DOPO LE VIOLENZE SESSUALI DI CAPODANNO, LA POLIZIA TEDESCA AMMETTE CHE LA MAGGIORANZA DEI COLPEVOLI NON SARA' MAI PRESA
E si scopre che i crimini commessi da immigrati in Germania sono aumentati dell'80%... in un solo anno!
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2
QUANDO ERAVAMO FEMMINE: IL NUOVO LIBRO DI COSTANZA MIRIANO
Il femminismo, la rivoluzione sessuale e le battaglie per la parità dei sessi hanno finito per lasciarci più sole e tristi
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
3
LE 4 CONTRADDIZIONI DELLE UNIONI CIVILI... CIOE' DEL MATRIMONIO GAY (#ALFANO CI RICORDEREMO)
Alfano si vanta di una vittoria inesistente per cui non ha nemmeno combattuto: ci crede tutti scemi?
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Il Mattino
4
IL COMPROMESSO DEMOCRISTIANO CHE SULLE UNIONI CIVILI NEGOZIA I PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Ecco i nomi dei senatori ''cattolici'' che hanno detto sì alla legge sulle unioni civili... ciricorderemo
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana
5
BOCCIATA LA LEGGE ANTI-MOSCHEE CHE DAVA LA PAROLA AI CITTADINI E METTEVA REGOLE CHIARE VALIDE PER TUTTI
Quelli che oggi festeggiano sono quelli che predicano l'intolleranza religiosa (VIDEO: le moschee in Italia)
Autore: Valentina Colombo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6
EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA? NO, GRAZIE!
Lo scopo dichiarato dei corsi di educazione sessuale è di rimuovere la morale cattolica, tenendo alla larga i genitori
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone
7
QUATTORDICI SCUSE PER NON CONFESSARSI
Non voglio dire i peccati a un peccatore come me... Confessarmi non serve a nulla perché poi commetterò gli stessi peccati...
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia
8
MUORE UMBERTO ECO, IL FRUTTO PEGGIORE DELLA CULTURA TORINESE ED ITALIANA DEL XX SECOLO
L'autore de ''Il nome della rosa'' a 22 anni abbandonò la fede e diventò un nominalista, cioè non credeva che esistano verità universali (tanto meno Dio), ma solo nomi convenzionali
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
9
OMELIA IV DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C (Lc 15,1-3.11-32)
Bisognava far festa e rallegrarsi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
1 -
DOPO LE VIOLENZE SESSUALI DI CAPODANNO, LA POLIZIA TEDESCA AMMETTE CHE LA MAGGIORANZA DEI COLPEVOLI NON SARA' MAI PRESA
E si scopre che i crimini commessi da immigrati in Germania sono aumentati dell'80%... in un solo anno!
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/02/2016
Dalla polizia tedesca arriva un'insolita ammissione di impotenza: "Potremmo anche non prendere mai la maggior parte degli aggressori di Colonia". Dunque, la maggior parte dei responsabili delle violenze sessuali nella notte di Capodanno, resterà impunita e a piede libero. Lo dichiara Juergen Mathies, l'uomo a capo della polizia di Colonia che ha sostituito Wolgang Albers, licenziato dopo i fatti del 1 gennaio. Dalle oltre 500 denunce di ragazze che hanno subito atti di violenza sessuale, tutto quel che la polizia è riuscita a fare è stato l'arresto di tredici persone per furti, di cui due (entrambi marocchini di 23 e 18 anni) sono stati condannati a pene minori e piccole multe. C'è un solo algerino di 26 anni a processo per presunta aggressione sessuale. E basta. Mathies dichiara che i video di sorveglianza non sono sufficienti a identificare i colpevoli. E così, con questa dichiarazione di impotenza delle forze dell'ordine, si chiude il capitolo che ha sconvolto la Germania. [LE VIOLENZE DI CAPODANNO IN GERMANIA clicca qui, N.d.BB] E che è solo la punta di un iceberg di violenza.
LE CIFRE IMBARAZZANTI Un rapporto confidenziale della polizia tedesca, puntualmente filtrato alla stampa e pubblicato dalla Bild, ha rivelato le cifre imbarazzanti, l'altro volto dell'immigrazione massiccia. Sono almeno 208.344 i reati commessi dagli immigrati nell'ultimo anno. Si tratta di un aumento dell'80% rispetto all'anno precedente, un dato che è dunque correlato cronologicamente all'ondata migratoria del 2015. Sono 570 crimini commessi dagli immigrati ogni giorno, o 23 ogni ora, giusto per rendere l'idea della frequenza e dell'estensione del fenomeno. Un centro studi tedesco, Statista, calcola che i reati commessi dagli immigrati possano essere anche il doppio, perché solitamente solo nella metà dei casi gli autori vengono individuati. Nel caso di Colonia, come abbiamo appena visto, solo un cinquantesimo circa degli autori delle aggressioni è stato identificato. Le violenze legate all'immigrazione iniziano nei centri per i rifugiati e poi esondano nelle città. In Germania troviamo abbondantemente notizie su attacchi razzisti commessi da tedeschi contro i profughi. Sono in netto aumento dopo i fatti di Colonia. Si riportano meno, però, le informazioni che riguardano le violenze fra immigrati, all'interno dei centri di accoglienza. Nell'ottobre 2015, un incendio doloso nel centro di prima accoglienza di Ingolstadt era stato attribuito ai neonazisti. Solo successivamente si scoprì che ad appiccarlo era stato un siriano, durante una lite. Sempre quel mese, il Die Zeit riportava gravi disordini nel centro per i rifugiati di Kassel: per un insulto e una banale lite su una coda per il cibo, era nata una faida di grandi dimensioni fra albanesi e pakistani. Nell'agosto del 2015, il centro di Thuringa si era trasformato in un vero campo di battaglia fra opposte fazioni di immigrati musulmani, per una disputa nata dalla distruzione di una copia del Corano. Non si tratta di casi isolati. Secondo Reiner Wendt, presidente del sindacato della polizia, nei soli primi sei mesi del 2015, la polizia è dovuta intervenire per 1288 volte nei centri di prima accoglienza per sedare risse e ha registrato 499 crimini.
VIOLENZE, VIOLENZE, VIOLENZE Dentro ai centri di prima accoglienza, così come avviene nei campi profughi, proseguono persecuzione religiosa e discriminazione sessuale. Sempre secondo Wendt, le violenze più frequenti sono fra gruppi di musulmani: "etnia, religione e clan dividono i rifugiati in gruppi chiusi che si affrontano con coltelli o armi improvvisate". Si combatte per "lotte di potere", che sono "motivate soprattutto dalla politica e dalla religione (...) Sunniti combattono contro sciiti, ci sono salafiti di varie fazioni, le donne sono costrette a portare il velo. Gli uomini sono costretti a pregare. Gli islamisti vogliono imporre i loro valori e il loro ordine". Coloro che rischiano di più la vita sono ovviamente i musulmani che si sono convertiti al cristianesimo: la possibilità che subiscano intimidazioni e violenza fisica "rasenta il 100% dei casi". "Quasi tutti loro incontrano gravi problemi nei centri di accoglienza - riferiva il pastore protestante Gottfried Martens, di Berlino - i fondamentalisti islamici veicolano chiaramente il loro messaggio: ovunque noi siamo, governa la shariah, governa la nostra legge". "Durante il Ramadan, mi svegliavano prima dell'alba e mi dicevano che dovevo mangiare prima del sorgere del sole - racconta un anonimo cristiano iraniano al Die Welt - quando mi rifiuto, mi accusano di essere un 'infedele', mi sputano addosso e mi minacciano di morte. Mi trattano come un animale". Un altro gruppo particolarmente a rischio è quello delle donne sole, prive di marito e parenti, che costituiscono un quarto della popolazione dell'onda migratoria. Non esiste una statistica completa sulla diffusione della violenza sessuale. Le tracce che possediamo sono comunque inquietanti: nel solo centro di Giessen, in un solo mese, sono stati registrati 15 casi di abusi sessuali.
TACERE FINCHÉ È POSSIBILE, MINIMIZZARE QUANDO NON È PIÙ POSSIBILE Non stupisce affatto, dunque, che di fronte a queste notizie, la prima reazione dell'opinione pubblica tedesca sia quella di voler la chiusura dei confini e l'espulsione degli stranieri. La propaganda populista di destra, ovviamente, cavalca l'onda e propone la fine di Schengen, della libera circolazione di persone in Europa, impedendo l'arrivo anche di pacifici lavoratori, studenti e veri perseguitati. L'atteggiamento delle autorità, al contrario, è sempre lo stesso: tacere finché è possibile, minimizzare quando non è più possibile. Ma le notizie, anche i rapporti confidenziali come abbiamo visto, trapelano lo stesso. E la reazione è, se possibile, ancora peggiore. Il problema, però, non è nell'apertura delle frontiere, ma nella completa mancanza di gestione dei nuovi arrivati. Non si sa quanti ne debbano ancora arrivare, il flusso non è legato ad un evento specifico (non tutti arrivano dalla Siria) ed evidentemente, stando agli episodi riportati dalla stampa, le autorità non hanno idea di come governare una massa di rifugiati, parte della quale è pronta a proseguire in Europa la guerra da cui è fuggita. E' insostenibile una gestione, per esempio, che per evitare accuse di razzismo, non vengano separati per religione e le minoranze (musulmane e cristiane) non siano protette. E' altrettanto incredibile che donne non accompagnate siano in balia di una maggioranza di maschi, spesso e volentieri privi di scrupoli o abituati a considerare la donna come una preda a disposizione. Quando poi la violenza esonda e arriva nelle piazze in festa, come a Colonia a capodanno, la polizia non fa altro che spallucce. Perché arrivati a quel punto, senza alcuna opera di prevenzione, c'è veramente poco da fare.
Nota di BastaBugie: ecco l'articolo che descrive ciò che è accaduto la notte di Capodanno in Germania, seguito da altri articoli raccapriccianti su ciò che sta accadendo in tutta Europa a causa della massiccia immigrazione musulmana
LA VERSIONE DISTORTA DI CAPPUCCETTO ROSSO PORTA A MINIMIZZARE LE VIOLENZE DI CAPODANNO IN GERMANIA Cappuccetto Rosso, politicamente corretta, giustifica il lupo (e gli stupri), mentre la nonna uccide finalmente il cacciatore di Roberto Marchesini https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4061
SE LO STUPRATORE E' ISLAMICO, LA POLIZIA LASCIA FARE In una città inglese 1400 minorenni sono state violentate da musulmani, ma nessuno ha fatto nulla di Stefano Magni https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3544
LA NORVEGIA TEME L'ISLAM E VOTA SVOLTANDO A DESTRA Gli elettori hanno tenuto conto del ''jihad dello stupro'': violenze sessuali raddoppiate (nel 90% dei casi vedono protagonista un immigrato musulmano) di Stefano Magni https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2944
2 -
QUANDO ERAVAMO FEMMINE: IL NUOVO LIBRO DI COSTANZA MIRIANO
Il femminismo, la rivoluzione sessuale e le battaglie per la parità dei sessi hanno finito per lasciarci più sole e tristi
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 25/02/2016
Ho avuto una grossa difficoltà nello scrivere Quando eravamo femmine. Cioè una in più oltre a quelle solite. [...] La difficoltà aggiuntiva di questo libro è stata che io avrei voluto raccontare tutta la sorellanza che ho scoperto da quando le persone che conosco e incontro sono aumentate di circa mille volte rispetto ai tempi in cui avevo un numero di amici normali (i tempi in cui nella mia rubrica i nomi erano salvati come Elisabetta, Luca, Giovanni e non Crisitinagenovamammadicinque o Ericareliquiamilano o Federicachiesanuova). Avrei voluto raccontare parte della bellezza conosciuta praticamente in tutta Italia, da Catania a Rovereto (o Pinerolo? È più a nord?), ma era troppa, troppa roba, e troppo pochi i neuroni rimasti liberi dopo le giornate trascorse a lavorare, a star dietro ai figli, a fare tutte le cose che noi mamme sappiamo bene e che tutte facciamo, mettendoci insieme però anche un'esagerazione di mail messaggi telefonate. E così tante sere sono finite in un nulla di fatto, a contemplare lo schermo - rigorosamente bianco - e poi a dormire sfinita con lo sterno sul tavolo e lo spigolo del tavolo in fronte. Ecco, non so cosa ne sia venuto fuori, sono ancora troppo vicina alla tela: devo allontanarmene per vedere da lontano l'effetto che fa. Il desiderio era quello di scrivere un libro corale che facesse parlare insieme alla mia le voci di tante donne ascoltate, incontrate, conosciute. Non ne ho raccontate le storie perché spesso sono vicende appena adombrate, vagamente intuite, solo accennate. Quello che spero di avere riportato è il timbro di tante voci che non si riconoscono nei modelli di donna oggi prevalenti, e che qui ho cercato di raccontare alle mie bambine.
A CHI VOGLIO PIACERE IO? Ogni donna ha bisogno di una sguardo che la definisca: qualcuno che le dica che è bella. Ma quello che definisce ogni donna non è la risposta alla domanda ("quanto sono bella, io?"), quanto piuttosto la nostra scelta: chi vogliamo che risponda a quella domanda? Chi vogliamo che ci dica che siamo belle? In fondo, nella più intima verità di noi stesse, quello che ci definisce è "a chi voglio piacere io?". Ognuna di noi vuole piacere a qualcuno, anche quelle apparentemente più autonome, perché l'indipendenza è un'illusione (io manco ci provo, a fare finta). Quindi, ripeto, a chi voglio piacere io? Quello che ho sperimentato è che quando la mia risposta è "a Dio", quando chiedo al Signore di restituirmi lo sguardo di amore che desidero sono più piena, più felice, dipendo di meno dagli altri e riesco ad amarli in modo più libero, non come chi si aggrappa, ma come chi si apre generosamente, perché sa che la sua pienezza non è messa in crisi da niente. Siamo complicate, ogni tanto la nostra complicazione prende il comando. Talora sbarelliamo, è vero, sono pronta ad ammetterlo serenamente. Altre volte produciamo pensieri inconsulti, e, certo, pochi minuti prima saremmo state pronte a giurare, sinceramente, che noi non saremmo mai state capaci di pensieri tanto folli, di parole tanto meschine, di azioni tanto irragionevoli. Eppure dieci minuti dopo le abbiamo fatte. Il fatto è che siamo piene di contraddizioni. Come tutti gli esseri umani, ma un po' più dei maschi. Un maschio se vuole ti asfalta. Una femmina cerca di diventare la tua miglior nemica. La soluzione non è scandalizzarci delle nostre contraddizioni, tanto non serve a niente. Non serve neppure dire "io non cambierò mai", perché è vero, non cambieremo mai. Non da sole. La soluzione è ricomporre le nostre contraddizioni appoggiandole in Dio. Maria è la donna della contraddizione ricomposta. È lui che pareggia i conti col nostro cuore ferito, deluso, in attesa. Per questo per noi donne, soprattutto da una certa età in poi, è fondamentale mettere in moto una vita spirituale che ci protegga da noi stesse, dal dolore, che ci renda feconde davvero, che ci renda capaci di far vivere tutti quelli che ci sono affidati.
QUESTA PIENEZZA CI MANCA NON È COLPA DEGLI UOMINI Secondo me le donne non diventano sacerdoti perché il sacerdozio a cui sono chiamate è quello del cuore: offrire ogni giorno sull'altare il nostro cuore stanco, imparare a ballare il ballo dell'obbedienza nel quotidiano, imparare a dire i sì di cui hanno bisogno tutti quelli che possiamo chiamare alla vita, ma a dirli con il sorriso e con la gioia di chi sa di essere piena e totalmente amata. Quando questa pienezza ci manca non è colpa degli uomini cattivi, né del lavoro nel quale ci verrebbe impedito di realizzarci: è che l'abbiamo cercata nel posto sbagliato. In questo libro provo anche a ragionare con le mie bambine su parecchie bugie che ci hanno detto sulla liberazione sessuale, sul lavoro, sull'accoglienza alla vita. Bugie che ci hanno lasciate più sole e più tristi di prima. Ovviamente non possono mancare consigli fondamentali quali quelli sull'assoluta necessità di stendere dei punti luce sugli zigomi (c'è anche un patetico tentativo di dare una valenza spirituale alla stesura del primer prima del fondotinta). È il tempo di tornare regine, di riprendere il nostro ruolo altissimo: noi siamo quelle che danno la vita, biologica e non. Noi siamo quelle che aiutano la vita quando è più debole. Noi siamo quelle che stabiliscono che timbro ha la vita di un'epoca, di un paese intero. Questo è il meglio della nostra vocazione, e da un certo punto della nostra storia abbiamo avuto un po' troppa fretta di dimenticarcene. Forse non ci siamo rese conto di quanto abbiamo perso noi, e di quanto rischiamo di far perdere a quelli che dipendono da noi, perché intorno a una donna realizzata e felice la vita fiorisce, mentre intorno a una donna che lascia il controllo alla pazza di casa la morte trionfa. Ecco, questo vorrei spiegare alle mie bambine, questo, soprattutto, ho imparato da tante donne veramente feconde - che siano madri o no - incontrate in tutta Italia (e ormai anche fuori), donne unite da una profonda sorellanza. Donne spesso silenziose agli occhi del mondo e unite da una compagnia lieta, forte, capace di alleanza e generosità, con cui incoraggiarsi le une con le altre quando il ballo dell'obbedienza si fa stanco, i piedi incespicano per la stanchezza, gli occhi si chiudono o si annebbiano dal pianto. Donne capaci, quando serve, anche di dirsi qualcosa di veramente scomodo. "Hai la pelle mista, ma ti voglio bene lo stesso".
Nota di BastaBugie: ecco un estratto dell'introduzione del libro "Quando eravamo femmine - Lo straordinario potere delle donne" di Costanza Miriano Non è da farne un dramma, è solo che arrivi a una fase della vita in cui capisci che certi dadi sono tratti, non puoi più cullarti nell'illusione che tutte le strade davanti a te, ammesso che ci fossero davvero, siano ancora aperte, come era scritto sul poster della Nike che ha ispirato la mia adolescenza, appeso nella mia camera da letto insieme a quello della Dorio che vinceva l'oro olimpico – era il tempo in cui credevo a tutto – e agli altri di impresentabili cantanti che non sono disposta a rivelare gratis. Ormai lo so: io l'oro olimpico non lo vincerò (i pantaloncini uguali a lei però ce li avevo), né sarò mai un magistrato, o una in grado di cambiare una ruota, né una persona mattiniera, di quelle che sanno scegliere con sicurezza una carta da parati prima di mezzogiorno (i negozi di arredamento sono aperti il pomeriggio apposta). Altre conquiste penso ancora che le potrei raggiungere, se solo mi impegnassi. Potrei addirittura imparare ad arrivare puntuale ogni tanto, indossare il reggiseno, limitare l'uso delle parole a quanto richiesto dalle circostanze. Come fanno i miei figli, i quali al mio «Come va?», generalmente rientrando a casa, rispondono emettendo una vocale a scelta, e il tonfo secco delle Adidas abbandonate in corridoio («Se ero morto non tornavo» chiosano, quando proprio vogliono sfoggiare le lunghe ore dedicate allo studio della retorica e sentirsi parte di un'élite intellettuale). A me, invece, purtroppo la medesima domanda scatena un insopprimibile impulso alla condivisione, o più precisamente, il dovere morale di elencare per filo e per segno tutto quello che manca alla mia perfetta felicità. E siccome noi siamo "infiniti quanto al desiderio", come disse Dio a santa Caterina da Siena, l'elenco di quello che manca a volte può rivelarsi davvero impegnativo. Dipende sempre da quanto tempo hai, incauto interlocutore che mi hai posto la domanda, o quanto credito sul telefono. Ciò che mi impedirà di correggermi, temo, è che ho tante amiche che riescono sempre a trovare un po' di spazio per me, anche in mezzo a un numero impensabile di figli e lavori. Perché questa è la caratteristica di noi donne: la capacità di fare comunque, in qualche modo, spazio a un altro, ascoltare, accogliere, ricevere, anche quando sembra di non avere più spazio interiore. Mi ascolta anche l'amica che torna dal turno di lavoro, e quando la chiamo la trovo in autostrada che sta appunto piangendo un po', giusto per mettersi avanti col lavoro, in modo da arrivare a casa già "pianta", anticipando il ruolino di marcia quotidiano. Mi ascolta quella con la figlia malata e quella senza lavoro, e non mi mandano neanche a lumache, mai, neppure quando io con le mie paturnie le derubo delle forze residue. Conosco donne che hanno sempre un po' di spazio da farti, le orecchie in ascolto, la capacità quasi soprannaturale di chiamarti quando ne hai bisogno, o di offrirti una mano quando stai sul punto di servire un gin tonic alla prole per creare un clima disteso e favorire una mediazione sulla questione dei posti sul divano che ha provocato due graffi e tre seiunidiota. Ascoltano anche quelle che si proclamano forti e indifferenti alle debolezze da femminuccia, anche quelle che non sono amiche, perché la vita, comunque, è il nostro core business, di tutte, anche quando non lo vogliamo ammettere. Ho incrociato, intercettato, a volte intrecciato le vite e le storie di tante donne. Ci siamo raccontate la vita, magari solo un pezzo, in pochi minuti, o in anni di amicizia. Miracolosamente, io che dimentico compleanni e pediatre, vado ai convegni il giorno dopo e detengo il record mondiale assoluto di persona alla quale è stato spiegato più volte, invano, il conflitto israelo-palestinese, io, invece, me li ricordo questi racconti e, non so come, li associo anche ai nomi e ai volti giusti, anche se ormai credo siano diventati migliaia, anche se li ho solo sfiorati per qualche momento. È che le storie delle persone mi interessano tantissimo, per un motivo che non saprei esattamente in quale punto collocare lungo quella sottile linea che congiunge una persona dal cuore spazioso e accogliente a un'altra solo ficcanaso e curiosa. Qualunque sia il motivo, le persone mi interessano. Il perché non riesca mai a ricordare quali vaccini ho fatto ai figli (ma è scritto in un foglietto che sta nella scatola dei biscotti, mi pare) né dove ho messo il telefono (forse non lo vedo perché ci sto parlando dentro), mentre la storia che Francesca mi ha raccontato due anni fa sia impressa a caratteri di fuoco nella mia mente, lo ha spiegato benissimo sant'Agostino, e siccome non era una sua confidenza personale ho dimenticato le parole precise. Il senso era questo: impariamo solo quello che ci piace. Deve essere per questo che ho tanti problemi con il router della wi-fi e i lettori xdcam: a me interessano solo le persone, anzi, proprio non concepisco che possa esistere qualcosa di inanimato, credo profondamente che la stampante a volte mi guardi con disprezzo se perdo tempo su Facebook, che le lampadine non si fulminino per motivi tecnici ma si spengano per solidarietà quando sono triste, e che il lettore mp3 in macchina salti non per le vibrazioni dei sampietrini ma esattamente per ricordarmi che devo dire il rosario invece che cantare a squarciagola con Eddie Vedder. (Comunque, signor Vedder, se cerca una corista a lei devota e fornita di boa di struzzo, anche se avanti con gli anni e stonata, io ci sono.) «Tu che mai ti fermi nel riparare la vita» scrive Luce Irigaray, filosofa della differenza francese, facendo eco, da tutte altre premesse, a Edith Stein: «La donna è chiamata naturalmente alla missione di sposa e di madre: essere sposa significa essere la compagna che presta sostegno all'uomo, alla famiglia, alla comunità. Essere madre ha questo senso: custodire la vera umanità, difenderla e portarla al suo pieno sviluppo. La duplice funzione di compagna delle anime e di madre delle anime non è limitata agli stretti confini dei rapporti matrimoniali e materni, ma si estende a tutti gli esseri umani che entrano nel suo orizzonte.» È per questo che siamo così, e come scrive Luisa Muraro, non è mica merito nostro. Non è che "siamo brave", anzi, possiamo a volte non esserlo affatto: «Essere donna è un privilegio, come nascere nobile nelle antiche civiltà aristocratiche: puoi non esserne all'altezza ma, come non l'hai meritato, così non lo perdi.» È una filosofa femminista a parlare, quindi spero che nessuna donna si offenda a sentirsi dire, leggendo nel suo Non è da tutti. L'indicibile fortuna di nascere donna, che «diversamente da quelli del sangue, il privilegio di cui parliamo si gode specialmente nell'intimo di sé… non si specchia invece nelle graduatorie della società e in società diventa visibile solo a sprazzi. In una donna la grandezza c'era da prima, era sua da prima, non appariscente, come un'avventura segreta, come un abito di tutti i giorni ma disegnato da Valentino. Occorre però che lei accetti il suo privilegio e lo coltivi, come hanno fatto i nobili in certe epoche e in certi paesi». La donna risponde al bisogno di riconoscimento che abita in ogni persona. Per la mamma, anche la più critica, è comunque un bene che tu ci sia (se ha detto il contrario quando in seconda liceo le avete messo in casa nove diciassettenni a cena senza preavviso non vale, e comunque è caduto in prescrizione), la tua esistenza ha valore per se stessa, ed è la mamma la prima a dovertelo confermare. «Se una donna è presente» scrive la filosofa femminista, «qualcosa di quell'antica relazione rivive e il bene senza nome si riproduce» grazie a quello che lei è capace di mettere in ogni rapporto, «una presenza intelligente, una presenza comprensiva, una presenza generosa, una presenza anche compassionevole. Avere uno sguardo compassionevole per chi ha sbagliato e per chi è vittima di chi ha sbagliato.»
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 25/02/2016
3 -
LE 4 CONTRADDIZIONI DELLE UNIONI CIVILI... CIOE' DEL MATRIMONIO GAY (#ALFANO CI RICORDEREMO)
Alfano si vanta di una vittoria inesistente per cui non ha nemmeno combattuto: ci crede tutti scemi?
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Il Mattino, 26/02/2016
Il compromesso raggiunto al Senato per far passare, attraverso il voto di fiducia, il disegno di legge sulle unioni civili rappresenta, dal punto di vista politico, una vittoria di Renzi ma contiene quattro contraddizioni, su cui verosimilmente si eserciterà il lavoro dei giudici e che lasciano sul campo numerosi scontenti.
PRIMA CONTRADDIZIONE: VIETATO DISCUTERE IN PARLAMENTO SUL PROVVEDIMENTO CHE FA DISCUTERE I CITTADINI La prima contraddizione è tra la passione con cui l'Italia ha seguito il dibattito e il modo sommario usato per chiuderlo. La discussione è avvenuta principalmente nelle piazze e nelle segrete stanze dove i partiti mediano fra loro, molto meno in Parlamento. Pur di portare a casa un risultato, si è prima deciso di non completare l'esame del testo in commissione, poi di decapitare anche la discussione parlamentare dei singoli articoli con un maxi-emendamento «prendere o lasciare» su cui è stata posta la fiducia. La saggezza popolare insegna che le gatte frettolose fanno spesso i micini ciechi e, anche depurandola dai toni apocalittici utilizzati secondo il loro stile consueto dai 5 stelle, è difficile sottrarsi all'impressione che al potere legislativo del Parlamento il governo e i partiti abbiamo sostanzialmente imposto un diktat.
SECONDA CONTRADDIZIONE: ESULTA ALFANO, GRIDA AL TRADIMENTO IL POPOLO DEL FAMILY DAY La seconda contraddizione riguarda il mondo cattolico e il popolo, non solo di cattolici, che ha partecipato alle grandi manifestazioni del 20 giugno 2015 e 30 gennaio 2016. Mentre Alfano, anche con toni eccessivi, ha celebrato come una vittoria l'eliminazione della parte relativa all'adozione del figlio naturale o adottivo di uno dei conviventi da parte dell'altro - la cosiddetta stepchild adoption che tanti problemi di pronuncia ha procurato a più di un senatore -, il comitato organizzatore delle manifestazioni ha gridato all'inganno e al tradimento. Chi ha ragione? Certamente la rimozione del richiamo esplicito alle adozioni ha un valore politico e sociologico, e segnala la consapevolezza di dover tenere conto di un nuovo attore sociale, il popolo pro family, che dunque farebbe male a deprimersi e non si è mosso invano. Ma ha scarso valore giuridico, sia perché rimane un richiamo alla facoltà dei giudici di decidere caso per caso, sia perché la giurisprudenza della Corte a Europea dei Diritti dell'Uomo ha indicato più volte che, una volta introdotto per le coppie omosessuali un istituto che ha molto in comune con il matrimonio, gli Stati devono introdurre anche le adozioni per non creare situazioni discriminatorie. Né è stato scongiurato l'effetto potenzialmente incentivante alla pratica dell'utero in affitto, dal momento che il PD non ha accettato le proposte di chi voleva trasformare la pratica, già vietata in Italia, in reato universale, sanzionata anche se compiuta, come più spesso avviene, all'estero.
TERZA CONTRADDIZIONE: MATRIMONIO GAY EQUIPARATO A QUELLO NATURALE Ma le unioni civili all'italiana sono davvero uno di quegli istituti così simili al matrimonio da non poter stare, secondo i giudici europei, senza le adozioni? Qui si apre la terza contraddizione. Perché la legge è piena di rassicurazioni teoriche al fronte pro family secondo cui regolerebbe una forma sociale diversa dalla famiglia, salvo poi nella pratica specificare all'art. 3 che "le parti (dell'unione civile) concordano fra loro l'indirizzo della vita familiare". Come può esserci "vita familiare" senza famiglia? E, come hanno prontamente rilevato in un comunicato i giuristi, alcuni dei quali illustri, del Centro Studi Livatino, non si tratta certo dell'unica pratica equiparazione nella legge tra unioni civili e matrimonio. Le sovrapposizioni sono decine, e la richiesta del ministro alfaniano Lorenzin di eliminarle è rimasta sul tavolo poche ore ed è stata alla fine smentita dal suo leader e respinta.
QUARTA CONTRADDIZIONE: UNA LEGGE CHE SCONTENTA TUTTI Allora hanno vinto i militanti gay? Non è proprio così, e c'è anche una quarta contraddizione. Renzi ha affermato enfaticamente che la legge concede agli omosessuali italiani i diritti che aspettavano da decenni. In realtà tutta una serie di diritti di cui molto si è parlato - tra cui l'assistenza del convivente in ospedale e in carcere, il subentro al convivente defunto nel contratto di locazione e così via - erano già garantiti dalle leggi in vigore. È nuova, certo - oltre che a rischio abusi e truffe - la pensione di reversibilità. E si è messo in moto un meccanismo giuridico per cui le adozioni, alla fine, arriveranno. Ma intanto il segnale politico - insisto: politico, non giuridico - è di qualche attenzione alle ragioni di chi le adozioni non le vuole. E i gay sono stati umiliati dall'eliminazione del riferimento alla fedeltà - un passaggio con scarse conseguenze pratiche, ma che equivale a uno schiaffone - e da qualche dichiarazione sopra le righe di Alfano su pratiche "contro natura" che sarebbero state ostacolate. Alla fine, non festeggiano neppure gli attivisti gay. La legge delle quattro contraddizioni non fa contento nessuno.
Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo sottostante dal titolo "E' sicuro: Alfano ci crede tutti scemi" descrive come Angelino Alfano si vanti di una vittoria inesistente per cui non ha nemmeno combattuto. Di politici così cosa ce ne facciamo? In ogni caso ecco l'articolo completo pubblicato su Vita Nuova di Trieste il 26 febbraio 2016: Tra le tante cose che si possono dire - e che diremo - sulla turpe approvazione in Senato della legge Cirinnà sulle unioni civili omosessuali, merita una certa attenzione la dichiarazione di Angelino Alfano, colui che ha traslocato il il centro destra nel centro signistra e che da delfino di Berluscioni è passato a delfino di Renzi. Alfano si è vantato in TV di aver impedito l'adozione da parte delle coppie omosessuali, il che - ha aggiunto - sarebbe stata una rivoluzione antropologica contro natura. L'inizio della rivoluzione antropologica contro natura è l'approvazione delle unioni civili omosessuali, che Alfano ha votato. Ma lasciando da parte questo aspetto pur centrale, che successo pensa di aver ottenuto Angelino? Ci crede tutti scemi? L'adozione arriverà a breve, brevissimo tempo, e lui lo sa meglio di noi. Per i seguenti motivi: - la cosa è già in atto, ci stanno pensando i giudici con le loro sentenze. E ci penseranno ancor di più ora che quella legge è stata approvata; - ci penserà l'Unione Europea, la quale chiederà l'applicazione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che richiede l'adozione una volta approvate le unioni civili; - ci penserà il governo stesso che, come è stato annunciato, metterà mano all'attuale legge sull'adozione. Dato l'alto tasso di ideologicità del governo e di questo Parlamento, la legge sull'adozione sarà certamente modificata nel senso di garantirla anche alle coppie omosessuali. Angelino Alfano non ha nemmeno tentato di combattere, si è intascato le nuove poltrone nell'esecutivo dopo l'ultimo rimpasto ed ora si ascrive una vittoria. E' certo: ci crede tutti scemi.
Fonte: Il Mattino, 26/02/2016
4 -
IL COMPROMESSO DEMOCRISTIANO CHE SULLE UNIONI CIVILI NEGOZIA I PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Ecco i nomi dei senatori ''cattolici'' che hanno detto sì alla legge sulle unioni civili... ciricorderemo
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana, 24 febbraio 2016
Martedì 23 febbraio, al termine di una lunga riunione a Palazzo Madama fra i senatori del Pd e Matteo Renzi, è arrivato il via libera al maxiemendamento del governo sulle Unioni civili, frutto dell'accordo con il leader del "Nuovo Centrodestra", Angelino Alfano. Il compromesso è stato possibile grazie allo stralcio dell'articolo 5 sulle adozioni e di lievi modifiche all'articolo 3. Il testo così emendato, dopo essere stato presentato al Senato mercoledì 24 febbraio, viene sottoposto, al decisivo voto di fiducia già giovedì 25. A togliere dall'impasse il governo del premier Renzi ci ha pensato dunque il Nuovo Centrodestra (NCD) di Alfano che ha parlato addirittura di grande vittoria, commentando in questi termini l'accordo raggiunto: «è un risultato di straordinaria importanza. Sul resto vediamo come vien fuori l'emendamento (...). Per paura di avere imboscate, da parte anche del Pd, Renzi ha deciso per la fiducia. Quindi nella mediazione, grande vittoria di NCD».
IL FIDO ALLEATO DI GOVERNO NCD Matteo Renzi ha scelto di affidarsi al fido alleato di governo NCD, piuttosto che al M5S che, attraverso i suoi leader Roberto Fico e Luigi Di Maio, in una conferenza stampa al Senato, pur dichiarandosi del tutto favorevole al "ddl Cirinnà", ha ribadito la necessità di sottoporre il testo ad un serio e doveroso dibattito parlamentare: «Noi sulle Unioni Civili ci siamo. Renzi e il PD hanno paura del Parlamento e bloccano i diritti delle persone. Grasso prenda di più in mano la situazione e faccia valere il ruolo di seconda carica dello Stato. Dietro il maxiemendamento si nascondono beghe interne del PD e una maggioranza senza numeri». Pronta la replica del premier che ha sottolineato l'impossibilità di fare affidamento al M5S per una legge che è sempre più urgente: «(...) Io difendo il tentativo fatto fino alla settimana scorsa di provarci con i Cinque stelle, ma c'è stato un dietrofront inaspettato, ci hanno fregato e ora non possiamo rischiare di affondare una legge fondamentale per milioni di italiani». Il capo del governo italiano, sembra aver dunque scelto di seguire il consiglio del premier omosessuale lussemburghese Xavier Bettel che come riportato la Repubblica del 22 febbraio, gli aveva suggerito: «Ma se non hai i numeri, che te ne importa di fare tutto assieme? Procedete un passo alla volta: prima le unioni civili, poi arriveranno anche le adozioni». Una strategia evidente, che il capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda, ha svelato, senza giri di parole, al termine dell'assemblea dei senatori sul ddl unioni civili, avvertendo: «Abbiamo scelto una strada che mette in sicurezza le unioni civili, riconoscendo i diritti a chi non li ha. Le adozioni dei figli del partner saranno inserite in un ddl che è già pronto, vediamo se farlo partire alla Camera o al Senato».
MASSIMO GANDOLFINI Dall'aula Nassiriya del Senato, è arrivato anche il commento di Massimo Gandolfini, il portavoce del Comitato promotore "Difendiamo i nostri figli", il quale, attorniato dagli altri membri dell'organismo, ha dichiarato: «Siamo assolutamente contrari a una legge sulle unioni civili, inutile e profondamente ingiusta. Se sul maxi-emendamento fosse posta la fiducia e attraverso di esso dovesse emergere un nuovo modello di famiglia, votarlo sarebbe un vero tradimento da parte di parlamentari che si definiscono cattolici. Questi parlamentari devono avere bene in chiaro quel che dicono la tradizione e il magistero della Chiesa. Sarebbe scandaloso che un testo che contenesse istanze opposte a quelle cattoliche passasse con il voto di tali parlamentari». Il Comitato (e con lui una larga parte del Paese) terrà «gli occhi ben aperti, anche in vista di scadenze elettorali non lontane. Sarà suo dovere morale indicare partiti e parlamentari che hanno sostenuto con il voto le istanze del "popolo della famiglia" e partiti e parlamentari che invece le hanno ignorate. Ciò avrà di sicuro riflessi anche sulle scadenze istituzionali (vedi referendum in materia) del prossimo autunno». Alla fine il premier Renzi, pur di arrivare subito all'obiettivo delle unioni civili, ha scelto dunque di percorrere la via più facile e prudente, stringendo un patto machiavellico con il Nuovo Centrodestra. Per di più, Renzi, per evitare spiacevoli sorprese, ha deciso di ricorrere ancora una volta al ricatto politico, rappresentato dallo strumento della fiducia, al fine di "blindare" ulteriormente il "ddl" che va approvato a tutti i costi. La storia sembra dunque ripetersi. La legge sulle unioni civili, iniqua e inaccettabile anche senza "adozione omosessuale", passa grazie al paradossale e decisivo voto dei cattolici, mirabilmente espresso dall'alleanza del premier "cattolico" Matteo Renzi con il partito del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, a prevalenza cattolica. È bastato dunque "depurare" il "ddl Cirinnà" degli aspetti più "spinosi" per rendere "digeribile" un testo che di fatto introduce il matrimonio omosessuale nell'ordinamento italiano e spiana la strada all'adozione grazie alle annunciate prossime battaglie politiche e al facilmente prevedibile intervento di magistrati italiani o esteri. A meno che non ci siano colpi di scena presidenziali riguardo all'incostituzionalità del testo.
Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo sottostante dal titolo "Poveri cattolici e cattolici poveri" sottolinea qualche nome di senatori "cristiani" che hanno detto sì alla legge sulle unioni civili e che certamente non ci rappresentano né ci rappresenteranno. In ogni caso ecco l'articolo completo pubblicato su Vita Nuova di Trieste il 27 febbraio 2016: Ci sono i poveri cattolici, ridotti così male da essere traditi da quasi tutti i senatori sedicenti cattolici. E ci sono i cattolici poveri, quelli che hanno votato una turpe legge che contraddice le più elementari esigenze del bene comune, equipara due omosessuali alla famiglia, rimanda solo di qualche tempo l'adozione e la filiazione tramite utero in affitto. Chi sono costoro? I cattolici del Partito Democratico si sono allineati a Re Renzi e alle sue ingiunzioni perentorie. Per Trieste è il caso del senatore Francesco Russo che ha votato sì alla Cirinnà. Grazie Senatore per aver contribuito all'approvazione di questa bella legge. Il Nuovo Centro Destra è stato indecente. Renato Schifani e Pierferdinando Casini hanno votato a favore della Cirinnà, appellandosi addirittura a San Giovanni Paolo II. E' stata scandalosa la loro strumentalizzazione del paragrafo 73 dell'enciclica Evangelium vitae. Si sono vantati di aver evitato una deriva antropologica contro natura e invece l'hanno accettata e vi hanno aperto le porte. Il Nuovo Centro Destra era l'ago della bilancia, dopo la rottura dell'asse tra Partito democratico e Grillini. Certo, dato che Renzi aveva posto la fiducia, un loro voto contrario avrebbe fatto cadere il governo. Ma ancora una volta non se la sono sentita. Che poi, non sono riusciti nemmeno a fare l'ago della bilancia, in quanto se non era per i deputati di Denis Verdini, la legge non sarebbe passata. Questi ultimi sono stati il vero ago della bilancia. Non solo insipienza morale, quella del Nuovo Centro Destra, ma anche insipienza politica. Il Nuovo Centro Destra fa parte di Area Popolare. In Area Popolare Maurizio Sacconi e Roberto Formigoni sono usciti e non hanno votato. Atteggiamento pilatesco. Tra l'altro Sacconi e Formigoni continuano ad appoggiare il governo Renzi e siccome questi ha posto la fiducia, essi hanno pensato bene di defilarsi. Democrazia Solidale - il gruppetto di cui fa parte anche Gianluigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita - al Senato conta la presenza di Lucio Romano e Andrea Olivero, due cattolici doc. Il primo, infatti, è stato presidente di Scienza e Vita e il secondo è stato presidente delle Acli. Ebbene: tutti e due hanno votato per la Cirinnà. Il gruppo di Democrazia solidale appoggia il governo, quel governo che ha strenuamente voluto questa legge, che non l'ha fatta passare in Commissione, che ha posto la fiducia su questioni etiche, che è intervenuto a gamba tesa con un maxiemendamento che ha bloccato il lavoro del Senato, che si prepara a varare un nuovo ddl per riconoscere l'adozione gay e che sta già pensando alla legge sull'eutanasia. [...] Al Family Day c'era il manifesto "Ci ricorderemo". Ma per ricordarsi bisogna anche fare i nomi.
Fonte: Corrispondenza Romana, 24 febbraio 2016
5 -
BOCCIATA LA LEGGE ANTI-MOSCHEE CHE DAVA LA PAROLA AI CITTADINI E METTEVA REGOLE CHIARE VALIDE PER TUTTI
Quelli che oggi festeggiano sono quelli che predicano l'intolleranza religiosa (VIDEO: le moschee in Italia)
Autore: Valentina Colombo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/02/2016
La cosiddetta "legge anti-moschee" approvata il 27 gennaio scorso dalla Regione Lombardia, è stata bocciata ieri dalla Corte Costituzionale. Il testo era stato impugnato dal Governo davanti alla Corte Costituzionale, perché secondo l'esecutivo avrebbe violato diversi articoli della Costituzione, tra cui i principi di uguaglianza dei cittadini e delle confessioni religiose. Le motivazioni della sentenza della Consulta si conosceranno solo nelle prossime settimane. Ma la reazione del CAIM, coordinato da Davide Piccardo, non si è fatta attendere. "Il CAIM - Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza Esprime soddisfazione per la decisione che dichiara incostituzionale una legge che oltre ad essere un obbrobrio giuridico rappresentava anche un caso di inciviltà e intolleranza inammissibile. In questi mesi abbiamo denunciato più volte l'atteggiamento di chi ha voluto utilizzare le istituzioni pubbliche con fini persecutori nei confronti dei cittadini musulmani della Lombardia impiegando risorse pubbliche per negare i diritti e per alimentare la paura e il pregiudizio nei confronti di più di 400.000 persone a cui ancora oggi non è garantito il diritto di culto. Rendiamo merito al Governo Italiano che si è opposto ad una norma che contraddice non solo il corpo e lo spirito della Costituzione ma anche i più fondamentali diritti umani universalmente riconosciuti. Riteniamo che oggi nel nostro paese sia urgente provvedere a sanare un vulnus che riguarda quasi due milioni di cittadini musulmani e che sulla materia del diritto di culto con specifico riferimento alla questione dei luoghi di culto dovrebbe intervenire il Parlamento anche sulla scorta dei già esistenti pronunciamenti della Consulta. Rimossa la legge regionale, chiediamo al sindaco Pisapia che avvenga immediatamente l'assegnazione definitiva delle aree così come previsto dal bando pubblico in modo da procedere con la costruzione della moschea di Milano".
LEGGE ANTI-MOSCHEE La legge in questione (il cui nome ufficiale è: Legge Consiglio Regionale N. 62 - Modifiche alla legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 Legge per il governo del territorio – Principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi - approvata nella seduta del 27 gennaio 2015) è stata, pur non rivolgendosi ai soli luoghi di culto islamici, ben presto ribattezzata "legge anti-moschee" poiché poneva regolamentazioni amministrative, urbanistiche, edilizie e contemplava anche la possibilità di convocare un referendum volto ad approvare la costruzione di eventuali luoghi di culto, di interpellare le forze dell'ordine. Regole, forse rigide, ma nessun intento persecutorio nei confronti di una religione particolare. Norme, quelle previste dalla legge regionale, che avrebbero certamente rallentato, ma non impedito un iter. E' interessante la richiesta immediata da parte del CAIM dell'assegnazione definitiva delle aree destinate alla costruzione della moschea di Milano. Va precisato, per rispondere all'allarmismo del CAIM, che né i musulmani italiani né i musulmani milanesi sono privi di luoghi di culto, tra i quali molti sono tra l'altro gestiti dal CAIM stesso. A Milano manca la grande moschea con il minareto con spazi più grandi, utili soprattutto durante le celebrazioni al termine della fine del Ramadan. Una grande moschea che si vada ad aggiungere alle altre quattro moschee con minareto italiane a Ravenna, Roma, Colle Val D'Elsa, Segrate. Di queste quattro moschee solo quella di Roma è un ente di culto, mentre le altre sono centri islamici appartenenti alla galassia UCOII cui afferisce anche il CAIM, di cui due - Ravenna e Colle Val d'Elsa - costruite anche grazie al contributo della Qatar Charity. La gioia per la bocciatura a livello costituzionale della legge regionale riporta a galla l'annosa questione della rappresentatività dei musulmani. Il CAIM in Lombardia e l'UCOII a livello nazionale rappresentano i musulmani che risiedono nel nostro paese? Il comunicato succitato è condiviso da tutti i musulmani lombardi? Oppure si tratta dell'ennesimo tentativo di vittimizzare i musulmani e soprattutto di monopolizzarne e strumentalizzarne la presenza?
NON SI TRATTA DI ISLAMOFOBIA, MA DI SICUREZZA La legge regionale, tinta di Lega, è un ghiotto boccone per gridare all'islamofobia da parte delle organizzazioni islamiche e dei partiti di sinistra. E' interessante notare come anche nel mondo islamico la costruzione delle moschee sia regolamentata e come, soprattutto negli ultimi, anni le moschee siano sottoposte a controlli, a videocamere per motivi di sicurezza. Non si tratta di islamofobia, ma di sicurezza. Va altresì rammentato che le reazioni del CAIM alla legge regionale vanno di pari passo con dichiarazioni del presidente dell'UCOII all'Ansa che fanno comprendere che, Intesa con lo Stato a parte, lo Stato italiano non dovrebbe interferire nella gestione dell'Islam. L'anno scorso Elzir dichiarava che "l'albo degli imam deve essere fatto dalla comunità islamica. Lo stato italiano è laico non può intervenire nei lavori interni della comunità islamica. Può approvare quello che approva la comunità islamica che porta quest'albo alla prefettura e poi alla direzione centrale dei culti ammessi". La comunità islamica è quella fantomatica rappresentata dai membri dell'UCOII e non certo dalla totalità dei musulmani residenti in Italia. "Qualcuno sta cercando di limitare la libertà religiosa" ha affermato Elzir commentando la legge lombarda. Ebbene, a prescindere dal giudizio sulla legge regionale, è curioso sentire queste parole da chi fa riferimento, come si evince dal sito dell'UCOII, al Consiglio Europeo per la fatwa e la ricerca guidato da Yusuf Qaradawi che ha emesso fatwe che approvano la condanna a morte dell'apostata, qualora annunciasse pubblicamente la sua conversione e criticasse l'islam, e che vietano il matrimonio, anche solo civile, tra una musulmana e un non musulmano. Nessuno in Italia ha mai criticato l'operato di proselitismo delle associazioni legate all'UCOII che pubblicizzano ogni conversione all'islam, nessuno ha mai messo in questione il monopolio dell'islam da parte dell'UCOII, tantomeno oggi quando l'Unione è tornata ad essere referente del Ministero dell'Interno e del dialogo interreligioso. Le parole di Elzir e del CAIM mirano a trasformare i musulmani in vittime, a inasprire il rapporto tra i musulmani e il paese che li ospita e dove la libertà religiosa è più che rispettata. Sarebbe straordinario sentire la stessa veemenza in condanne, mai udite, di quanto accade in Arabia Saudita, in Iran, in Sudan, ma purtroppo le condanne di UCOII e CAIM riguardano solo l'islamofobia dell'occidente e i nemici giurati, della Fratellanza musulmana ovverosia l'Egitto e Israele. Caduta la legge "anti-moschee" sarebbe bello sentire un appello in nome della libertà religiosa di tutti, anche di quei musulmani che hanno scelto di convertirsi al cristianesimo, oppure che si dichiarano laici o atei.
Nota di BastaBugie: proponiamo ancora una volta la visione dello scioccante video con la mappa delle moschee in Italia, 4 ufficiali e mille abusive
6 -
EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA? NO, GRAZIE!
Lo scopo dichiarato dei corsi di educazione sessuale è di rimuovere la morale cattolica, tenendo alla larga i genitori
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone, gennaio 2016 (n.149)
L'educazione sessuale è un tema controverso per almeno due i motivi. Il primo è che, mediante l'educazione sessuale, si trasmettono messaggi (quantomeno) ambigui dal punto di vista morale e sui quali le famiglie non hanno alcun controllo. Si vedano, ad esempio, i recenti Standard per l'educazione sessuale in Europa, che si fregiano del logo dell'Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS). Questi Standard prevedono che i bambini sperimentino «gioia e piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce» dagli 0 ai 4 anni; «amicizia e amore verso le persone dello stesso sesso» dai 4 ai 6 anni; e «i diversi metodi contraccettivi» dai 6 ai 9 anni. Il secondo è che la quasi totalità dei corsi di educazione sessuale si basa sull'uso del preservativo come prevenzione di gravidanze precoci, aborti e malattie sessualmente trasmissibili; ed è ormai ampiamente dimostrato che tali corsi aumentano, anziché diminuire, la frequenza di gravidanze indesiderate, aborti e malattie sessualmente trasmissibili.
PIÙ CONDOM = PIÙ INFEZIONI Ad esempio, l'Annual Epidemiological Report del 2013, pubblicato dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, dimostra l'aumento vertiginoso di malattie sessualmente trasmissibili nei paesi nei quali viene praticata a tappeto l'educazione sessuale fondata sul preservativo; al contrario, nei paesi nei quali non esiste alcuna disposizione di legge in tal senso, le malattie sessualmente trasmissibili sono meno diffuse. Come è possibile questo paradosso? Il punto è che il preservativo viene spacciato come una protezione totale, che invece non sussiste, e viene vissuto come la possibilità di avere comportamenti sessuali spensierati, cioè de-responsabilizzati, esponendo le persone a situazioni più rischiose. Inoltre l'uso del preservativo disabitua le persone a sapersi padroneggiare rispetto all'impulso sessuale: così, incapaci, o quasi, di frenarsi, quando si trovano in situazioni di promiscuità esse non riescono a trattenersi dall'avere rapporti sessuali anche quando non dispongono del preservativo e finiscono per essere spesso contagiate. Dal che si evince che una sessualità responsabile è più efficace, al fine di tutelare la salute delle persone, del preservativo.
L'INVENTORE? LUKACS Nonostante questi problemi, c'è un consenso - che forse è meglio definire accettazione - pressoché unanime nei confronti dell'educazione sessuale. Pare che non se ne possa fare a meno, nemmeno discuterne l'opportunità. Eppure l'educazione sessuale non è sempre esistita. Quando è stata inventata, e perché? Le origini dell'educazione sessuale risalgono all'inizio del secolo scorso. L'inventore è l'intellettuale comunista ungherese Gyorgy Lukacs (1885-1971). Egli fu commissario per l'istruzione nella Repubblica Sovietica d'Ungheria di Bela Kuhn. Questo governo durò solo cinque mesi, durante i quali Lukacs si adoperò per sradicare dall'Ungheria la morale tradizionale europea (cioè quella cattolica) attraverso il progetto denominato significativamente «terrore culturale». Lo strumento principale del terrore culturale fu proprio l'istituzione di corsi di "educazione sessuale" per tutte le scuole della repubblica: sradicando la morale tradizionale nei bambini, nel corso di pochi anni essa sarebbe scomparsa definitivamente dall'Ungheria. Questi "corsi" consistevano nell'esposizione di materiale pornografico esplicito e nell'invito ai bambini di fare ogni tipo di esperienza sessuale.
MARGARET SANGER E PLANNED PARENTHOOD I corsi di Lukacs durarono quanto il suo governo, cioè pochi mesi; ma l'educazione sessuale sopravvisse. A rianimarla, e a proporla sul suolo statunitense, fu Margaret Sanger (1879-1966), militante eugenetista ed abortista, fondatrice nel 1946 della nota associazione Planned Parenthood Federation, autrice del Negro Project (volto a ridurre eugeneticamente la popolazione afro-americana), promotrice della pillola anticoncezionale. L'educazione sessuale, per la Sanger, era un ottimo strumento per la limitazione delle nascite, accanto ovviamente alla contraccezione e all'aborto. Nel 1953 lo staff scientifico del Planned Parenthood si arricchì della presenza di Mary Calderone (1904-1998) che, convinta che «la distribuzione di contraccettivi non è sufficiente» a limitare le nascite, nel 1964 fondò il SIECUS (Sex Information and Education Council of the United States), associazione votata esclusivamente all'educazione sessuale attiva ancora oggi.
CHISHOLM, L'OMS, KINSEY Come abbiamo visto in apertura, l'educazione sessuale è fortemente promossa dagli organismi internazionali. La Planned Parenthood, ad esempio, collabora attivamente con le Nazioni Unite. L'OMS promuove attivamente programmi di educazione sessuale con contenuti discutibili. Bene, proprio il primo direttore dell'OMS, il dottor Brock Chisholm (1896-1971), fu un convinto sostenitore dell'educazione sessuale. Chisholm era un medico militare canadese aderente all'Associazione Umanista (alla quale appartennero anche la Sanger e la Calderone) cooptato come primo direttore dell'OMS nel 1946. In quell'anno Chisholm tenne un discorso intitolato "La psichiatria della pace duratura e del progresso sociale" che ricordiamo perché particolarmente significativo. In questo discorso Chisholm analizza il problema di come prevenire ulteriori guerre mondiali come quella appena conclusa. Secondo il medico canadese, ci sono diversi modi per evitare guerre future, ma il più efficace è eliminare dalla testa dei bambini il concetto «di bene e di male», ossia l'educazione morale, che è alla base di quella «personalità autoritaria» che, secondo la Scuola filosofica di Francoforte, era responsabile del «fascismo» (termine per designare ogni totalitarismo). Per sradicare dai bambini ogni norma morale il metodo più indicato è l'educazione sessuale, ossia il presentare ogni comportamento sessuale come ugualmente buono. Riconosciamo qui lo stesso ragionamento di Lukacs: usare il sesso come strumento per sradicare la morale. Ovviamente, sottolineava Chisholm, l'educazione sessuale dev'essere impartita tenendo alla larga i genitori dai bambini, poiché sono proprio i genitori i primi educatori morali dei fanciulli. In questa carrellata non può mancare il famoso Alfred Charles Kinsey (1894-1956), entomologo statunitense che cominciò ad occuparsi della sessualità umana tenendo corsi di educazione sessuale agli studenti dell'Università dell'Indiana. Ecco, dunque, le radici dell'educazione sessuale: sradicamento della morale, eugenetica, contraccezione, aborto. Se l'albero è questo, possiamo aspettarci dei frutti buoni?
Nota di BastaBugie: anche l'Organizzazione Mondiale della sanità spinge per educare i bambini a una sessualità depravata. Clicca sul segnente link: IRROMPE IN ITALIA IL MANUALE DELL'OMS PER IMPORRE ALLE SCUOLE L'EDUCAZIONE SESSUALE A SENSO UNICO Già all'asilo saranno insegnati: esplorare la nudità, autoerotismo infantile precoce, gioco del dottore con adulti, identità di genere, diversi tipi di amore (VIDEO: la filosofia del gender) di Vincenzo Sansonetti https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3198
Fonte: Il Timone, gennaio 2016 (n.149)
7 -
QUATTORDICI SCUSE PER NON CONFESSARSI
Non voglio dire i peccati a un peccatore come me... Confessarmi non serve a nulla perché poi commetterò gli stessi peccati...
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia, 05/03/2014
Ce n'è qualcuna che non hai sentito, o anche pensato?
1) CHI È IL PRETE PER PERDONARE I PECCATI? Solo Dio può perdonarli. Sappiamo che il Signore ha dato questo potere agli apostoli (Gv 20,23); questa argomentazione, tra l'altro, l'ho già letta... proprio nel Vangelo: lo dicevano i farisei, indignati, quando Gesù perdonava i peccati (cfr. Mt 9, 1-8).
2) IO MI CONFESSO DIRETTAMENTE CON DIO, SENZA INTERMEDIARI Fantastico... ma c'è qualche "però" da considerare... Come sai che Dio accetta il tuo pentimento e ti perdona? Senti qualche voce celestiale che te lo conferma? Come sai che sei in condizione di essere perdonato? Ti renderai conto che la cosa non è così semplice... Una persona che ruba in una banca e rifiuta di restituire il denaro, per quanto si confessi direttamente con Dio o con un sacerdote, se non ha intenzione di riparare al danno commesso - in questo caso restituire il denaro - non può essere perdonata... perché non vuole "disfarsi" del peccato. Dall'altro lato, questa argomentazione non è nuova: quasi 1600 anni fa, Sant'Agostino replicava a chi diceva lo stesso: "Nessuno pensa: io opero privatamente, di fronte a Dio... È senza motivo che il Signore ha detto: 'Ciò che legherete in terra sarà legato in cielo'? Alla Chiesa sono state date le chiavi del Regno dei Cieli senza necessità? Procedendo così frustriamo il Vangelo di Dio, rendiamo inutile la parola di Cristo".
3) PERCHÉ DEVO DIRE I MIEI PECCATI A UN UOMO COME ME? Perché quell'uomo non è un uomo qualsiasi: ha il potere speciale di perdonare i peccati (il Sacramento dell'Ordine). È questo il motivo per cui devi andare da lui.
4) PERCHÉ DEVO DIRE I MIEI PECCATI A UN UOMO CHE È PECCATORE COME ME? Il problema non sta nella "quantità" di peccati: se sia meno peccatore di te, uguale o di più... Non ti confesserai perché è santo e immacolato, ma perché ti può dare l'assoluzione, un potere che ha per il Sacramento dell'Ordine, e non per la sua bontà. È una fortuna - in realtà una disposizione della saggezza divina - che il potere di perdonare i peccati non dipenda dalla qualità personale del sacerdote, cosa che sarebbe terribile, visto che non si saprebbe mai chi è sufficientemente santo per perdonare. Il fatto inoltre che sia un uomo e in quanto tale abbia peccati facilita la confessione: proprio perché conosce sulla propria pelle cosa vuol dire essere debole può capirti meglio.
5) MI VERGOGNO È logico, ma bisogna superare la vergogna. C'è un fatto verificato a livello universale: quanto più ti costa dire qualcosa, tanto maggiore sarà la pace interiore che raggiungerai dopo averla detta. E costa proprio perché ti confessi poco; facendolo frequentemente vedrai come supererai quella vergogna. Non credere poi di essere tanto originale... Il sacerdote ha già ascoltato migliaia di volte quello che gli dirai. A questo punto della storia, è difficile credere di poter inventare peccati nuovi. E poi non dimenticarti di quello che ci ha insegnato un grande santo: il Demonio toglie la vergogna per peccare, e la restituisce aumentata per chiedere perdono. Non cadere nella sua trappola.
6) CONFESSO SEMPRE LE STESSE COSE Non è un problema. Bisogna confessare i peccati commessi, ed è abbastanza logico che i nostri difetti siano sempre più o meno gli stessi. Sarebbe terribile cambiare costantemente i propri difetti; quando ti fai il bagno o lavi i vestiti, non ti aspetti che appaiano macchie nuove che non avevi mai avuto prima; la sporcizia è più o meno sempre dello stesso tipo. Per voler essere puliti basta voler rimuovere il sudiciume... indipendentemente da quanto sia originale oppure ordinario.
7) CONFESSO SEMPRE GLI STESSI PECCATI Non è vero che sono sempre gli stessi peccati: sono diversi, anche se sono dello stesso tipo. Se insulto mia madre dieci volte, non si tratta dello stesso insulto, è sempre diverso; così come non è lo stesso uccidere una persona o dieci: se ho assassinato dieci persone non è lo stesso peccato, ma sono dieci omicidi distinti. I peccati precedenti mi sono già stati perdonati; ora ho bisogno del perdono dei "nuovi", ovvero di quelli commessi dall'ultima confessione.
8) CONFESSARMI NON SERVE A NULLA, CONTINUO A COMMETTERE I PECCATI CHE CONFESSO Lo scoraggiamento può indurre a pensare: "Confessarmi o no è lo stesso, non cambia nulla, tutto resta uguale". Non è vero. Il fatto che uno si sporchi non fa concludere che lavarsi sia inutile. Chi si fa il bagno tutti i giorni si sporca ugualmente tutti i giorni, ma grazie al fatto di lavarsi non accumulerà sporcizia e potrà essere pulito. Succede lo stesso con la confessione. Se c'è una lotta, anche se si cade, il fatto di togliersi i peccati di dosso rende migliori. È meglio chiedere perdono che non chiederlo. Chiedere perdono ci rende migliori.
9) SO CHE PECCHERÒ DI NUOVO, IL CHE DIMOSTRA CHE NON SONO PENTITO Dipende... L'unica cosa che Dio mi chiede è che sia pentito del peccato commesso e che ora, in questo momento, sia disposto a lottare per non commetterlo di nuovo. Nessuno chiede di impegnare il futuro che ignoriamo. Cosa succederà tra quindici giorni? Non lo so. Mi viene chiesto di essere sinceramente deciso, davvero, ora, a rifiutare il peccato. Il futuro va lasciato nelle mani di Dio.
10) E SE IL CONFESSORE PENSA MALE DI ME? Il sacerdote è lì per perdonare. Se penserà male sarà un problema suo del quale dovrà confessarsi. Tende sempre a pensare bene: valorizza la tua fede (sa che se sei lì a raccontare i tuoi peccati non è per lui, ma perché credi che egli rappresenti Dio), la tua sincerità, la tua voglia di migliorare... Suppongo che ti renderai conto del fatto che sedersi ad ascoltare peccati gratuitamente per ore non si fa se non per amore delle anime. Per questo se ti dedica del tempo, se ti ascolta con attenzione, è perché vuole aiutarti e gli importa di te. Anche se non ti conosce ti valorizza abbastanza da volerti aiutare ad andare in Cielo.
11) E SE IL SACERDOTE POI RACCONTA A QUALCUNO I MIEI PECCATI? Non ti preoccupare di questo. La Chiesa cura tanto questo fatto da applicare la pena più grande che esista nel Diritto Canonico - la scomunica - al sacerdote che si azzarda a rivelare quanto ha appreso durante la confessione. Ci sono martiri per il sigillo sacramentale: sacerdoti che sono morti per non rivelare il contenuto della confessione.
12) SONO PIGRO Può essere vero, ma non credo che sia un vero ostacolo, perché è abbastanza facile da superare. È come se uno dicesse che non si fa il bagno da un anno perché è pigro...
13) NON HO TEMPO Non credo che tu pensi davvero che negli ultimi mesi non hai avuto dieci minuti a disposizione per confessarti. Vogliamo fare un paragone con le ore di televisione che hai visto nello stesso periodo? Moltiplica il numero di ore quotidiane per il numero di giorni.
14) NON TROVO UN SACERDOTE I sacerdoti non sono una razza in via di estinzione, ce ne sono a migliaia. Come extrema ratio, cerca sull'elenco il numero di telefono della tua parrocchia; se non sai come si chiama, cerca la diocesi, sarà più semplice. In questo modo potrai sapere, in tre minuti al massimo, il nome di un sacerdote con il quale confessarti, e prendere anche un appuntamento per non dover aspettare.
Nota di BastaBugie: per conoscere il precetto che impegna i cristiani alle rinunce della quaresima e per scegliere le penitenze quaresimali personali si può leggere il seguente articolo NON LASCIAMO CHE LA QUARESIMA PASSI INVANO Digiuno, preghiera, carità: alcuni consigli pratici per rinunce e propositi per vivere bene questo momento di grazia di don Stefano Bimbi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3631
Fonte: Aleteia, 05/03/2014
8 -
MUORE UMBERTO ECO, IL FRUTTO PEGGIORE DELLA CULTURA TORINESE ED ITALIANA DEL XX SECOLO
L'autore de ''Il nome della rosa'' a 22 anni abbandonò la fede e diventò un nominalista, cioè non credeva che esistano verità universali (tanto meno Dio), ma solo nomi convenzionali
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 24/02/2016
Il 23 febbraio 2016 si è svolto a Milano il "funerale laico" dello scrittore Umberto Eco, morto il 19 febbraio a 84 anni. Eco è stato uno dei peggiori prodotti della cultura torinese ed italiana del XX secolo. La sua ascendenza torinese va sottolineata perché il Piemonte è stato una fucina di grandi santi nel XIX secolo, ma anche di intellettuali laicisti e anti-cattolici nel ventesimo. La "scuola torinese", ben descritta da Augusto Del Noce, è passata, grazie all'influsso di Antonio Gramsci (1891-1937) e di Piero Gobetti (1901-1925), dall'idealismo al marx-illuminismo, mantenendo sempre la sua anima immanentista ed anti-cattolica. Nel secondo dopoguerra, questa linea culturale esercitò un'egemonia talmente forte da attrarre a sé non pochi cattolici. Umberto Eco, nato ad Alessandria nel 1932, dirigente diocesano a 16 anni dell'Azione Cattolica, era, come egli stesso ricorda, non solo un attivista, ma «un credente da comunione quotidiana». Partecipò alla campagna elettorale del 1948 attaccando manifesti e distribuendo volantini anticomunisti. Collaborò quindi con la presidenza dell'Azione Cattolica a Roma, mentre studiava all'Università di Torino, dove si laureò nel 1954, con una tesi sull'estetica di San Tommaso d'Aquino, poi pubblicata nel suo unico libro che valga la pena di leggere (Il problema estetico in san Tommaso, 1956).
ABBANDONO DELLA FEDE CATTOLICA È in quell'anno 1954 che egli abbandonò la fede cattolica. Come maturò la sua apostasia? Di certo essa fu ragionata, convinta e definitiva. Eco disse con irrisione di aver perso la fede leggendo san Tommaso d'Aquino. Ma la fede non si perde, si rifiuta e, alle origini del suo allontanamento dalla verità non c'è san Tommaso, ma il nominalismo filosofico, che è un'interpretazione decadente e deformata della dottrina tomista. Eco rimase fino alla fine un nominalista radicale, per il quale non esistono verità universali, ma solo nomi, segni, convenzioni. Guglielmo di Occam, il padre del nominalismo, è raffigurato in Guglielmo da Baskerville, il protagonista del suo romanzo più celebre, Il nome della rosa (1940), che si chiude con un motto nominalista: «Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus». L'essenza della rosa (come di ogni cosa) si riduce a un nome; noi non abbiamo che nomi, apparenze, illusioni, nessuna verità e nessuna certezza. Un altro personaggio del romanzo, Adso, afferma che «Gott ist ein lautes Nichts», "Dio è un puro nulla". Tutto in ultima analisi è gioco, danza sul nulla. Questo concetto è lo stesso di un altro romanzo filosofico, Il pendolo di Foucault (1989). Dietro la metafora del pendolo c'è un Dio che si confonde con nulla, il male, il buio assoluto. Il vero pendolo del pensiero di Eco fu in realtà l'oscillazione tra il razionalismo assoluto degli illuministi e l'irrazionalismo dell'occultismo, della cabala, della gnosi, che egli combatté ma da cui fu morbosamente attratto. Se il nominalismo svuota la realtà del suo significato, l'esito inevitabile è infatti la caduta nell'irrazionale. Per uscirne non resta che lo scetticismo assoluto. Se Norberto Bobbio (1909-2004) costituisce la versione neo-kantiana dell'illuminismo torinese del Novecento, Umberto Eco ne incarna quella neo-libertina. Uno dei suoi ultimi romanzi, Il Cimitero di Praga (2010), è l'apologia implicita di quel cinismo morale che segue necessariamente all'assenza di vero e di bene. Nelle oltre cinquecento pagine del libro non c'è un solo impeto ideale, né figura che si muova spinta da amore o idealismo. «L'odio è la vera passione primordiale. È l'amore che è una situazione anomala», fa dire Eco a Rachkovskij, uno dei protagonisti. E tuttavia, malgrado le figure spregevoli e i fatti criminosi di cui il libro è infarcito, manca nelle sue pagine quella nota tragica che sola può far grande un'opera letteraria. Il tono è quello sarcastico di una commedia in cui l'autore si fa beffe di tutto e di tutti, perché l'unica cosa in cui veramente crede sono i filets de barbue sauce hollandaise che si mangiano da Laperouse al quais des Grands-Augustin, le écrevisses bordelaises o le mousses de Volailles del Café Anglais di rue Gramont, i filets de poularde piqués aux truffes del Rocher du Cancale in rue Montorgueil. Il cibo è l'unica cosa che esce trionfante dal romanzo, continuamente celebrato dal protagonista, che confessa: «La cucina mi ha sempre soddisfatto più del sesso. Forse un'impronta che mi hanno lasciato i preti». Non a caso, nel 1992, Eco fu ricoverato in ospedale e dato quasi per morto a causa di una colossale indigestione.
BATTAGLIA PER IL REFERENDUM SUL DIVORZIO Eco è stato tecnicamente un grande giocoliere, perché si è preso gioco di tutti: dei suoi lettori, dei suoi critici e soprattutto dei cattolici che lo invitavano nei loro convegni alla stregua di un oracolo. Come per gioco, in occasione del referendum sul divorzio del 1974, egli rivolse ai divorzisti dalle colonne dell'Espresso, l'appello per una intelligente impostazione della loro campagna propagandistica con queste parole: «La campagna per il referendum dovrà essere scevra di presupposti teorici, spregiudicata, immediata, volta a un effetto a breve scadenza. Diretta eminentemente a un pubblico facile preda di sollecitazioni emotive, dovrà vendere una immagine positiva del divorzio che ribalti esattamente gli appelli emotivi di parte avversa... I temi di questa campagna di «vendita» dovrebbero essere: il divorzio fa bene alla famiglia, il divorzio fa bene alle donne, il divorzio fa bene ai bambini... Da anni i pubblicitari italiani vivono un loro dramma di identità: colti e informati, si sanno oggetto di una critica sociologica che li indica come servi fedeli del potere consumistico... Tentano campagne gratuite per la difesa del verde e la donazione del sangue. Ma si sentono esclusi dai grandi problemi del proprio tempo, condannati a vendere saponette. La battaglia per il referendum sarà la prova della sincerità di tante aspirazioni civili più volte asserite. Basta che un gruppo di agenzie esperte, dinamiche, spregiudicate, democratiche, si coordini e si autofinanzi per sostenere una campagna del genere. Basta un giro di telefonate, due riunioni, un mese di lavoro intenso. Distruggere un tabù in pochi mesi è una sfida che dovrebbe far venire l'acquolina in bocca a ogni pubblicitario che ami il suo mestiere...».
DISTRUGGERE LA FAMIGLIA Il tabù da distruggere era la famiglia, che, per un relativista come lui, non aveva nessuna ragione di esistere. La distruzione della famiglia in Italia, dal 1974 è proseguita, per tappe successive. Eco l'ha accompagnata con compiacimento, uscendo di scena alla vigilia dell'approvazione delle unioni omosessuali, che è l'esito conclusivo dell'introduzione del divorzio, quarant'anni prima. La famiglia naturale viene sostituita da quella innaturale. Il relativismo celebra il suo apparente trionfo. Umberto Eco ha contribuito fortemente a quest'opera di dissacrazione dell'ordine naturale e cristiano, eppure ciò di cui egli dovrà rispondere non è tanto il male che ha fatto, quanto il bene che avrebbe potuto fare se non avesse deliberatamene rifiutato la Verità. A che serve ricevere quaranta lauree honoris causa e vendere trenta milioni di copie per un solo libro (Il nome della rosa), se non si guadagna la felicità eterna? Il giovane attivista di Azione Cattolica avrebbe potuto essere un san Francesco Saverio in quella terra di missione che oggi è l'Europa. Ma non accolse quelle parole che sant'Ignazio rivolgeva a san Francesco Saverio e che Dio fa risuonare in ogni cuore cristiano: «Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la sua anima?»
Nota di BastaBugie: ecco il link al precedente articolo che abbiamo pubblicato per commentare l'opera del defunto Umberto Eco UMBERTO ECO, RELATIVISTA ANTICATTOLICO E ANTISTORICO... PER QUESTO ESALTATO DAL MONDO Nel suo famigerato romanzo, Il nome della rosa, deturpa la verità storica su medioevo e inquisizione arrivando alla conclusione che Dio e la verità non esistono Autore: Aldo Vitale - Fonte: Tempi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4114
Fonte: Corrispondenza Romana, 24/02/2016
9 -
OMELIA IV DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C (Lc 15,1-3.11-32)
Bisognava far festa e rallegrarsi
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 marzo 2016)
La parabola del figliuol prodigo è una delle più belle pagine della Sacra Scrittura, che ci parla della Misericordia di Dio per noi peccatori. Il padre è Dio e il figlio è l'uomo. Per quanto grande possa essere il peccato dell'uomo, molto più grande, infinitamente più grande, è la Misericordia di Dio. Giuda ha commesso due peccati molto grandi: il primo è stato quello di tradire il Signore; il secondo quello di disperarsi, di non credere alla Misericordia di Dio. Di certo, molto più grande è stato il peccato di disperazione. Se avesse confidato in Dio, nella sua Bontà, e avesse chiesto perdono, certamente Dio lo avrebbe perdonato. Un giorno san Luigi Orione fu invitato in una parrocchia a predicare. Il tema della predicazione era quello della Misericordia di Dio. Volendo dare un esempio della Bontà di Dio, sempre pronto al perdono, ad un certo punto gli venne in mente di dire che, se anche uno avesse ucciso la propria madre mettendo del veleno nel piatto dove mangiava, se veramente pentito di questo enorme peccato, Dio lo perdonerebbe. Al termine della funzione, lasciò quella parrocchia e andò alla stazione ferroviaria per tornarsene a casa. Alla stazione fu raggiunto da una persona sconvolta. Quell'uomo gli disse: «Lei, padre, certamente mi conosce!». «No – rispose –, non l'ho mai vista!». «Eppure lei mi deve conoscere – continuò l'uomo – perché ha parlato proprio di me nella predica: io sono quell'uomo che ha avvelenato la propria madre. Ma veramente Dio mi può perdonare?». L'uomo spiegò che vent'anni prima aveva compiuto quell'orribile peccato e che dopo si era amaramente pentito, ma non credeva di poter essere perdonato. Aveva trascorso vent'anni di disperazione, ma finalmente quel giorno scoprì, come il figliuol prodigo, l'immensa Misericordia di Dio. Si confessò, lì alla stazione, da san Luigi Orione, e ritrovò finalmente la pace. Nel brano del Vangelo che abbiamo letto ci sono dei particolari da cui possiamo ricavare dei preziosi insegnamenti. Lontano da casa e sperperati tutti i suoi averi, il figliuol prodigo fu costretto «a pascolare i porci» (Lc 15,15). Desiderava sfamarsi con le carrube, ma nessuno gliene dava. Il peccato ci priva del bene più grande che è la grazia di Dio e noi diventiamo le creature più miserabili. Inoltre, il peccato, a volte, porta anche alla miseria materiale. Dove c'è miseria, sovente ci sono dei peccati alla base, propri o altrui. La povertà è una virtù evangelica; la miseria è una piaga da combattere e si combatte eliminando prima di tutto i peccati, in modo particolare la bestemmia, le profanazioni delle feste e i peccati contro la vita. Allora il figliuol prodigo rientrò in se stesso e disse: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio» (Lc 15,18). Dio visita i nostri cuori con i rimorsi di coscienza: dobbiamo essere solleciti a levarci, a rialzarci dopo la caduta, ad andarci subito a confessare. Se brutto è il peccato, più brutto è lo scoraggiamento che ci impedisce di tornare a Dio. «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20). La Misericordia di Dio ci insegue fino al letto di morte e aspetta il momento del nostro pentimento. La sua grazia previene e accompagna sempre il nostro ritorno a Lui. Una volta tornato a casa il figlio, il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi» (Lc 15,22). Non è il padre a rivestire il figlio, ma sono i servi. E così Dio si serve dei suoi servi, dei sacerdoti, per rivestire i peccatori, per ridare loro la veste nuova della grazia. Ecco dunque la Confessione. Dio ci perdona subito dopo il nostro pentimento, ma dobbiamo andare dal sacerdote per essere rivestiti, per essere assolti con il sacramento della Riconciliazione, e solo dopo aver fatto questo possiamo prendere parte al banchetto dell'Eucaristia. Il testo del Vangelo continua dicendo che il figlio maggiore, udite la musica e le danze, «si indignò, e non voleva entrare» (Lc 15,28). È questo un peccato di invidia, un peccato contro lo Spirito Santo. Quante volte anche noi, senza pensarci, invidiamo la grazia altrui e ci rattristiamo per i benefici che Dio largisce al nostro prossimo. Se grande è stato il peccato del figliuol prodigo, ancor più grande è stato il peccato del figlio maggiore.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 marzo 2016)
BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.