutanasia di Mauro Faverzani https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3957
Fonte: Corrispondenza Romana, 25/11/2015
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LE RELIGIONI NON SONO TUTTE UGUALI
Se il cristianesimo è vero, le altre religioni sono false (lo impone la logica)... ad esempio sul concetto di bene l'islam sbaglia
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Civiltà Cristiana, 27/11/2015
Lo studio delle religioni (come d'altronde tutti gli studi) non può fermarsi all'osservazione della superficie, perché, se lo facesse (e purtroppo oggi succede spesso) si annullerebbero le differenze fra le varie religioni. Ma se invece si andasse nel profondo, cercando di scoprire i fondamenti filosofici, allora sì che si capirebbero molte cose... le differenze verrebbero fuori. [...] In questo articolo voglio parlarvi del rapporto tra il concetto di Bene e Allah, discorso che riguarda uno dei fondamenti "filosofici" dell'Islam e che, in questi giorni, è tutt'altro che inattuale.
PERCHÉ LO DICE IL CORANO Se chiediamo ad un musulmano: "Credi nella bontà di Allah?" La risposta sarà scontata: "Certo che ci credo. Allah è buonissimo!". E se gli chiediamo anche perché è buono, lui ci dirà: "Perché lo dice il Corano!". Solo per questo. L'Islam infatti, a differenza del Cristianesimo, ritiene che Dio possa essere conosciuto solo attraverso la fede. La ragione non può dire nulla a riguardo. Anzi, la ragione allontanerebbe dalla fede. Il Cristianesimo, invece, afferma che la ragione, se ben utilizzata, è amica della fede. Ci può far conoscere non solo che Dio esiste, ma anche alcune sue caratteristiche; per esempio: che è buono. Questo perché se Dio ha creato la realtà naturale, vuol dire che c'è un legame tra Dio e il creato. Come è possibile capire la bravura di un falegname dalla costruzione di un mobile, così è possibile anche capire la bontà di Dio dalla bontà e dalla bellezza della natura, tenendo soprattutto presente che Dio ha creato pur non avendo bisogno (Lui, assoluta perfezione) della creazione. Per il Cristianesimo Dio è buono e solo buono. Non può essere anche cattivo, altrimenti avrebbe in sé una contraddizione; e Dio, perfezione assoluta, non può avere in sé alcuna contraddizione. Il Cristianesimo dice che Dio non lo si deve immaginare come qualcuno che, dopo aver creato l'uomo, si sia messo a pensare quale tipo d'istruzione per l'uso dargli. "Dovrà rubare o non rubare? Dovrà uccidere o non uccidere?". Se le cose fossero andate così, Dio avrebbe deciso arbitrariamente cosa è bene e cosa è male. No. Dio è buono per sua natura. Dio non poteva non dire all'uomo di non uccidere, di non rubare, ecc., perché il non uccidere e il non rubare sono la sua natura. I Dieci Comandamenti non sono leggi "decise" arbitrariamente da Dio, ma la natura di Dio codificata per la vita quotidiana dell'uomo.
ALLAH NON È BUONO, DECIDE DI ESSERLO Ritorniamo all'Islam. Per Allah questo discorso non vale. Dal momento che non è riconosciuto alcun rapporto tra ragione e fede, non è nemmeno riconosciuto il rapporto tra Creatore e creato. E così quelle categorie di Bene e di Male, di cui l'uomo fa esperienza nella realtà naturale, non sono trasferibili nella natura di Dio. E allora? E allora Allah non può essere pensato come un Dio costitutivamente buono, ma solo come un Dio al di là del Bene e del Male. Per l'Islam, Allah non è buono, decide di esserlo. E la differenza non è di poco conto. All'origine, Allah, arbitrariamente, decise cosa è Bene e cosa è Male, ma avrebbe anche potuto decidere diversamente; e se avesse deciso diversamente, il Bene sarebbe stato Male e il Male, Bene. La scuola teologica Asharita (quella seguita da pressoché tutti i sunniti delle regioni occidentali del mondo islamico) afferma: «Bene e male non esistono nelle cose, ma perché sono stati comandati dal comandamento di Dio». Dunque, per l'Islam Dio non è naturalmente buono ma decide di essere buono, così come avrebbe potuto decidere altrimenti. Questo incide - eccome se incide! - sul rapporto tra il muslim (musulmano) ed Allah. E c'è il rischio che finisca con l'essere un minor deterrente all'uso della violenza. Nel Vangelo neanche una virgola può giustificare l'uso della violenza (non mi riferisco alla "forza", che è cosa ben diversa dalla violenza), mentre nella teologia coranica sembrano proprio tante le possibilità di giustificazione.
Nota di BastaBugie: se vuoi approfondire, puoi vedere il nostro dossier sull'islam, contenente video e articoli, clicca nel link qui sotto https://www.bastabugie.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=_islam
Fonte: Civiltà Cristiana, 27/11/2015
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FIAT LUX, UNO SPETTACOLO NEO-PAGANO NOIOSO E OLTRAGGIOSO SULLA FACCIATA DI SAN PIETRO
Lo sfregio segna un successo per quella lobby ecologista e anti-natalista che controlla le agenzie ONU e che ora sta piegando la resistenza della Santa Sede
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-12-2015
Tutti preoccupati per un possibile attacco dei fondamentalisti islamici al cuore della cattolicità, a Roma, non ci si è resi conto che nel frattempo San Pietro sta cadendo nelle mani di un altro nemico, quella lobby ecologista e anti-natalista che controlla le agenzie dell’ONU. E ieri sera, in quell’oltraggioso quanto noioso spettacolo di immagini proiettate sulla facciata della Basilica di San Pietro (Fiat Lux), se ne è avuta chiara evidenza.
IL PRESUNTO PROBLEMA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI Era stata presentata come una sorte di lode al Creato, legata all’enciclica Laudato si’ ma anche al presunto problema dei cambiamenti climatici, e già così aveva destato perplessità e preoccupazioni. Ma lo spettacolo - se così si può chiamare - è stato ben peggiore delle aspettative: uno scorrere lento di immagini e animazioni accompagnate dai “rumori” della natura; un’ora di noia mortale e sconcerto con uccelli, tigri, leoni, scimmie, delfini che si sovrapponevano alla facciata di San Pietro, una visione idealizzata della natura che ci ha portato in una atmosfera neo-pagana. Uno spettacolo inconcepibile in piazza san Pietro, uno sfregio alla basilica simbolo della cattolicità. Sarebbe interessante sapere chi è il responsabile vero e l’organizzatore di questa farsa, che oltretutto - per le polemiche che è destinata a suscitare - rischia di oscurare l’inaugurazione dell’Anno Santo. Il problema non è solo nel contenuto dello spettacolo, ma anche in ciò che ci sta dietro. È stato infatti un “regalo” della Banca Mondiale (e del suo programma Connect4Climate) e di alcune associazioni e fondazioni particolarmente interessate all’ecologismo, la Vulcan Inc. del co-fondatore di Microsoft Paul Allen e la Okeanos-Fondazione per il mare, istituzioni che non a caso portano il nome di due divinità pagane. A realizzare l’installazione è stato lo studio Obscura, un nome che è un programma. Scopo di “Fiat Lux”, come si legge in un comunicato stampa degli sponsor, è «educare e ispirare cambiamenti intorno alla crisi del clima attraverso le generazioni, le culture, le lingue, le religioni e le classi».
COME MAI QUESTO REGALO? Come mai questo “regalo” che, come è facile intuire, è anche molto costoso? Nelle parole degli sponsor è chiara la riconoscenza al Papa per il sostegno alle politiche sul clima e per essersi speso a favore di un accordo alla COP21 in corso a Parigi, obiettivo su cui tutte queste organizzazioni spendono tutto il loro peso. Eppure la Banca Mondiale è anche l’istituzione che già dagli anni ’70 è tra le principali responsabili di quei ricatti contro i Paesi poveri (prestiti in cambio di programmi per il controllo delle nascite) che pure papa Francesco ha più volte denunciato. E sulla stessa lunghezza d’onda sono le altre associazioni per cui ecologismo e controllo delle nascite sono due facce della stessa medaglia. Il “regalo” celebra il successo (o auspicato come tale) di un’operazione partita molti anni fa, già negli anni ’90 del XX secolo, per vincere la resistenza della Santa Sede nella prospettiva di un governo globale. È una partita che si sta giocando all’ONU, dove la Santa Sede è da sempre l’unico vero punto di resistenza a ogni forma di ideologia riduttiva della dignità umana, un baluardo al pensiero unico globale. In tutti questi anni, pur avendo soltanto lo status di Osservatore Permanente, su temi fondamentali per la dignità dell’uomo - come vita e famiglia - la Santa Sede è sempre riuscita a coagulare attorno a sé diversi Paesi, che hanno così intralciato i progetti anti-vita e anti-famiglia. Ma l’ambiente e soprattutto il riscaldamento globale sono usati da almeno una decina d’anni come cavallo di Troia per unire anche la Santa Sede al coro che chiede un governo globale per lottare contro il clima. Fino a poco tempo fa certe pressioni molto interessate erano state respinte, ma c’è stato un paziente lavoro di infiltrazione anche nella Curia vaticana e nelle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali, che hanno poi avuto un’influenza decisiva nella stesura delle parti “scientifiche” dell’enciclica Laudato si’, a quanto sostiene lo stesso presidente delle due accademie, monsignor Sanchez Sorondo. Sarebbe interessante al proposito sapere se, oltre al regalo di “Fiat Lux”, ci siano stati altri “regali” da parte di agenzie e fondazioni legate all’ONU per le Pontificie Accademie e per qualche Pontificio Consiglio.
Nota di BastaBugie: purtroppo le politiche antiumane sono al centro della conferenza di Parigi di cui ci parla l'articolo di cui riportiamo il link qui sotto GLI INGANNI DELLA CONFERENZA SUL CLIMA DI PARIGI Uragano di annunci catastrofici, regolarmente smentiti dai fatti https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4008
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-12-2015
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COSA INSEGNA (NON) VEDERE UNA DONNA AL VOLANTE
Abbandonata la via del Vangelo, il Mondo segue una utopia, al crollare della quale segue un'altra utopia, ecc.
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone, luglio/agosto 2015
La teoria detta del gender in quel latino di oggi che - più che l'inglese d'Inghilterra - è l'americano, non è che una delle più recenti ideologie, una delle tante che si sono susseguite in Occidente dal Settecento e che sono sparite dopo essere state scambiate per autentiche rivelazioni. Mi tornava in mente, proprio in questi giorni, l'ultimo Sarte: "Dopo il Marxismo, nulla", nel senso che lo schema del vecchio Karl era secondo lui il segreto definitivo del mondo e della storia. Abbiamo visto come è andata a finire. Le ideologie hanno sempre lasciato dietro di sé danni, degli inquinamenti, in ogni caso alla fine sono tutte state archiviate a forza, perché lo schema creato da intellettuali teorici non ha retto alla prova della realtà. La quale è sempre più complessa e tenace di quanto non sappiano e non prevedano gli ideologi.
STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS Dunque, dopo una vita passata a riflettere sulla storia, invito alla calma o, almeno, alla pazienza quei pur eccellenti credenti, quei fratelli nella fede che prendono sul tragico ciò che via via si succede nel mondo. Mi permetto a esortarli a considerare quella che la celebre scuola di storici francesi chiama la longue durée, la lunga durata. In una simile prospettiva, tutto si relativizza e sempre più appare giustificato il famoso e bel motto dei Certosini: Stat Crux dum volvitur orbis, la croce sta salda mentre il mondo gira. Torniamo allo schema oggi di turno, al grottesco gender, alla sua teoria risibile, secondo la quale il diverso comportamento di maschi e di femmine non sarebbe "naturale" bensì determinato da ruoli imposti nella storia. La teoria è che non esisterebbero uomini e donne, etero e omosessuali, ma ciascuno sarebbe libero di rompere le catene (imposte soprattutto dalle religioni, il cristianesimo in primis) e seguire il suo naturale orientamento sessuale, quale che sia. Tutti eguali, differenziati con la forza solo da un complotto che risale addirittura alla preistoria, che non è mai cessato e solo ora è stato smascherato. Beh, confesso che ogni mattina mi vengono in mente queste sciocchezze mentre faccio colazione leggendo i giornali. È, questa, una delle mie abitudini inveterate: scorrere le cronache di carta mentre attorno a me si muove l'umanità di carne. Un modo per non perdere il contatto con la realtà. Da qualche tempo frequento, per questo rito cui non so rinunciare, il dehors di un albergo, con servizio bar, sulla strada litoranea del lago di Garda. È la via che da Desenzano porta a Salò e da lì risale verso le già austriache Riva e Arco, toccando località sacre al turismo sin dalla Belle Epoque: Gardone Riviera, Toscolano, Gargano, Limone.
DONNA AL VOLANTE? La terrazza dove, assieme ai giornali, mi consegnano il cappuccino e la brioche è un po' soprelevata rispetto alla strada e dunque ogni tanto sollevo gli occhi per osservare il flusso del traffico. Da qui, sembra passare il mondo: italiani di ogni regione (chi va a Venezia spesso dà almeno un'occhiata al Grada), austriaci, tedeschi, olandesi, francesi, danesi e altri scandinavi come svedesi e norvegesi. Da qualche tempo, molti russi: su auto proprie o noleggiate in aeroporto. Mi diverto a guardare questi motorizzati, ben visibili perché in questa stagione hanno i finestrini abbassati e il traffico li costringe ad andare adagio. Ebbene, da una mia valutazione basata su un osservazione diretta, lo schema è costante per oltre il 90 per cento dei casi: al volante lui, nel sedile accanto lei; e dietro, se ci sono, i figli. Questo per le automobili, ma per le moto (numerosissime) si arriva al 100 per cento: lui chino sul manubrio e dietro lei, avvinghiata al "suo uomo". Ci sono stato attento, ma non mi è mai successo di vedere una donna alla guida di una moto o scooter che sia, con l'uomo come passeggero. Siamo di nuovo al 100 per cento per quanto riguarda i camper, queste case su ruote. Parallela alla trafficata strada, c'è la pista ciclabile. Qui pure, una costante: nella quasi totalità dei casi, ecco l'uomo che pedala davanti e la moglie, o compagna che sia, che lo segue. È l'uomo che apre la strada e sceglie il percorso, sembra dire chiaramente questa costante posizione dei ciclisti. Le donne che transitano di qui sono di ogni Paese e di ogni cultura, molte vengono da un Nord Europa che - vista la scomparsa del protestantesimo storico, divenuto corifeo acritico di ogni moda via via egemone - non possono essere sospettate di schiavitù a schemi oscurantisti e clericali. Tutte, poi, sono sicuramente munite di patente e potrebbero benissimo mettersi al volante. Non lo fanno perché preferiscono lasciare all'uomo un'altra fatica? Ma quale fatica, per molte femmine, soprattutto in vacanza, condurre un auto è un piacere, non certo un peso! Eppure tutte - spontaneamente, senza alcuna costrizione, forse senza consapevolezza del significato del gesto - tutte sono contente di lasciare a lui la guida. Guida dell'auto o della moto, ma metafore significative della guida anche nella vita. A ciascun sesso è data una funzione, una vocazione, una eguaglianza radicale e al contempo una radicale diversità. È parte essenziale di un Progetto che non potrà mai essere scardinato da qualche chiaccherone. Dite che sono banali le conseguenze che traggo dall'osservazione della strada più turistica del Garda, da questo meeting point di europei e europee? Mah! Almeno per me, banali non sono. Mi sembra, in ogni caso, seppur minore e pragmatica, una delle infinite conferme di quanto siano lontane dalla realtà le astrattezze disumane del gender. Ancora una volta, un po' di pazienza e poi ne rideremo, anche se piomberemo sicuramente sotto il segno di un'altra utopia. Abbandonata la via del Vangelo, il mondo non sa, non può farne a meno. E questa non è apologetica.
Fonte: Il Timone, luglio/agosto 2015
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LA (DISASTROSA) SITUAZIONE DEI MATRIMONI IN ITALIA
L'Istat certifica che ci si sposa di meno, crescono divorzi e convivenze... insomma le coppie sono sempre più fragili
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana, 02/12/2015
L'Istat ha pubblicato un report sullo stato di salute dell'istituto del matrimonio e della famiglia. Qualche dato riferibile all'anno 2014. Si sono celebrati quasi 190mila matrimoni, 4.300 in meno rispetto all'anno precedente. Nel periodo 2009-2013 il calo è stato in media di 10mila matrimoni all'anno.
I MATRIMONI SONO DIMINUITI Dal 2008 al 2014 i matrimoni sono diminuiti di 57mila unità. Uno dei motivi è anche anagrafico: ci sono meno giovani di una volta e quindi meno persone che si sposano. Se però andiamo a vedere quanti uomini e donne su 1.000 si sposano ci rendiamo conto che l'inverno demografico conta relativamente: dal 2008 al 2014 il calo è del 19%. Ci si sposa poi sempre più in età matura: 34 anni per gli uomini, 31 per le donne (un anno in più per entrambi i sessi dal 2008). Quindi diminuiscono i matrimoni, ma nella diminuzione crescono i matrimoni con solo rito civile: siamo al 43% sul totale. Al Nord addirittura i matrimoni civili hanno sorpassato quelli religiosi: 55%. In merito invece a separazioni e divorzi questi rimangono sostanzialmente stabili come numero assoluto. Ma attenzione a leggere bene i dati. Se negli anni ci si sposa sempre meno e il numero dei fallimenti matrimoniali si assestano, vuol dire che in realtà questi stanno aumentando in percentuale. Se sommiamo separazioni e divorzi avvenuti nel 2014 arriviamo al numero di 140mila. Nel 2014 quindi 190mila sono state le coppie che si sono sposate e 140mila quelle che hanno deciso di rompere con il coniuge. Ovviamente in quest'ultima cifra confluiscono matrimoni, poi falliti, celebrati in tutti gli anni precedenti e dunque c'è un effetto sommatorio che porta a simile esorbitante numero. L'Istat ci informa poi che i matrimoni durano in media 16 anni, ma quelli più recenti vanno a gambe all'aria sempre prima. L'età media in cui ci si separa è intorno ai 45 anni. Nel 70% dei casi le coppie che si separano o che divorziano hanno figli. In merito alle convivenze queste sono raddoppiate dal 2008 al 2014, superando il milione. Sono dieci volte tanto invece rispetto al 1993. In Nord Italia il 50% delle coppie che si sposa ha prima convissuto. Il 25% dei bambini che nascono in Italia vengono alla luce da coppie conviventi.
I MATRIMONI DURANO SEMPRE DI MENO: QUALI I MOTIVI? E dunque in sintesi: ci si sposa di meno, i matrimoni durano sempre di meno, crescono le separazioni e divorzi e crescono le convivenze. Ancora più in sintesi: il rapporto di coppia è denotato da fragilità e precarietà. E così la convivenza assomiglia sempre più al matrimonio - vedi durata della convivenza che si allunga e il fatto che nascono sempre più bambini tra le coppie di fatto - e il matrimonio assomiglia sempre più alla convivenza – vedi durata sempre più breve e il fatto che nascono sempre meno figli tra coppie coniugate. Quali i motivi? Sono ovviamente dei più vari ma qui vogliamo accennare a quelli che attengono all'idea di amore che hanno in testa i giovani. Esistono delle vere e proprie patologie che infiacchiscono l'amore. Prima patologia: l'egoismo e l'individualismo. L'altro è in funzione di me e rimango insieme a lui finché è utile alla mia serenità e benessere. Se il coniuge chiude i rubinetti del suo amore anche l'altro coniuge farò lo stesso. E così spesso dietro alle parole "Ti amo" si nasconde in realtà questa espressione: "Quanto è bello essere voluti bene da te". È l'amore a specchio: io rifletto i raggi d'affetto che provengono dall'altra persona che è il mio sole, ma appena questo viene oscurato da una nuvola ecco che anch'io cesso di riflettere il suo amore. Altra patologia: mancanza di responsabilità e maturità. Non si vuole un legame per sempre. Ecco perché si privilegia la convivenza, proprio perché si esclude l'indissolubilità e l'esclusività dell'amore matrimoniale. Chi convive infatti non ama, perché amare significa "Ci sei solo tu e per sempre", caratteristiche proprie solo del vincolo coniugale. Invece si preferisce un rapporto liquido: la convivenza infatti è un po' come essere sposati e un po' come non esserlo. Esserci e non esserci, con la possibilità poi di uscirne con facilità ed immediatezza.
L'AMORE SI INCARDINA SULLA VOLONTÀ NON SUI SENTIMENTI Si scambia poi il sentimento d'amore con l'amore, ma quest'ultimo è volere il bene dell'altro. L'amore si incardina sulla volontà non sui sentimenti, che sono sì importanti ma non costituiscono l'essenza dell'amore. La volontà allora persiste nonostante le difficoltà e i cambiamenti umorali, il sentimento per sua natura è invece incostante e mutevole. Ci si innamora spontaneamente, ma poi deve intervenire la volontà per continuare ad amare. I giovani sono poi affetti spesso da mancanza di realismo: la vita matrimoniale appare facile e quasi scontata. Ed invece non esiste realtà umana che non sia difficile. Inoltre le mete più sono alte più comportano dedizione ed impegno. C'è da aggiungere poi che i fidanzati, prima di sposarsi, si conoscono poco. È una conoscenza che il più delle volte si arresta alla superficie: l'aspetto fisico, il carattere, gli interessi, etc. Ma manca un confronto sugli aspetti di fondo della vita: la concezione della famiglia, il valore dei figli, la dimensione religiosa, etc. Le coppie scoppiano allora non per motivi caratteriali - uno delle motivazioni che troviamo più frequentemente negli atti di divorzio - ma perché i punti di partenza della vita di lui e di lei sono divergenti, non assimilabili. Aggiungiamo poi una mentalità consumistica che ha investito anche i rapporti di coppia - se una cosa/una relazione non funziona la butto e ne cerco un'altra più nuova - nonché l'influsso dei media e dei costumi diffusi - se tutti convivono e divorziano allora lo posso fare anch'io - ed ecco spiegato lo stato comatoso del matrimonio ed invece l'ottima forma fisica di cui gode la convivenza.
Fonte: Corrispondenza Romana, 02/12/2015
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LA DITTATURA GAY VUOLE LIBERTA' DI SCELTA DELLA TOILETTE A PRESCINDERE DAL SESSO
Intanto nell'Irlanda del Nord il matrimonio gay non passa (ecco perché nessuna tv l'ha detto... e sono al quinto tentativo)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 05/11/2015
Finché si trattava di fingere che un ragazzo fosse una ragazza chiamandolo con un nome femminile, i professori della scuola erano disposti a chiudere gli occhi. Ma quando lo studente ha cominciato a pretendere di avere libero accesso allo spogliatoio femminile per fare la doccia con le compagne, il problema della realtà è diventato insormontabile. Così, come riporta anche il New York Times, un istituto superiore dell'Illinois, la Township High School District 211, distretto di Palatine, a nord-ovest di Chicago, ha deciso di negare al ragazzo il "diritto" che reclamava. La cosa, però, non è andata giù al dipartimento dell'Educazione di Obama, che ha ravveduto una violazione del Titolo IX, una legge federale "antidiscriminazione", e ha dato alla high school un ultimatum di un mese: se entro trenta giorni non consentirà agli studenti di scegliere i servizi igienici in base al "genere" anche quando questo sia diverso dal loro sesso, il caso potrebbe finire davanti alla giustizia e la scuola potrebbe perdere fondi pubblici. «Tutti gli studenti meritano la possibilità di partecipare senza differenze ai programmi e alle attività scolastiche, questo è un diritto civile fondamentale», ha dichiarato Catherine Lhamon, sottosegretario per i Diritti civili del dipartimento dell'Educazione.
HOUSTON CONTROMANO La presa di posizione del governo federale contro la scuola di Chicago, che risale a lunedì 2 novembre, si inscrive però in una battaglia molto più ampia, che coinvolge diversi stati americani. E non solo le loro scuole. Proprio il giorno successivo, martedì, i cittadini di Houston, Texas, sono stati chiamati alle urne per decidere una volta per tutte il destino della controversa Houston Equal Rights Ordinance, approvata nel maggio scorso dal Consiglio comunale e ribatezzata non a caso "l'ordinanza del bagno". Perché la legge intendeva obbligare le aziende aperte al pubblico a concedere l'uso dei propri bagni indipendentemente dal sesso. «Sei favorevole all'ordinanza che proibisce le discriminazioni sul lavoro e nei servizi comunali (...), basati sul sesso, la razza, il colore, l'etnia, l'orientamento sessuale?». Era questa la domanda presentata agli elettori della città. Che nel 61 per cento dei casi hanno risposto di "no", contro il 39 per cento di favorevoli. Una notizia non indifferente nell'America progressista di Barack Obama. Nei mesi precedenti al referendum la disputa intorno all'ordinanza ha visto scontri durissimi. Il sindaco di Houston, Annise Parker, lesbica, attivista Lgbt e sponsor principale dell'iniziativa legislativa, è arrivata a meditare contro gli oppositori misure al limite dell'intolleranza e ad accusarli di razzismo. Eppure fra loro c'è chi non ha temuto di continuare a chiamare le cose con il loro. Il campione di baseball degli Houston Astros, Lance Berkman, ha detto che la norma avrebbe «permesso a uomini problematici di entrare nei bagni pubblici femminili».
I BAGNI DELLE SCUOLE Quanto alla "guerra dei bagni" delle scuole americane, il caso di Chicago, con la discesa in campo del governo di Washington, rischia di rappresentare un forte "avvertimento" per tutti gli stati in cui la questione rimane aperta. Tuttavia non mancano posizioni contrarie al mainstream. Qualcuno sceglie anche termini politicamente corretti per spiegarsi: «Da quando è normale che un maschio biologico o una femmina biologica possano accedere al bagno del loro genere opposto?», domanda Thad Ballar, presidente del consiglio scolastico dell'istituto Elko County in Nevada, che ha deciso di mantenere la separazione fra uomini e donne nell'utilizzo delle strutture scolastiche. Nel Wisconsin - spiega il New York Times - i repubblicani al governo dello stato hanno proposto una legge che vieti esplicitamente l'accesso ai servizi igienici in base al desiderio di chi ne fa uso. Al contrario, California, Washington, Colorado, Connecticut, Massachusetts, New York e il distretto della Columbia sono già in linea con le direttive dell'amministrazione Obama.
Nota di BastaBugie: in questi giorni nell'Ulster, ovvero l'Irlanda del Nord, il matrimonio gay non passa, grazie ai protestanti. Ecco l'articolo pubblicato dalla redazione di Notizie Provita del 06/11/2015. Ecco l'articolo completo: L'Irish Times riferisce infatti che, nonostante il Parlamento locale nei giorni scorsi abbia approvato il riconoscimento delle unioni di coppie dello stesso sesso e la loro equiparazione a quelle eterosessuali, non si è potuto far nulla a causa dell'opposizione del gruppo protestante. È la quinta volta che Belfast rifiuta l'istituzione del matrimonio gay. La mozione favorevole alla legalizzazione è stata presentata dai partiti Sinn Fein e Sdlp, le due maggiori formazioni di sinistra dell'Ulster, ben radicate tra i cattolici, ed è stata approvata con 53 sì e 52 no. La legge però impone la necessità di una maggioranza interconfessionale. Decisivo al respingimento della proposta quindi è stato il veto posto dal Dup (Partito Unionista Democratico) di Peter Robinson, che ha ben 38 seggi su un totale dei 108 dell'Assemblea. Il Dup ha invocato la "petition of concern". Si tratta di una clausola introdotta nel 1998 nell'Irlanda del Nord, che permette il blocco di leggi ritenute pericolose per la convivenza fra la comunità cattolica e protestante. Attraverso questa clausola, una delle due comunità può ottenere il diritto di veto su una determinata legge al fine di evitare la prevaricazione di una delle due fazioni sull'altra. Anche i vescovi cattolici si sono adoperati per tentare di impedire l'approvazione del matrimonio gay. In una lettera aperta rivolta a tutti i membri dell'Assemblea legislativa, hanno voluto difendere la libertà di coscienza, che verrebbe meno nel caso in cui si imponga a tutti di riconoscere l'unione di coppie omosessuali. I vescovi hanno poi voluto difendere il diritto del bambino ad avere una famiglia: «Vi chiediamo di dare priorità ai diritti e al benessere dei minori nelle vostre considerazioni al momento di votare. Credenti ma anche non credenti hanno da tempo riconosciuto sulla base della loro esperienza che la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, è il posto migliore e ideale per crescere i bambini». Di fronte al quinto respingimento del matrimonio gay, è intervenuta anche Amnesty International (ormai infeudata dalle Lobby Lgbt). Patrick Corrigan, suo responsabile nell'Ulster, ha dichiarato che il voto ha comunque segnato un traguardo importante, in quanto l'opinione pubblica sarebbe sempre più favorevole al matrimonio egualitario: «La battaglia per l'uguaglianza [ma quale???, n.d.r.] in Irlanda del Nord – ha detto – si sposterà ora in tribunale, dove le coppie dello stesso sesso saranno costrette ad andare per assicurarsi i propri diritti come cittadini di questo Paese». Sia come sia, per il momento ha vinto la famiglia.
Fonte: Tempi, 05/11/2015
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LEGITTIMA DIFESA, SERVE UN'ALTRA LEGGE (MODELLO USA)
Dopo il caso del pensionato che, impaurito da un ladro, ha esploso un solo colpo mortale si comprende che occorre modificare la legge per proteggere i buoni dai cattivi
Autore: Matteo Borghi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/10/2015
Mai come in questi giorni si sta parlando della questione della legittima difesa. Dai grandi giornali al dibattito politico, molta attenzione è focalizzata su un tema che, fino a qualche mese fa, era relegato fra le pieghe della cronaca locale, dietro a immigrazione e crisi economica. Come mai questo cambio di interesse? Da una parte c'è sicuramente la grande attenzione mediatica che hanno polarizzato attorno a sé alcuni casi: da quello del benzinaio Graziano Stacchio a quello di Ermes Mattielli, fino all'ultimo, destinato a far discutere, di Francesco Sicignano che, impaurito da un ladro, ha esploso un solo colpo mortale (più altri due in aria) ed è per questo indagato per omicidio volontario.
DIFFUSA PERCEZIONE D'INSICUREZZA Si tratta, ovviamente, di casi molto diversi: se Stacchio ha sparato alla gamba di un rapinatore armato di Ak-47, un fucile d'assalto usato in guerra, Mattielli ha svuotato un intero caricatore addosso a due ladri che in mano avevano solo una spranga. Il caso del pensionato di Vaprio d'Adda è invece ancora da verificare anche se, da quanto emerso finora, sembra quantomeno bizzarro pensare possa essere accusato di omicidio volontario, lo stesso reato di cui è accusato - per intenderci - Massimo Bossetti, il presunto killer di Yara Gambirasio. Al di là del clamore dei singoli casi, a sostenere il dibattito sulla legittima difesa c'è però anche una diffusa percezione d'insicurezza da parte dei cittadini. Basta guardare i servizi giornalistici fatti a seguito di fatti del genere in cui, puntualmente, gli intervistati rispondono in coro che chi ha sparato ha fatto solo bene. Ci sono due modi per valutare queste risposte: il primo è derubricarle a semplice ignoranza, cavalcata da politici demagoghi; il secondo, obiettivamente più razionale, è che si tratti di voci che, nel bene e nel male, rispondono a un sentire comune. Se è opinione diffusa che la polizia non faccia abbastanza, vuoi perché ha pochi mezzi vuoi perché ha le mani legate, e che i criminali la facciano sempre franca dopo pochi mesi di galera, una parte di verità ci deve pur essere. In ogni caso, certe vicende dovrebbero farci riflettere sulla maniera in cui è regolata in Italia la legittima difesa. L'articolo 52 del codice penale precisa che «non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa». In concreto, si può teoricamente sparare per difendere «la propria o la altrui incolumità», ma anche «i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione», sia all'interno della propria abitazione che in un'attività commerciale. Il problema sta tutto nel principio di proporzionalità, che può essere opinabile: per fare un esempio, nella vicenda Stacchio, che a prima vista sembrerebbe un palese caso di legittima difesa, i magistrati obiettano che il benzinaio avrebbe sparato a dei rapinatori che, essendo in fuga, non avrebbero costituito alcun motivo di pericolo imminente.
LE MIGLIORI LEGGI SONO NEGLI STATI UNITI È interessante confrontare la nostra normativa con quella statunitense che, al contrario di quanto pensa qualcuno, non giustifica esecuzioni da Far West. La legge federale stabilisce infatti che «una persona è autorizzata a usare la forza quando gli appare ragionevolmente necessaria a difendere se stesso da un'apparente minaccia o da una violenza illegale e incombente da parte di un altro». La prima differenza, sostanziale, che si può notare è che nella legislazione americana è l'individuo che si difende a essere messo al centro dell'attenzione: l'insistenza sui termini "appare" e "apparente" serve proprio a riconoscere come, in certe situazioni, sia obiettivamente valutare la realtà in maniera fredda, distaccata e razionale, come al contrario impone la legge italiana. Un'altra differenza sta nell'assenza, in alcuni Stati, del cosiddetto duty to retreat, secondo cui è chi si difende a dover dimostrare di essersi difeso in modo legittimo. In questi casi è piuttosto l'accusa o gli avvocati della famiglia del criminale a dover dimostrare che chi ha sparato l'abbia fatto eccedendo il proprio legittimo diritto a difendersi. La domanda da porsi è molto semplice: davvero queste norme rendono la difesa tanto libera da essere abusata? Assolutamente no. Per capirlo basta scorrere i dati ufficiali dell'Fbi sugli omicidi per legittima difesa che nel 2010 sono stati appena 278: un'inezia rispetto agli omicidi totali che, sempre nel 2010, hanno segnato quota 14.722 e, a maggior ragione, rispetto a una popolazione di oltre 315 milioni di abitanti. Nulla che faccia pensare a un Paese in cui il postino che sbaglia indirizzo rischi di essere crivellato di colpi. Eppure sono in tanti che, per ignoranza o propaganda, vogliono far credere che gli Stati Uniti siano un posto in cui la legittima difesa è spinta oltre i limiti della ragionevolezza. Al contrario è semmai l'Italia a essere troppo restrittiva. Basti considerare che lo stesso viceministro Enrico Costa (Ncd), che non è mai stato un difensore delle armi libere, sta seriamente pensando di modificare la legge sulla legittima difesa: «Se si spara in casa», ha dichiarato in un'intervista a La Stampa, «perché si teme per la propria incolumità o libertà, ci si può pensare (a una una scriminante sull'uso delle armi, che non faccia neppure iniziare il processo ndr). Ahimè non è più il tempo in cui bastava accendere la luce per far scappare il ladro». Vedendo i casi di cronaca, in effetti, ci sarebbe proprio da pensarci.
Nota di BastaBugie: alcune riflessioni di questo articolo hanno nella vicenda di Stacchio una conferma drammatica. Ecco il link all'articolo e al video che parla della vicenda: STACCHIO, EROE PER CASO, MA L'ITALIA NON E' IL FAR WEST Purtroppo, diciamo noi, perché lì almeno la pistola ce l'avevano anche i buoni (VIDEO: la tentata rapina) di Rino Cammilleri https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3765
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/10/2015
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OMELIA IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C (Lc 1,39-45)
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20 dicembre 2015)
La quarta domenica d'Avvento ci fa pregustare già il clima natalizio. Iniziamo dal Salmo che riporta una accorata preghiera rivolta a Dio, affinché Egli salvi il suo popolo. Il pio Israelita avvertiva che solo il Signore poteva liberare il suo popolo, liberarlo non solo dal nemico, ma soprattutto dal peccato che è la vera rovina della nostra anima e della nostra società. Il Salmista così implora: «Tu, pastore d'Israele, ascolta [...]. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci. [...] guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato. [...] ci farai rivivere e noi invocheremo il tuo nome (Sal 79). Solo Dio poteva salvare l'umanità. Per questo motivo Dio mandò il suo unico Figlio a riscattarci dal dominio del peccato. Gesù nella sua umanità, che ha preso venendo in questo mondo, ha pienamente obbedito alla Volontà dal Padre. Di questa pronta obbedienza parla la seconda lettura di oggi: «Entrando nel mondo, Cristo dice: ecco io vengo per fare la tua volontà» (Eb 10,9). Per venire in questo mondo, il Figlio di Dio poteva scegliere tanti modi diversi. Fra tutti, Egli scelse di venire nel silenzio e nel nascondimento di una piccola borgata quasi dimenticata dalla maggior parte degli Israeliti. Egli nacque a Betlemme. Di questa scelta parla la prima lettura di oggi. Questo fatto ci ricorda ancora una volta quelle che sono le preferenze di Dio: Egli sceglie ciò che è umile per confondere i potenti. Michea così dice: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele» (5,1). La profezia poi continua con una frase misteriosa: «Le sue origini – ossia le origini del Messia – sono dall'antichità, dai giorni più remoti» (ivi). Cosa si deve intendere con queste parole? Con ciò si vede un riferimento alle origini eterne del Figlio di Dio, ovvero alla sua Divinità: Egli, eterno con il Padre e lo Spirito Santo, nella pienezza dei tempi, ha voluto assumere la nostra natura umana, è diventato uomo, pur continuando – ovviamente – a rimanere vero Dio. La profezia di Michea parla anche della Madre da cui sarebbe nato il Messia. Egli, infatti, dice: «Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire» (Mic 5,2). In tutte le profezie riguardanti il Messia, e quindi anche in questa, non si parla mai del padre del Messia, ma solo della Madre. Questo particolare ci fa comprendere la nascita straordinaria, verginale, del Redentore. Egli è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria. Infine, la profezia parla della salvezza operata dal Messia. Già la frase di prima ci fa capire che la nascita di Gesù segna come l'inizio della nuova Era, quella della salvezza. Grazie a Gesù, noi non siamo più sotto il potere del maligno, ma abbiamo ricevuto la libertà dei figli di Dio. Egli, il Messia, salverà il suo popolo, lo «pascerà con la forza del Signore» (Mic 5,3) ed «Egli stesso sarà la pace» (Mic 5,4). Al "Sì" di Gesù che ha obbedito prontamente alla Volontà del Padre, fa eco il "Sì" di Maria che si è definita la serva del Signore, sempre disponibile a compiere la Volontà di Dio. Il brano del Vangelo di oggi riporta la commovente scena della Visitazione. La Vergine Maria aveva da poco ricevuto l'annuncio dell'angelo Gabriele e aveva concepito per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio nel suo grembo verginale. Subito dopo «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) da Elisabetta. Per quale motivo? Certamente per aiutare l'anziana parente che stava attendendo un bambino, ma soprattutto per portare il Signore in quella casa. È molto bello sottolineare che la Madonna si recò in fretta da Elisabetta: la carità non ammette lentezza e pigrizia. Appena Maria varcò la porta di quella casa, il Signore compì delle meraviglie di grazia: nel grembo di Elisabetta, il bambino, ovvero Giovanni Battista, sussultò di gioia (cf Lc 1,41) e fu santificato, come interpretano i Santi Padri; ed Elisabetta «fu colmata di Spirito Santo» (ivi) e iniziò a profetizzare. Questa è la grande missione della Madonna: portare Gesù alle anime. E, con Gesù, Ella vi porta la grazia di Dio. Se nel nostro cuore ci sarà sempre la devozione alla Madonna, se sulle nostre labbra fiorirà sempre la preghiera dell'"Ave Maria", allora il Signore compirà delle meraviglie di grazia anche nella nostra vita. Volendo ora terminare con un proposito pratico di miglioramento, nell'immediata preparazione al Natale, propongo due cose: la prima di essere solleciti anche noi, come la Madonna, nel compiere il bene, senza pigrizia; la seconda di recitare assiduamente il Rosario, per far entrare la Vergine anche nella nostra casa.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20 dicembre 2015)
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