BastaBugie n�458 del 15 giugno 2016

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1 CELLULARE E WHATSAPP DANNO L'ILLUSIONE DI ESSERE CONNESSI, MENTRE SIAMO DISCONNESSI DALLA REALTA'
Se dal telefonino alzassimo lo sguardo su volti, tramonti, santi, cattedrali, i nostri genitori, i nostri figli, ci renderemmo conto che il messaggio che attendevamo è già arrivato e ce lo siamo persi (VIDEO: disconnessi per essere connessi)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
2 UN ISLAMICO FA STRAGE DI GAY IN NOME DI ALLAH, MA LA COLPA VIENE DATA AI CRISTIANI (NERONE DOCET)
Con la complicità di vescovi e giornali cattolici tutti sono pronti a sottomettersi all'Islam... quando il Califfato arriverà in Europa non avrà neanche bisogno di combattere
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 DEFINIRE LA VITTORIA DELLA CLINTON ALLE PRIMARIE ''MOMENTO STORICO'' MI PARE DAVVERO SURREALE
Sarebbe ''storico'' se ci fosse una candidata davvero di rottura, che so, qualcuno non avvezzo al potere, o magari una donna
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
4 DOPO GLI UOMINI-CANE IN GRAN BRETAGNA, IN CANADA LEGITTIMATI GLI ATTI SESSUALI TRA UOMINI E ANIMALI
Considerare normale la perversione sessuale della bestialità rappresenta l'ovvia deriva animalesca della nostra società
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender
5 LIBERTA' E UGUAGLIANZA, LE PAROLE CHE HANNO FATTO LA STORIA MODERNA, HANNO LUTERO COME PADRE... E LA MENZOGNA COME MADRE
La ''libertà'' che interessa a Lutero è solo quella dei principi e la ''uguaglianza'' serve solo ad azzerare papi e vescovi, in pratica distruggere l'unica Chiesa fondata da Cristo
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 CHI ERA DAVVERO MOHAMMED ALI (CASSIUS CLAY)
Ecco la clamorosa intervista che gli fece Oriana Fallaci
Autore: Oriana Fallaci - Fonte: Dagospia
7 RICONOSCERE IL GENOCIDIO DEI CRISTIANI IN IRAQ E SIRIA
Campagna di ''Aiuto alla Chiesa che soffre'' affinché l'Italia di riconosca come genocidio quanto commesso due anni fa dallo Stato Islamico (VIDEO: definiamolo genocidio)
Fonte: Tempi
8 LA CIRINNA' HA FORTEMENTE LIMITATATO LA LIBERTA'
Proibire la libertà di pensiero anche in un solo punto della dottrina cattolica (ad es. i matrimoni gay) significa annullare del tutto la libertà religiosa
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA XII DOMENICA T. ORD. – ANNO C (Lc 9, 18-24)
Se qualcuno vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - CELLULARE E WHATSAPP DANNO L'ILLUSIONE DI ESSERE CONNESSI, MENTRE SIAMO DISCONNESSI DALLA REALTA'
Se dal telefonino alzassimo lo sguardo su volti, tramonti, santi, cattedrali, i nostri genitori, i nostri figli, ci renderemmo conto che il messaggio che attendevamo è già arrivato e ce lo siamo persi (VIDEO: disconnessi per essere connessi)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 05/06/2016

I trent'anni di internet in Italia che si festeggiano in questi giorni non sono soltanto un avvenimento tecnologico, ma anche neurologico.
E' una specie di supermente che abbiamo a disposizione sempre e dovunque con il nostro telefonino. Ma non si tratta solo delle infinite cose che possiamo trovare, conoscere, vedere, leggere, scoprire in un istante, da qualunque luogo.
Con la rete ognuno si trova dotato di un corpo più esteso, di occhi, orecchi, mani e piedi più potenti. Siamo costantemente connessi col mondo, in qualche modo possiamo essere contemporaneamente in molti luoghi diversi e farci sentire. Ai quattro angoli del pianeta. E' un potere straordinario.
Tuttavia anche rischioso perché con la mente rischiamo di essere sempre altrove, sempre "fuori", così possiamo perdere o dimenticare la strada di casa: il nostro "io".
Infatti la grande chance è diventata subito anche un rischio patologico. L'esperto fa la diagnosi: connessi con il mondo, ma sconnessi da noi stessi.

DIPENDENZA O POTENZA?
Secondo alcune ricerche il 60 per cento degli italiani ammette di aver sviluppato una forma di dipendenza da internet (soprattutto attraverso il telefono cellulare).
C'è una dipendenza che, anche prima di diventare patologica, crea ansia e fa vivere male, cosicché sono spuntate subito strategie di cura e disintossicazione digitale.
Ma - senza andare sul patologico - c'è una dipendenza lieve che forse riguarda tutti, se è vero, come scriveva tempo fa il Daily Mail, che la più diffusa fobia del mondo è la "nomofobia", cioè la paura di restare disconnessi dalla rete telefonica.
Nell'eterna disputa fra gli apocalittici e gli integrati gli scenari sono estremi e senza sfumature. I primi vedono ormai l'umanità schiava della tecnologia e dei padroni di essa, milioni di persone sottoposte a tecnostress, ore e ore di lavoro perse, legami familiari in fumo (vedi il film "Perfetti sconosciuti") e peggio ancora.
Gli integrati invece esaltano le luminose possibilità offerte dalle nuove tecnologie, che effettivamente regalano enormi vantaggi.
In realtà hanno ragione entrambi. Ma non si può né rassegnarsi supinamente alla dipendenza digitale, né prospettare un rifiuto luddista delle nuove tecnologie, nella sua forma snob o in quella eremitica.
Casomai - se il problema è la dipendenza - bisognerebbe riflettere sul "perché" di tale fenomeno. Se infatti si è calcolato che un utente comune - come ciascuno di noi - controlla il cellulare almeno 150 volte al giorno, che è obiettivamente un uso compulsivo, ciò non dipende dal cellulare, ma da noi.
In parte è provocato da un istinto automatico, ma forse in gran parte pure da un'inquietudine, da una mancanza indecifrata. Da una insoddisfazione costante.
Può servire ogni tanto "staccare la spina" e disintossicarsi dai micidiali aggeggi elettronici per ritrovare noi stessi, ma non si risolve così il problema, perché non sappiamo chi siamo noi e perché abbiamo bisogno di "connessione". Cioè non sappiamo cosa inconsciamente attendiamo.
Non sappiamo - per dirla col poeta - di cosa è mancanza quella mancanza. Non sappiamo inoltrarci in quell'abisso che è la nostra psiche, la nostra mente o - se vogliamo - la nostra anima.
Provare a farlo con lo psicoanalista (che ha sostituito preti e confessori) non sembra così efficace: come "meccanico" della psiche egli può (forse) riparare alcuni guasti della "macchina", ma non può dirti da dove vieni, né chi sei, né dove vai, né perché, né con chi. Soprattutto non può dirti chi cerchi e cosa ti manca.

IL MESSAGGIO DELL'IMPERATORE
Tutti questi vuoti e smarrimenti riecheggiano sia nel nostro desiderio inconsulto di essere sempre "altrove" (per l'insoddisfazione della realtà e del presente), sia nell'ansia che ci stiamo perdendo qualcosa.
Ma soprattutto si riflettono nella solitudine che viviamo, anche quando siamo circondati da tante gente, e che ci rende annoiati e ci fa immaginare di essere "cercati" a nostra insaputa da qualcuno o raggiunti da chissà quale notizia che cambierebbe la nostra vita o - ci basterebbe - la nostra giornata o almeno il nostro umore del momento.
Basta affacciarsi sulla letteratura, che è la grande foresta delle anime, per trovare in altra epoca "senza connessione", quella stessa nostra ansia che ci fa controllare continuamente il telefonino.
Siamo come il personaggio del racconto di Kafka che sta alla finestra ad aspettare il favoloso "messaggio dell'imperatore" destinato a lui, messaggio che è sempre in procinto di arrivare, sempre più vicino, ma inevitabilmente in ritardo per qualche oscura ragione.

ATTESA
Madame Bovary non aveva il cellulare - e chissà quanto ossessivamente l'avrebbe usato - ma aveva già quel vuoto, viveva già quell'attesa che permetteva a Flaubert di rappresentarla così:
"In fondo all'anima, tuttavia, essa attendeva un avvenimento. Come i marinai che si sentono perduti, essa volgeva di qua e di là degli sguardi disperati, cercando in lontananza qualche vela bianca tra le nebbie dell'orizzonte. Non sapeva che cosa aspettasse, quale caso; né da qual vento questo sarebbe portato, né a qual riva condurrebbe lei; se fosse scialuppa o bastimento grande, se carico d'angosce o pieno di felicità fino alle murate. Ma ogni mattina, appena sveglia, incominciava a sperare che sarebbe venuto appunto quel giorno; e ascoltava tutti i rumori, si alzava di soprassalto, si stupiva che non capitasse nulla; poi, al tramonto, sempre più triste, desiderava di esser già al domani".
Sembra quasi di vederla controllare continuamente i messaggi e svegliarsi al mattino afferrando - come prima cosa - il cellulare...
Ma se quella solitudine, quell'attesa, quel "taedium vitae", quella nostalgia di non-si-sa-cosa, c'erano già, da secoli, anzi da millenni, dalla notte dei tempi, alla radice delle anime umane, come incolpare il telefonino?
Forse dovremmo conoscere meglio noi stessi. Riconoscerci feriti e mancanti. Bisognosi di un incontro che cambia la vita.
E dovremmo magari tener presente che il "messaggio dell'imperatore", "l'avvenimento", "la vela bianca fra le nebbie dell'orizzonte", arriva più facilmente nella concreta realtà quotidiana che nel mondo virtuale della rete.
Forse sta già bussando alla porta delle nostre giornate e non ce ne accorgiamo.
Forse se - dal telefonino - alzassimo lo sguardo sui volti, sui tramonti, sulle cattedrali delle nostre città, sulle nostre campagne, sui nostri padri e i nostri figli, sugli incontri, sui nostri santi, i nostri eroi silenziosi e i nostri artisti, ci renderemmo conto che il messaggio è già arrivato e ce lo siamo persi. Ce lo stiamo perdendo.
E' in tutto quello che - con un termine generico - chiamiamo "bello". Come scriveva Jorge Luis Borges: "La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest'imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico".
Ecco cosa aspettiamo: una rivelazione.

Nota di BastaBugie: hai whatsapp sul cellulare? Ti proponiamo una sfida: elimina questa applicazione dal tuo smartphone per due settimane al termine delle quali deciderai se istallarlo di nuovo o no. Chi ha fatto questa prova nel 90% dei casi non torna indietro perché si accorge quanto tempo perdeva a rispondere ai messaggi o anche solo a guardare foto e cose inutili inviate a decine al giorno nei vari gruppi. Insomma una prova che non costa nulla, ma che potrebbe farti guadagnare del tempo libero.
Per capire il senso di questa sfida per tentare l'abbandono definitivo da whatsapp, ti consigliamo la visione del seguente video che fa riflettere sulle occasioni che stare attaccato al cellulare ti fa perdere (inoltre se sei genitore, come pensi di educare i tuoi figli ad un uso responsabile della tecnologia se ti hanno visto da sempre attaccato al cellulare?). Il video non è specifico su whatsapp, ma abbiamo notato che togliendolo dal proprio cellulare si colpisce la principale perdita di tempo (oltre a facebook, di cui avevamo già parlato in precedenza).
Ti ricordiamo che anche senza whatsapp si possono inviare messaggi (tramite sms) e foto (tramite mail), ma in questo caso non sei invaso come con whatsapp, né hai la tentazione di inviare messaggi e foto inutili, come accade appunto con whatsapp (perché con esso è indubitabilmente più facile... troppo facile!).
Buona visione e buona avventura alla scoperta di quanto è bello essere connessi alla realtà (anche se disconnnessi da whatsapp):


https://www.youtube.com/watch?v=9U8Qhs96SU4

DOSSIER "CELLULARE? NO, GRAZIE!"
L'illusione di essere connessi

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Fonte: Libero, 05/06/2016

2 - UN ISLAMICO FA STRAGE DI GAY IN NOME DI ALLAH, MA LA COLPA VIENE DATA AI CRISTIANI (NERONE DOCET)
Con la complicità di vescovi e giornali cattolici tutti sono pronti a sottomettersi all'Islam... quando il Califfato arriverà in Europa non avrà neanche bisogno di combattere
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/06/2016

«Purtroppo è la religione, inclusa la nostra, che prende di mira, perlopiù verbalmente, e spesso genera disprezzo per gay, lesbiche e transgender. Oggi gli attacchi contro uomini e donne Lgbt spesso piantano il seme del disprezzo, che si trasforma in odio e alla fine può portare alla violenza». Queste parole di Robert Lynch, vescovo di Tampa, in Florida, a commento della strage di Orlando, una volta sarebbero state sorprendenti e intollerabili, oggi sembrano diventate assolutamente normali anche nella Chiesa. E sono in perfetta sintonia con quanto a voce sempre più alta viene affermato dal mondo laicista.

LA COLPA È DEI CRISTIANI (NERONE DOCET)
Sono bastati tre giorni per superare lo choc che ha mandato in corto circuito il politicamente corretto (non si può parlare male di gay e islamici, ma cosa dire quando uno ammazza gli altri?), ed ecco trovata la via d'uscita: la colpa è della religione in generale, e dei cristiani in particolare. Negli Stati Uniti a puntare esplicitamente l'indice contro i cristiani sono i rappresentanti dell'American Civil Liberties Union (ACLU), che imputano ai cristiani che si oppongono al matrimonio gay di aver creato un clima di odio nei confronti degli Lgbt: «La Destra Cristiana ha proposto 200 leggi anti-Lgbt negli ultimi sei mesi e poi ce la prendiamo con gli islamici? Assolutamente no», ha detto l'avvocato Chase Strangio, che anzi ha accusato i cristiani di provocare anche questa islamofobia.
Sembra di essere tornati ai tempi di Nerone, qualsiasi cosa accada è colpa dei cristiani, che vanno quindi perseguiti. O, nella migliore delle ipotesi, vanno messi in un unico calderone con tutte le religioni, i monoteismi in particolare, colpevoli di essere fonti di discriminazione nei confronti degli omosessuali.
Anche Repubblica Tv insiste su questo punto e scomoda la filosofa Michela Marzano per rispondere alla domanda «Perché le religioni odiano gli omosessuali?». La quale filosofa, nonché parlamentare eletta nelle liste del PD, ci spiega che il problema non sta nella fede in generale ma sta negli integralismi religiosi, la cui forma di chiusura nei confronti dei gay si trasforma facilmente in odio.
L'integralista infatti - ci spiega la Marzano - è «fanatico e fondamentalista», odia il diverso e vuole «imporre i dogmi della propria fede agli altri». Ma attenzione all'argomento: l'integralista vede nell'omosessuale un «turbamento dell'ordine naturale». Da qui all'insofferenza e poi alla violenza il passo è breve, ci dice sempre la Marzano. Fortunatamente c'è papa Francesco, conclude con un filo di speranza la filosofa, che ci spiega la vera fede e - travisando le sue parole - lo fa diventare addirittura paladino dei diritti gay.

UN ISLAMISTA FA LA STRAGE, MA È LA CHIESA CHE DEVE CAMBIARE
Ma finché a propugnare queste tesi sono gli esponenti laicisti, per quanto preoccupante, non è però sorprendente. Ma queste stesse tesi ormai trovano ampio risalto anche fra esponenti cattolici. Non solo il lontano vescovo della Florida; lo stesso quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, ripete in altro modo gli stessi concetti della Marzano. In una surreale intervista (pag. 6 del 14 giugno) a Francesco Spano, direttore dell'Unar (sì, proprio l'ufficio nazionale anti-discriminazioni razzali che tanto si dà da fare per imporre il gender nelle scuole italiane), ritroviamo pari pari la stessa lettura: la fede autentica, che accoglie tutto e tutti, non fa problema, sono gli estremisti di ogni religione alla base dell'omofobia. Non solo: costoro sono anche responsabili dell'aumento delle ostilità contro ebrei, islamici e cristiani, perché la contrapposizione che essi creano con chi è fuori dalla religione provoca la reazione.
Ma per fortuna che, anche qui, c'è papa Francesco. Notiamo la domanda dell'intervistatore che sottopone un giudizio sulla Chiesa al direttore dell'Unar: «I monoteismi sono sempre e comunque chiamati a fare l'esame di coscienza per i non pochi atteggiamenti di condanna espressi, soprattutto in passato, verso le persone omosessuali, ma non trova che ora la svolta chiesta alla Chiesa cattolica da papa Francesco segni una netta inversione di tendenza?». Un islamista fa la strage, ma è la Chiesa che deve cambiare. Ovvia la risposta entusiastica del rappresentante del laicismo: «I gesti e le parole di papa Francesco stanno guidando la Chiesa cattolica verso orizzonti capaci di restituire speranza a molte persone», speranza - sottinteso - che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, tanto per dire gli ultimi, negavano. E ancora: «Credo che una riflessione autentica sul rispetto della dignità dei credenti omosessuali nella Chiesa sia molto importante, soprattutto per non fare sentire escluse tutte quelle persone di fede che sono omosessuali». Ecco fatto: adesso per decidere la pastorale dobbiamo chiedere al direttore dell'Unar.

LA VIGLIACCHERIA E LA MENZOGNA
In tutte queste prese di posizione si noteranno due aspetti di fondo: la vigliaccheria e la menzogna, l'una legata all'altra. La vigliaccheria è evidente: si ha paura dell'islam, quindi guai a dire che non è «una religione di pace». Un islamico spara, un commando islamista fa attentati in nome dell'ISIS o di al Qaeda, ma guai a dire che l'islam c'entra qualcosa: se c'è terrorismo in un modo o nell'altro è sempre colpa dell'Occidente, e in ogni caso sono i cattolici a dover fare l'esame di coscienza. Tutti già pronti a sottomettersi, quando il Califfato arriverà in Europa non avrà neanche bisogno di combattere.
Ma siccome i vigliacchi vogliono passare per fini intellettuali e uomini religiosamente corretti, ecco la menzogna distribuita a piene mani. Tutte le religioni sono uguali, dicono in coro: sono buone, ma purtroppo ognuna ha i suoi estremisti. Eh no, cristianesimo e islam non sono la stessa cosa, neanche nei confronti degli omosessuali. L'affermazione del Catechismo che, in continuità con la tradizione ebraica, dichiara l'omosessualità "contro natura" non è la condanna degli omosessuali che troviamo nei paesi islamici. Il cristianesimo ha introdotto nella storia il valore unico e assoluto della vita umana, della dignità di ogni persona. Ma proprio per questo è in grado di riconoscere e dare un nome alle differenze, è capace di dare un giudizio sul bene e sul male, su ciò che è giusto e ciò che è malvagio. Dire che un atto è "contro natura" non è fonte di alcuna violenza, è solo il riconoscimento della realtà.
Piuttosto, è affermare che tutto sia uguale, che tutto sia indifferente che genera violenza. E al proposito chi parla tanto di papa Francesco per giustificare i propri progetti, dovrebbe almeno ricordare quando nella catechesi del 15 aprile 2015, riferendosi alla teoria del gender che pretende di superare la distinzione tra uomo e donna proponendo di riconoscere pari dignità a ogni orientamento sessuale, disse: «Io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione».
Nell'islam la situazione è ben diversa, non esiste una pari dignità per tutte le persone: non solo le persone omosessuali, c'è una divisione netta tra chi è fedele e chi non lo è, il valore della persona dipende dall'adesione all'islam. Basterebbe dare un'occhiata alla situazione nei paesi islamici per rendersi conto della differenza. O anche passare in rassegna gli attentati compiuti in questi anni: l'attacco al locale gay è solo l'ultimo degli obiettivi colpiti, che non hanno risparmiato nessuno.
Per quanto poi riguarda la Chiesa cattolica, è pura menzogna affermare o lasciare intendere che prima di papa Francesco la Chiesa condannava le persone omosessuali. La Chiesa - vedi il Catechismo - condanna fermamente gli atti omosessuali, non le persone in quanto tali. Anzi, tale condanna si accompagna a una attenzione particolare alle persone che hanno questa tendenza. Non c'è nulla nel Catechismo della Chiesa cattolica che autorizzi, anche implicitamente, a disprezzare o addirittura odiare le persone con tendenza omosessuale.
Fare confusione su questo è solo un modo per fare avanzare l'agenda omosessualista nella Chiesa; svela il tentativo - ormai dichiarato - di cambiare anche il Catechismo per sistemare la situazione di tante persone omosessuali che oggi nella Chiesa hanno scalato posizioni di carriera molto alte. E, impedendo di riconoscere le vere radici della violenza terroristica, fanno anche il gioco del Califfo.

Nota di BastaBugie: nel 64 d.C. l'imperatore Nerone fu il probabile autore di un incendio che distrusse gran parte della città di Roma. Per distogliere da sé le accuse mossegli dalla plebe e dai senatori, accusò i cristiani di aver provocato l'incendio: scatenò così una crudele persecuzione nei confronti dei cristiani, riferita dallo storico latino Tacito nel XV libro degli Annali.
Come si vede dall'articolo sopra riportato la storia si ripete. Cristiani innocenti sono indicati come il bersaglio di accuse infondate. Del resto Gesù lo aveva previsto: "Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi".
Ecco un video della durata di cinque minuti con l'episodio di Nerone e l'incendio di Roma:


https://www.youtube.com/watch?v=kFk1eAthLvs

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/06/2016

3 - DEFINIRE LA VITTORIA DELLA CLINTON ALLE PRIMARIE ''MOMENTO STORICO'' MI PARE DAVVERO SURREALE
Sarebbe ''storico'' se ci fosse una candidata davvero di rottura, che so, qualcuno non avvezzo al potere, o magari una donna
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 09/06/2016

Ieri ho scritto su facebook una cosa su Hillary Clinton che ha suscitato un bel po' di polemiche, rispostacce anche su altri profili. Sul mio di meno, perché credo ormai si sappia in giro che la mia politica è questa: in casa mia parla chiunque voglia dialogare educatamente, magari anche esponendo perplessità, ma non per litigare; gli altri li blocco e non possono più vedere il mio profilo, esattamente per lo stesso motivo per cui a casa nostra invitiamo solo persone che ci vogliono bene; e nessuno viene a dirti che non sei democratico - sembra incredibile ma ogni volta il commento "bell'esempio di democrazia" viene riproposto - perché non inviti a cena lo sconosciuto che ti ha appena mandato a quel paese al semaforo. (Tra l'altro chi insulta non di rado è gente di cui non posso vedere i post senza "essere amica", mentre i miei sono visibili a tutti).
Comunque, dopo questa noiosa precisazione, entro nel merito. Hillary Clinton dopo aver vinto le primarie in California, alla vigilia della vittoria definitiva, ha definito il momento "storico". Ha anche attaccato il pippone sul soffitto di cristallo, e i diciotto milioni di crepe che lei gli avrebbe inferto, usando tutti gli artifici della retorica emotiva di cui gli americani sono maestri nel mondo. Io avevo scritto: "Definire la vittoria della Clinton alle primarie "momento storico" (parole sue) mi pare davvero surreale. Sarebbe un momento storico se ci fosse una candidata davvero di rottura. Che so, qualcuno non avvezzo al potere, o magari una donna".

COS'È ESSERE DONNA
Ovviamente non stavo facendo facile e squallida ironia sulla poca femminilità della signora, che so, sulla bruttezza o vecchiaia o non so cosa abbia pensato chi ha definito la mia "una caduta di stile". Io stavo alludendo alla mia riflessione lungamente esposta in libri e conferenze e articoli su cosa sia essere donna. Chi mi conosce infatti non ha avuto dubbi sul senso delle mie parole. Ma dai commenti letti qua e là mi sono resa conto che viviamo in un'epoca dai punti di riferimento continuamente rinegoziati, in cui è necessario - ha ragione mio marito che lo ripete sempre - compilare di nuovo un dizionario di base della lingua comune, in cui almeno alcuni termini significhino per tutti la stessa cosa.
La donna è una creatura di sesso femminile che ha portato alla fioritura e al compimento la sua vocazione, che è quella di rendersi disponibile ad accogliere accompagnare sostenere la vita quando è più debole. Questo può coincidere anche con la maternità biologica, ma non solo. La supera e la comprende, ma non si esaurisce in quella. Ogni donna, anche se non ha il privilegio di generare, è madre se riconciliata con se stessa. Una donna può fare tutto quello che fanno gli uomini, ormai lo abbiamo dimostrato chiaramente: siamo astronaute generali segretarie di stato presidenti della repubblica regine. A me sembra che possiamo da tempo passare alla fase due, e sinceramente trovo quasi offensivo quando qualcuno esulta per certe imprese. Embè? Pensavate che ci mancasse qualcosa? Certo, ci manca un po' di forza fisica e abbiamo un approccio al sapere molto diverso, ma sul fatto che siamo in grado consideravo la questione chiusa da molto tempo (nelle università siamo di più, più brave diligenti veloci eccetera eccetera). Scaliamo meno i vertici perché siamo meno aggressive. Preferiamo mediare che andare contro, se siamo in pace con noi. Abbiamo bisogno dello sguardo altrui e questo condiziona anche il nostro atteggiamento del mondo del lavoro (una donna si vergogna a chiedere un aumento, un uomo lo pretende e se non lo ottiene si arrabbia, e non per questo pensa di valere poco). Insomma, sto aprendo una finestra dietro l'altra, per ognuna di queste affermazioni apodittiche servirebbe un capitolo e la citazione di chili di libri, servirebbero distinguo e chiarimenti e specificazioni. Sono concetti tagliati con l'accetta, ma penso che qui ci si possa capire. Andiamo avanti.

CE LA POSSIAMO FARE (CON UN ALTRO STILE)
La grande sfida per noi donne non è dimostrare che ce la possiamo fare da sole (anche se "da sola" non è un'espressione che si adatta esattamente a Hillary Rodham, moglie di, segretario di stato, senatrice, prima ancora figlia di industriale, studentessa a Yale, cioè insomma una che ha anche avuto buone possibilità nella vita, e poi certo se le è giocate molto bene) ma che ce la possiamo fare con un altro stile.
La donna è per la vita, è profondamente contro la morte. Quindi contro la guerra, contro l'aborto, contro la vendita di bambini uccisi. La donna non esulta e non ride in televisione per la morte di un nemico (come lei ha fatto per esempio per Gheddafi), non gestisce la politica estera come se stesse giocando a scacchi ( "la cosa migliore che può capitarci sarebbe di essere aggrediti da qualcuno... Di fatto provocheremo un attacco perché allora saremo al potere più di quanto chiunque possa immaginare") dimenticando che ci andranno di mezzo vite umane, anche delle donne di cui si dice paladina, di certo dei loro figli. Una donna che abbia viscere di misericordia non dice che per far sì che tutto il mondo acceda alla pianificazione familiare (sinistra maschera per parlare di aborto) "codici culturali profondamente radicati, credenze religiose, e condizionamenti strutturali dovranno essere cambiati". Dove questo non avverrà naturalmente i cambiamenti andranno imposti con la forza (enforced) dice la sorridente biondina, la tenera nonna che si preoccupa solo dei suoi, dei nipoti, mentre lavora indefessa perché in Africa le operaie possano essere libere di stare in fabbrica dodici ore al giorno senza dover accudire bambini (che privilegio, eh?). E grazie a questo lavoro culturale ormai nelle università americane bisogna stare attenti a come si parla, c'è una limitazione della libertà intellettuale e di parola pazzesca, inimmaginabile venti anni fa (in America chi obietta contro il matrimonio gay rischia di perdere il lavoro, pure il Papa ha tentato di difendere il diritto all'obiezione di coscienza, ma da quelle parti la coscienza pare non sia libera, solo il commercio lo è). Una donna, soprattutto, non accetta copiosissimi finanziamenti da Planned Parenthood, il gigante degli aborti accusato di vendere pezzi di bambini uccisi nel ventre materno.
Ecco perché la mia sulla Clinton non è stata una scivolata, una battuta infelice, una caduta di stile. Era esattamente quello che volevo dire.
Io esulterò per una donna presidente quando non sarà una donna che si è dovuta trasformare in un uomo, ma quando mostrerà che è possibile gestire il potere partendo dai piccoli, dai poveri, dagli ultimi. E prima di tutto dal più povero tra i poveri, come lo definiva Madre Teresa, il bambino nel ventre di una madre.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 09/06/2016

4 - DOPO GLI UOMINI-CANE IN GRAN BRETAGNA, IN CANADA LEGITTIMATI GLI ATTI SESSUALI TRA UOMINI E ANIMALI
Considerare normale la perversione sessuale della bestialità rappresenta l'ovvia deriva animalesca della nostra società
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender, 11/06/2016

Il Canada ha stabilito che gli atti sessuali tra uomini e animali sono leciti purché non vi sia "penetrazione" tra i soggetti coinvolti. A dichiararlo è stata una recente sentenza dalla Corte Suprema che si è occupata di un caso di un uomo della British Columbia, condannato per aver aggredito sessualmente le proprie figliastre e imputato di 13 diversi capi d'accusa tra cui quello di "bestialità".

UNA BIZZARRA DEFINIZIONE DI BESTIALITA'
La Corte Suprema canadese ha sorprendentemente assolto l'uomo, identificato come "DLW" per proteggerne l'identità, dall'accusa di "bestialità" in quanto secondo la maggioranza dei giudici con la definizione di "bestialità" si deve intendere un "rapporto sessuale completo" tra uomo e animale che presuppone la penetrazione.
Gli avvocati di DLW hanno difeso il proprio assistito, sostenendo che il reato di bestialità, legato alla sodomia con gli animali, seppur introdotto con il codice penale del 1892, non è mai stato definito chiaramente in maniera da comprendere qualsiasi tipo di atto sessuale tra uomini e animali.
Secondo tale linea difensiva dunque, non rientrerebbero in tale reato le terribili e ripugnanti accuse mosse nei confronti del loro imputato in quanto "limitate" ad altri atti sessuali. Gli atti giudiziari rivelano inoltre che DLW tentò successivamente di far avere al cane un rapporto con le proprie figliastre, non riuscendo fortunatamente nel suo perverso intento.
Per l'aggressione sessuale nei confronti delle sue figliastre e i 13 capi d'accusa, DLW sta ora scontando una pena detentiva di 16 anni e, al fine di vedere ridotta la propria detenzione, ha chiesto il condono dell'accusa di "bestialità" portandola davanti alla Corte di Appello.
Ebbene, di fronte a tutto ciò, la Corte Suprema del Canada ha inspiegabilmente accolto il ricorso di DLW, stabilendo con una maggioranza schiacciante di 7 a 1 che affinché sussista il reato di "bestialità" è necessaria la penetrazione tra i soggetti coinvolti in quanto è questa "l'essenza, l'atto che definisce il reato".
Inutile la presa di posizione di Rosalie Abella, l'unico giudice dissidente, che ha cercato in tutti i modi di convincere la Corte a negare il ricorso, ricordando come:
"Gli atti con gli animali che hanno uno scopo sessuale sono intrinsecamente uno sfruttamento al di là che si verifichi o no la penetrazione".

GENDER E ANIMALISMO: UN'ALLEANZA DI FERRO
Dopo il già sconvolgente caso della comunità degli uomini-cane in Gran Bretagna [leggi TRANS-GENDER SORPASSATO, E' DI MODA IL TRANS-SPECIES, clicca qui, N.d.BB], questa sentenza della Corte Suprema del Canada che, di fatto, legittima gli atti sessuali tra uomini e animali, rappresenta emblematicamente la deriva "animalesca" della nostra società. Una folle e suicida corsa contro mano che, negando l'esistenza di una natura umana, passa in maniera logica e coerente dalla transizione di genere alla transizione di specie, per arrivare infine all'aberrante giustificazione del sesso intra specie.
"Gender" e "animalismo", accomunati dal rifiuto di ogni norma sociale e dalla celebrazione di ogni forma di "devianza", stringono così un'alleanza ideologica di ferro per promuovere nella società il loro distruttivo piano rivoluzionario che vuole portare l'uomo al livello della bestia.

Fonte: Osservatorio Gender, 11/06/2016

5 - LIBERTA' E UGUAGLIANZA, LE PAROLE CHE HANNO FATTO LA STORIA MODERNA, HANNO LUTERO COME PADRE... E LA MENZOGNA COME MADRE
La ''libertà'' che interessa a Lutero è solo quella dei principi e la ''uguaglianza'' serve solo ad azzerare papi e vescovi, in pratica distruggere l'unica Chiesa fondata da Cristo
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/06/2016

Libertà e uguaglianza: le due parole che hanno fatto la storia moderna hanno Lutero come padre. Solo che bisogna intendersi sul loro significato. Libertà? A Lutero interessa quella dei principi. Papa e vescovi non obbediscono alla sua idea di riforma? Bene, vuol dire che la riforma la faranno i principi da lui investiti dell'autorità spirituale. La libertas ecclesiae scompare? Che importa, trionfa il vero vangelo di Gesù Cristo così come insegnato alla suola di Wittenberg, definita propria della "Chiesa cattolica di Cristo".

UGUALI, MA NON TROPPO
L'uguaglianza va ristabilita: sacerdozio universale. Papi, vescovi, abati, religiosi, vanno azzerati. Lutero stabilisce che le ricchezze da loro amministrate (si calcola che la chiesa imperiale possedesse un terzo della ricchezza nazionale) vadano regalate ai principi. I cavalieri si ribellano perché vogliono parte del bottino tanto miracolosamente piovuto dal cielo? I cavalieri vanno combattuti così come i contadini. A loro riguardo Lutero stabilisce: "Chiunque lo possa deve colpire, strozzare, accoppare in pubblico o in segreto, convinto che non esiste nulla di più velenoso, nocivo e diabolico di un sedizioso, appunto come si deve accoppare un cane arrabbiato, perché, se non lo ammazzi tu, esso ammazzerà te e tutta la contrada con te".
Qualche anno più tardi il più grande rivoluzionario del secondo millennio ammetterà la sua responsabilità nell'eccidio: "Nella sollevazione io ho ammazzato tutti i contadini, tutto il loro sangue è sul mio collo. Ma io lo rovescio su nostro Signore Iddio; egli mi ha imposto di parlare in modo siffatto". Sì, perché il predicatore della libertà nega il libero arbitrio. Quindi nega la responsabilità individuale e "rovescia" tutto sulle spalle di nostro Signore. Paragonare, come alcuni fanno, Lutero a Francesco d'Assisi è quasi blasfemo.

LIBERI DA COSA
Per Lutero la libertà è libertà da Roma. Perché a Roma c'è l'anticristo. Questa convinzione è tanto radicata nel monaco agostiniano da ripeterla dal 1520 - praticamente dall'inizio della sua campagna antiromana- fino alla morte. "Asino, cane, re dei ratti, coccodrillo, larva, bestia, drago infernale, escremento del diavolo, porco epicureo": questi alcuni degli epiteti che Lutero riserva ai successori di Pietro. Lutero affianca l'allegra spensieratezza delle parole alla pesantezza delle immagini. Come tutti i rivoluzionari vuol far nuove tutte le cose, culto compreso. Una spietata iconoclastia purifica le chiese dalle incrostazioni idolatriche del culto cattolico: statue, affreschi, mosaici, croci, oggetti di culto di varia natura, paramenti, tutto distrutto. Se nelle chiese resta il vuoto, nelle case private Lutero vuole siano ben visibili, per la loro preziosa funzione pedagogica, un nuovo tipo di icone progettate in collaborazione con Lucas Cranagh il Vecchio. Si tratta di xilografie che mostrano al popolo, al popolo ignorante che non sa ben orientarsi, quale sia la vera natura del papa, della chiesa cattolica, degli ordini religiosi: immagini oscene, di rara violenza, che serviranno da falsariga ai rivoluzionari francesi.

MISERICORDIA?
Lutero uomo della misericordia? A parte quella mostrata nei confronti della chiesa di Roma e dei contadini, c'è anche la misericordia riservata agli ebrei: misericordia che farà scuola nella Germania strappata alla tradizione romana. Tre anni prima della morte, nel 1543, Lutero scrive Degli ebrei e delle loro menzogne e offre ai principi sette "consigli salutari" su come comportarsi nei loro confronti. Ne riportiamo tre:
- primo: "è cosa utile bruciare tutte le loro Sinagoghe, e se qualche rovina viene risparmiata dall'incendio, bisogna coprirla di sabbia e fango, affinché nessuno possa vedere più nemmeno un sasso o una tegola di quelle costruzioni";
-secondo: "siano distrutte e devastate anche le loro case private. Infatti, le stesse cose che fanno nelle Sinagoghe, le fanno anche nelle case";
-settimo: "sia imposta la fatica ai Giudei giovani e robusti, uomini e donne, affinché si guadagnino il pane col sudore della fronte".
Divisione della cristianità, odio per Roma e la sua tradizione, odio per gli ebrei, dilapidazione dell'immenso patrimonio della chiesa tedesca, settarismo, pauperismo, guerre civili, utilizzo spregiudicato della storia ad uso di una propaganda menzognera, totalitarismo fino ad allora sconosciuto nelle nazioni cristiane, disprezzo per il popolo, nazionalismo esasperato. Queste alcune delle conquiste attribuibili alla riforma. Avremmo sperato che fossero i luterani a tornare a Roma, contenti che l'odio verso Pietro, nonostante tutto, non abbia prevalso. Contenti di tornare a casa. Come da qualche anno hanno ricominciato a fare gli anglicani.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti su Lutero consigliamo la lettura del seguente articolo e, a seguire, del resoconto della conferenza del 15 marzo 2013 che Angela Pellicciari ha tenuto nel Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese.
TEST IN VISTA DEI FESTEGGIAMENTI PER LUTERO: LA MIA PARROCCHIA E' CATTOLICA O PROTESTANTE?
Brevissimo riassunto della dottrina cattolica e di quella luterana per capire da che parte stanno la mia parrocchia, il mio parroco, il mio gruppo parrocchiale (ed in ultima analisi... io stesso)
di Matteo Carletti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4239
LA VERA STORIA DI LUTERO: TUTTO CIO' CHE CI HANNO INSEGNATO A SCUOLA SU DI LUI E' SBAGLIATO!
Ad esempio: Lutero auspicava la distruzione di tutte le sinagoghe e delle stesse case private degli ebrei ed infatti Hitler fece ristampare le sue opere chiamandolo ''Propheta Germaniae''
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/articoli.php?id=104

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/06/2016

6 - CHI ERA DAVVERO MOHAMMED ALI (CASSIUS CLAY)
Ecco la clamorosa intervista che gli fece Oriana Fallaci
Autore: Oriana Fallaci - Fonte: Dagospia, 05/06/2016

Un pagliaccio simpatico, allegro, e innocuo. Chi non ricorda con indulgenza le sue sbruffonate, le sue bugie, i suoi paradossi iniziati alle Olimpiadi di Roma quando mise in ginocchio ben quattro avversari, un belga un russo un australiano un polacco, e la medaglia d'oro non se la toglieva neanche per andare a letto, imparò per questo a dormire senza scomporsi, Dio me l'ha data e guai a chi la tocca.
Nei ristoranti, nei night-club, entrava avvolto in una cappa di ermellino, in pugno uno scettro: salutate il re, io sono il re. Per le strade girava guidando un autobus coperto di scritte inneggianti alla bellezza, la sua bravura, o una Cadillac color rosa salmone, i cuscini foderati in leopardo. Sul ring combatteva gridando osservate come mi muovo, che eleganza, che grazia, e se lo fischiavano rideva narrando che il primo pugno lo aveva tirato alla mamma a soli quattro mesi, sicché la poveretta cadde knock out mentre i denti schizzavano via come perle di una collana.
Un'altra menzogna, s'intende, dovuta al suo primitivo senso dell'humour; non avrebbe fatto torto a una mosca. Da quell'humour e dalla sua vanagloria fiorivano poesie divertenti: «La mia storia è quella di un uomo / nocche di ferro, di bronzo la pelle / Parla e si gloria d'avere / il pugno possente, ribelle / Son bello, son bello, son bello / il più grande di tutti, io / nel duello». La boxe aveva trovato con lui un nuovo astro, un personaggio quasi degno di Rocky Marciano, Joe Luis, Sugar Robinson. Era il simbolo di un'America fanfarona e felice, volgare e coraggiosa, priva di lustro ma piena di energia.
Si chiamava, a quel tempo, Cassius Marcellus Clay. Ora si chiama Mohammed Alì ed è il simbolo di tutto ciò che bisogna rifiutare, spezzare: l'odio, l'arroganza, il fanatismo che non conosce barriere geografiche, né differenza di lingue, né colore della pelle.
I Mussulmani neri, Neri, una delle sette più pericolose d'America, Ku-Klux-Klan alla rovescia, assassini di Malcom X, lo hanno catechizzato ipnotizzato piegato.
E del pagliaccio innocuo non resta che un vanitoso irritante, un fanatico cupo ed ottuso che predica la segregazione razziale, maltratta i bianchi, pretende che un'area degli Stati Uniti gli sia consegnata in nome di Allah. Magari per diventarne capo: il sogno che quei mascalzoni gli hanno messo in testa approfittando del fatto che non capisce nulla, sa menar pugni e basta.
Bisognava vederlo, mi dicono, quando a Chicago partecipò al raduno di cinquemila Mussulmani neri e, il pugno alzato, gli occhietti iniettati di sangue, malediceva Lincoln, Washington, Jefferson, altri bravissimi morti, strillava: «Entro il 1960 tutti i neri d'America saranno con noi, pregate per l'anima e il corpo dei nostri nemici, chi non è con noi è nostro nemico». (...) I Mussulmani neri, che hanno bisogno di un martire nella stessa misura in cui cercano pubblicità, lo istigano continuamente al litigio e sarebbero molto contenti di vederlo in prigione.
Dove prima o poi finirà se si ostina a non fare il soldato con la scusa che lui appartiene ad Allah, non agli Stati Uniti. E questa sarebbe la patetica fine di un uomo che l'ignoranza e la facile fama distrussero mentre cercava di diventare un uomo. Ciò che segue è la cronaca bulla ed amara di due giorni trascorsi a Miami nell'ombra di Cassius Clay, alias Mohammed Alì, campione mondiale dei pesi massimi, eroe sbagliato dei nostri tempi sbagliati. Con l'aiuto del magnetofono e del taccuino ve la do così come avvenne. Era la vigilia del suo incontro con l'inglese Henry Cooper.
La palestra dove si allena il pugile oggi più famoso del mondo è situata a Miami Beach, non lontano dal mare, sopra un negozio per pulire le scarpe.
Il pubblico è ammesso per mezzo dollaro quando lui non c'è, un dollaro quando lui c'è. Lui c'è di solito all'una: seguito da una scorta di Mussulmani neri come un torero dalla sua quadrilla. Prima d'essere rinnegato per le sue idee non sufficientemente estremiste, lo seguiva ogni tanto anche Malcom X che nell'estate del 1963 gli donò il suo bastone d'avorio nero. (…)
Non le dispiacque, Mohammed, di cambiar il suo nome?
«Al contrario era duro avere il nome che avevo perché il nome che avevo era il nome di uno schiavo Cassius Marcellus Clay era un bianco che dava il suo nome ai suoi schiavi ora invece ho il nome di Dio. Mohammed Alì è un bel nome Mohammed Alì che bel nome Mohammed vuol dire Degno di Tutte le Lusinghe Alì vuol dire Il più Alto è il minimo che merito e poi gli uomini dovrebbero chiamarsi così mica signor Volpe signor Pesce signor Nonsocché gli uomini dovrebbero avere il nome di Allah.
Sicché io mi arrabbio quando la gente mi ferma e mi dice signor Clay posso avere il suo autografo signor Clay io rispondo non Clay, Mohammed Alì. [...]».
Ma se è tanto cambiato, Mohammed, perché continua ad insultare i suoi avversari e ad odiarli?
«Io non li odio come esseri umani, li odio come individui perché tentano di farmi del male tentano di mettermi knock out tentano di rubarmi il titolo di campione dell'intero mondo, io sono campione dell'intero mondo e non sta a loro pugili levarmi il titolo di campione dell'intero mondo a me che ho sempre tirato pugni capito? [...] E poi li odio perché hanno i nervi di salire sul ring sapendo che sono bravo come sono, grande come sono questo mi fa imbestialire così li insulto. E poi li insulto perché così perdon la testa e quando un uomo perde la testa diventa più debole e casca giù prima come accadde con Liston al quale Liston dicevo che è brutto, brutto come un orso, beh non lo è?
E poi gli dico vigliacco coniglio crepi di paura fai bene ad avere paura perché da questo ring tu esci morto, hai voluto sfidarmi vigliacco vedrai cosa ti tocca. Loro non lo sopportano e vinco [...]
Ma non le prende mai il dubbio che un giorno qualcuno le possa suonare a lei?
«Io non ho dubbi perché non ho paura e non ho paura perché Allah è con me e finché Allah è con me io rimango il campione dell'intero mondo, solo Allah può mettermi knock out ma non lo farà. Io non ho dubbi perché l'uomo che batterà Mohammed Alì non è ancora nato [...]. Io durerò ancora per quindici anni e poi a quarant'anni mi ritirerò nella campagna perché ho trecento acri di terra vicino a Chicago e ho anche comprato due trattori e con quelli ci coltivo i cavoli e i pomodori e le galline. [...]
E con quel cibo diventerò molto ricco e comprerò un aereo da seicentomila dollari e poi voglio una limousine in ogni città d'America per ricevermi all'aeroporto e poi voglio uno yacht da duecentomila dollari ancorato a Miami e poi voglio una di quelle case che ho visto sulle colline di Los Angeles a centocinquantamila dollari perché il paradiso io non voglio in cielo da vecchio io lo voglio sulla terra da giovane. [...]
Mohammed, ha mai letto un libro?
«Che libro?»
Un libro.
«Io non leggo libri non ho mai letto libri io non leggo nemmeno i giornali ammenoché i giornali non parlino di me io ho studiato pochissimo perché studiare non mi piaceva non mi piace per niente si dura troppa fatica e non è affatto vero che io volevo diventare dottore ingegnere. Gli ingegneri i dottori devono lavorare ogni giorno ogni notte tutta la vita con la boxe invece uno lavora per modo di dire in quanto si diverte e poi con un pugno si fa un milione di dollari all'anno. [...]
Come quando mi chiamarono alle armi e mi fecero l'esame della cultura mi dissero se un uomo ha sette vacche e ogni vacca dà cinque galloni di latte e tre quarti del latte va perduto quanto latte rimane? Io che ne so. [...] E così dicono che sono inabile ma d'un tratto scoprono che non sono inabile affatto per morire nel Vietnam sono abilissimo eccome ma io questo Vietnam non so nemmeno dov'è io so soltanto che ci sono questi vietcong e a me questi vietcong non hanno fatto nulla sicché io non voglio andare a combattere coi fucili che sparano io non appartengo agli Stati Uniti io appartengo ad Allah che prepara per me grandi cose».
Quali, Mohammed?
«[...] Magari divento il capo di un territorio indipendente oppure il capo di qualche Stato in Africa magari di quelli che hanno bisogno di un leader e così pensano abbiamo bisogno di un leader perché non prendiamo Mohammed che è bravo e forte e coraggioso e bello e religioso e mi chiamano perché sia il loro capo. Perché io non so che farmene dell'America degli americani di voi bianchi io sono mussulmano...».
Mohammed, chi le dice queste cose?
«Queste cose me le dice l'onorevole Elijah Mohammed messaggero di Allah ma ora basta perché voglio andare a dormire io vado presto a dormire perché la mattina mi alzo alle quattro per camminare».
[Elijah Mohammed è il capo dei Mussulmani neri. Lo divenne dopo l'assassinio di Malcom X. Abita a Chicago, in una villa di diciotto stanze, viene dalla Georgia. Ha studiato fino alla quarta elementare ed è stato in carcere più volte, per crimini e infrazioni diverse. Suo figlio è il vero manager del Campione e si fa pagare dal Campione, per questo, non so quante centinaia di dollari la settimana, N.d.R.]
Le è dispiaciuto, Mohammed, divorziar dalla moglie?
«Nemmeno un poco è stato come voltare la pagina di un libro le donne non devono andare in giro mostrando le parti nude del corpo come i selvaggi come le vacche come i cani come fa lei è un vero scandalo. Un uomo deve avere una moglie che gliela guardano con ammirazione rispetto lo dice anche Elijah Mohammed apri la TV e cosa vedi, vedi le donne nude che cantano che reclamizzano le sigarette vai nei negozi e che vedi, vedi le donne nude che comprano le cose non è decente le donne hanno perso tutta la morale non è decente non è decente non è decente».
Mohammed, perché non mi guarda negli occhi? È arrabbiato?
«Non sono arrabbiato nella mia religione ci insegnano a non guardare le donne; noi le donne le avviciniamo in modo civile parlando prima coi genitori per chiedergli se ci danno il permesso di guardar la ragazza come in Arabia come nel Pakistan come nei paesi dove si crede al Dio giusto che si chiama Allah non si chiama Geova o Gesù.
E poi non mi piace questo mischiarsi coi bianchi lei cosa ci fa qui con me cosa vuole da me come prima cosa è una donna, come seconda cosa è una bianca. Io se fossi in Alabama voterei per il governatore Wallace che non mischia i bianchi coi neri, io non voto per quelli che dicono oh io voglio bene ai neri io non voto pei neri come Sammy Davis che si sposan la bionda, cobra, serpenti, la gente dovrebbe sposare la gente della sua razza. Lo dice anche Elijah Mohammed i cani stanno coi cani i pesci stanno coi pesci gli insetti con gli insetti i bianchi coi bianchi è la natura è la legge di Dio è scritto perfin nella Bibbia che a voi piace tanto e questa integrazione cos'è? [...]
Io non sono americano io non mi sento americano io non voglio essere americano io sono asiatico nero come la mia gente che voi bianchi avete portato qui come schiavi e si chiamavano Rakman e Assad e Sherif e Shabad e Ahbad e Mohammed e non John e George e Chip e pregavano Allah che è un dio molto più antico del vostro Geova o del vostro Gesù e parlavano arabo che è una lingua assai più vecchia del vostro inglese che ha solo quattrocento anni, ed ora queste cose le so per via di Elijah Mohammed che amo più della mia mamma».
Più della mamma, Mohammed?
«Certo sicuro più della mamma perché la mia mamma è cristiana, Elijah Mohammed mussulmano e per lui potrei anche morire per la mia mamma no che a voi bianchi piaccia o non piaccia».
Eppure v'è qualcosa su cui meditare in questo ignaro al quale fanno credere che la lingua inglese abbia solo quattrocento anni, che Maometto sia nato prima di Cristo, che Elijah Mohammed vada amato più della mamma colpevole d'esser cristiana.
V'è qualcosa di commovente, di dignitoso, di nobile in questo ragazzo che vuole sapere chi è, chi fu, da dove venne, e perché, e quali furono le sue radici tagliate. Nel suo fanatismo v'è come una purezza, nella sua passione v'è qualcosa di buono. Vorrei essergli amica. (...)
Scrivo questi appunti sull'aereo che mi riporta a New York dove spero di sfuggire ai Mussulmani neri che sono arrabbiati con me. E quando i Mussulmani neri sono arrabbiati con te l'unica cosa è darsela a gambe al più presto e più lontano che puoi. Perbacco che corsa. [...]

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sul pugile appena deceduto si può leggere il seguente articolo
E' MORTO MOHAMMED ALI, UNA LEGGENDA, MA DI CERTO NON IL PIU' GRANDE (COME SI ERA AUTOPROCLAMATO)
Nero, islamico, pacifista, dotato fisicamente, famoso per aver incarnato un simbolo... ma con una scarsa tecnica pugilistica
di Roberto Marchesini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4257

Fonte: Dagospia, 05/06/2016

7 - RICONOSCERE IL GENOCIDIO DEI CRISTIANI IN IRAQ E SIRIA
Campagna di ''Aiuto alla Chiesa che soffre'' affinché l'Italia di riconosca come genocidio quanto commesso due anni fa dallo Stato Islamico (VIDEO: definiamolo genocidio)
Fonte Tempi, 14/06/2016

«Chiedo personalmente al governo italiano di aiutarci, attraverso il riconoscimento ufficiale del genocidio, a tornare nelle nostre terre e a continuare a vivere nel nostro paese». Con queste parole monsignor Petros Mouche, arcivescovo siro-cattolico di Mosul, aderisce alla campagna di Aiuto alla Chiesa che Soffre per richiedere alle istituzioni italiane di riconoscere come genocidio quanto commesso dallo Stato Islamico in Iraq e in Siria ai danni delle minoranze religiose.
Un appello che nei giorni scorsi è stato raccolto in Parlamento, con due mozioni presentate alla Camera e al Senato e firmate da circa cento parlamentari. La campagna ha ricevuto anche l'appoggio del cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
«Ringrazio Dio che tante persone e alcune istituzioni hanno finalmente iniziato a riconoscere quanto è accaduto alla nostra comunità - continua monsignor Mouche - che è un autentico genocidio». Il 10 giugno scorso è ricorso il triste secondo anniversario della presa di Mosul da parte dello Stato Islamico. Meno di due mesi dopo la conquista della seconda città irachena, nella notte tra il 6 ed il 7 agosto 2014, Isis ha preso possesso di tredici villaggi cristiani della Piana di Ninive. Da allora gli oltre 50 mila fedeli della diocesi guidata da monsignor Mouche - che rappresentano un terzo dell'intera comunità siro-cattolica mondiale - vivono in condizione di rifugiati.
«Per conservare la nostra fede abbiamo lasciato tutto: le nostre case, i nostri averi - continua il presule - I jihadisti hanno distrutto il nostro patrimonio storico, religioso e culturale, hanno impedito ai nostri bambini di tornare a scuola, vietano la celebrazione della liturgia in molte aree storicamente cristiane. Per noi questo è un grande genocidio».
Monsignor Mouche sottolinea come un riconoscimento ufficiale del genocidio da parte di più paesi, possa esercitare pressione sul governo iracheno affinché si impegni maggiormente nella protezione delle minoranze e nel sostegno alle migliaia di rifugiati fuggiti dallo Stato islamico. «Se non fosse stato per la Chiesa locale e per quanti ci hanno aiutato, come Aiuto alla Chiesa che Soffre e la Conferenza episcopale italiana, queste persone non avrebbero di che vivere». Secondo il presule la definizione degli orrori dei jihadisti come genocidio, faciliterebbe e accelererebbe inoltre la liberazione delle terre in mano all'Isis. «In questo modo il governo iracheno si impegnerebbe maggiormente ad aiutarci a tornare nei nostri villaggi, a ricostruire le case distrutte e a garantirci sicurezza».
Infine il riconoscimento rappresenterebbe un passo importante per le migliaia di appartenenti alle minoranze religiose che hanno subito le violenze degli uomini di al Baghdadi. «È per noi una grande gioia sapere che il mondo pensa a noi, e che giudica e condanna quanto ci è accaduto. Ecco perché chiedo al governo italiano di aiutarci».

Nota di BastaBugie
: ecco il video che Aiuto alla Chiesa che Soffre ha realizzato per ricordare cosa è successo in Siria e Iraq


https://www.youtube.com/watch?v=NqN8OxFA_RI

Fonte: Tempi, 14/06/2016

8 - LA CIRINNA' HA FORTEMENTE LIMITATATO LA LIBERTA'
Proibire la libertà di pensiero anche in un solo punto della dottrina cattolica (ad es. i matrimoni gay) significa annullare del tutto la libertà religiosa
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/05/2016

L'approvazione del disegno di legge Cirinnà sul riconoscimento delle convivenze di fatto e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso avrà delle conseguenze negative di rifiuto della libertà di religione e di oppressione per la vita della religione cattolica in particolare. Quando l'autorità politica disciplina una qualche realtà di fatto le conferisce un riconoscimento non solo giuridico ma anche politico. Col riconoscimento giuridico, l'autorità politica dichiara che quella situazione di fatto è buona, apprezzabile ed utile per il bene comune e per questo esprime una serie di diritti delle persone coinvolte che lo Stato deve proteggere e promuovere. Nel caso delle unioni tra persone dello stesso sesso, il riconoscimento giuridico implicitamente afferma che esse sono utili per il bene comune e, quindi, che lo Stato d'ora in avanti proteggerà e promuoverà i diritti personali che ne nascono. Non si tratta di situazioni eccezionali tollerate per motivi particolari. Questo è il passaggio che stanno avendo tutte le questioni cosiddette "etiche", come per esempio l'aborto o, appunto, le unioni tra omosessuali: dallo stato di eccezione alla normalità di diritto.

CONSEGUENZE IN TUTTI I CAMPI
E' evidente, per questo motivo, che lo Stato, una volta approvata la legge, dovrà pretendere in tutti i campi l'equiparazione tra unione civile e matrimonio. Non potrà tollerare, almeno di diritto se non di fatto, zone extraterritoriali in cui tale equiparazione non venga rispettata e le coppie unite da matrimonio omosessuale vangano discriminate. Proprio questo collide con il principio della libertà di religione soprattutto nel campo dell'educazione, in quello della solidarietà e, infine, in quello strettamente ecclesiastico.
Nelle scuole pubbliche statali diventerà obbligatorio educare ad una sessualità non solo eterosessuale ma anche omosessuale. La Cirinnà non ne parla direttamente, ma è facile capire che, senza aspettare l'eventuale approvazione del ddl Fedeli che riguarda l'insegnamento gender nelle scuole statali, già essa pone le basi per questo obbligo. Obbligo da estendersi a tutto il sistema scolastico pubblico, comprese le scuole paritarie cattoliche o di altro orientamento filosofico o religioso. Le maglie si stringeranno e le scuole paritarie cattoliche non potranno opporsi all'obbligo di insegnare pariteticamente i vari modelli di sessualità, di famiglia e di genitorialità che lo Stato ha riconosciuto come legali e quindi come portatori di benefici per il bene comune. Le scuole paritarie cattoliche non riflettono a fondo su questo imminente pericolo. Lo fanno però alcuni genitori che si stanno già attrezzando in scuole parentali. Sappiano però che anche questa via, che la legislazione odierna permette, potrebbe domani essere sbarrata. Di recente il ministro della pubblica istruzione del Belgio ha detto che intende impedire che i genitori possano sottrarre i figli alla scuola statale per motivi confessionali. Come oggi lo Stato impedisce ai genitori di esonerare i figli dai corsi sulla sessualità e contro il bullismo omofobico appaltati alle associazioni LGBT, domani potrebbe impedire loro di istruire i figli a casa.

CATTOLICI ALLE STRETTE
Uguale discorso va fatto per le molteplici realtà religiose nel campo della carità sociale. Come un consultorio cattolico fatica a non emettere la certificazione che fa transitare le donne verso l'aborto legale pena il taglio dei finanziamenti, così diventerà presto impossibile rifiutarsi di dare in affido o in adozione un bambino di strada ad una coppia omosessuale. Le Suore di Madre Teresa si rifiutano di farlo, ma su questo terreno la strada sarà per tutti in salita. Il braccio di ferro tra la Chiesa americana e la riforma sanitaria del presidente Obama insegna [leggi IL GOVERNO INDIANO VARA LE ADOZIONI AI GAY E LE SUORE DI MADRE TERESA CHIUDONO IL SERVIZIO, clicca qui, N.d.BB].
In un ambito più strettamente ecclesiastico, è altrettanto chiaro che affermare in pubblico da parte di un sacerdote o di un uomo di Chiesa un insegnamento religioso o morale lesivo dell'uguaglianza tra unione civile omosessuale e matrimonio naturale diventerà ben presto reato. Per l'Italia non sarà necessario aspettare l'approvazione del ddl Scalfarotto. Già la Cirinnà pone le basi per tutto questo. In Francia, se un sacerdote dall'ambone critica una legge dello Stato rischia da 3 a 6 mesi di reclusione. Non credo sia per questo che in Italia non si sente più nessun sacerdote che in un'omelia parli di aborto o di omosessualità, però il problema esiste ed è senz'altro lesivo della libertà di religione. Abbiamo già avuto il caso di qualche vescovo costretto ad asseragliarsi in episcopio per aver detto che l'omosessualità è un disordine, in futuro vescovi di questo tipo, se ce ne saranno ancora, potrebbero subire pressioni più gravi.
Del resto, la legge Cirinnà non parla in nessun caso di diritto all'obiezione di coscienza per motivi morali o religiosi. Un insegnante di scuola cattolica o un catechista di parrocchia non potrà fare obiezione di coscienza davanti all'imposizione di parlare in un certo modo dell'omosessualità. E, se non farà, come è probabile che avvenga in ampia misura, una preventiva censura condiscendevole verso i nuovi orientamenti, incontrerà seri guai. Come oggi viene licenziata una farmacista di una farmacia comunale che si rifiuti di vendere la pillola del giorno dopo perché potenzialmente abortiva, così in futuro un insegnante o un catechista subiranno pressioni ed angherie per aver continuato ad insegnare quanto è diventato proibito. La Chiesa diventerà Chiesa del silenzio oppure, se vorrà convivere senza essere perseguitata, dovrà non entrare più in nessuno di questi argomenti.

ATTACCO FRONTALE ALLA CHIESA CATTOLICA
L'attacco è alla libertà di religione in generale, però sarà soprattutto la Chiesa cattolica a pagare. Le comunità luterane e protestanti non subiranno particolari angherie dal nuovo sistema di dominio in quanto su questi temi non hanno una dottrina né un'autorità religiosa che la faccia valere. Le varie correnti protestanti - pur con le dovute eccezioni - si integrano abbastanza facilmente in quanto il mondo desidera da loro. Molte di esse hanno già accettato il "matrimonio" tra persone dello stesso sesso. Le comunità islamiche, che sono contrarie a queste leggi, vengono comunque tollerate dai poteri politici che tendono a non infastidirle, avendone anche paura. Alla fine non rimangono che i cattolici, non tutti dato che la secolarizzazione ha influenzato molto anche la Chiesa cattolica, come dimostrato dalle recenti inopinate aperture anche di personalità ecclesiastiche all'approvazione della legge Cirinnà e quindi al riconoscimento delle unioni civili tra persone omosessuali.
Il futuro sarà duro per la libertà di religione e specialmente per la libertà religiosa dei cattolici che vogliano rimanere fedeli alla propria dottrina e tradizione. Ad essi verrà progressivamente impedito di stabilire un nesso vitale tra la propria religione e la costruzione della comunità politica e saranno spinti sempre di più verso una religione privata, dato che per Dio non c'è più nessuno spazio pubblico. Se la fede non si congiunge con la ragione almeno sui temi del matrimonio, della famiglia e della procreazione, tutti frutti della creazione, essa perde qualsiasi pretesa e possibilità di esprimersi in pubblico.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/05/2016

9 - OMELIA XII DOMENICA T. ORD. – ANNO C (Lc 9, 18-24)
Se qualcuno vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19 giugno 2016)

Meditando il Vangelo di oggi vediamo chiaramente quanto la gente aveva una idea sbagliata di Gesù. Alcuni pensavano che Gesù fosse stato Giovanni il Battista, altri Elia e, altri ancora, uno degli antichi profeti che era risorto. Le folle erano entusiaste di Gesù. Esse in Lui vedevano solo un grande taumaturgo, ovvero un operatore di prodigi, che avrebbe di certo beneficato tutti. Molto probabilmente tutte quelle persone si attendevano da Gesù solo benefici materiali e ne è prova che, dopo aver moltiplicato i pani e i pesci, lo volevano fare loro re. Ben pochi vedevano in Lui il vero Liberatore che avrebbe liberato il popolo, non tanto dall'odiato dominio straniero, ma dal dominio ben più temibile del peccato.
Anche gli Apostoli non erano di molto differenti. Pietro, illuminato dall'alto, fece una bellissima professione di fede. Quando Gesù chiese agli Apostoli: «Ma voi, chi dite che io sia?», egli rispose prontamente: «Il Cristo di Dio» (Lc 9,20). Con questa risposta, Pietro riconosceva chiaramente Gesù come il Messia atteso da Israele. Sappiamo però dal Vangelo, soprattutto dall'evangelista Matteo (cf Mt 16,21-23), che Pietro stesso si scandalizzò sapendo che Gesù avrebbe dovuto molto soffrire. Egli si attendeva un Messia vittorioso e non certo mite e sofferente. Gli Apostoli giunsero un po' per volta a questa consapevolezza. Fu soprattutto con la Pentecoste che essi compresero pienamente la grande lezione che Gesù impartì loro quel giorno quando chiese loro cosa pensavano di Lui.
Gesù disse: «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Lc 9,22). Lezione senza dubbio dura che sconvolgeva le aspettative degli Apostoli. Gesù però non fa nulla per mitigare il suo discorso. Non cerca il plauso umano ma intende unicamente insegnare la verità. Subito dopo continua la sua lezione affermando: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,23-24).
Con queste due affermazioni Gesù insegnò agli Apostoli che la strada che conduce al Cielo è quella che passa attraverso la croce. Non vi può essere altro cammino. Gesù parla della necessità di prendere «ogni giorno» la propria croce. Ciò significa che, nella nostra vita, non mancheranno mai le prove da superare. Gesù non è venuto per toglierci la croce ma per insegnarci e aiutarci a portarla. Questa è la condizione necessaria per seguire Gesù. Egli percorre la via del Calvario, la via che conduce alla gloria della risurrezione: noi tutti dobbiamo ricalcare le sue orme.
Domandiamoci ora chi è Gesù per noi e che cosa ci attendiamo noi da Lui. Se da Lui ci aspettiamo solo benefici materiali, la nostra fede è ancora immatura. Se, al contrario, speriamo da Lui la grazia di diventare migliori, di essere dei buoni cristiani che sanno portare la propria croce, allora diamo prova di aver fatto ormai molta strada.
Dalla Redenzione operata da Gesù è scaturita la salvezza per il mondo intero. Già la prima lettura di oggi ce lo fa intravedere. Il Signore, per bocca del profeta Zaccaria, ci dice: «Guarderanno a me, colui che hanno trafitto» (12,10). Questa profezia riguarda chiaramente Gesù, il cui Cuore è stato trafitto sulla Croce dalla lancia di Longino. Quel Cuore trafitto è la «sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità» (12,13), continua la profezia. Il Cuore trafitto di Gesù è la sorgente della grazia.
In questo mese di giugno, consacrato in modo particolare al Sacro Cuore di Gesù, accostiamoci a questa sorgente, avviciniamoci di più all'Eucaristia: solo così la nostra sete di verità e d'amore sarà appagata.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19 giugno 2016)

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