BastaBugie n�475 del 12 ottobre 2016

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1 I COMPITI A CASA PER I BAMBINI SONO INUTILI
Le ricerche confermano che i compiti a casa non migliorano la resa degli studenti, anzi sviluppano l'avversità per la scuola
Autore: Heather Shumaker - Fonte: Il bambino naturale
2 MORTO IL REGISTA POLACCO ANDRZEJ WAJDA
Katyn, il suo film sullo sterminio degli ufficiali polacchi da parte dei sovietici, trascurato in Italia, è da vedere e far vedere
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 I MIGRANTI DOMINERANNO L'EUROPA: SE NON CON LE ARMI, CON IL VENTRE DELLE LORO E DELLE NOSTRE DONNE
Dove i giovani maschi islamici si insediano, le donne europee rimangono incinte, si formano famiglie sottomesse alla legge del Corano che richiedono allo Stato moschee e sussidi economici (con l'appoggio dei sindaci, delle prefetture e delle parrocchie)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
4 LETTERA IMMAGINARIA DEL PAPA AGLI IMPRENDITORI
L'ex presidente dello IOR scrive una lettera che parla al cuore di chi può guidare la ripresa economica del Paese
Autore: Ettore Gotti Tedeschi - Fonte: La Verità
5 DUE EX SUORE SI ''SPOSERANNO'' IN COMUNE E POI CI SARA' LA FUNZIONE ''RELIGIOSA'' CELEBRATA DA UN EX PRETE
Altre notizie dal mondo gay: per la Cassazione una coppia gay può generare figli; il ministro della difesa sposerà due lesbiche; il pugile Russo espulso dal Grande Fratello per una battuta omofoba e sessista; l'Unione Europea finanzia l'Arcigay
Autore: Cristiano Lugli - Fonte: Osservatorio Gender
6 IL DIVIETO DI FARE DOMANDE DISTRUGGE LA LIBERTA'
Siamo così inondati di risposte che abbiamo smesso di farci le domande per sapere il perché delle cose
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Timone
7 NEL DIBATTITO TV FRA I VICE DI TRUMP E CLINTON SI SCONTRANO DUE APPROCCI OPPOSTI A FEDE E POLITICA
Il protestante Pence (vice di Donald Trump) cita Madre Teresa contro l'aborto, mentre il ''cattolico'' adulto Kaine (vice di Hillary Clinton) difende la scelta di abortire (VIDEO: dibattito in tv)
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 ABERRAZIONI BIOETICHE: UN FIGLIO DI TRE GENITORI
Il bambino diventa il prodotto di più ingredienti genetici da manipolare a piacere in laboratorio per aver il figlio perfetto (così si realizza pienamente l'eugenetica di Hitler)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA XXIX DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 18,1-8)
Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - I COMPITI A CASA PER I BAMBINI SONO INUTILI
Le ricerche confermano che i compiti a casa non migliorano la resa degli studenti, anzi sviluppano l'avversità per la scuola
Autore: Heather Shumaker - Fonte: Il bambino naturale, 27/09/2016

"Non vi sono prove che, alle elementari, i compiti, di qualsiasi entità, migliorino la resa scolastica degli studenti".
L'affermazione proviene da Harris Cooper, della Duke University, guru degli studi sui compiti, ed è senz'altro sconcertante, qualunque sia la posizione che si vuole occupare nel dibattito sulla necessità o meno di fare i compiti a casa.
Possibile che tutte le ore di giochi mancati, le battaglie e le lacrime non siano valse a nulla? Che milioni di famiglie si impegnino in un rituale pomeridiano che non è di alcuna utilità? I compiti sono una prassi talmente accettata che è davvero difficile per gran parte degli adulti metterne in dubbio il valore. Tuttavia, se si dà uno sguardo ai fatti, ecco cosa si scopre: i compiti apportano dei benefici, ma questi dipendono dall'età.

LA RICERCA E' CHIARA: I COMPITI A CASA SONO INUTILI...
Per i bambini delle scuole elementari, la ricerca suggerisce che lo studio in classe produca risultati migliori, mentre i compiti in più a casa non sono altro che... lavoro in più.
Persino alle medie, quando va bene, la relazione fra compiti e successo scolastico è minima.
Alle superiori i compiti offrono invece dei benefici, ma solo in misura modesta. Non più di due ore al giorno. Oltre le due ore, i benefici diminuiscono. La ricerca è molto chiara, concorda Etta Kralovec, professoressa in scienza dell'educazione alla University of Arizona: "Non ci sono benefici a livello di scuola elementare."
Prima di proseguire, sfatiamo l'idea che questi risultati siano il frutto di una manciata di studi mal condotti; si tratta infatti dell'esatto contrario. Cooper ha raccolto e vagliato 120 studi nel 1989 e altri 60 nel 2006; quest'analisi approfondita di molteplici studi non ha trovato alcuna evidenza di benefici al livello della scuola elementare; ha invece scoperto che i compiti a casa hanno un impatto negativo sull'atteggiamento dei bambini verso la scuola.

... E DANNOSI
Ecco l'elemento preoccupante: i compiti hanno un impatto sui giovani studenti, ma non è positivo. Un bambino che sia appena agli inizi merita la possibilità di maturare un amore per lo studio. I compiti, invece, fanno sì che i più piccoli sviluppino un'avversità per la scuola, per i compiti futuri e per l'apprendimento scolastico. E la strada non è poca, a un bambino che frequenti l'anno propedeutico alla prima elementare si prospettano ben 13 anni di compiti a casa!
Esiste poi il danno inferto alle relazioni personali. In migliaia di famiglie in tutto il Paese, la battaglia per i compiti si ripete ogni sera; i genitori brontolano e tentano di persuadere, i bambini stanchissimi protestano e piangono. Anziché ritrovarsi tutti insieme e rinnovare il sostegno e l'affetto reciproco a fine giornata, in troppe famiglie ci si sente ostaggi del circolo vizioso dell' "hai fatto i compiti?"
Quando i compiti arrivano prematuramente, è difficile per i bambini gestirli in modo autonomo e devono ricorrere all'aiuto dell'adulto per ricordarsi di farli e per svolgerli. Si scivola così nell'abitudine di affidarsi agli adulti per essere aiutati o addirittura per farsi fare i compiti. I genitori diventano dei veri e propri gendarmi e questo ruolo di Capo Brontolone, per quanto odioso e indesiderato, resta spesso loro addosso fino alle scuole superiori. Oltre al conflitto costante, avere un gendarme dei compiti dentro casa mina uno degli obiettivi rivendicati dai compiti a casa: lo sviluppo del senso di responsabilità.

SENSO DI RESPONSABILITÀ? I COMPITI A CASA LO DISTRUGGONO
I sostenitori del lavoro a casa affermano che i compiti insegnano il senso di responsabilità, rinforzano quanto appreso in classe e creano un legame fra genitori e scuola; tuttavia, i genitori coinvolti possono vedere cosa portano a casa i figli da scuola e intavolare un discorso sul lavoro scolastico, non è necessario che controllino i progressi dei figli con i compiti assegnati. La responsabilità può essere insegnata ogni giorno in tanti modi diversi, è per questo che esistono gli animali domestici e le faccende di casa. Ci vuole senso di responsabilità perché un bambino di sei anni ricordi di riportare a casa il cappellino e il portapranzo, o perché uno di otto si vesta, si rifaccia il letto ed esca puntuale ogni mattina.
Anche il rinforzo è un aspetto importante, ma è solo uno dei fattori coinvolti nell'apprendimento. Le priorità di natura non scolastica (sonno ristoratore, relazioni familiari e gioco attivo) sono vitali per l'equilibrio e il benessere. Hanno anche un impatto diretto sulla memoria, la concentrazione, il comportamento e il potenziale di apprendimento del bambino. Il rinforzo alle elementari può realizzarsi ogni giorno a scuola, il tempo che segue l'uscita da scuola è prezioso per poter fare tutto il resto.

LEGGERE & ASCOLTARE
Quello che, alle elementari, funziona molto meglio dei compiti tradizionali è la semplice lettura a casa. Il che può significare genitori che leggono ad alta voce ai figli o bambini che leggono da soli. La chiave è assicurarsi che sia divertente. Se un bambino non vuole esercitarsi nella lettura dopo le lunghe ore scolastiche, è meglio che ascolti. Qualsiasi altro progetto dovrebbe essere opzionale e occasionale. Se l'assegnazione dei compiti non promuove un più grande amore per la scuola e un interesse per lo studio, allora non può avere spazio nella giornata di un bambino di scuola elementare.
È per questo che per i bambini, a quest'età, i compiti dovrebbero essere banditi. La cosa riguarda tutti, famiglie, insegnanti e scuole: i genitori potrebbero chiamarsi fuori, gli insegnanti potrebbero rifondare una cultura del niente compiti (o quantomeno rari e opzionali), e le scuole potrebbero prendersi il tempo di studiare le nuove linee di ricerca e riaccendere la gioia di imparare.
I compiti non hanno spazio nella vita di un bambino: senza l'apporto di alcun beneficio accademico, è semplicemente molto meglio occupare quel tempo in modo più proficuo.

Nota di BastaBugie: ovviamente questo articolo presuppone che a casa i bambini non siano abbandonati a televisione, videogiochi, internet. A casa i genitori, soprattutto le mamme, hanno un ruolo importante per la crescita dei loro figli.​ I compiti scolastici sono in genere una ripetizione di ciò che si fa a scuola, mentre invece è necessario che i genitori si facciano promotori della riflessione e dell'approfondimento che in giovane età è impossibile senza una guida (nell'articolo infatti si fa distinzione tra fasce d'età). In questo senso il modello migliore di educazione dei primi anni è la scuola dove al mattino la maestra insegna e fa fare i compiti agli alunni correggendoli in classe in modo da verificare subito l'apprendimento, e in molte scuole ci sono esperienze in tal senso. Nel pomeriggio a casa con i genitori il bambino potrà leggere o farsi leggere i racconti che più gli piacciono, come ben scritto nell'articolo, oppure fare esperienze insieme... La quotidianità vissuta con consapevolezza è occasione di crescita più di qualunque esercizio fotocopiato. Spesso in classi numerose (20-25 studenti) e con più maestre che si suddividono le materie, i compiti a casa sembrano essere una necessità per fare ciò che in classe non è possibile fare nemmeno alla migliore insegnante del mondo. Ma, come ben sottolineato nell'articolo, le conseguenze negative ci sono, mentre non se ne vedono le positive. L'allarme era già stato lanciato dai dati dei test internazionali che a fronte del record europeo di ore passate sui compiti al pomeriggio, accordano risultati pessimi agli studenti italiani. Se i cattivi risultati non sono del tutto colpa dei compiti di certo non ne sono il rimedio: anzi! Molto spesso è stato osservato come i compiti aumentino il divario tra chi già è bravo ed è seguito bene a casa (e quindi farà i compiti per lui inutili con diligenza) e chi ha difficoltà per molti motivi e a casa non ha chi lo aiuti (e non farà i compiti, o li farà male, aggiungendo frustrazione alla difficoltà).
Meno compiti quindi, non per lavorare meno, ma per farlo meglio e con più profitto: più stress per bambini e genitori non può dare frutto.

Fonte: Il bambino naturale, 27/09/2016

2 - MORTO IL REGISTA POLACCO ANDRZEJ WAJDA
Katyn, il suo film sullo sterminio degli ufficiali polacchi da parte dei sovietici, trascurato in Italia, è da vedere e far vedere
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/10/2016

Varsavia, è morto a 90 anni di età il regista polacco Andrzej Wajda. Oscar alla Carriera nel 2000, fu consacrato dal cinema internazionale vent'anni prima, con la Palma d'Oro vinta a Cannes nel 1981 per L'Uomo di Ferro, film simbolo della ribellione di Solidarnosc, in cui appare anche Lech Walesa. Wajda è inscindibile dalla storia contemporanea polacca. Ha mostrato con le sue immagini la rinascita della nazione, prima dall'occupazione nazista e poi dal regime comunista. Lui stesso ha incarnato un pezzo di storia. Nel 1940 i sovietici hanno fucilato suo padre, assieme ad altri 20mila ufficiali polacchi nella foresta di Katyn, per ordine di Stalin, per decapitare la giovane classe dirigente della Polonia. A quel massacro, il regista ha dedicato il film Katyn, del 2007 [leggi: IL CRIMINE MAI RACCONTATO DELLA RUSSIA DI STALIN, clicca qui, N.d.BB]. Negli anni dell'occupazione nazista, ha combattuto come resistente nei ranghi dell'Armia Krajowa, l'esercito dei partigiani bianchi, anti-nazisti così come anti-comunisti, perseguitati dai tedeschi durante l'occupazione e poi dai sovietici dopo la "liberazione". Ebbe comunque modo di rimanere un uomo libero, di studiare pittura e poi di dedicarsi al cinema, divenendo uno dei più grandi autori polacchi contemporanei. Ne abbiamo parlato con il giornalista Luigi Geninazzi (autore de L'Atlantide Rossa), che lo ha conosciuto personalmente negli anni in cui la Polonia era sottoposta alla dura repressione della legge marziale.
Luigi Geninazzi, in che circostanza ha conosciuto Wajda?
Era a Danzica, fra gli operai, stava girando il suo documentario su Solidarnosc. Tutti i personaggi che poi sono diventati molto importanti nella storia polacca, come Walesa, Mazowiecki, Michnik, li ho incontrati lì in quei cantieri. La prima volta che gli ho parlato a lungo, è stato a casa sua, nel 1982, quando la legge marziale era già stata proclamata da un anno. Parlava molto bene il francese e non abbiamo avuto bisogno di interpreti. Meglio così, perché allora, come giornalisti, eravamo molto controllati. Ho scoperto la sua umanità e semplicità, viveva in una casa povera, mi ha accolto benissimo e poi siamo rimasti in contatto. Era una persona straordinariamente semplice. Me lo ricordo felice come un bambino, quando lui, 87enne, era alla Mostra del Cinema di Venezia del 2013, sul tappeto rosso assieme alle star del cinema. Ma come i "grandi vecchi" aveva le sue spigolosità. Talvolta reagiva in modo molto duro e brusco. Per esempio nel 2007, quando girò Katyn, c'erano i gemelli Kaczynski al potere, Lech presidente e Jaroslaw premier, si era in piena campagna elettorale per le elezioni anticipate. Due giorni prima del voto, il premier e il presidente avevano fatto un gran battage pubblicitario per mandare la gente a vedere Katyn, per riscoprire le radici della resistenza anti-sovietica. E Wajda si indignò profondamente, si sentì strumentalizzato dalla campagna elettorale, si offese perché un partito politico stava sfruttando una tragedia nazionale che lo aveva privato del padre [leggi: INTERVISTA AL REGISTA ANDRZEJ WAJDA, clicca qui, N.d.BB].
Come ha inciso Wajda sulla storia politica polacca?
E' diventato ben presto amico di Lech Walesa e ha posto il suo grande genio artistico al servizio della sua causa, con grande passione. Mi ricordo la sua amarezza quando è stata proclamata la legge marziale (nel 1981, ndr) quando tutto sembrava finito. 'Non può finire così' mi diceva già allora, perché credeva veramente nel successo di Solidarnosc. E questo spiega perché abbia realizzato a tutti i costi, nel 2012, L'uomo della speranza su Lech Walesa, per difenderlo dalle calunnie che già allora circolavano e che sono riemerse quest'anno. E' stato il suo ultimo omaggio alla causa di Solidarnosc. Lo ha realizzato perché, diceva, i polacchi già iniziano a dimenticare la loro storia [leggi: WALESA, L'UOMO DELLA SPERANZA, clicca qui, N.d.BB].
Con un padre fucilato dall'Armata Rossa e lui stesso membro dell'Armia Krajowa, come ha fatto a sopravvivere e lavorare per mezzo secolo sotto il regime comunista?
E' sempre stato mal tollerato, ma a differenza degli altri paesi del blocco sovietico, in Polonia c'erano più margini di libertà, per la presenza della Chiesa cattolica e per tanti altri fattori sociali. Ha potuto frequentare la scuola di cinema di Lodz, non risulta che sia mai sceso a compromessi col regime. Come tanti polacchi ha scelto di rimanere in patria sotto l'occhiuta sorveglianza dei servizi segreti. Quando è diventato celebre, le autorità non hanno mai osato incarcerarlo o deportarlo, per la sua fama internazionale. Ma Wajda non ha mai nascosto il suo pensiero e i suoi film lo dimostrano, così come lo dimostra lo straordinario documentario Operai 80 sullo sciopero che diede inizio all'esperienza di Solidarnosc.
Katyn, del 2007, è stato tradotto anche in italiano, ma probabilmente pochi lo hanno visto, a causa di una distribuzione veramente limitata. E lei è stato il primo a denunciare questa trascuratezza...
E' stata una vicenda strana. E' un film che rievoca in modo toccante quella tragedia e tutto quello che ha significato per la storia polacca, narra dell'incredibile coincidenza di linguaggio fra la propaganda nazista e quella sovietica che sul massacro di Katyn dicevano le stesse cose accusandosi l'un l'altro. Per mezzo secolo si diede la colpa ai nazisti, perché i sovietici erano i "liberatori". Nel resto d'Europa, invece, si ignorava. La rivelazione definitiva che furono i sovietici a sterminare gli ufficiali polacchi venne vissuta con grande rabbia da tutti i polacchi. Il film di Wajda è servito a rinverdire la memoria a tutti, in Germania e in Francia ha riscosso un grande successo. In Italia, al contrario, è stato trattato come un film d'essai, una curiosità per pochi cinefili, distribuito inizialmente in una sola sala a Milano e una a Roma, per una o due sere. [...]
Se fosse stato un film sul golpe di Pinochet e sul ruolo della Cia in Cile, avrebbe ottenuto ben altra attenzione. Ma un massacro commesso da Stalin... per l'intellighenzia cinematografica italiana è roba da museo, o da cinema d'essai [leggi: INTERVISTA AL DISTRIBUTORE ITALIANO DI KATYN, clicca qui, N.d.BB].
Katyn è un crimine più conosciuto dopo il film di Wajda?
Sicuramente lo è di più all'estero. E anche in Italia, proprio grazie al dibattito che è sorto attorno all'assurda vicenda della sua distribuzione. Katyn è sulla bocca di tutti, comunque, anche per la tragedia del 2010, quando precipitò a Smolensk l'aereo che trasportava il presidente Kaczynski e altri novanta membri dell'élite politica e militare polacca a celebrare il 60mo anniversario dell'eccidio.
L'ultimo film di Wajda, che uscirà postumo, è la biografia del pittore Wladyslaw Strzeminski, perseguitato dal regime comunista. Che messaggio lancia il regista?
Quest'ultima opera, che Wajda avrebbe dovuto presentare personalmente alla Festa del cinema di Roma nei prossimi giorni, è la degna conclusione del suo cammino artistico, politico e umano. Si conferma il suo amore per la patria, ma un amore concreto, rivolto alla persona, alle sue tragedie, vissute con un forte legame affettivo. E' il segno dell'umanità dei grandi artisti e il segno della grandezza della nazione polacca, per quello che ha saputo esprimere nella sofferenza.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sul film Katyn clicca nel seguente link
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=19
Ecco qui sotto il trailer di "Katyn", il capolavoro di Andrzej Wajda.


https://www.youtube.com/watch?v=IjLw9iAPyxk

DOSSIER "SIC TRANSIT GLORIA MUNDI"
Personaggi morti dal 2009 al 2019

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/10/2016

3 - I MIGRANTI DOMINERANNO L'EUROPA: SE NON CON LE ARMI, CON IL VENTRE DELLE LORO E DELLE NOSTRE DONNE
Dove i giovani maschi islamici si insediano, le donne europee rimangono incinte, si formano famiglie sottomesse alla legge del Corano che richiedono allo Stato moschee e sussidi economici (con l'appoggio dei sindaci, delle prefetture e delle parrocchie)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 05/10/2016

Ormai anche i più riluttanti cominciano ad aprire gli occhi. Esiste un piano organizzato per destabilizzare l'Europa attraverso l'invasione migratoria. Questo progetto viene da lontano. Fin dagli anni Novanta, nel libro 1900-2000. Due sogni si succedono: la costruzione, la distruzione (Fiducia, Roma 1990), descrivevo questo progetto attraverso le parole di alcuni suoi "apostoli", come lo scrittore Umberto Eco e il cardinale Carlo Maria Martini.
Eco scriveva: «Oggi in Europa non ci troviamo di fronte ad un fenomeno di immigrazione. Ci troviamo di fronte a un fenomeno migratorio (...) e come tutte le grandi migrazioni avrà come risultato finale un riassetto etnico delle terre di destinazioni, un inesorabile cambiamento dei costumi, una inarrestabile ibridazione che muterà statisticamente il colore della pelle, dei capelli, degli occhi delle popolazioni». Il cardinale Martini, da parte sua, riteneva necessaria «una scelta profetica» per comprendere che «il processo migratorio in atto dal Sud sempre più povero verso il Nord sempre più ricco è una grande occasione etica e civile per un rinnovamento, per invertire la rotta della decadenza del consumismo in atto nell'Europa occidentale».

DISTRUGGERE GLI STATI NAZIONALI E LE LORO RADICI CRISTIANE
In questa prospettiva di "distruzione creatrice", commentavo, «non sarebbero gli immigrati a doversi integrare nella civiltà europea, ma sarebbe al contrario l'Europa a doversi dis-integrare e rigenerare grazie all'influenza delle etnie che la occupano (...) È il sogno di un disordine creatore, di una scossa simile a quella che diede nuova vita all'Occidente all'epoca delle invasioni barbariche per generare la società policulturale del futuro».
Il piano era, e resta, quello di distruggere gli Stati nazionali e le loro radici cristiane, non per costruire un Superstato, ma per creare un non-Stato, un orrido vuoto, in cui tutto ciò che ha la parvenza di vero, di buono, di giusto, venga inghiottito nell'abisso del caos. La postmodernità è questa: non un progetto di "costruzione", come era stata la pseudo-civiltà nata dall'umanesimo e dall'illuminismo e poi sfociata nei totalitarismi del XX secolo, ma una nuova e diversa utopia: quella della decostruzione e della tribalizzazione dell'Europa. Il fine del processo rivoluzionario che da molti secoli aggredisce la nostra civiltà è il nichilismo; il "nulla armato", secondo una felice espressione di mons. Jean-Joseph Gaume (1802-1879).

L'UTOPIA DEL CAOS SI È TRASFORMATO NELL' INCUBO
Gli anni sono passati e l'utopia del caos si è trasformato nell' incubo che stiamo vivendo. Il progetto di disgregazione dell'Europa, descritto da Alberto Carosa e Guido Vignelli nel loro documentato studio L'invasione silenziosa. L'"immigrazionismo": risorsa o complotto? (Roma 2002), è divenuto un fenomeno epocale. Chi denunciava questo progetto veniva definito "profeta di sventura". Oggi sentiamo dirci che si tratta di un processo inarrestabile, che deve essere "governato", ma non può essere frenato.
Lo stesso si diceva negli Settanta e Ottanta del '900 del comunismo, finché non arrivò la caduta del muro di Berlino, a dimostrare che nulla è irreversibile nella storia, tranne forse la cecità degli "utili idioti". Tra questi utili idioti sono sicuramente da annoverare i sindaci di New York, Parigi e Londra, Bill de Blasio, Anne Hidalgo e Sadiq Khan, che il 20 settembre, in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in una lettera su The New York Times, dal titolo Our immigrants, our strenght(I nostri immigrati, la nostra forza), hanno lanciato un appello «a prendere misure decise per garantire soccorso e un rifugio sicuro ai profughi in fuga dai conflitti e ai migranti in fuga dalla miseria».
Le centinaia di migliaia di immigrati che approdano sulle nostre coste non fuggono né i conflitti, né la miseria. Sono giovani in ottima salute, ben curati nell'aspetto, senza segni di ferite né di denutrizione, come accade a chi proviene da zone di guerra o di fame.
Il coordinatore dell'anti-terrorismo dell'Unione Europea, Gilles de Kerchove, parlando il 26 settembre al Parlamento europeo, ha denunciato una massiccia infiltrazione dell'ISIS tra questi immigrati. Ma anche se, tra di essi, i terroristi fossero un'esigua minoranza, tutti i clandestini che sbarcano in Europa sono portatori di una cultura antitetica a quella cristiana e occidentale.

I MIGRANTI VOGLIONO DOMINARE L'EUROPA
I migranti non vogliono integrarsi in Europa, ma dominarla, se non con le armi, attraverso il ventre delle loro e delle nostre donne. Dove questi gruppi di giovani maschi islamici si insediano, le donne europee rimangono incinte, si formano nuove famiglie "miste", sottomesse alla legge del Corano, le nuove famiglie richiedono allo Stato moschee e sussidi economici. Ciò avviene con l'appoggio dei sindaci, delle prefetture e delle parrocchie cattoliche.
La reazione della popolazione è inevitabile e in paesi ad alto tasso di immigrazione come la Francia e la Germania sta diventando esplosiva. «Siamo sull'orlo di una guerra civile», ha dichiarato Patrick Calvar, capo della DGSI, la Direzione generale della sicurezza interna francese, davanti a una commissione parlamentare (Le Figaro, 22 giugno 2016). Il governo tedesco, da parte sua, ha redatto un "piano di difesa civile" di 69 pagine, in cui si invita la popolazione a fare scorte di cibo e di acqua e a «prepararsi in maniera appropriata ad un evento che potrebbe minacciare la nostra esistenza» (Reuters, 21 agosto 2016).
Chi sono i responsabili di questa situazione? Bisognerebbe cercarli a più livelli. C'è naturalmente la classe dirigente postcomunista e sessantottina, che ha preso in mano le redini della politica europea; ci sono gli intellettuali che hanno elaborato teorie deformi nei campi della fisica, della biologia, della sociologia, della politica; ci sono le lobby, le massonerie, i potentati finanziari, che agiscono talvolta nelle tenebre, talvolta alla luce del sole. È noto, ad esempio, il ruolo del finanziere George Soros e della sua fondazione internazionale Open Society.
In seguito a un attacco hacker, oltre 2.500 mail sono state trafugate al server del magnate americano-ungherese e diffuse su Internet, attraverso il portale DC Leaks. Dalla corrispondenza privata sottratta a Soros risulta il suo finanziamento di attività sovversive in tutti i campi, dall'agenda LGTB ai movimenti pro-immigrazione. [...]
Il caos politico prepara la guerra civile, il caos religioso apre la strada agli scismi, che sono una sorta di guerra civile religiosa.
Lo Spirito Santo, a cui non sempre i cardinali corrispondono in conclave, non cessa però di operare e oggi alimenta il sensus fidei di coloro che si oppongono ai progetti demolitori della Chiesa e della società. La Divina Provvidenza non li abbandonerà.

Nota di BastaBugie: il seguente video illustra la situazione a Londra.
Ormai la situazione è drammatica e non potremo dire "Non lo sapevo" perchè ce lo hanno detto chiaramente:


https://www.youtube.com/watch?v=V3xvkCPk4Ms

Fonte: Corrispondenza Romana, 05/10/2016

4 - LETTERA IMMAGINARIA DEL PAPA AGLI IMPRENDITORI
L'ex presidente dello IOR scrive una lettera che parla al cuore di chi può guidare la ripresa economica del Paese
Autore: Ettore Gotti Tedeschi - Fonte: La Verità, 08/10/2016

Carissimi figli imprenditori, noi pensiamo che l'impresa sia un valore comune e debba essere gestita e sostenuta come tale. Noi comprendiamo che la crisi economica in atto ha frenato o persino impedito lo sviluppo necessario a creare occupazione e benessere. Noi comprendiamo anche che spesso, seguendo le regole consumistiche imposte per compensare il crollo delle nascite con la crescita dei consumi individuali, abbiate accettato di produrre beni superflui, spesso indebitandovi troppo, spesso cercando il profitto a breve.
Ma noi non crediamo che sia l'impresa ad aver responsabilità della crisi, e ora debba sopportarne invece gli oneri. Perciò, proprio in questo difficile momento, vi vogliamo incoraggiare e vogliamo mostrare apprezzamento per il vostro ruolo, vogliamo riabilitare la dignità e moralità dell'imprenditore affinché non desistiate, non vi scoraggiate e non fuggiate la vostra vocazione imprenditoriale, per il bene comune. Noi crediamo che il valore dell'imprenditorialità sia oggi più che apprezzabile, sia eroica. Noi ben sappiamo che solo attraverso l'impresa privata si crea vera ricchezza indispensabile per essere realmente distribuita. Ma l'impresa è un mezzo cui va dato un fine, un senso, affinché detta ricchezza sia creata bene e serva all'uomo, al suo benessere integrale, e sia possibile distribuirla, secondo leggi economiche, per il bene comune, di tutti.
Se ciò non avvenisse e lo strumento economico diventasse fine, come è successo, si creerà ingiustizia e nuova povertà, dando poi la colpa all'impresa o al mercato, quando questi invece sono solo mezzi, strumenti, che non sono né etici, né non etici, essendo l'uomo che li usa a renderli tali. Pertanto, parafrasando ciò che scriveva nella Caritas in Veritate Benedetto XVI, non è l'impresa che deve esser riformata, ma è il cuore dell'imprenditore. E per poterlo fare è necessario capire la Verità. E quello è compito nostro, della Chiesa, che deve riuscirci con un magistero chiaro e conforme alla dottrina, con i sacramenti che sono il mistero di nostro Signore, con la preghiera a Dio Padre.

NEGANDO LE LEGGI NATURALI È ALLE PORTE LA CRISI (ANCHE ECONOMICA)
Cari amici imprenditori, io so bene che la crisi economica è stata originata da crisi di valori morali, e di questo un po' di responsabilità è anche nostra quando abbiamo ridotto l'insegnamento della dottrina, quando abbiamo adattato ai tempi i sacramenti, quando non abbiamo insistito sul valore della preghiera. Ecco figlioli, questa nostra mancanza ha permesso alla gnosi di avanzare e vincere, negando le leggi naturali, anzi sovvertendole grazie al neomalthusianesimo ambientalista anti-uomo e pro-decrescita economica. Mai, mai, avremmo dovuto concedere esagerata comprensione allo scoraggiamento della vita umana e della famiglia. Mai avremmo dovuto lasciar creare le condizioni di presa di autonomia morale da parte degli strumenti economici, scientifici, che arrivarono persino a prevalere sulla crescita di sapienza dell'uomo e fargli pensare di poter gestire strumenti sofisticati senza aver la maturità per riuscirci. Mai avremmo dovuto permettere, quale autorità morale, i fallimenti della civiltà cattolica e conseguentemente della morale cattolica.

LE RACCOMANDAZIONI DEL PAPA
Vediamo ora, figlioli, quali raccomandazioni vi dà il vostro Papa: anzitutto vi siamo vicini per le difficoltà che vivete e per le enormi responsabilità che avete su di voi. Coraggio pertanto! Vorremmo anche rendervi partecipi di una preoccupazione sul problema della disoccupazione giovanile. Non vogliamo fare richiami generici e irrealistici, che possano far pensare a proposte antieconomiche o anti imprenditoriali. Ben sapete, meglio di me, che l'occupazione si tutela sviluppando l'impresa e rafforzandola competitivamente. Ciò con valori di responsabilità personale e di merito, non di assistenza e protezione. Ma, mi chiederete, qual è il suggerimento? È il seguente, che troverete nella conclusione dell'enciclica Caritas in Veritate: "L'amore di Dio ci dà il coraggio di operare e proseguire nella ricerca del bene di tutti. Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio".
Capisco la vostra perplessità, ma è un pastore che vi parla, non un presidente di Confindustria. Ma è un pastore che non vuole consolarvi, vorrebbe invece riuscire a contagiarvi con la nostra vicinanza e preghiera. Vorrei ora anche sorprendervi.

STRATEGIE VINCENTI
Voi imprenditori siete sempre alla ricerca di strategie vincenti, bene, vorrei perciò proporvi di considerarne una nuova, da molti ignorata: la grazia. L'addendo che rende ogni futuro imprevedibile e sorprendente. Vi invito a pensare (senza smettere di agire naturalmente) che la fiducia in Dio, unitamente a un lavoro ben fatto, possa diventare un vantaggio, così come preoccuparsi della vita spirituale e famigliare dei vostri dipendenti. Avete mai pensato che questa attenzione possa generare più produttività, meno costi, meno rischi? Vorrei cercare di spiegarvi, cari imprenditori, che testimoniare con coraggio l'identità cristiana nell'imprenditoria produce valore aggiunto reale e sostenibile. Un imprenditore cristiano infatti considera l'impresa un mezzo e considera il famoso profitto un indispensabile strumento di misura della "performance" dell'impresa, nonché il necessario risultato per farla crescere e affermare, ma anche, e certamente, la giusta remunerazione di chi ha investito e rischiato. Dando per certo che non devo convincervi che impresa e profitto sono strumenti, vorrei solo richiamare l'attenzione sul valore che desidererei poneste al fine che questi strumenti devono avere per essere efficaci, cioè alla dignità umana dei vostri dipendenti, fornitori, clienti, investitori, ecc., è proprio quella che provoca il valore della vostra impresa e della vostra vocazione di imprenditori.

LA FIDUCIA
Questo valore si chiama fiducia. Proprio ciò che nel nostro mondo manca, diventando la vera risorsa più scarsa. Ma questa risorsa scarsa non è una materia prima difficile da trovare e cara, non è danaro o finanziamenti difficili da ottenere: essa è in voi, voi possedete la risorsa più scarsa in natura. Trovatela e trasformatela in un vantaggio competitivo dunque, e ricominciate a creare valore, sviluppo e ricchezza! Immaginate una strategia di sviluppo della vostra impresa centrata (e realizzata coerentemente) sul vantaggio "fiducia", non come espressione falsa di marketing "etico" che ben sapete non esiste, perché uno strumento non può, di per sé, essere etico. Fate in modo che il mondo torni ad aver bisogno delle vostre capacità valorizzate dalla risorsa "fiducia". Avete ben compreso che gli attuali modelli economici che sembrano vincenti, in realtà non sono sostenibili (costi troppo bassi, tecnologie troppo alte...), e non lo sono perché ignorano leggi naturali e la dignità dell'uomo non valorizzandola, considerandolo mezzo di produzione, di consumo, di investimento, ma sempre mezzo.
Vi esorto figli cari, date esempio al mondo di come si governa un'impresa con modelli cristiani di lealtà, trasparenza, sicurezza, qualità, capacità innovativa, senso di responsabilità, ecc. Accorreranno a voi per lavorare, per comprare i vostri prodotti, per potervi fornire, per potervi finanziare, investire su di voi... Vedete cari imprenditori, il bene dell'uomo, grazie all'impresa, non è bene perché Dio lo vuole, Dio lo vuole perché è bene per l'uomo. È la ragione, credetemi, che spiega cosa è il bene. Vi giunga, oltre a questo incoraggiamento, anche la mia benedizione.

Nota di BastaBugie: questo articolo è la prefazione del banchiere ed economista Ettore Gotti Tedeschi al libro di padre Robert A. Sirico "La vocazione dell’imprenditore".

Fonte: La Verità, 08/10/2016

5 - DUE EX SUORE SI ''SPOSERANNO'' IN COMUNE E POI CI SARA' LA FUNZIONE ''RELIGIOSA'' CELEBRATA DA UN EX PRETE
Altre notizie dal mondo gay: per la Cassazione una coppia gay può generare figli; il ministro della difesa sposerà due lesbiche; il pugile Russo espulso dal Grande Fratello per una battuta omofoba e sessista; l'Unione Europea finanzia l'Arcigay
Autore: Cristiano Lugli - Fonte: Osservatorio Gender, 28/09/2016

Sta dilagando a più non posso, su tutto il web, la sconcertante notizia proveniente da Pinerolo, un piccolo comune in provincia di Torino, in cui domani due suore francescane uscite dal convento si uniranno "civilmente".
Hanno dichiarato di essersi incontrare circa tre anni fà in un viaggio pastorale, e vogliono rimanere nell'anonimato. Delle due sappiamo infatti solo i nomi di battesimo ( Isabel e Federica ) che una è italiana e l'altra proviene dal Sudamerica e che hanno entrambe quarantadue anni. Per arrivare a coronare il loro sogno, hanno deciso di farsi togliere i voti in Vaticano - come che i voti fossero qualcosa da poter rimuovere materialmente a seconda dei propri innaturali impulsi sessuali, invero dalle proprie inclinazioni - e sistemare le pratiche burocratiche.
Le due ex consorelle non si sentono spaventate dalla reazione della Chiesa, quanto piuttosto dai pregiudizi, in particolare la suora italiana, originaria di un piccolo paese del Meridione: "Non solo dovrò dire a mio padre che non sono più suora, ma anche che sono felice di sposarmi con Isabel", ha dichiarato in un'intervista a La Stampa.
La vita delle due francescane è stata sempre proiettata verso il cosiddetto "spirito pastorale", in uscita verso "le periferie esistenziali". Ed ecco i risultati che ne scaturiscono; Isabel e Federica si sono sempre dedicate alle missioni ed alla vicinanza a tossicodipendenti o emarginati. Possiamo facilmente dedurre come l'intento non fosse quello di portare il messaggio evangelico al prossimo, visto le posizioni assunte e le decisioni prese.
La superbia delle due personagge non si limita a farle uscire dal loro convento in modo silenzioso, ma anzi la loro scelta viene fatta rimbombare non risparmiando lezioni di Fede, da due persone che hanno fatto del Vangelo ( se mai ciò fosse possibile ) un qualcosa di soggettivo e personale.
"Dio vuole persone felici, che vivano l'amore alla luce del sole", ha dichiarato al quotidiano torinese Isabel.
La loro speranza è che "la Chiesa possa poter accogliere tutte le persone che si amano".
Nuove pressioni dunque, unite alla caparbietà di chi vuole fecondare il proprio distorto pensiero e la propria menomata visione a tutto il panorama ecclesiastico.
L'unione (in)civile sarà celebrata dal sindaco pentastellato Luca Salvai, in municipio, e l'osceno spettacolo non si limiterà all'applicazione della boriosa "legge" Cirinnà, ma successivamente si terrà anche una blasfema ed invalida funzione "religiosa", da un personaggio che le conosce bene: Franco Barbero, l' ex-presbitero che quest'anno ha scimmiottato ben 19 "matrimoni" omosessuali prima del loro.
"Sarà bello averle qui nella nostra comunità di ascolto e preghiera", ha dichiarato l'uomo a La Stampa.
Come sappiamo Franco Barbero non è propriamente un sacerdote: ha avuto parecchi problemi per le sue posizioni sui matrimoni gay, fino al punto di subire numerosi processi ecclesiastici. Finalmente nel 2003 ha ricevuto da Giovanni Paolo II la sospensione a divinis, che lo ha messo fuori dalla Chiesa Cattolica, dimettendolo dal suo stato clericale.
"Usciamo dal convento, ma non lasciamo la Chiesa e non dimentichiamo la fede". Così hanno concluso le dichiarazioni lasciate ai giornali le due ex francescane, ribadendo ancora una volta lo squallido ed ipocrita intento di voler restare a "servizio della Chiesa".
L'epilogo di questa triste vicenda non è tanto lo specifico fatto in sé, quanto piuttosto le conseguenze che esso genera, particolarmente dal punto di vista mediatico: le lobby-LGBT, purtroppo infiltratesi anche nella Chiesa, trovano da queste situazioni energie vitali su cui costruire, sempre più, i marchingegni che potremmo tranquillamente definire - e nel verso senso della parola - infernali.
Del resto viene così dimostrato che l'effetto Charamsa sta facendo il suo corso, e che probabilmente siamo solo all'inizio dello scoperchiamento del traboccante vaso di Pandora.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

PER LA CASSAZIONE UNA COPPIA GAY PUÒ GENERARE FIGLI
Le motivazioni della sentenza del 21 giugno 2016 in cui la Cassazione apriva alla stepchild adoption per una coppia lesbica sono state depositate lo scorso 30 settembre. In esse possiamo leggere che non esiste alcun "divieto costituzionale" che impedisce alle coppie dello stesso sesso "di accogliere e generare figli".
E dunque, in barba a qualsiasi legge fisica-biologica, la Cassazione è riuscita nell'impossibile: far sì che due uomini o due donne possono "generare" un bambino. Noi e crediamo tutta la comunità scientifica attendiamo dai giudici lumi su questa nuova tecnica procreativa.
(Gender Watch News, 03/10/2016)

IL MINISTRO DELLA DIFESA "SPOSERÀ" DUE LESBICHE
Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti unirà civilmente domani due donne a Genova. E' lo stesso Ministro a rivelarlo scrivendo a Polis aperta, associazione LGBT i cui membri fanno parte dell'esercito e delle forze dell'ordine: «Tengo a rendervi partecipi che il prossimo 8 ottobre celebrerò, a Genova, un matrimonio tra due persone dello stesso sesso».
La Difesa è ormai quella dei gay, tanto che una recente circolare del generale dell'Aeronautica Claudio Gabellini, rivolta al Comando delle forze da combattimento dell'Aeronautica, pubblicata dopo l'unione tra un maresciallo e un civile, così recita: «Chi fa outing non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall'ordinario. Sarà considerato illegittimo ogni commento o comportamento teso a denigrare e offendere la reputazione di detto personale »
L'esercito si è schierato a difesa delle rivendicazione del mondo omosessualista e chi difenderà la famiglia?
(Gender Watch News, 07/10/2016)

RICCHIUNCELLO. E IL PUGILE RUSSO È ESPULSO DAL GRANDE FRATELLO
Quest'anno su Canale 5 va in scena il Grande Fratello Vip. All'interno della casa c'è anche il pugile nonchè campione olimpionico Clemente Russo (nella foto) il quale, a motivo dell'epiteto "ricchiuncello" e per il fatto che lascerebbe "stesa" una donna che lo tradisca, è stato espulso dal programma.
Omofobo e misogeno. Troppo per questa TV così politicamente corretta.
(Gender Watch News, 04/10/2016)

LA UE FINANZIA L'ARCIGAY
Riportiamo parte di un comunicato stampa dell'Arcigay: "Il progetto Get Equal Empowerment for LGBT Activism è finanziato dal programma Erasmus+ dell'Unione Europea. Da Lunedì 3 ottobre Arcigay avvierà un processo di formazione ed empowerment dei/lle volontari/e, attraverso 33 trasferte europee, finalizzate a condividere nuovi linguaggi, pratiche e conoscenze con organizzazioni LGBTI di altri paesi europei. Il 3 ottobre, cinque volontari Arcigay avvieranno il progetto partecipando al primo corso di formazione in Austria. Poi, fino a luglio 2017, seguiranno altre trasferte, nei Paesi Bassi, in Danimarca, in Slovacchia e in Portogallo. Le trasferte sono il cuore del progetto Get Equal Empowerment for LGBT Activism, finanziato per circa 51mila euro dal programma Erasmus+, settore educazione degli adulti, dell'Unione europea".
E così l'Unione europea ha finanziato l'Arcigay italiana per formare i suoi volontari e consolidare sinergie con altre organizzazioni europee. Un'altra conferma di come l'UE sia gender orientata.
(Gender Watch News, 30/09/2016)

Fonte: Osservatorio Gender, 28/09/2016

6 - IL DIVIETO DI FARE DOMANDE DISTRUGGE LA LIBERTA'
Siamo così inondati di risposte che abbiamo smesso di farci le domande per sapere il perché delle cose
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Timone, settembre-ottobre 2016 (n. 156)

E se la chiave di tutto fosse nella domanda, più che nella risposta? Ormai siamo abituati a risposte facili. Il simbolo di questa nostra pigrizia si chiama smartphone. Intelligente è intelligente, non c'è che dire. Perché sa darci risposte in tempo reale. Organizza e dispone tutto: meteo, traffico stradale, segnala gli appuntamenti in conflitto di orario, ci aiuta a specchiarci, ci segue dappertutto perché è sempre con noi, quindi è probabilmente il solo, anche rispetto a noi stessi, che sa sempre dove ci troviamo dato che il geolocalizzatore ormai è diventato chirurgico.

LA DOMANDA E LA NOSTRA LIBERTÀ
Siamo così inondati di risposte che abbiamo smesso di farci le domande. Perché in fondo non ci servono. Abbiamo tutto, tranne la curiosità di chiederci il perché delle cose. Così abbiamo abdicato ad una delle caratteristiche che fanno l'uomo un essere speciale a immagine e somiglianza di Dio: la capacità di domandare, di interrogarsi su un fenomeno o su un aspetto del nostro esistere. Sarà per questo che la società ha smesso di produrre cultura. Abbiamo domande e relative risposte per quanto riguarda i bisogni non immediati, ma ci mancano oggi quelle sulla profondità che ci attraversa. Chi siamo? Dove andiamo? Che cos'è il tempo? Che cosa sono le parole e a che cosa servono? Perché il dolore? E Dio? Davvero non esiste e se esiste non ne abbiamo bisogno? Che cosa ci facciamo sbattuti qui, come tanti Ulisse naufraghi sulla spiaggia dei Feaci? Quello che non riusciamo più a fare è dare un'interpretazione alle cose e al nostro essere, cioè dare un significato a quello che ci accade. La conseguenza di questa nostra mancanza influisce sulla nostra libertà perché se non siamo in grado di interpretare, qualcun altro lo farà per noi. Subiamo così qualunque cosa diventando schiavi delle mode, della politica del mercato, persino del nostro buonumore come si può verificare guardando sulle nostre pagine Facebook dove reagiamo a comando su input creati da altri, su emozioni vissute da sconosciuti che non sono noi.

IL DIVIETO DI FARE DOMANDE
Perché non domandiamo? È forse questa, la domanda sulla domanda, il nostro cruccio. Non domandiamo perché siamo imprigionati in una torre d'avorio che ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno su questa terra. Ma abbiamo pagato il soggiorno con una moneta speciale: la nostra libertà, che è stata sacrificata sull'altare della menzogna. È questo un frutto nascosto, ma determinante, del dominio delle ideologie che hanno modellato il secolo scorso e continuano ancora oggi a sferrare il loro attacco all'uomo. Il filosofo Eric Voegelin l'aveva colto molto bene tanto che anche pensatori successivi, come Augusto Del Noce lo riprese nella sua analisi sul tramonto o eclissi dei valori tradizionali. È il divieto di far domande. Il pensiero rivoluzionario e gnostico di oggi è caratterizzato dal divieto di fare domande e questa necessità risale ai manoscritti economico-filosofici di Marx.
In sostanza, il teorico del comunismo doveva a tutti i costi dissociare il problema dell'essere dall'Essere trascendente per fare dell'uomo la creazione dell'uomo stesso. Ovviamente, mettendo l'uomo come motore originario della creazione rimaneva un piccolo problema: quello che i filosofi chiamano il problema dell'arché, dell'origine di tutto. Così Marx pensò di sbrigare la cosa senza grossi problemi: simili domande "sono un prodotto dell'astrazione" e per l'uomo socialista diventano "un'impossibilità pratica". Successivamente, anche Comte avrebbe definito "questioni oziose" gli interrogativi sulla natura delle cose, sulla vocazione e sul destino dell'uomo e anche Nietzsche sarebbe approdato a questo inganno nel descrivere nella libido dominandi non tanto la volontà dell'uomo di essere Dio, ma la necessità.

LE DOMANDE PROIBITE
È dunque per un inganno che questo divieto si è fatto largo nel pensiero moderno fino a influenzare cultura, educazione, scuola e ogni ambito nel quale siamo portati a interrogarci sull'origine di tutto. Oggi non possiamo chiederci quando un essere umano è da considerarsi tale, infatti abbiamo l'aborto come diritto indiscutibile; ma anche per quanto un uomo è un uomo, infatti abbiamo l'eutanasia. Se cercassimo la verità sul bene che deriva dalla legge naturale universale, non avremmo trasformato la società in un campo di battaglia per chi, rivendicando la sua inclinazione omosessuale, pretende che questa possa essere elevata a bene comune. E se ci interrogassimo davvero sulla natura dell'uomo e della donna non avremmo introdotto l'ideologia gender in ogni ambito del sapere. Il divieto di fare domande ha così permeato le strutture sociali dei grandi totalitarismi e si è trasferito a noi con un meccanismo non meno totalitario di controllo della mente umana. Tutto ci è relativo in quella che Benedetto XVI codificò come una dittatura del relativismo, tanto che non ci serve più una verità. E anche solo alzare la mano per avanzare un interrogativo ci appare sconveniente e superfluo. Quasi impertinente. Invece la domanda è quanto di più liberatorio possa esistere.

LA RIVELAZIONE PROCEDE PER DOMANDE
Come siamo distanti dal modo di pensare di Gesù e della rivelazione cristiana, che altro non è che un insieme di domande e di risposte che Dio e l'uomo si fanno. Gesù infatti si rivela proprio facendo domane ai suoi discepoli, sollecitandoli a decidersi responsabilmente nei suoi confronti e mai sostituendosi ad essi nella risposta perché nessuno può credere al posto nostro. Il Vangelo di Marco conta 61 domande di Gesù, quello di Matteo 40, Luca 25 e Giovanni 48. Si tratta di domande che manifestano attenzione verso l'altro e lo sollecitano, perché la domanda altro non è che la sollecitazione della libertà dell'altro che va custodita. Le domande di Gesù ai discepoli sono interrogativi che si fanno per la libertà dell'altro. Ma le domande sono anche in grado di mettere in gioco la libertà dell'altro. Con Gesù veniamo dunque spinti, quasi come un metodo di ricerca, a fare domande sulla stessa ricerca, perché la ricerca è essa stessa una domanda. «Che cosa cercate?» (Gv 1,38) chiede ai discepoli che a loro volta gli rispondono «dove abiti?». «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15) domanda a Maria di Magdala. Si potrebbe continuare all'infinito, cercando in ogni singola domanda di Gesù la motivazione che ci ha spinto a ricercarlo e a conoscerlo instaurando così un dialogo alla ricerca del senso e della causa di ogni cosa. Ma non è un'attività meramente intellettuale: con Gesù la nostra domanda si fa preghiera, si fa dunque incontro privilegiato e dialogo con Dio per mezzo del suo Figlio. La domanda in fondo non è altro che una preghiera che ha scavato dentro il nostro essere.

Fonte: Timone, settembre-ottobre 2016 (n. 156)

7 - NEL DIBATTITO TV FRA I VICE DI TRUMP E CLINTON SI SCONTRANO DUE APPROCCI OPPOSTI A FEDE E POLITICA
Il protestante Pence (vice di Donald Trump) cita Madre Teresa contro l'aborto, mentre il ''cattolico'' adulto Kaine (vice di Hillary Clinton) difende la scelta di abortire (VIDEO: dibattito in tv)
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/10/2016

I vicepresidenti degli Stati Uniti non li ricorda nessuno, ritenendoli mero arredamento. Invece no: attendono "in sonno" di non servire a nulla giacché il loro incarico è sopperire automaticamente alla tragedia garantendo la continuità delle istituzioni, la legittimità del potere e l'unità del Paese in caso di morte o d'incapacità del presidente. Sono dunque uno dei fattori che impediscono agli Stati Uniti di conoscere crisi di governo.
Per questo il confronto tra i due candidati alla vicepresidenza l'8 novembre, Michael R. Pence per il Partito Repubblicano e Timothy M. Kaineper il Partito Democratico, svoltosi martedì 4 ottobre alla Longwood University di Farmville, in Virginia, è stato importante.

CHI HA VINTO?
Chiedersi "Chi ha vinto?" forse appaga ma non spiega. Il primo dei tre dibattiti tivù fra Donald J. Trump e Hillary Clinton (il 26 settembre alla Hofstra University di Hempstead, nello Stato di New York) lo avrebbe vinto Hillary solo perché Trump non ha debordato come amici e nemici gli consigliano da sempre di fare... Del resto, nessuno ha ancora dimostrato se questi duelli spostino percentuali elettorali significative. Il dato notevole del confronto tra i vice è dunque un altro. La rappresentazione pubblica di due criteri alternativi di vivere la politica, persino di due antropologie contrapposte.
Kaine ha aggredito e interrotto. Alla sua mimica facciale mancavano solo i colori di guerra. Il close-up implacabile delle telecamere lo ha mostrato quasi digrignare. Invece Pence, olimpicamente sereno, ha parato i colpi con sorrisi ben temperati, non è caduto nel tranello del battibecco, ha aggirato gli ostacoli. Potrebbe sembrare una partigianeria che stempera tutto nel body language, ma è il contrario. Le posture sono state contenitori di contenuti opposti, significanti di significati irriducibili.
Kaine ha difeso la Clinton denigrando Trump, Pence si è sfilato con eleganza superlativa all'insostenibile leggerezza dei trumpismi. Kaine è stato clintonlatrico, Pence un uomo di princìpi. Kaine serve per vendere la Clinton come la Clinton non sa fare, Pence è già oltre con un suo tesoretto: c'è chi l'8 novembre voterà più lui che il magnate newyorkese; se andrà male, potrebbe essere una caparra per il 2020.

FEDE E POLITICA
Ma l'abisso che li separa è arrivato alla penultima delle nove domande poste dalla moderatrice Elaine Quijano, giornalista di CBS News: quella sul rapporto tra fede e politica. Kaine e Pence sono cristiani praticanti. Per Kaine, però, il diritto alla libertà religiosa (sancito dal Primo Emendamento alla Costituzione federale statunitense, il primo diritto dei cittadini americani) è di fatto il "diritto all'errore", al massimo quello alla religione in coscienza come piace a madama Hillary. Quando fede e politica cozzano, Kaine censura la prima. Pence è invece famoso per avere detto: «Sono un cristiano, un conservatore e un Repubblicano in quest'ordine». Per lui nulla consente di annacquare la fede.
L'esempio usato da Kaine per illustrare una contraddizione tra fede e politica è la pena di morte. Convintamente contrario, quando era governatore della Virginia (2006-2010) ha applicato la pena capitale che è legge dello Stato. Pence ha invece citato «la sacralità della vita», difesa in faccia a una legge nazionale che lo permette; per lui è tra l'altro insopportabile l'appoggio della Clinton persino al partial-birth abortion (la soppressione del bambino già per buon parte fuori dall'utero materno). Kaine è infatti favorevole alla legge americana sull'aborto (anche se personalmente contrario) e attacca i suoi avversari con un sofisma volgare: la difesa della vita sarebbe solo l'ennesima dimostrazione di misoginia di Trump.
Ora, la cosa più grave è che Kaine sia cattolico; o, meglio, un «problema cattolico»: un cattolico contro la pena di morte che la dottrina cattolica non condanna, ma entusiasta della libertà pubblica di aborto che la dottrina cattolica condanna. Pence invece è protestante e contro l'aborto cita la cattolica santa Teresa di Calcutta: del resto fu cresciuto cattolico e oggi si definisce «[...] un cattolico evangelical e born-again», laddove i termini evangelical e born-again caratterizzano il protestantesimo anti-relativista.
Non bastasse, Kaine è un figlio della "teologia della liberazione" di stampo marxista e un convinto sponsor dell'ideologia LGBT tanto da auspicare che sul tema la Chiesa Cattolica cambi presto "parere". Definisce la Clinton una "buona cristiana" (una metodista semisegreta, come ha spiegato la rivista America dei gesuiti), ma evidentemente, tra aborto, gender e cose così, qualcosa non quadra.
L'allora cardinal Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel 2004 ribadì che i politici cattolici pubblicamente a favore dell'aborto (John F. Kerry, Nancy Pelosi, etc.) non possono ricevere la Comunione. Papa Benedetto XVI ha poi reiterato il divieto. Evidentemente Kaine quel giorno era distratto, ma non così i vescovi americani. Certo, sarebbe ingenuo pensare che la sola contrarietà all'aborto possa essere sufficiente per laureare un buon tandem presidenziale, ma è del tutto evidente che alcuni argomenti sono indisponibili anche per la politica mentre di altri (che pur debbono in qualche modo fondarsi sui princìpi non negoziabili) è lecito discutere. È qui che tra il laicista Kaine e il laico Pence, dunque tra Clinton e Trump, la distanza è incolmabile. Persino The Weekly Standard (anti-Clinton, ma sin qui non pro-Trump) comincia ad accorgersene.

Nota di BastaBugie: per vedere la risposta alla domanda sul rapporto tra politica e fede nel dibattito tra i due vice, clicca qui sotto (è ovviamente in lingua inglese, ma ci sono i sottotitoli in inglese)
https://youtu.be/N2q7sOub2Ls?t=1h28m3s

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/10/2016

8 - ABERRAZIONI BIOETICHE: UN FIGLIO DI TRE GENITORI
Il bambino diventa il prodotto di più ingredienti genetici da manipolare a piacere in laboratorio per aver il figlio perfetto (così si realizza pienamente l'eugenetica di Hitler)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana, 05/10/2016

Un bambino figli genetico di tre genitori. Ne ha dato notizia la rivista New Scientist. Questa la vicenda in breve. La lei di una coppia aveva messo al mondo due bambini poi morti perché affetti dalla sindrome di Leigh, patologia genetica ereditaria che interessa il sistema nervoso. I geni difettosi per la precisione si trovano nei mitocondri, quegli organelli presenti nel citoplasma dell'ovocita e che hanno un proprio DNA diverso da quello del nucleo.
Come quando una ruota forata viene sostituita, così alcuni scienziati già da tempo hanno messo a punto diverse tecniche per concepire un bambino con mitocondri sani in sostituzione di quelli avariati. E così la coppia si è rivolta al dott. John Zhang del New Hope Fertility Center di New York per avere un figlio non affetto dalla sindrome di Leigh. La procedura però si è svolta in Messico, dove l'equipe di Zhang ha una sua filiale, perché negli States queste tecniche di manipolazione embrionale sono vietate.

ESPERIMENTI PERICOLOSI
La tecnica si chiama "mitochondrial replacement therapy" e consiste nel prelevare il nucleo dell'ovocita della donna affetta dalla sindrome di Leigh, trasferirlo nell'ovocita di una seconda donna detta "donatrice" - ovocita in cui sono presenti i mitocondri sani - e infine far fecondare questo ovocita, che ha Dna nucleare della prima donna e Dna mitocondriale della seconda donna, dal maschio della coppia. Il risultato è un bambino che possiede il corredo cromosomico di tre persone diverse ed è quindi biologicamente figlio di tre genitori. La maggior parte del Dna sarà dei genitori che lo cresceranno ed una minima quantità - lo 0,0005% presente appunto nei mitocondri non malati e corrispondente a 37 geni - proveniente invece da un terzo genitore. Il bambino ora ha sei mesi e i ricercatori hanno aspettato fino ad oggi a dare la notizia per verificare che il piccolo non presenti i sintomi della sindrome di Leigh, sintomi che però potranno presentarsi anche in futuro.
Simili esperimenti non sono nuovi - a Gran Bretagna li ha approvati già nel 2015 seppur le tecniche fossero leggermente diverse - e altri bambini sono stati concepiti così già a partire dal 1990, ma non hanno mai visto la luce. Il bimbo nato in Messico quindi dovrebbe essere il primo che è riuscito a nascere al mondo con questa tecnica.

QUALE GIUDIZIO MORALE DARE DI QUESTO ESPERIMENTO?
In primo luogo non è mai superfluo ricordare che solo il rapporto sessuale coniugale rappresenta l'unico modo per venire concepiti consono all'intima preziosità di ogni essere umano, non le tecniche di fecondazione artificiale.
In secondo luogo è bene rammentare che sono stati cinque gli embrioni prodotti e solo uno di questi è venuto alla luce. New Scientist dichiara che gli altri quattro non sono stati distrutti, ma anche se così fosse l'offesa perpetrata alla dignità di questi quattro nascituri - costretti a sopravvivere crioconservati in azoto liquido - ormai è stata perpetrata.
In terzo luogo esiste un diritto naturale di ogni persona ad avere solo due genitori e non certo tre. Tale strada della multigenitorialità è già stata preparata in qualche modo dalla fecondazione eterologa e dalla maternità surrogata, dove un bambino può avere più genitori, tra genitori biologici e sociali: ovocita di una donna, spermatozoi di un uomo, gestazione da parte di una seconda donna e, una volta nato, il bambino potrebbe essere cresciuto da altre due figure "genitoriali", tali solo in senso commerciale - perché hanno acquistato il bambino avuto tramite utero in affitto - oppure in senso legale - perché la legge permette tutto questo.
Il concetto di "genitorialità" è ormai saltato anche grazie alla legalizzazione dei cosiddetti "matrimoni" omosessuali o delle unioni civili, in cui vi sono due papà o due mamme. E come il bimbo nato in Messico non sarà cresciuto da una delle sue mamme genetiche, così il legame genitori e figli è già stato reciso con l'aborto, la fecondazione artificiale (quanti embrioni muoiono in provetta) e il divorzio. Il caso messicano ha quindi portato a conclusione alcune premesse contenute in noce in altri fenomeni sociali ormai ampiamente diffusi nel mondo.

LA PERSONA UMANA COME CAVIA DA LABORATORIO
Inoltre la vicenda di questo bambino con tre genitori mette in luce come la genitorialità non è più un valore, ma solo un fatto organico. Il bambino diventa davvero un prodotto, un blend composto da più ingredienti, come se fosse un vino fatto da più vitigni: una certa percentuale proveniente da una donna, una seconda percentuale da un'altra ed una terza da un uomo. Un bambino "tagliato" geneticamente per aver un figlio perfetto. Uno dei tanti volti dell'eugenetica, che reifica la persona e la tratta come cavia da laboratorio manipolandone la parte identitaria del suo corpo.
Infine la frammentazione della genitorialità non si riverbera negativamente solo sul figlio, ma anche sugli adulti i quali si trovano a compartecipare il titolo di "genitore" in un rapporto di multiproprietà con altre persone. Una vera e propria polverizzazione della figura genitoriale. Non più solo due genitori, ma una miriadi di ruoli genitoriali. E così abbiamo i genitori biologici, quelli sociali, quelli legali, quelli omosessuali e chissà quanti altri in futuro.

Fonte: Corrispondenza Romana, 05/10/2016

9 - OMELIA XXIX DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 18,1-8)
Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 16 ottobre 2016)

La prima lettura di oggi e il Vangelo ci parlano dell'importanza della preghiera. La prima lettura, tratta dal libro dell'Esodo, ci narra l'episodio della battaglia degli Israeliti contro gli Amaleciti. Durante quella battaglia Mosè stava sulla cima di un colle con le mani innalzate verso il cielo in atteggiamento di supplica. Quando le sue mani erano alzate, Israele aveva la meglio; come le abbassava, gli Amaleciti prevalevano. Così è pure per noi. La vita su questa terra è tutta una battaglia contro le forze del male. Finché preghiamo, riusciamo a superare tutte le tentazioni; se invece veniamo meno a questo dovere fondamentale dell'orazione, il male prende il sopravvento nella nostra vita. C'è un particolare che dobbiamo tenere in considerazione: Mosè si fece aiutare da Aronne e da Cur nel tenere innalzate le braccia che cadevano dalla stanchezza. Ciò indica che anche noi dobbiamo ricorrere alla preghiera dei nostri fratelli. Da soli non ce la faremo; ma, come si dice, l'unione fa la forza. Le mani di Mosè, in questo modo, rimasero innalzate fino al tramonto del sole. Così la nostra preghiera dovrà essere perseverante. E' soprattutto il Vangelo che ci insegna quanto sia importante la perseveranza. La pagina di oggi riporta la parabola della vedova che ricorre al giudice. L'evangelista Luca scrive che questa parabola ci fa comprendere la necessità di pregare sempre "senza stancarsi mai" (Lc 18,1). Dobbiamo imitare la perseveranza di quella vedova che, alla fine, venne esaudita per la sua insistenza. Se quel giudice disonesto accontentò la povera vedova, quanto più Dio farà prontamente giustizia a quelli che gridano a Lui? (cf Lc 18,7).
La pagina del Vangelo si chiude però con una domanda che deve farci molto riflettere: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18,8). E' necessaria la fede. Solo così la nostra preghiera avrà effetto. Tante volte si prega, ma non si ha una sufficiente fede nella potenza della preghiera. Per questo rimaniamo a mani vuote.
Ogni volta che preghiamo dobbiamo ravvivare la nostra fede in quello che stiamo per fare. Dobbiamo pensare che c'è una enorme differenza tra il recitare, ad esempio, una corona del Rosario e il non farlo; tra il fare un'ora di Adorazione eucaristica e il perdere il tempo in ozio; tra il ricevere la Santa Comunione e il farsi vincere dalla pigrizia e non andare alla Messa. Tante volte, purtroppo, siamo presi da una strana tentazione che ci fa dire che, in fin dei conti, è sempre la stessa cosa. E così la nostra preghiera è come un corpo senz'anima.
Prima di pregare, dunque, rinnoviamo la nostra fede ripetendo le parole della Coroncina al Sacro Cuore di Gesù, tanto cara a Padre Pio da Pietrelcina: "O Gesù che hai detto: chiedete e otterrete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto; ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia tanto desiderata".
Dobbiamo pensare che con la preghiera possiamo ottenere tutto, che la preghiera, come diceva san Claudio de La Colombiere, è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Dobbiamo pensare che Gesù può e vuole esaudirci più di quanto possiamo desiderare di essere esauditi. Dobbiamo pensare che, se ricorriamo all'intercessione della Vergine Maria, la nostra preghiera diventerà molto gradita al Cuore di Gesù e otterrà più facilmente ciò che desideriamo, se veramente quanto chiediamo è secondo la Volontà di Dio e per il nostro bene. Se preghiamo sempre con queste disposizioni interiori otterremo sicuramente molto dal Signore. Ciò che ferisce il Cuore del nostro Salvatore è la nostra mancanza di fiducia.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 16 ottobre 2016)

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